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SECONDA SERIE

AVVERTENZA

I. Questo volume, ventiquattresimo della serie II, inizia il 9 febbraio 1891 e termina il 14 maggio 1892, coprendo esattamente l'intero periodo del primo Ministero presieduto da Rudinì, con lo stesso Rudinì ministro degli affari esteri.

Rudinì sostituisce la politica di iniziativa praticata da Crispi con una politica di raccoglimento, dovuta principalmente alla preoccupazione di conte- nere la spesa pubblica. La rinuncia ad una politica di penetrazione e di inter- vento attivo è evidente nel Marocco, nella colonia Eritrea i cui confini non vengono allargati (Rudinì avrebbe addirittura desiderato restringerei alla sola Massaua), nel bacino dell'alto Nilo a proposito del quale Rudini garantisce all'Inghilterra di non considerare definitiva una eventuale occupazione di Kassala, da restituire all'Egitto, e infine nel Levante e nei Balcani. In quest'ul- tima regione Rudinì si propone di favorire « l'inorientamento dell'Austria,, con la speranza sottintesa - è da presumere - di risolvere per questa via, in un domani più o meno remoto, la questione delle terre irredente. Invece Rudini intende restare attivo nell'impedire ogni alterazione dell'equilibrio mediterraneo e nel mantenere una qualche forma di controllo sull'Etiopia. A tale scopo stipula con successo due protocolli con l'Inghilterra per la divisione delle rispet- tive sfere d'influenza in Africa orientale, protocolli grazie ai quali l'Etiopia viene riconosciuta appartenente alla sfera d'influenza italiana. Non ha invece successo la speranza di stipulare analoghi accordi con la Francia. Inoltre, pur mantenendo con Menelik rapporti formalmente corretti, Rudinì favorisce la cosiddetta politica tigrina, dal momento che l'imperatore d'Etiopia ha rifiutato l'articolo 17 del Trattato di Uccialli.

Rudinì è nuovo nel campo della politica estera, e indubbiamente la sua inesperienza si fa sentire in alcune incertezze, segnatamente quando si tratta di fare azioni di forza per mantenere integre le aspirazioni tripoline. Ma queste incertezze non sminuiscono i suoi meriti di diplomatico, tanto più evidenti in quanto seguono alle impuntature crispine. È vero che anche lui, come Crispi, non riesce ad ottenere l'ambito, pieno appoggio dell'Inghilterra nelle questioni mediterranee. Ma non per questo i rapporti con Londra peg- giorano. Anzi, secondo Tornielli, Salisbury è disposto a concedere in Africa orientale al moderato Rudinì più di quanto non avrebbe concesso al dinamismo di Crispi. Né si dimentichi un altro merito della diplomazia rudiniana che, come osservava Salvatorelli, si pone per prima il proposito, perseguito in modo sistematico, di tentare il riavvicinamento con la Francia.

La politica di raccoglimento incontra una tale disapprovazione in Blanc, ambasciatore a Costantinopoli, da indurlo alle dimissioni. A proposito di Blanc, si è ritenuto opportuno pubblicare in nota al doc. n. 341 alcuni passi di un suo diario inedito, che confermano il giudizio formulato su di lui da Enrico Serra nel volume La questione tunisina da Crispi a Rudinì ed il " colpo di timone" alla politica estera dell'Italia, Milano, Giuffrè, 1967. Blanc è durissimo con Rudinì, ma la fama di antitriplicismo attribuita a Rudinì dal suo astioso

IX

giudizio non risulta confermata dai documenti. Da questi, piuttosto, risulta che, se quella fama ha un fondo di verità, per l'appoggio ricevuto inizialmente dai radicali, la preoccupazione di dissiparla induce Rudinì a manifestare nei con- fronti della Triplice un lealismo così accentuato da rendere inoperante il riav- vicinamento alla Francia, pur tanto desiderato da lui. È infine da segnalare il breve ma intenso dibattito che si svolge a distanza fra Galvagna, ministro a Belgrado, e Nigra, ambasciatore a Vienna e esponente autorevolissimo della diplomazia italiana. Galvagna, che vive in ambiente slavo e ne riflette in qualche misura il punto di vista, prevede che in un domani più o meno remoto l'Austria vorrà impossessarsi dell'Albania e sembra chiedersi quale atteggia- mento dovrà allora assumere l'Italia. La questione viene sottoposta da Rudinì a Nigra, il quale però la giudica priva di importanza perché ritiene oziosa una previsione di lungo periodo come questa, non sufficientemente suffragata da dati di fatto.

2. Il volume si basa principalmente sulla documentazione conservata nel- l' Archivio storico-diplomatico del Ministero degli affari esteri nei fondi seguenti: Archivio segreto di Gabinetto 1869-1914; telegrammi in arrivo e partenza delle serie ordinaria, riservata e coloniale riservata; Affari politici 1891-1914; Carte di Rudinì; Carte Blanc; Archivi delle ambasciate a Berlino, Londra, Parigi e Vienna; Carte del Ministero dell'Africa italiana.

Alcuni documenti provengono dall'Ufficio storico della marina militare e dalle Carte Crispi conservate nel Museo centrale del risorgimento ed uno dalle Carte Giolitti conservate nell'Archivio centrale dello Stato.

3. Numerosi documenti erano già editi nei Libri Verdi, in collezioni diplo- matiche e in monografie che indichiamo qui di seguito:

Trattati e convenzioni tra il Regno d'Italia e gli altri Stati raccolti per cura del Ministero degli affari esteri, vol. 12 (1889-1891), Roma, Tipografia nazionale di G. Berterio, 1892;

Nouveau recueil général de traités et autres actes relatifs aux rapports de droit international. Continuation du grand recueil de G. F. de Martens par F. Stoerk, deuxième série, tome XVIII, Goettingen, Librairie Dieterich, 1896;

L'Italia in Africa, serie storica, vol. I, Etiopia-Mar Rosso, tomo I~ocu- menti (1891-1893), a cura di D. Giglio, Roma, Poligrafico dello Stato, 1981;

Die Grosse Politik der Europiiischen Kabinette 1871-1914, vol. VII e VIII, Berlin, 1924;

Documents Diplomatiques Français (1871-1914), prem1ere sene (1871-1901), tome IX (23 aout 1891- 19 aout 1892), Paris, Imprimerie nationale, 1939;

Libro Verde 72, Documenti diplomatici presentati al Parlamento italiano dal presidente del Consiglio, ministro degli affari esteri (di Rudinì), Missione Antonelli in Etiopia, seduta del 14 aprile 1891, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1891;

Libro Verde 72 bis, Protocolli 24 marzo e 15 aprile 1891 relativi alla delimi- tazione delle zone d'influenza tra l'Italia e l'Inghilterra nelle regioni a sud, a ovest e a nord dell'Etiopia e dell'Eritrea presentati dal presidente del Con- siglio, ministro degli affari esteri (di Rudinì), seduta del 16 aprile 1891, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1891;

x

Ltbro Verde 73, Documenti diplomatici presentati al Parlamento italiano dal presidente del Consiglio, ministro degli affari esteri (di Rndinì), Incidente di Nuova Orleans, seduta del 30 aprile 1891, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1891;

Libro Verde 74, Documenti diplomatici presentati al Parlamento italiano dal presidente del Consiglio, ministro degli affari esteri (di Rudinì), Intervista del governatore dell'Eritrea coi capi del Tigré, seduta del 14 gennaio 1892, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1892.

Libro Verde 75, Documenti diplomatici presentati al Parlamento italiano dal presidente del Consiglio, ministro degli affari esteri (di Rudinì), Incidente di Nuova Orleans, seduta del 4 maggio 1892, Roma, Tipografia della Camera dei deputati, 1892;

Libro Verde 89, Documenti diplomatici presentati al Parlamento italiano dal ministro degli affari esteri (Blanc), Somalia italiana (1885-1895), seduta antimeridiana del 25 luglio 1895, Roma, Tipografia della Camera dei depu- tati, 1895;

A. Luzw, Il cardinale Rampolla e il marchese di Rudinì, in «Nuova Anto- logia», maggio 1938;

A. Luzw, La questione romana e il cardinale Rampolla, in Chiesa e Stato, vol. I, Milano, Vita e pensiero, 1939;

Crispi e Menelich nel diario inedito del conte Augusto Salimbeni, a cura di C. Zaghi, Torino, ILTE, 1956;

F. FoNzi, Documenti sul conciliatorismo e sulle trattative segrete jra Gover- no italiano e Santa Sede dal 1886 al 1897, in Chiesa e Stato nell'800, vol. I, Padova, Antenore, 1962;

M. GABRIELE, Le convenzioni navali della Triplice, Roma, Ufficio storico della marina militare, 1969;

C. ZAGHI, La conquista dell'Africa. Studi e ricerche, Napoli, Istituto univer- sitario orientale, 1984.

4. Nel licenziare il volume sento il bisogno di ringraziare in primo luogo la dott. Emma Moscati Ghisalberti, che considero non tanto mia collaboratrice quanto vera e propria coautrice per la sicura competenza ormai acquisita nel valutare il significato e l'importanza del documento. Ringrazio anche la dott. Maria Teresa Antinori per la solerte collaborazione alle ricerche archivi- stiche, la signora Fiorella Giordano per l'attenta redazione delle appendici e dell'indice dei nomi e la signora Piera Bertini Ottaviani per la trascrizione dei documenti manoscritti, anche in francese e spesso di difficile lettura. Un rin- graziamento particolare al dott. Piercarlo Pisa per la revisione delle bozze di stampa.

GIAMPIERO CAROCCI

XI

l

IO

Provenienza e data

Londra 9 febbraio 1891

Costantinopoli 9 febbraio

Roma 10 febbraio

Roma 10 febbraio

Roma 10 febbraio

Roma 10 febbraio

Roma 10 febbraio

Berlino 10 febbraio

Roma 11 febbraio

Parigi 11 febbraio

Londra 11 febbraio

Berllno 11 febbraio

Pietroburgo 11 febbraio


DOCUMENTI
1

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 137/78. Londra, 9 febbraio 1891 (per. il 15).

In relazione con i rapporti che ebbi l'onore d'indirizzare a V. E. il giorno 20 dello scorso mese (nn. 69/39, 71/42 e 81/31) (1) ella mi domandò, con tele- gramma del 28 successivo (2), di spedirle, se possibile, il testo della nota ottomana protestativa contro l'accordo franco-britannico concernente le zone d'influenza nel nord e nel centro dell'Africa. Risposi, il giorno stesso (3), non essermi possibile soddisfare prontamente a tale richiesta. Io aveva da principio piuttosto indovinato che conosciuto l'esistenza della protesta della Turchia circa la violazione dell'hinterland tripolitano. Mi ero di poi accertato che tale protesta risultava da una nota della Sublime Porta presentata a Parigi ed a Londra. Ma lord Salisbury non avea alcun interesse a palesarmi l'esistenza, ed ancor meno il testo di quel documento, poichè esso veniva ad appoggiare quelle osservazioni che io stesso, per istruzione di V. E., gli avea fatte prima che l'accordo anglo-francese si conchiudesse. Nè io credeva che Rustem pascià s'indurrebbe, senza speciale autorizzazione del suo Governo, a darmi comuni- cazione d'una nota che era stata presentata soltanto qui ed a Parigi. Il mio collega era in quei giorni infermo, nè io avea possibilità d'interrogarlo a tale riguardo. Era a mia notizia che il Foreign Office mostrava di voler dare nessuna importanza alle pretensioni ottomane sovra l'hinterland tripolitano, e che della nota turca era stata accusata la ricevuta senza entrare in discussione circa la sostanza della medesima. Era probabile che a quella comunicazione non si dareb- be, per parte di lord Salisbury, ulteriore seguito, ritenendo Sua Signoria impos- sibile la discussione sovra territori geograficamente quasi sconosciuti.

Dippoi V. E., con telegramma del 6 corr. (4), mi ha informato che l'amba- sciata di Sua Maestà a Costantinopoli le avea spedito il testo della nota otto- roana, la quale è dell'ottobre scorso. Risultava dalla medesima che la rivendi- cazione dell'hinterland tripolitano veniva fatta dalla Sublime Porta assegnando al medesimo, come confine occidentale, una linea che corre lungo circa il

(2) Cfr. serie II, vol. XXIII, n. 943, nota 2. (3) Cfr. serie Il, vol. XXIII, n. 943. ( 4) Ibid., n. 953.

go grado di longitudine. Ringrazio V. E. di avermi annunziato la spedizione, con il prossimo corriere, della copia di quell'importante documento della diplomazia ottomana, tanto più se, come credo, in esso siano state indicate le linee delle strade carovaniere che giova siano conservate alla Tripolitania, e che la Fran- cia ha voluto invece assicurare ai suoi possessi africani con l'accordo del 5 agosto ultimo.

Il corriere di Gabinetto, arrivato qui il mattino del 7 corrente, mi ha con- segnato il dispaccio di V.E. del 27 gennaio (n. 3196/50) (l) al quale ho trovato unito, in doppio esemplare, la memoria intitolata «De la manière de remédier aux inconvénients de la situation créée dans l'Afrique du nord par l'accord anglo-français du 5 aoùt 1890 ~. Contemporaneamente mi pervenne l'altro dispaccio dell'E.V. in data 30 gennaio (n. 3556/53) (l) con il quale vengo informato che il R. Governo conviene nelle idee da me espressegli circa l'oppor- tunità di prendere le mosse dai trattati che guarentiscono l'integrità del terri- torio ottomano per condurre le cose ad un accomodamento che assicuri contro le espansioni francesi a pregiudizio dei territori dipendenti dalla sovranità del sultano.

Ciò che io sono venuto a sapere qui mi conferma nella opinione che i Gabinetti di Parigi e di Londra debbono essersi trovati d'accordo nel non dare importanza alle proteste fatte in ottobre dalla Turchia e, ciò essendo, mi pare assai dubbia l'efficacia di pratiche che io ora facessi direttamente presso lord Salisbury in appoggio della memoria sovracitata che io dovrei !asciargli in copia. La posizione naturale della questione, se non m'inganno, è la seguente. Nell'accordo di agosto 1890 fra l'Inghilterra e la Francia è detto che il Governo di Sua Maestà britannica riconosce la zona di influenza della Francia al sud dei suoi possessi mediterranei, fino ad una linea che da Say sul Niger va a Barruve sul lago Tchad. Lo scambio di note, avvenuto al momento della firma dell'accordo, ha stabilito che i diritti di sovranità del sultano doveano essere riservati. Ciò essendo, la linea di demarcazione che a levante dei possessi fran- cesi deve essere tracciata per assicurare alla Turchia la legittima sua sfera d'influenza, deve essere determinata mediante un accordo fra la Porta otto- roana e la Francia, il quale possa essere accettato dai Governi garanti dell'inte- grità del territorio turco. Il procedimento normale in questo caso pare dunque a me dovesse essere quello che avesse per iscopo di ottenere che con noi le altre Potenze garanti sostenessero le ragioni della Turchia di fronte alla Francia nella trattativa di delimitazione. Senza questo appoggio collettivo la voce della Turchia riuscirà vox clamantis in deserto. Ma io non vedrei opportunità di affrettare soverchiamente il passo. Sembrami che se prima ci accertassimo che la Germania e l'Austria-Ungheria sono veramente disposte di spingere la Porta a reclamare la linea di demarcazione fra la sfera d'influenza francese ricono- sciuta nell'accordo franco-britannico di agosto 1890 e l'hinterland tripolitano, la nostra base per un'azione tranquilla ma efficace sarebbe assai meglio assicurata. Non è da escludersi la probabilità che uno scambio di idee sia

avvenuto fra Londra e Parigi circa l'accoglienza da farsi alla nota ottomana d\ ottobre ultimo. In questa ipotesi mi sembra troppo manifesta l'improbabilità che lord Salisbury voglia dare ascolto a pratiche isolate che da noi si facessero, altrimenti che per concertarsi con la Francia circa il miglior modo di eluderle. Non suppongo nel Gabinetto di Londra il partito preso di lasciar libera la Francia di inoltrarsi nelle regioni situate a mezzogiorno della Tripolitania fino a toccare i territori sudanesi. Ma giova non dimenticare, nel calcolo delle cose probabili, la necessità nella quale lord Salisbury si è posto di giustificare l'operato suo nell'accordo che permise alla Francia di espandersi fino a Barruve sul lago Tchad. Ormai, se questo fu un errore della politica inglese, e forse non è il solo che il capo del partito al governo in Inghilterra abbia commesso negli ultimi tempi, questi si trova impegnato più a nasconderlo che a giustifi- carlo e il miglior modo di occultarne la evidenza, è di lasciar andare in dimen- ticanza le rivendicazioni della Turchia. È costante consuetudine della politica dell'Inghilterra il non considerare volentieri le conseguenze dell'opera sua le quali non siano immediate e ben frequentemente questo Paese si è ingannato nel credere lontane previsioni che in breve giro d'anni si sono verificate. Lord Salisbury è pertanto in perfetto accordo d'idee con l'opinione qui dominante, che molte e molte diecine d'anni trascorreranno prima che la Francia possa rendere effettiva la sua dominazione sovra i territori riconosciuti come soggetti alla sua influenza nell'accordo di agosto 1890. In vista di tutto ciò io debbo prevedere che, incominciando la nostra azione diplomatica con un passo verso l'Inghilterra, ci esporremmo al pericolo di vedere questa appoggiarsi ancor più alla Francia per rendere vane le proteste della Turchia. Se ciò avvenisse, noi avremmo fatto sorgere un ostacolo dippiù al conseguimento del fine pratico che ci proponiamo, e questo ostacolo, nascente da nuova e maggiore intesa fra Londra e Parigi, non potrebbe da noi superarsi senza urtarci direttamente, se non con gl'interessi veri e permanenti dell'Inghilterra i quali sono comuni ai nostri, con quelli del Ministero inglese e di lord Salisbury in particolare.

Non si tratta fortunatamente di far fronte ad avvenimenti incalzanti. Il Governo di Sua Maestà ha conseguentemente il tempo necessario per agire gradatamente ed in guisa da assicurare l'efficacia della sua azione. Se v. E. me lo consente, io proporrei perciò subordinatamente che questo affare dovesse svolgersi nel modo seguente: far chiedere, insieme all'Italia, dall'Austria-Unghe- ria e d8Jla Germania alla Turchia di procedere alla delimitazione dei suoi territori verso la zona francese d'influenza riconosciuta nell'accordo franco- britannico. Questa delimitazione dovrà eseguirsi fra la Turchia e la Francia. in guisa da poter essere accettata dalle Potenze garanti dell'integrità dell'Im- pero ottomano; accordarsi con le stesse Potenze, ed anche con l'Inghilterra, quando le cose siano già arrivate a questo punto, per sostenere la domanda della Turchia entro i limiti che assicurino alla Tripolitania la possibilità d'una vita indipendente mediante la libertà delle sue strade commerciali verso l'interno.

Se la Turchia si dimostrasse incapace di agire nel senso anzidetto, e di tutelare così le proprie ragioni territoriali, la situazione che ne risulterebbe, sarebbe delle più chiare e nulla avrebbe d'impreveduto nelle intelligenze esistenti fra l'Italia e l'Inghilterra.

(l) Non pubblicati nel vol. XXIII della serie II.

(l) Non pubbllcato nel vol. XXIII della serie II.

2

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 108/71. Costantinopoli, 9 febbraio 1891 (per. il 18).

Le assicurazioni giunte alla Sublime Porta dalle ambasciate ottomane in Berlino e Vienna della fiducia e meglio ancora della certezza di quei Gabinetti che nulla sarà mutato nell'indirizzo della politica estera dell'Italia dileguarono l'inquietudine prodotta negli animi di questi governanti dalla recente crisi ministeriale in Roma. La Triplice Alleanza è considerata qui come una forza tale che impedisce agli avversari della pace di turbarla. Qualunque cosa si produca che possa far nascere anche un lontano timore di veder scossa la lega della pace preoccupa il Governo imperiale.

Le assicurazioni di Berlino e Vienna giunsero in buon punto. Una guerra lo spaventa perchè teme di pagarne i danni, e sa di dover l'integrità dell'Impero al contrasto dei desideri delle Potenze ed all'equilibrio delle forze in Europa; cessato questo, al più potente sarà facile d'impinguarsi a spese della Turchia, perché essa non potrà opporvisi.

T. 167.

3

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALLE AMBASCIATE E LEGAZIONI IN EUROPA, E ALLE AGENZIE E CONSOLATI GENERALI IN EGITTO,

A SOFIA E A TUNISI

Roma, 10 febbraio 1891, ore 12.

Dans le Cabinet reconstitué sous ma présidence (l) je prends la direction des affaires étrangères. J'ai pour programme la continuation de la politique de paix et de conservation que le Pays lui-meme a proclamée par les récentes élections. Fidèles à cette politique dans laquelle nous envisageons une précieuse

gimento, Carte Cr!sp!) Cr!sp! annotava: «M! limita! !n pr!nc!p!o a semplici ringraziamenti; ma posc!a credetti dovergli osservare, che la vera qu!st!pne era d! trovare un nome, che desse all'estero affidamento, che la nostra politica non muterebbe. Or fra 1 ministri non è un solo, che fuori d'Ital!a sia conosciuto. Ed !l re: - Ma questi signori dureranno poco al governo. Fra uno o due mesi ella ritornerà! - Non è quello che io desidero. Del resto, si assicuri Vostra Maestà, che questo Ministero avrà vita lunga. - Io non sono della sua opinione ». In altro appunto del 10 febbraio (ibid.) Cr!sp! scriveva d! aver detto a Rattazz!: «E' grande la respon- sabilità, che avete assunto nella formazione d! questo Ministero. Avevo proposto !l Menabrea per gli affari esteri. Egli avrebbe dato affidamento alle altre Potenze, e non avremmo avuto a pentircene », e aggiungeva: «Il linguaggio vivace impressionò !l Rattazzi, !l quale lo inter- rompeva col solito ritornello, che questo è un Ministero, il quale non avrà lunga vita, e che io sarei ritornato al potere. - Io non ambisco di ritornare ministro. Quello che mi preme, è, che non sia distrutta l'opera di quattr'anni. M'Importa poco della mia persona, quello che importa è, che l'Italia non ne soffra ».

garantie de sécurité pour l'Italie et de repos pour l'Europe, nous nous appli- querons à resserrer avec toutes les Puissances les rapports d'amitié heureuse- ment existants. Je compte sur votre collaboration éclairée.

(l) In un appunto del 9 febbraio relativo ad un Incontro col re (Museo centrale del risor-

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. RISERVATO 199 (1). Roma, 10 febbraio 1891, ore 17.

La circolare telegrafica (2) indica a V. E. le linee generali della nostra politica esteriore. Desidero che, nel conformare ad essa il suo linguaggio ella accentui il vivo nostro desiderio, la sicura nostra fiducia di serbare con l'Inghil- terra i più intimi e cordiali rapporti (3).

5

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A MADRID, MAFFEI, E A PIETROBURGO, MAROCHETTI,

E ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO

T. RISERVATO 200 (4). Roma, 10 febbraio 1891, ore 17.

La circolare telegrafica (2) indica a V. E. le linee generali della nostra politica esteriore. Nel conformare ad essa il suo linguaggio, ella vorrà accentuare il pregio in cui noi teniamo i buoni rapporti fortunatamente esistenti con codesto Governo.

6

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

T. RISERVATO 201 (5). Roma, 10 febbraio 1891, ore 17,30.

La circolare telegrafica (2) indica a V. E. le linee generali della nostra politica esteriore. Codesto Gabinetto non ignora la situazione dell'Italia nella

(2) Cfr. n. 3. (3) Per la risposta cfr. n. 11. (4) Lo stesso telegramma fu protocollato anche nella serie ordinaria con il n. 166 ter. (5) Lo stesso telegramma fu protocollato anche nella serie ordinaria con 1! n. 166 quater.

Tnplice Alleanza. Desidero che ogni sforzo di lei si rivolga ad ottenerne costl un giusto apprezzamento. Il nostro atteggiamento nell'alleanza, così come io lo intendo, è atteggiamento dì pace e di conciliazione, che punto non esclude, ed anzi implica il fermo proposito di serbare con la Francia i più amichevoli rapporti, nell'interesse di entrambi ì Paesi (l).

(l) Lo stesso telegramma fu protocollato anche nella serie ordinaria con n. 166 bis.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, E A VIENNA, NIGRA

T. RISERVATO 202 (2). Roma, 10 febbraio 1891, ore 17,45.

La circolare telegrafica (3) indica a V. E. le linee generali del nostro pro- gramma di politica estera, sostanzialmente identico a quello dei miei ultimi predecessori. È nostro fermo proposito che la Triplice Alleanza continui ad essere la base di codesta politica. Desideriamo e confidiamo che persista fra le tre Potenze quella cordiale intimità che tanto giovò ai loro particolari interessi favorendo ad un tempo la causa generale della pace. Infine, rispetto alla Fran- cia, consideriamo come conforme allo spirito essenzialmente pacifico dell'allean- za tale un atteggiamento che, inducendola ad un giusto apprezzamento del- l'alleanza medesima, elimini ogni infondato sospetto e smorzi gli attriti. Questi concetti le saranno norma di linguaggio ( 4).

8

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 198. Berlino, 10 febbraio 1891, ore 19 (per. ore 20,25).

Comunicai senza ritardo al segretario di Stato telegramma circolare di V. E. in chiaro di oggi (3). Egli mi disse che al Gabinetto di Berlino rincresce ritiro del signor Crispi sotto cui amministrazione i due Governi intrattennero i migliori rapporti; ma che gli antecedenti di V. E. e le sue dichiarazioni pubbli- che fatte anche prima del suo avvenimento al potere ispiravano qui piena fiducia. Nel parlarmi in tal modo segretario di Stato rendevasi interprete del

(2) Lo stesso telegramma fu protocollato anche nella serle ordinaria con Il n. 166 qutnqutes. (3) Cfr. n. 3. (4) Per le risposte cfr. nn. 12, 14 e 15.

cancelliere dell'Impero. Credo sarebbe indicato che V. E. - come lo fece al signor Crispi il generale Caprivi giungendo al potere - telegrafasse diretta- mente al cancelliere nei termini più adatti per partecipargli costituzione nuovo Ministero, ricordando la Triplice Alleanza (1). Mi permetto dare a V. E. il benvenuto. Superfluo assicuri mia zelante cooperazione.

T. 171 (2).

(l) Per la risposta cfr. n. 10.

9

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

Roma, 11 febbraio 1891, ore 14,09.

Riecvuto telegramma (3). Mi compiaccio abbiasi costi piena fede nel mio fermo proposito che la Triplice Alleanza continui ad essere base fondamentale della nostra politica. Prevenendo opportuno suggerimento di V. E. ho scritto al conte Caprivi una lettera particolare di cui le spedisco domani sera, per corriere una copia insieme col piego contenente l'originale. Analoga lettera scrivo al conte Kalnoky (4).

10

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 211. Parigi, 11 febbraio 1891, ore 17,50 (per. ore 20,25).

Ho veduto quest'oggi Ribot che si mostrò soddisfatto della circolare di V. E. alle rr. ambasciate e legazioni (3) la quale porta l'impronta di uno spirito di conciliazione non disgiunto da fermezza. Egli mi disse che per parte sua si adopererebbe per migliorare i rapporti fra i due Paesi sperando che anche Italia procurerà di togliere per parte sua le asperità che talvolta vi si oppon- gono. Parlò inoltre di varie altre cose specialmente della Triplice Alleanza e della Tripolitania; queste questioni faranno oggetto di un mio ulteriore e prossimo rapporto (6).

(2) Minuta autografa. (3) Cfr. n. 8. (4) Cfr. n. 18. (5) Cfr. n. 3. (6) R. 253/98 del 12 febbraio, non pubblicato.

T. 210.

(l) Per la risposta cfr. n. 9.

11

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 11 febbraio 1891, ore 18,45 (per. ore 20,30).

Salisbury mi ha detto che riceveva con la massima soddisfazione la notizia dei propositi del nuovo Gabinetto italiano (l) e mi ha incaricato assicurare V. E. della perfetta reciprocità che incontra presso lui il desiderio di serbare i più intimi e cordiali rapporti fra i due Paesi. Tutto il suo concorso, soggiunse Sua Signoria, ci è a questo fine assicurato.

T. 208.

12

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Berlino, 11 febbraio 1891, ore 19,24 (per. ore 20,35).

Iersera ad un ballo a Corte diedi già all'imperatore ed al cancelliere un cenno del telegramma in cifra poco prima ricevuto da V. E. (2) che completava quello circolare dello stesso giorno (3). Sua Maestà ed il cancelliere mi espres- sero la loro soddisfazione per le dichiarazioni delle quali V. E. prendeva l'ini- ziativa relativamente al nostro fermo proposito che la Triplice Alleanza con- tinui a formare la base della nostra politica estera, la qual cosa non era stata d'altronde mai posta qui in dubbio poiché su tale punto ogni incertezza sarebbe stata fuori di luogo. Oggi al suo ricevimento ebdomadario lessi il di lei precitato telegramma in cifra al segretario di Stato che prese delle note. « Va da sè, dissemi egli, che tra i due Gabinetti, come coll'Austria, continueranno le stesse relazioni di cordiale intimità che mentre vantaggiano loro interessi speciali sono nello stesso tempo un così solido pegno per la causa monarchica e per il mantenimento della pace europea». Riguardo alle relazioni colla Francia, Gabi- netto di Berlino divide nostro modo di vedere e ne è prova la sua condotta. Esso pure si applica e si applicherà, per quanto dipende da lui, a vivere in buona amicizia con quella Potenza. Esso si prefigge per regola di tenere un contegno atto a dimostrare che la Triplice Alleanza non ha carattere aggres- sivo ed a scartare per conseguenza ogni falso apprezzamento, ad attenuare ed anche dissipp,re gli attriti. Il casus foederis d'altronde esclude la provocazione

lO

(2) Cfr. n. 7. (3) Cfr. n. 3.

per parte dell'uno o dell'altro alleato. Segretario di Stato nel tenere questo linguaggio mi disse essere in perfetto accordo col cancelliere dell'Impero (1).

(l) Cfr. n. 4.

13

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 214. Pietroburgo, 11 febbraio 1891, ore 19,30 (per. ore 21). Giers accolse con molta simpatia comunicazione del telegramma di V. E. (2).

Ne domandò copia per l'imperatore. Disse desiderare d'accordo con V. E. conti- nuazione della politica di pace, aggiungendo « essere necessaria non solo la pace, ma anche la calma :.. Mi resi interprete dei voti dell'E. V. sulle relazioni con la Russia. Disse che ella troverebbe qui sicuramente « reciprocità e concorso ché l'imperatore desidera sinceramente di mantenere con l'Italia relazioni cordiali »; soggiunse che lo czar intende continuare nella sua politica aspettante nella questione bulgara; ma insisté allo stesso tempo sull'interesse che hanno tutte le Potenze ad influire perché la Bulgaria e l'amministrazione bulgara stessa non diventino focolare di propaganda sovversiva o antirussa {3).

14

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 224. Vienna, 12 febbraio 1891, ore 15,05 (per. ore 16,30).

Come telegrafai a V. E. (4) per la mia malattia non ho potuto vedere Kal- noky né lo potrò per qualche giorno, ma ella avrà già saputo dal barone de Bruck la buonissima impressione di questo Governo sul nuovo Gabinetto e sul suo programma, Tutto ciò che posso dirle per ora si è che, pur rimpian- gendo la caduta di Crispi, qui si spera che il di lui successore mostrerà nella repressione dell'irredentismo uguale fermezza, e nell'esercizio della alleanza uguale fedeltà. I nomi dei nuovi ministri e quello specialmente di V. E. sono

11 febbraio: «Le nouveau Mlnlstère nommé par V otre Majesté a dane bien débuté dans ses communlcatlons, et déclarat1ons à Berl1n. On entretlendra !es mémes rapporta d'lntlmlté et de contlance qu'avec la précédente admlnlstrat1on. Je crols néanmolns à propos de noter, d'après ce qui m'a été dlt par l'empereur et son chancel1er, que l'un et l'autre crolent que la retralte de M. Crlspi n'est que passagère et que la force des choses le ramenera au pouvoir. On se rend au reste dlfficllement compte lei des exlgences parlementalres. Il ne s'est prodult depuis 1848 qu'un seul changement complet de Mlnlstère et cela en 1861 à l'avènement au tr(>ne de feu le rol Gu1llaume I. Il y a eu depuls lors dea modlficat1ons partlelles mais jamals d'un Cabinet entler. Les mutations à Berl1n camme dans d'autres Pays ne sont pas subordonnées aux votes des Chambres mais sont un acte spontané de la volonté du souverain ». (2) Cfr. n. 5.

(4) T. 206 dell'll febbraio, non pubblicato.

bene accolti. Anche programma dato al pubblico è approvato dall'opinione libe- rale rappresentata dalla Neue Freie Presse; tuttavia non devo celarle che l'avere evitato di nominare la Triplice Alleanza nella circolare aperta (l), darà luogo a commenti. La consiglio, nell'interesse del Paese, a cogliere la prima occasione pGr riparare a ciò che non si mancherà di chiamare mancanza di franchezza. E per questo non basta il secondo telegramma di V. E. (2), perché non destinato al pubblico. È mio dovere del resto ricordarle, benché certamente ella lo sappia, che il Governo austro-ungarico apprezza grandemente la nostra alleanza, ed è disposto ad aiutarci in ogni modo possibile, ma non fu esso che la chiese. Quanto alla mitigazione dei rapporti fra Italia e Francia, ferma rimanendo l'alleanza, questo Governo non solo ne sarà lieto, ma ci seconderà per ottenere il risultato.

T. PERSONALE 223.

(l) Si pubblica qui la parte finale di un telegramma inviato da Launay al re lo stesso

(3) Per la risposta cfr. n. 16.

15

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Vienna, 12 febbraio 1891, ore 15,35 (per. ore 16,50). Sono lieto di qui trascrivere ciò che mi scrive oggi Kalnoky: «La comuni-

cazione confidenziale fattami da lei ieri mi ha cagionato la più grande soddi- sfazione per la precisione con cui è marcata la politica estera del nuovo Gabi- netto, la quale, basata sulla Triplice Alleanza, assicura gli interessi delle tre Potenze, come quelli della pace generale. Quanto all'attitudine verso la Francia, ella conosce abbastanza le mie idee per sapere che applaudo alle intenzioni del mar;:hese Rudinì. Voglia far sapere al presidente del Consiglio che può contare sul nostro cordiale concorso e sulla stessa confidenza e sincerità di relazioni stabilita dai suoi predecessori». Le mando la lettera autografa per la posta (3).

16

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI

T. 175 .. Roma, 12 febbraio 1891, ore 16,30.

Voglia manifestare Giers vivo nostro compiacimento per la cordiale recipro- cità di pensiero e intendimenti (4). Anche in Bulgaria nostra politica sarà sempre ispirata da criteri d'ordine e di moderazione.

(2) Cfr. n. 7. (3) Allegata ad una lettera particolare dello stesso 12 febbraio in cui Nigra affermava:

«Sono molto lieto di questa lettera, perchè temevo che la prima circolare telegrafica da me comunicata a Kalnoky, insieme col telegramma in cifra (modificato nella forma e tradotto), avesse potuto fare un'impressione dubbia».

( 4) Cfr. n. 13.

(l) Cfr. n. 3.

17

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. 177 (1). Roma, 12 febbraio 1891, ore 19,30.

Ricevo con viva soddisfazione suoi telegrammi (2). Farò sabato alla Camera dichiarazioni esplicite che non daranno luogo a commenti (3). Avarna darà a voce spiegazioni intorno ai miei intendimenti. Quanto all'irredentismo io credo sia il maggior pericolo per l'Italia e sono deciso a combatterlo con ener- gia. La ringrazio dei suoi consigli e suggerimenti dei quali la prego essermi largo.

18

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, E A VIENNA, NIGRA

D. (4). Roma, 12 febbraio 1891.

Mi è sembrata cosa opportuna di dirigere ai ministri dirigenti delle due Potenze con noi alleate una mia lettera particolare che esprima il mio desi- derio di aver con essi, al pari dei miei predecessori, rapporti intimi e cordiali.

V. E. troverà, qul acchiuso, il piego destinato a S. E. il conte Caprivi (Kalnoky) a cui ella vorrà farlo pervenire nel modo che le sembri più conve- niente. E per notizia confidenziale di lei qui pure unisco copia della lettera che sta entro quel piego.

La lettera diretta al conte Kalnoky (Caprivi) esprime, in termini diffe- renti, gli stessi concetti.

.ALLEGATO I IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', AL CANCELLIERE DELL'IMPERO TEDESCO, CAPRIVI

L. PERSONALE. Roma, 11 febbraio 1891. Je trouve, en prenant possession de mon poste, une tradition que j'ai d'autant plus

à coeur de continuer qu'elle répond, en ce qui me concerne, à une impulsion torute personnelle et spontanée.

(2) Cfr. nn. 14 e 15. (3) Cfr. n. 20. ( 4) Il dispaccio venne inviato a Berl!no col n. 5091/61 e a Vienna col n. 5093/147.

Ministre de l'une des trols Puissances alllées, je désire que mes rapports avec les éminents personnages qui dlrigent la politique extérieure des deux autres n'aient pas seulement un caractère officiel, et qu'ils portent l'empreinte de cette franche ed intime cordiaJ.ité dont la Triple Alliance est, entre les trois Cabinets, la plus haute expression.

C'est avec ces sentiments que j'entreprends la tl!.che que la volonté de mon Auguste Souverain m'a départie. Je souhaite qu'ils rencontrent, chez V. E., une entière réciprocité. Je m'estimerais particulièrement heureux si j'en recevais l'assurance.

L. PERSONALE.

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', AL MINISTRO DELLA CASA IMPERIALE

E DEGLI ESTERI AUSTRO-UNGARICO, KALNOKY

ALLEGATO II

Roma, 11 febbraio 1891.

La situation spéciale que les accords de 1882 et de 1887 ont créée aux deux Monarchies me fai t vivement désirer de ne pas avoir, avec V. E., des rapports purement et stricte- ment offi.cdels. Je tiens, au contraire, à jouir, à cet égard, du privilège dont mes derniers prédécesseurs ont bénéficié.

En ce qui me concerne, j'ai à coeur de l'attester dès ce moment, je ne cesserai, dans l'accomplissement de la tl!.che que la volonté de Mon Auguste Maitre m'a confiée, de m'inspirer à cette franche et intime cordialité qui doit caractériser tout acte mutuel de., Puissances formant le groupe allié. Je m'estimerais particulièrement heureux si V.E. voulait bien m'assurer que mon souhait de réciproctté trouve, auprès d'elle, un écho bienveillant.

(l) Minuta autografa.

19

IL RE D'ITALIA, UMBERTO I, ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. S.N. Roma, 13 febbraio 1891, ore 21,45 (per. ore 23,05).

La ringrazio vivamente del suo telegramma di mercoledì sera (1). Presi- dente del Consiglio dei ministri mi ha comunicato ieri mattina quello che ella aveva a lui mandato (2) e se ne mostrò molto soddisfatto, e soggiungeva che trascriverà nel programma che domani leggerà alla Camera dei deputati (3) le parole a lei dette da codesto segretario di Stato riguardo ai nostri rapporti colla Francia. È superfluo le dica che non ne indicherà la fonte. Comprendo che costì non [ci] si renda conto dei nostri cambiamenti ministeriali per i voti della Camera dei deputati. In questo ultimo caso però più della instabilità delle correnti parlamentari ha influenzato la forza della opinione pubblica

(2) Cfr. n. 12. (3) Cfr. n. 20.

determinata dalle condizioni economiche del Paese; e su di queste richiamo la di lei attenzione perché in tutto ciò che è dignitosamente possibile ella procuri ottenere che codesto Governo agevoli l'opera non facile del nuovo Ministero. Sono convinto che il male è meno grave di quello che si dice, e che, superata con lieve sforzo la crisi attuale, il Paese riprenderà il suo corso di ascendenza nel quale si manterrà, fatto più prudente dallo ammaestramento delle presenti difficoltà. Ma intanto tutti dobbiamo adoperarci per superare i momentanei ostacoli i quali d'altronde non possono mettere in dubbio che l'Italia faccia ora, come ha fatto sempre, onore ai suoi impegni finanziari e politici. Presen- tandosi l'occasione, la prego di chiarire in questo senso all'imperatore l'avve- nuta crisi (1).

T. 182.

(l) Cfr. n. 12, nota l, p. 11.

20

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALLE AMBASCIATE E LEGAZIONI IN EUROPA

Roma, 14 febbraio 1891, ore 15,20.

Ecco il testo delle mie dichiarazioni d'oggi alla Camera circa la politica estera: «Nella politica estera, anche qui concordi col Paese, noi obbediremo alla sua voce, che udimmo alta e limpida negli ultimi comizi. Manterremo illesa la dignità della Nazione. Saremo solleciti dei suoi veri interessi. La nostra politica sarà semplice, franca, senza sottintesi, qual si addice ad un Paese che vuole realmente la pace. Il nostro programma, per nostra fortuna, è comune a quello dei maggiori Stati d'Europa, ed è intorno a questo pensiero, a questo desiderio, a questo bisogno di pace che si sono raccolte quelle Potenze che vollero procacciare a sé sicurezza assoluta, all'Europa una quiete durevole. Alle nostre alleanze serberemo fede salda e sicura. Mostreremo a tutti, con la nostra condotta, che non abbiamo intendimenti aggressivi. E poiché sulle nostre relazioni con la Francia furono a torto sollevati dubbi, sospetti e diffi- denze, noi ci sforzeremo ad eliminare ogni falso apprezzamento. Con la nostra condotta ponderata e serena ispireremo, ne abbiamo il convincimento, quella fiducia che sentiamo di meritare. L'Italia attraversa, è vero, un momento diffi- cile per l'angustia presente delle sue finanze, per il disagio nelle sue condizioni economiche. Ma ci risolleveremo, e più presto che non si creda. Basterà a ciò uno sforzo poderoso, una volontà decisa. Per raggiungere il nostro intento, una condizione è necessaria: la pace». La Camera ha accolto queste mie dichiara- zioni con plauso, specialmente punti riferentisi mantenimento leale delle alleanze e desiderio ristabilire ottimi rapporti colla Francia.

all'imperatore secondo le istruzioni ricevute.

15 6 - Documenti Diplomatici - Serie II - Vol. XXIV

(l) Launay riferì in un telegramma al re del 15 febbraio, non pubblicato, di aver parlato

21

IL CONSOLE GENERALE AD ADEN, CECCHI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (l)

T. COLONIALE RISERVATO URGENTE 1012. Aden, 14 febbraio 1891, ore 20,45 (per. ore 14 del 15).

Trasmetto a V. E. seguente telegramma: «Trasmetto seguenti telegrammi Antonelli, il cui corriere ha impiegato 24 giorni per arrivare Harar. Con- fermo arrivo Makonnen Entoto 14 gennaio, e ritengo almeno tre corrieri arrivati insieme con lui. Nerazzini.

"7 gennaio.

Riassumo ultimi telegrammi (2). Arrivato 17 dicembre, accolto bene; ebbi coll'imperatore molti colloqui. Questione confini sembra aggiustata secondo linea indicata dal generale Gandolfi meno Digsa e Gura. Adibaro fu accordato, quindi linea da est ad ovest fino affluenza Garasha nel Mareb e da questo fino affluenza del Takazé col Gandoà. Circa questione articolo 17 feci due progetti; Sua Maestà si è riservata rispondere. Trattazione altre questioni come filo telegrafico da Massaua ad Entoto, bandiera lago Assai, non incontrai difficoltà. Imperatore mi ha accolto sempre benissimo; impossibile celare grande diffidenza che a poco a poco dovrà scomparire. Makonnen chiamato tre volte dall'imperatore non ha ancora risposto. Ras Mangascià sarà ricevuto in Borumieda, dove si recherà presto imperatore. Fra otto giorni spero telegra- fare esito definitivo; sono molto preoccupato per la mancanza assoluta di corrieri dopo il mio arrivo qui. Accomodate tutte le questioni credo che per qualche tempo potrà restare Salimbeni come residente. * Traversi è assente e se non lo fosse sua nomina a residente generale non farebbe buona impres- sione a Menelik *. Antonelli."

" 18 gennaio. Ho ricevuto i telegrammi del 12, 13 dicembre (3); ho letto a Menelik la

parte che riferivasi alla protezione dei sudditi etiopici. Mi sono conformato alle istruzioni verbali dell'E. V., cioè a dire, ho dichiarato imperatore che la questione confini è collegata a quella dell'articolo 17. Il 14 è arrivato Makonnen. Imperatore mi ha assicurato che domani darà risposta definitiva sull'articolo 17. Malgrado le dicerie Menelik è sempre devoto all'Italia. Antonelli."

(1891-1893), à cura d! D. Gtgl!o, Roma, Pol!graflco dello Stato, 1981, pp. 1-3 e, con l'omissione del passi fra asterischi, in LV 72, pp. 25-28.

nel vol. XXIII serie II.

13 dicembre non sono pubbl!cat! !n tale volume.

" Addis Abeba, 21 gennaio. Facendo seguito al mio telegramma del 18, riassumo l'esito definitivo delle

trattative con Menelik. l) Pel confine. Dopo lunghe discussioni avevo accettato che si esclu-

dessero dalla linea progettata dal generale Gandolfi i villaggi di Gura e di Dlgsa, che sarebbero dati all'Etiopia. Avevo ottenuto Adibaro e da questo punto una linea da est ad ovest fino al confluente del Garasha nel Mareb, e da questo punto altra linea da nord-est a sud-ovest fino all'affluenza del Takazè col Gandoa, nel punto marcato nella carta in sette fogli alla scala di l a 1.500.000, col nome di Birri.

2) Circa il prestito. Nei conti mi ero impegnato ad ottenere dal Governo del re che si togliessero le spese di provviste fornite a degiac Masciascià Uorkiè, le spese dei trasporti e l'importo dei muli forniti a Massaua a Makonnen. In compenso Menelik avrebbe provveduto gratuitamente di grano il nostro resi- dente generale ed avrebbe mandato a Massaua una buona quantità di muli e cavalli, che sapevo essere ricercati dalla colonia.

3) Circa l'articolo 17. Avevo fatto progetto convenzione dove era abro- gato quell'articolo e sostituito da altro che il Governo etiopico dava incarico al Governo italiano di garentire i diritti indipendenza integrità territoriale dell'Impero d'Etiopia in faccia alle Potenze, oppure mi sarei contentato di una lettera dell'imperatore colla quale dichiarasse accettare l'articolo 17, come era scritto nel testo italiano. Su quest'ultimo punto Menelik si era sempre riservato rispondere, lusingandomi che l'accomodamento sarebbe stato favorevole alle mie proposte. Ieri, dopo lungo consiglio coi capi, Menelik mi ha dato risposta defini- tiva circa l'articolo 17, che, secondo le istruzioni dell'E. V., avevo messo come condizione sine qua non per le altre trattative. Menelik propone che l'articolo 17 resti come nel testo amarico, oppure sia abrogato, senza sostituirlo con nessun altro articolo o accordo. A questa proposta dell'imperatore, già combattuta in varie circostanze, risposi che, di fronte a questo suo ultimatum, sospendevo le trattative per domandare istruzioni al Governo del re. Credo avere esaurito tutti i mezzi di convincimento; l'imperatore non farà altre concessioni.

Mio * debole * parere sarebbe accomodare con Menelik, abrogando l'arti- colo lr/, attendendo momento più favorevole per svolgere azione più energica. Attendo istruzioni dell'E. V. che mi dicano in che modo dovrò regolarmi anche per quello che riguarda il residente generale e quello di Harar. Posso intanto assicurare l'E. V. che, qualunque possa essere la risposta del Governo del re, qui nulla abbiamo a temere, essendo noi sempre trattati col massimo ri- guardo. Antonelli."

"21 gennaio. Faccio seguito al mio telegramma di questa mattina. Menelik fa terza

proposta cioè di lasciare articolo 17 come si trova nei due testi riservandosi alla fine dei cinque anni del Trattato di Uccialli proporre modificazioni e correzioni. Antonelli."

* Informo V. E. che volendo spedire telegrammi Harar, Scioa domani sera parte piroscafo per Zeila *».

22. IL CONSIGLIERE DELL'AMBASCIATA A VIENNA, AVARNA,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Vienna, 14 febbraio 1891.

Ho rimesso al conte Nigra la lettera da te datami per esso {l) e gli ho riferito per filo e per segno quanto tu mi dicesti circa i tuoi intendimenti relativamente alla continuazione della Triplice Alleanza ed al suo rinnova- mento. Gli dissi che tu eri deciso a mostrare nell'esercizio dell'alleanza uguale fedeltà a quella usata dal tuo predecessore e che combatteresti altresì con pari energia e fermezza l'irredentismo. Non mancai pure di accennare all'atteg- giamento che è tua intenzione di tenere di fronte alla Francia, atteggiamento che mentre contribuisce al conseguimento dello scopo comune alle tre Potenze alleate, il consolidamento della pace, è conforme allo spirito dell'alleanza stessa.

Il conte Nigra mi ha incaricato di ringraziarti molto per questa comunica- zione. Esso si è compiaciuto di vedere come i tuoi intendimenti concordino con quelli che qui si hanno, ciò che non può che arrecare viva soddisfazione al conte Kalnoky. Questi del resto, come avrai già rilevato dal telegramma diret- toti dal conte Nigra il 12 corrente (2), si è dimostrato soddisfattissimo delle dichiarazioni contenute nel tuo telegramma del 10 (3), in aggiunta alla prece- dente tua circolare telegrafica (4) relativa alle linee generali del tuo program- ma di politica estera.

Al mio arrivo qui ho potuto constatare con vero piacere, come la tua assunzione al potere abbia fatto dissipare la sfavorevole impressione prodotta dalla caduta del Ministero Crispi. Al contrario di quanto tu temevi, la tua personalità è qui pur troppo nota, come noti sono i tuoi precedenti politici e le dichiarazioni da te fatte a più riprese tanto alla Camera quanto in riunioni pubbliche. Ond'è che qui si riconosce franeamente da tutta la stampa liberale come la tua presenza al potere sia una garanzia che l'Italia continuerà nella politica estera finora seguita e che le relazioni tra essa e le Potenze centrali continueranno ad essere su quel piede d'intimità che tanto contribui al benes- sere dell'Europa.

Quanto al miglioramento delle relazioni dell'Italia colla Francia che è uno dei punti importanti del tuo programma, lo si accoglie qui con sincera simpatia e se ne vedrà l'esecuzione coll'istesso compiacimento con cui la Germania dal suo lato si felicita di tutto ciò che può contribuire al miglioramento delle rela- zioni tra l'Austria-Ungheria e la Russia.

Ciò non toglie però che qui si aspetta col più vivo interesse le dichiarazioni che sarai per fare oggi alla Camera (5), dichiarazioni che sono destinate a

Carte di Rudini conservate in ASMAE mancano quasi tutte le minute delle lettere in par- tenza. Le poche lettere di Rudini qui pubblicate sono tratte generalmente da altri fondi.

(3) Cfr. n. 7. (4) Cfr. n. 3. (5) Cfr. n. 20.

tagliar corto a qualsiasi falso apprezzamento che potesse per avventura ancora esser fatto sui tuoi veri intendimenti, e sulla lealtà dei tuoi propositi special- mente per ciò che concerne l'irredentismo. È su questo punto che mi permisi di chiamare la tua attenzione a Roma, giacché è il punto delicato della que- stione e sul quale si è qui eccessivamente suscettibili e con ragione.

Mi son presa la libertà di trascriverti qui sopra l'impressione da me ricevuta al mio giungere qui, nella persuasione che possa esserti di qualche interesse il conoscerla.

Pronto sempre a prestarti col maggior impegno e nella misura delle mie deboli forze la mia opera ...

(l) Ed. !n L'Italia in Africa, serle storica, vol. I, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, Documenti

(2) Si tratta di tre telegrammi, !n data Addis Abeba 18, 20 e 31 dicembre, non pubbl!cat!

(3) Cfr. serie II, vol. XXIII, n. 880. I T. coloniali riservati 308 del 12 dicembre e 312 del

(l) Si tratta con ogni probabllltà del n. 18. Avvertiamo una volta per tutte che nelle

(2) Cfr. n. 15.

23

IL CONSOLE GENERALE AD ADEN, CECCHI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. COLONIALE RISERVATO 1014. Aden, 16 febbraio 1891, ore 6,35 (per. ore 18,20).

Autorità locale dice sapere che spedizione scioana pervenne tra tribù somali in relazione autorità Berbera minacciando di attaccare Hargaisa, distretto popolato tribù Habual sotto protezione inglese. In forza nostro trattato Etiopia autorità locale interessa nostro Governo persuadere scioani a limitare in detta direzione loro razzie evitando molestare tribù sotto protezione Inghilterra. Ho informato subito della cosa Antonelli, Nerazzini (1).

24

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 189. Roma, 16 febbraio 1891, ore 10.

Nel nostro colloquio di ieri lord Dufferin mi ha comunicato copia di un dispaccio di lord Salisbury in data del 30 gennaio, relativo a Biserta. Lord Salisbury ricorda che fin dai primi tempi del protettorato, e indi più volte, anzi in questi ultimi giorni stessi, il Governo francese ha espressamente dichia- rato di non avere punto l'intenzione di far di Biserta un porto militare, però non ha mai assunto in proposito impegno per l'avvenire. Mancando in conse- guenza un titolo convenzionale di reclamo, il Governo inglese dovrebbe fondarsi sopra il diritto della propria difesa. Ma questo sarebbe un passo di gravità estrema, e tale da doversi giustificare con circostanze di eccezionale carattere.

(l} Per la risposta cfr. n. 30.

Senza alludere alle presenti conclusioni dell'ammiragliato, da lei riferite nel rapporto 6 febbraio (l), lord Salisbury osserva essere opinione di persone com- petenti che una piazza militare a Biserta nuocerebbe, anziché giovare, alla Francia disperdendone le forze. Infine lord Salisbury dopo avere enumerato i fatti per cui il progetto di fortificare Biserta deve per ora reputarsi una sem- plice ipotesi, conchiude opinando che rimostranze intempestive irriterebbero la Francia, scemerebbero efficacia alle giustificate rimostranze che più tardi dovessero farsi, e, col lasciar credere che le fortificazioni di Biserta incutano seria apprensione all'Inghilterra ed all'Italia, potrebbero indurre la Francia a fare ciò che ora è alieno dal suo pensiero. Ho ringraziato l'ambasciatore per la sua cortese comunicazione, ma ammettendo la difficoltà di un'azione efficace colla Francia, ho fatto rilevare che se Biserta dovesse un giorno essere fortifi- cata potrebbe costituire una minaccia per l'Italia e per la stessa Inghilterra (2).

25

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI (3)

T. COLONIALE RISERVATO 372. Roma, 16 febbraio 1891, ore 10,15.

Lord Dufferin, venuto ieri al mio primo ricevimento ebdomadario, dopo uno scambio di amichevoli dichiarazioni, passò a parlarmi del desiderio del suo Governo che tra l'autorità inglese di Zeila ed il governatore etiopico di Harar si addivenga ad accordi pel mantenimento dell'ordine. A mia volta, senza entrare nel merito della controversia, osservai che sarebbe atto amichevole, da parte del Governo britannico, se si astenesse dal negoziare direttamente col Governo etiopico fin tanto che non sia risolta tra Menelik ed il R. Governo la controversia relativa all'articolo 17 del nostro trattato (4).

26

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

T. 190. Roma, 16 febbraio 1891, ore 10,30.

Ebbi ieri un colloquio col signor Billot, venuto al mio primo ricevimento ebdomadario. L'ambasciatore dichiaravasi animato dal vivo desiderio di con-

riteneva che la costruzione di un porto militare a Biserta avrebbe costretto la flotta francese a dividersi fra Tolone e la nuova base di operazione, scemando così la sua forza offensiva.

(3) Ed. in L'Italia tn Ajrtca, Ettopta-Mar Rosso, tomo IX, cit., p. 3. (4) Per la risposta cfr. n. 2!1.

tribuire al mantenimento di cordiali rapporti tra i due Governi. Gli risposi riferendomi alle mie dichiarazioni di ieri alla Camera (1). Gli dissi che, fermi nel proposito di serbar fede alla Triplice Alleanza, base della nostra politica di pace e di conservazione, desideravamo, nel tempo stesso, di essere schietti amici della Francia, e di eliminare ogni causa di attrito tra i due Paesi. Il signor Billot alluse alla possibilità che, dopo la prossima adozione della nuova tariffa in Francia, ci siano fatte proposte per mitigare in alcuni punti il presente regime doganale tra i due Stati. Al che replicai che le eventuali proposte del Governo francese, a tale riguardo, troverebbero da parte nostra benevola considerazione.

(l) R. riservato 130/72, non pubblicato nel vol. XXIII della serie II. L'ammiragliato britannico

(2) Per la risposta cfr. n. 41.

27

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL CONSOLE GENERALE AD ADEN, CECCHI (2)

T. COLONIALE RISERVATO 373. Roma, 16 febbraio 1891; ore 14.

Prego far subito sapere ad Antonelli che ho ricevuto i suoi telegrammi compresi i due del 21 gennaio (3). Però non posso rispondere finché non sia giunta qui la lettera di Menelik da lei annunciata col telegramma del 14 (4). Mi telegrafi quando questa potrà essere a Roma (5). Annunci anche all'Anto- nelli costituzione nuovo Ministero animato, al pari di me personalmente, dal vivo desiderio di avere con l'Etiopia rapporti amichevoli e cordiali.

28

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. COLONIALE RISERVATO 1015. Londra, 16 febbraio 1891, ore 15,08 (per. ore 18).

La prossima volta che vedrò Salisbury potrei chiedergli se non troverebbe conveniente che il governatore di Zeila si mettesse in relazione diretta con il residente italiano all'Harar per gli accordi da prendere circa mantenimento della sicurezza delle strade (6); in caso affermativo il R. Governo darebbe le

(2) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., p. 4. {3) Cfr. n. 21. {4) T. coloniale riservato 1010, non pubblicato. {5) Cecchi rispose con T. coloniale riservato 1016 che la lettera di MeneUk sarebbe giunta

a Roma n 1• marzo. Cfr. infatti n. 36, allegato. Rudinl però ritelegrafò ad Antonelli già n 23 febbraio (cfr. n. 47).

occorrenti istruzioni a quel suo residente. Prego V. E. telegrafarmi prima di mercoledì se sono autorizzato a parlare in questo senso con Salisbury (1).

(l) Cfr. n. 20.

(6) Risponde al n. 25.

29

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI (2)

T. COLONIALE RISERVATO 375. Roma, 16 febbraio 1891, ore 16,30.

Riservandomi impartirle se occorre nuove istruzioni dopo maturo studio della situazione, e mantenendo per ora quelle del mio predecessore, desidero dichiararle espressamente e fin da questo momento che l'attuale Ministero è fermo nel non volere una ulteriore espansione qualsiasi. A questo concetto ella saprà certo uniformare i suoi atti e le sue istruzioni ad ogni suo dipendente.

30

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL CONSOLE GENERALE AD ADEN, CECCHI

T. COLONIALE RISERVATO 377. Roma, 17 febbraio 1891, ore 12,30.

Approvo informazione data a Nerazzini e Antonelli (3). Preghi entrambi in mio nome persuadere Menelik e suoi dipendenti astenersi dall'offendere interessi suscettibilità inglesi.

31

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 251. Parigi, 17 febbraio 1891, ore 15,45 (per. ore 19).

Le dichiarazioni accentuate a risolute di V. E. al Parlamento (4) produssero grande impressione. Coloro, assai numerosi in Francia, che ravvisano necessario il ripristinamento buone relazioni tra i due Paesi, le accolsero con gran favore. La ferma volontà espressa di mantenere la Triplice Alleanza tolse ai più la lusinga di farla naufragare colla guerra dei giornali, che ora adottano un

(2) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, clt., p. 4. (3) Cfr. n. 23. (4) Cfr. n. 20.

linguaggio più moderato a nostro riguardo. Sono da notare due articoli pub- blicati nel Temps d'oggi e nel Débats di ieri. Essi possono considerarsi come espressione di ciò che si pensa nelle regioni della politica estera di questo Governo, dove il gran torto dell'Italia è quello di esistere e dove si fantasticano i più neri vaticinii alle nostre condizioni finanziarie, dichiarando che l'Italia non può fare assegnazione sulla Francia per restaurare la nostra finanza. Però non la pensano così i più abili finanzieri, i quali credono che l'Italia offre tuttora un fertile campo da mietere. Continui dunque signor ministro nella via che ella delineò chiaramente. Vi sono ancora dei mezzi per rimettere le nostre finanze in equilibrio; il concorso estero non le mancherà a tal uopo; che si mantenga la pace garantita dalla Triplice Alleanza, poiché le idee belli- cose sembrano scemare in Francia, malgrado il formidabile incremento delle sue forze militari.

(l) Per la risposta cfr. n. 32.

32

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI (l)

T. COLONIALE RISERVATO 378. Roma, 17 febbraio 1891, ore 15,50.

Approvo V. E. parli Salisbury nel senso accennato (2). Però, in vista stato presente della controversia circa art. 17 Trattato di Uccialli, deve essere inteso che tra governatore Zeila e il nostro residente Harar gli accordi dovrebbero essere meramente officiosi. Intanto ho invitato Nerazzini e Antonelli persuadere Menelik e governatore Harar non ledere interessi suscettibilità inglesi (3).

33

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (4)

T. COLONIALE RISERVATO 1020. Massaua, 17 febbraio 1891, ore 19,30 (per. ore 20).

Programma missione Antonelli fu dettato da politica di espansione del precedente Ministero onde abbandonavasi già effettuata occupazione Okulè-

(2) Cfr. n. 28. (3) Cfr. n. 30. Tornielli rispose con R. riservato 173/95 del 20 febbraio del quale si pubblicano

i passi seguenti: «nella visita ebdomadaria che feci il 18 corrente a lord Salisbury ... egli parve accogliere favorevolmente il suggerimento che gli accordi potessero essere avviati per mezzo del residente italiano conservando il carattere off!c!oso che è dell'indole loro ... Ho riveduto oggi lord Salisbury e gli ricordai questo affare per il quale, non soltanto le notizie non erano ancora pervenute, ma, m! parve, non fossero state ancora domandate. La quale ultima osservazione dimostra che non è molto l'interesse che il },'oreign Offlce ha finora posto in questo negozio».

Kusai, Saraè, pur di ottenere affermazione protettorato sull'Etiopia mediante accettazione articolo 17 secondo testo italiano. Secondo ultima offerta Menelik questione relativa nostro protettorato rimane insoluta, qualunque delle tre proposte venga accettata circa articolo 17, mentre quella riflettente confini resta definita secondo esclusivo interesse imperatore. Questa conclusione che secondo precedente Governo, favorevole espansione, sarebbe stata inaccettabile, non so se possa essere tale per codesto ministero, dopo il telegramma da V. E. trasmessomi stamane (1), nel quale se è annunziata una politica di non espan- sione non ne viene però specificato esattamente il senso. Fra le due linee confini, una da me proposta, altra da Menelik concepita, non trovo siavi tale differenza da dare luogo ulteriori contestazioni. In queste condizioni mio parere complessivo non può essere esplicito, per quanto sia convinto che transigere sull'articolo 17 e sul confine non possa che fare grave danno nostra influenza sui territori abissini limitrofi.

(l) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., p. 4.

(4) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, c!t., p. 5.

34

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 229/77. Berlino, 17 febbraio 1891 (per. il 23). Le courrier de Cabinet arnve ICI hier m'a remis la dépeche de V. E. du

12 février avec annexes, n. 5091/61 (Cabinet) (2). J'ai aussitòt écrit au chancelier de l'Empire pour lui demander une audience

qui m'à été accordée aujourd'hui. Je consignais donc en personne ainsi que je l'ai télégraphié (3) la lettre

particulière de V. E., dont il prenait lecture en ma présence. Il se réservait de vous écrire et de vous remercier directement. En attendant, il me disait que tout ce que vous lui mandiez avait produit sur son esprit une excellente impression. Le général de Caprivi partage pleinement vos sentiments exprimés avec tant de conviction, et en des termes qui s'harmonisent si bien avec les rapports d'intimité et de cordialité qui doivent en effet exister et qui existent entre les Puissances qui forment le groupe de la Triple Alliance dont le but défensif est essentiellement la conservation de la paix. V. E., m'assurait-il, peut compter sur une entière réciprocité et vous en recevrez incessamment la con- firmation dans sa réponse.

J'ai mis à sa disposition le courrier de Cabinet que je réexpédierai demain à Rome, via Vienne.

Dans le cours de notre entretien, je citais le passage du programme que vous avez énconcé au Parlement (4) et où il est dit: «L'Italia attraversa un momento difficile per l'angustia presente delle sue finanze, per il disagio nelle sue condizioni economiche. Ma ci risolleveremo e più presto che non si

(2) Cfr. n. 18. (3) T. personale pari data, non pubblicato. (4) Cfr. n. 20.

crede, ecc. ecc.» (1). J'ajoutais que les efforts du Gouvernement royal et de la Nation à cet effet seraient sans doute facilités, si le Cabinet de Berlin s'appliquait lui aussi dans la mesure du convenable à aplanir notre tàche. Mon interlocuteur montrait les meilleures dispositions, mais je m'apercevais qu'il cherchait à formuler dans quel sens il pourrait venir au devant du désir que je venais d'exprimer en termes généraux. Je me permis de faire observer qu'il serait indiqué et qu'il serait à espérer que, dans les prochaines négociations pour un nouveau traité de commerce, l'on parvint a titre de réciprocité à combiner quelques avantages pour les relations économiques entre les deux Etats. Et quant à nos finances, les principaux banquiers de Berlin s'étaient déjà appliqués à soutenir le cours de notre rente, et cela d'après des recom- mandations du Gouvernement impérial, qui les a vu aussi avec satisfaction prendre part à des émissions, entre autres, pour nos obligations de chemins de fer. Je ne doutais pas qu'il les verrait aussi avec une égale satisfaction s'intéresser de meme à l'occurrence à de nouvelles opérations en faveur du crédit italien.

Le chancelier m'a répondu qu'il était d'accord avec moi en ce qui concerne le nouveau traité de commerce, et que le cas échéant il emploierait aussi ses bons offices comme par le passé pour les questions financières dans une mesure compatible, bien entendu, avec l'indépendance des maisons de Banque.

Se déclarer pret das la limite du possible à parer à nostre malaise écono- mique et aux embarras actuels de nos finances, c'était faire preuve de bon vouloir, à l'effet de faciliter la tàche du nouveau Ministère présidé par V. E. Aussi ai-je remercié, séance tenante, le chancelier de l'Empire de ses bonnes dispositions. J'ai rendu compte de notre conversation au secrétaire d'Etat.

Je vous remercie, M. le marquis, de m'avoir communiqué confidentiellement copie de votre lettre précitée laquelle correspondait si bien à la situation.

P. S. - Profitant d'une expédition déjà préparée pour l'ambassade impériale à Rome, la réponse du général de Caprivi (2) partira ce soir. Je joins ici une lettre particulière (3) que j'adresse à V. E.

(l)Cfr. n. 29.

35

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI (4)

T. COLONIALE RISERVATO 381. Roma, 18 febbraio 1891, ore 17.

Ricevo suo telegramma (5) e ringrazio. Però prego ancora dirmi quali sareb- bero, a suo avviso, conseguenze se si tiene fermo sulla nostra versione dell'arti-

bien eu ici quelques préoccupations sur nos économies projetées pour l'armée et la marine. Mais ces préoccupatlons sont maintenant dlssipées, car on a appris de source certaine que ces réductions, d'un caractère transltoire, ne toucheralent en rien l'organisme de nos forces, et que par conséquent nous rest!ons, à l'occurrence, un allié très utile et meme nécessalre ».

(3) Non pubblicata. (4) Ed. In L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp.5-6. (5) Cfr. n. 33.

colo 17 e non si transige sul confine. Quanto alla politica di non espansione che desidero fare eccone i termini precisi: non estendere i confini della nostra colonia, eliminare ogni ragione d'attrito, evitare ogni motivo di ostilità con Menelik e nostri vicini. E desidero come conseguenza ridurre le spese militari. Ma, sollecito alla dignità del Paese, intendo procedere con cautela e dopo pro- fonda meditazione (1).

(l) Cfr. quanto aveva scritto lo stesso Launay con R. 160/70 del 15 febbraio: « On avait

(2) Cfr. n. 55, allegato.

36

IL CONSOLE GENERALE AD ADEN, CECCHI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. 45/13. Aden .. 18 febbraio 1891 (per. il 1° marzo). Ho l'onore di trasmettere a V. E., qui unita la lettera del negus Menelik

diretta a S. M. il Re, accennata nel mio telegramma del 14 corrente (2).

L.

L'IMPERATORE D'ETIOPIA, MENELIK II, AL RE D'ITALIA, UMBERTO I (3)

ALLEGATO

Addis Abeba, 22 gennaio 1891. La lettre de Votre Majesté faite à Monza le 28 octobre 1890 (4) m'est bien parvenue.

En apprenant son contenu j'ai été très-content. L'envoyé de Votre Majesté le comte Antonelli pourvu de pleins pouvoirs, noos a

bien rejoint et nous avons causé de toutes les affaires qui l'ont amené chez nous. Quand M. le comte nous présentait la lettre qui nous dit qu'il a été envoyé chez

nous par Votre Majesté pourvu de pleins pouvoirs, nous avons été très-heureux dans l'espérance que nous allions finir vite toutes nos affaires.

Quant à la question des frontières du còté de l'Hamassen entre l'Ethiopie et les possessions de l'Italie, pour éviter de trainer les affaires, et pour nous assurer l'amitié de l':Ltaili.e, nous avons ajouté des pays en plus de notre traité selon les désirs du comte Antonelli, et d'un commun accord nous avons fini cette question par un traité.

Comme ensuite M. le comte me demandait ce que je décidais relativement à la question de l'article 17 du Traité d'Outchali du 25 miazia 1881, je lui ai répondu que, à son temps, quand nous nous sommes mis d'accord pour ce traité, noos avons causé, fait écrire et traité ensemble dans la langue amharigna, et nous n'avons pas traité dans la langue italienne. Quand après je lui dis: «Si vous désirez que l'article 17 reste tel qu'il est écrit en amharigna, - je l'ai blen accepté auparavant, et méme aujourd'hui je n'ai pas renoncé au texte amharigna, - c'est ma parole qu'il reste; si vous dites que cela ne vous convient pas, retranchons alors d'un commun accord et amicalement cet article 17; cependant que le reste du traité reste en vigueur, tel qu'il est». M. lf' comte me répondit: « Je vais avertir mon Gouvernement; sans le consentement de Sa Majesté le Roi Humbert et du Ministère je ne puis accepter cette décision ». J'ai été bien étonné que après avoir accepté volontairement à son temps l'article 17 en amharigna, il refuse de l'accepter aujourd'hui.

Pensant donc que si je ne vous écris pas il paraitrait que je ne tiens pas à votre amitié, je me fais un plaisir de vous envoyer cette lettre, dont j'attends avec impatience la réponse.

(2) Cfr. n. 21. (3) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, ci t., pp. 21-22 e !n LV 72, pp. 31-32. (4) Il 28 ottobre 1890 Umberto aveva inviato a Menelik due lettere. Cfr. serle n, vol. XXIII,

nn. 821 e 822.

(l) Per la risposta di Gandolfl cfr. n. 3H.

37

COLLOQUIO FRA L'ONOREVOLE CRISPI E IL CONSIGLIERE DELL'AMBASCIATA A PARIGI, RESSMAN (l)

APPUNTO. [Roma], 18 febbraio 1891.

Visita del commendatore Ressman. Ressman fu chiamato dal marchese di Rudinì (2) per interpellarlo sulla

posizione del Governo italiano con quel della Repubblica. Il Ressman prima di lasciare Parigi, fu dal signor Ribot. Lo vide dome-

nica 15 (3). Il Ressman chiese al ministro francese, se aveva qualche cosa di buono a

dire al marchese di Rudinì, e se poteva portargli un ramoscello d'olivo. Il Ribot avrebbe risposto, che il Governo francese è un Governo di pubblica

opinione. Bisogna quindi attendere il contegno della stampa, del Parlamento e della finanza verso il Governo italiano.

Pel trattato di commercio non è a pensarci per ora. La legge delle tariffe non sarà votata prima del luglio dalla Camera dei deputati. Andrà in Senato in ottobre. Si andrà adunque al 1892.

Oltre le suddette notizie il Ressman avrebbe detto al Rudinì, ch'egli non crede possa il Governo italiano ottener qualche beneficio dal Governo francese. Il ministro ne sarebbe rimasto impressionato.

Parlammo della politica in genere. Narrai al Ressman quello che Bismarck mi aveva detto sulla consorteria italiana.

Il Ribot, nella udienza del 15, avrebbe ricordato al Ressman le noie che io avrei dato al Governo della Repubblica coi giornali italiani sulla quistione tripolina. Risposi esser menzogna, che io mi valessi dei giornali su cotesto argomento. In Francia i giornali aiutano il Governo nelle quistioni di politica internazionale. Il che non avviene in Italia.

38

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' ( 4)

T. COLONIALE RISERVATO 1028. Massaua, 19 febbraio 1891, ore 19,20 (per. ore 20 del 6).

Naturale conseguenza insistenze nostre nel mantenere articolo 17, secondo versione italiana (5), non rinunziando attuale confine Mareb-Belesa-Muna,

(2) T. riservato 181 del 14 febbraio, non pubblicato. (3) su questo colloquio cfr. l'appunto di R!bot ed. in Documents Diplomatiquel!· Français

(1871-1814), 1re Série (1871-1900), tome VIII (20 mars 1890-28 aoiìt 1891), Paris, Imprimerle Natio- nale, 1938, n. 261.

(5) Risponde al n. 35.

sarebbe sicuramente rottura relazioni con Menelik, non potendosi, nel momento presente, sostenere che colle armi tali due pretese ad un tempo. Politica espan- siva Crispi rispetto Etiopia erasi ridotta sostenere articolo 17, abbandonando confine Mareb-Belesa, perché tanto denaro quanto truppe erano insufficienti per continuare occupazione materiale Saraè ed Okulè-Kusai. Questo stesso motivo fu che indusse Crispi, malgrado suo desiderio estendere nostri possedi- menti a Kassala, a rinunziare alla sua occupazione. Politica espansione Crispi, essendo impedita nell'allargamento nostri possedimenti da mancanza mezzi, cercava compensi nel mantenimento articolo, secondo versione italiana, che, con minore spesa di missioni all'estero, assicurava protettorato su tutta l'Etio- pia e quindi lasciava impregiudicata libertà azione in occupazioni eventuali di teaitori. Politica questo Governo fu sempre mantenere buon accordo con vicini, evitando ogni motivo ostilità con Menelik e tale politica fu seguita costante- mente, sebbene fosse causa non piccola spesa, ritenendo che così riuscisse possibile da un lato mantenere relazioni amichevoli coi capi oltre Mareb, dal- l'altro lato effettuare libero commercio con Kassala e Tokar come può desu- mersi da miei rapporti quindicinali e lettere 121, 122 e 119 Gabinetto (1). Attuali organici truppe Africa, approvati anno passato, furono dettati dal con- cetto limitare occupazione effettiva al triangolo Massaua-Asmara-Keren, assi- curare immediate dipendenze, sulla quale occupazione non credo esistano dubbi presso codesto ministero, ma non consentirebbero conservare attuali nostri confini verso sud, ove non intervenga amichevole accordo con l'Etiopia, né di profittare presenti ostilità inglesi contro dervisci per estendere nostri posse- dimenti ovest Keren.

(l) Da Museo centrale del risorgimento, Carte Cr!spi.

(4) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, c!t., p. 6.

39

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. 5801!82. Roma, 19 febbraio 1891.

Mi riferisco ai telègrammi che, circa la Tripolitania, abbiamo scambiato in questi giorni, ed ai rapporti, in data 7 e 9 febbraio (2), che da lei mi sono, intorno allo stesso argomento, recentemente pervenuti.

Consta dal carteggio, e segnatamente dalla memoria ottomana dello scorso ottobre, comunicata a codesta ambasciata con dispaccio del 7 di questo mese (3), che le preoccupazioni e le mosse della Sublime Porta convergono presente ..

(2) Cfr. n. l; il R. riservato 131/73 del 7 febbraio non è pubblicato nel vol. XXIII della

serie II. (3) Non pubblicate nel vol. XXIII della serie II.

mente sopra quella sola parte della linea di frontiera, che, dipartendosi da Bin Turki, si dirigerebbe verso il sud nella direzione del lago Tchad. Bin Turki trovasi, come V. E. ben sa, molto addentro nel territorio tripolino; epperò la attuale controversia non sembra toccare da vicino i nostri interessi, i quali si connettono piuttosto con la situazione della zona litoranea del Mediterraneo.

In tale stato di cose, e salvo migliore studio della questione, io penso che non sarebbe conforme all'atteggiamento amichevole, che siamo risoluti di ser- bare verso la Francia, una nostra intempestiva intromissione nella contro- versia, e meno ancora sarebbe conforme a codesto atteggiamento una nostra iniziativa presso altre Potenze, con lo scopo di indurle ad una più efficace azione a pro' della Turchia. E tanto più ci parrebbe sconsigliabile un simile procedimento, in quanto che dagli officii fatti da lei e dal r. ambasciatore a Vienna (l) già si trae come i due Gabinetti non siano guari disposti ad asse- condare, nello stadio presente della questione, l'azione della diplomazia ottomana.

In tale stato di cose, noi possiamo bensì seguire con simpatia gli adopera- menti mercè i quali il Governo del sultano si sforza di mantenere integre, anche nell'hinterland tripolino, le sue ragioni territoriali. Ma non ci conviene manifestamente di assumere, di fronte alle rivendicazioni ottomane, un conte- gno sostanzialmente diverso da quello dell'Inghilterra e dei nostri alleati.

Desidero che il linguaggio di lei pigli norma dai concetti qui sopra espressi.

(l) Non pubblicato nel vol. XXIII della serie Il.

40

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL MINISTRO DELLA GUERRA, PELLOUX

D. 5802/111. Roma, 19 febbraio 1891.

La questione del confine fra la Tripolitania e la Tunisia, e del prolunga- mento del confine medesimo verso il sud nella direzione del Tchad, travasi riassunta nel documento, preparato nello scorso dicembre (2) negli uffici di questo ministero, del quale qui accludo due esemplari.

Desidero che V. E., con la cooperazione, quando lo creda opportuno, del comandante in capo dello Stato Maggiore, mi voglia manifestare, intorno a codesto documento, ed alle conclusioni nel medesimo enunciate, la autorevole sua opinione dal punto di vista degli interessi presenti ed eventuali dell'Italia.

Non ho d'uopo di additare a V. E. il carattere riservatissimo della presente comunicazione C 3).

(2) Cfr. serie II, vol. XXIII, n. 899, nota 2. (3) Pelloux rispose con D. riservatissimo 1505 del 30 marzo (cfr. n. 185, nota 1).

(l) Cfr. serie II, vol. XXIII, n. 931.

41

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 174/96. Londra, 20 febbraio 1891 (per. il 26).

Con telegramma del giorno 16 corrente (1), V. E. mi ha informato che da lord Dufferin le era stato comunicato un dispaccio di lord Salisbury in data 30 gennaio relativo ai lavori che si fanno a Biserta. Ringrazio l'E. V. di avermi fatto conoscere il sunto dell'importante documento che manifestamente era destinato a dare una risposta scritta alle ripetute pratiche verbali che da questa r. ambasciata erano state fatte negli ultimi tempi per interessare l'In- ghilterra ad agire a Parigi nello scopo di conseguire l'abbandono del progetto di costruire a Biserta un porto militare. Il dispaccio del 30 gennaio contiene infatti le cose stesse che lord Salisbury mi disse il 14 di quello stesso mese e che io ho riferite il giorno stesso al R.. Governo (rapporto n. 64) (2). Un accenno però sarebbe fatto, nella nota inglese a giustificate rimostranze che più tardi dovessero farsi a Parigi ed il senso da attribuirsi a queste parole non mi era dato dalle cose da me udite nei colloqui con questo primo ministro. Profittai perciò della visita ebdomadaria fattagli il dì 18 corrente, per provo- care da lui una spiegazione a tale riguardo. Sua Signoria mi disse che non ricordava quali parole egli avesse adoperate, ma che l'intenzione sua era stata di riservare l'avvenire, non tanto a lui, quanto ai suoi successori e di non creare un impegno per l'azione futura del Governo della regina. Egli presen- temente non vedeva in quali circostanze occorrerebbe che delle rimostranze si facessero alla Francia; ma l'atteggiamento del Governo di Parigi, rispetto alle cose tunisine, potrebbe in seguito mutare e, in tale ipotesi, si sarebbe potuto esaminare di nuovo il da farsi. Se la posizione che la Francia tiene presente- mente a Tunisi si dovesse sostanzialmente modificare, soggiungeva Sua Signo- ria, se l'autorità del bey dovesse scomparire, od in altre eventualità gravi che per il momento non sono prevedibili, potrebbe presentarsi l'opportunità di chie- dere delle guarentigie e questa non deve essere pregiudicata dalle risoluzioni che ora giova prendere. Non sembrandomi conveniente impegnare una discus- sione sovra ipotesi indeterminate, mi limitai a replicare che Sua Signoria dovea credere corta la sua vita ministeriale poichè aveva tanta cura di riser- vare la libertà futura d'azione per circostanze le quali purtroppo e per vari sintomi si potevano considerare come di prossima realizzazione. Ed il colloquio terminò con lo scambio di altre poche parole pronunziate in tuono di celia

(2) Cfr. serie II, vol. XXIII, n. 920 (è il telegramma che riproduce la sostanza del rapporto).

senza che si ritornasse da noi sovra la questione dell'importanza offensiva che le fortificazioni di Biserta potranno avere (1).

T. SEGRETO 279.

(l) Cfr. n. 24.

42

IL MINISTRO A TANGERI, CANTA:GALLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Tangeri, 21 febbraio 1891, ore 14,20 (per. ore 19,25).

Mi riferisco telegramma 9 corrente (2). Gentile scrive che ministro inglese insiste col sultano per ottenere concessione concernente capo Jubi, abolizione schiavitù, stazione segnali a capo Spartel; accagiona me e Gentile renitenza mostrata sultano; minaccia dimostrazione navale sbarco truppe occupazione porti marocchini, annunzia sua partenza immediata, rifiuta scorta provvi- sioni. Situazione pericolosa perché sultano impaurito cederà o potrebbe gettarsi nelle braccia Francia. Sua Maestà avrebbe detto suoi confidenti sarà costretto delegare Francia trattare politica estera marocchina. Segue rapporto. Sebbene sia convinto ministro inglese faccia politica personale procurando successi, stimo urgente si provveda nel momento in cui sta per giungere Tangeri squadra francese. Lontananza favorisce Kirby-Green, il quale rappresenta Germania, Italia impotenti ed è a noi apertamente ostile (3).

43

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Londra, 21 febbraio 1891.

Le sono veramente grato della cortesissima sua lettera particolare del 13 corrente e profitto del gentile invito suo valendomi di questa prima partenza di corriere per rispondere nella forma stessa. Ella può stare certa del mede- simo impegno mio nell'assecondare l'azione tendente a rafforzare le basi del- l'amicizia reciproca che è precipuo interesse nostro conservare con l'Inghilterra.

Sallsbury mi annunziò che l'ammiragliato inglese si era pronunciato nel senso che la costruzione di un porto militare a Biserta, costringendo le forze navali francesi a disperdersi, scemerebbe la potenza marittima della Francia. io ebbi il sospetto che il rapporto esprimente questa opinione, fosse stato preparato appositamente per dare un fondamento tecnico alla resistenza che, per ragioni di altro ordine, il Gabinetto di Londra stimava dover opporre alle insistenze dell'Italia tendenti a spingerlo ad agire in prevenzione a Parigi senza aspettare che le costruzioni fossero, dallo stato di progetto passate a quelio di fatto compiuto. Ma ho saputo dippoi indirettamente, per mezzo dell'addetto navale di questa r. ambasciata, che veramente l'opinione anzidetta era quella che all'ammiragliato inglese presentemente prevaleva •· (2) Con T. riservato 306 del 9 febbraio Cantagalli aveva informato di pressioni del ministro Inglese sul sultano del Marocco per ottenere la cessione di capo Jubi.

31 7 - Documenti Diplomatici - Serie II - Vol. XXIV

Non bisogna dissimularsi che queste basi furono alquanto scosse negli ultimi tempi. Vi aveano contribuito gli attriti africani. Ancor più però, per mio avviso, influivano contro gl'interessi nostri le fortissime correnti a noi ostili che da Parigi si infiltrarono qui negli ultimi mesi dell'anno passato.

L'aspettazione ora è molta. Però per il momento non possiamo contare che sovra l'aspettazione benevola. La situazione potrà migliorarsi, ma occorrerà per ciò qualche tempo e molta circospezione nelle prime mosse.

Scrivo in altra lettera (l) della venuta del conte Fantoni e dell'incarico a lui affidato. Se fosse stato possibile un ritardo, credo che l'esito sarebbe stato più sicuro. Ad ogni modo mi sono adoperato e mi adopererò con ogni diligenza per farlo riuscire nell'interesse del Paese.

Forse ella avrà saputo di tutto un complesso di circostanze che mi ha tolto da questa ambasciata il consigliere conte Hierschel senza verun suo demerito e con molto dispiacere mio. Se le cose potranno essere ristabilite in pristino, ne sarei contento.

(l) con R. riservato 175/97 dello stesso 20 febbraio Tornielli comunicò: «Allorché lord

(3) Per la risposta cfr. n. 44.

44

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI

T. 218. Roma, 22 febbraio 1891, ore 17.

Ricevuto rapporto n. 47 (2) e gli altri rinchiusi nel medesimo piego. Rispondo a quelli concernenti atteggiamento verso Inghilterra, nonché al tele- gramma di ieri (3) sullo stesso soggetto. Desidero farle tosto e chiaramente noto mio pensiero. Noi consideriamo Inghilterra come nostra fida sicura amica. Vogliamo avere con essa al Marocco come in ogni altra parte cordiali schietti rapporti. Se atti o contegno di codesto ministro inglese le sembrano contrari al programma di conservazione dello statu quo che anche nel Marocco è comune alle due Potenze ella deve segnalarli a me acciocché io possa farne oggetto di franche ed amichevoli spiegazioni col Gabinetto britannico. Ma ella deve costì essere tra il Governo marocchino e la legazione inglese organo di conci- liazione evitando accuratamente non solo l'apparenza, ma sopratutto anche la realtà di una intromissione indiretta e clandestina la quale, mentre non è punto giustificata da talun contrasto d'interessi tra l'Italia e l'Inghilterra, può esporci al rimprovero di poca lealtà, spingendo altresì il sultano ad una ecces- siva resistenza, col manifesto pericolo che ne sorgano, o da parte del sultano, o da parte dell'Inghilterra, combinazioni sfavorevoli alla nostra disinteressata politica. Questo è l'atteggiamento che ella deve tenere, procurando di elimi- nare, con ogni studio, l'impressione diversa che in precedenza abbia potuto prodursi rispetto al nostro intendimento (4).

(2) Non pubblicato nel vol. XXIII della serie II. (3) Cfr. n. 42. (4) Per la risposta cfr. n. 46.

(l) Non pubblicata.

45

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. COLONIALE RISERVATO 1037. Massaua, 23 febbraio 1891, ore 9,35 (per. ore 13,15).

Grenfell parte per Tokar con due navi inglesi. Effettuata requisizione di tutti cammelli dintorni Suakin farebbe supporre intento di avanzare ulterior- mente per parte anglo-egiziani, le cui forze sembrano ora non inferiori 5000 uomini. Per il caso si dirigessero su Kassala, prego darmi istruzioni (l).

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IL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' T. 290. Tangeri, 23 febbraio 1891, ore 11,55 (per. ore 17,15).

Il mio carteggio da tre anni chiaro prova aver io costantemente subordi- nato il mio contegno al concetto della necessità di mantenimento, come altrove, eccellenti rapporti intimi con la Gran Bretagna nel Marocco. La mia condotta fu, in ogni modo, leale. Nel caso presente, ispirandomi anticipatamente al pen- siero espresso nel telegramma di V.E. ricevuto ieri sera (2) ho segnalato minaccia pericolo alla conservazione statu quo, mentre che il mio linguaggio col sultano rivestiva carattere di disinteressato consiglio. S. M. Imperiale, impaurita, farà probabilmente quanto domanda Kirby Green con danno gene- rale. Intendo che V. E. mi ha prescritto di lasciare al mio collega britannico libertà d'azione. Mi ispirerò di tal norma e farò tornare Gianatelli Gentile, dopo breve dimora, se le informazioni circa missione francese non sono tali da richiedere più lungo soggiorno. Segue rapporto cifrato (3) con annessa relazione del Gianatelli Gentile, la quale raccomando alla attenzione di V. E.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL CONSOLE GENERALE A ADEN, CECCHI (4) T. s. N. (5). Roma, 23 febbraio 1981, ore 15.

Comunichi Antonelli seguente telegramma insieme ad altri due (6) che spedirò domani: «Autorizzo sistemare quistione confine accettando linea indi-

(2) Cfr. n. 44. (3) R. 316/74 del 23 febbraio, non pubbllcato. (4) Ed., con varianti, in L'Italia in Africa, Ettopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., p. 10 e in

LV 72, pp. 28-29. (5) Minuta autografa. (6) Il 24 febbraio risulta spedito per Antonell1 11 solo T. coloniale riservato 394, non

pubbllcato.

cata suo telegramma 21 gennaio (1). Autorizzo sistemare quistione conto pre- stito nel modo che stimerà meglio conveniente interessi italiani. Avvertendo però che nostro credito per somministrazioni viveri, fino novembre, a Manga- scià, nonché per viaggio Makonnen, ascendeva lire 350.701, 44. Autorizzo accet- tare terza proposta Menelik lasciando articolo 17 come nei due testi; la qual cosa mantiene integro nostro diritto. Sono disposto prendere nuovi accordi scorsi cinque anni dalla data del Trattato di Uccialli. Sono anche pronto aprire prima nuovi negoziati. Assicuri Menelik sincera amicizia Italia della quale gli do oggi prova solenne. Salvo nuovi incidenti, che richieggano sua presenza, ella può mettere termine sua missione facoltandola lasciare residenza generale a Salimbeni. Governo la ringrazia vivamente, e le conferma ampia fiducia ».

(l) Per la risposta cfr. n. 48.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI

T. COLONIALE RISERVATO 391. Roma, 23 febbraio 1891, ore 19,25.

Circa supposta marcia egiziani verso Kassala (2) chiedo tosto informazioni Londra (3). Intanto pregola limitarsi osservare perché non vorremmo né potremmo apparci ad una simile mossa premendoci sopratutto conservare amicizia Inghilterra.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. COLONIALE RISERVATO 392. Roma, 23 febbraio 1891, ore 19,35.

A Massaua corre voce egiziani intendono spingersi su Kassala (2). Prego chiedere amichevolmente informazioni lord Salisbury (4) al solo scopo di coor- dinare con sue intenzioni le istruzioni per il nostro comando e di evitare ogni possibile attrito.

(2) Cfr. n. 45. (3) Cfr. n. 49. (4) Per la risposta cfr. n. 52.

D. 6502.

(l) Cfr. n. 21.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTER:!, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

Roma, 23 febbraio 1891.

L'ambasciatore di Germania mi ha parlato, in questi giorni, della situa- zione della Bulgaria e dell'atteggiamento che la Russia tiene verso il Prin- cipato (1).

Non essendo l'Italia direttamente implicata nelle cose bulgare, è naturale che si tenga in una certa riservatezza, e che, astenendosi da ogni iniziativa, modelli piuttosto il suo contegno sopra quello dell'Austria-Ungheria, che, tra le due Potenze alleate, è la principale interessata. È ovvio, d'altra parte, che a noi conviene di evitare tutto ciò che possa menomamente urtare le suscetti- bilità della Russia, le quali, in quanto concerne la Bulgaria, sono in sommo grado sensibili. A questo duplice concetto si informa la nostra politica verso il Principato, come apparisce anche dal dispaccio, qui acchiuso in copia, che, sullo stesso argomento, dirigo al r. ambasciatore in Pietroburgo (2).

D. 6303.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

Roma, 23 febbraio 1891.

Oggi, giorno del mio ricevimento ebdomadario, ebbi la visita dell'amba- sciatore di Francia, il quale recavami, da parte del suo Governo, le più amiche- voli attestazioni. Il signor Ribot dimostrava, per tal guisa, come alle mie pub- bliche affermazioni circa il contegno che siamo risoluti di serbare verso la Francia, egli intenda corrispondere con altrettanta cordialità di propositi.

Nel nostro colloquio, il discorso è anche caduto sopra Biserta. Ricordai come fin dai primi tempi dell'occupazione di Tunisi, ed indi a più riprese, il

di Russia fece rimostranze a Palazzo per la visita fatta da Rechid bey al principe di Bulgaria, sospettata da Nelidov un primo passo verso n riconoscimento, minacciando d'un cambiamento nell'attitudine russa verso l'Egitto se la Sublime Porta continua attitudine verso la Bulgaria inaugurata colla visita di Rechid ».

desidera bensì (cosi le dichiarava codesto signor ministro degli affari esteri) di persistere, verso la Bulgaria, nel suo atteggiamento di aspettazione; però non può non preoccuparsi della propa- ganda nihllista che si viene diffondendo nelle sfere dell'amministrazione principesca ... La nostra, V. E. ben lo sa per le mie recenti dichiarazioni, è politica di ordine e di pace. Tale si spiegherà anche in Bulgaria quante volte giovi che la nostra voce suoni ammonimento contro mene pericolose per n Principato medesimo. In questo senso S. E. 11 signor di Giers può fare assegna- mento sulla nostra amichevole e disinteressata cooperazione. E V. E. potrà, avendone l'opportunità, porgerne la precisa assicurazione ».

Governo della Repubblica avesse ripudiato il progetto di far di Biserta un porto militare. Vero è bensì che il linguaggio dei ministri francesi su tale argo- mento è stato costantemente tale da implicare piuttosto la enunciazione di un permanente proposito, anziché un formale impegno verso le altre Potenze. Però, quale che sia la portata giuridica delle reiterate dichiarazioni della Fran- cia, è evidentemente desiderabile nell'interesse dei buoni rapporti tra i due Paesi, ed anche per impedire che ne sorga una delicata quistione di suscetti- bilità nazionale che la Francia persista nel suo intendimento di non far di Biserta un porto fortificato.

II signor Billot mi rispose che egli non aveva facoltà di prendere, circa questo soggetto, impegno alcuno che vincolasse l'avvenire; che, però, non esi- steva affatto, da parte del suo Governo, l'intenzione di fortificare Biserta. I lavori che vi si stanno facendo o divisando, hanno carattere puramente com- merciale.

Ringraziai l'ambasciatore, e conclusi manifestando il desiderio che, in que- sto, come in ogni altro tema attinente ai rapporti tra i due Governi si procedesse con mutua schiettezza. Anziché far pervenire per via indiretta a Parigi le nostre eventuali osservazioni o doglianze, preferivo, e sempre preferirò, di avere con lo stesso Governo francese una franca ed amichevole spiegazione.

Desidero che, nel conversare col signor Ribot, l'E. V. si mostri conscia di questo mio colloquio con l'ambasciatore della Repubblica (l).

(l) Cfr. in proposito quanto aveva riferito Bisio con T. 232 del 14 febbraio: «Ambasciatore

(2) Si pubblicano qui due passi di tale dispaccio (n. 6504 del 23 febbraio): «La Russia

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. COLONIALE RISERVATO 1043. Londra, 24 febbraio 1891, ore 19,36 (per. ore 21,25).

Salisbury mi ha confermato che egiziani non andranno più oltre regione di Tokar, e che a questa condizione soltanto fu autorizzata spedizione, non volendo Governo britannico si pregiudicasse per essa condizione finanziaria dell'Egitto. Egli mi ha ringraziato comunicazione amichevole fattagli secondo ordini avuti (2).

tutta evidenza che le d!ch!araz!on! fatte !n questo senso, ancorchè limitate all'oggi, danno una base per chiedere, quando ne fosse !l caso, le ragioni d! un mutamento d'Intenzioni che più tardi si rivelasse nell'ordine del fatti. Per questo motivo, non meno che per la migliorata con- dizione de! rapporti che permette spiegazioni dirette fra Roma e Parigi, sempre preferib!li alle Indirette doglianze, V. E. consenta che lo m! rallegri del passo Importante che è stato fatto In questa questione, nella quale c! siamo orma! collocati !n posizione parallela a quella dell'In- ghilterra ».

T. 397 del 25 febbraio.

D. CIFRATO 6627.

(l) Cfr. quanto scriveva !n proposito de Launay nel R. riservato 215/120 del 6 marzo: «!: d!

(2) Cfr. n. 49. Il contenuto del telegramma edito nel testo fu comunicato a Gandolfi con

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

Roma, 25 febbraio 1891.

Ho preso conoscenza degli annessi cifrati 19 gennaio, 27 gennaio (l) e 16 febbraio (2). Mi compiaccio che siano bene avviate le trattative per la rinnova- zione dell'accordo 4 maggio 1887. Desidero che V. E. dichiari a codesti ministri dirigenti, ed avendone l'opportunità anche alla regina, il mio fermo proposito di cooperare ad una felice conclusione del negoziato.

Circa il punto fondamentale della rinnovazione le due parti sono oramai consenzienti.

Non crederei che debbano figurare negli atti da scambiarsi nella presente circostanza gli amichevoli nostri suggerimenti per l'incremento delle forze mili- tari della Spagna.

Dal canto suo, codesto Governo vorrà certo accettare, per le sue riserve circa il Marocco, una formala tale che non implichi deroga alla politica di conservazione della quale l'accordo del 1887 è sostanzialmente l'espressione. Il Governo spagnuolo potrebbe dichiarare che lo statu quo, alla preservazione del quale mira l'accordo, devesi intendere, non solo in relazione con lo stato di fatto nel Marocco, ma anche in relazione con lo stato di diritto, giusta il Trattato di Uad Ras. Ma se, invece, codesto Governo volesse dare alle sue riserve una estensione maggiore in guisa da includervi anche la eventuale ripresa del negoziato per uno scambio territoriale tra Santa Cruz e Cabo del Agua, od altro consimile noi dovremmo lealmente dichiarare l'impossibilità nostra di prestarci, anche con una tacita acquiescenza, a simili combinazioni, le quali certamente provocherebbero corrispondenti rivendicazioni da parte della Francia, ed inizierebbero così lo smembramento dell'Impero.

Alla domanda del duca di Tetuan circa la continuazione della Triplice Alleanza V. E. può rispondere che tale è il nostro proposito e crediamo che identico sia quello degli altri due Gabinetti.

Mercè le presenti istruzioni V.E. è in grado di preparare col ministro di Stato lo schema delle note da scambiarsi; sul quale schema mi riserverei di pronunciarmi definitivamente dopo avere udito i Gabinetti di Berlino e di Vien- na, che anche questa volta dovranno essere richiesti di aderire, e quello di Londra che desidero del pari, come già si fece nel 1887, rendere conscio del rinnovato accordo.

(2) Di tale annesso cifrato si pubblicano solo i brani seguenti: «s. M. la Regina, che ho

avuto occasione di rivedere in questi giorni, m! manifestò la sua speranza che 11 nuovo Gabinetto italiano avrebbe riconfermato l'accordo !n discorso, cui essa dà una grande Impor- tanza. Nella debole opinione mia, volendo continuare a tenerlo in vigore, converrà fare qualche concessione alla Spagna rispetto alle riserve che reclama. In fin dei conti, non è che una questione puramente di principio, e non occorrerebbe che concertare una formola atta a soddisfare la suscettibilità d! questo Paese. Sono trent'anni che Il Trattato di Uad Ras non è stato eseguito, e molto probabilmente un altro periodo uguale, per lo meno, trascorrerà avanti

(l) Cfr. serie II, vol. XXIII, nn. 927 e 942.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACHIAVELLI

D. 6628/95. Roma, 25 febbraio 1891.

Le mie dichiarazioni recenti in Parlamento (l) le hanno fatto manifesto il fermo nostro proposito di serbare colla Francia amichevoli rapporti. Desidero che l'atteggiamento di lei corrisponda sempre ed esattamente a questo nostro pensiero. La sperimentata prudenza sua mi fa sicuro che ella saprà con siffatto atteggiamento conciliare gli interessi che sono commessi alla sua vigile diligenza.

Il Governo francese ha ripetutamente ripudiato i progetti che gli si attri- buiscono di imprese militari a danno della Tripolitania. Nulla ci autorizza a credere che alle dichiarazioni sue non sia conforme la realtà dei fatti. Nondi- meno, anche al fine di dissipare erronee supposizioni e di potere eventual- mente avere col Gabinetto di Parigi amichevoli spiegazioni, approvo che la S.V. continui ad esercitare la sua sorveglianza sopra ciò che possa avvenire sul confine verso la Tripolitania. Non le sarà malagevole di organizzare all'uopo un sicuro servizio segreto di informazioni.

Intanto le porgo le mie grazie per i rapporti che su tale argomento ella mi ha fatto pervenire in questi giorni. Essi recano i nn. 301/76, 350/89, 387/93, 399/95, 410/96 (2).

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. 6632/78. Roma, 25 febbraio 1891.

Benchè già V.E. me ne avesse fatto pervenire un riassunto telegrafico (3), pur mi è riuscito assai interessante il rapporto di lei in data del 17 di questo

che lo sia. Questo mi osservava appunto il duca di Tetuan, per provarmi quanto sia da lui lontano il pensiero d! voler turbare l'ordine d! cose esistente nel Marocco ... Ad ogni modo, debbo dichiarare !l mio convincimento che qui non s! recederà, e domando quindi Istruzioni ben precise. L'on. Crisp! non m! ha ancora dato nessuna risposta». Cfr. anche il seguente appunto di Crisp! del 14 febbraio (Museo centrale del Risorgimento, Carte Crispi): «Alle 3,30 pomeridiane mi viene annunziato il duca di Benomar. Egli mi racconta che il duca di Tetuan e gli altri suoi colleghi sono dolentiss!mi del mio ritiro e che sperano !l pronto mio ritorno. Sogg!unge, che la dispar!zione d! Bismarck dalla scena politica e le mie dimissioni lasciano la Triplice indebolita. Bismarck e Crispi erano i due forti puntelli. La Francia cospira contro le istituzioni monarchiche. Strapperà fogl!a a foglia il carciofo, prendendo prima il Portogallo, poscia la Spagna e finalmente l'Italia. Per l'Italia è un poco più difficile; è una foglia difficile a strappare ed a mangiare. Il discorso continua sullo stesso metro. Il Benomar ricorda, che a Berlino hanno un'alta opinione di me, e teme che difficlmente potrà acquistarsi un'influenza il mio successore. Il Benomar dichiara, ch'egli non parlerà delle negoziazioni intraprese tra i due Gabinetti di Roma e di Madrid, non parlerà al mio successore, finchè costui non ne abbia preso l'iniziativa».

(2) Non pubblicati. (3) Cfr. n. 34, nota 3.

mese, n. 229/77 (1). Sopratutto mi compiaccio che abbiano fatto buona impres- sione sull'animo del cancelliere conte di Caprivi tanto le espressioni contenute nella lettera che gli diressi, quanto le mie dichiarazioni alla Camera circa la politica estera del nuovo Gabinetto. Confido che la reciproca fiducia ed intimità verrà viemmeglio rassodandosi man mano che le affermazioni nostre riceve- ranno dai fatti precisa e sicura riconferma.

Il presente dispaccio le perverrà per mezzo del corriere di Gabinetto. Ne approfitto per accludervi, ad informazione di lei, copia della risposta del conte Caprivi alla mia lettera.

IL CANCELLIERE DELL'IMPERO TEDESCO, CAPRIVI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Berlino, 18 febbraio 1891.

Je remercie sincèrement V. E. de la lettre qu'elle m'a fait l'honneur de m'adresser (2). Je suis convaincu que rien ne changera dans les rapports amicaux des Etats et de leurs ministres. Les intéréts communs à nos Pays et la haute réputation, qui précède V. E., formeront la meilleure base pour nos rapports personnels.

Je partage entièrement vos idées sur les relations d'intimité et de cordiaJ.ité à entretenir entre nos deux Cabinets et pour ma part aussi j'y contribuerai de mon mieux.

(l) Cfr. n. 20.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, GERBAIX DE SONNAZ (3)

D. Roma, 25 febbraio 1891.

Intorno al nostro atteggiamento in Bulgaria ebbi occasione, fin da questi primi giorni del mio Ministero, di scambiare idee coi Gabinetti di Pietroburgo e di Berlino. Il mio pensiero risulta dai documenti che qui acchiudo: un rap- porto del r. ambasciatore in Pietroburgo, la mia risposta, ed un mio dispaccio al r. ambasciatore in Berlino (4).

Da codesti carteggi la S. V. può pigliare norma per il suo contegno. Non è mio proposito di deviare menomamente, nelle cose di Bulgaria, da quel rispetto alla autonomia nazionale, che è base della nostra politica tradizionale. E poiché anche il Gabinetto di Vienna ha risolutamente adottato per sè, verso la Bulgaria, la politica medesima, così siamo ben lieti di poter seguire la stessa linea di condotta con quello dei due nostri alleati, che nel Principato ha più

(2) Cfr. n. 18, allegato I. (3) L'originale non è stato trovato. Il testo pubblicato è quello conservato nelle serle a

stampa riservata Inviate per conoscenza alle rappresentanze diplomatiche all'estero. (4) Cfr. n. 50 e nota 2 allo stesso. Il rapporto da Pietroburgo del 12 febbraio non è

pubblicato.

diretti interessi (l). Però desidero del pari di evitare tutto ciò che possa ferire la suscettibilità della Russia, con la quale vogliamo avere rapporti amichevoli; e, se veramente esistesse costì una propaganda sovversiva, non mi parrebbe di fare atto d'intempestiva od indebita intromissione porgendo consigli dettati dalla sollecitudine che il Principato medesimo ci ispira.

Su questo ultimo punto, gli ulteriori rapporti di lei potranno meglio illumi- nare il mio giudizio.

T. RISERVATO 312.

(l) Cfr. n. 34.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Parigi, 26 febbraio 1891, ore 18 (per. ore 21).

Ressman prega E. V. di voler prendere notizia seguente telegramma che egli indirizza al commendatore Luzzatti, e di trasmetterglielo. « Confidenziale. Arrivato stamane, ho veduto immediatamente Rothschild, ed ho avuto con lui conferenza di due ore amichevolissima ed incisiva, che, tralasciando i partico- lari della discussione, si riassume nelle seguenti precise e categoriche dichiara- zioni del barone: egli è grato a V.E. delle intenzioni manifestategli ed ha il più vivo desiderio di riattaccare rapporti durevoli con voi, che crede non meno conformi agli interessi della sua Casa che a quelli veri e permanenti dell'Italia. La ripresa degli affari colla Banca Rothschild, egli dice, sarebbe da tutta la Francia considerata come un trattato di pace fra i due Paesi, che dischiude- rebbe via al completo ripristinamento dei loro rapporti finanziarii, e riaprireb- be in Francia su tutta la linea il credito all'Italia; ma egli stesso e l'alta finanza francese in generale non possono muoversi senza consenso del Governo, giacché opinione pubblica si rivolterebbe in caso contrario contro essi, li consi- dererebbe come traditori e metterebbe un invincibile ostacolo al buon esito di ogni impresa. Il Governo può bensì dirci che i banchieri sono padroni di dispor- re del loro credito come vogliono, così però non è in fatti per la forza stessa delle cose. Ora Rothschild mi confessò in stretta confidenza, pregandomi anzi di tacerlo, che vincendo la sua ripugnanza, egli aveva presentito Ribot e che questi non credeva giunta ora di lasciar fare. Occorre perciò al Governo fran- cese un qualche fatto positivo, il quale valga più di proteste benevole, ed abbia per lui efficacia anche oltre l'esistenza pur sempre precaria di un Gabi- netto bene intenzionato e simpatico come il presente. Sarebbe dunque opera della diplomazia d'intendersi a tale proposito col signor Ribot e se con lui accordo si facesse Rothschild sarebbe pronto ad agire anche subito. In quanto quotazione delle obbligazioni Rothschild crede che difficilmente potrebbe esserci

Launay: «Le baron de Marschall m'a dit que la manlère de volr du Cabinet de Berlln à l'égard de la Principauté se rapprochalt de la nòtre. L'essentlel étalt que l'Autrlche et la Russie s'entendissent autant que possible à ce sujet, afln d'év!ter !es compllcations. C'est à quol le Gouvernement !mpér!al voue ses efforts ».

rifiutata, ma egli ci impegna a non chiederla neppure nello stato attuale delle cose, giacché sarebbe concessione illusoria e malgrado ad essa non una sola delle nostre obbligazioni sarebbe qui presa nella sua Banca. Quest'avviso è importantissimo, e prima dunque di fare un passo di più e di interpellare il ministro delle finanze circa quotazione, prego V. E. di ben meditare il consi- glio e di telegrafarmene poi le sue istruzioni (1). Vedrò domani Ribot che poc'anzi era alla Camera e tenterò fargli dire quale "fatto positivo" da noi attenda per dare alla Banca il nulla osta. Suppongo che senza chiederci pro- messa non rinnovare Triplice Alleanza, ci si domanderà qui una qualche garanzia che ogni clausola di concorso offensivo contro la Francia sia esclusa dal nuovo trattato, o che lo si pubblichi in sostanza. Poco possiamo sperare di fare colla Francia se non giungiamo a rassicurare apertamente e pienamente Governo e la pubblica opinione sulla nostra situazione nella Triplice Alleanza, ed a provare che essa non è più pericolosa per la Francia che quella dell'Austria. Ressman » (2).

T. RISERVATO 241.

(l) Per l'atteggiamento della Germania cfr. !l seguente passo del R. 332/106 del 9 marzo di

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

Roma, 27 febbraio 1891, ore 10,30.

Comunicherò Luzzatti telegramma Ressman (3). Intanto mi oppongo risolu- tamente a qualunque trattativa con Ribot che abbia per iscopo di fare acqui- stare a Rothschild nostre obbligazioni. Italia può trattare affari con banchieri, ma non può chiedere elemosina Governo francese. Si può trattare più tardi con Ribot a mente riposata circa ai fatti positivi desiderabili per ristabilire

(2) Si pubblica qui un passo di una lettera personale di Ressman a Rudinì del 10 agosto

relativa ad una trattativa con la società della ferrovia Parigi-Lione-Mediterraneo per 11 trasporto delle cartelle della rendita italiana: « Il barone Alfonso di Rothschild cui per assicurarmi un alleato mi rivolsi fino dalla prima ora si mostrò compiacentissimo e mise subito il suo direttore generale a mia disposizione, incaricandolo dei calcoli opportuni e del suggerimento di eventuali ripieghi. Ed ebbi difatti dal detto direttore, signor Neul:iurger, ch'è la testa forte di casa Rothschild, la più premurosa assistenza, a tale che prego fino da ora l'E. V. di voler accoglier benevolmente una proposta di promozione nel nostri ordini che in un interesse ben inteso del nostro Governo avrò l'onore di farle ufficialmente in suo favore. Non trovai altrettanto arren- devole il potente barone quando gli parlai della nostra rendita e dei recenti ribassi. Siccome egli, personalmente, nei nostri colloquii dello scorso marzo si era mostrato favorevolissimo a noi e molto desideroso, purché questo Governo non gli mettesse ostacolo, a riprendere affari con noi, siccome anzi un giorno egll era salito da me per rlaffermarml questo desiderio e discor- rermi delle condlz!onl politiche a suo giudizio necessarie affinché potesse avverarsi, non potei a meno d'esprimergli la mia sorpresa di trovarlo In sentimenti tanto diversi. Mi rispose con una singolare confessione. Seppe che erasl da costì raccontato a Berllno ch'egli aveva consigllato al Governo itallano d'uscire dalla Trlpllce, clocché aveva profondamente irritato contro di lui il Ministero imperiale degll affari esteri. E di quest'indiscrezione, di questo tradimento non si dava pace (standogll naturalmente a cuore di non passare a Berlino per troppo ligio alla politica francese!). Egli, ab irato, disse pure che non gl'importava, sostenendo la rendita italiana, di giovare alle speculazioni dei banchieri tedeschi; ma nondimeno non credo né che l'ostilità sua si.a stata altro fuorché passiva, né che le previsioni pessimiste da lui espresse tradissero intenzioni d1 una conforme azione personale ».

eordiali rapporti fra le due Potenze, ma sarebbe indecoroso chiedere, in qual- siasi tempo, al Governo francese di togliere suo veto ai banchieri. Esso dovrà farlo spontaneamente quando ne sarà venuta l'opportunità. Le due trattative debbono farsi separatamente: una coi banchieri l'altra col Governo, come cose affatto distinte, ed in tempi diversi. Più che di riuscire a me preme di evitare all'Italia una vera umiliazione, che ripugna all'animo mio, che ripu- gnerebbe al sentimento nazionale. Ministro tesoro pensa come me, ma ad ogni modo, quali che siano le comunicazioni che egli possa fare, io prego l'E. V. di conformarsi sempre a questo indirizzo, che deve governare la nostra politica estera, e la cui importanza non può sfuggire alla sagacia dell'E. V.

T. 248.

(l) Cfr. n. 58.

(3) Cfr. n. 57.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, TORNIELLI, A PARIGI, MENABREA,

E A VIENNA, NIGRA

Roma, 27 febbraio 1891, ore 19.

Governatore generale Tripoli informò Sublime Porta soldati francesi avan- zarono fino villaggi facenti parte della Tripolitania. Sublime Porta ha fatto fare rimostranze a Parigi (1).

(Per Parigi) Prego tenerne amichevole discorso con Ribot facendo inten- dere questa essere questione sulla quale non possiamo transigere impegnando ad un tempo interessi e legittima suscettibilità del nostro Paese.

(Per Londra, Vienna e Berlino) Voglia additare a codesto Governo la gra- vità di simili notizie (2).

60

IL CONSIGLIERE DELL'AMBASCIATA A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE CONFIDENZIALE. Parigi, 27 febbraio 1891, sera.

Ringrazio anzitutto caldamente l'E. V. della così gentile e benevola acco- glienza che volle farmi costì e della fiducia ch'ella mi ha dimostrata in modo per me sì lusinghiero e sì confortante. Ella può in ogni incontro fare sicuro

(2) Per le risposte cfr. nn. 63, 64, 65. La risposta da Londra non si pubblica ma risulta

dal n. 89.

assegno sul desiderio VlVlSSimo che ho d'essere e di rimanerne meritevole, e di coadiuvare efficacemente in tutta la misura delle mie forze e in quella delle mie attribuzioni all'opera patriotica da lei intrapresa.

Nel colloquio che appena qui ritornato ebbi col capo della casa Rothschild e che V. E. conosce dal mio telegramma d'ieri (l) mi premeva non solo di scandagliare a fondo le sue intenzioni personali, ma di far confessare a lui stesso la completa sua subordinazione ai voleri di questo Governo, allo scopo precisamente di dissipare nel nostro ministro del tesoro l'erroneo concetto che si possa qui attaccare il carro innanzi a' buoi, cioè che vi sia modo di trattare utilmente con quest'alta banca, quantunque in buona parte desiderosa di riprendere gli affari coll'Italia, senza che preceda il beneplacito dei ministri della Repubblica. Epperò mi astenni d'interpellare questo signor ministro delle finanze circa la quotazione delle nostre obbligazioni, come l'on. Luzzatti desi- derava, prima d'avere nuove formali istruzioni.

Avendo presenti le sue raccomandazioni (2), non ho per parte mia dimen- ticato un solo istante, né nel mio colloquio col barone Alfonso di Rothschild, nè in quello che oggi ho avuto col signor Ribot che il sentimento della dignità nazionale che parla si alto in lei e deve parlare alto in ~oi tutti ci vieta di atteggiarci a mendicanti, venuti a resipiscenza. Devo però premettere a ciò che ora le riferirò della mia conversazione con Ribot tre osservazioni essenziali che la prego di voler bene avvertire, per non lasciarsi indurre nella supposi- zione che le aperture del ministro francese degli affari esteri abbiano risposto a qualche imprudente e diretto invito mio:

l) fino dalla fine dello scorso gennaio, S. E. il generale Menabrea aveva per richiesta del ministro Grimaldi formalmente presentito il signor Rouvier circa la quotazione delle nostre nuove obbligazioni alla Borsa di Parigi; la lettera responsiva del generale Menabrea a S. E. Grimaldi, in data del 29 gen- naio, mi fu mostrata in originale dal comm. Luzzatti e trovasi presso cotesto Ministero del tesoro;

2) una lettera scritta dal nuovo ministro del tesoro Luzzatti al signor Léon Say fu da questo mostrata al signor Ribot il quale oggi me lo ha detto egli stesso e la interpretò come un appello a concorsi finanziarj;

3) le trattative corse tra l'on. Luzzatti, Padoa e Rothschild non potevano essere ignorate da Ribot, che Rothschild aveva interrogato, come dissi nel mio telegramma d'ieri.

Da tutto ciò consegue che non solo il Governo francese già sotto il mini- stro Grimaldi si trovava ufficiato circa la quotazione delle nostre obbligazioni dallo stesso ambasciatore di Sua Maestà (tale quotazione essendo in verità equivalente ad una richiesta d'agevolezze finanziarie), ma che il signor Ribot aveva motivo di presumere che noi cercavamo simili agevolezze.

Dovendo dopo il mio ritorno, tanto per debito di cortesia, quanto per ripetergli le amichevoli assicurazioni dell'E. V., una visita al signor Ribot, io

(2) Cfr. n. 58.

mi sono recato stamane da 1m ed ho con lui avuta una conversazione stretta- mente privata e confidenziale nel momento stesso in cui partiva da Parigi l'imperatrice Federico. Lo trovai nervosamente preoccupato per la tema che incidenti spiacevoli sorgessero durante quella partenza. Andava rasserenandosi poi man mano che gli giungevano avvisi telefonici constatanti che tutto pro- cedeva tranquillamente e infine che l'imperatrice era salita in vagone. Dissi al ministro degli affari esteri quali propositi concilianti animavano l'E. V. rispet- to alla Francia, come già io aveva fatto nel nostro colloquio prima che andassi a Roma, tornai ad esprimergli in termini generici la speranza che il Governo francese, avendo fede nelle tendenze amichevoli e pacifiche del nuovo Gabi- netto italiano, saprà rispondere con fatti a quelli con cui gli eravamo andati incontro. Il signor Ribot riconobbe che a prova del buon volere dell'Italia stavano anche fatti e protestò d'avere la più assoluta fiducia nella lealtà della politica di V.E. ch'egli non esiterebbe a secondare anche nei modi a no1 immediatamente più proficui, se non gli fosse giuocoforza di contare col Paese e col Parlamento dinanzi ai quali egli dovrebbe potersi giustificare con argo- menti precisi, con ragioni positive, d'ogni suo atto e noi beneviso ed utile. Il ministro facendo qualche importante atto simile sarebbe portato via in un attimo, come piuma da un colpo di vento, se non sapesse rispondere alla terri- bile accusa di giovare ad un'Italia pur sempre sospettata di poter da un'ora all'altra anche a suo malgrado essere trascinata ad entrare in lizza contro la Francia. In questo momento le difficoltà per lui sarebbero anzi accresciute dal deplorevole risveglio dei sentimenti che provocò la presenza dell'imperatrice- madre di Germania e dalla diffidenza che inspirano gli sbalzi della politica dell'imperatore Guglielmo.

Ciò ch'egli dunque vorrebbe sarebbe un'assicurazione precisa sul carattere strettamente difensivo del nostro trattato d'alleanza esistente, e più ancora su quello delle clausole del futuro, poiché presuppone che lo rinnoveremo. Se per lo meno avesse certezza che l'Italia rispetto alla Triplice non è in condi- zioni più minacciose per la Francia che l'Austria-Ungheria, gli ostacoli cadreb- bero, ed il Governo francese in cambio da parte sua sarebbe pronto a prendere formale impegno di non attaccare l'Italia, nè di mutare in nulla lo statu qua del Mediterraneo, al che d'altronde afferma che qui niuno pensa.

Questa fu la sostanza del colloquio. Il signor Ribot sente che bisognerebbe fare qualche cosa e vorrebbe; ma la sua responsabilità, le diffidenze dell'opi- nione pubblica tanto eccitate negli ultimi anni, e lo chauvinisme del Parla- mento lo impensieriscono e lo mantengono in uno stato d'inerte esitazione.

Giova che l'E. V. conosca per ogni buon fine le sue idee, espresse più libe- ramente e più nettamente in questa conversazione sciolta dai riguardi ufficiali e di cui ho pure informato, com'era mio dovere, il generale Menabrea. Confido che V. E. mi farà l'onore di presumere che dal mio lato seppi tenermi nel maggiore riserbo, sebbene le mie parole non avessero potuto pregiudicare nulla, n è impegnare alcuno (l).

(l) La notizia era stata data da Bisio con T. 316 da Costantinopoli, parl data.

(l) Cfr. n. 57.

(l) Per la risposta di Rudinì cfr. n. 77.

61

IL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, GRANDE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 327. Tripoli, 28 febbraio 1891, ore 12,35 (per. ore 14,45). Governatore generale smentisce recisamente notizia che truppe francesi

avanzino verso i villaggi della Tripolitania, anzi interpellato due volte dalla Sublime Porta in proposito smentì sempre notizia confermando soltanto quanto ho scritto con rapporto 7 gennaio n. 31 (1). Nessun movimento truppe otto- mane (2).

62

IL CONSOLE GENERALE AD ADEN, CECCHI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (3)

T. COLONIALE RISERVATO 1052. Aden, 28 febbraio 1891, ore 15 (per. ore 20,30).

Trasmetto a V. E. seguenti telegrammi: « Addis Abeba, 31 gennaio. Situazione presente delle cose è invariata.

Attendo risposta al mio telegramma del 21 (4). Per nostra sicurezza sarà bene che le istruzioni dell'E. V. siano spedite in copia da Zeila, Assab, Massaua. Per sua opportuna informazione spedisco ogni dieci giorni corrispondenza per la via Harar. Antonelli ».

« Addis Abeba, 2 febbraio. Esauriti tutti gli argomenti per accomodare que- stione articolo 17, Salimbeni, d'accordo con me, presentava questa mattina all'imperatore lettera richiamo. Contemporaneamente domandavo partire ancor io, esprimendo a Sua Maestà mio vivo rincrescimento vedere mancare quella fiducia che altra volta mi fu accordata. L'imperatore fu sorpreso del richiamo Salimbeni e mi ha detto desiderare non restare senza residente generale, inoltre ha fatto ampie dichiarazioni molto esplicite sua amicizia costante per l'Italia, dichiarando che per tutti gli affari di Stato che avrà con altre Potenze Europa si servirà del Governo italiano. Mi pregava non essere troppo esigente, dovermi contentare che articolo 17 resti come è nel due testi, promettendo non sollevare più quella questione che verrà definitivamente sistemata alla fine dei cinque anni dalla firma del Trattato di Uccialli, secondo lo spirito dell'arti- colo 19. Prometteva col mezzo del Governo italiano mandare circolare alle Potenze per far conoscere il confine dell'Impero di Etiopia, desideroso che il

(2) Questo telegramma fu comunicato da Rudinì alle ambasciate con T. 254, pari data. (3) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 20-21 e in LV 72, pp. 29-31.

Il passo fra asterischi è omesso in LV 72; quelli fra doppi asterischi sono omessi anche in L'Italia in Africa.

Governo italiano prenda intelligenze speciali col Governo inglese per una azione contro i dervisci, impegnandosi portarsi con tutto esercito etiopico nel Gallabat. Convinto essere impossibile ottenere di più ho aderito alle proposte dell'imperatore. Calmata che sia pel momento la questione, il Governo del re potrà col tempo ottenere di più. Una rottura di relazioni con Menelik giove- rebbe nostri avversari e non nostri interessi. In seguito a questo accordo Salim- beni, pregato dall'imperatore, resterà ancora presso di lui. Partirò quanto prima con lettera imperiale assieme Makonnen. * Con aiuto Giuseppe di Let Marefià, Salimbeni recuperò protocollo, cifrario. Traversi arrivato oggi, viaggio celere. * Antonelli ».

Addis Abeba, 29 gennaio. Ricevuto telegrammi di V. E. in data 19 dicem- bre (l) * * proveniente da Assab e del 29 dicembre (2) da Harrar * * Ho comu- nicato per lettera * * telegramma di v. E. in data 19 dicembre * * a Menelik. In una udienza l'ho commentato, ma non ho potuto ottenere nessuna modifi- cazione vantaggiosa alle tre proposte fatte da questa Maestà per l'articolo 17, e telegrafate alla E. V. in data 21 corrente. Ras Mangascià non è arrivato. Menelik ritarderà sua partenza per Uollo-Galla. Traversi non è ancora arri- vato. Antonelli ».

(l) Non pubblicato nel vol. XXIII della serie II.

(4) Cfr. n. 21.

63

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 330. Vienna, 28 febbraio 1891, ore 17 (per. ore 18,45).

Ho comunicato a Kalnoky la notizia telegrafata a me relativamente all'avan- zarsi di soldati francesi in Tripolitania (3). Kalnoky mi ha detto che la cosa gli era stata già riferita da Costantinopoli, e che aveva fatto sentire alla Porta che, in questa questione della conservazione dello statu quo nei possessi otto- mani, la Turchia poteva contare sull'appoggio dell'Austria-Ungheria e delle principali Potenze.

64. L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 336. Parigi, 28 febbraio 1891, ore 19,07 (per. ore 21,50).

Questa mattina vidi Ribot, cui parlai incidentalmente della violazione della frontiera tunisina-tripolina per parte di truppe francesi (3). Soggiunsi con

(2) T. còloniale riservato 331, non pubblicato nel vol. XXIII della serle II. (3) Cfr. n. 59.

garbo che questa volta non si poteva attribuire agli agenti del R. Governò l'invenzione di tale notizia, che proveniva dal governatore stesso di Tripoli, che ne aveva informato Governo ottomano, il quale se ne lamentò col Governo francese. Ribot mi rispose essersi esagerato il fatto, poiché si riduceva ad un litigio di alcune tribù del confine che si disputavano alcun tratto di terreno; ma che Governo francese intendeva impedire con rigore ogni sconfinamento. Egli si mostrò di umore benevolo a nostro riguardo e si lodò assai dei suoi rapporti con V. E. e della conversazione che egli ebbe ieri con Ressman, di cui questi renderà conto oggi a V.E. con sua lettera particolare (1).

(l) Cfr. serie II, vol. XXIII, n. 889.

65

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 334. Berlino, 28 febbraio 1891, ore 19,43 (per. ore 20,30).

Comunicai oggi a segretario di Stato telegramma di V.E. in data di ieri (2). Egli mi disse aver veduto con soddisfazione che gli avvertimenti dati da qualche tempo dalla Germania e dall'Inghilterra a Costantinopoli produssero buon effetto. Le rimostranze fatte fare ora dalla Porta al Governo francese dimo- strano che essa tiene gli occhi aperti sulle aspirazioni o sull'addentrarsi della Francia nella Tripolitania. S. E. aggiunse che per noi l'importante è di pro- cedere perfettamente d'accordo con Inghilterra, Germania non essendo inte- ressata in tale questione che in seconda linea. Gabinetto di Berlino nondimeno ha provato con la sua azione diplomatica che questa questione non lo lascia indifferente. Governo imperiale non ebbe finora da Costantinopoli ragguagli diretti relativamente ad una violazione frontiera Tripolitania.

66

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO

T. 258. Roma, 1° marzo 1891, ore 2,10.

Jeri ella mi telegrafava (3) che il governatore generale Tripoli aveva segnalato alla Sublime Porta l'avanzarsi di truppe francesi. Oggi il r. console in Tripoli mi telegrafa ( 4) che il governatore generale smentisce recisamente

ambasciate a Berlino, Costantinopoli, Londra, Pietroburgo e Vienna con T. 210 del 1• marzo.

(3) Cfr. n. 59, nota l. (4) Cfr. n. 61.

B - Documenti Diplomatici - Serie II - Vol. XXIV 47

ed ha sempre smentito tale notizia. Prego chiarire la cosa presso la Sublime Porta, essendo per noi spiacevole ricevere e comunicare ad altri Gabinetti informazioni non vere in così delicata materia (1).

(l) Cfr. n. 60, che è in realtà del 27 febbraio. Il presente telegramma tu comunicato alle

(2) Cfr. n. 59.

67

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 340. Pera, 1° marzo 1891, ore 6,45 (per. ore 18). Il Comando superiore francese della Tunisia, mediante lettera scritta in

lingua araba, firmata da un ufficiale superiore, intima tribù accampata in località dipendente da Tripoli di abbandonare volontariamente i luoghi nel termine di quindici giorni a scanso di misure coercitive. Di questo fatto insieme a quello di sconfinamento di soldati francesi, telegrafato all'E. V. 27 febbraio (2), ambasciatore di Turchia a Parigi riceveva istruzioni di doman- dare al signor Ribot, presentandogli copia della lettera suddetta, spiegazione amichevole. È naturale che il governatore di Tripoli come la Porta, non ci diano ufficiale comunicazione di tali notizie, temendo che l'Italia se ne giovi per spingere la Turchia, se non a rottura, a raffreddamento di relazioni colla Francia. Esse ci sono date in via confidenziale e per pura compiacenza (3).

68

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI

T. 261. Roma, 1° marzo 1891, ore 10,45.

Giornali avendo pubblicato notizia Machkoff (4) reca lettera dello czar a Menelik, V. E. vorrà parlarne a Giers. Gli dica che i nostri residenti avranno, secondo suo desiderio, ordine prestare assistenza alla missione. Dobbiamo però osservare che secondo articolo XVII del trattato nostro con Menelik questi corrisponde coi Governi amici per mezzo del Governo italiano, e su questo punto il Governo russo non fece riserva alcuna quando il predetto articolo gli fu notificato, come risulta dal dispaccio Crispi 10 gennaio 1890 (5). Noi saremmo quindi lieti di farci in questa circostanza, presso Menelik, interme- diarii del Governo russo che consideriamo come uno dei migliori nostri amici non essendovi questione alcuna che ci divida (6).

(2) Cfr. 59, nota l. (3) Questo telegramma fu ritrasmesso alle ambasciate a Berlino, Londra, Parigi, Pietroburgo

e Vienna con T. 267 pari data. Con T. 271 del 2 marzo venne ritrasmesso al console a Tripoli con l'istruzione di assumere dirette, sicure informazioni.

(5) Non pubblicato nel vol. XXIII della serie II. (6) Per la risposta cfr. n. 80.

(l) Per la risposta cfr. n. 67.

(4) Ma~kov dirigeva una missione scientifica in Abissinia.

69

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 341. Berlino, 1° marzo 1891, ore 20,22 (per. ore 20,50). Mi riferisco al rapporto del 26 febbraio (l) che deve giungere oggi o

domani a Roma. D'allora in poi, rifiuto pittori francesi partecipare esposizione artistica Berlino, le manifestazioni della stampa intransigente, anche contro imperatrice Federico, e della Lega dei patrioti, produssero qui viva impres- sione. Ordine sospendere mitigamento pei passaporti in Alsazia Lorena, fu conseguenza di quei malumori. Segretario di Stato fece chiaramente intendere all'ambasciatore di Francia che se gli ultimi incidenti non potevano certamente tornare grati al Gabinetto francese, essi provano nullameno che una minoranza riesce imporsi a chi vorrebbe mantenere e migliorare relazioni buon vicinato tra Francia e Germania. Non bisogna però esagerare gravità di tali incidenti, prodotti fors'anche dalla troppo lunga dimora dell'imperatrice a Parigi e da qualche sua imprudenza. Quantunque essi siano sintomi allarmanti per l'av- venire, non daranno luogo per ora a serie complicazioni, ma dimostrano nuova- mente che vana è illusione di far calcolo, nello stato attuale delle cose, sopra migliori disposizioni del Governo francese che deve piegarsi alle esagerazioni di un sentimento patriottico così poco assennato.

70

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, TORNIELLI, E A VIENNA, NIGRA

D. (2). Roma, 1° marzo 1891.

Riferendomi al mio telegramma di jeri (3), che qui le confermo, acchiudo al presente mio dispaccio copia di quello che oggi stesso scrivo al r. incaricato d'affari in Costantinopoli (4) per spiegargli, in termini ben precisi, il nostro pensiero circa le questioni relative alla Tripolitania (5).

Desidero che codesto Gabinetto, col quale intendo procedere intimamente d'accordo anche rispetto a siffatto soggetto, non ignori il tenore delle istruzioni da me impartite alla r. ambasciata presso la Sublime Porta. L'E. V. potrà schiettamente parlarne con codesto signor ministro degli affari esteri.

(2) n dispaccio venne inviato a Berlino col n. 7184/85, a Londra col n. 7185/104 e a Vienna

col n. 7186/198. (3) T. 253, non pubblicato. (4) Cfr. n. 71. (5) Copia delle istruzioni a Costantinopoli fu trasmessa anche alle ambasciate a Parigi e

Pietroburgo con D. dello stesso 1° marzo (n. 7187/159 per Parigi, n. 7188/50 per Pietroburgo).

ALLEGATO

ANNESSO CIFRATO PERSONALE ( 1). Quale che sia il valore delle notizie pervenuteci circa la Tripolitania, mi premeva,

con le istruzioni telegrafiche di jeri, oggi confermate, di dichiarare l'animo nostro per l'indirizzo da. darsi eventualmente ai relativi negoziati. Però queste istruzioni non sarebbero complete se non aggiungessi che, qualora le attuali od ulteriori consimili notizie venissero ad accertarsi vere, si presenterebbe, a nostro avviso, una di quelle eventualità a cui si riferiscono gli accordd segreti del 1887 che ella conosce. Non sarà adunque, occorrendo, fuori proposito, nel tra.ttarne con codesto signor ministro degli affari esteri, una allusione a quegli accordi (2).

71. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO

D. 7189/87. Roma, 1° marzo 1891.

Riassumo in questo dispaccio il mio pensiero circa la situazione politico- militare nella Tripolitania. Così sarà pure soddisfatto il desiderio che la S. V. mi ha, ancora da ultimo, manifestato col suo telegramma di jeri l'altro (3).

Dopo che l'accordo anglo-francese del 5 agosto 1890 ha tracciato, tra la zona d'influenza francese e la zona d'influenza inglese nell'Africa centrale, tale una linea di demarcazione che alla Sublime Porta parve ledere le sue ragioni di sovranità, due distinte questioni si agitano oramai rispetto alla Tripolitania. L'una si riferisce, non già alla Tripolitania propriamente detta, sibbene a quella amplissima zona interna che si stende verso il sud oltre gli estremi confini amministrativi del vilayet. L'altra invece tocca direttamente la condizione delle cose nel vilayet medesimo. Nella prima questione, la Sublime Porta, anzichè preservare un possesso di fatto che già le appartenga, riven- dica, giusta la dottrina recentissima dell'hinterland, quella parte della scon- finata regione dietro la Tripolitania che l'accordo anglo-francese avrebbe indebitamente incluso entro la zona d'influenza francese, e le sue rivendica- zioni vanno tant'oltre da abbracciare non solo quella che potrebbe considerarsi come la via naturale delle carovane facenti traffico tra la costa tripolina e l'Africa centrale, ma altresì una larga estensione dei paesi che stanno attorno al Tchad. Nella seconda questione, invece, la Sublime Porta afferma risoluta- mente diritti positivi, non mai contrastati ed aventi, nel fatto stesso di un regolare ordinamento amministrativo, una base sicura ed inconcussa.

Per quanto concerne le rivendicazioni della Sublime Porta nell'hinterland tripolino, è evidente che, non avendo noi nella controversia un interesse diretto, immediato, palese, la nostra azione deve essere proporzionata a codesta nostra condizione di Potenza amica e vigile sopra tutto ciò che importi all'av'-

(2) Per le risposte cfr. nn. 95, 104 e 108 .. (3) T. 319, non pubblicato.

venire dell'Impero. Noi terremo, quindi, dietro con simpatia agli adoperamenti mercè i quali la diplomazia ottomana si sforza di mantenere integre le ragioni del sultano anche nell'hinterland tripolino; e, quante volte siffatte rivendi- cazioni siano dimostrate conformi a giustizia, assai volentieri associeremo i nostri offici a quelli che altre Potenze stimassero, anche a codesto riguardo, di fare a vantaggio della Turchia. Però noi non potremmo assumere, rispetto alla controversia, un contegno più risoluto, nè prendere, presso la Turchia o presso le altre Potenze, un'iniziativa, la quale non avendo nei nostri interessi attuali ed effettivi una sufficiente legittimazione, ci esporrebbe ad ingiusti sospetti ed avrebbe anche un carattere meno cortese verso la Francia, con la quale vogliamo, in quanto da noi dipende, serbare amichevoli rapporti.

Ben diversa è la nostra posizione rispetto all'altra questione, quella con- cernente il vilayet propriamente detto ed il suo confine dalla parte della Tunisia. Su questo terreno non solo noi abbiamo diritto irrecusabile di even- tuale intervento per la partecipazione nostra ai trattati che garantiscono l'integrità dell'Impero ottomano, ma la nostra condizione di Potenza mediter- ranea, ed avente ragione di opporsi a- tutto ciò che possa, in questo nostro mare, vieppiù aggravare, a nostro danno, l'equilibrio delle forze, conferisce alla nostra azione, quando occorresse spiegarla, un titolo prevalente e tale che non ci potrebbe essere ragionevolmente contrastato.

Il nostro atteggiamento, a tale riguardo, deve corrispondere a siffatta pre- valenza di titolo e di interessi. Come io non esiterò mai a tenere, in proposito, allo stesso Governo francese un cordiale ma fermo linguaggio, cosi desidero che non solo ella si associi ad ogni officio dei suoi colleghi d'Inghilterra, d'Austria-Ungheria e Germania per esortare ed incoraggiare la Sublime Porta a curare energicamente la preservazione dello statu quo nella Tripolitania, ma che ella prenda altresì, al bisogno, presso i colleghi e presso la Porta, l'ini- ziativa di quei passi diplomatici che le circostanze additassero come necessari ed opportuni.

Un riassunto di queste mie istruzioni le fu da me telegrafato ieri (1). Ne faccio pure conoscere il tenore ai Gabinetti di Londra, Vienna e Berlino (2). Ella può, quindi, liberamente discorrerne coi suoi tre colleghi.

(l) Non pubblicato.

(l) Questo annesso cifrato è stato redatto in base ad un appunto autografo di Rudinì.

72

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. 7191/106. Roma, 1° marzo 1891.

Mi sono pervenuti i due rapporti, entrambi del 20 febbraio relativi a Biserta (3). Approvo il linguaggio che, come V. E. mi riferisce nel- primo di

(2) Cfr. n. 70. (3) Cfr. n. 41 e nota l, p. 31 allo stesso.

codesti due rapporti, le parve opportuno di tenere a lord Salisbury circa codesto argomento. Certo non conveniva insistere ulteriormente dal momento che Sua Signoria evidentemente rifuggiva dallo impegnarsi con più precise dichiarazioni.

Che l'ammiragliato inglese abbia presentemente, intorno alla eventuale ridu- zione di Biserta a porto militare, una opinione diversa dalla precedente, non si può oramai revocare in dubbio. Mi riservo di comunicarle la conclusione del nuovo studio che sullo stesso tema ho fatto affidare al comando del corpo reale di Stato Maggiore.

Come V. E. ha potuto scorgere da un recente documento diplomatico (n. 1445, serie IX) (1), l'ambasciatore di Francia mi ha, ancora in questi ultimi giorni, ripetuto, intorno alle intenzioni del Governo della Repubblica rispetto a Biserta, le dichiarazioni stesse che a più riprese furono enunciate dal Gabinetto di Parigi. Anzi la formala adoperata dal signor Billot è quasi testualmente identica a quella che la diplomazia francese ha costantemente adottato per esprimere in tale argomento il suo pensiero.

(l) T. 252, non pubblicato.

73

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL CONSOLE GENERALE AD ADEN, CECCHI (2)

T. 275 (3). Roma, 2 marzo 1891, ore 21,45.

Prego trasmettere Antonelli via Harar seguente telegramma: «Ho rice- vuto suo telegramma 2 febbraio (4). Approvo conclusione negoziato, sostanzial- mente conforme alle istruzioni contenute nel mio telegramma 23 febbraio (5). Rinnovi Menelik assicurazione mio fermo proposito mantenere salda amicizia tra i due Paesi. Sua aMestà ha ricevuto lettera di Menelik 22 gennaio (6), alla quale risponderà tra breve ~.

D. 7204/199.

74

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

Roma, 2 marzo 1891.

L'ambasciatore d'Austria-Ungheria ha avuto la cortesia di leggermi un dispaccio nel quale il conte Kalnoky riassume un colloquio da esso avuto con l'ambasciatore di Francia circa le cose di Tripolitania, di Tunisia e del Marocco.

(3) Il telegramma fu spedito anche al governatore dell'Eritrea, col n. 276, per l'inoltro ad

Antonell1, via Assab. (4) Cfr. n. 62. (5) Cfr. n. 47. (6) Cfr. n. 36, allegato.

Rispetto alla situazione politica sulla costa settentrionale dell'Africa, il Ga- binetto di Vienna, il conte Kalnoky non esitava a dichiararlo, viene, in certa guisa, in seconda linea; però anch'esso sente il debito di osservare e di vigilare, nell'interesse, comune a tutte le Potenze, della conservazione della pace. Il mi- nistro imperiale e reale degli affari esteri alludeva espressamente a Biserta, ed alla minaccia che, qualora, contrariamente alle reiterate dichiarazioni della Francia, fosse ridotta a porto militare, ne verrebbe a danno di altre Potenze. Circa il Marocco, poi, il conte Kalnoky compendiava il suo pensiero affermando dovervisi rispettare e preservare lo statu quo attuale.

Ho ringraziato il barone di Bruck per la interessante sua comunicazione. Però desidero che V. E. ne esprima la mia riconoscenza ed il mio compiaci- mento al ministro imperiale e reale degli affari esteri. Imperocchè, se nelle cose dette da S. E. all'ambasciatore di Francia vuolsi ravvisare un nuovo pegno del consenso d'Italia e d'Austria-Ungheria nelle quistioni attinenti all'equilibrio nel Mediterraneo, è sopratutto manifesto il sentimento amichevole che ha sug- gerito l'incarico, dato a questo signor ambasciatore di S. M. imperiale e reale, di farmene conoscere il tenore.

T. 278 (1).

(l) Cfr. n. 51. (2) Ed. in L'Italia tn Africa, Etiopla-Mar Rosso, tomo IX, clt., pp. 22-23 e in LV 72, p. 32.

75

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

Roma, 3 marzo 1891, ore 12.

Le ho comunicato jeri sera un telegramma della r. ambasciata in Costan- tinopoli (2) circa risultato officii fatti a Parigi dalla Sublime Porta per Tri- poli. Procuri attenerne la conferma dal signor Ribot per manifestargliene nostro compiacimento (3).

76

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, E A VIENNA, NIGRA

T. S.N. Roma, 3 marzo 1891, ore 23.

Déchif!rez vous méme. M. Ressman, que j'avais mandé à Rome pour me !aire mieux renseigner sur la situation des esprits en France, et qui avait, avant son départ, vu M. Ribot, a fait à ce dernier, rentrant à Paris, une visite

Malvano: «Dopo le ultime comunicazioni di Costantinopoli io credo opportuno di telegrafare a Menabrea, perché manifesti la sua soddisfazione al Governo francese ».

( 3) Per la risposta cfr. n. 78.

a l'occasion de laquelle le minlstre lui a dlt que, pour mettre le Gouvernement français en mesure de prendre, envers l'Italie, une attitude ouvertement amicale, le Gouvernement italien devrait, par des déclarations explicites, éliminer les soupçons qui planent sur le but et la portée de l'alliance. Voici, textuellement, le passage de la Iettre de M. Ressman: (l) «Ce que M. Ribot voudrait, c'est une assurance positive sur le caractère strictement défensif de notre présent traité d'alliance, et plus encore du traité futur, car on présuppose ici que nous allons le renouveler. Si, tout au moins, on avait la certitude que dans la Triple Alliance [l'Italie] n'a pas une situation plus menaçante pour la France que celle de l'Autriche-Hongrie, tous Ies obstacles tomberaient et le Gouvernement français serait, à son tour, pret a prendre l'engagement forme! de ne pas attaquer l'Italie, ni de porter atteinte au status quo dans la Méditerranée, ce à quoi personne ne pense ici ». Au fond, Ies déclarations que M. Ribot désire, et il doit naturellement s'agir de déclarations à la Chambre, Ies seules pouvant atteindre le but qu'il se propose, ne diffèrent pas de celles que j'ai déjà itérativement énoncées. L'importance de ces déclarations résulterait maintenant du fait qu'on les aurait, en quelque sorte, préalablement concertées. Je prie V.E. de me dire là-dessus son avis, et de me dire également si elle croit, dès ce moment, et malgré la récrudescence de passions qui vient de se produire en France, pouvoir interroger sur ce sujet délicat le chancelier de l'Empire (ministre impérial et royal des affalres étrangères). En attendant V. E. doit, naturellement, s'abstenir d'en parler. Je vous prie de réserver le chiffre H. 24 aux communications se rattachant, comme la présente, directement à la Triple Alliance.

T. S.N.

(l) Questo telegramma fu redatto in base alle seguenti istruzioni autografe di Rudini per

(2) Cfr. n. 67, nota 3.

77

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

Roma, 3 marzo 1891, ore 23,15.

Déchitfrez vous meme. Veuillez remercier M. Ressman et lui dire que j'approuve le langage qu'il a tenu avec M. Ribot (1). Les déclarations au sujet de la Triple Alliance, que celui-ci-désire, et j'imagine qu'il devrait s'agir de déclarations à la Chambre, les seules pouvant atteindre le but qu'il se propose, ne diffèrent pas, au fond, de celles que j'ai dejà eu l'occasion d'énoncer. Maintenant, après I'effervescence qui vient de se produire à Paris ed à Ber- lin (2), le moment est-il propice au renouvellement de pareilles déclarations'? C'est un point à examiner. Je vous télégraphierai plus tard là-dessus. Je prie V. E. de réserver le chiffre H. 24 aux communications se rattachant, comme la présente, directement à la Triple Alliance.

T. 368.

(l) Cfr. n. 60. (2) Allude alle manifestazioni a Parigi contro l'imperatrice madre Federico. Cfr. n. 69.

78

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Parigi, 4 marzo 1891, ore 17,55 (per. ore 20).

Vidi Ribot che si mostrò molto soddisfatto del discorso (l) e riconobbe che vi ha attualmente in Francia un ritorno a sentimenti più amichevoli per l'Italia. Parlando poscia di Tripoli, egli non poté negare che vi fu un tentativo di viola- zione di frontiera per parte di un distaccamento di soldati, ma diede assicura- zione che ciò più non accadrebbe, avendo egli dal ministro della guerra pieni poteri per frenare simili tentativi. Protestò del suo fermo volere di evitare qualsiasi complicazione a tale riguardo (2).

79

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, TORNIELLI, A PARIGI, MENABREA,

A PIETROBURGO, MAROCHETTI, E A VIENNA, NIGRA

T. 286. Roma, 4 marzo 1891, ore 21.

Riassumo qui mie dichiarazioni d'oggi alla Camera in risposta a varie interpellanze: «Di Rudinì ringrazia interpellanti diedergli modo ripetere prece- denti dichiarazioni. Non ha punto intenzione allentare vincoli Triplice Alleanza, molto meno scioglierli. Triplice Alleanza assicurata Europa lunga era pace e mantenimento statu quo, può non piacere soltanto coloro desiderano sanguinose perturbazioni. Alleati nella Triplice Alleanza vogliono eliminare ogni ragione conflitto o turbamento. A torto sollevati dubbi diffidenze nostri rapporti con Francia che debbono restare amichevoli. Preme all'Italia sia mantenuto equili- brio Mediterraneo cui turbamento menomerebbe suoi vitali interessi e sua dignità; ma non crede siavi questo proposito alcuna minaccia malgrado alcuni fatti avvennero Tripolitania e che Governo francese con grande spontaneità e lealtà provvide non più dovessero rinnovarsi. A noi non piace si diffidi di noi, ma noi non dobbiamo diffidare della Francia. Afferma missione russa organiz- zata società geografica Pietroburgo composta quattro persone partirà Abissinia. È una missione puramente scientifica che chiese nostri buoni ufficii che noi concederemo essendo Governo ottimi rapporti col negus. Questi rapporti ci giovano poiché ci mettono in grado di fare in Africa una politica di racco-

Costantinopoli, Londra e Vlenna e al consolato a Trlpoli con T. 287 del 4 marzo.

glimento. Governo farà economia bilanci guerra, marina senza però in alcuna guisa indebolire mezzi difesa Paese. Conclude precipuo intento Governo prov- vedere stato finanze in specie con economie; ed in politica estera suo program- ma è pace in Europa, raccoglimento in Africa. Spera avere approvazione Camera Paese~-

(1) Cfr. n. 79. (2) La parte di questo telegramma relativa a TripoU fu comunicata alle ambasciate a Berlino,

80

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 371. Pietroburgo, 4 marzo 1891, ore 23,10 (per. ore 6 del 5).

Onde interpretare per il meglio istruzioni telegramma di V.E. in data 1° corrente (1), ho voluto dimostrare a Giers la convenienza che vi sarebbe di ricorrere per Machkoff all'assistenza e mediazione dei nostri residenti in Abissi- nia. Ministro degli affari esteri ha mantenuto conversazione in termini gene- rali, ed ha nuovamente insistito sul carattere assolutamente estraneo alla politica del viaggio, soggiungendo che la stessa lettera dell'imperatore sarebbe di mere formule di cortesia. Non trattandosi di interessi politici non sembrargli potervi essere questione dell'articolo 17. Avendo Semenoff parlato in via stret- tamente confidenziale non ho detto a Giers che egli aveva fatto appello alla nostra protezione. Ministro terminò col farmi osservare che, del resto, organiz- zazione del viaggio non era ancora definitiva, e che anche epoca partenza dei viaggiatori non è ancora fissata (2).

81

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', AL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI

D. 7652. Roma, 4 marzo 1891.

Ho ricevuto il rapporto suo del 23 febbraio, n. 316/74 (3), già da lei annunciatomi col telegrafo, e l'annesso cifrato. Le sono grato assai per le noti- zie contenute in questi documenti, però esse vieppiù mi confermano nei con- cetti che le ho espressi nel mio telegramma del 22 febbraio (4). E sono certo che ella saprà abilmente conformarsi a quelle mie istruzioni. Anche nel caso in cui sopra alcun determinato punto sorgesse divergenza d'opinioni tra lei ed il collega britannico, non per questo il contegno di lei dovrebbe cessare d'essere

(2) Per la risposta dl Rudlnl cfr. n. 82. (3) Cfr. n. 46, nota 3. (4) Cfr. n. 44.

cordiale ed amichevole. Basterà che ella cerchi, in tale ipotesi, di giungere, mediante opportuna argomentazione, a conclusione comune, e, non riuscendo, che ella ne riferisca al r. ministero per gli officii da farsi eventualmente a Londra. L'essenziale è che rimpetto al sultano i due Governi e le due legazioni appariscano, come vogliono essere, costantenemente concordi.

Qui acchiudo un annesso in cifra.

ALLEGATO

ANNEsso CIFRATO. La morte del signor Kirby Green re agevolerà la transizione. Intanto osservo che

l'accusa del ministro britannico il quale accagionava lei e Gentile della resistenza del sultano non era infondata. Mi basta citare il seguente passo che si contiene nel rapporto di lei, in data 4 febbraio, n. 50 (l): « Opportuni consigli dati al sultano dal cavalier Gentile favoriranno la sua resistenza senza che egli, il nostro agente e la legazione di Sua Maestà abbiano ad incorrere di fronte a sir William Green nell'accusa di aver avversato gli interessi inglesi». Ed ora ella vede che l'inviato inglese sd è accorto dei consigli dati dal cavalier Gentile, ed ha potuto dubitare della sincerità nostra; il che è, sopra ogni altra cosa, da evitarsi.

(l) Cfr. n. 68.

82

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUD!NI',

ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI

T. 292. Roma, 5 marzo 1891 (2).

Il linguaggio di Giers relativamente alla missione in Abissinia (3) è ami- chevole ma non senza reticenze. Pregola dirmi sua impressione circa motivi di tale atteggiamento (4).

83

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. Vienna, 5 marzo 1891, ore 20,30.

Je crois qu'il n'y a aucun inconvénient à interroger le ministre impérial et royal des affaires étrangères sur le sujet du télégramme 3 courant de V.E. (5). Mais je doute que le Gouvernement français puisse changer d'attitude à notre égard d'une façon notable en présence des dispositions hostiles de la presse et des Chambres en France. A mon avis, le seul moyen qui pourrait

(2) Manca l'!ndlcaz!one dell'ora d! partenza; si lnserlsce qul po!chè tale ora è certamente

anteriore alle 17,50, !n eu! fu Inviato ll T. 293. (3) Cfr. n. 80. ( 4) Per la risposta cfr. n. 86. (5) Cfr. n. 76.

peut-ètre changer ces dispositions serait de renouveler l'alliance par un traité, naturellement défensif, ayant, camme l'ancien, pour but la paix et le status quo, mais sans clauses secrètes et pouvant ètre publié.

T. S.N.

(l) Non pubbllcato nel vol. XXIII della serle II.

84

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Berlino, 5 marzo 1891, ore 21,05.

II me parait que d'après les déclarations faites par vos prédécesseurs sur le caractère de notre traité avec l'Allemagne et l'Autriche-Hongrie, conclu en vue du maintien de la paix et de la défense réciproque, et confirmées hier à la Chambre par V. E. d'une manière aussi loyale qu'explicite (1), il y va de notre dignité de nous abstenir de toute nouvelle déclaration publique. Il suffirait, à mon avis, de faire savoir à M. Ribot, en lui abandonnant le soin de s'en servir de la manière qui lui paraitrait la plus convenable, que V. E. ne peut que s'en référer à son langage sur le caractère non agressif du pacte de la Triple Alliance, conclu dans des termes qui excluent tout esprit de malveillance contre la France, intéressée, camme chacun des contractants, à la conservation de la paix. Si les trois alliés croyent à propos de renouveler leurs accords, ils ne pourront le faire que dans le mème esprit qui a dicté ceux qui sont en vigueur et qui ne créent pas une situation plus menaçante pour la France que les engagements déjà connus entre l'Allemagne et l'Autriche. Quant à l'engagement que le Gouvernement français serait, à son tour, pret à prendre, de ne pas attaquer l'Italie, ni de porter atteinte au status quo dans la Méditerranée, nous reconnaissons ses bonnes dispositions, mais il serait le cas de laisser entendre que la meme promesse devrait ètre faitè à nos alliés, dont la cause nous est commune. Du reste nous savons, d'après l'étrange doctrine exposée à M. Ressman par M. Ribot à propos des agissements de la France dans le nord de l'Afrique (2), que les notes et les conversations de ce ministre ne sont valables que si elles sont confirmées par un traité. D'ailleurs nous n'avons pas à prévoir une attaque de la France tant que le pacte reste en vigueur, et c'est là un motif de plus pour le renouveler avant son échéance. J'estime, en outre, qu'il serait indiqué de mettre les Cabinets de BerHn et de Vienne au courant des ouvertures de la France, ce qui serait conforme à nos relations d'intimité, et, qui plus est, à l'esprit du traité d'alliance. Je le crois d'autant plus opportun que pas plus tard qu'avant hier j'al appris indirectement que le chancelier avait, j'ignore par quelle voie, reçu la nouvelle de l'initiative prise, chez nous, en faveur de la France. Ne pouvant, dans les circonstances présentes, compter sur le con- cours de l'empereur Alexandre, elle vise à disloquer la Triple Alliance et à nous forcer de subir son vassalage. Elle a cru aussi le moment propice pour

nous poser des questions captieuses et indiscrètes, lorsqu'une partie de notre presse se déchaine contre nos relations avec l'Allemagne, et certains journaux vont jusqu'à demander la publication, camme si cela était possible, de nos traités avec les deux Puissances. Camme de raison je n'ai pas soufflé mot du télégramme d'hier de V. E., auquel je réponds (1). J'attends les instructions de V. E. (2). Les derniers incidents produits à Paris à l'occasion du voyage de l'impératrice Frédéric ne modifieront pas essentiellement les rapports entre l'Allemagne et la France. Je ne vois donc pas d'inconvénient à parler au Département impérial des affaires étrangères du sujet dont V. E. a bien voulu m'entretenir.

85. L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

'.r. 385. Parigi, 6 marzo 1891, ore 16 (per. ore 20,25). Stamani vidi Ribot che si motrò molto soddisfatto del discorso di V. E. (3)

in risposta alla interpellanza Luigi Ferrari e specialmente delle spiegazioni rassi- curanti relative alla Triplice Alleanza considerata come garanzia di pace anziché come minaccia di guerra. Ribot accennò al rivolgimento prodotto in Francia in favore dell'Italia, essendone prova l'articolo di jeri sera del Temps, giornale indipendente, oggi il più importante. Ribot coglierà occasione che gli si potrà presentare per esprimere questi suoi apprezzamenti al Parlamento e la sua fiducia in V. E. Egli promette di mettere ogni impegno per migliorare i nostri rapporti economici colla Francia e lavora, dice egli, per fare applicare all'Italia ll trattamento daziario più favorevole. In quanto alla Tripolitania egli rinnovò le sue precedenti dichiarazioni di volere evitare tutto ciò che possa destare dubbio, difficoltà. A quel riguardo egli fece chiamare a Parigi l'ufficiale coman- dante il distaccamento che varcò la frontiera, per avere da lui spiegazioni su quel fatto. Insomma oggi soffia il vento di conciliazione con l'Italia.

(l) Cfr. n. 79. (2) Cfr. serle n, vol. XXIII, n. 827, allegato.

86

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 383. Pietroburgo, 6 marzo 1891, ore 16,30 (per. ore 17,40). Linguaggio Giers circa missione Maschkoff (4) è coerente colla attitudine

sin qui serbata a nostro riguardo: attitudine che si ispira alla affinità di reli-

(2) Cfr. n. 88. (3) Cfr. n. 79. (4) Risponde al n. 82.

gione, al ricordo di relazioni ecclesiastiche ab antiquo esistenti coll'Abissinia, ai rapporti tra la Russia ed i negus Teodoro e Giovanni, alle tradizioni di dipendenza gerarchica dal patriarcato copto-ortodosso Alessandria, alla velleità di una stazione navale nel Mar Rosso, ora abbattuta, dacché è decisa la costru- zione di una ferrovia transasiatica diretta tra la Russia ed i suoi territori del- l'estremo Oriente. Queste considerazioni, in un momento, come l'attuale, di reazione patriottico-religiosa, hanno una influenza cui Giers, malvisto dal par- tito patriottico, pur non può sottrarsi. Del resto queste aspirazioni d'ordine morale sono assai vaghe e lo stesso Giers sarebbe imbarazzato a difenderle. Giers, se vuole mantenersi in favore, deve, anche suo malgrado, ménager Sinodo e ministri suoi colleghi, appartenenti alla frazione più irrequieta del partito più influente sull'animo dello czar.

(l) Cfr. n. 76.

87

IL CONSOLE GENERALE AD ADEN, CECCHI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (l)

T. 387. Aden, 6 marzo 1891, ore 16,30 (per. ore 21,45).

Trasmetto a V. E. seguente telegramma: «Segreto più assoluto. Messermeder 12 febbraio. Riassumo telegrammi del due e otto (2). Ultime notizie: Menelik aveva sottomesso alla mia approvazione: l) lettera pel nostro Augusto Sovrano, nella quale diceva che col rappresentante italiano era stato convenuto che arti- colo 17 restasse come è nei due testi, aggiungendo che intendeva in seguito servirsi del Governo italiano per tutte le trattazioni colle Potenze; 2) lettera di Menelik da firmare con me, dove si diceva avere di comune accordo convenuto che articolo 17 restasse come è nei due testi. Avendo approvato la proposta, il mattino del 6 corrente fui chiamato per firmare coll'imperatore. I testi erano in etiopico; furono letti dall'interprete grasmac Jusef. Menelik disse che la tra- duzione italiana desiderava fosse fatta dai miei interpreti. Nulla sospettando, firmai accordo, articolo 17 e quelli già noti, pel confine. Nel tradurre questi documenti m'accorsi che al momento della firma le carte erano state cambiate, perché alla parola « resti » avevano sostituito la parola « cancellato », ovvero l'articolo 17 doveva essere cancellato. Andai subito dall'imperatore con Salim- beni. Menelik non poteva sostenere l'inganno. Diede per tre volte la promessa di restituire la sera stessa tutte le carte da me firmate. Non avendo mantenuto promessa restituire documento carpito, mi sono consigliato coi miei colleghi Salimbeni e Traversi. Come ultima prova domandammo rimpatrio come protesta. Menelik rispose desiderare attendessimo risposta da Roma alle sue proposte che

(2) Cfr. nn. 62 e 127.

io ho telegrafato a V. E. in data del 20 gennaio (1), ma per forza non ci obbli- gava di restare. Undici corrente prendemmo congedo dall'imperatore, al quale dichiarai nulli i documenti carpiti con frode e che dopo ciò prime questioni passavano in nostro favore e che Governo italiano avrebbe domandato ragione del modo di agire dell'imperatore verso la rappresentanza italiana. Menelik confessò inganno, dichiarando che, quando fece progetto di lasciare articolo 17 come si trova, gli girava la testa e di non voler tenere conto di tutte quelle promesse. Proposi che rendesse i documenti, se voleva che noi attendessimo istruzioni di V. E. Menelik rispose che i documenti li avrebbe mandati lui a Roma. Dopo questi fatti mantenere qui rappresentante sarebbe approvare ope- rato Menelik, danneggiandoci. Non potendo protestare altrimenti, abbiamo pro- testato abbandonando la Corte imperiale, prendendo tutti assieme la via Harar- Zeila. Ho preso sopra di me responsabilità della determinazione per lasciare al Governo piena libertà d'azione senza penose preoccupazioni. Antonelli ~.

(l) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, c!t., pp. 23-24 e in LV 72, pp. 34-35.

88

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, E A VIENNA, NIGRA

T. S.N. Roma, 6 marzo 1891, ore 23,55.

Déchittrez vous-méme. Merci de votre télégramme d'hier (2). Après mùre réflexion je me proposerais d'expédier au général Menabrea un télégramme ainsi conçu: «V. E. a reçu le texte officiel de mes déclarations du 4 à la Chambre (3). Elles mes paraissent conformes au voeu que M. Ribot en avait exprimé à Ressman (4). Dites au ministre des affaires étrangères que j'ai précisément voulu, par ces déclarations publiques, répondre à ses avances. Nous ne demandons, à notre tour, rien à la France. C'est à elle de prendre envers nous, d'après les ouvertures de M. Ribot, une attitude amicale et don- nant à nos intérets de conservation et de paix une sécurité complète ~. Avant de télégraphier à Paris, je désire que V. E. fasse part à Caprivi (Kalnoky) des ouvertures de M. Ribot et de mon projet de réponse. V. E. devra, à cette occasion, faire bien ressortir que mon souhait d'améliorer les rapports avec la France n'atténue d'aucune façon ma ferme résolution de ne pas laisser se relacher, ni moins encore se dénouer les liens de la Triple Alliance, et que, malgré la certitude de perdre ainsi l'appui d'une fraction parlementaire, mes affirmations sur ce point ont été aussi explicites que péremptoires (5).

(2) Cfr. nn. 83 e 84. (3) Cfr. n. 79. (4) Cfr. n. 60. (5) Per le risposte cfr. nn. 94 e 107.

(l) Recte 21 gennaio, cfr. n. 21.

89

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 213/119. Londra, 6 marzo 1891 (per. il 13). Il corriere di Gabinetto giunto ieri mattina mi ha consegnato i dispacci di

V. E. delli 19 e 22 febbraio e del l a di marzo (l), relativi alle cose della Tunisia e della Tripolitania.

Ringrazio anzitutto V. E. di avermi fatto conoscere le istruzioni impartite all'ambasciata di Sua Maestà in Costantinopoli circa il contegno da tenere e l'eventuale azione da esercitare rispetto alle questioni territoriali della Tripo- litania. Nel dispaccio del 19 febbraio (n. 5801/82) l'E. V. ha voluto inoltre indicarmi l'intenzione del Governo di Sua Maestà di seguire con simpatia gli adoperamenti della Turchia per mantenere integri i diritti che le possono competere sovra l'hinterland tripolitano non dipartendosi però sostanzialmente dal contegno che, a tale riguardo, sarà per essere seguito dall'Inghilterra e dai nostri alleati.

A questo riguardo l'interesse che può avere, per noi la rivendicazione fatta dalla Turchia mediante la nota presentata in ottobre 1890 ai Gabinetti di Parigi e di Londra, come parti contraenti dell'accordo che consente alla Francia di estendere la sua influenza fino al lago Tchad, si riassume nella necessità di assicurare l'indipendenza politica della Tripolitania, conservandole una suf- ficiente vita economica e commerciale, che riuscirebbe spenta se le fossero tagliate le naturali sue vie verso l'interno. Un avvenire forse remoto potrebbe riservare a quel Paese una posizione non dissimile da quella di Tunisi, a for- mare la quale per certo ha contribuito non poco l'essere stata quella Reggenza completamente avviluppata al sud dall'Algeria francese. Se la Tripolitania non dovesse servire di sbocco alla parte centrale dell'Africa che ad essa natural- mente mette capo, bisognerebbe aspettarsi la cessazione di ogni vita econo- mica in quel Paese anche nella sua parte litoranea, poverissima e per questo rispetto in condizione di molto inferiore alla Tunisia. Se non erro però, l'inte- resse al quale io accenno è tuttora assai incertamente definito nelle circostanze di fatto che vi si riferiscono. Quali siano precisamente le vie del commercio carovaniero fra i porti della Tripolitania e l'interno non pare sia ben assodato e sarebbe certamente nell'interesse della Turchia il dare alle diverse Potenze delle indicazioni più precise le quali costituirebbero ad un tempo la prova delle sue ragioni.

Un punto sul quale sembrerebbe utile portare l'attenzione è quello che riguarda la convenienza che dalla Turchia si insista per ottenere dalla Francia una delimitazione convenzionale attraverso la regione che dall'estremo limite della frontiera conosciuta fra l'Algeria e la Tripolitanla si estende al lago Tchad. Non !spettava alla Gran Bretagna il determinare, nel suo accordo con la Fran-

eia, quale questa delimitazione dovesse essere. Ma conviene che una delimita- zione non si faccia ih quellà regione e che· èosì essa rimanga aperta alle possibili pretese di altri Paesi europei? È questa una questione assai delicata sotto molti aspetti e principalmente quando si osserva la tendenza di vari Stati ad orientarsi verso il Tchad quasi come ad un punto dove in avvenire essi dovranno incontrarsi. L'interesse nostro di non suscitare ingiusti sospetti e di non fare cosa che possa sembrare scortese verso la Francia, è manifesta- mente più diretto, effettivo ed immediato. Esso deve prevalere a considera- zioni che si riferiscono a situazioni ancora incerte, sicuramente lontane. Ma ognun sa essere nell'indole della Turchia il non mettere soverchia tena- cità nella sua azione diplomatica e se, nella questione, sollevata dalla Porta ottomana con la sua nota di ottobre ultimo a Londra ed a Parigi, si dovesse una volta dippiù avere la prova di tale mancanza di fermo proposito, il danno non sarebbe soltanto della Turchia, ma probabilmente anche nostro poichè l'Italia ha interesse uguale a quello dell'Impero ottomano a che la Tripolitania sia mantenuta nelle indispensabili condizioni di vitalità.

Io vedrò probabilmente lord Salisbury nella giornata di domani e, nello esporgli l'ordine di idee espresso nelle istruzioni impartite dal Governo di Sua Maestà all'ambasciata di Costantinopoli, metterò sostanzialmente in evidenza il diverso grado di interesse che l'Italia annette alle questioni che riguardano il litorale ed a quelle che concernono l'hinterland della Tripolitania senza però lasciar nascere in Sua Signoria il pensiero che di quest'ultime noi ci disinte- ressiamo oltre la misura suindicata.

(l) Cfr. nn. 39, 70 e 72. Il D. 6307/93 del 22 febbraio non è pubblicato.

90

APPUNTO ... (l)

Ringraziare. Osservare (e certo il collega della guerra sarà consenziente) che, quando pure fossero esatte le supposizioni del maggiore Sanminiatelli circa gli intendimenti presenti dell'Inghilterra rispetto al Sudan orientale, non per questo avrebbe a mutarsi sostanzialmente l'atteggiamento che abbiamo risoluto di assumere rispetto a codesta questione. Possiamo bensì cercare amichevol- mente con l'Inghilterra i termini di un soddisfacente componimento rispetto alla demarcazione delle rispettive zone d~influenza, ma non vorremmo metterei, a tale riguardo, con essa in competizione diretta e tanto meno indiretta. Non sarà male che di questi concetti si porga al maggiore Sanminiatelli un cenno confidenziale per sua norma.

a Pelloux, datata Cairo 23 febbraio 1891. Poiché Pelloux trasmise tale lettera a Rudinì con N. 1075 del 5 marzo, pervenuta il 6, si colloca l'appunto, che è la traccia per la risposta al Mini- stero della guerra, sotto questa data, sebbene sia probabilmente posteriore. Della citata lettera di Sanminiatelli si pubblicano qui di seguito due passi: «Mi ingannerò, e V. E. è di buon diritto giudice se fallisco, ma io mi penso che oggimai [dopo la conquista di Tokar] la politica britannica lasciati gli ambagi e le incertezze, mira a prendere salda posizione nel Sudan per escludere la possibile e probabile influenza dell'Italia in quelle parti... Se mi è lecito qui di esprimere tutto 11 mio debole e remissivo parere su tale soggetto; Io non posso nascondere una certa vaga inquietudine che la presa di Tokar e l'addensarsi d'armati ài ·limiti della frontiera nllotica non siano prodromi per attirare vuoi per forza d'armi, vuoi per mene ·accortamente politiche o per entrambi questi mezzi l'intero Sudan nel raggio dell'influenza anglo-egiziana interrompendo la corrente dei rapporti che l'Italia incominciava ad avere col Sudan orientale ».

63 9 - Documenti Diplomatici - Serie II - Vol. XXIV

91. . IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (l)

T. 396. Massaua, 7 marzo 1891, ore 5,50 (2).

Masciascià, partito 18 febbraio per recarsi Borumieda, appena giunto Adua, ritornò frettolosamente indietro, ripassò Mareb, rimise stanza entro nostri pos- sedimenti, dichiarando non poter riprendere viaggio, se prima non giunga ras Mangascià presso l'imperatore. Movente precipitato ritorno Masciascià fu voce corsa essere intenzione ras Alula attaccarlo dnrante la marcia attraverso Tigrè. Notizia giunta ai capi Tigrè circa intendimenti Menelik dividere territori alti- piano etiopico fra gli italiani, scioani eleggendo Masciascià governatore Saraè, Okulè-Kusai, forse anche Agamè, provocò ire gelose detti capi ostili per tradi- zione all'elemento scioano, suscitò desideri apparentemente sopiti rivendica- zioni territori perduti. Dicesi capi Tigrè abbiano dichiarato nomina Masciascià governatore suindicate provincie non sarà tollerata. Masciascià denunzia Alula ribelle imperatore, esprimendo dubbio Mangascià sia stato invitato sollecitare da me somministrazione armi, cartucce, viveri; domanda che numerose forze italiane affluiscano Godofelassi, Adigana perché egli dice, situazione è grave, conviene schiacciare Tigrè colla forza e colla politica. Recente condotta Mascia- scià avendo sollevato in Tigrè gravi diffidenze anche contro italiani, dovetti richiamarlo più calmo produnte contegno e contemporaneamente adoperarmi presso capi Tigrè per dissipare diffidenze, far rinascere fiducia nelle nostre pacifiche intenzioni ed allontanare cause possibili dissidi. Mi lusingo raggiun- gere scopo. In realtà, però, ritengo improbabile Masciascià possa assumere governo Saraè, Okulè-Kusai senza incitare capi Tigrè ad atti ostili, e senza divenire in breve elemento discordia fra gli stessi capi e noi. Vigilo continua- mente, uniformandomi istruzioni V. E., evitare cause attriti, e confido scon- giurare pericolo. Riferirò con frequenza circa situazione, che temo si aggra- verà quando si attueranno decisioni nostre trattato concluso con Menelik. Su quanto precede ho riferito particolareggiatamente in lettera, n. 160, partita ieri (3).

92. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GALDOLFI (4)

T. 299. Roma, 7 marzo 1891, ore 14,30.

Antonelli telegrafa da Messermeder 12 febbraio (5) avere Menelik carpito con frode sua firma sotto documento nel testo amarico del quale è detto arti-

(2) Manca l'indicazione dell'ora di arrivo. (3) Non pubblicata. Per la risposta di Rudinl al presente telegramma c!r. n. 102. (4) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, toi:no IX, cit., p. 25. (5) Cfr. n. 87.

colo XVII cancellato invece di dire che sono mantenuti i due testi conte erasi concordato. Avendo Menelik ammesso l'inganno negato restituzione documento disdetto sue precedenti promesse Antonelli decise sotto sua propria responsa- bilità partire con Salimbeni e Traversi via Harrar Zeila. * Dopo rottura nego- ziato con Menelik ritengo ancora più necessario restringere occupazione mili- tare triangolo Massaua Keren Asmara evitando ogni complicazione ed ogni dispersione di forze. Voglia intanto richiamare nostro residente da Adua * (1). Manderò ulteriori istruzioni.

(l) L'appunto, privo di data e di firma, è allegato ad una lettera del maggiore SanminiatelU

(1) Ed. in L'Italta in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 25-26.

93

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, E A VIENNA, NIGRA

T. S.N. Roma, 7 marzo 1891, ore 20,10.

Déchiftrez vous-meme. Hier soir seulement M. Crispi m'a fait connaitre que des négociations très réservées étaient en cours pour le renouvellement de l'alliance (2). Veuillez dire à Caprivi (Kalnoky) que, décidé comme je le suis à renouveler l'alliance, je suis pret à reprendre les négociations au point où elles ont été interrompues (3).

94

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. Berlino, 7 marzo 1891, ore 20,48.

J'avais prié le secrétaire d'Etat de communiquer au chancelier, avec les éclaircissements opportuns, les ouvertures de M. Ribot et le projet de réponse de V. E. (4). Le chancelier vient de me dire qu'il est entièrement d'accord avec le contenu de votre projet de réponse et qu'il vous remercie de la loyauté et sincérité témoignée par cette démarche d'entière confiance et franchise. A ses yeux la démarche française est une tentative de rompre la Triple Alliance, de chercher à fortifier le parti francophile en Italie, de meme qu'à favoriser des tendances républicaines. Il est évident que par ses agissements le Gouverne- ment français vise également à enfoncer un coin entre l'Angleterre et l'Italie, appelées un jour à faire face en première ligne aux aspirations de suprématie françaises dans la Méditerranée. Il résulte actuellement à Berlin que la France

Saltmbeni, a cura di c. Zaghi, Torino, Ilte, 1956, p. 422.

(3) Per le risposte cfr. nn. 98 e 99. (4) Cfr. n. 88.

désire l'appui de l'Italie pour l'isoler aussi de l'Angleterre. Il est indiqué que nous fassions à Londres une communication analogue à celle dont j'ai ét.é chargé à Berlin, comme sans doute a du en etre chargé mon collègue de Vienne. Il importe, pour nos bons rapports avec le .Cabinet anglais, qu'il reçoive, de notre part, la meme preuve de confiance. Il se pourrait, si nous le laissons dans l'ignorance, que le Gouvernement français prit les devants, en donnant, de ses ouvertures déjà si étranges, des explications qui en dénatureraient le sens, en cherchant ainsi à nous compromettre (1).

(l) n passo fra asterischi è ed. in Crispi e Menelik nel diario inedito del conte Augusto

(2) Cfr. serie II, vol. XXIII, nn. 843, 852, 855, 359, 868, 875, 878, 883, 885, 890.

95

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 221/125. Londra, 7 marzo 1891 (per. il 13).

Ho esposto oggi verbalmente a lord Salisbury le linee generali direttive tracciate all'ambasciata di Sua Maestà a Costantinopoli per il contegno da osservare nelle vertenze relative alla Tripolitania. Sua Signoria mi ascoltò con molta attenzione e poscia mi chiese se quelle istruzioni dovessero essere comu- nicate alla Sublime Porta. Risposi che esse mi sembravano destinate soltanto a governare l'eventuale condotta dell'ambasciata italiana presso il sultano, e che dell'incarico che io compieva nel darne informazione al Gabinetto di Londra, la sola ragione stava nel desiderio nostro di trovarci col medesimo in perfetta armonia di concetto e di azione.

Questo colloquio che necessariamente si è esteso ai recenti episodi di scon- finamento sulla linea di frontiera fra la Tunisia e la Tripolitania, ha dato occa- sione a lord Salisbury di rendersi perfettamente conto delle ragioni che l'Italia ha di tenersi in prima linea e quasi direi in vedetta, per prevenire qualunque turbamento nelle condizioni territoriali della Tripolitania propriamente detta. Sua Signoria ha esplicitamente riconosciuto che fatti i quali per l'indole loro costituissero veramente un tentativo di turbare l'equilibrio che riposa sovra la conservazione dello statu quo, dovrebbero essere presi in esame dai due Governi ugualmente interessati a non ammettere variazioni di tal natura. Bisognava, però, aver presente la distinzione che sempre giova fare fra quegli atti che sono piuttosto la conseguenza delle impazienze dell'elemento militare e quelli invece che denotano una meditata risoluzione del Governo centrale. Conveniva Sua Signoria che tale distinzione in molti casi riusciva in pratica assai difficile ed era perciò anzitutto desiderabile che l'elemento militare fosse mantenuto in freno per evitare situazioni create da fatti compiuti.

Dissi a Sua Signoria che le dichiarazioni che recentemente erano state fatte a Costantinopoli relativamente ad uno sconfinamento avvenuto e quelle che

il generale Menabrea era stato in grado di trasmettere a V. E. (l) erano riuscite soddisfacenti. Ma il bisogno che il Governo centrale in Francia tenesse in mano fermamente la direzione in queste faccende era confermato dal fatto stesso che il signor Ribot avea stimato doversi far dare dal suo collega, il ministro della guerra, straordinarie facoltà per infrenare le impazienze militari.

Questo colloquio mi ha dato l'occasione di fare le allusioni prescrittemi nell'allegato cifrato del dispaccio direttomi da V. E. il 1° di questo mese (2) e le dichiarazioni di lord Salisbury furono fatte in relazione con le medesime (3).

(l) Per la risposta di Rudini cfr. n. 97.

96

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Londra, 7 marzo 1891.

Le disposizioni delle case bancarie della City che nei primi giorni del suo arrivo a Londra il conte Fantoni avea creduto fossero favorevoli alla costitu- zione del sindacato anglo-tedesco, in ultimo apparirono, quali io le temeva, assolutamente contrarie. Premeva moltissimo a quel signore di riuscire a far qualche cosa e sebbene egli si sia adoperato con prudenza piuttosto a presentire che ad interrogare direttamente, tuttavia non si può a meno di riflettere che l'insuccesso, noto necessariamente a tante case bancarie, non ci ha dovuto giovare. Ormai la cosa è fatta e bisogna pensare ad altro.

Negli ultimi giorni della sua dimora a Londra il conte Fantoni si mise in relazione con lord Rothschild per il quale egli avea una lettera di Bleichroder. Ho informato telegraficamente il R. Governo di ciò che è occorso in propo- sito (4). Nè ritornerei sovra questo soggetto se non potesse avere qualche utilità per V. E. il conoscere taluni particolari che emersero dalle conversazioni avute dal conte Fantoni con lord Rothschild.

Pare che questi tenesse a fare sfoggio di sentimenti di simpatia per l'Italia ed a dimostrarsi pieno di fiduciosa confidenza con il conte Fantoni al quale ha fatto vedere più di una lettera del capo della Casa Rothschild di Parigi concernente la migliore ma non ancora decisiva piega che prendevano i rapporti dell'Italia con la Francia. In una di quelle lettere si riferivano le osserva- zioni fatte da Ribot al barone Alfonso Rothschild in tale senso ed era detto che il ministro degli affari esteri della Repubblica particolarmente si lagnava di non essere ancora riuscito ad ottenere che il Governo italiano gli facesse conoscere i suoi impegni convenzionali con la Germania. Sarebbe forse andare troppo oltre pensando che la rivelazione degli impegni nostri verso gli alleati

{l) Cfr. nn. 67 e 78. {2) Cfr. n. 70. {3) Cfr. 11 seguente passo del D. 9218/128 inviato da Rudinì a Tornielli in risposta a questo

documento e al n. 89: «Per le ragioni che V. E. ha esposte, e che io apprezzo pienamente, non conviene a noi di prendere l'iniziativa in tale controversia. Dobbiamo tenere!, peraltro, pronti a spiegare i nostri uffici sia che ne siamo richiesti dalla Turchia sia che si tratti di assecondare quelli delle altre Potenze interessate "·

{4) T. 321 del 27 febbraio, non pubblicato.

sia considerata dal Governo francese come la prova della nostra decisa inten- zione di mantenere! verso la Francia in un contegno amichevole. Ma ad ogni modo mi pare utile che V. E. sia particolarmente informata di ciò che Ribot avrebbe detto a Rothschild a tale riguardo.

L'incidente relativo allo sconfinamento dei francesi nella Tripolitania è stato ridotto a minime proporzioni e possiamo esserne soddisfatti. Restano però le conseguenze di un impulso che era stato dato all'elemento militare francese in Turchia forse in vista dei sospetti che si avevano contro di noi. In ciò esiste un vero pericolo non ancora scomparso e sovra il quale converrà certamente vigilare. È desiderabile che il pericolo sparisca insieme ai sospetti che la presente nostra linea di condotta dovrà far prontamente dileguare a Parigi. Avremo allora ottenuto un effetto soddisfacente ed una miglior guarentigia per l'av- venire.

Ringrazio vivamente V. E. della sua ultima lettera particolare e delle utili indicazioni favoritemi. Ritengo che il Gabinetto di Londra veda con favore la diminuita tensione dei nostri rapporti con la Francia. Lord Salisbury mi ha domandato con interesse se essa ci porterà ad un ravvicinamento commerciale. Gli risposi che l'opera non era da compiersi in un giorno e che certamente anche a Parigi in questo momento si aspetterà di vedere come il nuovo Gabi- netto italiano si consolida davanti il Parlamento. Era notevole che malgrado le difficoltà inerenti alla situazione di un nuovo Gabinetto davanti una Camera che avea dato una maggioranza così larga all'antica amministrazione, un senti- mento di fiducia si fosse tanto rapidamente sostituito alla diffidenza che in ultimo sembrava divenuta nota caratteristica delle relazioni fra Roma e Parigi. Ciò dovea persuadere ognuno che l'Italia vuoi vivere in termini di amicizia con tutti continuando però a contribuire efficacemente al mantenimento della pace. Questa linea di condotta ci avrebbe assicurato certamente la continua- zione delle simpatie dell'Inghilterra.

Mi parve di trovare lord Salisbury un poco preoccupato dalle notizie che delle ultime tornate parlamentari nostre sono state qui trasmesse. Vi contri- buiscono probabilmente gli apprezzamenti del corrispondente ordinario del Times. Ma questa preoccupazione stessa indicherebbe che Sua Signoria accom.,. pagna della sua simpatia gli sforzi di V. E. per l'esplicazione del programma felicemente espresso nella dichiarazione che non vogliamo essere sospettati e non sospettiamo perciò gli altri.

T. S.N.

97. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

Roma, 8 marzo 1891, ore 9,45.

Déchifjrez vous-méme. Merci de votre télégramme (1). J'apprends avec plaisir la pleine approbation du chancelier. Kalnoky ne rentrant à Vienne que ce soir

ou demain matin, Nigra n'a pas encore pu s'acquitter envers lui de la démarch~ dont je l'avais chargé en mt\me temps et dans les mt\mes termes que V. E. (1). Votre conseil pour ce qui concerne l'Angleterre est bon. Je le suivrai. Je communiquerai à Londres, aussitòt après avoir fait ma réponse à Paris, la teneur de cette réponse ainsi que les ouvertures de M. Ribot qui l'ont moti- vée (2).

(l) Cfr. n. 94.

98

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. Vienna, 8 marzo 1891, ore 16,35.

Merci de votre télégramme d'hier au soir (3) dont je communiquerai le contenu à Kalnoky à son retour de Pesth. Je suppose que M. Crispi a mis V. E. au courant des négociations. En ce qui concerne l'Autriche elles se réduisent: l) à une communication faite par Crispi à Bruck (4) confirmée par une lettre particulière adressée à moi (5) sur entrevue avec Caprivi touchant deux points, savoir convenance de renouveler l'alliance en tàchant de rendre identiques les stipulations avec l'Allemagne et l'Autriche-Hongrie et amélioration des con- ventions commerciales entre les Pays alliés; 2) à una réponse verbale de Kalnoky (6) consentant en principe mais faisant prévoir des difficultés prati- ques pour l'uniformité des stipulations politiques demandant à Crispi de formuler ses idées ce qui n'était pas encore fait au moment de la crise.

99

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. Berlino, 8 marzo 1891, ore 20,42.

En suite du télégramme de V. E. d'hier au soir (3), le chancelier me fait dire que le Gouvernement impérial, lui aussi, est entièrement disposé, en ce qui le concerne, à entrer, mème dès-à-présent, en négociations avec nous pour le renouvellement de l'alliance, utile et nécessaire à nos intért\ts communs. Des pourparlers ont eu lieu à Milan entre Crispi et Capri vi (7), mais ils n'ont

(2) Cfr. n. 110. (3) Cfr. n. 93. (4) Cfr. serie Il, vol. XXIII, n. 859. (5) Ibid., n. 875. (6) Ibid., n. 890. (7) Ibid., n. 848.

pas dépassé les limites d'un échange de vues en termes généraux. Il y avait eu aussi, peu après cette entrevue, un_ échange de vues, dans le meme ordre d'idées entre Nigra et Kalnoky, auquel notre ambassadeur à Vienne avait été chargé de remettre une lettre de Crispi (1). Il n'y a dane pas eu de négocia- tions proprement dites, sauf la constatation d'un consentement réciproque, de la part des trois Puissances contractantes, pour le renouvellement des traités. La question d'une modification éventuelle du traité encore en vigueur a été laissée ouverte, et meme une allusion ayant été faite par Kalnoky à Nigra que nous devions présenter des propositions concrètes, Crispi remerciait des bonnes dispositions, se réservait de revenir sur l'objet, mais depuis décembre dernier la question est restée stationnaire. S'il m'est permis d'énoncer ma manière de voir, je pense que tant que la France se livrera, camme aujourd'hui, à l'illusion, malgré les déclarations de V. E., de nous détacher de l'alliance, de corrompre notre fidélité, de nous débaucher en quelque sorte en cherchant d'empecher le renouvellement de l'alliance · pacifique, elle n'aura ni treve ni repos pour nous créer des embarras, jusqu'au point, peut-etre, de compromettre la tranquillité générale; tandis que, si nous la plaçons en présence d'un fait accompli, elle finira par en prendre son parti et s'accommoder à un état de choses qu'elle n'aura plus espoir de changer. Si dane V. E. le désire, on pourrait, dès-à-présent, négocier pour le renouvellement du pacte de la Triple Alliance sur la base des anciens traités; car, certainement, du còté de l'Autriche il serait très difficile d'obtenir des modifications de notre traité séparé avec cette Puissance, meme si l'Allemagne se pretait à exercer une pression à Vienne. Il resterait aussi à régler le modus procedendi.

(l) Cfr. n. 88.

100

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', AL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI

D. 8171/42. Roma, 8 marzo 1891.

Ho letto ·attentamente la minuta espos1zwne che, con rapporto del 25 feb- braio n. 328/76 (2), la S. V. mi ha fatto della presente situazione diplomatica nel Marocco, e del reciproco atteggiamento dei rappresentanti delle maggiori Potenze. Nulla, però, ho trovato, nello scritto d1 lei, che valga menomamente a modificare le istruzioni che, fin dal primo momento della mia assunzione a questo ministero, mi è sembrato di doverle impartire, e che qui mi preme di confermarle.

La linea di condotta che in questi tre ultimi anni, assenziente il mio predecessore, la S. V. ha perseverantemente seguita, poggia sul presupposto che

(2) Non pubblicato.

anche nel Marocco l'Italia debba prefiggersi di esplicare la sua particolare influenza, in concorrenza, e possibilmente in concorrenza vittoriosa, con quella delle altre Potenze. Dalla quale premessa si è tratta questa conseguenza: che non bastasse all'Italia di avere, con pubblica e aperta notizia del fatto, gio- vani marocchini nelle scuole civili e militari del Regno, ed ufficiali italiani iniziatori di un arsenale marocchino, ma altre imprese e disegni si dovessero promuovere, tra i quali quelli ricordati nella relazione di lei: una nave da guerra costrutta in Italia e destinata a navigare con bandiera italiana accop- piata alla marocchina, e l'impianto a Mehedia, sulla costa atlantica del Marocco, di un porto militare, allestito da ingegneri italiani, da porsi sotto la protezione italiana e destinato a rifugio d'un intero naviglio da provvedersi in Italia. Ai quali progetti, additati da lei nel suo rapporto del 25 febbraio, sarebbero da aggiungersi altri dei quali trovo segno negli atti del ministero, come ad esempio quello di una banca privilegiata italo-marocchina.

Tale è veramente, nel suo fondamento, e nelle sue manifestazioni, la poli- tica che meglio si addica, nel Marocco, all'Italia? È, quanto meno, lecito dubitarne.

Giunti ultimi nell'arringo delle competizioni che si agitano nell'Impero, noi non potevamo certo lusingarci che, al nostro apparire, vengano meno le aspi- razioni altrui, e segnatamente le aspirazioni delle Potenze che, per v1cmanza immediata e maggior somma di interessi, vantano, in confronto dell'Italia, un titolo incontrastabile di prevalenza rispetto alle cose marocchine. Epperò, senza che ne siano derivati per noi sensibili vantaggi d'ordine economico, è avvenuto al Marocco, nell'ultimo triennio, quello che necessariamente doveva avvenire: le imprese nostre, più o meno note, hanno suscitato maggiori pretese da parte delle altre Potenze, ed a poco a poco codesta legazione è stata tratta a soste- nere, nei consigli del sultano, una lotta, o palese o segreta, non solo contro la Francia, ma contro quelle stesse Potenze con le quali abbiamo accordi di mutua fiducia ed assistenza nelle questioni attinenti al Mediterraneo ed alla costa settentrionale dell'Africa.

A me sembra che la realtà dei fatti consigli all'Italia, nel Marocco, una ben diversa politica. La lontananza, la cura d'altri interessi più immediati, e lo stadio ancora incipiente del nostro sviluppo economico, troppo malagevole renderebbero il còmpito nostro se volessimo fare del Marocco il campo d'una nostra prevalenza politica ed economica. Il nostro obiettivo, nel Marocco, è, in certa guisa, di carattere negativo, e si riassume nel proposito che non si allar- ghi, anche da quella parte, il dominio di quella, tra le Potenze mediterranee, a beneficio della quale, e a nostro danno, già si è aggravato, nel 1881, lo squilibrio delle forze in questo nostro mare. Tale dovendo essere, e non altra, la nostra azione nel Marocco, è chiaro che, ad assicurarne l'efficacia, ci giova, in primo luogo di astenerci da tutto quello che possa legittimare tentativi altrui contro lo statu quo dell'Impero, ed in secondo luogo di procedere intieramente d'accordo con quelle due Potenze, la Spagna e l'Inghilterra, che con noi parte- ciparono agli atti del marzo e dell'agosto 1887, aventi appunto per oggetto il mantenimento di codesto statu quo (vedi documenti diplomatici nn. 435 e 471

della serie XL) (1). Sopra ogni altra cosa, poi, importa che le tre Potenze siano ed appariscano mutuamente consenzienti nei loro rapporti col Governo scerif- fiano, acciocché questi ne tragga animo a schermirsi contro le eventuali velleità d'invadimento da parte della Francia, essendo manifesto che la discordia fra le tre Potenze, mentre affievolisce l'opera loro presso il sultano, potrebbe, a un dato momento, come ella stessa accenna essere poco meno che avvenuto, per- suadere il sultano, travagliato fnt le opposte pressioni a gettarsi in balia della Francia.

Tale deve essere, come qui le accennai, il procedimento comune delle tre Potenze nel Marocco. Potrà talvolta avvenire che taluno dei tre rappresentanti non si trovi d'accordo coi colleghi nello apprezzare una determinata situazione, o che prenda iniziative dai colleghi suoi giudicate meno propizie alla preser- vazione dello statu quo nell'Impero. In tale ipotesi, non già presso il sultano dovrebbe disputarsene, sebbene se ne dovrebbe riferire ai rispettivi Governi, i quali avranno sempre il modo di dileguare i dubbii e di addivenire a reciproco accordo.

Così accadrebbe, ora, per due tra le questioni messe innanzi dal ministro d'Inghilterra: la definizione della frontiera verso il capo Jubi e la costruzione di una stazione di segnali semaforici a capo Spartel. I termini di questa seconda questione appariscono abbastanza chiari dai rapporti di lei, ed io mi propongo di trattarne amichevolmente a Londra (2), giovandomi anche della sospen- sione che la morte di sir William K. Green avrà dovuto cagionarne. Per l'altra desidererei che, con un succinto rapporto, ella mi indicasse il preciso tenore delle domande inglesi, con la spiegazione del pericolo che potrebbe derivarne a danno del nostro programma di statu quo. Intanto, per l'una e per l'altra questione, desidero che ella si astenga da ogni intromissione presso il sultano (3).

(l) Cfr. serle II, vol. XXIII, nn. 859, 868, 875, 878, 883, 885.

101

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL CONSOLE GENERALE AD ADEN, CECCHI (4)

T. 308. Roma, 9 marzo 1891, ore 13.

Telegramma per Antonelli: «Prego tenere rigoroso segreto finché non abbia meco concertato quello che deve dirsi) (5).

è ed. !n serle Il, vol. XXI, n. 76.

(3) Cantagalli rispose con R. riservato 483/121 del 25 marzo di cui s! pubblica il seguente

passo: «Il concetto d! V. E. su ciò che a noi sia utile fare e procurare nel Marocco è diverso sostanzialmente da quello eu! !o coordinava la mia azione; la quale, ella ha potuto r!scontrarlo, da cauta ed ant!veggente che avrebbe dovuto essere nell'opinione mia, fu allargata a più vasti confini dalle ind!caz!on! che m! venivano date ».

(5) Sul contenuto del «segreto» cfr. n. 158.

(l) SI tratta di due rapporti da Tangeri del 15 marzo e del 23 agosto 1887. Il secondo

(2) D. 8170/120, dello stesso 8 marzo, non pubbl!cato.

(4) Ed. in L'Italia tn Africa, Ettopta-Mar Rosso, tomo IX, clt., p. 26.

102

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI (l)

T. 309. Roma, 9 marzo 1891, ore 15,50.

Ringrazio notizie d'oltre confine abissino contenute suo telegramma 7 mar- zo (2). Nella presente condizione dei nostri rapporti con Menelik non abbiano ragione sostenere politica scioana, e tanto meno ajutare Masciascià. Quando pure capi Tigrè si ribellassero contro Menelik, dobbiamo disinteressarci, !imi- tandoci preservare da ogni attacco o disordine il triangolo da noi occupato Massaua-Asmara-Keren, ed aspettando in assoluto riserbo lo svolgimento degli dVenti. Intanto la prego dirmi se coi mezzi militari risultanti dal bilancio ridotto il detto triangolo può difendersi in ogni evenienza. Prego altresì dirmi y_uali punti sono attualmente occupati oltre il triangolo e in quanto tempo J;>Uò operarsi concentramento entro triangolo (3).

103

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

D. 8335/189. Roma, 9 marzo 1891.

In una visita fattami ieri, l'ambasciatore di Francia entrò spontaneamente a parlare di Obock, manifestando il desiderio che siano ripresi i negoziati per la delimitazione tra i possedimenti francesi e gli italiani da quella parte (4).

Non ho esitato a rispondere che accettavo in massima di riprendere quei negoziati, essendomi indifferente che ciò avvenga a Roma od a Parigi. Però, aggiunsi, deve essere bene inteso, come base preliminare delle trattative, che l'Impero etiopico, comprese le sue dipendenze, tra le quali la regione del lago Assai, rientri nella zona di influenza italiana.

Il signor Billot mi rispose che si credeva autorizzato ad ammettere codesta condizione preliminare, salvo a determinare i precisi confini dell'Impero etio- pico, e purchè non siano chiuse alla Francia le vie del commercio. Alle quali avvertenze ho, dal canto mio, annuito (5).

(2) Cfr. n. 91. (3) Per la risposta di Oandolfi cfr. n. 114. (4) Sui progetti francesi circa la delimitazione del territorio di Obock, riferiva Cecchi da

Aden con R. 61/18 del 12 marzo di cui si pubblicano i due passi seguenti: «Dato che questo sia realmente il tracciato del confine entro cui la Francia intende svolgere la sua influenza, è chiaro ch'esso porta nell'ambito di azione francese alcune parti del territorio del sultano di Aussa che noi, in virtù del trattato con esso concluso nel dicembre 1888, abbiamo l'obbligo di proteg- gere ... La indicata delimitazione darebbe alla Francia la chiave delle principali vie carovaniere dalla costa all'interno».

La E. V. vorrà tenere col signor Ribot analogo linguaggio. E già fin d'ora la autorizzo a riassumere, sopra le basi qui accennate, i negoziati di cui trattasi, tostochè dal signor Ribot le ne sia manifestato il desiderio.

Ad agevolare una favorevole e pronta conclusione non sarà fuori di luogo che ella inizi la trattativa chiedendo la presentazione, da parte della Francia, di una proposta completa e concreta sulla quale si possa da noi deliberare.

(l) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 26-27.

(5) Sul colloquio e sui successivi sviluppi cfr. D D F, vol. VIII, cit., p. 449, nota l.

104

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

ANNESSO CIFRATO (1). Berlino, 9 marzo 1891.

In risposta all'annesso cifrato al dispaccio di V. E. del 1° marzo (2), debbo avvertire che, a proposito della questione tripolitana, per ben due volte già richiamai, nell'intervallo di circa sei mesi, l'attenzione di questa Cancelleria imperiale sopra l'articolo 3° ùel nostro accordo segreto colla Germania. Vi feci ancora allusione jeri l'altro. Il segretario di Stato non mise in dubbio il valore di codesti impegni, i quali rimangono presenti alla memoria del Gabinetto di Berlino, ma intanto insisteva sulla necessità di procedere in perfetto accordo coll'Inghilterra.

105

E. MOUSSAYA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (3)

L. Zeila, 9 marzo 1891 (per. il 30).

Le représentant du ras Mequonen (4), Ato Tesamma, me transmet une lettre de S. M. l'Empereur d'Ethiopie qui doit étre remise à S. M. le Roi d'Italie.

J'ai donc l'honneur de transmettre cette lettre à V. E. avec prière de la faire tenir à Sa Majesté.

L.

L'IMPERATORE D'ETIOPIA, MENELIK II, AL RE D'ITALIA, UMBERTO I (5)

ALLEGATO

Addis Abeba, 11 febbraio 1891. Des questions qui peuvent gàter l'amitié commencée depuis tant · d'anriées entre

l'Ethiopie et l'Italle s'étant élevées, et Votre Majesté nous ayant envoyé le comte Antonelli, en le chargeant de finir ce qu'il avait commencé, et cela pour ne pas ébranler

(2) Cfr. n. 70. (3) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 90-96. (4) Sic, per Makonnen. (5) Ed. in LV 72, pp. 41-43.

notre amitié, et nous, apres avoir ca.usé longtemps avec M. ~e comte et voyant qu'U nous présentait des affaires desquelles nous n'avions jamais parlé auparavant, et aux- quelles je ne m'attendais point, et vu que malgré beaucoup de discussions il nous a été impossible de tomber d'accord avec lui, pensant en outre qu'il ne convient pas que deux Puissances comme l'Ethiopie et l'Italie rompent !eurs relamons amicales à cause d'un envoyé avant de se rendre bien compte de la fin des questions, nous nous faisons un ~aisir d'exposer ce qui suit à la bienveillante attention de Votre Majesté en la pr:iant de vouloir bien le prendre en considération.

Quand Votre Majesté nous a annoncé que le comte Antonel.Li. a été envoyé par vous afin de terminer la question relative à la frontière et à l'art. 17, j'ai été très content dans ~·espoir que l'affaire serait arrangée à l'amiable. C'est dans ce sens qu'en traitant la question des frontières nous avons préféré de nous mettre d'accord avec votre envoyé, et de terminer le différend en donnant meme des pays. en ~us que ceux qui étaient stipulés dans notre premier traité, et tout ccla pour éloigner toute espèce de discorde.

Mais ensulte la question de l'art. 17 du Traité d'Outchali du 25 miazia 1881 ayant été soulevée, le comte Antonelli nous a présenté ~usieurs a-utres questions dont nous n'avions jamais entendu parler auparavant, et auxquelles nous ne nous attendions absolument pas.

Quand, à son temps, nous avions causé avec le comte Antonelli, il s'agissait seule- ment d'un tratté de commetce et d'amitié, mais nous n'avons jamais traité d'autres choses.

Ensuite, quand je lui disais que n'ayant pas de représentant en Europe ce qu'il pensait comment je devais faire pour les questions que j'aurai à traiter à l'étranger, il me répondit: « Pourquoi l'empereur ne chargerait-ll pas le Gouvernement italien de le représenter et de traiter pour lui? Ne serait-ce pas un signe de votre amittié? ». Quand à la suite de cette réponse donc j'ai stipulé que pour le bien-etre de mon pays et pour que toutes mes affaires ne subissent point de retard, j'ai la fac.ulté de me servir du concours du Gouvernement italien, j'ai constaté qu'il a été écrit contre moi sous ce rapport en langue italienne ce qui n'était point écrit en amharigna. Quand j'ai questionné à cet effet le comte Antonclli et que je lui dis: « Pourquoi vous avez cherché à m'erroner sans jamais m'avoir consulté pour une question pareille, pourquoi vous ne m'en avez pas parlé franchement? », il me dit: « Maintenant nous avons déjà commu- niqué cet article à toutes les Puissances, le Gouvernement ne peut pas renoncer à une affaire déjà communiquée; si vous voulez accepter, acceptez-la; si vous ne voulez pas l'accepter, il nous est impossible de reprendre notre parole vis-à-vis des Puissances ». Alors je lui ai répondu: «Si c'est comme cela, vous me demandez donc d'accepter par force quelque chose que non seulement je n'avais pas acceptée, mais de laquelle vous ne m'aviez jamais parlé et que je n'avais jamais entendu, pour vous tirer d'embarras après avoir erroné non seulement moi, mais aussi votre propre Gouvernement? Com- ment, vous qui connaissez parfaitement la langue amharigna et qui savez bien que ce que vous avez écrit dans le texte italien n'est pas du tout ce que vous avez causé avec moi, vous cherchez à me faire supporter les conséquences de vos fautes personnelles maintenant que vous etes sur le point de brouiller deux Gouvernements qui vivaient amic·alement ensemble jusqu'à présent? Si vous voulez que nous nous entendions, cherchez quelque chose qui soit profitable à ·tous les deux Pays pour remplacer cet article et faites-moi la connaitre; je suis tout prèt de l'accepter, car je ne désire rien autre chose que l'amitié. Mais si vous me di.tes: "c'est impossible, ill n'y a qu'à accepter, bon gré mal gré, ce qui est écrit dans le texte italien", ma réponse est celle-ci: "je ne puis point accepter une pareille proposition " ».

C'est alors qu'à la suite de ses réponses je lui ai proposé deux choses en lui disant: « Ou stipulons le texte amharigna comme hl est écrit actuellement, ou bien, annulons l'miele 17 tant en amharigna qu'en italien ». Le comte alors me répondit qu'il ne pouvait accepter aucune de ces propositions sans le consentement de Votre Majesté et du Ministère; il me demanda d'éc1ire. Nous avons écrit à Votre Majesté (1). Mais ensuite, après le départ des lettres le comte se présenta à nous et nous dit: « Pourquoi atten-

drions-nous la réponse à nos lettres? Si nous nous entendons entre nous, je peux tenniner moi-meme la question ». C'est a.lors que je lui dis: « Très-bienl S'il en est ainsi, pourquoi trainerions-nous l'affaire à la longue? Annulons d'un commun accord l'article 17; cependant, comme je ne veux pas renoncer au concours de l'Italia pour me représenter, je vais envoyer une lettre convenable à ce sujet à S.M. le Roi Humbert faire connaitre cela également à toutes les Puissances ». n me répondit: « Très-bien ». C'est donc à la suite de sa réponse que nous avons fait écrire les lettres que j'envoie ci-jointes à Votre Majesté, ainsi que la convention. Nous avions terminé la question de cette manière, mettant chacun son cachet, quand, sans nous demandar notre opinion, le comte déchira le papier cacheté.

Quand alors je lui dis: «Est-ce qu'il y a dans votre pays des usages qui permettent de parellle conduite? Vous faites aba.isser le prestige et le respec.t dus l!IUX Souverains en agissant ainsi, pourquoi vous avez déchiré le document en question sans me con- sultar?», il me répondtt: << J'ai accepté que Je texte amharigna de l'article 17 de méme que le texte italien restassent tels qu'dls sont actuellement, mais je n'ai point consenti d'annwer Je dit article ». Alors je ~ui dis: <<S'il en était ainsi, est-ce qu'alors je n'accepterai pas justement l'arttcle que j'ai refusé et n'annulerai-je pas ancore de cette sorte l'article 19? Est-ce que ce n'était précisément cela qui avait soulevé des discussions entre nous? » Je lui ai enfin dit: <<Il vaudrait donc mieux que vous restiez ici, en attendant que nous ayons reçu chacun une réponse à nos lettres que nous venons d'envoyer en Italie ». Là dessus le comte me dit: << Je n'ai pius rien à faire ici; je veux partir en emmenant également avec moi Jes autres représentants de l'Italia prèsents ici; congédiez-moi ».

J'aurais bien désirè que son départ n'eut lieu avant d'avoir reçu une réponse à ma lettre à Votre Majesté, mais, pensant qu'il n'est point convenabJe d'après les règles de souverains chrétiens de retenir par force l'envoyé d'un ami, je Jui ai permis de partir.

Majesté, nous ne voulons point que l'amitié qui existe entre nous et l'Italie soit rompue; nous aimons que les affaires que nous ayons à traiter avec l'Europa se fassent avec votre concours. Si je veux que l'article 17 soit annulé, c'est parce que j'ai constaté que le texte i·taLien du dit article n'est pas conforme au texte amharigna, et parce qu'on me proposait d'accepter contre ma volonté une chose humiliante pour mon Empire. J'ai cherché de garder ma liberté comme eile convient à des Puissances qui agissent selon leurs désirs et leur volonté indépendante, et je ne puis étre soupçonné d'avoir cru que l'Italie pour l'avenir ne pense pas pour le bien de l'Ethiopie. C'est pourquoi j'llii l'espoir que Votre Majesté voudra bien faire avec sa justesse ce qui est nécessaire de faire pour éviter que des événements fàcheux puissent se produire entre deux Gouver- nements qui ont vécu jusqu'ici amicalement, et ccla à cause d'un seui homme qui vient de commettre des fautes sciemment ou sans le savoir.

Qu'il plaise à Dieu de vouloir bien conservar Votre Majesté, ainsi que son peupie, et de vous inspirar un conseil profitablel

L.

L'IMPERATORE D'ETIOPIA, MENELIK II, AL CONTE ANTONELLI (l)

ANNEsso I

Addis Abeba, 6 febbraio 1891.

Ensuite de tout ce que nous avons causé ensemble, depuis votre arrivée jusqu'aujour- d'hui et comme vous me disiez que l'article 17 de Traité d'Outchali du 25 miazia 1881 soit annulé d'un commun accord, et comme vous me priez de vous donner une réponse favorable à la bonne entente entre l'Ethiopie et l'Italie, nous avons annulé le texte amharigna comme le texte italien de l'article 17. Comme nous avons annulé cet article et comme il convient de satisfaire les deux Gouvernements, je vous envoie ci-inclus la réponse sur la question de l'article 17 à S. M. le Roi Humbert et j'espère qu'après avoir présenté cette lettre à Sa Majesté, et qu'elle ait quelques objections à faire, que vous veuillez bien recevoir la réponse et me la faire parvenir le plus vite possible.

L

L'IMPERATORE D'ETIOPIA, MENELIK Il, AL RE D'ITALIA, UMBERTO I (l)

ANNESSO Il

Addis Abeba, 5 febbraio 1891.

Quand, pour la question de l'article 17, j'avais proposé a M. le comte Antonelli d'accepter le dit article tel qu'il est dans le texte amharigna, ou alors d'annuler cet article tel qu'il est en amharigna et en italien d'un commun accord, et M. le comte me répondit qu'il ne pouvait accepter ces propositions sans le consentement de S. M. le Roi Humbert et du Ministère, je vous avais écrit sous la date du 15 ter 1883 (22 jan- vier 1891) (2).

Aujourd'hUi, après avoir causé de toutes les choses avec votre envoyé le comte Pietro Antonelli, nous nous sommes entendus d'annuler l'article 17, texte amharigna et texte italien, du Traité d'Outchali du 25 miazia 1881. Mais tout en l'annulant, vu votre amitié et vos bonnes intentions pour nous et pour l'Ethiopie, et pour que l'amitié qui unit nos deux Pays depuis si longtemps nous soit conservée pour l'avenir, nous désirons que nos affaires avec les Puissances européennes, et qui peuvent étre à notre avantage, soient traitées avec votre concours. Je n'ai pas dédaigné votre concours auparavant, et encore aujourd'hui j'en profiterai volontiers avec votre amitié, et cela dans ce sens que, tout en gardant ma dignité souveraine, j'ai confiance en votre illustre nom.

Le comte Antonelli m'ayant demandé de vouloir stipuler cette décision dans un traité, comme il ne convient pas qu'une Puissance indépendante, comme la mienne, accepte des traités contre sa volonté, ce qu'il peut faire amicalement, et comme signe de mon estime pour Votre Majesté et votre Royaume, et pour que vous ne croyez pas que j'ai perdu ma confiance en Votre Majesté, je vous ai envoyé cette lettre. Ce qui se fait en amitié et d'un commun accord ne peut nuire, et ne peut que faire du bien.

S'il y a, de la part de Votre Majesté, des conseils au profit du bien de nos deux Royaumes, je serai heureux si vous voulez bien me les faire parvenir le plus vite possible.

Si notre décision trouve le consentement de Votre Majesté, j'avertirai les Gouver- nements européens que nous désirons que nos affaires soient accomplis avec votre concours.

ANNEsso III DICIDARAZIONE (3)

Etant tombés d'accord avec le comte Pietro Antonelli venu de la part du Gouver- nement ita.lien chargé de pleins pouvoirs, nous nous sommes entendus et nous avons décidé d'abandonner le texte de l'article 17 écrit en langues amhart.gna et itaLienne, article qUi faisait partie du traité conclu entre l'Ethiopie et l'Italie au campement d'OUtchali le 25 miazia l'an 1883 et nous avons annulé le dit article d'un commun accord.

Ecrit dans la ville d'Adis-Abeba le 29 ter l'an 1883 de la miséricorde. P.S. C'est le traité que nous avions conclu et terminé avec le comte Antonelli; le

dit comte a déchiré l'autre originai pareil à celui-ci. Voilà, j'adresse au Gouvernement italien cet originai du traité, qui était chez moi.

Ecrit dans la ville d'Adis-Abeba, le 7 yakatit, l'an 1883 de la miséricorde (13 fé- vrier 1891).

(2) Cfr. n. 36, allegato. (3) Ed. in LV 72, p. 44.

L.

L'IMPERATORE D'ETIOPIA, MENELIK II, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI A.I., CRISPI

ANNESSO IV

Addis Abeba, 7 febbraio 1891. Dans le but d'administrer et de pacifier les pays musulmans et comme les der-

viches continuent à embarrasser notre Empire, je me porte avec l'intention, choisissant un moment favorable, de réunir mes armées, de descendre du còté de Galabat et de les soumettre. Je désirerais pourtant que les Gouvernements anglais, italien et ethiopien s'entendent pour une action contemporaine et je pense qu'il serait avantageux si nous cernions les dervisches de sorte que l'Angleterre s'avance du còté de Kartoum, l'rtalie du còté de Kassala et l'Ethiopie du còté de Galabat. Ce conseil tiendra compte à nos i.ntéréts à tous.

J'espère donc que vous veuillez bien vous consulter sur cette question avec le Gouvernement anglais et me faire parvenir la réponse le plus vite possible.

T. s. N.

(l) Al R. 330/105, non pubblicato.

(l) Cfr. n. 36, allegato.

(l) Ed. !n LV 72, pp. 40-41.

(l) Ed. in LV 72, pp. 39-40.

106

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Vienna, 10 marzo 1891, ore 16.

J'ai dit à Kalnoky que V. E. était prète à reprendre le;:; négociations enta- mées par M. Crispi au sujet du renouvellement de la Triple Alliance (1). Kalnoky m'a répondu que, de son còté, il était prèt à recevoir la communi- cation de vos idées sur ce sujet (2).

T. s. N.

107

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Vienna, 10 marzo 1891, ore 16.

J'ai communiqué à Kalnoky le projet de télégramme à Menabrea que V. E. m'a transmis le 7 courant (3). Kalnol~Y m'a dit qu'il n'a, pour sa part, aucune objection à faire à ce télégramme, dont le contenu est en somme conforme à sa manière de voir. Je n'ai pas manqué de faire ressortir que votre souhait d'améliorer les rapports avec la France n'atténuait nullement votre ferme résolution de conserver la Triple Alliance.

a Vienna, Reuss. Cfr. Dte Grosse Polltik der Europalschen Kabtnette 1871-1914, vol. VII, Berlino, 1924, n. 1405.

T. s. N.

(l) Cfr. n. 93. (2) Sul colloquio N!gra-Kalnoky riferiva più ampiamente a Caprivi l'ambasciatore tedesco

(3) Cfr. n. 88.

108

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Vienna, 10 marzo 1891, ore ·16.

Conformément aux instructions contenues dans l'annexe à la dépèche du 1er courant (1), j'ai fait remarquer à Kalnoky que les empiètements de la France sur le territoire de la Tripolitaine constituaient l'une des éventualités pouvant donner lieu au casus joederis.

109

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, E A VIENNA, NIGRA

T. s. N. Roma, 10 marzo 1891, ore 21.

Déchifjrez vous meme. Ayant maintenant l'adhésion de Caprivi et de Kalnoky, j'expédie en ce moment à Menabrea le télégramme projeté (2).

110

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. S.N. Roma, 10 marzo 1891, ore 21.

Déchiffrez vous méme. M. Ressman que j'avais mandé à Rome (vedi tele- gramma del 3 marzo a Berlino e a Vienna (3) fino alle parole «ce à quoi personne ne pense ici~). Après échange de vues avec les Cabinets de Berlin et de Vienne, je viens d'expédier au général Menabrea le télégramme suivant: « V. E. a maintenant reçu le texte officiel... (vedi telegramma d'oggi, 10 marzo, a Menabrea (2), fino alla fine). Je désire que V. E. fasse connaitre confiden- tiellement à lord Salisbury mon télégramme à Menabrea et les ouvertures de M. Ribot qui l'ont motivé. Sa Seigneurie verra, je n'en doute pas, dans cette démarche notre ferme intention de maintenir avec le Gouvernement de la reine un courant d'intime cordialité. Je prie V. E. de vouloir bien réserver le chiffre H. 24 aux communications se rattachant, comme la présente, aux accords secrets de 1887 (4).

(2) Cfr. n. 88. Il telegramma trasmesso a Menabrea reca effettivamente la stessa data esatta. (3) Cfr. n. 76. ( 4) Per la risposta di Torniell1 cfr. n. 112.

79 IO - Documenti Diplomatict - Serie II - Vol. XXIV

T. 330.

(l) Cfr. n. 70.

111

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

Roma, 11 marzo 1891, ore 17.

Rispondendo oggi interpellanza Barzilai circa sfregi fatti ad emblemi ita- liani a Cavalese e Trieste dichiarai non avere precisa notizia fatti non dubitare però Governo austro-ungarico sinceramente amico nostro, se informato, non avrebbe mancato provvedere come in parecchi casi provvide con spontaneità ed efficacia. Rispondendo poi interruzione Imbriani affermai assolutamente necessario per l'Italia serbare saldi suoi legami amicizia coll'Austria e tenere fermo l'indirizzo politico che Paese tutto significò con recenti elezioni di volere ed è nostro debito mantenere (l).

112

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. Londra, 11 marzo 1891, ore 19,58.

Lord Salisbury a beaucoup agréé l'intention amicale dans laquelle je lui ai fait la communication confidentielle ordonnée par V. E. au sujet des ouver- tures de la France (2). Il espère que la détente puisse amener un état de choses satisfaisant aussi pour nos relations commerciales avec ce Pays, et que la meilleure confiance puisse s'établir réciproquement sans que nos rapports avec nos alliés aient à en souffrir. Sa Seigneurie laissait entendre, sans le dire ouvertement, qu'elle considère la tàche de V. E. comme étant des plus difficiles puisqu'il s'agit d'apaiser les soupçons des uns sans exciter la méfiance des autres. J'ai l'impression que l'écho de quelque inquiétude allemande doit s'etre fait entendre, et il ne faut que nous oublions qu'un des pivots essentiels de la politique anglaise est le groupement qui empèche l'Allemagne d'avoir besoin d'une entente avec la Russie.

L.

113

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Massaua, 11 marzo 1891.

La ringrazio della lettera cortese e cordiale, della fiducia di cui mi onora e delle promesse larghe di appoggio e di libertà di azione.

(2) Cfr. n. 110.

Ma come scrivo anche all'amico d'Arco; il problema a me appare insolubile politicamente e tecnicamente, e sento che non potrei assumermi la responsa- bilità di tenere la colonia con quadri ed effettivi che, proporzionalmente allo spazio da proteggere, sarebbero inferiori a quelli che aveva il povero Gené alla vigilia di Dogali.

Sono veramente sconfortato di non poter corrispondere a tanta benevolenza e larghezza di concessioni; che cercherò di compensare in parte mettendo a disposizione quel po' di esperienza che posso aver accumulato nel breve periodo che ebbi il governo della colonia (l).

(l) Cfr. n. 115.

114

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (2)

T. 426. Massaua, 12 marzo 1891, ore 9,30 (per. ore 14,35).

Rispondo telegrammi di V. E. 7 e 9 corrente (3). È mio subordinato parere che occupazione effettiva, limitata triangolo Asmara-Keren-Massaua, massima- mente se effettuata con poche forze, non assicuri mantenimento pattuiti con- fini verso Abissinia né consenta continuazione iniziati rapporti con tribù del- l'occidente. Ritengo anzi che tale occupazione non consenta neppure difesa ristretto triangolo stesso, perché efficace difesa triangolo medesimo parmi richieda: per Asmara, osservazione spinta innanzi Schiket-Gura; per Keren occupazione sbocchi valle Bogu, valle Dari; per entrambe occupazioni Ghinda, Sahati, Monkullo per sicurezza linea collegati ... (4) con Massaua, base opera- zione. Giudico inoltre che occupazione triangolo eseguita con scarsità forze risultanti dal bilancio ridotto, costringendo ad azione puramente passiva nei singoli punti, renderebbe inefficace ogni difesa. Nostri distaccamenti Africa appariscono da tabelle di dislocazione e da lettera particolareggiata, n. 160 (3), concernenti soverchie economie, partita 6 corrente. Distaccamenti oltre pattuiti confini verso Abissinia ... ( 4) potranno essere ritirati dopo definita questione disarmo banda Masciascià; distaccamento Agordat, ridotto ora una compagnia, può essere ritirato non volendo continuare rapporti iniziati con tribù ovest Keren e rinunziare possibilmente applicare tributo, avviene distaccamenti [sic] interessano direttamente difesa triangolo, perciò dovrebbero essere mantenuti. Ritiro distaccamenti non implica però nessuna economia sulle somme bilancio per spese occupazione, ma solamente su quelle dovute trasporti militari non imposte in bilancio. Riassumendole sottopongo V. E. che credo possibile econo- mizzare mezzo milione sul bilancio esteri e milione sul bilancio guerra effet- tuando riduzione già proposta diminuendo leggermente effettivi compagnie

(2) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, clt., pp. 29-30. (3) Cfr. nn. 92 e 102. (4) Gruppi lndeclfrati. (5) Non pubbllcata.

indigene, sopprimendo musica militare, continuando applicare provvedimenti di mia competenza atti scemare spese. Oltre suddetti limiti non ritengo pos- sibile, data presente situazione, compiere altre riduzioni senza che rimanga gravemente compromessa sicurezza territorio. Suddetta lettera n. 160 porge in proposito spiegazioni particolareggiate.

(l) Per la risposta cfr. n. 146.

115

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 430. Vienna, 12 marzo 1891, ore 12,40 (per. ore 15,25). Ringrazio l'E. V. di avermi telegrafate le sue dichiarazioni di ieri (1). Le ho

comunicate a Kalnoky e sono certo che esse saranno altamente apprezzate e faranno più effetto che qualsiasi reclamo.

116

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (2)

T. 433. Massaua, 12 marzo 1891, ore 18,05 (per. ore 21,45). Rottura negoziati con Menelik avvenuta nelle circostanze indicate dal tele-

gramma del 7 corrente (3) fa prevedere non potersi per ora fare assegnamento su cordialità relazioni con l'imperatore, né contare sulla sua influenza per mantenere Tigrè in soggezione e porre freno sue velleità rivenire dominazione. Per prevenire complicazioni che intendimenti Menelik circa Saraè, Okulè Kusai, e attuale contegno Masciascià Uorkié potrebbero far sorgere a nostro danno, sembra conveniente coltivare buoni rapporti con Tigrè, mantenendo con capi direttamente relazioni che recenti eventi interruppero. Ciò posto è necessario tanto più dissipare sorti malintesi e mutare favorevolmente atteggiamento verso noi delle genti Mareb. In questa opera è stato testé constatato che può molto giovare presentemente in Adua nostro residente De Martino, che colà ha saputo guadagnarsi la stima e l'affetto dei capi e della popolazione. Nei frequenti rapporti che ha con ras Alula egli, seguendo le mie istruzioni, con- tribuisce a troncare il corso delle false notizie circa intendimenti questo Go- verno, divulgate ad arte dai nostri nemici e a dissipare reciprocamente diffi- denze. Tenuto conto dell'utilità presenza De Martino Adua, in confronto spese dovute sua missione, sarei subordinato parere differire suo richiamo, in attesa situazione si delinei, tanto più che dette spese sono lievi e già bilanciate pel

(2) Ed. !n L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, c! t., pp. 28-29. (3) Cfr. n. 92.

corrente eserc1z10. Mio rapporto quindicinale partito 11 corrente (l) su quanto precede minutamente particolareggiato (2).

(l) Cfr. n. 111.

117

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. S. N. Roma, 12 marzo 1891, ore 20,15.

Déchiffrez vous méme. Merci de votre télégramme (3). Je vous prie de vous ménager une occasion prochaine de rassurer complètement lord Salisbury au sujet du maintien du groupement actuel des Puissances. Mes déclarations ont été, ça me semble, fort explicites. V. E. peut ajouter confidentiellement que j'ai déjà repris la négociation avec les Cabinets de Berlin et de Vienne pour le renouvellement de l'alliance.

118

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI (4)

T. 347. Roma, 13 marzo 1891, ore 12,45.

Richiamo De Martino non per economia ma dubbio posizione delicata dopo insuccesso Antonelli. Però mi rimetto suo giudizio. Le scrivo oggi circa nuovo atteggiamento verso Menelik e capi Tigrè (5). Approvo in massima suoi con- cetti (6). Credo solo prima prendere risoluzione definitiva attendere Antonelli giunto costà ci dica ultima parola.

119

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI (7)

D. 9004/117. Roma, 13 marzo 1891.

Desidero compendiare nel presente mio dispaccio i telegrammi che, in questi ultimi giorni, dopo le più recenti notizie giuntemi dal conte Antonelli, ebbi a scambiare con lei circa il nostro atteggiamento verso l'Etiopia.

(2) Per la risposta dl Rudlnl cfr. n. 118. (3) Cfr. n. 112. (4) Ed. ln L'Italta tn Africa, Etiopta-Mar Rosso, tomo IX, clt., p. 31. (5) Cfr. n. 119. (6) Cfr. n. 116. (7) Copia; ed. in Crispt e Mene!tk, c1t., pp. 409-410.

Dacché la fine improvvisa di re Giovanni ebbe condotto Menelik a procla- marsi imperatore, la nostra politica, nei rapporti con l'Abissinia, ebbe princi- palmente questo obiettivo: che, sopra l'amicizia, ormai antica, col principe scioano, divenuto sovrano dell'intera Etiopia, avessero base sicura i rapporti tra l'Eritrea ed il vicino Impero. Movendo da questo concetto, per una parte ci adoperammo, sulla base del Trattato di Uccialli, a tenere Menelik sotto la nostra influenza, ed a statuire con esso una conveniente delimitazione dei rispettivi domini, e dall'altra parte non mancammo di aiutare, con ogni miglior maniera, politicamente, ed anche materialmente, il nuovo imperatore.

Come questa politica nostra siasi svolta non è mestieri ch'io dica a lei, a cui ogni particolare ne è ben noto. Ricorderò solo che, anche presentemente, codesta politica si esplica, da parte nostra, con l'azione esercitata presso ras Mangascià e ras Alula acciocché si mantengano ligi all'imperatore e, segnata- mente, con gli aiuti d'ogni maniera somministrati a Masciascià Uorchié, messo eta Menelik all'estremo lembo dei suoi domini tigrini, con lo scopo di tenere in freno, mercè l'opera di codesto suo fido scioano, gli altri capi del Tigré. Con le armi nostre e i nostri viveri Masciascià ha potuto, non solo far fronte al ribelle Sebath dell'Agamé, ma contribuire altresì a serbare viva nel Tigré l'in- fluenza scioana. Codesto nostro atteggiamento presuppone che Menelik sia, e si conservi effettivamente nostro amico, poiché in caso diverso verrebbe meno ogni giustificazione. È naturale, quindi, di fronte alla conclusione non favorevole della missione Antonelli, che il R. Governo abbia a pigliare, verso Menelik, un atteggiamento diverso.

L'esito della missione Antonelli non ci è noto, finora, che per brevi cenni telegrafici. Prudenza vuole che l'apprezzamento definitivo se ne riservi fino al giorno, probabilmente vicino, nel quale il conte Antonelli, giunto alla costa, possa fornirne spiegazioni migliori e più precise. Intanto, però, ci conviene di prepararci al mutamento di contegno che le nuove circostanze sembrano consi- gliare. Ed è intorno a codesto contegno nuovo che vorrei, profittando dell'in- tervallo, scambiare con lei alcune idee, così che possiamo trovarci già perfet- tamente consenzienti nel giorno in cui lo si dovrà tradurre in atto.

Il mio pensiero, a tale riguardo, . è ·sostanzialmente questo: che quando Menelik accennasse a sfuggire dalla nostra influenza, anche senza assumere un atteggiamento ostile, noi dovremmo, a nostra volta, puramente e semplicemente disinteressarci della politica scioana. Risoluti già, per considerazioni d'altra natura, a concentrarci entro il triangolo Massaua-Asmara-Cheren, pur riservando, oltre il triangolo, i nostri diritti di sovranità, fino al confine pattuito con Menelik, ed anche fino al Mareb, giusta l'uti possidetis militare del 1890, se mai il trattato con Menelik fosse per divenire interamente caduco, poco potrà importare di quanto possa accadere all'infuori del territorio non effettivamente occupato. Se ras Mangascià od altro capo tigrino levi lo stendardo della rivolta, se Masciascià Uorchié, privo dei nostri aiuti, soccomba all'attacco del ribelle Sebath od agli intrighi dei suoi rivali tigrini, tutto ciò dovrà !asciarci impassibili ed indifferenti. Codesto nostro contegno non sarà, certo, atto di aperta ostilità verso Menelik, ma basterà a persuadere il sovrano etiopico del grave errore che sta commettendo, e lo indurrà, forse, a. più savio. consiglio. La nostra asten-

sione, poi, dovrà intendersi in un senso assoluto; nel senso, cioè, che dal trian- golo di occupazione militare non dovranno trarci fuori gli avvenimenti, quali che siano, dei quali potesse divenire il teatro quella zona medesima che è com- presa tra il triangolo e la nostra frontiera politica. Ancorché vi si commettes- sero razzie, od ivi reciprocamente contendessero i capi tigrini, non per questo vorremmo esporci ad inutili imprese, dal momento che saremo sempre liberi, nel momento propizio, di sgombrare di ogni invasore il territorio che ci appartenga.

Tali sono i miei concetti per quella contingenza che le comunicazioni del- l'Antonelli additano probabile. Avrò grato assai se, anche col telegrafo, ella vorrà darmi, in proposito, il suo apprezzato giudizio {1).

(l) Non pubblicato.

120

IL CONSOLE A NEW ORLEANS, CORTE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (2}

T. 449. New Orleans, 14 marzo 1891, ore 21 (per. ore 21,50).

Popolazione furente accorse prigione prendere italiani assolti. Grave pericolo colonia. Faccio passi legazione evitare ulteriori sciagure.

121

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

B MINISTRO DEGLI ESTERI,. DI RUDINI'

T. s. N. Madrid, 14 marzo 1891, ore 23,50.

Le riserve che il duca di Tetuan vuole esprimere relativamente alla sicu- rezza dei possedimenti spagnuoli (3} vennero da me accennate nell'annesso cifrato al rapporto del 19 gennaio (4}. Esse si riferiscono a quella eventuale libertà d'azione che in massima intende avere questo Governo per la tutela delle proprie piazzeforti sul territorio marocchino, le quali, anche adesso, sono esposte ad aggressioni. Al pari di quanto qui si brama introdurre per quanto riguarda il Trattato di Uad Ras, questa seconda riserva è puramente di forma- lità. Ma, lo ripeto, il duca vi tiene moltissimo. Non mi venne ancora sottomessa alcuna formala, sebbene io non abbia mancato di sollecitarla.

(2) Ed., con varianti, !n LV 13, p. l. (3) Con telegramma del 13 marzo, non pubblicato, Rud!nl aveva chiesto precisaz!onl circa

t'aggiunta relativa alla sicurezza del possedimenti spagnol! eu! Ma!!e! aveva !atto riferimento ln un telegramma del 12 marzo, non pubblicato.

(l) Per la risposta cfr. n. 207.

(4) Cfr. serle Il, vol. XXIII, n. 927.

122

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL MINISTRO A WASHINGTON, FAVA (l)

T. 356. Roma, 15 marzo 1891, ore 0,15.

Console [New] Orleans telegrafa (2) plebe furente accorse prigione impa- dronirsi italiani assolti. Aggiunge grave pericolo colonia. Telegramma Havas annunzia sei prigionieri italiani assassinati indicando nomi. Prego denunciare codesto Governo gravissimo fatto, invocando immediati energici provvedimenti repressione tutela.

123

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

T. RISERVATO S. N. Roma, 15 marzo 1891, ore 19,15.

Ringrazio suo telegramma (3). Attenderò ora formala per pronunciarmi. Per noi l'essenziale è di evitare anche alla Spagna ogni occasione di conflitto colla Francia.

124

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, E A VIENNA, NIGRA

L. PERSONALE. Roma, 15 marzo 1891.

Non prima della sera del 6 di questo mese ebbi da S. E. il cavalier Crispl notizia sommaria di ciò ch'egli aveva già stimato di fare per il rinnovamento della Triplice Alleanza. Poche parole dicevami il mio predecessore e poca luce poteva trarsi dai documenti che, intorno a quel principio di negoziato, mi si erano consegnati. Mancava, sopratutto, tra questi, la minuta della lettera 4 dicembre nella quale il mio predecessore aveva riassunto al conte Nigra (4)

(2) Cfr. n. 120. (3) Cfr. n. 121. ( 4) Cfr. serie II, vol. XXIII, n. 875.

(le ha riassunto) le sue idee sul modo e sui termini del rinnovamento. Ho pregato il conte Nigra di inviarmi (desidererei che l'E. V. mi inviasse), col ritorno del corriere, copia di codesto scritto.

Dopo i telegrammi che, in questi ultimi giorni abbiamo scambiato (1), il negoziato fra i tre Gabinetti può considerarsi come virtualmente iniziato. Ed ora conviene che lo si avvii verso una conclusione.

Si presenta, in primo luogo, una questione preliminare: quale debba essere le sede delle trattative. Non vorrei fare una proposta formale, ed anzi dichiaro di rimettermene al giudizio del conte Caprivi e del conte Kalnoky se entrambi stimassero conveniente sede, o Berlino, o Vienna. Però non è fuori di luogo ricordare che Vienna fu sede del primo negoziato, Berlino del secondo, e questa volta potrebbe essere il turno di Roma. Questo mio pensiero accenno anche al conte Nigra (conte de Launay). Desidererei che la cosa fosse considerata e concordata tra codesto signor cancelliere (ministro degli affari esteri) ed il ministro austro-ungarico degli affari esteri (cancelliere germanico).

I concetti del mio predecessore - all'infuori, beninteso, della rinnovazione, che è ormai consentita - compendiavansi in due punti: completare l'accordo politico con alcun patto d'ordine economico; rendere comuni ai due Imperi le particolari stipulazioni dei due trattati separati.

Intorno al primo tema, non vedrei, malgrado la bontà del divisamento, come lo si possa praticamente esplicare. Le difficoltà sono molte e di varia natura: l'incertezza degli accordi che tra i due Imperi si stanno tuttora negoziando nella materia commerciale e doganale; la disparità, fra le tre Potenze, degli interessi concreti a cui i trattati di commercio debbono provvedere; l'impaccio che verso i terzi potrebbe derivare all'una od all'altra delle tre Potenze dai reciproci legami; l'obbligo infine, che per noi è assoluto ed imprescindibile, di sottoporre al Parlamento qualsivoglia patto che importi onere per le finanze, e certo hanno un siffatto carattere le stipulazioni in materia di tariffa. Nondi- meno, poiché dal carteggio Crispi che ho sott'occhio, apparisce che il conte Kalnoky non ha respinto in limine la proposta, ed il conte Caprivi pareva, dal canto suo, farle buon viso, amerei che V. E. mi dicesse, in proposito, la sua precisa impressione: se, cioè, ci convenga proprio di includere codesto soggetto nella imminente trattativa per la rinnovazione dell'alleanza. Forse ogni esigenza potrebbe conciliarsi col limitare il patto economico alla affermazione di alcune massime fondamentali: il reciproco trattamento della Nazione più favorita; la mutua assistenza nel propugnare, presso terze Potenze, le ragioni e gli interessi pertinenti ad ognuna delle tre Potenze; la scambievole comuni- cazione d'ogni fatto la notizia del quale possa giovare.

Merita più particolare studio la proposta del cavalier Crispi di rendere comuni alle tre Potenze i patti separatamente da noi stipulati con la Germa- nia e coll'Austria-Ungheria. Il conte Nigra (V. E.) accennava (telegramma

dell'8 marzo) (l) alle difficoltà affacciate a tale riguardo dal conte Kalnoky, e già nel telegramma del 16 dicembre, spedito al mio predecessore (2), aveva pure riferito che, secondo l'opinione del conte Kalnoky, il principale ostacolo ad un trattato unico stava nell'atteggiamento preso dalla Germania nelle questioni balcaniche, atteggiamento che il conte Caprivi non sembra avere intenzione di abbandonare. Insomma, secondo il giudizio del conte Kalnoky, mentre l'Austria-Ungheria esiterebbe ad assumere, rispetto alle cose del Medi- terraneo, quegli stessi impegni che la Germania ha verso di noi accettato, la Germania sarebbe, dal canto suo, non meno restia ad accollarsi quelli che si trovano consacrati, rispetto alle cose balcaniche, nel nostro trattato separato con l'Austria-Ungheria. Mi preme, prima che il negoziato entri in uno stadio decisivo, di conoscere, in modo preciso, l'opinione di lei: se, cioè, debba consi- derarsi come insuperabile la ripugnanza del conte Caprivi (Kalnoky) alla accessione della Germania (Austria-Ungheria) al trattato separato tra l'Italia e l'Austria-Ungheria (la Germania). Rivolgo analoga preghiera al conte Nigra (de Launay) per essere egualmente chiarito sulle disposizioni effettive del conte Kalnoky (Caprivi) in ordine all'eventuale accessione dell'Austria-Ungheria (del- la Germania) al trattato separato tra l'Italia e la Germania (l'Austria-Un- gheria).

Ancora un ultimo punto vorrei esaminare con V. E. In un recente suo telegramma (3) il conte Nigra (ella) accennava alla possibilità di eliminare definitivamente le preoccupazioni ed i sospetti della Francia mercé tale modifi- cazione dei patti della Triplice Alleanza per cui questi siano, senza inconve- nienti, suscettibili di essere pubblicati. Se la Triplice Alleanza si compendiasse esclusivamente nel trattato a tre, non sarebbe forse impossibile, con alcun ritocco di forma, ridurlo ad essere pubblicabile. La difficoltà nasce dai due trattati separati, i quali, a meno che si vogliano foggiare in termini del tutto anodini, non si potrebbero divulgare mai senza ferire la suscettibilità, e peggio, di parecchie Potenze, segnatamente della Francia e della Turchia; per modo che la pubblicazione avrebbe probabilmente effetto opposto all'intento. Né si potrebbe rimediare limitando eventualmente la pubblicazione al solo trattato principale a tre, sia perché la reticenza sarebbe poco sincera, e sia soprattutto perché, qualora si affermasse e si credesse non esistere altri trattati oltre quello a tre, non solo se ne avrebbe, nella pubblica opinione, in Italia, grande delusione vedendosi mancare la guarentigia d'ogni altro interesse nostro che non sia la conservazione pura e semplice della pace, ma verrebbe anche meno, da parte della Francia e della Russia, quel ritegno ad impegnarsi in nuove imprese, nel Mediterraneo e nei Balcani, che per esse deriva dal dubbio che cotali eventualità siano incluse nel casus toederis. Queste sono, intorno al

(2) Cfr. serie II, vol. XXIII, n. 885. (3) Cfr. n. 83.

suggerimento adombrato dal conte Nigra (da lei adombrato) non lievi diffi- coltà che la pregherei di volere (anche ella) considerare, acciocché, col ritorno del corriere, io possa ricevere dalla cortesia sua acconcia risposta (1).

(l) Ed. in LV 73, p. l.

(l) Cfr. nn. 93, 98, 99 e 106.

(l) Cfr. n. 98.

125

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. Parigi, 16 marzo 1891, ore 21,55.

J'ai vu hier M. Ribot et lui ai rappelé les déclarations faites par V. E. le 4 mars à la Chambre (2). Je lui ai dit qu'elles me paraissaient conformes au désir qu'il avait exprimé et qu'elle autorisaient l'espoir de lui voir prendre à notre égard une attitude franchement amicale et propre à dissiper tout doute sur la conservation de la paix qui est la base de notre politique. Le rétablis- sement des rapports économiques et financiers libre et grand entre nos deux Pays était la meilleure garantie de paix. M. Ribot devrait y ... (3). énergiquement dans notre intérét commun. Le ministre me répondit que tel était en effet son désir mais qu'il était arrété par notre traité d'alliance dont il ne con- naissait pas le texte et sur ... (3) du quel ne pouvaient pas suffissamment le rassurer de simples déclarations ministérielles attendu que les Ministères passent, aussi ne pouvait-il pas dans .cette incertitude pousser à une reprise active des rapports économiques et financiers avec l'Italie. Je lui répondis à mon tour que j'ignorais le texte précis du traité mais que en tout cas ce traité n'étant qu'un engagement de défense mutuelle ne pouvait point éveiller les soupçons qu'il semblait nourrir meme après les déclarations si loyales et si explicites de V.E. Il m'a paru etre encore sous l'impression de la récente menace de l'empereur d'Allemagne d'envahir la France si le moindre insulte était fait à l'impératrice mere lors de son passage à Paris. M. Ribot ne veut etre accusé de preter des armes à qui d'un instant à l'autre pouvait etre obligé de combattre la France comme il ... (3) nous l'aurions été si l'empereur Guillaume avait mis à effet ces menaces. Il ne cesse de répéter que le traité entre l'Allemagne et l'Autriche a été publié et que dès lors il ne comprend point pourquoi on ne pourrait pas publier le nòtre. Cependant en dépit de ces hésitations de M. Ribot il se forme un parti qui agit dans le Parlement et dans la presse pour pousser le Gouvernement à mettre un terme à la guerre économique que la France nous a faite et dont elle commence à comprendre les dangers pour elle meme. Il y a lieu d'espérer que nous pourrons venir à bout de cette crise par de la prudence et de la fermeté.

· (1) Per le risposte cfr. nn. 144 e 186. (2) Cfr. n. 79. (3ì Gruppo indeclfrato.

126

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 480. Costantinopoli, 17 marzo 1891, ore 6,50 (per. ore 18,35).

Mi riferisco al rapporto del 28 febbraio n. 99 {1). Ecco approssimativamente H linguaggio tenuto al gran visir dagli ambasciatori d'Austria-Ungheria, Germania ed Inghilterra relativamente alla Tripolitania: la situazione favorevole della Tur- chia le permette di difendere con ogni energia lo statu quo dei suoi possedimenti. Essa può contare sull'appoggio di tutte le Potenze che hanno nel loro programma l'integrità dell'Impero ottomano. È suo interesse opporre resistenza qualunque alterazione statu quo per non pregiudicare la base della politica conservatrice in questione. Gli ambasciatori d'Austria-Ungheria e di Germania nel corso della conversazione col gran visir, fecero notare che la perdita dell'hinterland tripolino sarebbe fatto ancora più grave del pericolo minacciante la Tripolitania stessa, giacché questa senza l'hinterland diventerebbe un non valore. Inoltre, dopoché la Francia si stabilì in Tunisia, era naturale e legittimo che le altre Potenze e specialmente l'Italia, si preoccupassero acciocché non si producesse più un altro fatto compiuto in quei luoghi, recante danno allo statu quo dei rispettivi possessi. Ho ragione di sospettare, ma non posso accertarlo, che nella parte relativa all'hinterland, sir William White sia stato meno esplicito dei suoi colleghi (2).

127

IL CONSOLE GENERALE AD ADEN, CECCHI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (3)

T. 485. Aden, 17 marzo 1891, ore 17,25 (4).

Trasmetto a V. E. seguenti telegrammi: « Ciarciar 25 febbraio. Ricevuto oggi telegrammi di V.E. in data 6 e 7 febbraio (5). Come già telegrafai fu impossibile indurre Menelik ad un accordo ragionevole circa articolo 17. Mio rapporto all'E. V. in data 29 gennaio (6) proverà come riuscirono vani i miei sforzi. Miei ultimi

(2) Questo telegramma fu r!trasmésso alle ambasciate a Berlino, Londra, Parigi, P!etroburgo

e V!enna con T. 394, pari data. Torn!ell! comunicò con R. riservato 269/147: «E' certamente cosa d! grande importanza che una questione la quale, sebbene interessi particolarmente l'Ital!a. appartiene per indole sua al concerto europeo, sia mantenuta sul suo terreno. A questo fine avranno giovato le pratiche simultanee ordinate da! Gabinetti d! Berlino, d! V!enna e di Londra, ancorché, per parte d! quest'ultimo, possa esservi ·stata qualche sfumatura d! l!nguagg!o, Imposta dalla posizione risultante all'Inghilterra, per ciò che si riferisce all'hinterland tripo- litano, dagli accordi presi con la Francia in agosto ultimo ».

del passi fra asterischi, in LV 72, pp. 35· 37.

(5) Cfr. serie II, vol. XXIII, n. 952; il T. coloniale r!Hervato 366 del 7 febbraio non è' stato

pubblicato. (6) Cfr. L'Italia tn Africa, Ettopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 32-61.

telegrammi dell'8, 12; 22 febbraio (l) faranno conoscere a V.E. • rrtala fede e tradimento Menelik • da indurmi a fare partire i residEmti essendo ormai poco decoroso mantenere una rappresentanza italiana * presso un sovrano che non sapeva o voleva rispettare in nissun caso. • Qualora però il Governo del re per ragioni sue proprie volesse ad ogni modo mantenere * pel momento apparente * buona. relazione con Menelik potrà sempre farlo alle seguenti condizioni: 1) linea confine con .Seraè Oculè Cusai all'Etiopia~ .2) abrogazione articolo 17. Situazione presente delle cose è troppo grave per assumere una responsabilità, ma a titolo di informazione, è mio dovere prevenire l'E. V. che l'azione diplo- matica che oggi l'Italia può svolgere dalla parte del Tigrè mi sembra ormai più efficace di quella che possiamo sperare da Menelik * il quale può essere da un istante all'altro circondato da nemici come lo fu il suo predecessore quando volle mettersi in guerra coll'Italia. * Antonelli ).

« Ciarciar 25 febbraio. Riferii a Makonnen perché scriva all'imperatore rate prestito etiopico cominciano a scadere primo luglio 1892. Makonnen spera * astutamente * in un accordo coll'Italia; mi ha detto Governo francese aveva offerto a Menelik quarantamila fucili * domandando un porto che suppongo essere Zula. * Inoltre commerciante francese * Chefneux (2) ha fatto progetto a Menelik di essere un impiegato etiopico per lago Assal, dove, sotto bandiera etiopica, vorrebbe commerciare, pagando a Menelik un annuale tributo. Feci osservare a Makonnen simile accomodamento non essere altro che una masche- rata concessione alla Francia del lago Assal. Antonelli l).

« Adis Abeba 8 febbraio. Come telegrafai a V. E., Menelik aveva consentito articolo 17 del Trattato di Uccialli resti come è nei due testi. Sera tre corrente, Makonnen mi mandava minuta di una lettera che Menelik indirizzava al nostro re. Questa lettera, tradotta, diceva: l) che articolo 17 restasse come è nei due testi; 2) che Menelik desiderava suoi affari colle Potenze fossero trattati coll'aiuto del Governo italiano. Accettai lettera. Mattina del sei fui chiamato da Menelik, dissemi essere appianata ogni difficoltà, doversi firmare conven- zione per confini, contemporaneamente mi rimetteva lettera al nostro re, come era stato combinato, e altra lettera, in doppia copia, ove era dichiarato che, d'accordo con inviato italiano, articolo 17 doveva restare come è nei due testi. Devo osservare che accordo per l'articolo 17 e lettera imperiale erano scritti in amarico. Menelik dissemi che traduzioni sarebbero state fatte poi dal suo inter- prete. Essendo d'accordo su tutte le questioni, specialmente su quella dell'arti- colo 17, che da due mesi discutevasi, fu lontana da me idea inganno, e firmai. Attesi inutilmente per tutto il giorno l'interprete dell'imperatore. Salimbeni con ex-interprete di Let Marefià hanno fatto stamane traduzione; trovarono che per l'articolo 17 avevano aggiunto in modo incerto la parola « cancellata l). Accortomi dell'errore, reclamai a Menelik, dichiarando nullo ogni accordo. Furo- no chiamati tre interpreti che hanno riconosciuto essere stato, colla parola

da Cecchi Insieme a questo del 25. sono riprodotti qui d! seguito.

(1871-1914), 1re Sér!e (1871-1900), tomo IX (23 aout 1891-19 aout 1892), Parls, Impr!merie nat!onale, 1939, p. 184, nota l.

« cancellata •. svlsato lo spirito della lettera da me accettata. In seguito a ciò, dichiarò tre volte, pres~nte Salimbeni, che mi avrebbe restituito le carte firmate da me. * Mala fede giunta a tal punto rende indecorosa la presenza nostro rappresentante. * Se non otterrò conveniente riparazione, sarò costretto prov- vedere al rimpatrio nostro rappresentante. Antonelli •·

c: Filoà, presso l'Havasc, 22 febbraio. Confermo miei telegrammi in data del 2 (1), 8 e 12 febbraio. Viaggio presegue regolarmente: è con me Makonnen. Dopo la nostra partenza, mi è stato riferito Menelik si è rivolto direttamente al Governo del re (2) volendo far credere che la causa del disaccordo è del rappresentante italiano e non sua. Posso assicurarla che nulla trascurai per indurre Menelik a più savi consigli. Togliere i residenti era una necessità per non lasciare ostaggi. Menelik, se vorrà dare prova migliori intenzioni, potrà fare riprendere trattative, inviando suo rappresentante a Massaua. Prego V. E. di provvedere approvigionata nave da guerra si trovi al nostro arrivo in Zeila, che sarà fra un mese circa. * In seguito a tisi polmonare, ieri 21 febbraio, ore pomeridiane dieci e mezzo, in Filoà, cessò di vivere Anacleto Gagliardi, di Lugo. Fu assistito dal dottore Traversi e da tutti noi, dandogli qui onorata sepoltura. Provveduto suoi effetti e carte contenenti sue ultime disposizioni. Antonelli. *

« Uarra Bilé, 4 marzo. Sei, sarò Harar con Salimbeni, Traversi. Attendo particolari istruzioni. Lettera Menelik diretta nostro Augusto Sovrano (3) fu scritta mia insaputa e mandata al r. console Aden. Menelik fa ciò poiché spera, creando contestazioni, influire decisioni del Governo. Qualunque esse siano, credo che sarebbe né decoroso né sicuro mantenere rappresentanti alla Corte etiopica e ad Harar. Proporrei a V.E. consigliare Menelik mandare lui inviato a Roma per intendersi. Antonelli •·

(l) R. riservato 153/99, non pubblicato.

(3) Ed. in L'Italia in Africa, Ettopta-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 62-64 e con l'omissione

(4) Manca l'indicazione dell'ora d! arrivo.

(l) Per 11 telegramma del 12 febbraio cfr. n. 87. I telegrammi dell'8 e 22 febbraio, r!trasmess!

(2) su Léon Chefneux e sulla sua attività !n Etiopia cfr. Documents Diplomatiques Français

128

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, TORNIELLI, E A VIENNA, NIGRA

T. S.N. Roma, 17 marzo 1891, ore 20.

Déchiftrez vous-meme. Menabrea s'étant acquitté envers M. Ribot (4) de la démarche que je lui avais prescrite par mon télégramme du 10 de ce mais (5), et lui ayant ajouté que le rétablissement de rapports économiques entre les deux Pays était la meilleure garantie de paix, le ministre lui répondit que tel était en effet son désir mais qu'il était arreté par notre traité d'alliance dont il ne connaissait pas le texte et sur le caractère duquel ne pouvaient pas

(2) Cfr. n. 105, allegato. (3) Cfr. n. 36, allegato. (4) Cfr. n. 125. (5) Cfr. n. 109, nota 2.

»Uffisamment le rassurer de simples déclarations ministérielles. Je pense, là- dessus, que je vais maintenant laisser tomber la chose et attendre que la France fasse ce que san propre intérèt devrait lui suggérer.

(l) Cfr. n. 61.

129

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Vienna, 17 marzo 1891.

Affinché ella possa rendersi conto esattamente delle trattative iniziate per il rinnovamento dell'alleanza in quanto spetta al Governo austro-ungarico, stimo bene mandarle qui uniti la lettera particolare direttami dal signor Crispi il 4 dicembre scorso (l) (che la prego poi di farmi restituire con corriere), non che i telegrammi scambiatisi fra lui e me, prima e dopo la lettera intorno a questo argomento (2).

Ella avrà già pensato di certo a fissare la sede dei negoziati, e suppongo che avrà scelto Berlino, dove fu conchiuso l'ultimo rinnovamento dal conte di Robilant. Berlino sembra di fatti, a mio avviso, meritare la preferenza su Roma e su Vienna; su Roma, perché a Berlino i reporter dei giornali hanno minori fonti d'informazioni, che a Roma; su Vienna, perché in Italia l'alleanza germa- nica è più popolare che l'austro-ungarica.

Non ho nulla da aggiungere ai documenti qui uniti. Essi contengono tutto ciò che, a mia notizia, si passò fra i due Governi su questo soggetto.

130

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL MINISTRO A WASHINGTON, FAVA (3)

T. 404. Roma, 19 marzo 1891, ore 11,30.

Corte telegrafa (4) colpevoli massacro deferiti autorità giudiziaria. Indi- spensabile codesto Governo ce ne dia notizia ufficiale. Prego presentare domanda indennità che confidiamo accolta senza esitazione. Semplici dichiarazioni per quanto cordiali amichevoli non possono essere sufficiente soddisfazione la quale deve invece risultare da fatti positivi concreti. * Naturalmente ella deve costì rimanere fino esaurimento affare. *

(2) Ibid., nn. 859, 859, nota 2, 868, 878, 883, 885. (3) Ed., con l'omissione del passo fra asterischi, In LV 73, p. 7. (4) T. 481 del 17 marzo, non pubblicato.

. 131.

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY. AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. Berlino, 19 marzo 1891, ore 19,17.

Par son télégramme du 8 mars (l) V. E. m'annonçait qu'aussitòt après envoi de sa réponse à Paris, communication en serait faite à Londres ainsi que des ouvertures françaises qui l'avaient motivée. Je n'ai pas cru devoir en faire mystère à la Chancellerie impériale. Je vous serai reconnaissant de me télé- graphier si cette communication a eu lieu (2), communication à laquelle aura été sans doute jointe la réplique de M. Ribot (3). Je suis certain qu'on appren- drait ici avec intérét que vous avez donné suite a votre résolution. Lord Salisbury quitte Londres le 13 pour se rendre sur le continent. Quant à la réplique du Gouvernement français, elle est plus indiscrète encore que sa première démarche. C'est une récidive avec circonstances aggravantes. Il est vrai qu'une fois déjà il déclarait, à propos de Byserte, ne pas admettre la valeur absolue des déclarations ministérielles et notes diplomatiques (4). Il ne reste maintenant, en effet, qu'à laisser tomber la chose et attendre un changement de dispositions à Paris. Lors méme que, sélon toute prévision, il ne se produisent pour le moment de meilleurs rapports économiques entre les deux Pays le Gouvernement français doit se décider à avoir une volonté en présence des Chambres entrainées d'une manière si irréfléchie dans la voie d'un protectionnisme à outrance. En pareil état de choses je persiste à croire qu'il conviendra, quand V. E. jugera opportun, d'ouvrir des pourparlers pour renouvellement de la Triple Alliance.

T. S.N.

(l) Cfr. serie Il, vol. XXIII, n. 875.

132

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Parigi, 19 marzo 1891, ore 20.

A la réception hebdomadaire d'hier M. Ribot m'a semblé montrer des sentiments plus accommodants pour nous. Il parait subir l'impression des spéculateurs qui, au milieu des ruines financières qui les entourent, com- mencent à trouver de bon aloi les titres émis par l'Italie, qu'ils savent n'avoir jamais manqué à ses engagements et qui offre des garanties qu'on ne trouve pas facilement ailleurs. M. Ribot s'aperçoit sans doute que, si la France veut

(2) Cfr. n. 110. (3) Cfr. n. 125. (4) Cfr. serie II, vol. XXIII, n. 827, allegato.

nous fermer son marché monetaire, nous trouverions de l'argent ailleurs et les banquiers de Paris qui sont à l'affiìt des bonnes affaires, sentent que nous leurs échapperions bientòt si on s'obstine à vouloir nous reduire par la famine monétaire. M. Ribot a saisi l'occasion pour dire qu'il avait donné des ordres pour la préparation du rapport qu'avait indiqué V.E. dans sa dépeche du 9 courant (l) pour la reprise de la négociation relative à la délimitation entre Obock et Assab.

(l) Cfr. n. 97.

133

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. S.N. Roma, 20 marzo 1891, ore 13,45.

Déchiftrez vous-meme. Merci de votre télégramme (2). J'avais, le 10 de ce mois, chargé, par le télégraphe, le comte Tornielli de faire connaitre à lord Salisbury ma réponse à M. Ribot ainsi que les ouvertures françaises qui l'avaient motivée (3). J'ai ensuite, par un télégramme du 17, identique à celui adressé, la meme jour, à V.E. (4), fait part à Tornielli de la réplique de M. Ribot. Je ne doute pas que notre ambassadeur ne se soit acquitté, envers lord Salisbury, de la seconde comme de la première démarche, d'autant plus que à l'occasion de la première, il s'en est suivi, entre lord Salisbury et moi, un échange de manifestations cordiales, qui se sont résumées dans la constatation que les deux Cabinets s'accordent à attacher un prix tout particulier au maintien du groupement actuel des Puissances (5). V.E. doit avoir reçu par le courrier mes instructions au sujet du renouvellement de la Triple Alliance (6).

134

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (7)

R. 273/151. Londra, 20 marzo 1891 (per. il 27). Ho l'onore di accusare la ricevuta, a V. E., del dispaccio del 15 corrente

n. 9215/126, divisione I, sezione I (8), relativo alla delimitazione dell'Eritrea

(2) Cfr. n. 131. (3) Cfr. n. 110. (4) Cfr. n. 128. (5) Cfr. nn. 112 e 117. (6) Cfr. n. 124. (7) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 68-69. (8) Se ne pubblica il passo seguente: «Ben sa l'E. V. che la delimitazione fra Ras Kasar e

11 fiume Barka non si potè ottenere, nella scorsa primavera, perchè, aggiornata la negozlazione inizlat"a a Londra, e rinviata al Cairo, slr E. Baring mise, come condizione slne qua non, che la delimitazione non dovesse fermarsi al Barka, ma procedere anche ad occidente dell'Eritrea. Ne seguirono- così le trattative di Napoli, nelle quali non si potè venire ad un accordo».

95 11 - Documenti Diplomatici - Serle II - Vol. XXIV

verso Suakin. Certamente oggi sarebbe superflua ricerca quella che avesse per iscopo di riconoscere se dalle prime trattative, iniziate la primavera scorsa a Londra, si sarebbe potuto conseguire di avere fra Suakin e Massaua, ossia fra Ras Kasar ed il fiume Barka, una linea di frontiera riconosciuta nelle forme ordinarie della diplomazia. Trasferite altrove le trattative stesse, ne fu allargato l'obbiettivo e, come V. E. ricorda nel suo dispaccio, si ebbe campo, nei negoziati del Cairo, di comunicare al negoziatore inglese i trattati nostri con gli Habab ed i Beni-amer. Ma, a parer mio, senza entrare ad esaminare se tale comuni- cazione possa considerarsi aver tenuto luogo della notificazione da farsi da Governo a Governo, ciò che è mestieri aver presente si è che il ristabilimento dell'amministrazione permanente egiziana nel distretto di Tokar renderà ognor più restio il Governo del Cairo ad acconsentire a quegli accordi, ai quali sarà pur necessario si addivenga per non lasciare nell'incertezza indefinitamente le nostre ragioni territoriali in Africa. Ed era questo il solo punto che a me premeva di segnalare al Governo di Sua Maestà, facendogli notare che l'occu- pazione di Tokar aveva avuto, per noi, questa conseguenza.

(l) Cfr. n. 103.

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IL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 470/115. Tangeri, 20 marzo 1891 (per. il 27).

Stando alle notizie pubblicate dai giornali, il colonnello Euan Smith, già console generale britannico a Zanzibar, sarebbe nominato a succedere a sir William Green nel posto di Tangeri.

V. E. conosce da lunga pezza il nome e la singolare abilità di questo agente col quale ebbero a sostenere lotta viva e continua gli agenti germanici nel- l' Africa orientale.

II signor Euan Smith è uomo, come suoi dirsi, di battaglia. Da tal punto di vista, la nomina di lui apparirebbe rivestire speciale significanza.

Nell'interesse di quest'Impero e nell'interesse delle relazioni che debbono esistere fra il rappresentante d'Italia e quello della regina, preordinate e dirette ad un'azione comune favorevole al mantenimento dell'integrità del Marocco, intesa a sbarrare la via alle ambizioni della Francia, sarà opportuno Io stabilire chiaramente la necessità d'una perfetta concordia di propositi fra questa e la legazione britannica, e determinare gli scopi del reciproco contegno. Difficile davvero sarebbe il mio compito se la condotta del mio futuro collega avesse ad informarsi a concetti, o palesi al R. Governo e da me ignorati, o personali al nuovo rappresentante e anticipatamente approvati dal Governo della regina. Imperocchè, malgrado ogni cura ch'io ponessi ad informare V.E. di quanto si preparasse, e che dallo scopo comune si allontanasse - la qual cosa mancando noi di mezzo qualsiasi di sicura informazione dalla Corte riuscirebbe ormai malagevole - potrebbe avvenire che tardi si disponessero le difese. Nè io vorrei

incorrere nella taecia di avere avversato con modi men che leali la politica del collega, quantunque persuaso nell'animo che egli fosse per far cosa dannosa agli interessi del Marocco ed ai nostri in pari tempo. Non mi sarebbe possibile altrimenti di compiere - con frutto e con onore - l'obbligo mio.

So -che della venuta del signor Euan Smith si preoccupa non poco il mio collega germanico. Egli ne scrive a Berlino.

Il conte di Tattenbach riferendo, in modo non disforme dal mio, circa l'operato di sir William Green negli ultimi ten1pi, additava al proprio Governo i pericoli di siffatta politica. La Germania non ha certamente interessi pari ai nostri al Marocco, almeno, non politici. Lo dichiara essa stessa nella lettera, della quale mi fu data lettura, del barone Holstein, i cui termini - prima sottoposti e riconosciuti esatti dal signor di Waldthausen che me la comunicò - vennero da me trascritti al predecessore di V. E. con rapporto delli 22 marzo 1889 n. 225/884 (1). Ha, però, interessi commerciali; ha presso il sultano un ingegnere di fortificazioni, personaggio importante che ha il favore di Sua Maestà e dal quale riceve preziose informazioni. Nè, certamente, si accontenta il mio collega di far parte secondaria; chè, anzi, si dà moto per ottenere prepon- deranza. E l'imperatore, che ben conosce la situazione europea, ne ascolta volentieri i consigli.

Rispondendo al conte di Tattenbach, il segretario di Stato preposto all'uf- ficio degli affari esteri, scriveva di recente da Berlino avere il signor di Hatzfeldt interrogato lord Salisbury circa la condotta di sir William Green. Il primo ministro della regina così replicava: essere a sua notizia che effettiva- mente sir Willian Green si era dimostrato, negli ultimi tempi, soverchiamente agitato (very much excited), non avere però conoscenza di eccessive dimande da lui presentate al sultano. Soltanto di quella di lire sterline 50,000 per il capo Jubi, che erano state pagate. Non poteva credere S. E. che il defunto avesse domandato l'abolizione della schiavitù.

Che questa invece sia stata chiesta, V. E. non ignora; nè con quale scopo. E, per chiederla, servivasi sir William Green di Bubeker el Gangiani, protetto inglese, e riconosciuto mercante di schiavi. Costui, ancor di recente, valevasi della protezione inglese per ottenere il pagamento di indennità di un furto ingente che l'opinione pubblica qualifica di simulato. E le ottenne mercè l'appoggio del ministro della regina. Il Gangiani è potente, ricchissimo, ed agisce a sua voglia sui personaggi della Corte. Come tale, pericoloso, agente prezioso della Gran Bretagna.

Col pagare lire sterline 50,000, il sultano, che ne ha provato il più vivo corruccio, non ha terminato la questione di capo Jubi. Essa, l'ho già detto, rimane aperta. E ciò, malgrado che il commissario degli affari esteri del sultano in Tangeri possegga un documento nel quale il defunto ministro dichiari che l'Inghilterra sarebbe per rinunziare ad ogni sua pretesa o reclamazione nascente dalla questione del capo Jubi, pel corrispettivo della somma suddetta. L'imperatore sa tutto ciò; ma le minacce, la necessità del buon accordo colla Gran Bretagna gli tolgono di far valere le proprie ragioni. Se il nuovo ministro

britannico ha istruzioni ed intendimenti pari a quelli del suo predecessore, la fattoria di Terfaja si espanderà poco a poco in un vasto protettorato. E ne avranno profitto i francesi, sia che il sultano per cercare sostegno si valga di questi ultimi, sia che essi, in virtù di particolari concerti, se la intendano cogli inglesi.

V. E. mi dia venia di averle esposto francamente l'opinione mia. Giudico da ciò che vedo e da quel che so. Ella, che possiede tutti gli elementi di un più complesso giudizio saprà, se lo crede, illuminarmi, e parare, ad ogni modo, ad eventualità che i nostri impegni ed il nostro interesse consiglino di allon- tanare.

(l) Non pubbllcato nel vol. XXII della serie II.

136

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 279/157. Londra, 21 marzo 1891 (per. il 27).

Ringrazio V. E. della interessante comunicazione fattami con il dispaccio delli 8 corrente (n. 8170/120, divisione I, sezione prima) (1), relativamente alle trattative condotte dal defunto sir W. Kirby Green, ministro inglese a Tangeri, negli ultimi tempi della sua vita. La pressione che quel diplomatico avea più volte esercitato sovra il Governo sceriffiano non era certamente estranea alla tendenza, a più riprese da quest'ultimo manifestata, di trovare appoggio nella Francia. Ne risultava una situazione sicuramente pregiudizie- vole, sotto ogni aspetto, per gl'interessi nostri, poiché le condizioni presenti dell'Impero marocchino non sono di tale solidità da poter reggere lungamente agli urti che esso riceve e lo statu quo difficilmente potrebbe durarvi, se le Potenze, con le loro inframmettenze continue, costringeranno il sultano a cer- care l'appoggio or delle une, or delle altre, od almeno giustificheranno, in certa misura, una politica d'intrighi per parte di quel sovrano orientale.

II dispaccio di V. E. pervenne a mie mani soltanto ieri, con l'arrivo a Londra dell'ordinario corriere di gabinetto.

Lord Salisbury che ho visitato il giorno 18 di questo mese, mi annunziò l'intenzione sua di partire probabilmente il 23 per il continente. Non avrò dun- que più l'opportunità d'incontrarmi e di avere un colloquio con Sua Signoria prima della sua partenza. Non sarebbe nell'indole delle cose che io gli avrei a dire, il richiedere una speciale udienza per esporle. Non sarà dunque che fra tre o quattro settimane che io potrò opportunamente avere con lui una conver- sazione circa le cose del Marocco. È difficile il parlarne con l'Inghilterra senza

che ne venga subito a galla la non assoluta conformità d'interessi che esiste, in ordine alle medesime, fra la Gran Bretagna ed i Paesi chiusi nel bacino Mediterraneo. Durante la mia missione a Madrid, ho avuto campo di osservare attentamente l'indirizzo della politica inglese nel Marocco. Il suo obbiettivo finale non è conforme a quello che necessariamente può e deve avere un grande Paese che come il nostro purtroppo non ha sbocco sull'oceano. Saranno queste le questioni dell'avvenire più o meno lontano. Ma sarebbe illudersi nel presente il credere che, negli affari marocchini, la politica inglese e la nostra possano procedere, sulla stessa linea e di pari passo, indefinitamente. V. E. ricorda la nota collettiva del marzo 1887, la quale avrebbe dovuto essere base di politica uniforme per i Governi che la sottoscrissero in senso di conservazione dello statu quo. Ma io ritengo che, per il Gabinetto di Londra, quell'atto diplomatico abbia avuto un carattere essenzialmente transitorio e non certo quello che da noi gli si vorrebbe attribuire. Se nuove minacce sorgessero per parte della Francia, la nota anzidetta servirebbe certamente al Governo inglese per asso- ciarsi alla sua politica di resistenza. Ma l'intesa per la conservazione dello statu quo, diretta ad impedire l'espansione francese, non impedirà il lavorio inglese intento a preparare in Marocco una situazione della quale la Gran Bretagna possa, un dì o l'altro, profittare.

A sir W. Kirby Green è stato designato come successore nel posto di ministro a Tangeri, sir E. Smith, ora in viaggio di ritorno dallo Zanzibar. È costui persona che fece le sue prove egregiamente durante l'ultima sua mis- sione e la scelta di lui per il Marocco, se pur ha un significato speciale, questo non può essere sintomo sicuro dell'intenzione di fare in quell'Impero una politica remissiva.

Quando ne avrò l'occasione opportuna, mi procurerò un colloquio con lord Salisbury sopra questo soggetto, regolando il mio linguaggio nel senso delle istruzioni impartitemi da V. E. e senza naturalmente lasciare trasparire alcunché di ciò che in questo rapporto mi parve utile dì esporre affinché delle osserva- ~ioni che a me occorse di fare negli ultimi anni il Governo di Sua Maestà iosse pienamente edotto.

(l) Non pubblicato.

137

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 280/158. Londra, 21 marzo 1891 (per. il 27). Con telegramma del 10 di questo mese (1), V. E., dopo di avermi informato

di certe entrature che, in occasione di un recente viaggio a Roma del signor commendator Ressman, il signor Ribot avea fatto pervenire, mi ha incaricato

di rendere consapevole lord Salisbury e delle entrature stesse e della risposta fatta alle medesime dalla E. V.

Ho eseguito l'incarico durante un colloquio che ebbi con Sua Signoria il giorno 11; ed, all'uscire dall'udienza, fui in grado di telegrafare a V.E. (l). che questo signor primo ministro avea molto gradito l'intenzione amichevole che ci avea suggerito la confidenziale mia comunicazione. Lord Salisbury avea espresso, in termini non dubbi, la speranza che alla tensione avesse da succe- dere nei rapporti fra l'Italia e la Francia, uno stato di cose soddisfacente anche per le reciproche relazioni commerciali dei due Paesi. Era nei voti di Sua Signoria che la più completa fiducia s'avesse a stabilire reciprocamente fra l'Italia e la Francia senza che ne avessero però a soffrire i rapporti esistenti fra il Governo italiano ed i suoi alleati. Questa osservazione era fatta piuttosto allo scopo di indicare che Sua Signoria si rendeva conto della difficoltà per V. E. di muoversi in una misura che riuscisse a calmare i sospetti degli uni senza far nascere la diffidenza degli altri; ma, nel tempo stesso, le parole da me udite parevano ripercuotere l'eco di qualche inquietudine concepita forse a Berlino nei primi momenti della costituzione del nuovo Gabinetto italiano. Ne feci cenno, nel riferire, per sommi capi, telegraficamente a V. E. le cose dettemi da lord Salisbury e soggiunsi non dover noi perdere di vista che cardine essenziale della politica del Gabinetto Tory è il mantenimento del gruppo attualmente esistente delle Potenze centrali perché questo lo assicura che la Germania non avrà bisogno di cercare l'intesa con la Russia. In una politica che tradizionalmente s'inspira ad interessi particolari, il Gabinetto conserva- tore fors'anche più d'ogni altro, è continuamente intento a mantenere l'equili- brio delle forze rappresentate dagli Stati continentali in guisa però che non ne risulti soverchia libertà di movimento per quei Paesi che fuori di Europa si trovano in maggiore rivalità d'interessi con l'Inghilterra. La Russia tiene il primo posto fra questi Paesi. D'onde nasce la preoccupazione costante qui di evitare situazioni nelle quali alla Russia possano essere lasciate le mani libere. Sarebbe illusione il credere che, quando l'equilibrio attuale si avesse a rompere, l'Inghilterra voglia gettare il proprio peso nella bilancia altrimenti che per ricondurre possibilmente le cose alla situazione anteriore. Ai fini della sua politica sarebbe altrettanto contrario il trionfo della Germania, sovra tutto dopo che questa si fece Potenza coloniale, quanto la vittoria definitiva della Francia. Le simpatie che determinarono taluni atti della politica del Gabinetto Salisbury in favore del gruppo delle Potenze centrali, sono il prodotto del timore che il ravvicinamento della Germania alla Russia lasci questa libera di disin- teressarsi delle questioni di Europa. Queste considerazioni nel loro complesso suggeriscono parecchi riflessi che non è mestieri io sviluppi lungamente a V. E. la quale, assai meglio che io nol sia, è in grado di tener conto di ciò che, data la presente condizione di cose, a noi può giovare acciocché i vantaggi che nel sistema delle alleanze è giusto ricercare, siano equilibrati con i pesi tanto per noi che per gli amici nostri. E ciò dico anche tenendo presenti gli impegni,

semimpegni, assunti dal Governo britannico in riguardo nostro, la revisione ed il consolidamento dei quali potrebbero essere condizione per noi di rinnova- mento di altri patti.

Il non aver io potuto spiegare sufficientemente questo concetto fu forse cagione che il mio telegramma del dì 11 corrente non potesse essere inteso da V. E. in ogni sua parte nel senso che io aveva voluto dargli. Nei giorni passati ebbi occasione di assicurarmi che le impressioni giunte qui da Berlino si erano notevolmente modificate. Non vi era pertanto necessità, e neppure sarebbe stato indicato dalla situazione, di fare a lord Salisbury delle dichiarazioni a noi non domandate da Sua Signoria. Mi accontentai conseguentemente, dopo di aver ricevuto le notizie contenute nel telegramma del giorno 17 (l), di dire, nel corso di una conversazione con questo primo ministro, che per il momento non pareva che le entrature fatteci dal signor Ribot dovessero condurre ad alcun pratico miglioramento delle relazioni commerciali dell'Italia e della Francia e che le medesime non avrebbero probabilmente ulteriore seguito. Sua Signoria risposemi che da Parigi nulla gli era stato riferito in proposito. Avendo poscia egli soggiunto, quasi in forma interrogativa, se il Paese nostro già non avesse sofferto molto nella sua vita economica in conseguenza della tensione delle relazioni con la Francia, a mia volta replicai che al disagio non poteva ripa- rare immediatamente anche il ritorno, se pur possibile, alle cessate convenzioni commerciali poiché erano state rotte le antiche clientele e i francesi aveano cercato e trovato in altri Paesi le materie prime che l'Italia loro forniva. Conchiusi che erano certamente desiderabili migliori rapporti commerciali con la Francia, ma piuttosto per la maggior sicurezza che ne sarebbe derivata nelle condizioni politiche che per le conseguenze immediate che nell'ordine econo- mico noi ne potevamo ragionevolmente aspettare. E mi pare che quest'ordine di considerazioni fosse quello che dovea riuscire più convincente per far pene- trare e fissare nel mio interlocutore l'idea che nessuna necessità ci sospinge piuttosto in una direzione che in un'altra, mentre lo scopo della politica nostra è quello di avere buoni rapporti con tutti assicurando cosi la pace nostra e degli altri.

Non prevedo che, al ritorno di lord Salisbury dal suo viaggio alla riviera di Nizza, mi si abbia da presentare l'occasione di ritornare con lui sovra questo soggetto, a meno che V. E. lo ritenesse opportuno, oppure qualche nuovo fatto lo suggerisse. Il Gabinetto di Roma non ha celato cosa alcuna a quello di Londra e non ne ha seguito l'esempio col nascondere agli occhi suoi, come egli fa agli occhi nostri, ciò che si attiene ai rapporti con Parigi. La cordialità del nostro procedere, qualora non fosse stata spontaneamente abbastanza osservata fu fatta da me rimarcare a lord Salisbury nel segnalargli l'intenzione nella quale le nostre comunicazioni gli erano fatte. Ritengo che l'impressione che ne è rimasta nell'animo di Sua Signoria sia precisamente quella che V. E. deside- rava fosse prodotta; ma ciò non mi dispensava, nello scrivere di questo gravis- simo soggetto a V. E., di esprimerle chiaramente il pensiero mio.

L. PERSONALE.

(l) Cfr. n. 110.

(l) Cfr. n. 112.

(l) Cfr. n. 128.

138

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 21 marzo 1891.

Poche cose avrei da aggiungere a quelle scritte nel mio rapporto d'oggi relativo alle relazioni nostre con la Francia (1). Naturalmente le cose sono vedute da me da un lato solo, mentre ella le vede sotto ogni loro aspetto. Dirò di più che forse io vedo spesso attraverso le molte impressioni, rimastemi da altri tempi, del nessun scrupolo che alcuni Gabinetti hanno nella scelta del mezzi sia per combattere gli avversari, sia per forzare all'amicizia. Per calmare le apprensioni dell'Austria-Ungheria furono, in omaggio alle esigenze della .H.ussia fatte delle rivelazioni complete circa l'indole dell'alleanza austro-tedesca. L'esempio non fu buono. Oggi a noi è contestato di seguirlo. Bisogna piegarsi alla necessità. Ma pur bisognerebbe riflettere che le situazioni forzate sono sempre piene di sorprese. Di ciò io non mi ho da occupare, ma a me premeva, dappoichè nel carteggio ufficiale era stato accennato al rinnovamento dei patti di alleanza, di mettere in evidenza sotto gli occhi di lei il pochissimo peso degli impegni che l'Inghilterra ha preso a riguardo nostro in confronto del massimo beneficio che ad essa deriva dall'accessione nostra alla alleanza austro-germanica. Non vorrei in nessun modo che il Governo del nostro re si illudesse sovra l'efficacia pratica degli impegni ministeriali inglesi ed in parti- colare di quelli che verso di noi furono assunti in termini di una calcolata oscurità ed elasticità. Questi impegni dovrebbero essere, a parer mio, il maggior corrispettivo di quelli che noi stessi abbiamo assunto e che ci cagionano i pesi ed i pericoli nascenti dallo stato di tensione con la Francia. Non stimerei però efficace un'azione diretta con l'Inghilterra per modificare equamente la situazione esistente. Soltanto dalla Germania la pressione necessaria per ciò conseguire potrebbe essere esercitata e forse si eserciterebbe se essa fosse meno sicura del rinnovamento dei patti senza nuove condizioni da parte nostra.

Metto giù questo pensiero del quale ella vedrà se qualche cosa di pratico e di concreto se ne possa ricavare. È sempre accaduto in ogni cosa che la parte migliore non sia fatta ai più piccoli; ma anche nello sfruttamento vi ha da essere il rispetto di una certa misura.

Mi trovai ultimamente con il signor Goschen il quale mi ha ripetuto che, nell'interesse di stabilire in avvenire una larga corrente di affari fra l'Inghil- terra e l'Italia, conveniva astenersi, nelle presenti condizioni della piazza di Londra, di fare qui una emissione nostra. Un'altra delle maggiori Case della City si è salvata dal fallimento trasformandosi nei giorni passati in società limited con un capitale relativamente insignificante. Si può dire che ormai l'onnipotenza della Casa Rothschild non incontra nè rivalità nè contrasto sul

mercato di Londra. Questa Casa non muove dito senza chiedere il consenso di quella di Parigi e così il Governo francese ha in mano un'arma potentissima della quale sentiamo troppo spesso le punture. È inutile nascondersi la verità delle situazioni. Bisogna guardarle in faccia ed affrontarle senza sgomento, con la calma che dà la perfetta cognizione delle medesime. Ciò che noi diamo è molto, bisogna che i corrispettivi siano equivalenti.

Le scrivo con la libertà concedutami dal gentile suo invito di esprimerle senza riserva il mio modo di vedere e nella fiducia che ella in ciò veda non il desiderio di dare consiglio a chi non ne abbisogna, ma la sincera volontà di cooperare al bene del Paese.

(l) C!r. n. 137.

139

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, E A VIENNA, NIGRA

T. S.N. Roma, 22 marzo 1891, ore 11,25.

Déchijfrez vous-méme. A l'occasion d'un entretien d'affaires avec l'am- bassadeur de France, le discours étant accidentellement tombé sur la Triple Alliance, je me suis plaint d'avoir vu mettre en question par M. Ribot la valeur de mes affirmations au sujet non pas de simples intentions susceptibles d'étre modifiées, mais d'un fait positif, c'est-à-dire le caractère défensif et pacifique de l'alliance. Sur quoi, l'ambassadeur m'a posé, à l'égard du traité, deux questions spéciales dont je vous transmettrai le texte par le prochain courrier (1). J'ai, pour ma part, décliné la discussion et n'ai pas méme promis de répondre. Je vous télégraphie ceci pour vous tenir au courant, et pour le cas surtout où l'écho de mon fragment de conversation avec Billot arriverait jusqu'à Berlin (Vi enne). Un détail. Dans la votation d'hier à la Chambre douze voix seulement du groupe radical ont été pour le Ministère.

140

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. Vienna, 22 marzo 1891, ore 16,30.

Je remercie V.E. de son télégramme (2) et je la félicite de sa réserve dans sa conversation avec M. Billot. Mon avis est qu'il y a plus inconvénient qu'avantage dans toute conversation sur l'alliance avec cet ambassadeur.

(2) Cfr. n. 139.

(l) Cfr. n. 142, nota 2.

141

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 436. Roma, 22 marzo 1891, ore 22,10.

Ho il piacere farle conoscere che ho potuto concordare con lord Dufferin linea di demarcazione Africa orientale. Essa risalirà dal mare il thalweg del Giuba fino al sesto grado latitudine nord; seguirà indi sesto parallelo fino trentacinquesimo grado longitudine est Greenwich ed indi questo meridiano fino al Nilo azzurro. Le parti si riservano di regolarizzare il tracciato lungo parallelo e meridiano secondo condizioni topografiche. A Kisimayo, che rimane agli inglesi, gli italiani avranno parità di trattamento cogli inglesi. Lord Dufferin essendo già autorizzato da lord Salisbury a stipulare, gli proporrò di tosto firmare con me un protocollo (l). Le manderò ogni cosa col prossimo corriere di Gabinetto.

142

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO

APPUNTO. Roma, 22 marzo 1891.

Billot chiese se vi è una clausola (nel trattato con la Germania, e l'Austria- Ungheria) di garanzia territoriale, e se questa clausola obbliga l'Italia a muo- vere le ostilità nel caso in cui la Francia, attaccata dalla Germania, penetrasse, in seguito a guerra vittoriosa, nel territorio tedesco. Chiese pure se esiste clausola di compenso territoriale a favore nostro, ed a detrimento della Francia, in caso di guerra fortunata per l'Italia (2).

143

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA (3)

D. 10234/231. Roma, 22 marzo 1891.

Accuso ricevuta del rapporto di V.E. del 16 corrente n. 433/174 (4) e prendo atto delle dichiarazioni del signor Ribot relativamente alla delimitazione

.L'Hgra con lettere particolari di S. E. del 26 e 27 marzo 1891 ». Cfr. in proposito .DDF,sol..-VIII, n. 316 (T. Blllot 23 marzo) e, per gl! sviluppi successivi, ibid., nn. 324, 325 e 329.

(4) Non pubbl!cato.

franco-italiana in Africa, del tutto conformi a quelle fattemi da questo amba- sciatore di Francia (1).

Accetto il suggerimento dell'E. V. che il negoziato si riprenda a Roma. Ella dovrà intendersi, a tale riguardo, col ministro degli affari esteri della Repub- blica e pregarlo di trasmettere al signor Billot una proposta precisa da presen- tare al Governo del re. È inutile aggiungere che, in forza di quanto è stato oramai convenuto, la linea di delimitazione, che formerà oggetto di tale pro- posta, dovrà partire da un punto dello stretto di Bab el Mandeb e raggiungere la frontiera dell'Impero d'Etiopia, non già per fermarvisi, ma per seguirla sino ad incontrare la linea di delimitazione anglo-francese risultante dall'accordo del febbraio 1888. Resta inteso, finalmente, che dovranno essere lasciate a destra di tale linea, ossia nella sfera d'influenza dell'Italia tutte le dipendenze etio- piche, compreso il lago Assal e l'Harar.

R. RISERVATO I.

(1) Cfr. n. 151. (2) n documento reca la seguente annotazione: «Comunicato al conte Launay e al conte

(3) Ed. in L'Itaria in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., p. 67.

144

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Berlino, 22-31 marzo 1891 (per. il 5 aprile) (2).

Le courrier de Cabinet Signoroni, arrivé hier, m'a remis la lettre que vous avez bien voulu m'adresser en date du 15 mars (3). J'aurais pu y répondre le jour meme, tellement les désirs ou intentions du Gouvernement impérial m'étaient déjà connus ensuite de conversations académiques et privées que j'avais déjà eu avec le général de Caprivi et avec le baron de Marschall à l'égard du renouvellement de la Triple Alliance. Je ne l'ai pas laissé entrevoir, mais leurs idées là-dessus sont en harmonie avec les miennes.

Quant au siège des négociations, pour peu qu'il s'agisse de changements à introduire dans les accords de 1887 il serait à préférer, en vue de faciliter une entente, que le choix tombe sur Berlin. Le Gouvernement impérial, par senti- ment de discrétion et pour n'avoir pas l'air de se mettre en avant, n'en fera certes pas la demande. Mais, pour se persuader de l'utilité d'un pareil choix, il suffit de jeter un regard rétrospectif sur les difficultés surgies en 1887, et qui n'ont été surmontées vis-à-vis de l'Autriche que grace à l'influence de l'Allemagne, par l'entremise de laquelle nous négocions avec Vienne. C'est que de la sorte nos propositions avaient plus de chance d'etre accueillies, étant appuyées par une Puissance moins intéressée que nous en certaines questions qui nous touchent de plus près. Il eùt été donc plus malaisé de s'entendre, si les pourparlers avaient eu lieu directement entre Rome et Vienne. Avec l'Autri- che-Hongrie nous avons en quelque sorte contracté un mariage de raison. Il

(l} Cfr. n. 103. (2) Sebbene il P. S. sia del giorno 31, si colloca sotto il 22 per non invertire la successione

con il R. riservato II (cfr. n. 169) che è del 30 marzo. (3) Cfr. n. 124.

reste de sa part un certain fond de suspicion, sinon contre nos centres officiels, du moins contre certains courants de notre opinion publique. Tandis que l'Alle- magne inspire plus de confiance, et, qui plus est, exerce par la force des choses une action plus prépondérante en Autriche. En outre, la presse joue un grand ròle à Vienne, Ies journalistes y abondent, sont aux écoutes, et certains d'entre eux ont su se ménager de bonnes sources de renseignements. Le secret est souvent mal gardé. Je ne voudrais pas jeter une pierre contre nos jour- nalistes, mais le fait est que maintes fois ils ont commis, eux aussi, des indiscrétions. Au reste, je suis certain, si nous manifestions le désir que Rome fùt à son tour désignée pour les conférences, que l'Allemagne ne souléverait pas d'objections. C'est à nous qu'il appartiendrait d'en discerner les avantages et !es inconvénients pour le but que nous nous proposons. Je dois faire observer que, pour mieux assurer le secret, il faudrait réduire au plus strict le nombre des négociateurs. En 1887, c'étaient d'une part le comte de Robilant et l'ambassadeur du roi à Berlin, et d'autre part le prince de Bismarck, secondé par son fils secrétaire d'Etat. Les instructions que je recevais de Rome relati- vement à l'Autriche étaient d'ici portées mutatis mutandis à la connaissance du comte Kalnoky, et discutées avec lui par le prince Reuss. Il m'est avis qu'il serait par conséquent indiqué d'offrir au Cabinet de Berlin de concentrer ici les négociations comme en 1887, ne serait-ce que par sentiment de gratitude pour ses bons offices à Vienne en l'année précitée. Il va de soi, dans le cas où l'on se serait convaincu que mieux vaudrait se borner à renouveler purement et simplement les stipulations actuelles, qu'il serait assez indifférent que le choix tombat sur Rome, Berlin ou Vienne.

V. E. me signale Ies idées de son honorable prédécesseur, Iesquelles se résument en deux points:

l) compléter l'accord politique par quelque stipulation d'ordre économique. Les difficultés que vous énumérez pour la réalisation de ce projet, je les ai déjà entendu émettre ici. Il faut qu'il y ait eu quelque méprise. Il ne me résulte pas que le chancelier se soit exprimé d'une manière favorable lors de l'entrevue de Milan (1). Il s'est borné à répondre là-dessus en termes généraux n'impliquant pas un assentiment positif. Pour mon compte, je sais que le Cabinet de Berlin voudrait ne pas m~Ier la question d'alliance avec celle éco- nomique. Lui aussi devrait, d'après la constitution, soumettre au Parlement tout arrangement commerciai, m~me s'il ne s'agissait que de I'affirmation de quelques maximes fondamentales, telles que du traitement réciproque de la nation la plus favorisée. Ce sont là des questions distinctes et à traiter sépa- rément. D'ailleurs Ies travaux des délégués à Vienne pour un traité commerciai trainent en longueur. Or, ce sera sur la base de ce traité que des ouvertures nous seront faites en temps et lieu.

2) rendre communes aux deux Empires les clauses particulières des deux traités séparés. On attache ici un grand prix à comprendre et à conserver dans des accords distincts Ies diverses stipulations concertées entre chacun des deux

Empires et l'Italie. Les mèmes motifs subsistent aujourd'hui comme en 1887. Ce n'a été que par l'adoption de ce.tte combinaison, et après avoir traversé des phases aussi pénibles que laborieuses, qu'on est arrivé à une entente définitive. Il ne faut pas songer à ce que l'Allemagne consente à s'endosser les obligations acceptées par l'Autriche en ce qui a trait au maintien du statu quo dans les régions des Balkans, ou des còtes et iles ottomanes dans l'Adriatique et dans la mer Egée. Le Cabinet de Berlin ne se soucierait aucunement de s'engager dans une action militaire, parce qu'il plairait à l'Autriche de combattre la Russie à propos entre autres de la Bulgarie. Et l'Autriche ne serait pas moins revèche à assumer à l'égard des choses de la Méditerranée les memes engagements que l'Allemagne. Da part et d'autre on rencontrerait des répugnances insurmontables. Sans entrer dans plus de détails, je me réfère à ma correspondance secrète des années 1887 et 1888. Les traités additionnels au traité général ont été, dans la limite possible et pratique, une conciliation entre les intérèts de chacun des deux Empires avec l'Italie, et vice versa. Aussi on tiendra à Berlin comme à Vienne à conserver tels quels le traité général et les accords séparés.

Au sujet de l'expédient suggéré dans le but d'éliminer définitivement les préoccupations et les soupçons de la France, lequel consisterait à introduire dans les pactes d'alliance des modifications qui, sans inconvénients, les ren- draient susceptibles d'une publication, je me range tout à fait aux arguments irréfutables énoncés par V. E. à l'encontre de cet expédient. Il suffit d'avoir sous les yeux le texte des deux traités additionnels, surtout de celui avec l'Allemagne, pour se convaincre que quelques retouches ne suffiraient pas pour faire avaler la pilule aux Puissances tierces visées par ces accords. Il faudrait à cet effet un remaniement de fond en comble, de manière à couler ces arrangements dans un mème moule, pour leur imprimer un caractère tellement anodin et inoffensif qu'ils perdraient presque toute leur valeur. Ce serait certainement une grande déception pour notre opinion publique, et pire encore un encouragement à tel ou tel autre Etat d'abandonner toute retenue pour des entreprises contraires aux intérèts de la Triple Alliance, laquelle jusqu'ici du moins a su tenir en respect ses adver"aires, qui restent sur le qui vive. Je plaindrais le chef de Cabinet ou le diplomate appelé à apposer sa signature à un semblable arrangement, incompatible avec la dignité que comporte le rang de grande Puissance. Il est vrai que le traité entre l'Allemagne et l'Autriche a été publié par la Wiener Abendpost et par le Moniteur officiel de Berlin Staatsanzeiger); mais, ce traité conclu pour la paix et la défense réciproque, avait une portée bien moins étendue que les articles de nos arrangements spéciaux avec l'Autriche, et particulièrement avec l'Allemagne. L'accord austro- allemand n'énonçait explicitement aucune éventualité de modifications du statu quo territorial. Notre traité principal du 20 février 1887 en était en quelque sorte le pendant. Nos accords additionnels et séparés de la mème date en for- ment un complément avantageux, pour peu que les circonstances deviennent propices. En vouloir extraire pour ainsi dire la moelle, afin de les livrer ensuite à la publicité et de satisfaire les prétentions si indiscrètes de la France, équi- vaudrait de notre part à une diminutio capitis, à une mutilation par nos propres mains. Ce serait d'ailleurs en pure perte. La France n'en deviendrait que plus

exigeante, pour nous réduire à sa merci et nous faire comprendre, camme l'affirmait un jour avec véhémence son ambassadeur près cette Cour: « Jamais nous ne considérerons et traiterons l'Italie comme notre égale ).

Après avoir ainsi répondu aux différents points qui formaient l'objet de la lettre précitée de V. E., j'attends ses instructions. Vous savez qu'ici on est pret à entrer sans retard en négociations, dès que les idées effleurées en termes généraux à Milan et à Vienne seront suivies d'ouvertures officielles.

Je numérote avec des chiffres romains ma correspondance relative au renouvellement de la Triple Alliance, et avec des lettres alphabétiques celle concernant le renouvellement des accords avec l'Espagne.

En vous remerciant, M. le marquis, de la confiance que vous voulez bien me témoigner ...

31 marzo 1891.

P. S. - Depuis la date du présent rapport, j'ai adroitement, et sans en laisser deviner le motif, sondé de nouveau les intentions de la chancellerie impériale, et j'ai constaté encore qu'elles étaient conformes à ce que j'écrivais dès le 22 mars.

(l) Cfr. serle II, vol. XXIII, n. 848.

145

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, TORNIELLI, E A VIENNA, NIGRA

T. S. N. Roma, 23 marzo 1891, ore 13.

Déchitfrez vous-méme. Notre accord avec l'Espagne expirerait au commen- cement de mai prochain. Le Cabinet de Madrid est disposé à le renouveler. Seulement, se préoccupant d'une manìère particulière de sa propre situation au Maroc, il désire insérer dans l'acte de renouvellement une clause complémen- taire dont, après laborieuse négociation préliminaire avec notre ambassadeur à Madrid, il présenterait la formule suivante: « L'Espagne déclare que le status quo à la préservation duquel l'accord vise doit s'entendre non pas seule- ment en corrélation avec l'état de fait au Maroc, mais aussi en corrélation avec l'état de droit d'après le Traité de Uad Ras, sans que sa liberté d'action en soit amoindrie pour le maintien de la sécurité des frontières espagnoles sur le territoire marocain ». Maffei déclare qu'il serait absolument impossible d'obtenir une formule plus atténuée (1).

(Pour Berlin et Vienne). Avant de me prononcer je désire connaitre là- dessus l'avis du Cabinet près duquel vous etes accrédité, son adhésion devant etre naturellement acquise par avance à l'accord renouvelé entre l'Italie et

l'Espagne. Mon intention, sauf avis contraire des deux Cabinets alliés, est de proposer à l'Espagne le prolongement de l'accord pour toute la durée de la Triple Alliance.

(Pour Londres). Je vous prie de faire part de ce qui précède à lord Salisbury, lui disant qu'avant de me prononcer je tiens à connaitre son avis là-dessus. (l)

(l) La formula era stata trasmessa da Ma!fel con T. s.n. del 22 marzo. non pubbllcato.

146

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI

L. PERSONALE. Roma, 23 marzo 1891.

Grazie, mille volte grazie, della sua letterina particolare (2). Grazie pure dei suoi splendidi rapporti, che leggo con viva attenzione.

L'Italia non può, non deve spendere, in Africa, più di sette o otto milioni. Guardando l'Africa sola, se ne concluderebbe, che questa somma è insuffi-

ciente. Guardando l'insieme della politica italiana, se ne deve concludere, che la somma da me indicata è forse eccessiva.

Spendere 15 o 20 milioni all'anno, come si fece in passato, è assurdo. Per sostenere questa spesa bisognerebbe levare nuovi tributi, o ridurre l'esercito, o l'armata. Le due cose sono quasi impossibili, quindi l'economia in Africa si impone. Io desidero però fare le cose per bene, e senza precipitazione, non volendo rinunziare all'avvenire ed esporre il Paese, nel presente, ad una nuova Dogali.

E prima di tutto io sto negoziando con l'Inghilterra, e la Francia, perché l'Abissinia intera, cioè, l'Impero etiopico, sia riconosciuto come zona riservata alla nostra influenza. Sono quasi sicuro di riuscire. Con l'Inghilterra si firmerà oggi, o domani, un primo protocollo (3) che fissa la delimitazione delle rispettive zone di influenza al sud dell'Impero etiopico. E presto verrà il rimanente.

Questi accordi con le Potenze europee valgono, nel mio modo di vedere, più che il Trattato di Uccialli. Mi riservano l'avvenire. E ci assicurano quello che ci preme, cioè, che nessuna Potenza europea possa prendere in Africa il nostro posto e sostituire la nostra influenza.

Al ritorno di Antonelli, e dopo che avrò potuto comunicare con lui, disporrò, perché il disarmo della banda Masciascià sia l'inizio della nuova politica favo- revole ai capi del Tigré.

Vedremo i risultati delle prime mosse, e decideremo poi i limiti che si debbono porre alla nostra occupazione militare. La mia responsabilità è troppo complessa, perché io possa facilmente mutare il programma che ho esposto. Ma sento che debbo procedere con molta ponderazione, perché si evitino i gravi inconvenienti di una troppo rapida diminuzione di forze.

A giorni le comunicherò uno studio del Ministero della guerra circa la diminuzione delle spese militari.

(2) Cfr. n. 113. (3) Cfr. n. 151.

Io spero, me lo lasci ancora supporre, che le mie idee possano trovare presso di lei favorevole accoglienza.

E intanto sono certo, che fino a quando non si dovrà procedere a ridu- zione di forze militari, mi darà il suo valido concorso.

Sono pure certo che la nuova politica tigrina imposta dagli avvenimenti sarà da lei iniziata con energia ed accorgimento.

Essa deve amicarci i capi del Tigré (coi quali nelle quistioni territoriali possiamo essere larghissimi) senza però inimicarci Menelik in modo assoluto.

Ml ajuti, caro Gandolfi, fin dove lo consentono i suoi convincimenti ...

T. S.N.

(l) Per le risposte cfr. n. 147 e n. 162, nota l.

147

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 24 marzo 1891, ore 2,15.

Salisbury part demain matin pour le midi de la France; restera absent environ trois semaines, ce n'est qu'à son retour que je pourrai prendre son avis au sujet de la clause voulue par l'Espagne (1). Tout ce qui concerne le Maroc forme l'objet de la méfiance reciproque de l'Angleterre et de l'Espagne, dont les rapports sont habituellement à l'état de tension latente. Nous n'agirions pas dans un sens favorable à nos relations avec l'Ang~eterre en négociant quoi que ce soit relativement au Maroc sans avoir consulté le Cabinet de Londres. Il fuat donc gagner du temps à Madrid et attendre le retour de Salisbury. En son absence ce que je dirais ici ne servirait pas à grande chose et risquerait d'etre ébruité en traversant la filière des bureaux (2). Je félicite vivement V.E. de l'arrangement (3) qui nous tire d'un fort mauvais pas en Afrique.

T. 446.

148

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL MINISTRO A WASHINGTON, FAVA (4)

Roma, 24 marzo 1891, ore 13,15.

* Cercherò provvedere per articolo Times * (5). Però nostro atteggia- mento verso Governo federale molto semplice. Tre regi sudditi dichiarati inno-

(2) Cfr. n. 149. (3) Cfr. n. 141. (4) Ed., con l'omissione delle parole fra asterischi e con varianti, in LV 73, p. 14. (5) Con T. 534 del 23 marzo, non pubblicato, Fava aveva informato che un articolo del Times

eccitava l'opinione pubblica americana alla resistenza alle richieste italiane circa la questione del massacro di New Orleans e aveva suggerito di contrapporvi un articolo di un altro giornale inglese, possibilmente lo Standard.

centi dal magistrato americano furono assassinati mentre, trovandosi pngwne, stavano sotto diretta tutela autorità. Incontrastabile quindi nostro diritto puni- zione colpevoli indennità vittime. Aggiungo opinione pubblica in Italia impa- ziente giusta soddisfazione, e che, se provvedimenti concreti indugiassero, mi vedrei con grande rammarico nella necessità di dimostrare apertamente nostro malcontento richiamandola da un ufficio ave la parola del r. rappresentante si chiarirebbe inefficace ad ottenere giustizia. Lascio alla sua prudenza conside- rare se giovi porgerne cenno fin d'ora a codesto segretario di Stato. Agisca in conformità alle presenti istruzioni, ma con prontezza, risoluzione, energia (l).

(l) Cfr. n. 145.

149

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

T. 448 (2). Roma, 24 marzo 1891, ore 13,35.

Decifri ella stessa. Il nuovo accordo dovrà naturalmente comunicarsi al Governo inglese come già si fece per quello del 1887. Desiderando presentire lord Salisbury conviene aspettare il suo ritorno dal continente. Tornielli scon- siglia assolutamente servirsi del Foreign Office (3). Prevengo confidenzialmente acciocchè ella possa, occorrendo, spiegare il ritardo.

150

IL MINISTRO A WASHINGTON, FAVA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (4)

T. 549. Washington, 24 marzo 1891, ore 19 (per. ore 9,35 del 25). Ringrazio per odierno telegramma di V. E. (5). Ero sul punto di provocarle,

[nuove istruzioni] per valermene eventualmente, ma verbalmente, col segre- tario particolare dopo avergli consegnato le notizie da lui desiderate relativa- mente tre regi sudditi uccisi, che attendo questa sera da Corte, e dopo le risposte che intendo strappargli sul linguaggio ambiguo serbato governatore circa punizione colpevoli nel suo rapporto ufficiale arrivato oggi stesso ed imme- diatamente a me comunicato da segretario di Stato, disgraziatamente ancora ammalato sofferente assai e che è impossibile avvicinare (6).

(2) n telegramma è protocollato ma nel registro non è riportato 11 testo che è conservato

nell'Archivio di Gabinetto. (3) Cfr. n. 147. (4) Ed., con numerose varianti, in LV 73, p. 15. (5) Cfr. n. 148. (6) Per la risposta cfr. n. 153.

12 - Documenti Diplomatici - Serle II - Vol. XXIV 111

(l) Per la risposta cfr. n. 150.

151

PROTOCOLLO ITALO-BRITANNICO (l)

Roma, 24 marzo 1891.

Les soussignés, marquis de Rudinì, président du conseil et ministre des affaires étrangères

de S. M. le Roi d'Italie, marquis de Dufferin et Ava, ambassadeur de S. M. le Reine d'Angleterre,

Impératrice des Indes, après mur examen des intérets respectifs des deux Pays dans l'Afrique

orientale, sont convenus de ce qui suit: l) La ligne de démarcation, dans l' Afrique orientale, entre l es sphères

d'influence respectivement réservées à l'Italie et à la Grande Bretagne suivra, à partir de la mer, le thalweg du fleuve Juba jusqu'au 6° de latitude nord, Kismayu avec son territoire à la droite du fleuve restant ainsi à l'Angleterre. La ligne suivra ensuite le parallèle 6° nord jusqu'au méridien 35° est Green- wich, qu'elle remontera jusqu'au Nil bleu.

2) Si les explorations ultérieures venaient, plus tard, en indiquer l'oppor- tunité, le tracé suivant le 6° lat. nord et le 35" long. est Greenwich pourra, dans ses détails, étre amendé d'un commun accord d'après les conditions hydrographiques et orographiques de la contrée.

3) Il y aura, dans la station de Kismayu et son territoire, égalité de traitement entre sujets et protégés des deux Pays, soit pour leurs personnes, soit à l'égard de leurs biens, soit enfin en ce qui concerne l'exercice de toute sorte de commerce et industrie.

D. 10583/152.

152

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

Roma, 24 marzo 1891.

Per informazione di V. E. mi pregio partecipar le in seguito ad un recente rapporto del maggiore Sanminiatelli (2) che il duca di Cambridge durante il suo soggiorno al Cairo avrebbe detto a più riprese che l'occupazione inglese

in LV 89, p. 279; in Trattati e convenzioni tra il Regno d'Italia e gli altri Stati raccolti per cura del Ministero degli affari esteri, vol. 12 {1889-1891) Roma, Tipografia nazionale di G. Berter!o, 1892, pp. 521-522; e In Nouveau recueil général des traités et autres actes relatijs aux rapports de droit international. Continuation du grand recueil de G.F. de Martens par F. Stoerk, deuxième serie, tome XVIII, Goettingen, Llbralre Dleterlch, 1896, pp. 175-176.

{2) R. riservatissimo 51 del 9 marzo, diretto al Ministero della guerra, non pubblicato.

era troppo vantaggiosa all'Egitto perché non dovesse mantenersi finché il Paese non fosse completamente assimilato alla Gran Bretagna negli usi e nella civiltà.

Che il Sudan o quanto meno la Nubia superiore erano indispensabili al Vice Reame così per la sicurezza politica come per l'avvenire commerciale, e che a riconquistare la Nubia superiore può bastare l'esercito indigeno. I soldati inglesi servirebbero da riserva e guarderebbero le basi d'operazioni. Sua Altezza Reale avrebbe aggiunto infine che il contegno della Francia in Egitto debba considerarsi come poco saggio.

A quanto pare le suddette conversazioni avrebbero dispiaciuto a sir. E. Baring.

1S3.

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL MINISTRO A WASHINGTON, FAVA (l)

T. 460. Roma, 25 marzo 1891, ore 20,30.

Non posso ammettere ulteriore indugio di fronte nostre discrete legittime domande (2). Se non può vedere segretario di Stato scriva energicamente, essendo indispensabile immediata soluzione (3).

(l) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, clt., pp. 69-70; In LV 72 bis, p. 5;

154

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL MINISTRO A WASHINGTON, FAVA (4)

T. 464. Roma, 26 marzo 1891, ore 16,15.

Ricevuti i suoi telegrammi di oggi (5). Spero ancora che Governo federale trovi modo di assicurare che sarà iniziato procedimento giudiziario contro colpevoli e sarà, in massima, accordata indennità. Quando Governo federale travisi impossibilitato dare queste due assicurazioni, ella è autorizzata * dichia- rare che io sono costretto interrompere relazioni diplomatiche con * (6) un Governo che non travasi in caso di amministrare quella giustizia, che noi amministriamo in favore dei cittadini appartenenti a qualsiasi nazionalità.

(2) Cfr. n. 150. (3) Con T. 562 del 25 marzo, non pubblicato, Fava comunicò che il segretario di Stato non

aveva ancora fornito alcuna risposta alle richieste presentate in base al T. di Rudinì del 24 ma aveva affermato che era costituzionalmente impossibile l'intervento del Governo federale per Imporre allo Stato della Luisiana la punizione dei colpevoli.

(5) Cfr. nn. 150 e 153, nota 3. (6) In LV 73, invece delle parole fra asterischi, «ad affermare inutile la sua presenza presso».

(l) Ed. in LV 73, p. 15.

(4) Minuta autografa, ed. in LV 73, p. 21.

155

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

T. S.N. Roma, 26 marzo 1891, ore 20,30.

Decifri ella stessa. Apprezzo le considerazioni svolte nel suo telegramma (1). Però V. E. e

Tetuan debbono comprendere che dopo avere, nel 1887, consenziente il Governo spagnuolo, comunicato il nostro accordo all'Inghilterra, noi non potremmo variarlo, sia pure con semplici riserve, senza prima avere avuto con lord Salisbury un amichevole scambio di idee. L'amicizia dell'Inghilterra è troppo preziosa per i due Governi perché la si debba turbare con un incidente che con la mutua schiettezza si può invece regolare a comune soddisfacimento. Mi dica se e fino a qual punto codesto ambasciatore britannico sia nella confi- denza, e mi dica pure se sarebbe in grado di essere, per questo nostro affare, nostro diretto ed autorevole intermediario presso lord Salisbury durante la sua assenza da Londra (2). Naturalmente nulla ella deve dire al suo collega fino a mia precisa istruzione.

156

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI (3)

D. 11031/160. Roma, 26 marzo 1891.

Fin dal primo giorno del mio Ministero stimai che, per procedere ad un sicuro e definitivo assetto delle nostre cose in Africa, ci convenisse ripigliar~ con l'Inghilterra il negoziato anche per la delimitazione delle rispettive zone d'influenza dalla parte del Giuba. Tanto più la cosa mi pareva urgente ed importante, in quanto che, mentre per una parte a noi deve premere che l'intera Etiopia rimanga inclusa nella nostra zona d'influenza, codesto nostro intento aveva subito un qualche pregiudizio per effetto dell'accordo intervenuto, nel 3 agosto 1889, tra il cav. Catalani e la British East Africa Company (4) nel quale era stata stipulata, come linea di demarcazione, quella che dall'in- contro del Giuba coll'Bo latitudine nord avrebbe seguito questo parallelo fino all'incontro del 35° longitudine est Greenwich, escludendo così dalla nostra

rammentare che l'accordo del 14 maggio 1887 fu comunicato alla Gran Bretagna non già prima ma dopo la sua stipulazione ».

(3) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 75-76 e in LV 89, pp. 85-86. (4) Sul quale cfr. serie II, vol. X..'{lll, n. 670.

zona d'influenza il Kaffa ed altre dipendenze etiopiche. Vero è bensì che l'E. V. ha potuto dimostrare a lord Salisbury come un siffatto accordo, non mai giunto ad essere legalmente perfetto, non potesse vincolare il R. Governo; ma non è meno vero che il Governo britannico, per i rapporti suoi con la East Africa Company, trovavasi impacciato a dar soddisfazione alle nostre insistenze. E tale era appunto lo stato delle cose quando assunsi la direzione di questo ministero.

Sono lieto, ora, di annunziare a V. E. - come già le ne diedi telegrafica- mente un primo cenno (1) - che le trattative da me condotte personalmente e direttamente col marchese di Dufferin, ebbero rapido e pieno successo. Ieri mattina ho firmato, con l'ambasciatore della regina, un protocollo nel quale la linea di demarcazione è così segnata: il thalweg del Giuba dalla foce fino al 6° latitudine nord; indi il 6° parallelo nord fino all'incontro del 35° longi- tudine est Greenwich; infine il 35° meridiano fino all'incontro del Nilo azzurro. Le due parti si riservano di emendare ulteriormente il tracciato lungo il 6° latitudine nord ed il 35° longitudine est Greenwich secondo le condizioni idro- grafiche ed orografiche della contrada. A Kisimayo, che rimarrebbe, col suo territorio a destra del Giuba, nella zona inglese, i sudditi e protetti italiani avranno parità di trattamento coi britannici, nelle persone, negli averi e nel- l'esercizio d'ogni industria e commercio.

A me sembra - e spero che V. E. sia meco consenziente - pienamente favorevole la conclusione a cui sono riuscito. Si tratta di contrade non occupate, non facilmente, nè presto occupabili, in massima parte inesplorate finora. A noi basta che ne sia esclusa, concorde l'Inghilterra, ogni altra influenza, e che vi sia riconosciuta la nostra. E la zona riservata alla nostra influenza abbrac- cia integralmente, dalla parte di mezzodì, l'Impero etiopico con tutte le sue dipendenze, significando così, da parte dell'Inghilterra, l'espresso riconoscimento di quella particolare situazione che gli avvenimenti ci hanno creato in Etiopia. Per quanto, poi, concerne Kisimayo, la dichiarazione che i nostri nazionali e protetti vi avranno, coi britannici, assoluta e piena parità di trattamento è combinazione per lo meno altrettanto vantaggiosa, praticamente, in confronto del patto di promiscua amministrazione che pure pareva il massimo delle con- cessioni sperabili, e certo riesce politicamente preferibile, eliminando ogni contingenza di conflitti od attriti.

V. E. troverà, qui unite, due copie del protocollo. La zona d'influenza che ci è ormai assegnata include territori soggetti alla

sovranità del sultano di Zanzibar, cioè le stazioni di Brava, Merka, Mogadisciu e Uarsceik. Gioverebbe che tra i due Gabinetti firmatari dell'accordo fosse esaminato e risoluto se, ed in quale forma, debbasi dare notizia al sultano dell'intervenuto accordo. Prego V. E. di voler sentire che cosa si pensi al Foreign Office, su questo proposito. Nel caso in cui la decisione fosse affer- mativa, i due Governi potrebbero incaricare i rispettivi rappresentanti nello Zanzibar di comunicare, con note identiche e simultanee, il protocollo al sultano, acciocché questi voglia prenderne nota.

157. IL MINISTRO A WASHINGTON, FAVA,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (l)

T. 577. Washington, 27 marzo 1891, ore ... (per. ore 14,10). * Telegramma di V. E. in data del 26 (2) mi è venuto dopo nuova con-

versazione nella quale segretario di Stato avevami già dichiarato impossibilità assoluta Governo centrale dare assicurazione punizione colpevoli facendo però presagire probabilità accordo circa indennità. * Intanto telegramma di V. E. in data del 24 (3) menziona solamente richiamo ministro del re mentre quello del 26 parla rottura assoluta relazioni diplomatiche; prima fare comunicazione ufficiale scritta motivata dalla risposta segretario di Stato importa io conosca quale delle due misure dovrei menzionare nella mia nota. È necessario che il Governo di Sua Maestà sappia che alle minacce richiamo del ministro del re segretario di Stato mi ha detto avrebbe in tal caso fatto altrettanto con il ministro degli Stati Uniti a Roma. Infine, a discarico mia responsabilità, esprimo convinzione che nemmeno certezza guerra farebbe cambiare avviso Governo fltati Uniti cui non è assolutamente permesso agire in violazione costituzione senza sollevare grave agitazione interna. Notizie Nuova Orleans affermano che quella autorità giudiziaria procederà realmente contro i colpevoli massa- cro. Invito Corte confermare notizia che se vera dovrebbe consigliarci tempo- reggiare, troncando oramai inutile ulteriore nostra azione presso Governo fede- rale legalmente impotente dare assicurazione chiesta e già indisposto per la nostra insistenza di non ammettere sua incontestabile impotenza e !imitandoci trattare con lui per la sola indennità, soddisfatti sapere processo iniziato in fatti senza però illuderci sul risultato ( 4). Per tutte queste considerazioni * sospendo sino nuovo ordine comunicazione telegramma di V. E. in data 26. *

158. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI (5)

T. 468. Roma, 27 marzo 1891, ore 15,15.

Arrivando Antonelli lo preghi tacere tutto quello che non fu da me pubbli- cato nei comunicati alla Stefani (6). Egli non avrebbe bisogno di queste racco-

(2) crr. n. 154. (3) Cfr. n. 146. (4) In LV 73 Invece di tutto questo passo: «V. E. conosce, mercè 11 mio carteggio, quali

siano le ragioni costituzionali di codesta Impossibilità ». (5) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, clt., p. 90. (6) Dei due comunicati si pubblica solo il primo, trasmesso ad Antonelli con T. 452 del

24 marzo: «Essendo sorti dubbi fra il Governo d'Italia e quello d'Etiopia circa il significato dell'articolo 17 del Trattato 2 maggio 1889, il R. Governo nell'ottobre 1890 credette di mandare alla Corte di Menellk Il conte Antonelli che ne era stato il negoziatore. Non essendo stato pos- sibile stabilire un accordo tra le due parti, il conte Antonelll stimò opportuno di interrompere il negoziato, pigliando commiato 1'11 febbraio scorso dall'Imperatore. Il conte Antonelli arriverà prossimamente a Zella, ove prenderà Imbarco sull'" Archimede" ».

mandazioni, ma è bene sappia che il più piccolo particolare detto inopportuna- mente può nuocere a lui ed al Governo stante eccitamento grande pubblica opinione.

T. 475 (2).

(l) T. s.n. del 25 marzo di cui si pubblica solo la seguente frase finale: «Mi permetto

(2) Per la risposta di Maffei cfr. n. 163.

(l) Cfr. n. 141.

(l) I passi fra asterischi sono ed. In LV 73, p. 22.

159

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL MINISTRO A WASHINGTON, FAVA (l)

Roma, 27 marzo 1891, ore 23,45.

Quello ch'io ho chiesto, e chieggo, si è che Governo federale guarentisca inizio procedimento contro colpevoli, ed ammetta in massima il dovere di corri- spondere indennità alle vittime. Io non posso né debbo discutere istituzioni americane, debbo però richiamare Governo federale all'osservanza dei principi di diritto pubblico internazionale. Confido che Governo federale intenderà la necessità in cui travasi come Governo di Paese civile di accettare mie giuste domande. Quando non fossero accolte ella dichiarerà che per ordine del R. Go- verno ella deve allontanarsi, in congedo motivato, da un posto dove la legittima azione del r. rappresentante si è chiarita inefficace. In questo caso ella lascerà gestione affari correnti al segretario Imperiali. * Non comprendo e non ammet- to che Governo federale possa essere indisposto delle nostre insistenze e mi duole che ella si faccia quasi difensore del Governo federale. L'Italia non vuole complicazioni, non vuole assumere contegno minaccioso che non sarebbe del caso. Ma essa vuole essere rispettata ed io spero che il suo linguaggio sia stato dignitoso e conforme a questi miei sentimenti. *

160

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

T. 476. Roma, 28 marzo 1891, ore 1.

Deploro ritardo invio istruzioni Billot per affare Obock (3). Riaprendosi, 14 aprile, la Camera, l'incidente del trattato con Menelik darà immediata occa- sione a vivaci discussioni, nelle quali non mancheranno, io temo, gli attacchi contro la Francia. Né mi sarà facile intervenire trattandosi non della mia ma

LV 73, p. 24.

le sue Istruzioni, vuole interpellare B111ot ed inoltre esaminare le condizioni di V. E. Per cui si dovrà ancora aspettare che abbia studiato la questione ».

dell'opera del mio predecessore. L'accordo per Obock sarebbe argomento deci- sivo che troncherebbe ogni disputa * se la Francia, come ho proposto e come Ribot e Billot accettarono riconosce l'intera Etiopia quale zona riservata alla nostra influenza. Aggiungo che dovrò probabilmente pubblicare un Libro Verde sull'Etiopia, e che nei documenti si accenna all'influenza a noi contraria che la Francia avrebbe esercitata. La convenzione per la delimitazione farebbe scomparire queste impressioni. Se poi la convenzione mancasse non è dubbio che il dissidio fra Italia e Francia sarebbe fatalmente inasprito * (1).

(l) Minuta autografa; ed., con l'omissione del passo fra asterischi e con varianti, in

(2) Risponde al n. 157. (3) Menabrea aveva comunicato con T. 580 del 27 marzo « Ribot, prima di chiarire a Roma

161

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA. AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 601. Parigi, 29 marzo 1891, ore 14,25 (per. ore 17,15).

Ieri, tardi, Ribot mi comunicò recente rapporto Billot, confermando condi- zioni espresse da V. E. per riprendere negoziati delimitazione territorii fran- cesi e italiani presso Obock e Assab. Valendomi del bel rapporto Silvestrelli su quell'argomento, colsi l'occasione per lamentare che anno passato i negoziati iniziati a Parigi fossero troncati dal ministero francese colla produzione di due trattati di protettorato francese, uno del 1862, l'altro del 1885, conchiusi con il sultanetto Locta, vassallo di Menelik, senza autorizzazione di questo, mentre avevamo collo stesso Loito due trattati del 1884, l'uno di commercio e l'altro di protettorato, ambedue ratificati da Menelik, come lo prova il fatto della usur- pazione del lago Assal per parte di uno speculatore francese, contro la quale protestava Menelik, ricorrendo al protettorato italiano che la vinse. Dissi a Ribot come sarebbe rincrescevole assai il rinnovamento delle opposizioni ille- gali ed inconsulte fatte al nostro stabilimento di Massaua e delle quali narrai alcuni particolari a Ribot, che ne sembrò alquanto meravigliato. Gli dissi che al 14 aprile prossimo, alla riapertura della nostra Camera, V. E. sarebbe lieta di poter annunziare il buon esito dei nuovi negoziati, come prova del desiderio sincero del Governo francese di ristabilire i buoni rapporti coll'Italia, come V. E. ne aveva già dato prova (2). Per parte sua, il signor Ribot, mi parve alquanto scosso da questa considerazione, e mi disse che, col corriere prossimo, avrebbe mandato le sue istruzioni al signor Billot, mentre per parte sua si concertava coi suoi colleghi, studiando il modo di abolire il più presto possi- bile i diritti differenziali esistenti contro l'Italia (3).

Per la risposta di Menabrea cfr. n. 161.

(3) Sull'argomento Billot riferì a Ribot in un telegramma del 29 marzo (DDF, vol. VIII,

n. 325).

T. S. N.

(l) Il passo fra asterischi fu aggiunto sulla minuta del telegramma di pugno di Rudinì.

(2) Cfr. n. 160.

162

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

Roma, 29 marzo 1891, ore 20,40.

Déchi!trez vous-méme. Les Cabinets de Berlin et de Vienne se sont déclarés favorables au renouvellement de l'accord italo-espagnol avec addition de la formule proposée par l'Espagne (l).

163

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. Madrid, 29 marzo 1891, ore 22.

Ho ricevuto i telegrammi (2) e il dispaccio cifrato del 23 corrente (3). Dopo matura riflessione, debbo sconsigliare l'intermediario di questo ambascia- tore d'Inghilterra. Sono con lui nei termini della massima intimità, e so che sarebbero da esso male accolte le riserve del Governo di Sua Maestà Cattolica. Non mi faccio illusione che possano incontrare miglior sorte a Londra; vorrei sbagliarmi, ma se lord Salisbury, oltre alla sua naturale diffidenza, le giudi- cherà alla stregua delle opinioni costantemente espresse dal suo rappresentante a Madrid, sicuramente non accetterà la formula spagnuola, e ci troveremo allora davanti ad un ostacolo insormontabile. Convinto, come sono, che nessun secondo fine si nasconde dietro la formala precitata (e questo modo di vedere è parimenti diviso dai miei colleghi), io, pur rendendomi ragione della neces- sità di agire con la massima lealtà verso l'Inghilterra, non veggo perché non ci limiteremmo a comunicarle che l'accordo sarà puramente e semplicemente rin- novato, senza la menoma aggiunta; la qual cosa è strettamente conforme al vero. La dichiarazione riferentesi al rispetto dello statu quo non è mutata, e se tra le parti contraenti ha avuto luogo uno scambio confidenziale di spiega- zioni circa una questione di principio stata ritenuta fondata, non esiste, a parer mio, motivo di sorta per divulgarlo quando si ha la certezza che ciò genererebbe il sospetto. Prego V. E. di condonarmi se, da lei interrogato, ho palesato liberamente il pensiero mio. Obbedirò sempre scrupolosamente ai suoi ordini definitivi ( 4).

«suppose que vous avez pressenti aussi la Cabinet anglals" e T.s.n., Berlino, 29 marzo, non pubblicato.

(3) D. cifrato 10451/70, non pubblicato: proposta del modus procedendi da seguire nelle

trattative. (4) Per le istruzioni di Rudinì cfr. n. 179.

D. 11462/168.

164. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

Roma, 29 marzo 1891.

Ho ricevuto ed attentamente letto il rapporto di V. E. del 21 corrente n. 279/157 (l), relativo all'indirizzo della politica inglese nel Marocco. Delle avvertenze di lei, che grandemente apprezzo, terrò il debito conto, e le ne porgo le più vive grazie.

Ed a questo proposito mi giunge opportuno un rapporto, in data del 20 di questo mese (2), nel quale il r. ministro in Tangeri, accennando al colonnello Euan Smith, come successore del defunto sir W. K. Green, svolge alcune consi- derazioni sull'atteggiamento che il nuovo ministro della regina potrebbe assu- mere e sul pericolo che ne deriverebbe alla azione diplomatica delle Potenze che vogliono, nel Marocco, preservare lo statu quo, se non fosse possibile di stabilire una perfetta identità di procedimenti tra le due legazioni.

Qui acchiudo copia del rapporto del comm. Cantagalli, che l'E. V. leggerà certo con particolare interesse. Quali che siano gli scopi finali della politic~ inglese nel Marocco, noi dobbiamo ritenere, fino a diversa dichiarazione del ministro della regina, che il Gabinetto di Londra si serbi con noi consenziente nel volere rispettare lo statu quo in codesto Impero. Ond'è che, qualora V. E. non avesse positiva ragione di astenersene, vorrei che delle considerazioni contenute nel rapporto del comm. Cantagalli ella facesse oggetto di un amiche- vole scambio di idee con lord Salisbury, non appena questi sia di ritorno a Londra.

Pur ammettendo, come l'E. V. giustamente avverte nel suo rapporto che ho sott'occhio che la non assoluta conformità d'interessi tra l'Italia e l'Inghilterra nelle cose del Marocco possa in date evenienze determinare un'azione isolata di quest'ultima, il semplice dubbio che il Gabinetto britannico possa, quan- dochessia, deviare dalla linea di politica uniforme per la conservazione dello statu quo, che travasi segnata nella nota collettiva del marzo 1887, non può distoglierci dal debito nostro di continuare con codesto Gabinetto un amiche- vole e costante scambio d'idee nell'interesse del mantenimento dell'integrità del Marocco.

L. PERSONALE.

165. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

Roma, 29 marzo 1891.

Le comunicazioni confidenziali che la pregai di rivolgere a lord Salisbury circa il recente nostro scambio di dichiarazioni con la Francia, hanno fornito

(2) Cfr. n. 135.

a V. E. l'opportunità di compendiare, nella lettera sua del 21 marzo (n. 280/ 158) (1), alcune gravi considerazioni intorno ai reciproci rapporti dell'Italia con l'Inghilterra, ed all'atteggiamento dei due Governi verso le altre Potenze. Sono concetti profondamente meditati e chiaramente espressi, per i quali le porgo le mie migliori grazie.

Non è dubbio che dal fatto d'una Triplice Alleanza, eminentemente pacifica e conservatrice, l'Inghilterra ricava inestimabile beneficio, mercè l'impossi- bilità in cui la Russia travasi ridotta, di avere in Europa un saldo ausilio per i suoi prossimi o rimoti disegni in Oriente ed in Asia. E non è dubbio, del pari, che l'Inghilterra trae un così prezioso beneficio dalla Triplice Alleanza senza avere assunti oneri corrispondenti. In quanto ci concerne, poi, sarebbe certa- mente cosa equa che, come per noi la partecipazione alla Triplice non è scevra di pesi non lievi e di eventuali pericoli, così l'Inghilterra concorresse, con la Germania e l'Austria-Ungheria, a compensarcene, assicurandoci contro un attacco dalla parte del mare, nella guisa stessa che le due Potenze centrali ci premuniscono dalla parte di terra. Senonché difficoltà parecchie e di varia natura rendono malagevole la riduzione di un siffatto concetto a forma con- creta e tangibile: il convincimento in cui l'Inghilterra è, che l'Italia, per inte- ressi suoi d'ordine superiore, non può e non vuole, quale che sia l'atteggiamento del Governo della regina a suo riguardo, uscire dal gruppo alleato; la ripu- gnanza, giustificata dalle tradizioni costituzionali inglesi, per ogni impegno che non possa pubblicamente dichiararsi; la preoccupazione, infine, del potersi l'Inghilterra trovare impigliata, senza suo utile diretto, nelle possibili compli- cazioni continentali. Ad ogni modo, questo è tema degno di attento studio, e mi sarà gradita ogni indicazione che V. E. potesse, a tale proposito, fornirmi.

Intanto, anche nello stato presente dei nostri accordi con l'Inghilterra, parmi che dal Gabinetto britannico possa venirci, per virtù di positivi impegni, non dubbio ajuto in date evenienze. Certo sarebbe grandemente desiderabile che l'accordo di massima, espresso nello scambio di note del 12 febbraio 1887 potesse, anche per il bacino occidentale del Mediterraneo, ricevere quella forma più tassativa e più precisa che gli si poté attribuire, con le note del 12 dicem- bre dello stesso anno (2), in quanto riflette il bacino orientale e la penisola dei Balcani. Ed anche a tale riguardo i suggerimenti di lei mi riuscirebbero singolarmente preziosi. Ma già le stesse note del 12 febbraio contengono, rispetto al mantenimento della statu quo nel Mediterraneo intero, ed in ispecie nella costa nord dell'Africa, dichiarazioni tali che, per affermazione di lord Salisbury, enunciata nella sua nota al conte Karolyi del 24 marzo 1887 costituiscono una identica base politica tra l'Italia e l'Inghilterra. Questo è il significato che a quelle dichiarazioni fu qui costantemente attribuito, e così hanno ragion d'essere, per rimanere nel più recente periodo, le comunicazioni che la pregai di fare a lord Salisbury circa il rinnovamento dell'accordo spagnuolo; comuni- cazioni che, se altrimenti fosse, potrebbero parere superflue ed intempestive confidenze. Non è quindi eccedere lo stretto nostro diritto se, sul terreno diplo-

(2) Cfr. serie Il, vol. XXI, n. 409.

matico, noi presumiamo di avere allato, fida e sicura cooperatrice, l'Inghilterra quante volte ci accada di volerei premunire contro qualsivoglia atto o disegno che, direttamente o indirettamente, metta, anche nella parte occidentale del Mediterraneo, a repentaglio il mantenimento di quello statu quo a cui mirano i nostri sforzi comuni. Ciò dicasi, sopratutto, per il Marocco, dove non tanto la nota collettiva dell'll marzo 1887, quanto gli accordi segreti del febbraio ci conferiscono titolo incontrastabile, fin tanto che la nostra azione rimanga fedele al programma in esse enunciato, ad avere con l'Inghilterra una schietta ed intima solidarietà di procedimenti. Dal quale concetto dovrà ricevere oppor- tuna intonazione il linguaggio che, nella occasione appunto dell'invio in Maroc- co di un nuovo ministro britannico, la pregai, con dispaccio officiale, di tenere con lord Salisbury (1).

Le scrivo in forma particolare; questa è la forma che desidererei riservata ai carteggi nostri che apertamente accennino agli accordi segreti del 1887, mentre, come già le dissi, ai carteggi telegrafici della stessa natura è riservata la apposita cifra H. 24.

(l) T.s.n., Vienna, 26 marzo, con il quale Nigra fra l'altro aveva comunicato: Kalnoky

(2) Cfr. nn. 149 e 155.

(l) Cfr. n. 136.

(l) Cfr. l'l. 137. Ma Rudinì risponde anche al n. 138.

166

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. 483. Roma, 30 marzo 1891, ore 10,25.

Prego informarsi confidenzialmente se codesto Gabinetto sarebbe disposto fare officii a Londra per Portogallo. Mi si fanno sollecitazioni da Lisbona ma esiterei ad intervenire da solo constandomi sarebbe cosa poco accetta a Lon- dra (2).

167

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 607. Vienna, 30 marzo 1891, ore 14,40 (per. ore 16).

Gabinetto austriaco si limitò finora a farsi trasmettitore delle comunicazioni reciproche fra Inghilterra e Portogallo dopo averne ottenuto consenso dal Gabinetto di Londra (3). Il linguaggio di Kalnoky non lascia credere che voglia dipartirsi da quest'attitudine. Il nostro intervento a Londra, senza aiutare Portogallo, indisporrebbe Governo britannico contro Italia. Salisbury conosce già del resto ciò che noi potremmo dirgli intorno ai pericoli che cir- condano la dinastia a Lisbona.

(2) Cfr. per la risposta n. 167. (3) Risponde al n. 166.

T. S.N.

(l) Cfr. n. 100, nota l, p. 72.

168

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Madrid, 30 'marzo 1891, ore 19.

A completamento del mio telegramma di ieri (l) aggiungo che non feci menzione a Tetuan del desiderio di aspettare il ritorno di Salisbury, né del modus tenendi indicatomi per il rinnovamento dell'accordo. A tale riguardo mi permetto di osservare che, secondo me, il protocollo da scambiare dovrebbe limitarsi a stabilire il rinnovamento dell'accordo puro e semplice. Le riserve del Governo spagnuolo potrebbero trovar posto in una nota a me diretta, di cui io prenderei atto con i miei colleghi. In tal guisa parmi sarebbe lecito dichiarare lealmente all'Inghilterra che l'accordo non deve subire modificazione alcuna.

R. RISERVATO II.

169

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Berlino, 30 marzo 1891 (per. il 5 aprile).

J'ai donné lecture au secrétaire d'Etat de votre télégramme du 22 mars (2) sur un entretien avec l'ambassadeur de France, lequel a fourni à V. E. l'occasion de laisser comprendre en termes si dignes combien elle avait été désagréée par l'accueil fait par M. Ribot à vos affirmations sur le caractère défensif et pacifique de la Triple Alliance. M. Billot a encore renchéri sur la dose en vous posant deux questions sur le meme sujet. Il s'est attiré une réponse qui devrait l'empecher de revenir à la charge. Le baron de Marschall m'a beaucoup remercié de cette communication. D'après un rapport transmis par l'ambassade d'Allemagne à Rome, une des interpellations de M. Billot concernait l'Alsace- Lorraine. Quoiqu'il en soit, il intéresserait vivement au Cabinet de Berlin de connaitre exactement les deux questions faites par ce diplomate. Je me réservais d'en instruire le secrétaire d'Etat, dès que V. E. m'en aurait fourni le texte (3).

(2) Cfr. n. 139. (3) Cfr. n. 142, nota 2. Launay comunicò con R. particolare III del 14 aprile: << Ainsi que le

m'étais réservé de le faire, j'ai informé en voie confidentielle le secrétaire d'Etat des deux questiona aussi indiscrètes que outrecuidantes qui vous ont été posées par M. Billot, questiona auxquelles vous avez opposé un silence plein de dignité. Le baron de Marschall estimait, comme moi, que ces demandes frisaient l'insolence, camme si on se croyait tout permis vis-à-vis de nous. Ces gens là il faut !es payer de la méme mannaie, autrement on passerait pour dupes, et qui plus est on s'exposerait à de nouvelles exigences. Il convient de ne leur donner la maln qu'avec un gant de fer plus ou moins garni de velours >>.

(l) Cfr. n. 163.

170

IL MINISTRO A WASHINGTON, FAVA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (l)

T. 619. Washington, 31 marzo 1891, ore 11,40 (per. ore 6 del 1° aprile). Oggi diressi al segretario di Stato una nota ufficiale conforme al telegram-

ma ministeriale del 27 marzo (2). Farò possibile lasciare Washington in questa settimana, e gli Stati nella prossima.

171

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. RISEVATO 616. Londra, 31 marzo 1891, ore 14,23 (per. ore 16,55). Ricevo dispaccio 23 corrente (3) relativo protocollo delimitazione regione

Somali. Non mi riesce chiaro in quale posizione, dopo la firma del protocollo, ci troviamo rispetto Est Africa Compagnia. I porti dei Benadir con gli archi di territorio che li circondano sono, per atti internazionali, sotto la sovranità dello Zanzibar che li ha ceduti, sotto certe condizioni, alla Compagnia inglese la • quale per contratto ne fece sub-concessione all'Italia. Il Governo inglese non ha specificatamente compreso quei porti nella sua proclamazione di protetto- rato, ma questa circostanza non ha potuto mutare le condizioni preesistenti, cioè sovranità del sultano e la concessione fatta dal medesimo alla Compagnia. Il protocollo non si occupa affatto di quei porti. Non mi sembra si possa inten- dere che l'Inghilterra li abbia compresi tacitamente nel riconoscimento della nostra zona d'influenza, perché questa non poteva estendersi a territori e porti soggetti ad una sovranità riconosciuta. Prego V. E. chiarire e rettificare se occorre le mie idee in proposito, prima di fare al Foreign Office i passi per i quali in ogni caso gioverà aspettare il ritorno di Salisbury ( 4).

172

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, D'ARCO, AL MINISTRO A WASHINGTON, FAVA

T. 496. Roma, 31 marzo 1891, ore 16,15.

Ministro Porter venne oggi dare spiegazioni ritardo mostrando partito tele- gramma Blaine il quale insiste sulla differenza costituzione e necessità per

(2) Cfr. n. 159. (3) Cfr. n. 156, in realtà del 26 marzo. (4) Per la risposta cfr. n. 180.

Governo Stati Uniti investigazioni prima rispondere. Seguito mie insistenze per decisione immediata promise telegrafare recare giovedì risposta che spera più rassicurante. Prego sospendere ogni passo decisivo fino nuove istruzioni (1).

T. 621.

(l) Ed., con varianti, in LV 73, p. 25.

173

IL MINISTRO A WASHINGTON, FAVA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Washington, 31 marzo 1891, ore ... (per. ore 10,05 del 1° aprile).

Telegramma di V. E. in data 27 (2) confermò istruzioni categoriche conte- nute telegrammi 24 e 26 (3). Segretario di Stato, a nome presidente, mi ha detto formalmente il 28 e ripetuto 29 impossibilità assoluta Governo centrale dare istruzioni richieste. Prima eseguire istruzioni volli aspettare ancora due giorni per il caso V. E. avesse creduto modificarle. Nulla essendomi pervenuto fin'oggi trentuno mezzogiorno avrei mancato mio dovere elementare, indugiando ancora ubbidire ordini formali V. E. Questa sera giornali pubblicano notizia mia partenza. Mia ulteriore presenza qui ormai ridicola. Aspetto istruzioni V. E. (4).

174

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL CONTE ANTONELLI (5)

L. 13752. Roma, 31 marzo 1891.

Mi sono successivamente pervenuti i telegrammi (6) coi quali la S. V. mi espone le ultime vicende delle trattative con l'imperatore Menelik, dandomi altresì ragione della risoluzione da lei presa sotto la propria responsabilità di ricondurre seco dall'Etiopia il residente generale ed i residenti del R. Governo. Riconosco che, nelle circostanze da lei con molta chiarezza e precisione indica- temi, ella non poteva, né meglio condursi, né pigliare una decisione diversa. Non esito quindi a dichiararle che l'operato di lei nella fase conclusiva del negoziato ha la mia intera approvazione.

(2) Cfr. n. 159. (3) Cfr. nn. 148 e 154. (4) Cfr. n. 182. (5) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, clt., pp. 96-97 e in LV 72, p. 45. (6) Cfr. nn. 21, 61, f11 e 127.

L. PERSONALE.

17S.

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

Roma, 31 marzo 1891.

Poiché l'assenza di lord Salisbury me ne lascia il tempo, mi valgo del corriere per farle ancora pervenire alcun cenno più preciso circa l'accordo nostro con la Spagna.

Di codesto accordo a noi basterebbe il rinnovamento puro e semplice; e tale rinnovamento ci riesce gradito sopratutto per la clausola che toglie alla Spagna di potersi, in qualsiasi ipotesi, accordare con la Francia ai danni nostri. Però l'attuale Gabinetto di Madrid vivamente desidera l'aggiunta della dichia- razione esplicativa di cui le telegrafai la formala (1), e che sarebbe enunciata in una nota del duca di Tetuan al marchese Maffei da rimettersi a quest'ultimo nel momento della firma del protocollo di rinnovamento. Il duca di Tetuan afferma, con molta risolutezza, che di siffatta dichiarazione non si varrà mai, e che essa costituisce, per lui, una mera cautela a scarico della sua responsa- bilità. Tale è pure l'opinione del r. ambasciatore. Però, quale che sia, nellfl! mente del ministro di Stato, il valore della dichiarazione che egli intende di enunciare all'atto della rinnovazione dell'accordo, è certo che noi non potremmo ammetterla, se prima non ci consti, non solo della adesione della Germania e dell'Austria-Ungheria che al rinnovato accordo italo-spagnuolo debbono fare, come già nel 1887, formale accessione, ma altresì del come una simile riserva sarebbe considerata dal Gabinetto di Londra, al quale desideriamo, come già nel 1887, comunicare l'accordo in tutta la sua pienezza. Già abbiamo il con- senso dei due Governi centrali (2). Ed ora ci preme di conoscere in proposito il pensiero di codesto Gabinetto.

Nel discorrere di questo soggetto con lord Salisbury converrà che V. E. abbia ben presente la posizione speciale che l'Inghilterra ha, e speriamo che voglia conservare, verso l'accordo italo-spagnuolo. A differenza dei Gabinetti di Ber- lino e Vienna, che, per effetto dell'accessione, hanno vera e propria qualità di parte contraente, il Gabinetto di Londra è solo conscio dell'accordo. Di guisa che, qualora la dichiarazione esplicativa del Gabinetto di Madrid potesse, malgrado le precise e categoriche assicurazioni del duca di Tetuan, lasciare nell'animo di lord Salisbury alcuno scrupolo, basterebbe che Sua Signoria ce lo manifestasse, e noi non mancheremmo di farcene intermediari, dopo rinnovato l'accordo, presso il Gabinetto di Madrid, rimanendo così integra, rimpetto all'accordo medesimo, la posizione di ogni singola Potenza.

Due cose, nel presente negoziato, mi stanno a cuore: che possa rinnovarsi un accordo del quale è evidente la pratica utilità, non foss'altro per impedire che la Spagna possa, a un dato momento, cedere a velleità proprie od a pres-

(2) Cfr. n. 162.

sioni altrui; e che, anche nella presente circostanza si faccia palese agli occhi di tutte le parti interessate, la lealtà dei nostri procedimenti, esclusivamente intesi alla preservazione della quiete in Europa, dell'equilibrio nel Mediterraneo. Questi sono i punti che V. E. deve mettere particolarmente in luce nel trattare con lord Salisbury del presente soggetto.

(l) Cfr. n. 173.

(l) Cfr. n. 145.

176

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Berlino, 31 marzo 1891 (per. il 5 aprile).

La ringrazio distintamente della sua lettera particolare del 15 marzo (l). Con mio rapporto (2) scritto l'indomani della ricevuta del dispaccio dell'istessa data e che consegno pure al corriere di Gabinetto, risposi ai di lei quesiti.

Il momento è infatti opportuno per riprendere le trattative iniziate a Torino (3) e a Vienna in termini, per cosi dire, preliminari. Il nuovo Ministero affermerebbe in tal modo la sua volontà di mantenere il programma della Triplice Alleanza. Sarebbe inoltre nuova prova che vani riuscirebbero gli sforzi di chi vorrebbe scuoterne le basi a proprio beneficio. Il Gabinetto presieduto da V. E. che già consegui una forte maggioranza alla Camera, otterrebbe un altro voto di fiducia, quando il Paese sarà conscio della fermezza degli inten- dimenti per la direzione della nostra politica estera. Non vale a dire che esso dovrebbe essere informato del contenuto degli accordi, ma basterà il solo fatto - che converrà non tenere celato - del rinnovamento del trattato, per acqui- stare l'opinione pubblica in Italia, e per rendere forse più ragionevole la Francia nei suoi sforzi per contrastare la nostra pacifica opera. Bisognerà che a Parigi si muti o si dissimuli meglio il contegno, quando s'infonderà la certezza che immutata rimane la nostra politica. Perderanno allora della loro forza certe correnti le quali, in questo momento principalmente, snaturando pure a Londra le nostre intenzioni si applicano a seminare la sfiducia verso il gruppo alleato. L'Inghilterra, in quanto concerne gli affari del Mediterraneo è interessata a prestarci eventualmente l'appoggio della sua flotta contro la Francia per peri- coli forse prossimi. Non parlo di remoti pericoli come se l'Inghilterra volesse, per esempio, impossessarsi di qualche punto sulla costa settentrionale dell'Africa di fronte a Gibilterra. Ciò rientra nelle contingenze future e non abbiamo per ora a farne caso. Tutta la nostra vigilanza deve, a qualunque costo, rivolgersi verso la Francia. Non crederebbe, signor marchese, indicato per le sue comuni-

(2) Cfr. n. 144. (3) In realtà a Milano, cfr. serie II, vol. XXIII, n. 848.

13 - Documenti Diplomatici - Serie II - Vol. XXIV 127

cazioni confidenziali a Londra di prevalersi del tramite di lord Dufferin al quale, stando sul posto, riuscirebbe più ovvio di ragguagliare lord Salisbury con maggiore celerità e con precisione, dopo avere inteso il linguaggio di V. E.? Il capo del Foreign Office travasi spesso assente, e il nostro ambasciatore non può conversare con lui senza qualche ritardo.

(l) Cfr. n. 124.

177

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO

T. 506. Roma, 1° aprile 1891, ore 14,30.

Ambasciatore Austria m'informa privatamente Radowitz consigliò gran visir inviare commissione verificare se francesi varcarono confini Tripolitania. Prego intendersi con Radowitz, Calice e White per appoggiare consiglio, tanto più opportuno risultando da rapporti console austro-ungarico comunicatimi con- fidenzialmente da Bruck che francesi avanzaronsi fino a Uadi Segsao annet- tendo alla Tunisia alcuni villaggi. Suo telegramma di ieri (l) avverte Turchia rassegnata a questa espansione ma noi dobbiamo ignorarlo e procedere come sopra indicato (2).

178

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI (3)

T. 508. Roma, 1° aprile 1891, ore 22.

Ho potuto concordare la demarcazione dell'Eritrea dal lato nord ed ovest. Col corriere del 15 le manderò il protocollo che, quantunque definitivamente stabilito, è riservato alla firma di Dufferin ora assente per una diecina di giorni. La linea è sostanzialmente quella di Napoli prolungata fino al Nilo Azzurro. Per Kassala è stipulata la facoltà di eventuale occupazione con riserva di sgombro se l'Egitto sarà in grado di rioccupare la regione e di mantenervi l'ordine.

(2) Questo telegramma fu comunicato alle ambasciate a Berlino, Londra, Parigi e Vienna con

T. 507, pari data. (3) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., p. 97.

T. S.N.

(l) T. 615, non pubbllcato.

179

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

Roma, 1° aprile 1891, ore 23,15.

Decifri ella stessa. Apprezzo le sue considerazioni (l) ed accetto, come modus procedendi, che il protocollo contenga solo la rinnovazione dell'accordo e che la riserva spagnuola sia enunciata in una nota a parte della quale i tre ambasciatori prenderebbero atto. Però, anche in questa forma, la riserva fa parte integrante dell'accordo, e l'occultarla sarebbe reticenza incompatibile con l'intimità dei nostri rapporti coll'Inghilterra. Osservo, del resto, che qualora tale riserva suscitasse a Londra qualche scrupolo, tutto si ridurrebbe alla enunciazione, da parte di lord Salisbury, di una contro-riserva la quale non potrebbe impedire e neppure differire l'accordo. Ritengo che, in conformità del mio dispaccio cifrato del 25 febbraio (2), V. E. non avrà taciuto fin da principio a Tetuan che sulla sua formala non potrei definitivamente pronunciarmi senza avere prima udito, non solo i Gabinetti di Berlino e di Vienna, ma anche quello di Londra. Aggiungo, infine, che nel dare il suo consenso, Kalnoky ha espres- samente alluso alla necessità di interrogare perentoriamente anche il Gabinetto di Londra (3).

180

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. 11971/179. Roma, 1° aprile 1891.

Rispondo senza indugio ai dubbii che V. E. mi propone col suo telegramma di ieri (4).

L'E. V. osserva che il Governo inglese non ha specificatamente compreso le stazioni zanzibaresi sulla costa dei Benadir nella sua dichiarazione di protet- torato sull'intero sultanato, che delle stazioni medesime non è fatta parola nel nostro protocollo del 24 marzo, e che, infine, non si possono ritenere tacita- mente compresi nel riconoscimento della zona d'influenza italiana territorii e porti soggetti alla incontrastata sovranità del Zanzibar. Epperò V. E. desidera che la situazione le sia meglio chiarita, prima di fare presso il Foreign Office le pratiche a lei commesse col dispaccio del 26 di questo mese (5).

(2) Cfr. n. 53. (3) Cfr. n. 162, nota l. Maf!e! rispose con T. s.n. del 3 aprile: « rien ne sauralt mieux

surmonter toutes les difficultés éventuellement !nhérentes aux réserves espagnoles, que la solution indiquée par le dit télégramme. Sauf ordre contraire, je me dispose à faire part, demain, au due de Tétuan du modus procedendi selon le changement approuvé par V. E».

(5) Cfr. n. 156.

Le stazioni di Brava, Merka, Mogadisciu e Uarscheik, sulla costa del Benadir, appartengono indubbiamente al sultano di Zanzibar, ed è certo del pari che non furono comprese nel protettorato che l'Inghilterra ha assunto sopra tutti gli altri territorii del Sultanato. Ora, poi, dopo il protocollo deli 24 marzo, l'Inghilterra troverebbe, nel protocollo medesimo, un assoluto osta- colo a che il suo protettorato si estenda anche sopra quelle stazioni, le quali stanno fuori della zona d'influenza ad essa riservata.

Escluso che le quattro stazioni zanzibaresi dei Benadir si trovino, o possano venire sotto il protettorato o l'influenza dell'Inghilterra, è egli da ritenersi, del pari, come cosa certa, che non si debbano neppure considerare cadute, per tacito effetto del protocollo 24 marzo, sotto l'influenza dell'Italia? A me sem- bra che efficaci ragioni non manchino per sostenere la tesi affermativa, essendo oramai ammesso, nel diritto pubblico speciale inauguratosi per l'Africa, che le zone d'influenza riservate alle singole Potenze europee possano anche abbrac- ciare Stati indigeni riconosciuti ed aventi un regolare organismo di governo. In quanto concerne lo Zanzibar, il fatto stesso dell'essersi posto sotto il pro-< tettorato dell'Inghilterra mostra come esso si stimi di quella categoria di Stati sopra i quali l'influenza di una Potenza europea può normalmente esplicarsi. Ed è appunto sopra la base di simile concetto che l'E. V. dovrebbe avere con lord Salisbury un amichevole scambio di spiegazioni, per indi concludere se ed in quali termini sia da notificarsi al sultano di Zanzibar l'atto del 24 marzo.

Rispetto, poi, alla East Africa Company, mia opinione è che per ora e fino a perfetta definizione della questione politica, la si debba lasciare in disparte. Per noi come più volte ci accadde di chiarire l'atto del 3 aprile 1889 non ha valore legale, essendogli mancate le condizioni essenziali che accorrevano a renderlo perfetto. I posteriori tentativi di accomodamento non ebbero mai con- clusione. In tale stato di cose, a noi conviene astenersi da ogni iniziativa, ed aspettare che la Compagnia, conscia della nuova situazione dei territori a nord del Giuba, ci faccia, se così crede, nuove proposte sulle quali potremo libera- mente deliberare.

T. 630.

(l) Cfr. nn. 163 e 168.

(4) Cfr. n. 171.

181

IL MINISTRO A WASHINGTON, FAVA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (l)

Washington, 2 aprile 1891, ore ... (per. ore 9,15).

Nella mia nota di jeri annunziai segretario di Stato mia imminente par- tenza, lasciando affari legazione di Sua Maestà Imperiali. Com'era naturale segretario di Stato ha scritto questa sera Imperiali nota di cui ecco punti prin- cipali: l) sostiene artificiosamente che noi non abbiamo domandato assicura- zione iniziare procedimento contro i colpevoli, ma invece punizione medesimi:

2) nega Governo centrale della Confederazione abbia declinato prendere in considerazione nostra domanda indennità, asserendo al contrario che Governo degli Stati Uniti ha riconosciuto implicitamente principio indennità dovuta rr. sudditi in base trattati. * Queste dichiarazioni segretario di Stato potendo dare diversa intonazione negoziati le telegrafo a V. E. prima della conversa- zione di domani con il ministro degli Stati Uniti, senza discutere per ora insinuazione risultante da nota segretario di Stato cioè a dire che io abbia inesattamente informato V. E. Però nell'interesse di soluzione soddisfacente, * reputo mia partenza conveniente * per lasciare adito Imperiali, naturalmente dopo istruzioni di V. E. rispondere nota, ciò che non potrei più fare io senza fornire pretesti ulteriori sofisticherie * (l).

(l) Ed., con l'omissione del passi fra asterischi, In LV 73, p. 28.

182

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL MINISTRO A WASHINGTON, FAVA (2)

T. 511. Roma, 2 aprile 1891, ore 13,55.

Fava può partire (3). Imperiali deve scrivere Blaine nota così concepita: «Governo italiano altro non chiese se non il pronto inizio di un regolare procedimento giudiziario. Sarebbe stato assurdo pretendere punizione senza guarentigia di un regolare giudizio. Governo italiano ripete ora le stesse doman- de, e solo quando si abbia dal Governo federale precisa dichiarazione che il giudizio sarà tosto iniziato, l'incidente diplomatico si potrà ritenere esaurito. Intanto si prende atto dichiarazione che Governo federale riconosce dovuta indennità alle famiglie delle vittime in base trattato vigente"·

183

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, TORNIELLI, E A VIENNA, NIGRA

T. CONFIDENZIALE 518. Roma, 2 aprile 1891, ore 14,50.

Evidentemente, o per debolezza, o per scrupolo di non riconoscere occupa- zione francese in Tunisia, la Sublime Porta mostrasi punto disposta regolare sua frontiera in Tripolitania. Parrebbe quindi opportuno considerare se con- venga alle Potenze garanti prendere iniziativa di una commissione interna-

(2) Minuta autografa; ed. in LV 73, p. 33. (3) Cfr. n. 181.

zionale che proceda alla delimitazione. Prego dirmi suo avviso e se crede consultare anche particolarmente ministro degli affari esteri.

(Per Vienna) Già ne parlai confidenzialmente con Bruck (1).

T. RISERVATO 637.

(l) Per la risposta cfr. n. 182.

184

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 2 aprile 1891, ore 18,35 (per. ore 21,10). Duolmi dover segnalare a V. E. opinione sfavorevole, quasi unanimemente

espressa dai grandi giornali di Londra, per il ritiro ministro d'Italia da Washington. A formare tale opinione prevale considerazione che qui si crede una procedura sia aperta davanti gran giurì Nuova Orleans; e si dice che il nostro Governo avrebbe dovuto aspettare conoscerne esito (2). Nell'attribuire perciò R. Governo un'azione precipitata, articolisti vogliono ricercarne ragione, e fanno supposizioni, nel maggior numero dei casi, tutt'altro che benevole e simpatiche per noi.

D. 12210/224.

185

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL MINISTRO DELLA GUERRA, PELLOUX

Roma, 2 aprile 1891.

Ho letto attentamente la relazione del tenente generale commendator Sironi, comandante in seconda del corpo di Stato Maggiore che era annessa alla pregiata nota del 30 marzo (3) concernente la importanza della Tripoli-

(2) Rudinì rispose con T. 517 del 2 apr!le, di cui sl pubbllca 11 seguente passo: «nessuna

procedura consta essere aperta davanti gran giurì Nuova Orleans per assassinio prigionieri ital!ani ». (3) La nota non è pubbl!cata. La relazione, datata 24 marzo 1891, è riprodotta nei documenti

a stampa riservata inviati per conoscenza alle rappresentanze diplomatiche, allegata alla nota di trasmissione di Pelloux. se ne pubbl!cano qui le conclusioni: «Da tutto quanto precede si crede di poter quindi concludere: che, dal punto dl vista più generale, ulteriori ingrandimenti della Francia, sulle coste meridionall del Mediterraneo, vi allargherebbero ed affermerebbero maggiormente quel predominio che già è ad essa assicurato dal possesso della Tunisia, e di Biserta più particolar- mente, realizzando quasi la grande sua aspirazione di convertire il Mediterraneo In lago francese, con detrimento e pericoli proporzionall per tutte le altre Potenze che hanno Interessi In esso mare, nel quale, per conseguenza, non potrebbesi più ottenere un equilibrio soddisfacente, se non mercè di un opportuno sistema di a!leanze; che, se è pienamente giustificata la preoccupa- zione del Governo nostro di fronte al possibili nuovi acquisti della Francia sulla costa, sarebbe, per avventura, poca prudenza e poca accortezza 11 non dare tutta l'importanza che merita all'astenersi della sua Influenza nell'hinterland trlpol!no, per le conseguenze che necessariamente ne deriverebbero alle provincie tripo!ltane costiere; che, finalmente, è necessità per noi di tenere l'occhio vigile e geloso su quanto avviene, sia lungo le coste tripoUne, sia a sud delle medesime, e che, nei nostri Interessi presenti, non meno che in quell! eventuali, si deve tendere con ogni possa a far sì che lo stato attuale della Tripolitanla non soffra altre alterazioni In vantaggio della Francia, e che una più equa e precisa delimitazione delle sfere d'influenza turca e francese, nel Sahara, sottragga l'hinterland tripol!no ad altre arbitrarie occupazioni da parte del francesi, fatte purtroppo già presentire dalla llbertà o, meglio, dal poco scrupolo, con cui in certe loro recentissime carte sono tracciati 1 confini orientali del loro hinterland •· Non sl pubblica invece una relazione dello stesso Slronl su Blserta, datata 11 marzo 1891.

tania e dell'hinterland tripolino rispetto all'equilibrio del Mediterraneo e più particolarmente agli interessi dell'Italia in quel mare.

Nel ringraziare codesto ministero di questa interessante comunicazione devo aggiungere, in via confidenziale, che consento pienamente nelle conclu- sioni cui è giunto il generale Sironi nella sua memoria, e che nel senso della medesima si esplica appunto l'azione diplomatica del R. Governo presso le Potenze interessate nei limiti e coi riguardi che ci vengono dettati dalla nostra particolare situazione in Europa. Della memoria del generale Sironi ho creduto bene di trasmettere una copia alle r. ambasciate a Berlino, Costantinopoli, Londra, Madrid, Parigi, Pietroburgo e Vienna (l).

(l) Per le risposte cfr. nn. 187, 189 P 193.

186

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. CONFIDENZIALE. Vienna, 2 aprile 1891 (per. il 5). Mi pregio di rispondere alla lettera confidenziale che V. E. mi diresse il

15 marzo scorso (2) e che si riferisce al rinnovamento della Triplice Alleanza. Ho conferito in proposito con S. E. il conte Ka.lnol{y sulle questioni da lei fattemi. Il ministro austro-ungarico si è mostrato dispostissimo a entrare imme- diatamente in negoziato sull'importante oggetto.

Intorno alla sede dei negoziati, il conte Kalnoky non ha alcuna abbiezione per Roma, nè per Berlino. In precedente lettera particolare (3) io mi era permesso di esprimere a V. E. mia opinione personale sulla convenienza di scegliere Berlino per la ragione che in quella sede è più facile l'osservanza del secreto che non in Roma, massima durante la sessione parlamentare. Ma intor- no ad una tale ragione ella è il miglior giudice, e io non posso se non ripeterle che il conte Kalnoky mi ha detto che per parte sua non ha nulla da opporre alla scelta di Roma come sede di queste trattative.

La seconda questione posta da V. E. si riferisce alla convenienza e alla possibilità d'inchiudere nel futuro trattato d'alleanza stipulazioni d'indole econo- mica e commerciale, anche ridotte all'espressione di semplici massime. Il conte Kalnoky, da me interpellato sulla materia, respinge l'idea di mescolare le stipulazioni politiche colle commerciali, e la respinge per le medesime consi- derazioni che sono svolte nella di lei lettera e che è inutile di qui ripetere. Il conte Kalnoky crede che giunte a conclusione le trattative commerciali ora pendenti fra l'Austria-Ungheria e la Germania, gioverà esaminare la questione anche rispetto all'Italia col medesimo intento di migliorare possibilmente le relazioni economiche reciproche. Egli però non si fa illusione soverchia sull'esito

(2) Cfr. n. 124. (3) C!r. n. 129.

di tale tentativo. ammaestrato com'è dalle difficoltà incontrate e non ancora tutte superate nei presenti negoziati austro-germanici. Promette buona volontà per parte del Governo austro-ungarico.

La questione di rendere comuni alle tre Potenze le stipulazioni politiche ora contenute in patti separati e diversi presenta agli occhi del conte Kalnoky gravissime difficoltà. Questo ministro non si è però ancora pronunziato con qualche precisione su questo argomento, aspettandosi egli di avere sott'occhio un progetto formolato. Egli si limitò a dirmi che non conviene prendere impe- gni che non si possono adempiere. E accennò gli esempii di possibili even- tualità. Se, disse egli, la guerra scoppiasse tra l'Austria-Ungheria e la Russia, l'Italia, quali che fossero i suoi impegni, non potrebbe soccorrere materialmente alla sua alleata, altrimenti che mettendosi in osservazione verso la Francia, la quale nel caso predetto difficilmente rimarrebbe pacifica; e per parte sua l'Italia non potrebbe disporre di forze tal! da far fronte da due lati. Viceversa se l'Italia fosse in guerra con la Francia, l'Austria-Ungheria basterebbe appena a tenere in rispetto la Russia. D'altro lato consentirebbe la Germania a man- dare le sue truppe nei Balcani in caso di rottura fra la Russia e l'Austria- Ungheria? Finora l'attitudine della Germania non lo lascia sperare. V. E. mi chiede se le difficoltà poste innanzi preliminarmente dal conte Kalnoky possano considerarsi come insuperabili. Le ripeto: il conte Kalnoky non si volle pronun- ziare, e non si pronunzierà !n modo definitivo, se non quando avrà sott'occhio un progetto formolato. Ma la cosa più che da Vienna dipende da Berlino. Finché la Germania si attiene al principio formolato nel suo trattato col- l'Austria-Ungheria, è chiaro che ogni idea di trattato comune, ed eguale, di alleanza effettiva a tre, rimane illusoria.

L'E. V., nella sua lettera, accenna anche all'idea da me suggerita tempo fa di modificare i patti d'alleanza in guisa ch'essi possano eventualmente essere pubblicati, e ciò nel principale intento di eliminare i sospetti di altre Potenze e segnatamente della Francia. Il mio concetto era in questo senso: firmare un solo trattato a tre; ed inchiudere in esso in sostanza quanto segue. L'al- leanza delle tre Potenze avrebbe per mira la conservazione della pace e lo impedire che lo status quo sia turbato a scapito di una o di più delle Potenze alleate. Quando per parte di altre Potenze la pace fosse minacciata o il mante- nimento dello status quo fosse messo in pericolo, le tre Potenze alleate pro- cederebbero all'immediata conclusione di stipulazioni militari indicanti la parte e le modalità del rispettivo concorso per le operazioni di guerra, e i compensi eventuali in caso di vittoria. Se lo status quo sulle rive del Mediterraneo venisse a essere turbato per il fatto di altre Potenze a scapito dell'Italia, questa avrebbe diritto d'invocare il casus joederis. Pareva a me che un simile trattato avrebbe potuto essere poi pubblicato senza inconvenienti per l'estero. Ma comprendo benissimo quanto ella osserva circa l'effetto che una simile stipulazione, con- siderata troppo anodina, potrebbe produrre all'interno. Nè d'altronde ho alcuna certezza che essa possa trovare favorevole accoglienza presso i nostri alleati anche quando riescisse a incontrarla presso di lei. Il conte Kalnoky, a cui ne feci un cenno fuggitivo, si limitò a dirmi che quando scoppiasse sventurata- mente la guerra, bisognerebbe avere trattati già fatti, e non da farsi. Al che

io non contraddissi, benché citassi la rapida intesa delle Potenze collegate contro Napoleone I nella primavera del 1815. Vero è che i tempi sono mutati, e ora dalla rapidità dei movimenti dipendono principalmente e quasi esclusiva- mente i successi militari. A ogni modo le do l'idea per quanto vale. Il suo valore principale consisterebbe nel render possibile la pubblicazione eventuale delle stipulazioni. Il suo difetto (di cui non mi dissimulo la gravità) sarebbe il lasciare troppe cose all'avvenire, il rinviare cioè al momento critico la vera determinazione dei rispettivi obblighi d'alleanza, la natura e le modalità del- l'azione, etc. Mi astengo dall'accompagnare questi concetti con considerazioni ulteriori. Esse sono troppo ovvie perché non si presentino da sè al di lei spirito.

(l) Con dispacci dello stesso 2 aprlle.

187

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. CONFIDENZIALE 647. Vienna, 3 aprile 1891, ore 11,45 (per. ore 12,45).

Non credo che conferenza di cui è cenno nel telegramma di V. E. in data di ieri (1), abbia probabilità di essere accettata dalle Potenze. Nel fatto essa non riuscirebbe che a rendere meglio evidente separazione dei diversi gruppi di Potenze. Quanto a Kalnoky, se fosse interrogato, risponderebbe, come in casi simili cioè che Austria-Ungheria viene per questa questione in secondo luogo, e che per ciò accetterebbe ciò che fosse accettato da Berlino e Londra. Il corriere di Gabinetto partirà domani mattina per Roma.

T. S.N.

188

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

Roma, 3 aprile 1891, ore 21,50.

Déchiffrez vous-méme. Il nous a été cette fois impossible de nous entendre avec le group Bleichroder pour le placement des titres de rente de l'émission actuelle. Je crains que ceci n'ait pu déplaire à ce groupe, mais nous n'avions pas le choix, car nous ne pouvions en cette circonstance préférer des offres moins favorables. Le ministre du trésor a cependant invité Bleichroder à traiter une véritable grande opération pour la conversion de la dette rachetable et pour la consolidation de la dette flottante ce qui doit [étre] étudié à fond

conferenza mentre Rudinì aveva fatto riferimento ad una commissione.

pour étre exécuté à une époque à convenir. Je prie V. E. de faire entendre verbalement à M. Bleichroder si elle le croit opportun que Gouvernement du Roi désire vivement d'avoir un échange d'idées pour lequel il serait bon qu'une personne autorisée vint ici pour s'entendre avec le ministre du trésor. Je prie V. E. d'employer également le chiffre H. 24 pour la réponse (1).

(l) Cfr. n. 183. Per un errore di decifrazione Nigra aveva ritenuto che si trattasse di una

189

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. CONFIDENZIALE 666. Berlino, 4 aprile 1891, ore 19,34 (per. ore 20,35).

In via particolare, ebbe luogo ieri tra me e segretario di Stato scambio d'idee riguardo al contenuto del telegramma di V. E. del 2 aprile (2). Nostro modo di vedere concordava in ciò che non sarebbe il caso che le Potenze garanti prendessero iniziativa per procedere delimitazione Tripolitania. Non è da presumere che le Potenze si intendano per questo scopo. Né Francia, né Inghilterra si presterebbero ad ammettere simile delimitazione, non fosse che in principio, per non dare appliglio a che essa possa a loro danno venire estesa ad altri possessi africani. Ammesso anche che la proposta sia in mas- sima accettata, rimarrebbe a stabilire se le decisioni dei delegati dovrebbero essere adottate all'unanimità dei voti, od a semplice maggioranza. La Francia, appoggiata dalla Russia, non ammetterebbe che il consenso unanime, e ciò basterebbe per scartare ogni risultato pratico. Bisogna ricordare che la Francia, come telegrafai il 21 gennaio ultimo (3) già dichiarò che non voleva, onde evitare ogni contestazione, che le frontiere fossero meglio fissate. È bensì vero che nell'intimo suo pensiero il signor Ribot intendeva non pregiudicare la questione: lasciando nel vago i confini perché si sente sorvegliato dal gruppo delle Potenze alleate Governo francese aspetta tempi migliori. Comunque sia non converrebbe ora almeno mettere in movimento la diplomazia europea per la occupazione di qualche villaggio, ma indurre in ogni modo Turchia a fare atto di presenza là dove suoi possessi in Tripolitania sono minacciati. Per quanto concerne Germania, essa preferirebbe stare sulla riserva relativamente ad una commissione internazionale, non fosse altro, per non contraddire alle premure fatte Potenze centrali onde sconsigliare alla Porta ogni trattativa diretta o indiretta colla Francia per rettifica confini. Non è provato inoltre che l'Italia la quale riconobbe soltanto condizionalmente il semplice protetto- rato della Francia nella Tunisia, abbia ora un interesse per delimitazione fron- tiera fra la Tripolitania e la Tunisia. Converrebbe d'altronde mettersi d'accordo in primo luogo con Inghilterra.

mdlcatogll e dl aver Informato anche la Cancelleria imperlale.

(3) Cfr. serle II, vol. XXIII, n. 930.

(l) Launay rispose con T. s.n. del 4 aprlle dl aver parlato con la Casa Blelchroder nel senso

(2) Cfr. n. 183.

190

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 669. Costantinopoli, 5 aprile 1891, ore 16 (per. ore 17,30).

Ieri ho riferito al gran visir che i francesi si sono avanzati fino a Uadi Segsao ed hanno annesso alla Tunisia alcuni villaggi; prima parte del con- siglio dei tre ambasciatori. Omisi la seconda, quella della minaccia delle con- seguenze (vedere mio telegramma in cifra del 3 corrente) (1), che eseguirò sola- mente se autorizzato dall'E. V., parendomi dichiarazione grave se impegnante azione qualora la minaccia rimanesse improduttiva d'effetto od esautorante se la azione non seguisse. Il gran visir non era in caso di rispondermi senza prima essersi informato dell'esattezza di tale notizia. Mi promise fra qualche giorno una risposta e da essa si giudicherà se è necessario l'appoggio dei sullo- dati ambasciatori (2).

191

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

T. 534 (3). Roma, 5 aprile 1891, ore 22,10.

Veduto oggi Billot che mi ha sommariamente indicate sue istruzioni rela- tive delimitazione Obock (4). Dimenticando precedenti dichiarazioni scambiate si vuol negare nostra influenza sull'Harar e lago Assai. Ho risposto non potere accettare questo, ma che avrei voluto vedere confini segnati sulle carte onde

"egnalare subito al gran vis!r avanzamento de! francesi fino a Uadi Segsao e richiamare sua attenzione sulle conseguenze della contraddizione che esiste nella politica turca tra i! detto e il fatto. Dopo la risposta del gran visir 1 suddetti ambasciatori mi presteranno il loro appoggio se sarà necessario. Non potei ancora trovare sir Wilt!am White, ma non dubito che egli si uniformerà a Calice e Radowitz ».

stato contro la occupazione francese della Tunisia. Il Governo ottomano mantiene sempre questa protesta che egli non intende modificare. S. M. Imperlale ba avuto sempre per principio di dire ogni cosa francamente. In quanto alla questione delimitazione della frontiera Trlpoli-Tunisla, ministro della guerra avrebbe voluto inviare qualcuno per una inchiesta e s. M. Imperlale l'ha impedito perché Intraprendere la delimitazione della [frontiera] Trlpoli-Tunlsla con un Governo, contro la cui condotta si protestò, sarebbe stato riconoscere che la Tunisia è una colonia fran- cese. Per la grazia d! Dlò S.M. Imperlale non commetterà quest'errore e non permetterà sia commesso da altri» (T. 672 dl B!slo del 5 aprile).

(4) Con T. 629 del 1° aprile Menabrea aveva preannunc!ato l'Invio delle !struz!on!. Cfr. anche

la L. p. d! Rlbot ~ Blllot del 2 aprile (DDF, vol. VIII, n. 329).

avere così piena conoscenza proposte. Soltanto stimo bene avvertirla, che dovrò necessariamente lasciar cadere trattative (1).

(l) Con T. 649 del 3 aprile Bisio aveva comunicato: «Consiglio d! Radowitz e di Calice è

(2) Il sultano fece dichiarare all'ambasciata Italiana: «Tutti sanno che la Turchia ha prote-

(3) Minuta autografa.

192

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 332/186. Londra, 5 aprile 1891 (per. l'11).

Ringrazio V. E. di avermi manifestato, nel suo dispaccio del 29 marzo ultimo n. 11462/168 (2), in termini chiarissimi, il pensiero suo circa la base che a noi conviene mantenere in uno scambio amichevole d'idee con l'Inghil- terra per la conservazione dello statu quo al Marocco. Non mancherò, dal canto mio, di continuare questo scambio di idee, al quale la nomina di un nuovo ministro inglese a Tangeri fornisce opportuna occasione. Nel ciò fare terrò conto, come desidera l'E. V., delle considerazioni svolte dal comm. Canta- galli nell'importante rapporto del 20 marzo (3) del quale sono gratissimo a V. E. di avermi dato confidenziale partecipazione.

La posizione geografica del Marocco è tale che non gioverebbe lo escludere in modo assoluto l'esistenza possibile di vedute particolari dell'Inghilterra sovra quel Paese nelle contingenze dell'avvenire. È questa una previsione che non sarebbe savio da parte nostra palesare in alcun modo; ma di essa è mestieri tener conto per non illuderci nella mal fondata sicurezza di situazioni passate le quali potrebbero essere considerate come transitorie. Non sono però incli- nato a credere che siano facili, per ora almeno, i particolari concerti dell'In- ghilterra con la Francia rispetto al Marocco. A questi concerti, accennati nel rapporto del comm. Cantagalli, ostano interessi considerevoli della Francia stessa, la quale pagherebbe a prezzo eccessivo la sua espansione africana verso l'Atlantico, se questa dovesse mettere in mano dell'Inghilterra le due rive dello stretto di Gibilterra e la rada di Tangeri. La Francia ha potuto vagheggiare una somigliante combinazione con la Spagna unicamente perché gli spagnuoli non sono in grado di riprendere Gibilterra agli inglesi.

A parer mio, le viste particolari dell'Inghilterra sul Marocco, non sono di quelle che si esplicano per un intento prossimo e determinato. Lo stabilirsi al

eu! si pubblica qui la parte finale: «È evidente che lo impegnarci in un negoziato sopra la base indicata dal signor Billot, non solo non potrebbe condurre a favorevole e pratica conclusione, ma cl esporrebbe altresì al pericolo di dare occasione a nuovi attriti, ed a nuovi commenti poco prop!z!l sulle relazioni tra i due Paesi, che vogliamo invece, per quanto da noi può dipendere. preservare da ogni turbamento. Stimo, quindi, che sia cosa cauta, e conforme agli interessi di entrambi i Governi, lasciar cadere la cosa, ed aspettare che 11 Governo francese, rlesaminata la questione, ci faccia altre proposte più conformi a quella che da principio pareva essere base di negoziato concordemente accettata da entrambe le parti. In questi termini, e senza troppo insistere, V.E. potrà esprimersi con codesto signor ministro degll affari esteri :o.

(3) Cfr. n. 135.

Marocco con una posizione predominante è per la Gran Bretagna una prepara- zione per le contingenze dell'avvenire. Se una guerra europea scoppiasse e ne risultasse la minaccia della incontestata preponderanza dello Stato vincitore, l'Inghilterra potrebbe essere condotta a rafforzare la sua posizione in Europa col mettersi a cavaliere dello stretto di Gibilterra. Come dico, sono queste previsioni, od anche semplici congetture, le quali peraltro s'impongono a chiun- que rifletta sovra la presente situazione politica. Nella attualità, non credo si debba prevedere il rifiuto di lord Salisbury di mantenersi con noi in uno scambio di idee per il rispetto dello statu quo al Marocco. Rifuggirebbe forse Sua Signoria dal prendere impegni formali al riguardo, oltre a quello risultante dalla nota del marzo 1887. Ma sono persuaso che, qualora io limiti le conside- razioni, che ho incarico di sottomettergli, al pericolo che il sultano, troppo attivamente pressurato dagli agenti inglesi, si rivolga alla Francia, e ponga per tal guisa gli Stati sottoscrittori della nota collettiva suddetta di fronte ad una situazione analoga a quella che rese necessaria la nota stessa, Sua Signoria prenderà nota con simpatia delle nostre idee, e risponderà con assicurazioni delle quali potremo tenerci paghi. Otterremo forse con ciò che l'azione della diplo- mazia inglese al Marocco non sia abbandonata soverchiamente alla iniziativa personale ed alle tendenze particolari del rappresentante della Gran Bretagna a Tangeri. Ne risulterà un rallentamento in quella azione e si parerà al pericolo che abbiano ad emergere dissensi fra l'Italia e l'Inghilterra relativamente al Marocco; ciò che, in sostanza, pare a me sia il solo pratico ed immediato scopo al quale presentemente da noi si debba mirare.

(l) Rud!nì ripetè !l senso di questo telegramma a Menabrea con D. 13908 del 15 aprile di

(2) Cfr. n. 164.

193

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 333/187. Londra, 5 aprile 1891 (per. l'11).

Ringrazio V. E. delle informazioni fornitemi con i telegrammi del 1° e 2 aprile e con il dispaccio del 26 marzo (1), circa le pratiche fatte a Costantino- poli dai rappresentanti d'Austria-Ungheria, di Germania e d'Inghilterra per impegnare il sultano ad opporsi alla espansione francese nella Tripolitania e nell'hinterland tripolino.

Non è la prima volta questa in cui la Porta ottomana, invocando la sua ripugnanza a riconoscere, anche soltanto indirettamente, l'occupazione fran- cese nel beilicato di Tunisi, ricusa di provvedere alla conservazione di ragioni assai più chiare ed effettive di quelle che sovra la Tunisia non le fu mai dato di far valere. È nell'indole della diplomazia ottomana il voler troppo ed il nulla stringere. Il consiglio dato alla Sublime Porta dal signor di Radowitz di disio-

care lungo 11 confine tunisino piccoli riparti di truppe imperiali, è certamente quello che si presenta come il più pratico ed efficace fra tutti quelli che a noi risulta siano stati dati dai rappresentanti dei Governi nostri amici alla Turchia.

Nel secondo dei precitati telegrammi di V. E. io sono invitato ad esprimerle il mio avviso circa la convenienza che le Potenze garanti prendano esse stesse l'iniziativa di una commissione internazionale la quale proceda alla delimita- zione fra la Tunisia e la Tripolitania. Ella mi autorizza anche a consultare, in f<>rma particolare, lord Salisbury a tale riguardo.

L'assenza del primo ministro m'impedirà ancora per una quindicina di giorni di abboccarmi con lui. Intanto però io vorrei esporre a V. E. le ragioni per le quali, essendo da lei lasciato libero a me il giudizio della convenienza di portare o no il discorso con lord Salisbury sovra questo soggetto, io preferirei astenermene.

Ritengo che vi fu, pochi mesi or sono, un momento in cui, a parer mio, si poteva ragionevolmente prevedere che la Francia, con il pretesto d'impedire all'Italia di precederla nella Tripolitania, avrebbe tentato di occupare militar- mente quel Paese. In quel momento parve a me che, ad evitare le conse- guenze che da tale fatto sarebbero derivate, era mestieri ricercare per gli interessi nostri nella Tripolitania la base diplomatica che ci offrivano gli atti internazionali che assicurano la integrità della Turchia. Appoggiai nella mia corrispondenza con il Governo di Sua Maestà questo concetto nella persua- sione che l'azione nostra isolata, oltre al non essere efficace presso il Gabinetto inglese, riusciva anche pericolosa per la conoscenza che se ne aveva a Parigi. La simultaneità, se non la identità delle pratiche fatte a Costantinopoli dal- l'Austria-Ungheria, dalla Germania e dall'Inghilterra è venuta in buon punto a facilitare a noi, senza alcun pericolo degli interessi nostri, la ritirata nella linea comune degli Stati interessati al rispetto della integrità territoriale della Turchia. Con l'approvazione di V. E. io ho negli ultimi tempi ripetutamente espresso a lord Salisbury che al mantenimento della integrità territoriale del- l'eyalet di Tripoli noi avevamo interessi comuni, ma forse superiori, a quelli delle altre Potenze e che ciò conseguiva che la esitazione di quest'ultime non ci avrebbe trattenuto dal metterei in prima linea per tutelarli se ve ne fosse il bisogno. Non potremmo presentemente dolerci della esitazione dei Gabinetti di Vienna, Berlino e Londra nel rappresentare alla Turchia il dover suo di mantenere l'integrità del suo territorio. Non vi sarebbe dunque per noi motivo di sortire dall'allineamento delle Potenze nostre amiche. L'iniziativa che da noi si pigliasse per proporre la delimitazione della frontiera fra la Tripolitania e la Tunisia, ci farebbe, a mio avviso, uscire da tale allineamento e contraddirebbe le nostre recenti dichiarazioni. Rimarrebbe a considerare se a noi potesse convenire che la proposta della delimitazione fosse messa innanzi da altra Potenza.

Non esito ad esprimere a V. E. la mia opinione negativa. Eccone le ragioni. Comunque venga presentata la proposta, il Governo francese l'avrà come un atto di ostilità della diplomazia italiana, mentre invece, nelle sue conseguenze, quell'atto ridonderebbe a beneficio unicamente della posizione che la Francia occupa a Tunisi. Ancorché la delimitazione venisse proposta nell'interesse della

Turchia e del beilicato tunisino, la Francia ne avrebbe una prima occasione di presentarsi a trattare con tutta l'Europa in nome del bey. Il riconoscimento espresso della sua situazione a Tunisi la compenserebbe largamente dell'osta- colo probabilmente momentaneo che la delimitazione opporrebbe alle scorrerie dei suoi spahis. Noi avremmo pertanto fatta cosa apparentemente ostile alla Francia ed in sostanza favorevole ai suoi, contraria ai nostri interessi.

Pare a me che a noi dovrebbe bastare per il momento l'aver potuto riunire in una pratica simultanea le Potenze centrali e l'Inghilterra per consi- gliare la Turchia alla resistenza contro la espansione francese nella Tripo- litania.

Passando ad altro ordine di considerazioni, prego V. E. di voler tenere conto della opinione, forse non completamente fondata, ma pure dominante in Italia, che la posizione della Francia in Tunisia non sia ancora completamente assodata nei rapporti con gli altri Paesi. Ne nasce il concetto troppe volte espresso che tale consolidamento non si dovrà ottenere dalia Francia altrimenti che mediante un compenso all'Italia. Sovra l'importanza di tale compenso non mi pare esista unanimità d'opinioni. Abbondano però coloro che stimano dover la Francia consentire alla occupazione di Tripoli dall'Italia per conseguire il diritto di compiere il poco che resta per rendere completa l'annessione della Tunisia all'Algeria.

Non nascondo a V. E. che, pur rendendomi conto di questo stato dell'opi- nione italiana, io non potrei condividerla senza molte riserve. Se fosse possi- bile al Gabinetto francese di assumere limiti che il sentimento nazionale non urtassero, io stimerei assai più serio compenso per l'Italia alla annessione della Tunisia, la dichiarazione impegnativa che il Gabinetto di Parigi facesse nel senso di interdirsi il diritto di fortificare il litorale tunisino. So bene che il valore di tali spontanee interdizioni può sembrare molto contestabile dopo ciò che è avvenuto a Batoum. Ma non è neppure il caso di soffermarsi ad esa- minare ciò che, nel momento presP.nte, avrebbe troppo scarsa probabilità di riuscita.

Se il Governo del re per chiudere una questione che troppe inquietudini e troppi danni ha cagionato al nostro Paese e della quale non è esagerato il dire che fin qui altri hanno profittato, ritenesse possibile il conseguire che della annessione della Tunisia all'Algeria la Francia desse all'Europa il compenso nella interdizione di fortificare il litorale tunisino e garantisse il rispetto della integrità della Tripolitania, la delimitazione della frontiera con il concorso delle Potenze interessate riuscirebbe complemento dell'opera. Ma finché le cose stanno come sono, tale delimitazione non avrebbe importanza seria per noi sopratutto se siamo ben risoluti a non lasciare che s'ingrossino agli occhi nostri incidenti minimi di frontiera e se opporremo ai tentativi di suscitare difficoltà e diffi- denze la più schietta equanimità di condotta e di giudizio (1).

da v. E. che c! convenga meglio soprassedere alle pratiche che col telegramma del 2 corrente la avevo autorizzata a fare presso lord Sal!sbury ».

(l) Cfr. n. 177, nota 2 e n. 183. Il dispaccio del 26 marzo non è pubblicato.

(l) Rudinì rispose con D. 13891/199 del 14 aprile: «Sono anche io del parere manifestato

194

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, E A VIENNA, NIGRA

T. S.N. Roma, 6 aprile 1891, ore 10.

Déchittrez vous-meme. Reçu lettres particulières (l) par le courrier. Merci. Je vois avec plaisir que vos idées coYncident avec les mlennes. J'accepte Berlin comme siège de la négociation que je désire entreprendre sans délai et qui ne sera certainement pas longue. Je vais, par le courrier du 16, expédier a V. E. Cau comte Launay) les instructions nécessaires (2). V. E. peut en donner avis dès ce moment au chancelier (comte Kalnoky).

(Per Vienna) Mes instructions passeront, naturellement, toujours par Vienne, et vous en recevrez régulièrement la copie, comme règle éventuelle de votre langage avec Kalnoky.

195. L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T S.N. Madrid, 6 aprile 1891, ore 11,35.

Hier soir j'ai eu une conversation avec le ministre d'Etat. Je lui ai fait accepter le principe de formuler ses réserves dans une note séparée, quoique il doive encore se consulter là-dessus avec le président du Conseìl. Ce qui l'alarme beaucoup, c'est I'idée de la communication préalable à l'Angleterre de la part de laquelle il craint des objections. Je lui ai répondu en l'engageant à avoir entièrement confiance en V. E. Le comte Benomar aussi a confirmé la résolution du Gouvernement du roi d'accomplir cette démarche auprès de Salisbury.

196

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO

T. 538. Roma, 6 aprile 1891, ore 14,30.

Ricevo suo telegramma (3) contenente messaggio verbale del sultano. Allo stato delle cose solo partito possibile è che le quattro ambasciate insistano

(2) Cfr. n. 221. (3) Cfr. n. 190, nota 2.

concordi per la proposta enunciata dall'ambasciatore di Germania per occu- pazione militare effettiva dei punti minacciati. Telegrafo in questo senso Ber- lino, Vienna e Londra (1). Ella parli analogamente coi colleghi (2).

(l) Cfr. nn. 176 e 186.

197

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

L. PERSONALE. Roma, 6 aprile 1891.

Con telegramma di oggi (3) le do facoltà d'iniziare officialmente, e condur- re a termine i negoziati per il rinnovamento dell'alleanza.

Telegrafo pure al conte Nigra per avvertirlo che poniamo in Berlino la sede dei negoziati, che sono affidati al di lei senno, ed alla sua grande espe- rienza.

La sua nota n. I del 22 p.p. (4) esprime concetti identici a quelli ch'io ho avuto occasione di manifestare fin dalle mie prime comunicazioni. Sono perciò convinto che si procederà concordi fino al termine del negoziato.

Riassumendo le idee fra noi scambiate io convengo, che i nuovi accordi, come gli antichi, debbono essere segreti, e non soffrono, che vi s'introducano clausole precise d'indole commerciale, e non permettono di estendere alla Germania le obbligazioni dell'Austria-Ungheria rispetto ai Balcani, e di esten- dere all'Austria-Ungheria le obbligazioni contratte dalla Germania rispetto al bacino occidentale del Mediterraneo. Quindi il rinnovamento, con lievi modifi- cazioni, s'impone, parmi, come una necessità.

Però invece di un semplice accordo, con riferimento al trattato del 1882, desidererei un trattato nuovo, fra noi, la Germania, e l'Austria-Ungheria, nel quale pur rimanendo distinte le singole posizioni vi trovino posto gl'impegni diversi.

Nel punto ora di venire agli accordi dei quali ho sopra discorso non posso a meno di osservare che sarebbe, per noi, interesse supremo di stringerei più intimamente coll'Inghilterra, mentre gl'impegni esistenti non lasciano l'animo mio del tutto tranquillo.

La nostra attitudine, che è per l'Europa sicurezza di pace, ci ha costretti ad una lotta economica con la Francia della quale si risentono sempre più le dolorose conseguenze. Ed il meno che possiamo chiedere, in ricambio dei sagri- fizi che facciamo pel bene della Germania, dell'Austria-Ungheria e dell'Inghil- terra, si è che prendano tutte tale attitudine, chi ci dia la certezza, o una grande probabilità d'intervento in nostro favore, qualora dovesse scoppiare una guerra fra noi e la Francia. Se l'Inghilterra potesse disinteressarsi in alcune

(2) Per la risposta cfr. n. 210. (3) Cfr. n. 194. (4) Cfr. n. 144.

l'l - Documenti Diplomatici - Serle II - Vol. XXIV 143

di quelle quistioni, che più ci stanno a cuore, noi potremmo, nell'eventualità di una guerra, vedere esposto il nostro litorale, e le nostre città marittime, a deva- stazioni, che ci ridurrebbero ben presto all'impotenza. Se il concorso della flotta inglese non ci ponesse in salvo da queste devastazioni anche la mobili- tazione delle nostre forze terrestri potrebbe essere disturbata, e compromessa.

Ora nel caso di complicazioni nel bacino orientale del Mediterraneo, e nei Balcani, noi abbiamo impegni precisi che mi rassicurano. Non vi sono però impegni altrettanto precisi pel caso di complicazioni nel bacino occidentale.

Questi impegni noi dovremmo quindi ottenere agendo direttamente con l'Inghilterra, ed anche a mezzo della Germania, e dell'Austria-Ungheria.

Ed a questo intento mirano le istruzioni ufficiali, che riceverà insieme alla presente (1).

Un accordo a tre fra la Germania, l'Inghilterra e l'Italia potrebbe, a mio avviso, guarentire l'integrità della Tripolitania, lo statu quo in Tunisia, e nel Marocco, e provvedere in caso d'inevitabili mutazioni, agli adeguati compensi. Io conto sull'opera sua, perché l'Italia possa avvicinarsi sempre più all'Inghil- terra dalla quale può ottenere la sicurezza perfetta delle sue coste. L'azione sua, sebbene indiretta, non sarà per questo meno efficace, se potrà, come non dubito, persuadere il conte Caprivi dell'opportunità d'influire sull'Inghilterra nel senso che ho indicato.

Non oso pregarla di venire a Roma, perché non vorrei darle fastidi, e disturbi, e perché penso che le trattative, che si vanno ad iniziare possono essere condotte a mezzo del telegrafo, e della posta. Ma se il suo primo segre- tario come credo, e spero, gode la sua fiducia ella potrebbe in caso di bisogno mandarlo da me onde stabilire occorrendo una migliore entente sopra qualche punto. Prevedo però che nemmeno questo sarà necessario.

L. PERSONALE.

(l) T. 539, pari data, non pubbllcato.

198

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 6 aprile 1891.

Con le lettere del 28 e 29 marzo (2), reca temi dall'ultimo corriere, ella . mi invita a manifestarle, con il ritorno del corriere stesso, il mio pensiero circa il miglioramento di condizioni desiderabile in occasione della rinnovazione del- l'alleanza.

Bisogna che io premetta che non sono sicuro di conoscere tutti i singoli patti dell'alìeanza stessa. Ciò che ne conosco, lo ho saputo, poche settimane dopo la crisi che fece sortire dal Ministero il conte di Robilant e mi fu esposto verbalmente da Depretis. Eravamo allora in maggio 1887.

(2) Cfr. n. 165; la lettera del 28 marzo non è stata rinvenuta.

I punti espostimi da Depretis possono così riassumersi: l) le tre Potenze alleate hanno l'impegno di non fare trattati di alleanza

con altri Stati contro l'uno dei contraenti; 2) casus toederis: per la Germania e l'Austria l'attacco della Francia

contro l'Italia; per l'Italia \'attacco della Francia contro la Germania; per l'Austria-Ungheria il caso di simultaneo attacco per parte di due delle grandi Potenze;

3) considerato come attacco qualunque turbamento dell'equilibrio del Mediterraneo. Concorso dell'Inghilterra mediante convenzioni da intendersi al momento opportuno;

4) nessun turbamento nello statu quo di fatto in Oriente a favore della Austria-Ungheria senza compensi per l'Italia;

5) non fare la pace senza l'accordo con l'alleato; 6) la Germania consente anticipatamente a qualunque condizione venga

domandata dall'Italia contro la Francia al momento di conchiudere la pace; 7) durata di 5 anni.

Sono queste tutte le condizioni? Ne dubiterei perché era nelle abitudini di Depretis il dire molto raramente tutto anche quando si dava l'aria di prendere consiglio.

Ad ogni modo, dopo il maggio 1887, intervennero gli accordi con la Spa- gna; poi, in dicembre di quell'anno, l'accordo molto più importante per i pesi che c'impone senza corrispettivo proporzionato, fra l'Italia, l'Austria e l'Inghilterra.

Non è alla data d'oggi che si potrebbe seriamente ventilare la convenienza di ritirarci dall'alleanza. Sarebbero fuori di luogo le considerazioni che avreb- bero forse dovuto, a tempo opportuno, far meglio pesare i vantaggi e gli inconvenienti prima di entrare in una siffatta politica.

Oggi due sole cose possono prendersi in esame; se cioè vi siano miglio- ramenti da introdurre, ed, in caso affermativo, quali siano questi migliora- menti.

Ora io opino che il miglioramento potrebbe consistere nel dare alla alleanza un carattere più spiccatamente difensivo e nell'accostare il più possibile la posizione dell'Italia a quella dell'Inghilterra. Questi due intenti potrebbero attenersi facendo due convenzioni separate.

Nella prima potrebbero figurare i seguenti punti: il trattato è fatto per comune, reciproca difesa; è inibito agli alleati di fare trattati di alleanza con altri Stati contro runo dei contraenti;

designazione dei casus toederis presso a poco come a me risultano espressi nella spirante convenzione;

obbligazione reciproca di non firmare la pace separatamente; durata non troppo lunga, seguita da tacita riconduzione; prevedere il

caso di denunzia; clausola che preveda l'accessione di altri Stati quando essa sia consentita

dai tre contraenti;

l45

segreto della convenzione; ma intesa fra i tre contraenti che la mede- sima possa essere comunicata. di comune accordo ad altri Governi sotto la con- dizione del segreto.

Nella seconda convenzione vorrei si precisassero i punti seguenti: considerare come attacco e conseguentemente come casus foederis per

le tre Potenze qualunque tentativo, seguito da atti, per alterare a profitto di qualsiasi Stato o Paese le condizioni della sovranità nei territori situati nel bacino dei mari interni del mezzodì d'Europa;

condizione per l'Italia di non essere obbligata a portare l'offensiva fuori del suo territorio prima che l'Inghilterra sia effettivamente entrata, mediante trattato, nella alleanza ed abbia mobilizzato le sue forze;

segreto assoluto sovra l'esistenza di questa seconda convenzione della durata della precedente;

possibilità di revisione della medesima prima dello spirare dell'altra sem- pre che l'Inghilterra entri a farne parte;

impegno dell'Austria e della Germania ad adoperarsi per consentire che l'accordo risultante dallo scambio di note del febbraio 1887, abbia a ricevere determinazione e sviluppo per l'intero bacino del Mediterraneo, analoghi a quelli che, in dicembre di quell'anno, sono stati dati per la parte che concerne gl'interessi relativi ai paesi dell'Egeo e del Mar Nero.

Non avrei tempo, senza ritardare la partenza del corriere, di svolgere le ragioni di queste proposizioni le quali però mi sembrano di sufficiente evidenza. Se ve ne fosse il tempo, stenderei un memoriale; ma mi pare che, nell'ora presente, giovi più di tutto ch'io non indugi a rispondere alle di lei lettere per le quali mi consenta offrirle le maggiori grazie.

L. PERSONALE.

(l) Cfr. n. 221.

199

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 6 aprile 1891.

Si trova da parecchie settimane alla Corte della regina, l'augusta sua figliuola l'imperatrice vedova di Germania. Stimai fosse dover mio il far sapere all'augusta signora, per mezzo del mio collega tedesco che io mi sarei tenuto a sua disposizione per il caso le piacesse ricevermi. Dopo la partenza della regina per il continente, l'imperatrice è venuta da Windsor a Buckingham Palace e mi fece chiamare. Sua Maestà fu, come di consueto, affabilissima e lungamente mi parlò nei termini i più affettuosi delle LL.MM. il Re e la Regina e del principe ereditario. La conversazione comportava che da parte mia si esprimesse il dispiacere che si era provato in Italia per il non eseguito progetto del viaggio della regina Vittoria a Firenze. Il che udendo, l'imperatrice m'inter- ruppe esprimendosi in questi termini: «Non so se io stia per commettere una indiscrezione? » Poi, dopo una pausa, riprese: «ad ogni modo voglio dirvelo

perché è meglio che non l'ignoriate: uno dei più vivi desideri della regina mia madre, è di ricevere la visita del re e della regina d'Italia». E, senza darmi il tempo d'interloquire, continuò così: «mia madre dice che per questa visita l'epoca più conveniente sarebbe il mese di maggio, non fa ancora troppo caldo, vi è già molta gente ma non troppa a Londra ». Quando potei parlare, non dimostrai di voler dare alle cose udite la importanza di un indiretto invito. I nostri augusti sovrani e V. E. saranno sempre in tempo, se lo vorranno, di pren- derlo per tale. Osservai le difficoltà che si oppongono ai viaggi di S. M. il Re all'estero, il suo poco gusto per tali viaggi ecc. Ma la augusta signora replicava che queste cose le erano note, ma che il re avea tutte le qualità per piacere alle Corti ed al pubblico, che Sua Maestà era andata più volte in Germania, non era mai venuta come re in Inghilterra; era naturale il desiderio della regina Vittoria di riceverne la visita. Il pubblico inglese ne sarebbe entusia- smato. Nessun sovrano sarebbe sicuro di avere a Londra l'accoglienza che gli inglesi farebbero al re d'Italia.

Mi tenni sulle generali e, benché più volte, durante il colloquio, mi ricorresse alla mente la difficoltà delle controvisite in Roma, mi parve dovermi astenere dal parlarne. La regina Vittoria per la grave età e per le infermità sue, è costretta in Inghilterra ad astenersi da quasi ogni fatica di rappresentanza. :r.ssa può viaggiare in certe condizioni; ma non credo potrebbe fisicamente soste- nere le fatiche di una visita ufficiale ad una Corte straniera. Sarebbe stata per parte mia cosa scortese il mostrare di non saper tener conto di queste cose.

L'imperatrice non può aver parlato, come essa fece, senza l'assenso della sua augusta madre. Sovratutto l'indicazione del tempo nel quale la visita riuscirebbe più gradita, prova che il pensiero della regina Vittoria era ben noto alla imperatrice (1).

Se lord Salisbury fosse stato in Londra, io gli avrei narrato la conversazione con l'imperatrice e lo avrei pregato di dirmi che cosa io ne dovessi pensare. Ma lord Salisbury sarà ancora assente forse fino al 18 del mese corrente e mi parve non dover intanto maggiormente indugiare a scrivere di tutto ciò a V. E.

Le sarei anzi molto grato se ella mi volesse dare qualche indicazione circa ciò che avrò da fare quando lord Salisbury sarà di ritorno.

200

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

r. s. N. Roma, 7 aprile 1891, ore 13,15.

Déchittrez vous-méme. V. E. désirant des instructions plus explicites que celles contenues dans mon télégramme d'hier (2), je l'autorise à dire à Kalnoky: l) que je lui propose d'ouvrir immédiatement la négociation pour le renouvel-

(2) Cfr. n. 194. Nigra aveva richiesto più precise istruzioni con T. s.n. del 6 apr!le, ore 20,

non pubbl!cato.

lement de l'alliance et d'en établir le siège à Berlin; 2) que cette négociation devrait avoir pour base le maintien de ce qui existe, sauf les améliorations dont on pourrait convenir au cours de la négociation; 3) que j'attends son adhésion formelle pour expédier à Berlin les instructions nécessaires. Quant au modus tenendi pour la négociation, je pense que la méthode de 1887 est la bonne, et qu'il nous convient de négocier exclusivement avec le Cabinet de Berlin, qui, aujourd'hui camme en 1887, se chargerait de répondre à nos pro- positions après entente avec Vienne. Je pense que Kalnoky qui a apprécié cette méthode en 1887, et qui l'a vue également pratiquée lors de la négociation de Vienne en 1882, n'aura pas de difficulté à l'admettre pour la prochaine négocia- tion. La communication simultanée que je vous ferai des instructions destinées à votre collègue de Berlin, vous mettra, sans compliquer la négociation, en mesure de répondre à toute demande éventuelle d'éclaircissements que Kalnoky pourrait vous adresser.

T. S.N.

(l) Per 11 seguito cfr. n. 449.

201

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

Roma, 8 aprile 1891, ore 11,20.

Déchitfrez vous-méme. Votre télégramme (1), s'est croisé avec le mien (2). Pour concilier la méthode de 1882 et de 1887 avec votre promesse à Kalnoky, je pourrai, par votre entremise, lui communlquer en meme temps qu'à Caprivi, mes propositions initiales, ainsi que celles que je me trouverais dans le cas de formuler plus tard. Mais il doit etre bien entendu que la négociation se fait exclusivement à Berlin, et que par conséquent, il appartiendra, au cours des débats, à Caprivi seul de parler pour son compte et pour celui de Kalnoky. Deux discussions simultanées sur le meme sujet sont évidemment impossibles.

T. S.N.

202

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI. DI RUDINI'

Vtenna, 8 aprile 1891, ore 14,50.

Camme j'ai télégraphié hier a V. E. (1), Kalnoky a accepté définitivement l'ouverture immédiate des négociations nour le renouvenement de l'alliance,

Kalnoky « que toute propos!tlon !alte par nous lui seralt communlquée en meme temps qu'à Caprivl » e aveva aggiunto: « Kalnoky a exprlmé l'avis que, tout blen consldéré, on ne pourralt pas changer grande chose aux stipulatlons exlstantes ».

ainsi que le siège à Berlin. Il acceptera la base des stipulations existantes dès que je lui en donnerai avis formel, ce que je vais faire incessamment. Je suppose qu'il acceptera aussi en substance le modus tenendi proposé par V. E., mais il a demandé d'etre saisi de toute proposition en meme temps que le Cabinet de Berlin. Je crois qu'on peut satisfaire ce désir sans créer des compli- cations parce qu'il s'agirait de simples communications. L'empereur et Kalnoky y tiennent, et il ne nous convient pas de les froisser. Je prie V. E. de me télégraphier votre intention définitive à ce sujet (1).

(l) T. s.n. del 7 aprile, ore 17, con eu! Nigra aveva comunicato fra l'altro, d! aver assicurato

(2) Cfr. n. 200.

203

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 693. Berlino, 8 aprile 1891, ore 17 (per. ore 21). Tripoli. Diedi lettura al segretario di Stato del telegramma di V. E. in

data 6 corrente (2). Mi venne risposto che Radowitz ebbe tempo fa istruzioni di dissuadere sultano rettifica frontiera tripolitana, che implicasse cessione territoriale. Ma quell'ambasciatore non ebbe incarico di presentare, neanche enunciare idea scaglionare soldati ottomani per occupazione effettiva di taluni punti minacciati. Gabinetto di Berlino non crede che, sino a tanto che si tratta di contestazioni per due o tre villaggi, valga la pena di un intervento della diplomazia. Intanto si telegrafa Radowitz di spiegarsi sovra consigli da lui dati alla Porta (3).

204

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI (4)

D. Roma, 8 aprile 1891.

Con dispaccio del 13 marzo scorso, n. 3004/117 (5), le avevo esposto somma- riamente i miei concetti circa l'atteggiamento che, dopo l'insuccesso del nego-

presente telegramma.

Egli infatti comunicò con T. 683 del 7 aprile: « Kalnoky mi ha detto che non aveva avuto comu- nicazione di tale proposta, 11 che si spiega per l'abitudine del Gabinetto austriaco di non trattare per telegrafo che in casi urgenti. Egli desidera aspettare i rapporti di Calice, prima di dargli altre istruzioni ».

(4) Copia; ed. in Crispl e Menelich, cit., pp. 410-412. (5) Cfr. n. 119.

ziato con l'imperatore Menelil{, mi pareva doversi da noi assumere verso l'Etio- pia; e la S.V. col rapporto del 25 marzo scorso, n. 227 (1), si dichiarava assen- ziente, aggiungendo, circa il modo di tradurre in atto i nostri divisamenti, proposte concrete, che in massima approvo. La situazione si è di poi meglio delineata mercé due fatti: le lettere che dall'imperatore sono qui giunte in questi ultimi giorni (2), e delle quali, a complemento del mio cenno telegrafico del 30 marzo (3), qui acchiudo copia, ed il rinvio di Masciascià con la sua gente, da lei annunziatomi col telegramma del 3 di questo mese (4).

Gli eventi hanno dimostrato che Menelik né vuole assoggettarsi ad un vero e proprio protettorato italiano, né ha sufficiente forza per esercitare un effi- cace dominio su quella estrema zona settentrionale dell'Impero, alla quale sono contigui i nostri possedimenti dell'Eritrea. Sta bene, adunque, che si accolgano e si ricambino le attestazioni di amicizia del sovrano etiopico; sta bene che lo si impegni, secondo la sua spontanea offerta, a non accettare il protettorato di veruna altra Potenza; sta bene, infine, che si pigli atto della sua promessa di valersi eventualmente, dandone avviso alle altre Potenze, del concorso del R. Governo per la trattazione dei suoi affari in Europa. Ma mai non potremmo an- dare oltre, senza creare, inutilmente, impaccio a quelle evoluzioni politica nostra in Eritrea, che le circostanze additassero come opportune. Ad eccezione di Sebath, nulla legittima, in questo momento, la supposizione che gli altri capi tigrini, in ispecie ras Mangascià e ras Alula, vogliano atteggiarsi ad aperta rivolta. È una ragione di più perché i nostri procedimenti verso codesti capi vadano oramai scevri di quei riguardi che stimavamo di imporci fin tanto che era viva la lusinga che l'imperatore Menelik, soggetto alla nostra immediata dipen- denza, fosse la migliore e la più sicura garanzia di sicurezza. Se accordi più precisi con taluni di quei capi possono giovare al nostro intento, non dobbiamo esitare ad accettarne, od anche a promuoverne la stipulazione in quelle forme che a lei pajono più acconce, purché non abbia a derivarne con l'imperatore un'aperta rottura. Le insistenti dichiarazioni dell'imperatore, riferite da Anto- nelli a me e probabilmente anche a lei, circa la fedeltà dei capi tigrini, e più particolarmente di ras Mangascià, rendono meno malagevole la soluzione del delicato problema. Imperocché non potrà mai l'imperatore mostrarsi adontato se il comando di Massaua entra e si mantiene in rapporti con capi che egli riconosce ed afferma a sé devoti.

In questo ordine di idee la S.V. propone che senz'altro, si ajuti Bathà Hagòs a insediarsi, come capo, nell'Okulè Kusai e nel Saraè. Accetto la pro- posta, dal momento che, mentre essa coincide col programma nostro più sopra enunciato, a lei che, essendo sui luoghi è il miglior giudice, apparisce. una conveniente ·esplicazione per la regione che va a trovarsi compresa tra la nostra occupazione e la linea del Mareb.

Al nostro programma di atteggiamento verso l'Etiopia si ricollegano due temi speciali già toccati, a più riprese, nel mio precedente carteggio: quello

(2) Cfr. n. 105, allegati. (3) T. 490, non pubblicato. (4) T. 645, non pubblicato.

dei limiti dell'occupazione militare e quello dei confini politici. I limiti dell'oc- cupazione militare ci sono essenzialmente segnati dal limite del bilancio. Salvo migliore dimostrazione, io ritengo, oggi ancora, che codesto bilancio (con le tre partite di cui si compone: i sette milioni e mezzo della guerra, il milione degli affari esteri ed il milione e mezzo di proventi coloniali) possa bastare per la occupazione effettiva del triangolo Massaua-Asmara-Cheren con quelle appendici che fossero assolutamente considerate necessarie. Più minuti particolari le esporrò a tale riguardo in apposito dispaccio (1), che in questi prossimi giorni avrò a dirigerle, rispondendo al suo importante rapporto del 24 marzo n. 28/8 (2).

Per i confini, penso che sia accorto consiglio, per ora, lasciar cadere la cosa. Quando noi ci troveremo fortemente insediati nel triangolo con suffi- ciente nerbo di forze ed avremo accanto popolazioni e capi a noi deferenti, poco importerà che il tracciato della frontiera passi a più o meno breve distanza dalla zona da noi effettivamente occupata. Non sarà certo un simile tracciato, o convenzionale, od anche segnato sul terreno, quello che effettivamente con- termini il nostro dominio, l'estensione del quale dipenderà invece dalla mag- giore o minore potenza che si irradierà dal triangolo della occupazione militare. Il conte Antonelli aveva stipulato, in ultimo, con Menelik (falliva però il defi- nitivo accordo) il confine descritto nell'accluso progetto di convenzione (3). A noi non conviene, allo stato delle cose, né di accettarlo, né di respingerlo. Non ne parleremo. E se, più tardi, l'imperatore ne ripiglia il discorso, si vedrà allora quello che ha da farsi per il meglio. Certamente, poi, non sarebbe il caso di addivenire ad una delimitazione sul terreno, la quale potrebbe pregiudicare l'avv,enire, nel tempo stesso che ci esporrebbe ad una recrudescenza di malanimo da parte di quei capi tigrini, dei cui retaggi il monarca scioano ha forse troppo liberamente disposto. Rimarremo invece con uno statu quo, l'incertezza del quale punto non ci può nuocere, e può invece giovarci, lasciando libero adito a tutte quelle combinazioni che ci si affacciassero come vantaggiose. E dalle circo- stanze ulteriori prenderemo opportuno consiglio.

A questo riguardo, del resto, la situazione nostra si verrà vieppiù miglio- rando a misura che potrà avviarsi a compimento, da ogni lato dell'Eritrea, la demarcazione della influenza italiana nei rapporti con le altre Potenze europee. V. S. già conosce il protocollo 24 marzo per la delimitazione tra il Giuba e i~ Nilo Azzurro (4). Altro protocollo, già interamente concordato, firmerò nei prossimi giorni (5) con lord Dufferin, tosto che sia reduce a Roma, per la delimitazione tra il Nilo Azzurro e Ras Kasar, e le ne invierò immediatamente copia. Ed anche con la Francia non dispero di addivenire a conveniente accordo dal lato di Obock e Zella. Si troveranno cosi tre circuiti, l'uno entro l'altro incluso, rappresentanti l'occupazione effettiva, il confine politico e la sfera d'in- fluenza, di guisa che ne risulti un sistema perfetto di azione attorno al centro di Massaua.

(2) Non pubblicato. (3) Cfr. LV 72, pp. 101-102. (4) Cfr. n. 151. (5) Cfr. n. 222, allegati.

Ed ora riassumerò, per migliore chiarezza, i punti nei quali si compendiano il nostro carteggio e le conseguenti istruzioni dalle quali deve pigliare norma l'azione di lei:

l) evitare verso Menelik tutto ciò che possa fornirgli argomento a fondate doglianze;

2) limitare, con esso, i nostri rapporti ad una leale e franca amicizia, con l'impegno, da parte sua, di non accettare altro protettorato, e con la dichia- razione che si varrà esclusivamente dell'Italia per i suoi affari con le altre Potenze;

3) tenersi in relazione amichevole coi capi tigrini, scegliendo tra essi quelli di cui ci convenisse favorire l'insediamento nel territorio immediata- mente contiguo ai nostri possedimenti;

4) limitare l'occupazione militare effettiva e permanente al triangolo Massaua-Asmara-Cheren, con quelle appendici che fossero stimate assoluta- mente necessarie per la libertà dei nostri movimenti o per i rapporti con la popolazioni indigene;

5) lasciare in sospeso la questione dei confini, mentre, per converso, ci adopereremo a completare da ogni parte la delimitazione della nostra zona d'influenza.

Salvo osservazioni ulteriori o domande di chiarimenti da parte di lei, questi punti dovranno oramai considerarsi, tra codesto Governo e il Governo centrale, come base dell'azione che, con piena fiducia mia e dei miei colleghi, le è costì affidata.

(l) Cfr. n. 201, evidentemente non ancora giunto a Nigra al momento della redazione del

(2) Cfr. n. 196, nota l, p. 143. La risposta di Nigra allo stesso telegramma fu interlocutoria.

(3) Per la risposta cfr. n. 206.

(l) Cfr. n. 211, nota 4.

(l) D. 14525 del 19 aprile, non pubblicato.

205

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE CONFIDENZIALE. Parigi, 8 aprile 1891.

L'atteggiamento fermo, intelligente ed, ad un tempo, prudente, tenuto da V. E. in occasione del sanguinoso incidente della Nuova Orléans in cui parecchi de' nostri nazionali furono crudelmente trucidati, fu ammirato ed oggetto della generale approvazione.

In tal modo V. E. ha rie!liamato al rispetto del diritto delle genti quel Governo degli Stati Uniti di America il quale, quando si tratta di chiedere ad un Paese estero soddisfazione per qualche torto sofferto dai proprii sudditi si

prevale di tutta la sua autorità protettrice che estende sopra i singoli suoi Stati, mentre, allorchè qualche Stato estero chiede a sua volta soddisfazione, quello centrale degli Stati Uniti, esita a darvi retta, trincerandosi dietro la indi- pendenza di cui gode ognuno di essi di fronte al Governo centrale.

È da sperare che il Governo degli Stati Uniti di America si arrenderà alla giuste domande di V. E. e che, in tal modo, dal doloroso fatto anziaccennato, ella avrà provocato presso quel Governo americano nuove misure più conformi alle esigenze de' rapporti che le Potenze incivilite debbono conservare fra loro. Tutti sentono che con quel suo procedere il quale potrà essere invocato in avvenire V. E. avrà reso un gran servizio di cui le debbono essere riconoscenti 1 Paesi che hanno da trattare con que' Stati federativi quasi indipendenti dal Governo centrale.

Da qualche tempo questa stampa si è di molto raddolcita a nostro riguardo, e si manifesta una tendenza ad un ravvicinamento tra i nostri due Paesi: i ministri mostrano di desiderarlo; il commercio, l'industria, i speculatori hanno interesse a volerlo, perché vedono sfuggire alla loro influenza un mercato importante di trenta e più milioni di abitanti. Ma i francesi fedeli al loro principio do ut des (à donné donnant) nulla vogliono concedere senza com- penso. Alcune concessioni noi potremmo fare sulle tariffe; ma nel loro pen- siero intimo ciò non basta: dalla bocca de' ministri non di rado si proferisce il quesito «e la Triplice Alleanza?».

La E. V. colle sue chiare ed esplicite dichiarazioni ha mostrato che la Tri- plice Alleanza è per noi una necessità di essere per garantire la pace e difen- dere la nostra unità. La stampa vorrebbe conoscere il tenore di quel trattato, ma prima di tutto, le condizioni non ne potrebbero essere divulgate senza il consenso delle parti contraenti. Inoltre quel trattato di cui io ignoro il testo conterrà probabilmente qualche disposizione relativa alle misure da prendere in caso di attacco per parte di qualche altra Potenza, per cui il fare conoscere tali misure sarebbe lo stesso che svelare il piano di campagna prima che la pugna sia iniziata.

Se i francesi nulla potranno ottenere rispetto al trattato della Triplice Alleanza, vorranno almeno avere qualche concessione rispetto a Tunisi, poiché il nostro accordo colla Francia non è che provvisorio, ed inoltre non abbiamo mai voluto rinunziare alle capitolazioni colla Turchia e consideriamo il sultano Ji Costantinopoli come legittimo sovrano di quella Reggenza; non ammettiamo in Italia consoli od agenti consolari tunisini e consideriamo i consoli ed agenti turchi come rappresentanti in Italia, gli interessi de' sudditi tunisini. Il r. ministero si valse di queste considerazioni per respingere le pretese del signor Flourens, allora ministro degli affari esteri di Francia, in occasione del noto incidente di Firenze.

Io credo importante di conservare queste nostre prerogative che ci servi- ranno quando scadrà il nostro trattato colla Tunisia che ha termine nel 1896. e che bisognerà rinnovare nelle migliori condizioni possibili.

Non bisogna aspettare da questo Governo, che rappresenta, a nostro riguar- do, l'opinione francese, nessun atto disinteressato che possa giovare allo svi- luppo della forza dell'Italia; qui si ha sempre in mente la sentenza che il

celebre principe di Talleyrand ricordava al Directoire nella prima rivoluzione quando l'esercito francese combatteva l'Austria nel nostro Paese cioè di evitare tutto ciò che potrebbe contribuire a costituire l'Italia in Nazione unita, perché essa diventerebbe una rivale pericolosa per l'esistenza della Francia stessa. Questa idea sorvola sempre nella sfera della diplomazia francese e da più di quarant'anni che ho avuto da fare con essa, la ho sempre sentita trapelare. Per cui non bisogna aspettarci a che questo Governo faccia spontaneamente qualche atto importante in nostro favore. Lo vediamo nella questione del- l'ammissione alla Borsa di Parigi delle nostre nuove obbligazioni ferroviarie; questo Governo ha proibito ai principali consorzi bancari, fra i quali il Comptoir national d'escompte, la Banque de Paris et des Pays Bas, di associarsi ad emissioni di rendite italiane; eppure, que' stabilimenti subodorando i molti milio- ni di franchi che vi sarebbe da guadagnare, desiderano che sia tolto quel divieto, la Casa di Rothschild per la prima. Io credo con V.E. che il nostro Governo non deve umiliarsi a pregare il francese di togliere quell'impedimento; egli ne sarebbe troppo insuperbito, ed esigerebbe un compenso. Bisogna pro- curare di collocare i nostri nuovi titoli sopra alcune piazze importanti all'estero, dove dovrebbero trovare accoglienza poiché essi sono il migliore collocamento di fondi che si potrebbe fare in questo momento, dopo le numerose catastrofi finanziarie che accaddero tanto in America che in Europa; questa opinione non è semplicemente mia, ma bensì quella di parecchi finanzieri di polso che me ne parlarono. Analoghe osservazioni farei anche per i diritti differenziali; abbiamo abbastanza chiesto la loro abolizione e mostrato che in compenso eravamo disposti a modificare la nostra tariffa in alcuni punti, riserbandoci però sempre la libertà di azione. L'idea della possibilità di una lega doganale tra le tre Potenze alleate preoccupa assai questo mondo commerciale ed indu- striale. Cosi, da una parte il desiderio di fare· buone speculazioni col colloca- mento dei nostri titoli, e dall'altra il timore di vedere il restringersi del campo commerciale della Francia, condurranno probabilmente questo Governo a smet- tere il suo non possumus a nostro riguardo, ed a persuaderlo che non siamo un elemento da trascurare. Questo ministero del Qual d'Orsay aveva una occasione di mostrare la sua buona volontà a nostro riguardo, nella questione delle deli- mitazioni de' nostri rispettivi territorii presso Obock ed Assab; ma vedo con rincrescimento, che non vuole nemmeno ricordarsi dell'impegno da molto tem- po preso rispetto al lago Salato di cui un francese aveva usurpato il monopolio e che fu costretto a smettere in seguito ai reclami di Menelik comunicati al Governo francese per mezzo del nostro Governo; vedo che adducono vecchi trattati del 1862 conchiusi dalla Francia con qualche sultanetto vassallo del re di Scioa, cioè di Menelik e non mai notificato, e che se ne valgono per contestarci l'influenza sull'Harar che è una dipendenza dell'Impero etiopico e sulle di cui dogane abbiamo ipoteca per garanzia del nostro imprestito al negus. Tutto ciò prova che vi ha, finora, poca buona volontà. Ma ciò malgrado non bisogna troppo irritarsi, basta tener fermo nel sostenere i nostri diritti verso la Francia ed usando particolare garbo verso di essa senza mostrare alcuna sottomissione alle sue pretese: suaviter sed tortiter che mi sembra essere il motto di V. E.

206

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. 537 bis (1). Roma, 9 aprile 1891, ore 10,30.

Avanzando di villaggio in villaggio la Francia ha già irremissibilmente guadagnato in Tripolitania una larga zona di territorio. Continuando finirà per sbarrare le vie carovaniere verso il sud. Ecco perché il consiglio di Rado- witz ci sembra buono (2) e lo raccomandiamo vivamente alla considerazione del Governo imperiale. Esso ha inoltre questi vantaggi: l) non occorre unanime consenso di tutte le Potenze; 2) la Francia non può assolutamente adontarsene; 3) il sultano non può pigliarne ombra; 4) i diritti sovrani della Turchia sulla Tunisia rimangono impregiudicati. Prego V. E. esprimersi in questo senso presso il segretario di Stato (3).

207

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (4)

T. 707. Massaua, 9 aprile 1891, ore 15,30 (per. ore 21,20).

Sebbene dopo intervista con Antonelli conosca esito sua missione, non posso rispondere in modo concreto dispaccio V.E. 13 marzo 9004 (5), igno- rando come Governo del re giudichi presentemente situazione rispetto Menelik. Contegno nostro parmi sarebbe decisamente seguente: o si ritenga potersi riprendere trattative, ovvero si consideri Trattato d'Uccialli caduco. Nel primo caso la nostra linea di condotta non dovrebbe mutare; nostro disinteressamento politica scioana potrebbe servire persuadere Menelik che commette grave errore separandosi da noi ed indurlo più savio consiglio; ma non dovrebbe mai assumere carattere ostile verso imperatore. Nel secondo caso gioverebbe invece stringerei più intimamente ai capi Tigré, favorire loro aspirazioni emancipa- zione dalla Corte scioana, e, se non incitarli, non impedire che, a momento opportuno, si levino contro imperatore. Circa limitare strettamente nostra azione entro triangolo Asmara Keren Massaua, che implica riduzione forza oltre limiti attuali, incertezza situazione non consiglia. Credo non giovi ai nostri interessi.

a. 534; a! telegrammi protocollati inesattamente con ! nn. 534-553 si aggiunse in seguito un bis.

(3) Per la risposta cfr. n. 215. (4) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, c!t., pp. 99-100. (5) Cfr. n. 119.

Militarmente non si potrebbe provvedere sicurezza neppure zona entro trian- golo, perché occupazione militare limitata piazze suddette, trae inevitabilmente a inefficace e pericolosa difesa passiva, e non consente premunire debitamente linee comunicazione piazze estreme con Massaua, che vogliono essere mantenute assolutamente libere. Politica indurrebbe presto tribù fuori triangolo discono- scere sovranità italiana, le allontanerebbe dalla nostra causa, le spingerebbe verso i nostri avversari, per trovare altrove protezione che loro sarebbe da noi negata. Nostri diritti sovrani non solo fino al Mareb ius uti possidetis, ma anche fino al nuovo confine pattuito con Menelik, diverrebbero tosto illusori e quando occorresse farli valere, sarebbe forse necessario procedere ricon- quista (1).

T. S. N.

(l) Per errore nel registro de! telegrammi !n partenza dopo !l n. 553 s! appose d! nuovo !l

(2) Cfr. n. 203.

208

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Berlino, 9 aprile 1891, ore 18.

A la dernière réception hebdomadaire je m'étais empressé de donner lecture au secrétaire d'Etat du télégramme de V.E. du 6 avril (2). Il a appris avec satisfaction que Berlin sera le siège des négociations que nous allions inces- samment entamer, il a de son còté reçu télégramme du comte de Solms donnant avis que vous étiez disposé à renouveler purement et simplement la Triple Alliance. Les négociations s'ouvriront donc dans les meilleures condi- tions de prompte réussite.

209

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

ANNESSO CIFRATO. Roma, 9 aprile 1891.

Prudenza vuole che si preveda l'eventualità della probabile morte del papa. In questo caso noi dobbiamo desiderare l'elezione di un nuovo papa, che

sia, per quanto è possibile, di tendenze ed indole temperate. Ora vi è ragione a temere che nel nuovo conclave gli undici cardinali

francesi portino i loro voti sopra un candidato intransigente e battagliero come il Parrochi.

(2) Cfr. n. 194.

Per rendere meno facile l'esito di queste manovre noi dobbiamo giovarct delle influenze nostre, delle austriache e spagnuole, onde far prevalere un candidato più temperato come il Battaglini e il Monaco La Valletta.

Io la prego, quando ella ne vegga l'opportunità e la convenienza, di sentire se il Governo spagnuolo è disposto ad usare, fin d'ora, la sua autorità presso i cardinali suoi connazionali onde ottenere da loro che si adoperino, a suo tempo, per avere candidatura moderata.

Qualora avesse una conversazione in proposito, la pregherei darmene il sunto, e le sue impressioni (1).

(l) Per la risposta cfr. n. 211.

210

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 710. Costantinopoli, 10 aprile 1891, ore 13,11 (per. ore 14).

La proposta di occupazione militare effettiva ottomana dei posti minac- ciati, fu studiata dallo Stato Maggiore ed approvata; un primo processo ver- bale firmato da tutti i ministri fu già presentato al sultano. Se la decisione si facesse aspettare, il gran visir la solleciterebbe con un secondo promemoria. Sua Altezza desidera che le quattro ambasciate per ora non facciano alcuna pratica. L'insistenza potrebbe piuttosto nuocere che giovare. Avvertirebbe egli stesso quando questa pressione gli sembrasse necessaria. I miei tre colleghi sono dell'avviso del gran visir e mi consigliano il più gran segreto al proposito e di pregare il r. ministero a non compromettere gran visir pubblicando sul Libro Verde o altri stampati destinati alla pubblicità il confidenziale suo con- siglio (2).

prossimo conclave», datata 19 marzo 1891: «Nel Sacro Collegio ... sono pochi quelli i quali credono possibile ed utile un accomodamento di fatto, o che sperino nel concorso dei cattolici alle urne politiche per creare una diversa condizione di cose al papato in Italia. Timidi fautori di un intervento dei cattollcl alle urne sarebbero pochi cardinal! arcivescovi ... Se vi è dunque distinzione fra l cardinal! è fra coloro, che credono possa tutto conciliarsi, lasciando Roma al papa, e coloro, che vorrebbero la ricostruzione del vecchio Stato pontificio ... L'ipotesi d! un papa straniero sarebbe solo ammissibile se il conclave si tenesse fuori d'Italla, ma tale previsione non può verificarsi, sia per l'età avanzata dei membri del sacro collegio, sia per l'ignoto a eu! anderebbero incontro, sia per il nuovo indirizzo del Governo italiano nella polltica ecclesiastica. Poteva temers! sotto il Governo di Cr!spi, durante il quale la lotta raggiunse !l massimo grado di violenza, ma oggi, le dichiarazioni sulla politica ecclesiastica, fatte dal nuovo Ministero al Parlamento, e un discorso intimo molto schietto tenuto dallo stesso presidente del Consiglio ad un alto prelato, e riferito al pontefice, concorrono a rassicurare gli animi circa le intenzioni del Governo ... La maggior concessione d'augurarsi dal Battagllni sarebbe l'abolizione di fatto del non expedit nelle elezioni politiche ... occorre sopratutto che il nuovo papa sia disposto a non dare alla politica quel primato, che le dà Leone XIII ... Il nuovo Ministero fa bene a dimostrarsi equanime e li'berale, ad evitare le occasioni di urti e di conflitti. Le dichiarazioni del ministro dei culti nella qulstione degli exequatur hanno prodotta buona impressione, e cosi pure le dichiarazioni del ministro dell'Interno d! risposta al deputato Engel ... le nostre missioni del Levante sono francescane, benemerite della patria per aver conservato vivo In tanti secoli il ricordo della nostra lingua e delle nostre tradizioni in quelle parti. Forse non è interamente nota al Governo la diuturna e tremenda lotta, che devono sostenere questi poveri frati in Siria, ~ in tutto il vicino Levante, fra le dubbiezze e le paure di Propaganda, gT!ntrlghl della Francia ~ le trappolerle del cardinal Lavlgerle ».

r. 547 bis, pari data.

211. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI (l)

T. 544 bis. Roma, 10 aprile 1891, ore ... (2). Con nota 8 aprile (3) le ho date istruzioni precise. Accettai proposte

contenute suo rapporto 25 marzo 227 (4). Ritenendo impossibile ottenere Menelik accetti protettorato dichiarai dobbiamo disinteressarci politica scioana senza però fare atto aperto ostilità. Quanto ai limiti nostra occupazione militare manterrei in massima necessità limitarci triangolo con riserva ulteriori comu- nicazioni che le farò tenuto conto sue ultime avvertenze (5).

212. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 546 bis. Roma, 10 aprile 1891, ore 13,20.

S.A.R. il principe di Napoli si deciderà forse a fare un viaggio in Inghilterra. Prego dirmi se crede opportuno questo viaggio, e quale sarebbe l'epoca mi- gliore (6).

213. L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. PERSONALE RISERVATO 717. Londra, 10 aprile 1891, ore 19,28 (per. ore 21,15).

Col corriere ultimo ho scritto a V.E. (7) sopra argomento connesso tele- gramma di V.E. in data oggi (8). Credo utile che ella abbia conoscenza di

(2) Manca l'indicazione dell'ora di partenza. (3) Cfr. n. 204. (4) Se ne pubblica il passo seguente: « L'Okulè Kusai ed il Saraè, una volta abbandonati

dalle nostre truppe, dovendo formare uno Stato interposto a noi ed al Tigrè, che ci isoli dalle genti d'oltre Mareb ed ellmini possibili attrlti e cause di conflitti e, non potendo per le ragioni sovraindicate rispondere al suo ufficio, sia che venga ceduto a Mesclascià Uorkié, sia che divenga preda dei capi del Tigrè, dovrebbe essere dato in governo ad un capo originario di una delle due provincie, che già vi sia conosciuto ed apprezzato, che abbia fama di uomo saggio e di buon ammanistratore perché possa organizzare un governo forte e bene ordinato, che disponga di mezzi propri di difesa affinché possa, senza d'uopo dell'altrui aiuto, provvedere alla sicurezza dello Stato contro attacchi esterni e finalmente che per i suoi precedenti non desti avversione nelle genti d'oltre Mareb e sia a noi legato da vincoll di amicizia e di riconoscenza. La persona che !n maggior grado riunisce si fatti requisiti è, a mio modo di vedere, degiac Bath Agos, già oggi capo dell'Okulè Kusal ed alla testa di una banda assoldata di 300 fuclll che egll può al momento del bisogno aumentare fino a 1500, ed anche più In avvenire, con valldl elementi lasciati ai loro vlllagg! nel tempi ordinari ».

(6) Per la risposta cfr. n. 213. (7) Cfr. n. 199. (8) Cfr. n. 212.

quella mia lettera particolare prima si prenda decisione. L'epoca più conve- niente sarebbe dopo la metà di maggio fino alla metà luglio. In giugno fami- glia regnante avrà matrimonio della principessa piccola, figlia della regina, e alla fine di quel mese si annuncia viaggio imperatore Germania. Mi riserverei, in caso occorresse, di verificare queste date e dare maggiori schiarimenti. Prima però desidererei risposta di V.E. alla mia lettera particolare ultima per mia norn1a.

214. L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 259/90. Jllladrid, 10 aprile 1891 (per. il 26). Per sistema io mi sono sempre astenuto dallo scrivere a codesto r. mini-

stero sugli affari di Portogallo, considerandoli all'infuori del compito mio. Nello scorso novembre prima di andare in congedo, essendomi recato a

prendere commiato dalla regina reggente, questa per la prima volta mi tenne lungamente discorso della situazione in cui versa il vicino Regno, mostrandosene veramente impensierita. Essa incaricavami, di più, di fare conoscere a S. M. il Re Umberto qualmente avesse ricevuto poco tempo avanti una lettera del re Carlo, nella quale egli, per l'appianamento del suo conflitto con l'Inghilterra, sollecitava l'appoggio del Governo spagnuolo. L'augusta signora esprimevami che tale lettera le era stata scritta con carattere confidenzialissimo, e bramava, perciò, che io non ne facessi menzione assolutamente che al nostro sovrano, al quale incaricavami pure di palesare che, nell'aderire subito alla domanda del re di Portogallo, essa aveva anche avuto in animo di rendere un servizio allo stretto congiunto della illustre Casa di Savoia, per la quale professava amore e rispetto.

Messasi su questo argomento, Sua Maestà la Reggente accennavami altresì il gravissimo pericolo che una proclamazione della Repubblica a Lisbona costi- tuirebbe per tutti i Paesi di razza latina, ed in particolare per la Spagna. In tale stato di cose, essere certamente da desiderarsi che le Potenze alleate tentassero, con la loro azione, d'evitare una simile calamità.

Di tutto ciò io intrattenni naturalmente il duca di Tétuan, il quale mi confermò in ogni loro parte le parole della regina, ed al mio giungere in Italia ne diedi minuta relazione al re ed all'onorevole Crispi.

Quest'ultimo, accordando molta importanza all'esposizione da me fatta, parve un momento disposto a studiare un mezzo acconcio per addivenire ad una intelligenza con le Nazioni amiche della Spagna, all'oggetto di scanda- gliare, nell'interesse della medesima, se i Gabinetti sarebbero proclivi a stabi- lire una linea di condotta, così per impedire un movimento repubblicano in Portogallo, come per le ulteriori norme da osservarsi, qualora il movimento fosse coronato di successo.

Le cose andarono al segno che, eziandio dopo alcuni privati abboccamenti col conte di Benomar, io ponevo in forma concreta una specie di progetto, che

159 !5 - Documenti Diplomatici - Serle II - Vol. XXIV

sottomettevo all'an. Crispi e che era puramente e semplicemente il riflesso dei colloqui con lui avuti. Giudico inutile di qui riferirli. Avendone, però, conservato alcuni appunti, potrei facilmente darne conto all'E.V., ove ella lo gradisse.

Trattavasi di analizzare le modalità che l'Italia, l'Austria-Ungheria, la Ger- mania e la Spagnà potevano ritenere opportune per rafforzare la Monarchia in Portogallo, in virtù dei principi formanti la base del patto stipulato fra le quattro Potenze il 4 maggio 1887.

Inoltre, non essendo, purtroppo, da escludersi che gli avvenimenti preci- pitino in guisa da rendere possibile in Portogallo un colpo di mano audace, come quello verificatosi impunemente al Brasile, pareva utile di concertarsi pre- ventivamente sulle misure da adottarsi, qualora simile eventualità venisse ad effettuarsi.

Il concetto era, in sostanza di considerare che, un repentino trionfo della fazione repubblicana in Portogallo non potendo essere che il risultato d'un .sopruso da parte di una minoranza turbolenta, occorreva escogitare il mezzo più atto a rinfrancare colà l'animo del partito monarchico, affinché potesse avere in definitiva il sopravvento. In tale ordine d'idee, una dimostrazione navale, consistente nello invio a Lisbona d'una squadra itala-austro-germanica, cui potrebbe anche associarsi l'Inghilterra sembrava suggerirsi da se stessa, mentre la Spagna avrebbe preso delle precauzioni militari per la protezione della sua frontiera, siccome di certo farebbe in ogni caso, anche senza un concerto con altre Potenze.

Avanti di procedere più oltre, mi sento in obbligo di dichiarare all'E. V. che, per quanto io abbia il convincimento che la proclamazione di una Repub- blica in Portogallo non sia che una questione di tempo, e che perciò urge fissare anticipatamente un'attitudine qualunque, tuttavia io non mi sarei mai fatto ardito a rendermi autore di simigliante progetto, il quale, lo ripeto, non rappresentava che i pensieri svolti dall'on. Crispi nelle conversazioni meco avute. Ovvio era, inoltre, che dovendo io rientrare immediatamente a Madrid, mi premesse provocare dal mio capo uno scambio di vedute sopra un punto cosi importante, su di cui S. M. la Regina non avrebbe mancato d'interrogarmi.

Senonché l'an. Crispi, il quale da principio pareva favorevolmente disposto a mettersi in comunicazione coi Gabinetti amici intorno alla scelta di un modus procedendi, finì per dirmi che, tutto ben ponderato, trovava il sog- getto prematuro, e che, pertanto, bastava di limitarsi ai mezzi preventivi morali, allo scopo d'infondere l'energia necessaria nel Governo portoghese, e doversi a tale intento procurare senza dllazione che una completa consonanza regnasse n0l linguaggio dei rappresentanti a Lisbona delle Potenze alleate.

Appena tornato a Madrid, io resi conto di tutto ciò a S. M. la Regina, al ministro di Stato ed al signor Canovas del Castillo siccome risulta dall'annesso in cifra che accompagnava il mio rapporto degli 19 scorso gennaio (1).

Da quell'epoca in poi, non ho più avuto motivo d'occuparmi del medesimo argom.ento.

Dopo la recente sollevazione d'Oporto, la reggente mi fece osservare, in occasione di un ricevimento a palazzo, quanto fondati fossero i presentimenti da essa manifestatimi, allorché io partivo in congedo. Ma, non essendone stato pregato, non credetti meritasse la pena di farne cenno all'E. V., che a quel momento trovavasi assorbita dalle molteplici cure d'una venuta al potere.

Adesso, invece, mi vedo costretto a rompere il silenzio. Alcuni giorni sono il duca di Tetuan chiamò la mia attenzione su quanto succede in Portogallo. Egli fu in altri tempi ministro a quella Corte, e tale circostanza accorda incon- testabilmente autorità ai suoi giudizi. L'onorevole duca mi narrò, dunque, che secondo le sue informazioni, le cose a Lisbona volgono di nuovo alla peggio. Il signor di Bocage, il quale molto intimo sarebbe dell'inviato spagnuolo signor Mendez Vigo, messo alle strette da quest'ultimo per sapere la verità, rispetto ai rumori corsi in questi giorni circa la sempre crescente indisciplina dell'eser- cito e altri fatti allarmanti, avrebbe finito per confessare che realmente la situazione diventa ad ogni istante più precaria.

Per conseguenza, il ministro di Stato, nell'invitarmi a ciò riferire all'E. V., mi aggiunse che egli non formulava alcuna proposta, e che non domandava nulla; ma, a termini dell'accordo esistente per il sostegno del principio monar- chico, desiderava che quanto precede fosse portato a notizia della E. V., di cui amerebbe conoscere l'assennato modo di pensare.

È superfluo per me di porre sott'occhio di V. E. le complicazioni che la caduta della dinastia di Braganza susciterebbe inevitabilmente alla Spagna. Non credo che a prima giunta ciò avrebbe probabilità di minacciare qui le istituzioni monarchiche. Al Governo della Reggenza, però, non sarebbe lecito, in qualsiasi ipotesi, rimanere inattivo. A nessuno è concesso prevedere quali risultanze sarebbero per seguirne, e v'ha pur chi è persuaso che l'anarchia in Portogallo piglierebbe tali proporzioni, da forzare la Spagna ad intervenirvi militarmente.

Ma su di questo non mi è permesso né voglio diffondermi. Ho ricevuto un incarico, e me ne sdebito, profittando della partenza del signor conte de Fore- sta, per spedire alla r. ambasciata in Parigi il presente riservato rapporto, affinché con uno dei nostri corrieri venga sicuramente recapitato a mani del- l'E. v. Attenderò, quindi, quelle comunicazioni che nella sua saggezza riputerà di trasmettermi, in risposta al quesito del duca di Tetuan {1).

(1) Si pubblicano qui i seguenti passi di una ,lunga relazione anonima, intitolata «Per 11

(2) Questo telegramma fu ritrasmesso alle ambasciate a Berlino, Londra e Vienna con

(l) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopta-Mar Rosso, tomo IX, clt., p. 100.

(5) Cfr. n. 207.

(l) Cfr. serie II, vol. XXIII, n. 927.

215

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 724. Berlino, 11 aprile 1891, ore 15,54 (per. ore 17 ). Tripolitania. Segretario di Stato, cui parlai nel senso anche del telegram-

ma di V.E. in data nove aprile (2), mi disse ieri che sino dal diciassette marzo

(2) Cfr. n. 206.

Radowitz scrisse che, in seguito alle pratiche delle quattro Potenze, Sublime Porta si era decisa a inviare truppe o rinforzi alla frontiera tripolitano-tunisina. Gran visir, a quell'epoca, espresse riconoscenza per i passi fatti da quelle Potenze, passi che gioverebbero pure a consolidare la sua posizione personale. Più recenti notizie lascerebbero supporre che si fosse insistito o si volesse insi- stere, ciò che non sarebbe conforme al modo di vedere del Governo imperiale. Interpellato telegraficamente a questo riguardo, Radowitz rispose che, dopo invio del suo precitato rapporto, egli non sollevò più la questione. Ben lungi dal consigliare nuovi passi sotto forma qualunque egli dichiara positivamente che il gran visir manifestò desiderio che le Potenze si compiacciano astenersi per ora da qualsiasi insistenza attesoché misure raccomandate al sultano sono in via di esecuzione. Sua Altezza dice che si riserva prendere iniziativa per chiedere appoggio delle Potenze, qualora esecuzione di tali misure incontrasse imprevisti ostacoli. Radowitz aggiunge che certi indizi indurrebbero a credere che noi ci troviamo ancora in errore sopra disposizioni attuali del gran visir. Per ciò che riguarda Gabinetto di Berlino, contegno riservato gli è tanto più prescritto in quanto che già nel dicembre scorso prese una iniziativa presso la Porta e fu, dopo la di lui richiesta, che le Potenze assecondarono i suoi passi che esso appoggiò per la seconda volta. Non sarebbe dunque indicato che questo Governo intervenisse una terza volta. Mi giunse telegramma di V. E. in data di ieri sera (l): esso mette in chiaro intenti del gran visir: rimane soltanto alcuna oscurità su qualche fase anteriore della questione. Comunque sia conviene aspettare.

(l) Per la risposta cfr. n. 256.

216

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI (2)

T. 567. Roma, 13 aprile 1891, ore 23.

Conferito con Antonelli. Mantengo istruzioni dispaccio 8 aprile (3) tele- gramma 10 aprile (4) tranne questi due punti: l) preferisco Bat Agos abbia solo Okulè Kusai e che Saraè sia dato altro capo di quella regione come sarebbe Tesfù Mariam; 2) non volendo escludere possibilità di concordare con Menelik assetto della zona prossima al nostro confine desidero ella si astenga verso quei due capi da formale investitura od altro atto definitivo, dovendo invece trattarsi d'incarico di fatto senza impegno assoluto.

(2) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, c!t., p. 101. (3) Cfr. n. 204. (4) Cfr. n. 211.

(l) Cfr. n. 210, nota 2.

217

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, GERBAIX DE SONNAZ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. RISERVATO 751. Sofia, 14 aprile 1891, ore 18,20 (per. ore 23,25). Stambuloff vuole espellere cittadino francese, antico segretario particolare

principe di Battemberg, ed ora corrispondente agenzia Havas e del Times sem- plicemente perché gli attribuisce gli articoli stampa francese contro il Gover- no principesco. Reggente agenzia francese ha ritirato suo concittadino casa agenzia politica, dichiarando che non lo lascia partire che dopo ordini da Parigi. Temo incidente colla Francia.

218

IL CONTE ANTONELLI AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (l)

R. S. N. Roma, 14 aprile 1891 (per. stesso giorno).

V. E. mi ha comunicato la lettera del re Menelik (2) diretta al nostro augusto sovrano per giustificare la sua condotta verso il rappresentante italiano.

I miei rapporti all'E. V. (3) spiegano minutamente come andarono le cose e quale fu il mio contegno verso di Menelik e perciò quanto sia contraria alla verità la narrazione scioana.

Credo però opportuno fare le seguenti osservazioni. In questa ultima lettera Menelik lamenta che gli siano state fatte que-

stioni, delle quali non aveva mai inteso a parlare. Questa affermazione è priva di verità, e Menelik stesso cade in contrad-

dizione. È priva di verità perché sistemata la questione del confine, io non dovevo

occuparmi che di quella dell'articolo 17 del Trattato di Uccialli. È contraddittoria perché Menelik stesso, nelle sue lettere antecedenti, ed in

quest'ultima lo conferma che la sola questione sulla quale non andammo d'accordo fu quella dell'articolo 17.

Inoltre Menelik vorrebbe far supporre che io mi sia condotto con lui con una rigidezza e severità estrema, mentre come i miei compagni potranno sempre attestare fui di una condiscendenza grandissima, tanto che essi stessi la trovarono esagerata.

pp. 45-46.

(3) Del 29 gennaio e 26 marzo, ed. in L'Italia in Africa, Ettopia-Mar Rosso, tomo IX, cit.,

pp. 32-61 e 76-89.

'

Tutto l'assieme poi della lettera, per la forma e per la sostanza mi fa sup- porre non essere opera di Menelik, ma di qualche zelante più o meno abissino che avendo condotto Menelik a tenere un contegno infantile (l) e contrario all'Italia lo vuol salvare facendogli dire cose contrarie alla verità ed allo svolgimento dei nostri negoziati.

Non dubito che V. E. dopo maturo esame vorrà dare al rappresentante d'Italia quella ragione che gli è dovuta facendo comprendere a Menelik che chi lo consigliò ad agire in modo contrario agli interessi d'Italia non fece neppure quelli dell'imperatore d'Etiopia.

Su quest'ultimo punto mi permetto di richiamare tutta l'attenzione del Governo del re. perché Menelik non avrebbe mai agito come fece, se non fosse stato istigato dai nostri avversarii e se questi dovessero trionfare dai loro intrighi diventerebbero potentissimi alla Corte scioana e si metterebbe un ante- cedente da rendere in avvenire impossibile qualunque * dignitoso * (2) accomoda- mento col re e coi capi dell'Etiopia.

Menelik poteva rifiutare qualunque via di accomodamento, ma aveva l'ob- bligo di rispettare il rappresentante del re d'Italia.

L.

(l) Ed. ln L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 101-102 e in LV 72,

(2) Cfr n. 105, allegato.

219

IL RE D'ITALIA, UMBERTO I, ALL'IMPERATORE D'ETIOPIA, MENELIK II (3)

Roma, 15 aprile 1891.

Mi era giunta la lettera che a Vostra Maestà piacque di rivolgermi da code- sta sua residenza di Adis Abeba, con la data del 13 ter 1883 (4), e già mi disponevo a farle conoscere, intorno agli affari trattati in quel messaggio, il mio pensiero, quando mi perveniva la notizia che il conte Antonelli, mio inca- ricato straordinario presso la persona di Vostra Maestà aveva dovuto abbando- nare la sua Corte. Dipoi ricevevo le successive lettere di Vostra Maestà in data 29 ter e 5 yakatit (5), insieme coi documenti che Vostra Maestà ha desiderato di farmi noti. Certo ho provato una dolorosa impressione al primo annuncio di ciò che tra Vostra Maestà ed il mio inviato era avvenuto, tanto più che il conte Antonelli, come ha sempre goduto della particolare benevolenza di Vostra Maestà, così ha posseduto sempre e possiede la mia fiducia. Però io penso che sia cosa savia lasciare al passato ciò che irrevocabilmente gli appartiene, e provvedere piuttosto secondo le esigenze del tempo presente. A questo riguardo mi sono riuscite ben gradite le amichevoli dichiarazioni con le quali Vostra Maestà conclude l'ultimo suo scritto del 5 yakatit. La parola schietta e leale tosto dilegua, tra coloro che si portano reciprocamente sincero affetto, ogni ombra di malinteso.

(2) La parola fra asterischi è omessa in L'Italia tn Africa e in LV 72. (3) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopta-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 105-106. ( 4) Cfr. n. 36, allegato. (5) Cfr. n. 105, allegato.

Ed ora darò ordine al mio ministro degli affari esteri di accettare, quando così piaccia a Vostra Maestà, un nuovo negoziato, che sarà sicuramente condotto a buon fine, essendo io animato, verso la Maestà Vostra, dai sentimenti della più viva amicizia. Nulla mi sta più a cuore che di vedere onorata e indipendente la dignità della sua Corona, essendo mio fermo proposito che risplenda nella maggior luce l'autorità del mio fido alleato, e che la Maestà Vostra sia, al cospetto del mondo, come veramente è, un grande e glorioso monarca.

Su di che, prego il nostro Signor Iddio che abbia la Maestà Vostra ed il suo popolo nella sua santa custodia.

L.

(l) In L'Italia tn Africa e in LV 72: « indecoroso ».

220

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'IMPERATORE D'ETIOPIA, MENELIK II (l)

Roma, 15 aprile 1891.

È mio debito di annunciare alla Maestà Vostra che il mio augusto signore, S. M. il Re d'Italia, mi ha nominato presidente del suo Consiglio e ministro degli affari esteri. Ed io grandemente mi compiaccio che l'ufficio affidatomi dal mio sovrano mi procuri l'onore di rivolgere la mia parola al glorioso alleato del re.

Vuole il mio augusto signore che io faccia noto a Vostra Maestà che il R. Governo è disposto a riprendere con Vostra Maestà, qualora così le piaccia, i negoziati interrotti per la partenza del conte Antonelli. Vostra Maestà deve anzitutto essere ben convinta che il Governo del re non vuole punto menomare l'indipendenza dell'Etiopia, e desidera invece che sia sempre grande e prospera al cospetto di ogni Potenza.

Vostra Maestà propone che sia abrogato l'art. 17 del trattato firmato a Uccialli nel 2 maggio 1889 (25 miazia 1881), il quale articolo ha formato oggetto del dissidio. Ed io dichiaro, d'ordine del re, che il desiderio della Maestà Vostra potrà essere accolto, come base del nuovo negoziato, tostoché Vostra Maestà, come ne ha già manifestato l'intenzione, abbia mandato alle Potenze europee, per mezzo del R. Governo, una lettera per annunziare ad esse la sua libera e spontanea volontà di trattare tutti gli affari suoi col concorso dell'Italia.

Se Vostra Maestà accetta questa base del nuovo negoziato, lo faccia sapere al mio sovrano, il quale, quando ci saranno pervenute le lettere della Maestà Vostra dirette alle Potenze, manderà a Massaua un suo plenipotenziario per stipulare le opportune convenzioni.

(lJ Ed. !n L'Italia in Africa, Ettopta-Mar Rosso, tomo IX, c!t, pp. 106-107.

221

II .. PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY (l)

D. S.N. Roma, 15 aprile 1891.

l. Lo scambio confidenziale di idee che in questi ultimi giorni ebbi, per mezzo di V.E. e del conte Nigra, coi Gabinetti di Berlino e di Vienna ha posto in sodo che i tre Governi sono consenzienti in questi punti:

che convenga procedere fin d'ora al rinnovamento dei trattati del 20 feb- braio 1887;

che il rinnovamento si faccia, sostanzialmente, sulla base del mante- nimento di quanto già presentemente esiste;

che Berlino è la sede più acconcia per il nuovo negoziato. Esaurito così lo stadio preliminare delle trattative, importa che queste

assumano oramai carattere officiale, acciocchè possano rapidamente avviarsi a favorevole conclusione. Al che, volendo, in quanto ci concerne senza indugio contribuire, mi affretto a compendiare nel presente dispaccio i concetti dai quali V. E. vorrà pigliare norma nell'imminente negoziato.

2. Gioverà anzitutto che V. E. si dichiari, col cancelliere dell'Impero, pronta a comunicargli le proposte che al R. Governo sembrano atte ad agevolare un conveniente rinnovamento dell'alleanza. La quale dichiarazione si intende fatta, non meno al Gabinetto di Berlino, che a quello di Vienna, che S. E. il cancel- liere dovrebbe avere la cortesia di presentire anche per nostro conto. Se entram- bi i Gabinetti sono assenzienti, come confidiamo, a che ci sia lasciata la iniziativa delle prime proposte. V. E. è, già fin d'ora, autorizzata ad enunciarle nei termini che le verrò segnando, signor ambasciatore, nel presente dispaccio.

3. Una prima nostra osservazione cadrebbe sulla struttura delle nuove sti- pulazioni. Nel 1887 il rinnovamento dell'alleanza venne stipulato con un trat- tato addizionale nel quale l'articolo I (susseguito da un articolo II di mera forma) dichiara essersi confermato e mantenuto in vigore, fino al 20 maggio 1892, il precedente trattato del 20 maggio 1882. Nella occasione di questo nostro secondo rinnovamento parrebbe conveniente di riprodurre senza altro, e testualmente, nel nuovo trattato i singoli articoli del trattato del 1882 e la affermazione della continuità della oramai decennale alleanza potrebbe constare dal pream- bolo del nuovo trattato, nel quale si direbbe che a stipulare il nuovo trattato medesimo i tre Governi furono mossi dal fermo proposito di serbare ai loro Stati i benefici che, sia dal punto di vista politico, sia dal punto di vista monarchico e sociale, questi hanno ricavato dalla alleanza stretta nel 1882, e già una prima volta rinnovata nel 1887.

4. Una seconda e più importante nostra osservazione si riferisce del pari alla struttura del nuovo patto.

Quando, in occasione del negoziato del 1887, alle originarie stipulazioni del 1882 altre se ne aggiunsero, rispetto alle quali i due Gabinetti, di Vienna e di Berlino, non stimarono di potere assumere identico atteggiamento, si ricorse allo spediente di concludere, con l'Austria-Ungheria e con la Germania due sepa- rati trattati a complemento del principale trattato di rinnovamento. Il nesso fra i tre trattati veniva però solennemente dichiarato nel processo verbale di segnatura, i termini del quale ?on potrebbero, per verità, essere a tale riguardo più espliciti e perentorii. A me sembra che, anziché ricorrere ad un simile spe- diente, gioverebbe riunire in un solo ed unico trattato le stipulazioni dei tre distinti trattati. Una siffatta trasformazione dei patti attualmente vigenti mi parrebbe corrispondere al proposito, che sempre più profondamente si viene radicando nei tre Governi, di costituirsi in gruppo indissolubile, a tutela e preservazione degli interessi comuni d'ordine, di equilibrio e di pace. Se, per legittime ragioni, le singole tre Potenze non hanno tutte, nel gruppo alleato, una perfetta identità di posizione, se valgono per taluna di esse vincoli ed oneri che altra non volle o non poté accettare non per questo stimiamo doversi rinunciare alla unicità del trattato, potendosi perfettamente concepire ed ammettere che vi figurino, accanto alle pattuizioni comuni, speciali pattuizioni a carico dell'una o dell'altra fra le tre parti contraenti. Lo stesso trattato del 1882, al quale il trattato addizionale del 1887 si richiama, già ci porge esempio di codesta varietà di obblighi nella unicità dell'Atto, di che potrà agevolmente convincersi chi legga, in quel primo trattato, gli articoli II e III, i quali asse- gnano a ciascuna delle tre Potenze doveri e diritti notevolmente diversi.

Se il nostro suggerimento trova favore a Berlino ed a Vienna, dovrebbero intercalarsi nel nuovo trattato, tra gli articoli V e VI, gli articoli riproducenti, salvo le modificazioni che ora accennerò, i due trattati separati del 20 feb- braio 1887.

5. Il primo comma dell'articolo I, nel vigente trattato separato tra l'Italia e l'Austria-Ungheria, e l'unico comma dell'articolo I, nel trattato separato tra l'Italia e la Germania, sono reciprocamente identici tranne questo solo divario che, nel trattato con la Germania, l'impegno di adoprarsi ad impedire qualsi- voglia nocevole mutamento territoriale in Oriente è espressamente riferito alle coste ed isole ottomane nell'Adriatico e nell'Egeo. Stando alla lettera del patto, una simile restrizione non potrebbe avere che questo solo effetto: di obbligare bensì la Germania a curare il mantenimento dello statu quo nelle isole e coste ottomane dell'Egeo e dell'Adriatico, ma di dispensarnela in quanto concerne le coste del Mar Nero e le regioni interne della penisola balcanica. Però è lecito di dubitare che tant'oltre vada la ripugnanza del Governo germanico per tutto ciò che possa vincolare la sua azione nella penisola balcanica. Adoprarsi a mantenervi lo statu quo, senza distinzione tra zona e zona della penisola, non dovrebbe apparirgli impegno troppo oneroso od incompatibile con la libertà che vuole riserbarsi, a tale riguardo, segnatamente in vista delle sue relazioni con la Russia. Io crederei potersi chiedere, non senza speranza di favorevole accoglimento, che anche la Germania accetti, per la clausola di cui trattasi, la formula del trattato con l'Austria. E se la domanda nostra è accolta, nel trattato

unico verrebbe, subito dopo l'articolo V, un articolo VI riproducente il primo comma dell'articolo I del trattato separato con l'Austria-Ungheria.

6. Seguirebbe indi, come articolo VII, l'attuale articolo II del trattato sepa- rato con la Germania. L'Austria-Ungheria non può avere manifestamente diffi- coltà ad apporre la sua sottoscrizione sotto un simile patto, corrispondente alla sua politica non meno che a quella dei due suoi alleati.

7. Come articolo VIII, terrebbe dietro (con la sola soppressione della parola toutetois) l'attuale secondo comma dell'articolo I del trattato separato con l'Austria-Ungheria. Il tenore, esprimente un obbligo esclusivamente bilaterale tra l'Italia e l'Austria-Ungheria, ne sarebbe puramente e semplicemente man- tenuto.

8. Le coste nord-africane nel bacino centrale ed occidentale del Mediter- raneo sono esclusivamente contemplate nel trattato separato tra l'Italia e la Germania; nè vorremo chiedere che l'Austria-Ungheria assuma una identica posizione rispetto a quelle regioni nelle quali ha più volte dichiarato di non avere interessi diretti. Però, quando pure sol si considerino nei mutui rapporti tra l'Italia e la Germania, i patti del 1887 relativi a codeste regioni non ci sembrano corrispondere pienamente ai comuni interessi che sono essenzialmente interessi di equilibrio e di pace. L'articolo III del trattato separato itala-germa- nico contempla, infatti, l'eventualità estrema di una guerra provocata da inva- dimenti francesi, ma punto non contempla la possibilità di un'azione pa- cifica, e diplomaticamente concordata tra i due Gabinetti. Mi sembra che, pigliando a modello quanto è stato stipulato, per l'Impero ottomano, tra l'Italia e l'Austria-Ungheria col trattato separato del 20 febbraio 1887, e tra l'Italia, l'Austria-Ungheria e l'Inghilterra con l'accordo a tre del 12/16 dicem- bre 1887, analoghi patti si possano convenientemente stipulare tra l'Italia e la Germania rispetto alla Tripolitania, alla Tunisia e al Marocco. Lo scopo potrebbe raggiungersi mediante un articolo IX così concepito:

« L'Italia e la Germania si impegnano ad adoprarsi per il mantenimento dello statu quo di fatto e di diritto nelle regioni nord-africane del Mediter- raneo: Cirenaica, Tripolitania, Tunisia e Marocco. I rappresentanti delle due Potenze in quelle regioni avranno istruzione di mantenersi nella massima intimità di comunicazione e di reciproca assistenza. Qualora il mantenimento dello statu quo si chiarisse sfortunatamente impossibile, la Germania si impe- gna ad appoggiare l'Italia in quella azione a cui, sotto forma di occupazione o d'altra garanzia, questa dovesse accingersi in un interesse di equilibrio e di legittima compensazione».

9. Seguirebbero, come naturale complemento del nuovo patto, un articolo X e un articolo XI riproducenti gli attuali articoli III e IV tel trattato separato tra l'Italia e la Germania, con le sole brevi varianti occorrenti a viemmeglio chiarire che qui si tratta di impegni esclusivamente assunti tra l'Italia e la Germania.

10. Esaurita così la serie dei patti separati, si tornerebbe alla riproduzione dei rimanenti articoli VI, VII e VIII del trattato del 1882, che nel nuovo trattato prenderebbero i numeri XII, XIII e XIV.

11. L'articolo XII (VI) potrebbe, a somiglianza di quanto è stato già stipu- lato nei due trattati separati del 1887, ridursi a stabilire l'obbligo del segreto per il solo contenuto del trattato, e non più anche per la sua esistenza. Oramai l'esistenza dell'alleanza è stata più volte ammessa e pubblicamente dichiarata dai ministri dirigenti dei tre Stati. Anche in avvenire gioverà poterla affermare e non sarebbe dicevole che si facesse cosa espressamente vietata dal trattato.

12. Infine nell'articolo XIII (ora VII) potrebbesi stipulare, per il nuovo trattato, una durata di cinque anni dopo la decorrenza dell'attuale periodo quinquennale; o meglio, stipulare addirittura una durata sessennale dal di della firma del nuovo trattato.

13. Nelle trattative preliminari si è parlato di completare i patti politici dell'alleanza con alcuna stipulazione d'ordine economico, e si è riconosciuta l'impossibilità di contrarre in siffatta materia precisi impegni. Però, non per questo ci parrebbe doversi rinunciare ad ogni divisamento di siffatta natura. Per parte nostra, e con riserva della approvazione parlamentare per le ulte- riori stipulazioni che sarebbero il corollario d'un consenso di massima, noi non saremT!lo alieni dal partecipare ad un accordo mercè il quale i tre alleati si prometterebbero reciprocamente di concedersi, in materia economica (finanza, dogane e ferrovie) oltre il trattamento della Nazione più favorita tutte quelle .,>articolari agevolezze, che fossero compatibili con le esigenze proprie di ogni singolo Stato, e con le rispettive convenzioni verso le terze Potenze.

14. Mercè gli accordi del febbraio e del dicembre 1887 l'Inghilterra è vir- tualmente partecipante alle stipulazioni vigenti tra l'Italia e l'Austria-Unghe- ria, pel trattato separato 20 febbraio 1887, rispetto all'Oriente propriamente detto, ossia ai domini del sultano. Gioverebbe che Germania ed Italia, se non addirittura tutte le tre Potenze, si promettessero di adoprarsi in comune ad ottenere, in quella forma che le circostanze fossero per meglio consentire, l'accessione dell'Inghilterra anche ai patti tra l'Italia e la Germania relativi alla Tripolitania, alla Tunisia, ed al Marocco, in guisa che la cooperazione dell'In- ghilterra ci fosse assicurata diplom:::.ticamente per il mantenimento dello statu quo in quelle regioni, ed anche militarmente nel caso in cui da un tur- bamento dello statu quo per opera della Francia potesse derivare un conflitto armato tra questa e le due Potenze alleate.

15. I due patti aggiuntivi, qui sopra segnati, dovrebbero, io penso, trovare sede più opportuna in apposito protocollo. In quanto ci concerne, noi non avrem- mo, però, difficoltà ad inserirli nel corpo stesso del trattato.

16. A meglio spiegare l'animo mio accludo qui uno schema concreto di trattato e di protocollo, quali risulterebbero delle proposte enunciate nel pre- sente dispaccio.

17. Le presenti istruzioni passano per Vienna. Copia ne rimane al conte Nigra, con facoltà di darne notizia al conte Kalnoky. E lo stesso farò per ogni ulteriore nostra proposta. È, però, ben inteso che il negoziato vuolsi accentrare a Berlino e che appartiene al cancelliere imperiale, al quale le proposte nostre

sono da lei presentate, di rispondervi non solo per conto proprio, ma anche per conto del Gabinetto di Vienna, da esso previamente consultato. Questo stesso metodo, praticato nei negoziati del 1882 a Vienna, e del 1887 a Berlino, fece ottima prova; giova adottarlo anche per l'attuale negoziato di Berlino. Evi- dentemente sarebbe impossibile una duplice discussione, in due luoghi diversi, sul medesimo soggetto.

17. Ho diviso queste mie istruzioni in altrettanti paragrafi numerati. Riu- sciranno così più agevoli gli eventuali riferimenti nel nostro ulteriore carteggio, e segnatamente nel telegrafico.

Conchiudo dichiarandole, anche in nome di Sua Maestà, pienissima fiducia, con la ferma speranza che la sagace e devota opera di V. E., abbia effetti propizii, a vantaggio del nostro Paese, ed a beneficio di quella causa della pace in cui sta l'essenza della nostra politica.

ALLEGATO I

SCHEMA DI TRATTATO

Leurs Majestés le Roi d'Italie, l'Empereur d'Allemagne, Roi de Prusse, etc. l'Empereur d'Autriche, Roi de Boheme, etc. et Roi Apostolique de Hongrie

fermement rèsolus d'assurer à leurs Etats la continuation des bienfalits que leur garantit, au point de vue politique, aussi bien qu'au point de vue monarchique et social, la Triple Alliance stipulée en 1882 et renouvelée, une première fois déjà, en 1887, ont, à cet effet, nommé camme leurs plénipotentiaires, savoir: ... lesquels, après échange de leurs pleins pouvoirs, trouvés en bonne et due forme, sont convenus des articles suivants:

Article I

Les Hautes Parties Contractantes se promettent mutuellement paix et amitié, et n'entreront dans aucune alliance ou engagement dirigé contre l'un de leurs Etats.

Elles s'engagent à procéder à un échange d'idées sur les questions politiques et économiques d'une nature générale, qui pourraJ.ent se présenter, et se promettent en outre leur appui mutuel dans la limite de leurs propres intérets.

Article II

Dans le css où l'Italie, sans provocation directe de sa part, serait attaquée par la France pour quelque motif que ce soit, les deux autres Parties Contractantes seront tenues à preter à la partie attaquée secours et assistance avec toutes leurs forces.

Cette meme obligation incombera à l'Italie dans le cas d'une agression non directe- ment provoquée de la France contre l'Allemagne.

Article III

3i une ou deux des Hautes Parties Contractantes, sans provocation directe de leur part, venaient à etre attaquées et à se trouver engagées dans une guerre avec deux ou plusieurs Grandes Puissances non signataires du présent traJ.té, le casus joederis se présentera simultanément pour ,toutes les Ha.utes Parties Contractantes.

Article IV

Dans le cas où une Grande Puissance non signataire du présent traité menacerait la sécurité des Etats de l'une des Hautes Parties Contractantes, et la partie menacée se verrait par là forcée de lui faire la guerre, les deux autres s'obligent à observer, à l'égard de leur allié, une neutralité bienveillante. Chacune se réserve, dans ce cas, la faculté de prendre part à la guerre, si elle le jugeait à propos, pour faire cause commune avec son allié.

Article v

Si la paix de l'une des Hautes Parties Contractantes venait à étre menacée dans les circonstances prévues par les articles précédents, les Hautes Parties Contractantes se concerteront en temps utile sur les mesures militaires à prendre en vue d'une coopé- ration éventuelle.

Elles s'engagent dès à présent, dans tous les cas de participation commune à une guerre, à ne conclure ni armistice, ni paix, ni traité, que d'un commun accord entr'elles.

Article VI

Les Hautes Parties Contractantes n'ayant en vue que le maintien, autant que possible, du statu quo territorial en Orient, s'engagent à user de leur influence pour prévenir toute modification territoriale qui porterait dommage à l'une ou à l'autre des Puissances signataires du présent traité. Elles se communiqueront, à cet effet, tous les renseignements de nature à les éclairer mutuellement sur leurs propres dispositions, ainsi que sur celles d'autres Puissances.

Article VII

Les stipulations de l'article qui précède ne s'appliqueront d'aucune manière à la question égyptienne, au sujet de laquelle les Hautes Parties Contractantes conservent respectivement leur liberté d'action, eu égard toujours aux principes sur lesquels répose le présent tl'aité.

Article VIII

Dans le cas où, par suite des événements, le maintien du statu quo dans les régions d es Balkans, ou d es c6tes et iles ottomanes dans l' Adriatique et dans la Mer Egée deviendrait impossible, et que, soit en conséquence de l'action d'une Puissance tierce, soit autrement, l'Italie ou l'Autriche-Hongrie se verraient dans la nécessité de le modifier par une occupation temporaire ou permanente de leur part, cette occupation n'aura lieu qu'après un accord préalable entre les deux susdites Puissances, basé sur le principe d'une compensation réciproque pour tout avantage rterritorial ou autre que chacune d'elles obtiendrait en sus du statu quo actuel, et donnant satisfaction aux intéréts et aux prétentions bien fondées des deux parties.

Article IX

L'Italie et l'Allemagne s'engagent à s'employer pour le maintien du status quo de fait et de droit dans les régions nord-africaines sur la Méditerranée, à savoir la Cyrenai:que. la Tripolitaine, la Tunisie et le Maroc. Les représentants des deux Puis- sances dans ces régions auront pour instruction de se tenir dans la plus étroite continuité de communications et assistance mutuelles. Si malheureusement le maintien du status quo devenait impossible, l' Allemagne s'engage à appuyer l'Italie en toute action, sous la forme d'occupation ou autre prise de garanties, que cette dernière devrait entreprendre en vue d'un intérét d'équilibre et de légitime compensation.

Article X

S'il arrivait que la France fit acte d'étendre son occupation ou bien son proteotorat ou sa souveraineté, sous une forme quelconque, sur les territoires nord-africains, et qu'en conséquence de ce fait l'Italie cliìt devoir, pour sauvegarder sa position dans la Méditerranée, entreprendre elle-meme une action sur les dits territoires nord-africains, ou bien recourir, sur le territoire français en Europe, aux mesures extremes, l'état de guerre qui s'en suivrait entre l'Italie et la France, constituerait ipso facto, sur la demande de l'Italie, et à la charge commune de l'Italie et de l'Allemagne, le casus joederis prévu par les articles II et V du présent traité, comme si pareille éventualité y était expressément visée.

Article XI

Si les chances de toute guerre entreprise en commun, contre la France par les deux Puissances amenaient l'Italie à rechercher des garanties territoriales à l'égard de la France, pour la sécurité des frontières du Royaume et de sa position maritime1 ainsi qu'en vue de la stabilité de la paix, l'Allemagne n'y mettra aucun obstacle, et au besoin, et dans une mesure compatible avec les circonstances, s'appliquera à facilitar les moyens d'atteindre un semblable but.

Article XII

Les Hautes Parties Contractantes se promettent mutuellement le secret sur le contenu du présent traité.

Article XIII

Le présent traité restera en vigueur durant l'espace de six ans à partir de l'échange des ratifications.

Article XIV

Les ratifications du présent traité seront échangées à Berlin dans un délai de quinze jours, ou plus tòt, si faire se peut.

En foi de quoi, les plénipotentiaires respectifs ont signé le présent traité et y ont apposé leurs cachets.

Fait à Berlin, en triple exemplaire, le ...

ALLEGATO II SCHEMA DI PROTOCOLLO

Au moment de procéder à la signature du traité de ce jour entre l'Italie, l'Allemagne et l'Autriche-Hongrie, les pléndpotentiaires soussignés de ces trois Puissances, à ce dllment autoriséSj se déclarent mutuellement ce qud. suit:

l) Sauf réserve d'approbation parlementalre pour les stipulations effectives qui découleraient de la présente déclaration de principe, les Hautes Parties Contractantes se promettent dès à présent, en matière économique (finances, douanes, chemins de fer), en sus du traitement de la Nation la plus favorisée, toutes les facilités et tous les avantages particuliers qui seraient compatibles avec les exigences de chacun des trois Etats et avec leurs engagements respectifs envers les tierces Puissances.

2) L'accession de l' Angleterre, étant déjà acquise, en principe, aux stipulations du traité de ce jour qui concernent l'Orient proprement dit, à savoir les territoires de l'Empire ottoman, les Hautes Parties Contractantes s'emploieront, au moment opportun, et pour autant que les circonstances le comporteraient, à provoquer une accession ana- logue à l'égard des territoires nord-africains sur la partie centrale et occidentale de la Méditerranée, le Maroc compris. Cette accession pourrait se réaliser moyennant accepta-

tion, de la part de l'Angleterre, du programme établi aux articles IX et X du traité de ce jour.

En foi de quoi, les trois plénipotentiaires ont signé, en triple exemplaire, le présent protocole.

Fait à Berlin, le ...

(l) Ed. in francese in Grosse Politik, vol. VII, cit., n. 1410.

222

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, E AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI (l)

D. (2). Roma, 15 aprile 1891.

Mi pregio di qui acchiudere copia del protocollo che oggi stesso ho firmato con l'ambasciatore d'Inghilterra pe la delimitazione delle rispettive zone di influenza ad ovest e a nord di Massaua, dal Nilo Azzurro al Mar Rosso.

Le delimitazione, mercè questo protocollo e quello del 24 marzo, è ormai completa dalle foci del Giuba nell'Oceano Indiano fino a Ras Kasar sul Mar Rosso.

Entro la zona italiana d'influenza travasi inclusa l'intera Etiopia, comprese non solo tutte le sue dipendenze a sud, ma altresì quelle regioni verso il Galabat sulle quali vanta pretese. E vanno pure comprese le tribù, a ovest e a nord di Massaua, con le quali già si sono stretti accordi di assoldamento o di protet- torato.

La linea è sostanzialmente quella che, in massima, era stata concordata fin dal tempo della conferenza di Napoli dello scorso autunno. La questione di Kassala è stata risoluta con la riserva di occupazione militare temporanea a nostro favore, e con la controriserva che l'Egitto possa rientrarne in possesso quando sia in grado di rioccupare la regione e di mantenervi l'ordine. Il pro- posito in cui sono entrambi i Governi di non impigliarsi, da quella parte, in arri- schiate imprese ha reso facile anche su codesto punto, l'accordo.

Un protocollo separato, destinato a rimanere segreto ci impegna a non fare obiezione a che il Governo egiziano possa occupare quella parte del terri- torio compreso tra la Irontiera abissina e la linea di demarcazione alla quale da noi si volesse in avvenire rinunciare. È clausola che evidentemente non ci può nuocere, e che all'Inghilterra è sembrata di suo vantaggio. Non potevamo esitare ad accettarla.

Del resto, il negoziato ebbe l'impronta della più schietta cordialità. Per quanto ci concerne, siamo lieti che abbiano potuto appalesarsi, anche nella

èd. anche in L v 72 bis, pp. 2-3, in Trattatt e convenzioni, vol. 12, ci t., pp. 526-528 e in MARTENS, tomo XVIII, cit., pp. 737-738. Cfr. anche Blue Book, sessione 25 novembre 1890-5 agosto 1891, vol. XCVI, n. 1320.

presente circostanza, la reciproca intimità di rapporti tra i due Governi e il comune desiderio di definire con benevolenza ogni questione di mutuo interesse.

Acchiudo, per migliore notizia di lei, copia di una carta dove la demarca- zione trovasi segnata, non che, a titolo confidenziale, una copia del protocollo separato.

ALLEGATO l PROTOCOLE

Désirant compléter, dans la direction du nord, jusqu'à la Mer Rouge, la démarcation des sphères d'influence respective, entre l'Ital.ie et l'Angleterre, que les deux parties ont déjà arrétée, par le protocole du 24 mars demier depuis l'embouchure du Juba, dans l'Océan Indien, jusqu'à nntersection du 35° long. est Greenwich avec le Nil bleu, les soussignés:

marquis de Rudinì, président du Conseil et ministre des affaires étrangères de S. M. le Roi d'Italie,

marquis de Dufferin et Ava, ambassadeur de S. M. la Reine d'Angleterre, Impé- ratrice des Indes, sont convenus de ce qui suit:

I. La sphère d'influence réservée à l'Italie est limitée, au nord et à l'ouest, par une ligne tracée depuis Ras Kasar sur la Mer Rouge au point d'intersection du 17ème parallèle nord avec le 37ème méridien est Greenwich. Le tracé, après avoir suivi ce méridien jusqu'au 16°30' lat. nord, se dirige, depuis ce point,. en ligne droite à Sabdera.t, laissant ce village à est. Depuis ce village le tracé se dirige au sud jusqu'à un point sur le Gash à 20 milles anglais en amont de Kassala, rejoignant l'Atbara au point indiqué comme étant un gué dans la Carte de Werner Munzinger « Originalkarte von Nord Abessinien und der Landern am Mareb, Barca und Anseba » de 1864 (Gotha, Justus Perthes), et situé au 14° 52' lat. nord. Le tracé remante ensuite l'Atbara jusqu'au confluent du Kor Kakamot (Hahamot), d'où il va dans la direction d'ouest jusqu'à la rencontre du Kor Lemsen, qu'il redescend jusqu'à son confluent avec le Rahad. Enfin, le tracé, après avoir suivi le Rahad pour le bref trajet entre le confluent du Kor Lemsen et l'intersection du 35° longitude est Greenwich, s'identifiera, dans la direction du sud, avec ce méridien jusqu'à la rencontre du Nil bleu, sauf amendements ultérieurs de détail d'après les conditions hydrographiques et orographiques de la contrée.

II. Le Gouvernement itaLien aura la faculté, au cas où il serait obligé de le faire pour les besoins de sa sttuation militaire, d'occuper Kassala et la contrée attenante jusqu'à l' Atbara. Cette occupation ne pourra, en aucun cas, s'étendre au nord ni au nord-est de la ligne suivante.

De la rive droite de l'Atbara, en face de Gos Rejeb, la ligne va dans la direction d'est jusqu'à l'intersection du 36ème méridien est Greenwich; de là, tournant au sud-est, elle passe à trois milles au sud des points marqués Filik et Metkinab dans la carte précitée de Werner Munzinger, et rejoint le tracé mentionné dans l'art. I à 25 milles anglais au nord de Sabderat, mesurés le long du dit tracé.

Il est cependant convenu entre les deux Gouvernements que toute occupation mili- taire temporaire du territoire additionnel spécifié dans cet article n'abrogera pas les droits du Gouvernement ég-yptien sur le dit territoir~ mais ces droits demeureront seulement en suspens jusqu'à ce que le Gouvernement égyptien sera en mesure de réoccuper le district en question jusqu'au tracé indiqué dans l'art. I de ce protocole et d'y maintenir l'ordre et la tranquillité.

III. Le Gouvernement italien s'engage à ne construire sur l'Atbara, en vue de l'irri- gation, aucun ouvrage qui pourrait sensiblement modifier sa défluence dans le Nil.

IV. L'Italie aura, pour ses sujets et protégés, ainsi que pour leurs marchandises, le passage en franchise de droits sur la route entre Metemma et Kassala touchant succes- siment El Affareh, Doka, Suk-Abu-Sin (Ghedaref) et l'Atbara.

Fait à Rome, en double exemplaire, ce 15 apri! 1891.

ALLEGATO II PROTOCOLE SEPARE'

Se référant au protocole qu'ils viennent de signer aujourd'hui mème, les soussignés, à ce dftment autorisés, déclarent ce qui suit:

Il est entendu que, si jamais le Gouvernement italien voulait réduire sa sphère d'influence dans une partie quelconque du territoire entre la frontière actuelle de l'Ethiopie et la ligne de démarcation indiquée à l'art. 1 du dit protocole, le Gouvernement italien n•aurait pas d'objection à ce que le terrttoire ainsi abandonné par lui soit stable- ment occupé par le Gouvernement égyptien.

Fait à Rome, en double exemplaire, ce 15 avril 1891.

(l) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 102-105. L'allegato I è

(2) n dispaccio venne inviato a Torniell! col n. 14227/208 e a Gandolfi col n. 14228/201.

223

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Vienna, 15 aprile 1891.

Come le annunziai per telegrafo {l) fu inteso col conte Kalnoky: l) che il Governo austro-ungarico accetta l'apertura immediata delle trat-

tative per il rinnovamento dell'alleanza; 2) che accetta Berlino come sede delle trattative stesse; 3) che accetta il modus agendi da lei proposto, cioè: che il negoziato sarà

unico, ma che le proposte iniziali o consecutive fatte da parte del Governo italiano saranno comunicate al conte Kalnol{y nello stesso tempo che al cancel- liere germanico.

Queste comunicazioni avranno il doppio scopo, di rispondere ad un debito di riguardo verso il Governo austro-ungarico, o segnatamente per l'imperatore, e di accelerare il negoziato, giacché per tal modo il conte Kalnoky sarà in stato di dar subito il suo avviso quando la comunicazione gli sarà poi trasmessa da Berlino, essendo evidente che il conte Caprivi non si pronunzierà prima di aver presentito il suo collega d'Austria-Ungheria. Nè ci sarà da temere alcuna complicazione, perchè si tratta di comunicazione pura e semplice, fatta o per mezzo mio, o per mezzo del barone di Bruck, a di lei scelta.

4) Finalmente che è pure accettata la base delle trattative, che è, salve quelle modificazioni che saranno stimate opportune, il rinnovamento in mas- sima delle stipulazioni esistenti.

P.S. - Le propongo, se a lei non dispiace, di lasciar nella penna l'Eccellenza nelle nostre comunicazioni particolari e personali, e di trattarci reciprocamente in termini di amicizia, sentimento che nutro per lei, e che spero inspirarle per me.

P.S. - In una delle sue ultime conversazioni il conte Kalnoky mi fece, intorno alle cose di Bulgaria, qualche cenno che merita di esserle riferito. Egli

175 16 - Documenti Diplomatici - Serle II - Vol. XXIV

mi disse che il conte Caprivi si era finalmente reso conto della grande impor- tanza che avrebbe la Bulgaria in caso di una guerra generale alla quale la Russia prendesse parte. Questa importanza sarebbe considerevole non solo per la forza reale del Principato, derivante dal suo esercito e dalla sua posizione, ma anche perché il concorso della Bulgaria facilita, anzi trascina con sé quello della Romania. Perciò la superba indifferenza colla quale il principe di Bismarck ostentava di trattare le cose bulgare, e della quale sperava ottenere il prezzo dalla Russia, sarebbe ora surrogata da una vigilante attenzione per parte del Gabinetto di Berlino, con non celata soddisfazione di quello di Vienna. Parlan- domi di ciò, il conte Kalnoky fece una leggera allusione a certe comunicazioni di giornali che tendevano a far credere come il nuovo Ministero italiano, per riguardo verso la Russia, si mostrasse meno favorevole al giovine Principato bulgaro. Io rassicurai su ciò il conte Kalnoky, dicendogli che per quanto era noto a me, il nuovo Ministero italiano seguiva sostanzialmente la stessa linea di condotta tenuta fin qui, che era quella di appoggiare nei Balcani, come ovunque, la dottrina e il fatto della libera esplicazione della volontà nazionale, concilian- doli quanto meglio si potesse colle disposizioni dei trattati internazionali; e di tenere, nel far ciò, il debito conto dei riguardi di cortesia verso la Russia, senza nulla sacrificarle delle proprie convinzioni.

Il conte Kalnoky rispose che era persuaso di quanto gli diceva, ma aggiunse che le osservazioni contrarie pubblicate dalla stampa potevano nuocere alla situazione del Governo bulgaro. La conversazione non ebbe altro seguito, ma importava ch'ella ne fosse informata (1).

L. PERSONALE.

(l) Cfr. n. 202.

224

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Vienna, 16 aprile 1891.

Ho letto con vivo interesse la sua lettera del 27 marzo scorso (2), nella quale ella tocca di un argomento delicato e importantissimo, quello dell'even- tualità d'un conclave.

Io già ne dissi qualche parola al conte Kalnoky, il quale mi parve disposto ad entrare con noi in uno scambio d'idee sull'argomento.

È pure disposto a consigliare all'imperatore di chiedere qualche cappello cardinalizio per prelati austro-ungarici moderati (ben inteso relativamente mo- derati).

Sul cardinale di Praga l'imperatore crede di poter contare nel senso di votare per un futuro papa di sentimenti temperati. Il conte Kalnoky è in

"o>ra annesso, ma nelle Carte Rudinì. Per la risposta ad esso cfr. n. 228.

richiama l'attenzione del conte Nigra sull'eventualità di un conclave. Desiderio di accordi ami- chevoli con l'Austria-Ungheria circa tale argomento».

questo perfettamente d'accordo con lei, che cioè convenga avere un papa mode- rato, e vede con evidente soddisfazione la direzione pacifica da lei data alla nostra politica ecclesiastica. Egli spera che una tale direzione porterà i suoi frutti, e che gioverà più che ogni altra cosa a temperare possibilmente le ten- denze del futuro conclave.

Quanto al nunzio Galimberti, io sono con lui in ottime relazioni, ma non parlammo mai di queste cose. I nostri brevi discorsi in materia politica si limitarono finora ad esprimere reciprocamente voti di futura possibile con- ciliazione.

Monsignor Galimberti ha, come nunzio a Vienna, una carica, come si dice, cardinalizia. Il cappello non può quindi mancargli tosto o tardi. Ma il conte Kalnoky non crede poter far esprimere su ciò un voto suo al Vaticano, il quale voto, d'altronde potrebbe essere mal compreso. È bene in ogni caso ch'ella sappia, che monsignor Galimberti, malgrado la guerra che gli si fa al Vaticano, continua ad essere in buoni termini col papa, col quale conserva l'uso di comu- nicazioni personali.

L'uno dei prossimi futuri cardinali sarà certamente l'arcivescovo di Vienna, e questa sarà ottima scelta, essendo l'arcivescovo di sentimenti moderati, e creatura dell'imperatore che lo fece successivamente elemosiniere dell'esercito, e poi arcivescovo di Vienna.

Ma di queste cose, com'ella stessa osserva, è malagevole trattare per iscritto. E sono anch'io d'avviso che una conversazione anche non lunga m'insegnerà molto più che un'estesa corrispondenza. Io mi tengo perciò pronto a recarmi da lei in Roma quando le parrà opportuno. La prego soltanto di voler darmene avviso per tempo, perché sono ancora in poco florido stato di salute e devo prendere qualche precauzione per il viaggio.

Consegno questa e la precedente lettera (l) al corriere ausiliario che parte domani per l'Italia.

T. S. N.

(l) Questo secondo P.S. non è conservato all'Archivio d! Gabinetto, come la lettera eu!

(2) La lettera non è stata trovata. Esiste un appunto che dice: «Il marchese d! Rudinl

225

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Berlino, 18 aprile 1891, ore 18,40.

J'apprends à l'instant à la chancellerie impériale que V. E. a laissé com- prendre au comte de Solms que vous verriez avec plaisir que Salisbury fut sondé sur la possibilité de donner rédaction plus précise à nos accords secrets avec l'Angleterre. Le Cabinet de Berlin secondant volontiers vos désirs télégra- phie aujourd'hui au comte Hatzfeldt de s'employer de son mieux à cet effet (2).

(2) Per la risposta di Rudini cfr. n. 226. Sull'attività svolta da Hatzfeldt per avvicinare

l'Inghilterra alla Triplice Alleanza cfr. Grosse Politik, vol. VIII, pp. 43 sgg.

T. S.N.

(l) Cfr. n. 223.

226

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

Roma, 19 aprile 1891, ore 10,45.

Veuillez vivement remercier pour l'empressement de la chancellerie impé- riale à seconder mon désir au sujet de nos engagements secrets avec l'Angle- terre (1). J'en avais en effet touché un mot avec Solms. V. E. trouvera, dans les instructions que ce courrier de Cabinet lui apporte (2), des indications précises qui pourront, je l'espère, donner un caractère essentiellement pratique à l'action que nous devrions exercer là-dessus à Londres. En attendant, il est bon que le langage du comte Hatzfeldt prépare dès ce moment le terrain pour les pour- parlers ultérieurs.

227

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO

T. 608. Roma, 19 aprile 1891, ore 21,45.

L'ambasciatore d'Austria mi lasciò intravedere possibilità che suo Governo faccia alla Sublime Porta qualche rimostranza per gli affari di Candia. In questo caso desiderasi ed io consento che ella appoggi ufficii del suo collega (3).

228

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. S. N. (4). Roma, 21 aprile 1891, ore 12,20.

J'approuve le langage que vous avez tenu avec Kalnoky dans l'entretien mentionné au post-scriptum de votre lettre particulière 15 avril (5). L'Italie n'est pas directement intéressée dans la question bulgare et elle tient à ne

(2) Cfr. n. 221. (3) Questo telegramma fu comunicato alle ambasciate a Berlino, Londra e Vienna con

T. 609, pari data. Launay riferì con R. 484/170 del 22 aprile di averne comunicato il contenuto a Marshall il quale lo aveva ringraziato «aggiungendo però che la Germania, per quanto la concerne, non riterrebbe c.pportuno associarsi a premure presso la Porta in quistione di interesse non urgente, che, come quella di candia, si trascina da tanto tempo senza speranza di prossima soluzione ».

(5) Cfr n. 223.

pas froisser la Russie, malgré celà nous croyons avant tout devoir seconder loyalement l'action de l'Autriche-Hongrie à laquelle nous devons toute notre reconnaissance pour l'appui qu'elle nous donne dans les questions qui touchent directement nos intérèts. Je vous prie mème de vouloir remercier Kalnoky pour la bienveillance qu'il me démontre et de vouloir bien l'assurer que notre coopé- ration ne lui manquera pas.

(l) Cfr. n. 225.

(4) Minuta autografa.

229

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 388/2180. Londra, 21 aprile 1891 (per. il 25).

Durante le trattative recenti di Costantinopoli che ebbero fine con l'iradé imperiale che ordina la militare occupazione effettiva delle località della fron- tiera tripolitana più minacciate dalla parte della Tunisia, V. E. mi ordinava, con telegramma (1), di promuovere l'invio a sir W. White di istruzioni che lo abilitassero ad agire per il conseguimento dello scopo desiderato.

In assenza di lord Salisbury e trattandosi di un'azione diplomatica impe- gnata in guisa da non poter senza inconvenienti soffrire indugio, mi recai tostamente dal sottosegretario di Stato incaricato delle comunicazioni d'indole politica. Sir Ph. Currie non conosceva che sir W. White avesse preso una parte qualsiasi all'azione diplomatica alla quale il mio discorso si riferiva. Forse egli si riteneva autorizzato a fare qualche pratica senza speciali istruzioni; da parecchi mesi egli non aveva più informato il Foreign Office di avere agito nel senso da me indicato. Fu richiesto, me presente, l'ufficio competente di fornire !e informazioni che si avevano in proposito al Foreign Office, e ne risultava che nulla era stato riferito nè della proposizione del barone Calice relativa alla commissione di delimitazione, nè di quella del conte Radowitz relativamente alla militare occupazione effettiva. Sir Ph. Currie prendeva nota di ciò che io in proposito gli narrava e del desiderio che gli esprimeva per darne conto a lord Salisbury e chiedergli istruzioni.

La conoscenza personale che io ho da molti anni con sir W. White mi predisponeva malamente a credere che quel diplomatico attivo, diligente e minuto informatore di tutto ciò che anche indirettamente può interessare il suo Governo, avesse omesso di far conoscere al Foreign Office il suo operato, l'azione diplomatica dei suoi colleghi e la parte che, a parer suo, conveniva al Governo di Sua Maestà britannica di prendere alla medesima. Insistetti perciò molto vivamente presso il sottosegretario di Stato acciocché lord Salisbury fosse senza ritardo informato dell'opportunità di insistere simultaneamente accioc- ché il sultano ordinasse l'occupazione militare permanente dei punti più minac- ciati della frontiera tripolitana. Dal fatto della presenza di pochi militari in

quelle località ne conseguirebbe il vantaggio di una situazione pm sicura, più certa, la quale escluderebbe da tutte le parti le sospettose inquietudini. Ne risulterebbe uno stato di cose assai più calmo quale certamente l'Inghilterra desiderava non meno di noi.

Sebbene sir Ph. Currie non m'informasse dipoi nè di ciò che egli aveva riferito a lord Salisbury, nè della risposta di Sua Signoria, stimai opportuno, nell'occasione della visita che a quest'ultimo feci appena egli fu ritornato in Londra, di portare il discorso sovra questo soggetto. Noi potevamo essere sod- disfatti che il sultano avesse emesso l'iradé; ora importava vegliare alla esecu- zione degli ordini imperiali. Ne avremmo avuto tutti il singolare vantaggio di una situazione rassicurante e tranquilla. Sua Signoria sembrava convenirne; ma non si esprimeva circa l'importanza di vigilare alla esecuzione del!'iradé imperiale. Egli celiava sovra la finzione della non presenza dei francesi in Tunisia, eretta a base della politica ottomana in quella contrada.

Dalle cose sovra narrate, a me è rimasta l'impressione che, anche in que- sta circostanza, l'azione dell'Inghilterra per la preservazione dello statu quo nel nord Africa sia stata fiacca e calcolatamente lenta. Non è questa la prima volta che adempio al dovere di segnalare al R. Governo la ritrosia troppo mani- festa del Gabinetto di Londra a prendere in questi affari la posizione risoluta che gli assegnerebbero la cura dei propri interessi ed una maggiore preoccupa- zione di ciò che può essere vitale per l'Italia, se in lui visibilmente non preva- lessero altre considerazioni alle quali la posizione presa in Egitto potrebbe non essere estranea.

(l) C!r. n. 196, nota l, p. 143.

230

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 390/220. Londra, 21 aprile 1891 (per. il 25). Il corriere ordinario di gabinetto mi recò ieri il dispaccio del 2 corrente (l)

al quale trovai allegata la memoria relativa all'hinterland tripolitano, elaborata dal r. corpo di Stato Maggiore. Sono svolte in quel documento considerazioni di molto peso e di manifesta evidenza, le quali si affacciano spontaneamente a chiunque voglia esaminare il problema dell'avvenire riservato alle popolazioni musulmane del nord dell'Africa. La questione preliminare che ogni altra dovrebbe dominare è quella di sapere se, nelle trasformazioni alle quali assi- stiamo, l'elemento musulmano africano sia destinato a costituirsi in forte agglo- merazione politica, oppure se dovrà essere assorbito dalla espansione europea sul continente nero. Di certo per l'Italia la prima ipotesi sarebbe la più favo- revole. Hanno con noi parità d'interessi tutti gli Stati secondari del bacino mediterraneo, incapaci di rivaleggiare con la Francia e con l'Inghilterra. Fortu-

natamente la Tripolitania avendo cessato di avere l'autonomia di una Reggen- za, è oggi una provincia dell'Impero ottomano. Ad essa si estendono le guaren- tigie introdotte nel diritto pubblico europeo per il mantenimento dell'integrità della Turchia. Questo principio, rettamente inteso, esclude in modo assoluto le competizioni territoriali, fra gli Stati che lo hanno accettato, a pregiudizio delle popolazioni soggette al dominio del sultano di Costantinopoli. La fedeltà a questo principio, sembra a me, essere ancora di salute per l'Italia e l'intento nostro, principalmente nella penisola dei Balcani ed in Africa, dovrebbe essere quello di attenerne da tutti il rispetto.

Io terrò presenti le cose esposte nella memoria del nostro corpo reale di Stato Maggiore e me ne varrò, se l'occasione se ne presentasse, per far preva- lere concetti conformi agli interessi sovra i quali noi dobbiamo attentamente e costantemente vegliare.

L.

(l) Cfr. n. 185, nota l, p. 133.

231

L'IMPERATORE D'ETIOPIA, MENELIK II, AL RE D'ITALIA, UMBERTO I (l)

Addis Abeba, 21 aprile 1891 (per. il 12 luglio).

J'ai l'espoir que notre lettre datée du 5 yakatit 1883 (2) sera bien parvenue à Votre Majesté.

Désirant faire connaitre les limites der 'Ethiopie à nos amies les Puissances européennes, j'adresse également à Votre Majesté la présente lettre, et nous espérons que vous voudrez bien prendre bienveillamment en considération nos limites, qui sont les suivantes:

partant de la limite italienne d'Arafali, qui est située sur les cotes de la mer, cette limite se dirige vers l'ouest sur la plaine de Gegra-Média (pin- tades), et va vers Mahiyo, Halai, Diksan, Goura et arrive jusqu'à Adibaro. D'Adibaro la limite arrive jusqu'à l'endroit où le Mareb et le fleuve d'Arab se réunissent. Cette limite partant ensuite du dit endroit se dirige vers le sud, et arrive jusqu'à l'endroit où le fleuve de Atbara et le fleuve Setit se rencon- trent, et où se trouve la ville connue sous le nom de Tomat. Partant de Tomat la limite embrasse la province de Ghedaref et arrive pusqu'à la ville de Karkog, sur les bords du Nil. De Karkog cette limite arrive jusqu'à l'endroit où le Nil blanc et le fleuve Sobat se rencontrent. Partant de cet endroit, la limite suit le dit fleuve de Sobat, y compris les pays Gallas dits Arboré, arrive jusqu'à la mer Sambourou, vers l'est, compris les pays Gallas connus sous le nom de Borani, tous les pays des Aroussis, jusqu'aux limites des Somalis, y compris également la province d'Ogadèn. Vers le nord, la limite embrassant les Habr- Awal, Ies Gadabursis, les Issa-Somalis, arrive jusqu'à Hambos. Partant de Hambos, la limite embrasse le lac Assai, la province de notre vassal d'ancienne date Mohamed Hanfari, longe la cote et rejoint Arafali.

(2) Cfr. n. 105, allegato.

En indiquant aujourd'hui les limites actuelles de mon Empire, je tacherai, si le bon Dieu veut bien m'accorder la vie et la force, de rétablir les anciennes frontières de l'Ethiopie jusqu'à Kartoum et le lac Nianza, avec tous les pays Gallas.

Je n'ai point l'intention d'etre spectateur indifférent, si des Puissances lointaines se portent avec l'idée de se partager l'Afrique, l'Ethiopie ayant été, pendant bien quatorze siècles, une ile des chrétiens au milieu de la mer des paiens.

Comme le Tout-Puissant a protégé l'Ethiopie jusqu'aujourd'hui, je me porte avec l'espérance qu'il la gardera et l'élargira aussi pour l'avenir; mais je ne doute nullement pas qu'il partage l'Ethiopie à d'autres Puissances.

Auparavant la limite de l'Ethiopie était la mer. A défaut de force et à défaut de l'aide de la part des chrétiens, notre frontière du còté de la mer est tombée entre les mains des musulmans. Aujourd'hui nous ne prétendons pas de retrouver notre frontière de la mer par la force; mais nous espérons que les Puissances chrétiennes, conseillées par notre sauveur Jesus-Christ, nous rendent les frontières de la mer, ou qu'elles nous donneront au moins quelques points sur la cote.

T. 624.

(l) Ed. ln L'Italia tn Africa, Etiopta-Mar Rosso, tomo IX, clt., pp. 132-133.

232

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

Roma, 22 aprile 1891, ore 10,20.

Notizie private confermano Chefneux strappò a Menelik un trattato con la Francia che certo signor Caillard veniente dallo Scioa imbarcatosi a Zeila il 10 corrente reca ora a Parigi (1). Ciò spiega come costi la cosa si ignori. Voglia parlarne amichevolmente col signor Ribot ricordando che l'articolo 17 del nostro trattato regolarmente notificato è naturalmente norma tra i due Governi (2).

T. 808.

233

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 22 aprile 1891, ore 17,07 (per. ore 19,50).

Salisbury mi ha parlato spontaneamente oggi delle difficoltà che sono sorte col Portogallo in seguito agli ultimi incidenti che egli attribuisce all'indisci-

" Menabrea con T. 577 del 15. Menabrea aveva Inviato con T. 773 del 17 aprile la smentita di Rlbot.

plina degli ufficiali portoghesi. Spiegazioni furono domandate a Lisbona ed il Governo inglese vuole che la obbligazione risultante dal modus vivendi per la navigazione fiume, sia rispettata dal Portogallo. Se le spiegazioni non fossero fornite o se da parte del Governo portoghese si esitasse a rispettare dette obbli- gazioni, delle navi da guerra sarebbero inviate. Salisbury, nel protestare le migliori intenzioni di vivere in pace coi portoghesi, dichiarò tuttavia che i rap- porti con il Portogallo sono spinosi. Egli mi ha autorizzato ad informare V. E. della sua conversazione con me. Gli ultimi incidenti hanno prodotto emozione vivissima, che i numerosi aderenti della Compagnia del Sud Africa sfrutteranno facilmente. Penso non sarebbe saggio, da parte del Portogallo, prendere attitu- dine resistenza (l).

D. 14866/351.

(l) La notizia, comunicata dal console ad Aden con T. 750 del 14 aprile, era stata trasmessa

(2) Per la risposta cfr. n. 237.

234

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

Roma, 22 aprile 1891.

Discorrendosi tra me e l'ambasciatore d'Austria-Ungheria delle cose di Tripoli, il barone di Bruck accentuava meco, in questi ultimi giorni, il fermo proposito del suo Governo che, in codesto argomento, si continui a procedere nel più intimo accordo tra le due ambasciate in Costantinopoli e i due Gabi- netti. Tale è l'avviso espressamente enunciato dal barone Calice nel suo car- teggio, e tale avviso trova a Vienna piena approvazione.

Non è mestieri che io dica come siffatti intendimenti abbiano, da parte nostra, una perfetta reciprocità.

D. 14891/338.

23S.

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

Roma, 22 aprile 1891.

Quando, in occasione della mia recente conversazione col signor Billot, ebbi a discorrere seco lui della demarcazione delle rispettive zone d'influenza

dalla parte di Obock, mi accadde di accennare anche a questa combinazione: che, cioè, qualora alla Francia non sembrasse di poter consentire che l'intera Etiopia con le sue dipendenze, Harar compresa, fosse espressamente inclusa nella zona italiana, la delimitazione si facesse da Ras Dumeira al confine etio- pico rispetto al Governo italiano, e di là in giro fino alla linea anglo-francese rispetto al Governo italiano medesimo, quale rappresentante l'imperatore Menelik.

Il signor Billot, avendone scritto a Parigi, mi significava testè che questa combinazione non era sembrata accettabile. Nel tempo stesso, e poiché io gli dichiarava l'impossibilità ad ammettere la recente proposta del suo Gover- no, mi pregava di considerare il negoziato sospeso, senza affermarne la defi- nitiva rottura. Al che non ebbi difficoltà di annuire, essendo però, dal canto mio, ben risoluto di non prendere iniziativa alcuna e di lasciare al Governo francese l'iniziativa eventuale di ulteriori proposte.

L. PERSONALE.

(l) Questo telegramma fu comunicato alla legazione a Lisbona con T. 628 del 23 aprile.

236

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 22 aprile 1891.

Parlai oggi con lord Salisbury del segreto assoluto che noi abbiamo sempre conservato e desideriamo conservare per il nostro accordo con la Spagna. Il segreto, gli dissi, non concerneva soltanto le clausole dell'accordo, ma si esten- deva all'esistenza del'accordo stesso, ciò che a me pareva meglio confacente all'indole dei Governi parlamentari. Lo stesso segreto si era mantenuto per gli accordi itala-britannici del febbraio e dicembre 1887. Se di essi eventualmente si fosse dovuto parlare, sarebbe stato preferibile parlarne qui od a Roma con Iord Dufferin? Sua Signoria mi rispose che V. E. avrebbe potuto parlarne dove meglio credeva. Sebbene lord Dufferin non si trovasse a Roma all'epoca di que- gli accordi, egli dovea esserne perfettamente informato. Mi parve che in questo modo io abbia potuto meglio che con indirette investigazioni, raggiun- gere lo scopo di dare a V. E. una risposta pronta e sicura alla domanda conte- nuta nel telegramma del giorno 20 (l).

Ringrazio vivamente V. E. delle tre lettere particolari portatemi dall'ultimo corriere.

oegret! italo-brltannicl del 1887.

T. 821

(l) T. s.n., non pubblicato: richiesta di conoscere se Dufferin fosse Informato degll accordi

237

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Parigi, 24 aprile 1891, ore 16,15 (per. ore 19,25).

Vidi questa mattina Ribot che mi disse ignorare assolutamente il trattato strappato a Menelik da Chefneux (1), e non avere avviso prossimo arrivo signor Caillard latore del medesimo. Egli protesta non avere dato a chicchessia mandato negoziare simile trattato; aspetta che la cosa sia chiarita. Ripetei al signor Ribot le osservazioni consegnate nel mio rapporto spedito iersera (2) rispetto al modo di procedere dei francesi in simile affare, e dichiarai che dopo il modo di comportarsi di Menelik a nostro riguardo relativamente al noto articolo 17 del trattato, ritenevamo il testo italiano del trattato come solo uffi- ciale e come norma dei nostri rapporti, poiché se ne fece ufficialmente la notifi- cazione alle Potenze che ne presero atto compresavi Francia. Ribot tenne con me linguaggio amichevole come lo ebbi con lui, e così si potrà aspettare che la Francia prenda· di nuovo iniziativa. Ribot mi disse che Menelik aveva chiesto dalla Francia la cessione del porto nel golfo Tagiura, ma questa non vi consente.

T. S. N.

238

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA. TORNIELLI

Roma, 25 aprile 1891, ore 13.

Je reçois à l'instant votre lettre confidentielle du 22 de ce mois (3) con- cernant l'affaire espagnple. C'est parfait. V. E. peut dès maintenant dire à lord

(3) se ne pubblica n passo seguente: «Feci notare a Sua Signoria che la scadenza dell'ac-

cordo esistente era ormai Imminente e che il mio Governo era desideroso di avere da me una risposta sollecita. Questa si è fatta aspettare fino ad oggt malgrado io la sollecitassi nell'Inter- vallo. Essa è espressa In una lettera della quale trasmetto a V. E. copia testuale. Risulta dalla medesima che n Governo di Sua Maestà britannica è pronto a concorrere alla politica della r!rmova,zione proposta,, .nè trova a ridire a,lla riserva, suggerita, da,lla, Spagna. Formula, però, il Governo inglese, a sua volta, una riserva nella forma della espressione della sua fiducia che Il consenso dell'Italia alla clausola aggiuntiva non conterrà la più piccola deviazione dal principio espresso nella nota indirizzata il 12 marzo 1887 dall'Italia, dall'Inghilterra e dalla Spagna al Marocco per il mantenimento dell'indipendenza e della Integrità territoriale dell'Impero scerif- fiano. Mi pare che, se la riserva inglese indica forse eccessiva preoccupazione di ciò che la Spagna potrebbe avere in animo di intraprendere contro !l Marocco per assicurare la tranquillità dei territori circostanti ai suo! presldil africani, sotto vari altri aspetti n Governo di Madrid dovrebbe vedere con piacere che !l Gabinetto ·dì Londra mantiene alla politica che ha inspirato la nota del 12 marzo 1887 il massimo valore. Per pa,rte nostra, non potremmo certamente dolerci di a,ver provocato da,ll'Inghilterra, una, dichiara,zione -di tanta ·importanza ed io stimerei oppor- tuno che, configura,ndosi lo sca,mbio di idetl con lord Sa,lisbury, gl! s! fa,cesse da, pa,rte nostra una dichiarazione che confermasse l'a,ccordo de! tre Governi nella, politica della qua,le la nota del 1887 è l'espressione >>.

Salisbury qu'en lui communiquant officiellement notre accord avec l'Espagne aussitòt qu'il sera un fait accompli vous lui adresserez une note constatant notre pleine adhésion aux idées énoncées dans sa note du 21 avril.

(l) Cfr. n. 232. (2) R. '123/277 del 23 aprUe. rion pubblicato.

239

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 635. Roma, 25 aprile 1891, ore 14.

Ministro Portogallo è stato informato dal suo Governo che l'incidente di Beira fu esaurito con amichevoli spiegazioni. Ministro Portogallo m'informa pure che giunsero al suo Governo le proposte inglesi, alle quali si fecero osser- vazioni, e domanda si faccia opera presso lord Salisbury per ottenere risposta urgente. Dissemi ancora che altre Potenze sollecitarono Salisbury perché ade- risca al desiderio espresso Portogallo di avere pronta risposta (1).

240

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. Madrid, 26 aprile 1891, ore 16.

J'ai reçu les deux derniers télégrammes (2) relatifs à la réponse de lord Salisbury et je m'empresserai d'exécuter les ordres de V. E. Quoique très faible le due de Tetuan m'a accordé hier une courte entrevue. Je ne l'avais plus vu depuis dix jours. Comme je l'avais télégraphié le 19 courant (3) notre modus procedendi est accepté. Mais pour la durée de l'accord le ministre d'Etat insiste pour qu'il reste établi pour quatre ans, ne voulant pas par esprit de parti qu'on puisse accuser le Ministère actuel d'avoir changé en quoi que ce soit l'acte stipulé par le Cabinet libéral précédent (4). Je transmets en chiffre par la poste le projet de protocole (5). Si V. E. l'approuve, je la prie de m'en donner avis par le télégraphe. Mes collègues d'Allemagne et d'Autriche-Hongrie ont déjà reçu instruction d'adhérer.

risposta cfr. n. 264.

(3) T. s.n., non pubblicato. ( 4) Per la risposta cfr. n. 245. (5) R. cifrato 314-315/108-109 del 27 aprile, non pubblicato.

T. 646.

(l) Questo telegramma fu comunicato alla legazione a Lisbona con T. 634, pari data. Per la

(2) T. s.n. del 25 aprile, non pubblicati.

241

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

Roma, 26 aprile 1891, ore 19,30.

Billot conferma suo Governo ignora trattato con Menelik né diede mandato a nessuno (1). Avendogli chiesto quale atteggiamento suo Governo prenderebbe se trattato concluso, rispose nulla poter dire senza interrogare Parigi. Osservò che se si trattasse di convenzione per lago Assai sarebbe contraria interessi Fran- cia che negò sempre riconoscere ivi sovranità Menelik.

T. S.N.

242

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Berlino, 27 aprile 1891, ore 20.

Voici le résultat de ma seconde entrevue avec le secrétaire d'Etat (2), qui avait pris les ordres du chancelier. Il est entendu qu'il n'y aura q'un traité unique. Le préambule est accepté avec faibles modifications pour le rendre plus complet. Il va de soi que les premiers cinq articles de notre projet ne subissent aucun changement. A propos de l'art. VI V. E. demande que l'Alle- magne assume les memes obligations en ce qui concerne les còtes de la mer et les régions intérieures de la péninsule balkanique. J'ai rencontré sur ce point, ainsi que je l'ai déjà écrit, des difficultés insurmontables pour des motifs que le secrétaire d'Etat me laissait deviner. Je m'en suis parfaitement rendu compte. Si l'Allemagne entrait dans nos vues, elle renoncerait au pro- gramme, qu'elle s'est fixé depuis le Congrès de Berlin, de se désintéresser de la question des Balkans, ou de se tenir sur une extreme réserve, et cela afin d'etre mieux en mesure, les cas échéant, de jouer le ròle de médiateur, l'office, en quelque sorte, de tampon entre l'Autriche et la Russie dans un but pacifique, notamment en Bulgarie. Ce programme était déjà celui de Bismarck. Supposant le cas où Son Altesse sortirait vainqueur de son ballotage por son élection au Reichstag et qu'il interpellait à la Chambre si le Cabinet de Berlin est resté dans la meme attitude, à l'égard nommément de la Bulgarie, il faut que son successeur soit à meme de répondre affirmativement. Son silence ne man-

col segretario di Stato che si era riservato di riferire al cancelliere.

querait pas d'etre interprété dans un .sens défavorable à Pétersbourg, et de provoquer des complications que les alliés ont précisément en vue de prévenir. Cette attitude sert en meme temps de contrepoids envers qui voudrait entrainer l'Autriche-Hongrie dans une politique plus accentuée dans les Balkans (1). Ces raisons me paraissent assez convaincantes pour nous induire à nous désister de notre demande. Je prie V. E. de me faire connaitre par le télégraphe sa décision (2). L'Italie et l' Allemagne maintiendraient l'article I de leur _trai tè séparé de 1887, l'Italle et l'Autriche-Hongrie le premier paragraphe de l'arti- cle I de leur traité séparé de la meme année. Le second paragraphe de l'arti- cle I du traité séparé entre l'Italie et l'Autriche-Hongrie trouverait place dans une autre stipulation. Il serait dit ensuite que les deux articles qui précèdent, après changement de numération, ne s'appliquent pas à la question égyptienne. L'article VIII de notre projet serait conservé tel quel.

La chancelier désirerait la suppression de l'article IX (3) parcequ'il en résul- terait de nouvelles obligations pour l'Allemagne. Mais le secrétaire d'Etat après avoir entendu mes arguments ne renonce pas à l'espoir de faire revenir son chef sur sa première impression. Il conviendrait tout d'abord d'éliminer les mots «de fai t et de droit » et de se tenir à la simple expression de statu quo territorial et de trouver une rédaction qui fit dépendre d'une entente préalable l'appui éventuel de l'Allemagne. J'ai fourni le texte d'une formule que j'ai rédigé pour faciliter l'acceptation. Il serait stipulé entr'autres qu'en pareille éventualité une entente préalable devra aussi etre établie avec l'Angleterre. Le secrétaire d'Eta t m'a di t que, d'après les explications contenues dans le· para- graphe 8 de vos instructions, il ne s'agit dans l'article IX de notre projet de traité que d'une action diplomatique et pacifique pour remplir une lacune signalée par V. E. dans le traité séparé de 1887.

J'ai proposé, sous réserve d'assentiment de V. E., d'intercaler, entre les articles XII et XIII, l'article suivant: « Les Puissances signataires se réservent ultérieurement d'y introduire, sous forme de protocole et d'un commun accord les modifications dont l'utilité serait démontrée par les circonstances ».

J'ai en outre proposé, sous la meme réserve, pour donner plus de stabilité à la Triple Alllance en la plaçant à l'abri des changements de Ministère et des fluctuations parlementaires, l'article suivant: «Le présent traité reste en vigueur pour l'espace de six ans à partir de l'échange des ratifications, mais s'il n'avait pas été dénoncé un an à l'avance par l'une ou l'autre des Hautes Parties Contractantes, il restera en vigueur pour la durée de six autres années ».

Le Cabinet de Berlin en ce qui le concerne accepte le projet de protocole.

quanto comunicato nel presente telegramma a questo punto così prosegue: « Au reste, si des nostilités entre l'Autriche et la Russie devaient éclater dans ces régions, une considération l'emporterait sur toute autre, celle que l'Allemagne devrait tòt ou tard intervenir dans une guerre qui menacerait l'existence mème de l'Autriche. Il en résulterait une guerre générale, et la conduite réservée du Cablnet de Berlin n•aurait plus dès lors une valeur pratique, comme il peut encore l'invoquer aujourd'hui. J'ouvre lei une parenthèse. J'ignore si des accords secrets ont été pris par l'Autrlche et peut-ètre par nous avec la Roumanie. Mais je crois opportun de rappeler ce que j'écrivais àans le temps, à savoir qu'il ne nous conviendrait pas d'éparpiller nos forces. Il importerait au contraire, le cas échéant, de concentrer nos corps d'armée dispo- nibles vers le Rhin, vers le théàtre principal et décisif d'une guerre contre la France ».

(3) Cfr. n. 221, allegato I.

Le Gouvernement impérial se met en communication avec le Cabinet austro~ hongrois pour amener par son entremise une entente. Le secrétaire d'Etat savait déjà que le comte Kalnoky, qui avait connaissance par le comte Nigra du projet de traité, manifestait de bonnes dispositions.

(l) Cfr. n. 237. (2) Launay aveva riferito con T. s.n. del 25 aprile, non pubblicato circa il primo Incontro

(l) Il R. confidenziale IV dello stesso 27 aprile con cui Launay riferiva più estesamente

(2) Cfr. n. 244.

243

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

D. 15632/357. Roma, 27 aprile 1891.

Mi pregio di segnare ricevimento e di ringraziare V. E. del rapporto n. 723/277 in data del 23 corrente (1). Approvo il linguaggio tenuto col signor Ribot riguardo ai nostri negoziati di delimitazione, ed aspetteremo volentieri che il Governo francese dopo uno studio più accurato della questione si decida a farci proposte migliori. Ho appena bisogno di ripetere che mentre i parti- colari della linea di confine potranno formare oggetto di discussione, la condi- zione che ritengo essenziale e sine qua non per riprendere le trattative è che la linea saddetta di delimitazione, partendo da un punto dello stretto di Bab el Mandeb non si fermi alle frontiere dell'Etiopia, ma arrivi sino al confine anglo-francese stabilito coll'accordo del febbraio 1888, e naturalmente lasci nella sfera d'influenza italiana le dipendenze dell'Etiopia e sopratutto l'Harar.

244

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. S.N. Roma, 28 aprile 1891, ore 11.

Je vois avec plaisir que la négociation marche vite et bien (2). Merci. J'accepte, au lieu d'un article VI ayant le meme texte pour l'Allemagne et pour l'Autriche-Hongrie, deux articles distincts, reproduisant les formules respectives des deux traités séparés de 1887. J'espère que l'article IX sera accepté. J'autorise dans cet article la suppression des mots «de fait et de droit ». V. E. a d'ailleurs parfaitement expliqué l'esprit de cette stipulation. Veuillez m'en indiquer la formule que vous avez suggérée (3). J'approuve les deux articles adjonctifs

(2) Cfr. n. 242. (3) Per l~< risposta cfr. n. 248.

proposés par V. E. Veuillez, cependant, ne pas trop insister pour la reconduction tacite en cas de non dénonciation. J'y avais pensé moi-mème. Je me suis abstenu d'en faire la proposition par scrupule envers un futur ministre, qui se verrait obligé, pour se libérer à la fin des six ans, de procéder à la dénon- ciation, un acte qui a toujours quelque chose d'odieux.

T. S.N.

(l) Cfr. n. 237, nota 2.

245

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

Roma, 28 aprile 1891, ore 11.

Nous acceptons, ainsi que l'Allemagne et l'Autriche-Hongrie, la durée de quatre ans (1).

246

L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. 304/186. Costantinopoli, 28 aprile 1891 (per. il 6 maggio).

Ho letto coll'attenzione che merita la pregevole memoria, unita al dispac- cio ministeriale del 2 corrente divisione I, sezione I n. 12201/146 (2), redatta dal tenente generale commendatore Sironi, sull'importanza della Tripolitania e dell'hinterland tripolino rispetto all'equilibrio del Mediterraneo e più partico- larmente agli interessi dell'Italia in quel mare.

Ubbidiente alle istruzioni dell'E. V. farò mie le cognizioni particolari su questo soggetto del comandante in seconda del corpo di Stato Maggiore, nella trattazione eventuale dell'argomento. L'importanza che l'autore della suddetta memoria annette al fatto d'impedire che l'hinterland tripolino, che include nel suo territorio le vie di comunicazioni tra il Mediterraneo e le regioni centrali dell'Africa, cada nelle mani della Francia concorda con quanto ebbi già l'onore di scrivere all'E. V. in precedenti miei rapporti; e la conseguenza che egli trae dall'attribuire minore importanza alle usurpazioni francesi nell'hinterland che nel vilayet stesso di Tripoli è la medesima che prevedevo nei summenzionati miei rapporti, cioè l'inevitabile desiderio delle popolazioni di Tripoli, desiderio imposto dalla necessità, di essere incorporate nel dominio della Potenza che coll'hinterland riuscì ad impossessarsi delle fonti della loro esistenza.

11 giorno precedente (t. s.n. di Rudini a J,aunay e Nigra del 27 aprile e t. s.n., pari data da Berl!no e Vienna, non pubbl!catl).

T. S. N.

(l) Risponde al n. 240. Il parere dei Governi tedesco ed austro-ungarico era stato presentito

(2) Cfr. n. 185, nota l, p. 133.

247

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Madrid, 29 aprile 1891, ore 15.

Je me heurte à une difficulté que je ne puis taire davantage a V. E. C'est depuis le mais de janvier que j'ai d'interminables discussions avec le due da Tetuan au sujet de la note collective du 12 mars 1887. Je lui en fis mention, de ma propre initiative, l'été dernier à sa venue au pouvoir, et cette année, au mais de janvier, lorsque le due souleva la question des réserves pour le Maroc. Sans avoir aucune instruction là-dessus, je lui demandais comment il pouvait faire des réserves sur une question réglée par cette note, dont au commencement il ignorait mème l'existence. Sa réponse fut que ce document n'avait pas de valeur. Son raisonnement est des plus spécieux. Il ne nie pas sa coopération au respect du status quo, mais il dit que, le sultan du Maroc n'ayant jamais accepté ce que lui offraient les trois Puissances signataires de la note, cette dernière restait camme non avenue. Au cours de la présente négociation j'ai toujours appréhendé que l'Angleterre ne fit surgir la question de la note collective, connaissant de longue date le poids que cette Puissance y attache. Aujourd'hui que la bombe a éclaté, je ne puis omettre d'en parler à V. E., en la priant cependant d'attendre, à se prononcer, que je lui transmette la formule par laquelle le ministre d'Etat compte répondre à l'interrogation de lord Salisbury.

248

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. Berlino, 29 aprile 1891, ore 16,16.

Voici le texte de la formule suggérée pour l'article IX sauf réserve d'assen- timent. Les deux premières phrases sont maintenues sauf les mots « de droit et de fait », remplacés par les mots « status quo territorial »: «Si malheureu- sement, en suite d'un miìr examen de la situation, l'Italie et l'Allemagne recon- naissaient l'une et l'autre, que ce maintien du status qua devenait impossible, l'Allemagne s'engage, après un accord formel et préalable, à appuyer l'Italie en toute action, sous la forme d'occupation ou autre prise de garantie, que cette dernière devrait entreprendre dans ces mèmes régions en vue d'un intérèt d'équilibre et de légitime compensation. Il est entendu que pour pareille éven- tualité une entente préalable devrait aussi s'établir avec l'Angleterre ».

Les mots « dans ces memes régions » ont été ajoutés ultérieurement par moi pour tenir compte d'une remarque du secrétaire d'Etat que l'Autriche-Hon-

191 17 - Documenti Diplomatici - Serle II - Vol. XXIV

grie prendrait peut-etre ombrage si elle pouvait supposer que l'appui de l'Allema- gne, dans une action que nous entreprendrons en vue d'un intéret d'équilibre et de Iégitime « compensation ~ s'applique aussi à d'autres régions que celles désignées. Je me suis empressé d'informer, hier au soir, par écrit, le secrétaire d'Etat que vous acceptez, en piace de l'article VI de notre projet de traité, deux articles distincts identiques aux formules respectives des traités séparés de 1887. Cette condescendance de notre part, facilitera, je veux espérer, une entente sur l'article IX (1).

T. S.N.

249

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Madrid, 29 aprile 1891, ore 19,50.

A la suite de mes nouvelles et pressantes démarches, j'espère etre à meme, ce soir ou demain matin, de transmettre à V. E. une réponse satisfaisante du due de Tetuan par rapport à la communication de lord Salisbury (2).

250

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. S.N. Roma, 30 aprile 1891, ore 10.

J'accepte la nouvelle formule de l'article IX (3), sauf seulement la phrase concernant l'entente préalable avec l'Angleterre. Les mots « devrait aussi s'éta- blir » sembleraient faire, de cette entente, une condition préliminaire de l'appui de l'Allemagne, ce qui n'est certainement pas notre intention. Ce serait, entr'au- tres, sans précédent que de livrer en quelque sorte au bon plaisir d'une tierce Puissance la valeur pratique d'une clause engageant les deux parties con- tractantes. Une pareille combinaison ne serait admissible qu'au cas où l'accession de l'Angleterre serait déjà un fait accompli. Je vous prie de proposer l'amen- dement suivant: «Il est entendu que pour pareille éventualité les deux Puis- sances chercheraient à se mettre également d'accord avec l'Angleterre ~ (4).

(2) Cfr. n. 252. (3) Cfr. n. 248. (4) Nigra comunicò con T. s.n. dello stesso 30 aprile: Kalnoky «ne vo!t pas d"object!on

dU projet et aux modif!cations proposées par l'Allemagne >t.

T. S.N.

(l) Per la risposta cfr. n. 250.

251

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

Roma, 30 aprile 1891, ore 10.

Reçu vos deux télégrammes d'hier (1). J'espère fermement que la réponse de Tetuan sera satisfaisante. Quant à nous nous sommes bien résolus à ne pas dévier de la politique exprimée dans la note du 12 mars (2).

252

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. Madrid, 30 aprile 1891, ore 10,10.

Je suis heureux d'annoncer que le due de Tetuan m'a chargé de dire à V. E. qu'il approuve pleinement la réponse qu'elle a donné à Salisbury relati- vement au principe établi par la note collective du 12 mars 1887 dans le sens cependant que cette réponse n'affaiblisse point les réserves que l'Espagne va formuler dans l'échange de notes dont le texte est déjà convenu. Tetuan m'a ajouté qu'ayant toute confiance dans la loyale amitié de V. E. il lui est agréable de l'autoriser à faire cette manifestation de ses sentiments à Salisbury dans la forme et au moment qui lui paraitraient plus opportuns en déclarant en outre encore une fois qu'aucune Puissance n'a plus que l'Espagne un vif intérét au respect et au maintien du status quo au Maroc. Par surcroit de précaution, j'ai laissé copie de ce télégramme entre les mains du ministre d'Etat qui l'approuve dans toutes ses parties (3).

253

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 860. Parigi, 30 aprile 1891, ore 15 (per. ore 17,47 ).

Al ricevimento di ieri, Ribot mi disse che il supposto trattato fra Menelik e la Francia, si riduceva alla concessione del monopolio del lago Assai al noto Chefneux, contro la cui usurpazione poco tempo fa Menelik stesso protestava

(2} Cfr. n. 252. (3) Per la risposta di Rudinl cfr. n. 255.

ed invocava il concorso dell'Italia per difendere i diritti dei danakil. R. Governo vi si prestò ed ottenne dal Governo francese che il Chefneux dovesse limitarsi ad essere tollerato, senza diritto di monopolio, in una ristretta estensione del lago, dove già aveva impiantato il suo stabilimento. Ricordai a Ribot i diritti competenti all'Italia per lo imprestito da essa fatto a Menelik, e garantito dai proventi delle dogane, fra i quali dovevasi comprendere anche quelli che pote- vano derivare dal lago Assal, notando inoltre, che quel lago si trovava in una regione sulla quale crediamo avere dei diritti che intendiamo mantenere. Sog- giunsi essere sperabile che la Francia non avrebbe voluto consacrare, col suo appoggio, l'usurpazione tentata dal Chefneux, che susciterebbe la legittima indignazione di quella popolazione. Ribot non contrappose alcuna osservazione al mio modo di vedere. Debbo ricordare che alcuni mesi or sono i capi danakil, per protestare contro la occupazione francese del lago Assai, piantarono sulla sponda di quel lago la bandiera italiana, come [segno] del nostro protettorato (1).

T. s.N.

(l) Cfr. nn. 247 e 249.

254

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Berlino, 30 aprile 1891, ore 20,20.

Le chancelier me fait dire à l'instant qu'il tiendrait beaucoup à ce que le Maroc ne fùt pas nommé dans l'article IX en sorte que la première phrase finisse par la désignation « Tunisie ». Nous sommes à la veille de renouveler à Madrid, avec l'adhésion de l'Allemagne et de l'Autriche-Hongrie, l'accord par lequel les trois Puissances alliées visent au maintien du status quo au Maroc. L'article X pourvoit d'ailleurs, à réagir, le cas échéant, contre tout acte de la France à l'effet d'étendre son occupation, protectorat ou souveraineté sur les terrltoires nord-africains, y compris par conséquent le Maroc. Il y a lieu, en outre, de remarquer que ce qui est dit, dans la troisième phrase du meme article sur l'appui éventuel de l'Allemagne, s'appliquant aussi au Maroc, ne serait pas d'accord avec l'arrangement espagnol, où il n'est pas parlé d'occu- pation ou autre garantie en vue d'un intéret d'équilibre et de légitime com- pensation. Il faudrait donc, aux termes mémes de l'accord avec l'Espagne, et non sans grave inconvénient, donner connaissance de la chose au Cabinet de Madrid. Le Cabinet de Berlin accepte donc cet article ainsi amendé sans men- tion du Maroc. L'article serait pour le reste conforme à la rédaction que j'ai télégraphié hier à V.E. (2). Le chancelier espère, et je partage cet espoir, que nous n'insisterons pas, et que, cette dernière difficulté surmontée, on pourra

(2) Cfr. n. 248.

s'occuper de préparer les exemplaires du nouveau traité. Les secrétaire d'Etat, sans que j'y eusse donné prise, m'a dit qu'ici on attache beaucoup d'importance, en vue de la stabilité de la Triple Alliance, à ce que, à défaut de dénonciation, le traité fiìt prolongé pour la meme durée de six années. Je lui ai répondu que sur ce point V. E. ne s'était pas encore prononcée. Je comprends parfaitement ce que vous m'avez télégraphié à ce sujet (l); mais en vue de la continuité de l'alliance, à défaut de laquelle nous serions isolés et risquerions d'etre peu à peu poussés dans les bras de la France qui ne nous accepterait que sous san vasselage, il serait conforme à nos intérets monarchiques et nationaux de prolonger autant que possible la durée du traité. Au reste il existe un article qui prévoit l'éventualité d'y introduire d'un commun accord des modifications et améliorations sans qu'il devienne nécessaire de recourir à une dénonciation. Il conviendrait, non pas de nous ménager les moyens de nous dégager, mais de laisser la porte grande ouverte pour fortifier toujours plus l'union pacifique des trois Puissances. Il faut agir à rebours de ce que voudraient nos adversaires.

P.S. - Le chancelier accepte telle quelle la formule que V.E. propose par san télégramme d'aujourd'hui (2) pour la dernière phrase de l'article IX relativement à l'Angleterre. Je vous serais reconnaissant de me télégraphier votre décision au sujet de la non désignation du Maroc et pour la durée du traité (3). La chancellerie impériale expédie ce soir par courrier de Cabinet une dépeche au prince de Reuss énumérant les points sur lesquels l'entente s'est déjà établie entre Rome et Berlin.

T. S.N.

(l) Cfr. n. 260.

255

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

Roma, 30 aprile 1891, ore 23,55.

Veuillez dire au ministre d'Etat combien je me réjouis de me trouver cette fois encore entièrement d'accord avec lui (4), et le remercier de la confiance qu'il veut bien me témoigner. Profitant de san autorisation, je fais parvenir à l'ambassadeur du roi (5) l'instruction suivante: « Dans la pensée du Gouver- nement du roi les réserves de l'Espagne n'impliquent nullement une dérogation au principe du respect de l'indépendance et de l'intégrité territoriale du Maroc formellement consacré dans la note collective du 12 mars 1887. Le due de Tetuan, lui meme, à qui j'ai fait loyalement connaitre la teneur de la lettre

(2) Cfr. n. 250. (3) Cfr. n. 258. ( 4) Cfr. n. 252. (5) Le istruzioni furono inviate a Torniell! con dispaccio dello stesso 30 aprile.

21 avril de Iord Salisbury et la réponse que je me propose de faire, estimant avec raison que ma réponse n'affaiblit point la valeur de ses réserves, m'autorise à déclarer que cette réponse est par lui pleinement approuvée. V. E. voudra donc faire mention de notre pensée ainsi que de l'approbation du Gouvernement espagnol dans la note par laquelle eUe communiquera à lord Salisbury les pièces relatives au renouvellement de l'accord de 1887 ~ (4).

(l) Cfr. n. 244.

237

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Berlino, 30 aprile 1891.

D'après mon rapport de ce jour (1), il ne reste plus qu'à s'entendre sur le seui point de l'article IX pour la non désignation du Maroc. Ainsi bientòt nous pourrons procéder à la signature. Je prie V. E. de m'expédier les pleins- pouvoirs de Sa Majesté.

Dans ma dernière lettre particulière du 27 avril (2) en réponse à la votre du 12 du mème mais, j'ai omis par mégarde de toucher un mot sur les sacrifices que nous supportons et qui constituent pour nous un titre à ce que l'Allemagne, l'Autriche et l'Angleterre adoptent une attitude qui nous place plus à couvert, dans le cas où une guerre éclaterait entre nous et la France. Cette considéra- tion devrait certainement avoir un grand poids. Je l'ai fait valoir, et je ne manquerai pas d'y revenir. Il est vrai d'autre part que si nous nous trouvions dans l'isolement, il faudrait nous imposer de bien plus lourdes charges, et mettre sur pied un effectif bien supérieur de troupes. En outre, nos embarras financiers actuels proviennent en grande partie de la suppression du droit de mouture, et des crédits votés sur une trop large échelle pour la construction de chemins de fer. Tout cela, y compris les dépenses pour l'Afrique, a bien plus contribué que la Triple Alliance à mettre a dure épreuve les ressources du Trésor.

258

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTJW DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. S.N. Roma, 1° maggio 1891, ore 10.

Veuillez remercier le chancelier d'avoir accepté mon amendement à l'arti- cle IX pour ce qui concerne l'entente avec l'Angleterre (3) et lui dire que j'accepte à mon tour la non désignation du Maroc dans ce mème article, ainsi que l'article pour une durée ultérieure de six ans en cas de non dénonciation du traité (4). Ainsi, sauf erreur, l'accord entre Berlin et Rome est complet

(2) Non pubblicata. (3) Cfr. n. 250. (4) Risponde al n. 254.

sur tous les points. Je vous expédie aujourd'hui les pleins pouvoirs par le courrier de Cabinet.

T. S.N.

(l) R. V, non pubblicato.

259

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO ~GLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

Roma, 1° maggio 1891, ore 10.

Prie V. E. de vouloir m'informer du résultat des démarches préliminaires faites par Hatzfeldt à Londres en vue d'une entente plus intime avec l'Angle- terre selon no tre pro jet de protocol (l).

260

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

T. 664. Roma, 1° maggio 1891, ore 12,15.

Riferendomi al telegramma di ieri di V.E. (2) 'debbo, in linea di fatto, osservare: l) che la garanzia per il prestito etiopico consiste esclusivamente nelle dogane di Harar; 2) che come risulta dal Libro Verde, p. 61 (3). la bandiera italiana sul lago Assai fu issata in difetto della etiopica che poi fu messa accanto alla nostra. Questi però sono punti secondari. La vera questione consiste in ciò che favorendo o tollerando in Etiopia imprese costituenti una manifesta intromissione nelle cose del Paese il Governo francese accredita la realtà od almeno l'apparenza d'una opposizione alla situazione speciale che gli avvenimenti ed il consenso delle Potenze ci hanno oramai assegnata in quella regione. E evidentemente ciò non giova ai buoni rapporti tra l'Italia e la Fran- cia. Appunto per questo volendo eliminare ogni possibilità di attrito mediante una constatazione officiale del reciproco benevolo atteggiamento anche in Etiopia avevamo proposto la ben nota base per una demarcazione d'influenza tra le due Potenze. Senza rinnovare la proposta, noi persistiamo a ritenere essere quello il vero mezzo di eliminare difficoltà sempre rinascenti con reci- proco danno.

(2) Cfr. n. 253. (3) Si fa qui riferimento ad un passo del rapporto di Antonell! del 20 dicembre 1890,

ed. in serie II, vol. XXIII, n. 907.

T. S.N.

(l) Per la risposta cfr. n. 261.

261

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Berlino, 1° maggio 1891, ore 21.

Je me suis empressé de porter à la connaissance du chancelier et du secré- taire d'Etat votre télégramme de ce matin (1). Ils ont appris avec beaucoup de satisfaction que l'accord est complet et que sauf objection nullement à prévoir du céìté de l'Autriche, nous pouvons procéder à la signature (2). J'envoie aujourd'hui par le courrier de Cabinet la copie déjà collationnée du nouveau traité. La mention du Maroc dans le protocole est maintenue d'un commun accord. L'ambassadeur d'Allemagne à Londres est malade, gardant le lit, et n'a pu encore s'acquitter envers Salisbury des instructions qui lui ont été trans- mises à l'effet d'amener une entente plus intime avec l'Angleterre (3).

T. S.N.

262

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

Roma, 5 maggio 1891, ore 11.

J'ai soumis au roi le texte définitif du traité et du protocole. D'ordre de Sa Majesté je vous autorise à signer. J'ai fait prier le Cabinet de Vienne de garder le silence sur le fait du renouvellement jusqu'au moment que les trois Gouvernements jugeront opportun ( 4).

T. (5).

263

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

Roma, 5 maggio 1891.

Ministro di Portogallo annunzia suo Governo ha ricevuto nota inglese che chiede immediata dissoluzione truppe nel territorio portoghese sud est Africa.

Berlin à Kalnoky. Celul-cl lui a dlt qu'il devait le soumettre à l'empereur, mais qu'U ne conseillerait aucun changement ».

(4) Nigra comunicò con T. s.n. del 6 maggio, non pubblicato di aver eseguito le istruzioni

e che Ka!noky aveva dato assicurazioni in proposito. (5) Nell'Archivio storico-diplomatico del Ministero degli esteri non si conservano 1 registri

dei telegrammi in partenza del mesi maggio-agosto 1891. I telegrammi di quel periodo qui pubbllcat1 sono tratti prevalentemente dagll archivi delle ambasciate a Berllno, Londra e Vienna e sono pertanto privi del protocollo di partenza; solo in alcuni casi sono stati rinvenuti nei pacchi della serle affari politici.

Governo portoghese ricuserà sebbene non abbia intenzioni ostili dovendo tener- si pronto a legittima difesa contro Compagnia inglese sud Africa. Sono perciò a temere prossimi conflitti appena sarà spirato modus vivendi che finisce 15 maggio. Prego V. E. dire sue impressioni e dirmi anche se crede possibile avvicinare Salisbury onde ottenere che prima dello spirare del modus vivendi faccia conoscere sue proposte definitive che dobbiamo augurare possano con- durre ad un accordo (l).

(l) Cfr. n. 258. (2) Nigra comunicò con T. s.n. del 3 maggio: « Reuss a communlqué notre pro] et arrèté à

(3) Risponde al n. 259.

264

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 891. Londra, 5 maggio 1891, ore 18,15 (per. ore 20.40).

Dopo esaurito incidente Beira Salisbury non mi parlò più dell'affare porto- ghese. Prima di chiedergli sollecitare risposta alle controproposte di Lisbona {2) interrogai ministro del Portogallo, il quale mi ha detto avere fondata spe- ranza di finire il negoziato prima della scadenza del modus vivendi. Mi sono astenuto quindi dal fare una pratica che certamente non poteva riuscire gra- dita e che avrebbe potuto essere inutile. Procurerò di incontrare Salisbury domani o giovedì ed in seguito telegraferò (3).

265

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S. N. Vienna, 5 maggio 1891, ore 20.

J'ai entretenu confidentiellement Kalnoky au sujet de la course que M. Bonghi entend faire à Trieste (4). Kalnoky est d'avis que cette idée est bien malheureuse, car le résultat probable sera de compromettre Bonghi et de nuire aux deux Gouvernements amis. Certes aucun empechement ne sera mis à l'en- trée de Bonghi dans le territoire de l'Empire et à son séjour s'il ne donne lieu à aucune manifestation. Mais il prévoit que les manifestations auront lieu, que les chefs de l'« Irredenta ~ chercheront de s'emparer de Bonghi et le résultat ne sera guère différent que celui provoqué par l'équipée de Cavai-

con la seguente aggiunta: « Una Identica richiesta deve essere stata fatta a codesto Governo. Gioverebbe conoscere quale accoglienza ebbe:.. Per le risposte cfr. nn. 264, 266 e 271.

Per il seguito della questione cfr. n. 267.

lotti. Kalnoky pense qu'il serait utile pour tout le monde que Bonghi renonce a créer, par sa course à Trieste, des embarras aux deux Gouvernements et à lui-meme une compromission qu'il ne cherche pas, mais qui ne lui sera pas moins nuisible dans l'opinion publique d'Europe.

(l) Questo telegramma fu comunicato in pari data alle ambasciate a Berlino e Vienna

(2) Cfr. n. 263. (3) Questo telegramma fu ritrasmesso 11 6 maggio alle ambasciate a Berl!no e Vienna.

(4) Non s! è trovato 11 telegramma d! Rudinì cui Nigra risponde.

266

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. CONFIDENZIALE 899. Berlino, 6 maggio 1891, ore 19,38 (per. ore 20,35).

Gabinetto di Berlino ha ricevuto riguardo Portogallo notizie analoghe a quelle telegrafatemi stamane da V. E. (1), e fra le altre la notizia che lascia prevedere con fondata speranza che, prima della scadenza modus vivendi, Go- verni di Londra e Lisbona riusciranno a comporre vertenza in modo accette- vale da ambe le parti. Accordo è già stato stabilito quasi su tutti i punti. Intanto Governo imperiale continua a astenersi da ogni passo officiale e a osservare un certo riserbo, e ciò appunto perché teme che un altro contegno possa nuocere anziché giovare ad un componimento.

267

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 903. Londra, 6 maggio 1891, ore 21,39 (per. ore 8 del 7 ).

Domanda fatta dall'Inghilterra al Portogallo (2) riguarda arruolamenti e concentrazione verso i luoghi discussi di numerosi corpi di truppe nere. Sali- sbury non crede che tale procedere sia corretto sia per la agitazione che ne risulta nei luoghi vicini sia per la emozione che si produce nella colonia del Capo dove si accusa il Governo imperiale di non preparare equivalenti forze militari. Però Salisbury che non dispera riuscire concludere un accordo prima della scadenza modus vivendi mi ha detto che della questione del disarmo non aveva intenzione di fare casus belli. Parmi converrebbe che da parte del Porto- gallo si evitasse inasprire questione con risposta troppo assoluta o altera.

(2) Cfr. n. 263.

T. S.N.

(l) Cfr. n. 263, nota l, p. 200.

268

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

Roma, 6 maggio 1891, ore 23,13.

Launay télégraphie (l) qu'il a signé aujourd'hui, 6 mai le nouveau traité (2).

269

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, E A VIENNA, NIGRA

T. S.N. Roma, 8 maggio 1891, ore 10.

Le correspondant berlinois du Daily Telegraph de Londres annonce la signature du nouveau traité. Il est essentiel que nous nous entendions pour une attitude uniforme envers de pareilles indiscrétions.

270

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, E A VIENNA, NIGRA

T. S.N. Roma, 8 maggio 1891, ore 12,15.

Je fais suite à mon télégramme de tout à l'heure (3). Pour ma part, si je suis interrogé à la Chambre, je répondrai nettement qu'il n'y a rien de renouvelé, ce qui est, au fond, conforme à la stricte vérité. Mais il me faut l'assurance que mon affirmation ne sera pas démentie à Berlin ni à Vienne. Je pense que les deux Cabinets continuent comme moi à penser que l'annonce immédiate du renouvellement aurait des effets contraires à notre désir commun d'apaisement et de conciliation (4).

(2) Il testo del trattato è ed. !n Grosse Polttik, vol. VII, cit., n. 1426 e, in PRIBRAM, The

secret Treaties of Austria-Hungary, vol. I, cit., pp. 150-163. (3) Cfr. n. 269. (4) Launay rispose lo stesso 8 maggio, ore 19,12: «le secréta!re d'Etat v!ent de me dire

l'affirmatlon éventuelle de V.E. à la Chambre ne sera démentie n! à Berl!n n! à Vienne ». Nigra rispose 11 10 maggio che Kalnoky si sarebbe conformato all'attitudine d! Rudinì. Sulla indlscrezlone del Daily Te!egraph cfr. anche Grosse Polittk, vol. VII, clt., n. 1428.

T. 917.

(l) T. s.n., pari data, ore 19,38, non pubblicato.

271

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Vienna, 8 maggio 1891, ore 14,25 (per. ore 16).

Ministro del Portogallo ha fatto a Kalnoky la stessa comunicazione fatta a V. E. (1). Kalnoky ha incaricato Deym di parlare a Salisbury nel senso di sollecitare accordo. Salisbury ha detto a questi che sperava giungere all'accordo prima della scadenza ma anche se non si arrivasse in tempo manderebbe istru- zioni pacifiche in Africa.

272

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

L. PERSONALE. Roma, 8 maggio 1891.

Condotto oramai a buon termine il negoziato per il rinnovamento della Triplice Alleanza, mi rivolgo a V. E., come già ne avevo da parecchio tempo il desiderio, con la preghiera che le piaccia di porgermi, potendolo, alcuna nozio- ne circa l'accordo segreto che ci stringe all'Austria-Ungheria e alla Rumania (2).

Poco traggo dagli atti. Questi riduconsi a sei: un telegramma 27 aprile 1888, probabilmente diretto a lei, e così concepito: « Veuillez signer accession; au- jourd'hui meme je vous envoie pleins pouvoirs par courrier de Cabinet autri- chien >>; un telegramma Curtopassi del 5 maggio 1888, relativo alla segna tura dell'atto di accessione; due telegrammi, 23 maggio, che annunciano a V. E. ed al comm. curtopassi il prossimo invio delle ratifiche; un telegramma, datato

(2) Rudinì doveva aver scritto in proposito il 1° maggio anche a Launay. Della risposta

di questi (L. personale del 7 maggio) si pubblica 11 passo seguente: « Tous ces arrangements ont un caractère défensif, et ce n'est que si la Roumanie était attaquée sans provocation de sa part, que le casus toederis trouverait son application. Une clause réserve une entente ultérleure pour régler, le cas échéant, les modalités d'une action commune. L'Allemagne est donc all!ée envers la Roumanie et meme pour les Balkana en ce qui regarde au moina la Dobrutscha, et cela malgré sa répugnance à s'engager vers cea régions. Il est vrai qu'en cas de guerre, l' Allemagne devant vera ses frontlèrea orlentales tenir en échec la Russie et La France vers l'occident, n'aurait pas la posaibilité d'éparpiller davantage sea forces. Si j'avala été consulté sur l'éventualité d'un concours de l'Italie en faveur de la Roumanie, je n'aurais paa hésité à émettre un vote absolument contraire ».

5 aprile, ma probabilmente del 5 giugno, con cui le si accusa la ricevuta delle ratìfìche; infine una breve lettera Curtopassi del 19 giugno, che annuncia l'avvenuto scambio delle ratìfìche (1). Non un cenno del dove, del come, del perché siasì iniziato e concluso un così grave negoziato; effetto del quale, come V. E. ben sa, e come si ricava dal testo che ho sotto gli occhi, è niente- meno che dì impegnarci in un nuovo casus toederis, non contemplato nella Triplice Alleanza, se la Russia aggredisca la Rumanìa o le limitrofe provincie dell'Austria-Ungheria. Dagli atti relativi al primo rinnovamento dell'alleanza, nel 1887, scorgo come del casus toederis per l'aggressione della Russia sola contro l'Austria-Ungheria sì fosse bensì, in quella occasione, trattato dal gene- rale dì Robìlant, ma a malincuore, per brevi istanti, e con la espressa riserva, non accettata a Vienna, che in tale ipotesi «l'Austria-Ungheria e l'Italia doves- sero stipulare nel momento opportuno, prima di entrare in campagna, un accor- do ulteriore destinato a regolare, sulla base di equi compensi, le combinazioni territoriali che potessero eventualmente scaturire dalla guerra intrapresa in comune ». Con quali criteri, con quali intenti, con quali speranze sìasi invece accettato, nel 1888, senza corrispettivo qualsiasi, a quanto pare, un così oneroso patto qual'è quello di trascinare, in Italia, popolo ed esercito ad una guerra contro la Russia a beneficio dell'Austria-Ungheria, o della Rumania, non mi è agevole lo intendere.

Dal nostro atto di accessione si rileva che anche la Germania ha aderito all'accordo austro-rumeno. Però nulla è detto di siffatta accessione. Quali ne sono i termini precisi? È accessione non onerosa, quale sarebbe quella dei due Imperi all'accordo italo-spagnuolo, ovvero anche la Germania ha contratto l'onere di un nuovo casus joederis, ed in qualche misura, ed a quali condi- zioni? E quale è la durata del patto in quanto concerne la Germania?

Un terzo punto, infine, vorrei chiarito. Il trattato austro-rumeno è del 30 ottobre 1883; doveva durare, dallo scambio delle ratifiche (avvenuto entro tre settimane) dapprima per cinque anni, e poi, mancata la denuncia, per altri tre anni; verrebbe quindi a scadenza, se altro patto non è sopravvenuto, nel novembre di quest'anno. La nostra accessione, invece, pattuita nel 15 mag- gio 1888, ci vincola per cinque anni dal dì della firma, ossia fino al 15 maggio 1893, a meno che prima di questa data venga a cessare l'accordo a cui essa si riferisce. Importa quindi, per nostra norma, sapere quale sia lo stato presente dell'accordo austro-rumeno: se, cioè, rimanga ferma la scadenza estrema del novembre prossimo, o se già la si è protratta, o se sia intenzione delle due parti di protrarla; al quale divisamento non potremmo, naturalmente, fare obiezione alcuna, e solo ci sarebbe lecito chiedere che della proroga ci sia data notizia.

Se V. E. mi può intorno a questi punti fornire alcun lume, le ne sarò rico- noscente assai e fin d'ora le ne offro le mie migliori grazie (2).

passi del 19 giugno (n. 109). Si riferiscono all'accessione dell'Italia al trattato di alleanza austro-rumeno anche 1 documenti editi ai nn. 2, 3, 7. 15, 23, 25, 43 e 49 dello stesso volume.

T. S. N.

(l) Cfr. n. 263, nota l, p. 200.

(l) Del documenti qui citati nel vol. XXII della serle II è pubblicata solo la lettera di Cm·to-

(2) Per la risposta cfr. n. 283.

273

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

Roma, 10 maggio 1891, ore 14.

Je vous préviens très confidentiellement que la Triple Alliance vient d'étre renouvelée et que j'en ai dit un mot à Dufferin (1).

D. 17412.

274

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI

Roma, 1° maggio 1891.

Stimo utile di comunicare alla S. V. la seguente lettera del generale Gren- fell al generale Dal Verme (2), nella quale è parola delle posizioni occupate nel Sudan dall'esercito anglo-egiziano, ed è esclusa, per ora, ogni idea d'avanzata oltre Tokar. Ma la lettera del generale Grenfell ha per noi speciale impor- tanza là dove il sirdar dichiara di aver impartiti stretti ordini al governa- tore di Suakin perché sia evitato ogni attrito con le r.r. autorità di Massaua né siano molestate tribù protette dall'Italia.

275

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. S.N. Roma, 12 maggio 1891.

Già con telegramma di oggi (3) le ho significato la mia approvazione per lo schema di nota che V. E. si propone di dirigere a lord Salisbury nel comuni- cargli gli atti relativi alla rinnovazione dell'accordo segreto con la Spagna. Codesto schema riproduce fedelmente il mio pensiero e le dichiarazioni che il Governo della regina reggente ci ha autorizzati a fare, in suo nome, nella presente circostanza.

turco a Berlino (R. s.n. di Guasco di Bisio del 13 maggio, non pubblicato).

(3) T. s.n. non pubbilcato.

La lettera 5 maggio (1), con la quale V.E. mi trasmetteva lo schema di nota, contiene una testuale dichiarazione di lord Salisbury della quale non mi riesce ben chiaro il significato. Dopo essersi compiaciuto della identità di idee tra i due Governi, Sua Signoria avrebbe concluso con la seguente osservazione: «Io sono certo di trovarci perfettamente d'accordo con il marchese di Rudini nelle linee generali della politica riguardante cose d'interesse comune per i nostri Paesi; ma quando si tratta della Spagna io oserei dubitare se una uguale fiducia sarebbe per me possibile ». Trattasi soltanto di scetticismo del ministro britannico rispetto alla Spagna, o veramente Sua Signoria crede che esista tra noi un divario nello apprezzamento delle cose spagnuole? Se V.E. potesse, intorno a questo punto, procurarmi alcun lume le ne sarei grato (2).

(l) La notizia del rinnovo della Triplice fu comunicata a Costantinopoli dall'ambasciatore

(2) Non pubblicata.

276

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. Madrid, 13 maggio 1891, ore 23,55.

Le ministre d'Etat à qui j'avais depuis longtemps communiqué la dépèche de V.E. du 30 avril, n. 122 (3), m'a confirmé hier que la situation du Portugal devient de plus en plus grave. Il est heureux que V. E. reconnaisse que cette question rentre dans le cadre de notre accord et il m'a ajouté que si les Puis- sances amies l'approuvent et prètent leur coopération à l'Espagne sous la forme d'une démonstration navale le jour où une République serait proclamée en Portugal, le Gouvernement de la reine régente est tout-à-fait disposé à y envoyer immédiatement un corps d'armée de trente mille hommes qui serait plus que suffisant pour assurer le triomphe du principe monarchique. J'adresse par la poste un rapport chiffré ( 4) avec plus amples détails. Tout en priant V. E. de l'attendre avant de se prononcer, j'ai cru utile de l'en prévenir dès-à- présent. Mes collègues d'Autriche-Hongrie et d'Allemagne vont référer ces memes informations à leurs Gouvernements. Je n'ai pas pu voir la reine qui était souffrante, mais elle m'a fait dire qu'elle me verrait à ma prochaine visite (5).

(2) Per la risposta cfr. n. 294. (3) Cfr. n. 256. (4) Cfr. n. 277. (5) Questo telegramma fu comunicato alle ambasciate a Berlino e Vienna con T. s.n. del

14 maggio con la seguente aggiunta: «Un échange d'idées entre !es trois Cablnets, Rome, Berl!n et Vienne, sur la situation en Portugal et !es idées du ministre espagnol là - dessus me parait utile, peut-etre meme urgent. Quant à moi, et sauf à me prononcer quand je verrai plus clair dans !es événements, j'ai, pour tout projet d'intervention sous une forme quelconque, une vive répugnance. J'aimerais connaitre sur ce sujet l'avis du Cabinet près duquel vous etes accrédité ». Per le risposte cfr. nn. 278 e 279.

(l) Non pubblicata.

277

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. CIFRATO 359/126. Madrid, 14 maggio 1891.

Je confirme mon télégramme d'hier (1). Le due de Tétuan est d'avis que le récent krak financier va encore aggraver

davantage la situation déjà si précaire du Portugal, qu'il considère, d'après les nouvelles qu'il reçoit, camme tout-à-fait agonisant (sic).

Lorsque V. E. m'adressait sa dépeche n. 122 (2) j'ai cru devoir en remettre copie au ministre d'Etat. Je sais qu'elle a été textuellement communiquée à la reine. Camme je l'ai dit dans mon télégramme, le due est heureux de constater que V. E. estime que la question du Portugal rentre dans le cadre de nos accords secrets, et que le maintien du statu quo constitutionnel dans ce petit Royaume a pour l'Italie un double intéret dynastique et d'Etat.

Après cela, le due pose l'interrogation suivante: est-il admissible, au len- demain de la signature d'un accord camme le nòtre, de se croiser les bras devant la proclamation d'une République en Portugal, qui s'étendra à coup sur, un jour, aussi à l'Espagne, et qui touche de si près aux intérets d'Etat de l'Europe monarchique entière et surtout de l'Italie?

Une action collective, énergique et immédiate, pour étouffer les premiers débuts, outre d'étre d'un succès sur, ne couterait que fort peu de sacrifices, et aurait pour résultat de relever partout le prestige de la Royauté. Le due est convaincu que, si le roi Charles est forcé de quitter son Royaume, il ne pourra jamais plus y rentrer. Dans cette éventualité, qui devient de jour en jour plus probable, la seule solution possible, la seule pratique sera la proclamation d'une Régence, sous la reine Marie Pia, en faveur de son petit fils.

Voilà la tàche que le Gouvernement espagnol voudrait accomplir avec la sanction et la coopération des Puissances amies, moyennant une démonstration navale. Sans leur concours il devra nécessairement se restreindre à la garde de ses frontières. Toutes ses dispositions sont prises pour cela. A Badajoz et à Ciudad Real on a constitué les noyaux de deux fortes divisions aux 13000 hommes chacune. Ces troupes, je le crois, seraient suffisantes. En 1847 le corps expéditionnaire qui se rendit maitre du Portugal n'était que de 14.000 hommes.

Le due m'a donné, à plusieurs reprises, l'assurance la plus positive que tout est prét et qu'en huit jours les trente mille hommes peuvent passer la fron- tière. Des déclarations identiques ont été adressées, m'a-t-il dit, aux ambassadeurs d'Allemagne et d'Autriche-Hongrie.

Il s'agit sans contredit d'une détermination extrèmement grave, mais les conséquences de l'effondrement du tròne, en Portugal, ne sont pas moins sérieuses. En tout cas le due de Tétuan est d'avis qu'il faut avoir d'avance un

(2) Cfr. n. 256.

i& - Documentt Diplomatict - Serie II - Vol. XXIV 207

échange d'idées, afin que lorsque l'heure du danger aura sonné, l'on soit défini- tivement fixé sur la conduite à tenir.

Ceci n'est, au fond, que le renouvellement en termes plus concrets de l'initiative qu'avait prise la reine régente dans la conversation avec moi, l'automne dernier, la veille de mon départ pour l'Italie (1).

Outre la participation de l'Angleterre, il serait de la plus haute importance de s'assurer égaleìnent de celle de la Russie qui enleverait à la France toutes velléités de créer des embarras contre l'exécution du mandat de l'Europe monarchique.

L'adhésion de l'empereur Alexandre ne semblerait pas difficile à obtenir. Quand j'étais à Copenhague où j'avais comme instructions de suivre de près les impressions de la Cour de Russie, il me résulta d'une manière indéniable qu'au moment de la proclamation de la République du Brésil le tzar exprimait la plus vive indignation, déplorant en termes violents que de pareils excès puissent etre commis impunément.

L'avantage, d'ailleurs, qu'il y aurait à attirer la Russie dans une action collective du group allié pour le maintien de la paix, n'a pas besoin d'etre mis en relief. Cette négociation délicate ne saurait etre entamée qu'à Rome et par V.E. meme auprès du successeur du baron d'Uxkull.

En concluant cet exposé, je désire ajouter que j'ai mis le plus grand soin à etre le fidèle interprète des paroles du due de Tétuan. Elles reflètent exactement les idées de la reine et de M. Canovas. Ils attachent tous beaucoup de prix à la réponse que me fera V.E. (2).

(l) Cfr. n. 276.

278

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. Vienna, 15 maggio 1891, ore 19,35.

Kalnoky, interrogé par moi, m'a dit que, quel que soit son désir de con- tribuer au maintien du principe monarchique en Portugal (3), il ne saurait conseiller à l'Espagne une intervention que l'Autriche-Hongrie ne pourrait appu- yer par aucun moyen matériel. Il s'est expliqué en ce sens avec l'ambassadeur d'Espagne. D'ailleurs Kalnoky pense que la France en cas d'intervention ne manquerait pas de se mettre en avant, et que l'Angleterre se refuserait d'y prendre part. Le peuple portugais s'y opposerait résolument, sans compter ce qui pourrait arriver en Espagne mème. L'action de la Russie pourrait etre très efficace, surtout à Paris, mais il n'appartient pas à l'Italie de la solliciter. Seuls les Cabinets de Madrid et de Lisbonne pourraient le faire; tonte autre initiative serait mal prise à Pétersbourg. Pour ma part, je vois avec satisfaction que v. E.

(21 Per la risposta di Rudini cfr. n. 280. (3) Risponde al n. 276, nota li.

est décidée à ne pas s'engager dans la question sans y voir clair et surtout sam bien connaitre les résolutions de l'Angleterre.

(l) C!r. serie II, vol. XXIII, n. 927.

279

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. Berlino, 15 maggio 1891, ore 20,28.

D'après un télégramme expédié d'ici, l'ambassadeur d'Allemagne à Madrid doit s'exprimer en substance dans le sens suivant: le chancelier de l'Empire n'entre pas dans l'ordre d'idées énoncé par le due de Tetuan. Il appartient à l'Espagne elle-meme de juger si dans les conditions de la péninsule il lui con- viendrait d'aller de l'avant si la République était proclamée en Portugal. L'Espagne devrait examiner: l) si elle disposerait d'une force suffisante pour assurer la prompte réussite de son plan; 2) si elle ne s'expose pas au danger que le parti républicain espagnol ne saisisse l'occasion pour essayer le triomphe de ses vues; 3) elle devrait prendre en considération l'attitude éventuelle nom- mément de la France. L'Allemagne s'abstient de donner des conseils et moins encore peut-elle en quelque sort donner une espèce de mandat ni promettre un appui quelconque parce qu'elle ne voudrait pas s'assumer la responsabilité d'entrainer l'Espagne dans des aventures et d'avoir accéléré en ayant l'air de favoriser un projet d'union ibérique, la chute de la Maison de Bragance ce qui rendrait impossible une restauration. Si l'Espagne veut se lancer dans cette haute politique elle doit le faire à ses risques et périls. Le secrétaire d'Etat me dit que sous le drapeau du principe monarchique l'Espagne vise à des intérets égoi:stes d'agrandissements territoriaux. Il est à noter que les nouvelles de Ma- drid ont un caractère de fort pessimisme tandis que les nouvelles directes de Lisbonne ne donnent pas à la situation une couleur aussi sombre. V. E. ne croit- elle pas opportun de faire ébruiter à Lisbonne avec le tact voulu et en voie indirecte que les agissements pour l'établissement de la République exposeraient ce Pays à la perte de son indépendance et a l'éventualité d'une intervention? (1).

280

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

T. S.N. Roma, 16 maggio 1891, ore 13,45.

D'après les télégrammes que je reçois de Nigra et de Launay (2) les deux Cabinet impériaux ont assez clairement fait comprendre à Madrid qu'ils

(2) Cfr. nn. 278 e 279.

n'approuveraient pas, de la part de l'Espagne, une intervention qui se ferait, en tout cas, à ses seuls risques et périls. Je partage, sauf changement ultérieur de la situation, cette manière de voir. En face d'une intervention étrangère le sentiment national, en Portugal, s'identifierait avec l'idée républicaine. Ce serait un triste service qu'on rendrait à la cause monarchique, sans compter les mauvaises chances qui pourraient en résulter du còté de la France républicaine et des républicains espagnols (1).

(l) Cfr. n. 280, nota l, p. 210.

281

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 998. Berlino, 16 maggio 1891, ore 16,35 (per. ore 17,35). Ventitre corrente avranno principio a Vienna negoziati commerciali tra

Svizzera, Austria e Germania. Segretario di Stato mi pregò chiedere al R. Gover- no quali fossero suoi desideri in proposito analoghi negoziati, sull'epoca da prescegliere e sulla sede delle trattative (2).

282

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. PERSONALE 364/128. Madrid, 16 maggio 1891.

A conferma del telegramma da me spedito poc'anzi (3) rimetto al signor conte di Benomar tutti i documenti riferentisi all'accordo colla Spagna, stato recentemente rinnovato per un periodo di quattro anni.

La storia dei lunghi e laboriosi negoziati che condussero a simile risultato è esposta nei numerosi telegrammi ch'ebbi l'onore d'indirizzare in proposito alla E. V.

Ho procurato di compiere il dover mio, e di rimuovere gli ostacoli che ad un dato momento insorsero, attenendomi al tempo istesso strettamente alle istruzioni impartitemi.

Autorizzato dall'E. V. ad informare questo ambasciatore d'Inghilterra nella via più confidenziale del patto nuovamente stipulato, lo feci in guisa da rica- varne giovamento, al punto di vista massime di dileguare sospetti e malintesi, per quanto concerne il Marocco. Nulla potrebbe essere più intimo dello scambio di idee che mantengo col precitato collega mio, intorno a quel punto delica-

Nella trasmissione a Berlino fu aggiunto il seguente periodo: .. J'apprécie votre conseil [Cfr. n. 279]. 11 me sera cependant difficile, je crains, d'avoir en Portugal le moyen de le mettre en pratique ...

(3) T. s.n., non pubblicato.

tissimo, sovra il quale esistono diffidenze, secondo me, non sempre fondate, sebbene in certo modo spiegabili, nei rappresentanti che risiedono in una ristretta cerchia d'azione, in cui, come a Tangeri, bisogna costantemente far una larga parte alle gare e agli eccessi di zelo individuali.

Per quanto siasi detto e scritto che l'Inghilterra possiede obbiettivi speciali nell'Impero sceriffiano, e in opposizione ai nostri, nonostante il rispetto che nutro per gli egregi funzionarii i quali· emettono tale opinione, io francamente oso dichiarare che non la divido. E simile mio convincimento non trae origine Soltanto dalla libertà eccessiva colla quale ho discusso e sviscerato la questione col mio collega britannico, ma anche dal fatto della insistenza da lui spiegata in questo Paese in lunghi anni di soggiorno, per inculcare nei varii ministri degli esteri che si sono succeduti al potere a Madrid, la necessità di rispettare lo statu quo il più severo, il più assoluto al Marocco, nel primissimo interesse della Spagna medesima.

Sarebbe insensato l'ammettere che la padrona di Gibilterra sia mai per tollerare che a lei di fronte sulla sponda africana dello stretto domini e signa- reggi un'altra Potenza qualsiasi d'Europa.

Passando dal campo politico a quello dei traffici, come potrebbe anche sup- porsi che una Nazione la quale tiene oggi nelle sue mani quasi i tre quinti di tutto il commercio del Marocco, s'accomoderebbe a vedere, senza rappresaglie, mutarsi il presente stato di cose? Questo è appunto ciò che con chiaro ed aperto linguaggio mi espone sir Clare Ford, il quale molto schiettamente pur sa dirlo ai ministri spagnuoli, allorquando è il caso di dar loro qualche ammoni- mento, into-rno a- quanto potrebbe verificarsi il giorno in cui, per colpa loro, venisse al-terato lo statu quo nel Marocco.

Quale sia l'importanza che l'Inghilterra annetta alla nota collettiva del 12 marzo 1887; da·molto tempo conoscevo, e V. E. ne ha recentemente avuto una irrefutabile prova. È per questa ragione ch'io nutriva timore che il Gabinetto di Londra s'insospettisse sulla natura delle riserve che si volle qui esprimere.

Chiudere il varco a cotali ·sospetti altrettanto che far risultare la lealtà di pensiero del duca di Tetuan, malgrado la sua speciosa argomentazione circa il valore della nota summentovata come documento legale, fu il compito ch'io ebbi in mira.

Fortunatamente ho potuto persuadere all'onorevole duca di abbandonare il pericoloso terreno dei cavilli, e a mettersi su quello più solido dei principii, adottanda una· formala ·che solennemente li· riconosce, -e sulla quale non potrà giammai prodursi dubbiezza di interpretazione; attesochè la dichiarazione desti- nata a lord SaHsbury, e da me telegrafata a V.·E. il 30 aprile (1), sia stata da me redatta in presenza del duca ùi Tetuan ·cui ne rilasciai ·copia.

Togliendo ogni ambagio, si è reso gran servizio cosi alla Spagna che all'In- ghilterra, ed il suo ambasciatore, al quale l'ho ben chiaramente spiegato, se ne è perfettamente convinto e me ne ha ringraziato con sincere parole di con- gratulazione. Io feci precipuamente risaltare agli occhi ùel mio collega come, mediante la rinnovazione dell'accordo e la dichiarazione del duca di Tetuan,

fatta pervenire per mezzo dell'E. V. a lord Sallsbury, si fossero rimossi 1 germi di futuri e dannosi dissidi!.

Senza rinunziare al programma di mantenere e aumentare la nostra legit- tima influenza al Marocco, per me il concetto cui mi sono sempre conformato è che la politica dell'Italia colà dev'essere quella si esattamente definita nella chiusa del dispaccio da V. E. diretto al conte Tornielli il 29 scorso marzo (docu- mento diplomatico n. 1007 XL) (1). Vale a dire che, pur ammettendo che la non assoluta conformità d'interessi tra l'Italia e l'Inghilterra nelle cose del Ma- rocco possa in date evenienze determinare un'azione isolata di quest'ultima, il semplice dubbio che il Gabinetto britannico possa, quandochessia, deviare dalla linea di politica uniforme per la conservazione dello statu quo, che trovasi segnata nella nota collettiva del marzo 1887, non può distoglierci dal debito nostro di continuare con esso un amichevole e costante scambio d'idee nell'in- teresse del mantenimento dell'integrità del Marocco.

Questa è la linea di condotta che ci converrà seguire in qualsiasi epoca. L'ambasciatore d'Inghilterra mi assicurò che lord Salisbury non gli ha chie-

sto alcuna spiegazione sul nostro accordo, e che, quando andrà in congedo a Londra, unicamente ne terrà discorso, se il capo del Foreign Office lo interroga. So per esperienza che si può avere implicita fede nella parola di sir Clare Ford.

Intanto, giusta il desiderio di V. E., ho rimesso al conte di Benomar un piego pel conte Tornielli, con copia autentica del protocollo e di tutte le note. Esso sarà consegnato al generale Menabrea affinché lo spedisca, per mezzo del nostro corriere, a Londra.

L'incartamento di cui è latore n conte di Benomar per l'E. V., contiene poi 1 documenti originali relativi all'accordo, e le copie certificate delle note da me redatte col consenso della E. V.

Ella rinverrà forse In queste ultime piccole variazioni di forma; mi son preso tale arbitrio con piena intelligenza del signor ministro di Stato, e forte dell'approvazione dell'E. V. in tutto ciò che riguarda la sostanza.

Invece di dare agli ambasciatori di Allemagna e d'Austria-Ungheria la pura e semplice partecipazione che il duca di Tetuan aveva preso atto della acces- sione dei loro Governi all'accordo, ho creduto opportuno di trasmettere a quel rappresentanti delle due Potenze alleate copia della mia nota finale al ministro di Stato e della sua risposta, sovratutto avuto riguardo alla riserva nostra, di venire in proposito, ove ne sia n caso, a ulteriori concerti coi Gabinetti imperiali.

Ciò ha completato, agli occhi miei, la comunicazione a me affidata. I miei due colleghi mi si sono di ciò addimostrati assai grati. Nutro fiducia che questo piego riservatissimo giungerà sicuramente e senza

troppo ritardo a mani all'E. V. Non posso però conchiudere senza rinnovare all'E. V. i miei ringraziamenti per le benevole espressioni a me rivolte col tele- gramma del 10 corrente (2), e senza pregar la ancora di umiliare ai piedi del trono gli attestati della profonda riconoscenza che provo per l'approvazione data d~ Sua Maestà alla povera opera mia.

(l) Questo telegramma fu comunicato in pari data alle ambasciate a Berlino e Vienna.

(2) Per la risposta cfr. n. 284. ·

(l) Cfr. n. 252.

(l) Cfr. n. 164. (2) T. s.n., non pubblicato.

283

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Vienna, 16 maggio 1891.

Le mando tutto l'incartamento relativo all'accessione dell'Italia al trattato austro-rumeno del 1883 (1). L'indole e la estensione dei nostri impegni sono dichiarate nel mio dispaccio riservato del 12 aprile 1888 (2). In sostanza col- l'accessione noi non c'impegniamo ad una azione, ma ad una promessa d'inten- derei per una azione in dati casi. E quest'intesa dipenderà naturalmente dalle circostanze. La Germania invece fece un'accessione pura e semplice, la quale per conseguenza la lega come se avesse sottoscritto il trattato principale. Ora ella chiede il mio avviso sull'attitudine da tenersi da noi nel caso in cui si preparasse il rinnovamento degli accordi predetti. Io penso che allo stato delle cose, e in presenza dei precedenti, sarebbe per noi cosa ben difficile il rifiutare la proroga dell'accessione, ben inteso se la Germania conferma la sua propria accessione. È probabile che prima della scadenza del trattato del 1883, cioè prima del prossimo novembre, il trattato stesso sarà rinnovato. Qui si desidera. Il re di Rumania è disposto al rinnovamento; soltanto gli occorre di trovar prima un ministro in cui abbia fiducia e che consenta ad assumere la respon- sabilità. Non so nulla degli intendimenti del Gabinetto di Berlino. Ma sup- pongo che esso è pure disposto a rinnovare l'accessione.

La di lei lettera mi lasciò l'impressione ch'ella si sia forse esagerata la estensione dei nostri impegni accedendo al trattato del 1883. Forse rileggendo l'atto d'accessione quale fu redatto e firmato, ed esaminandolo colla scorta del mio dispaccio precitato, e comparando la nostra accessione con quella della Germania, ella modificherà alquanto il suo apprezzamento e le sue apprensioni. Per me è chiaro che se scoppiano complicazioni nei Balcani e ne segue un con- flitto colla Russia, l'attitudine della Franèia sarà tale che a noi sarà impossi- bile il distrarre un solo uomo e una sola barca dal quadro della difesa della penisola italiana. Noi saremo necessariamente forzati a far fronte esclusiva- mente alle forze francesi di terra e di mare, invadenti o minaccianti, quali che possano essere i nostri impegni altrove, e anche senza impegni.

A proposito d'impegni, unisco pure alle altre carte un rapporto riservato da me diretto al signor Crispi il 1° febbraio 1888 (3), in risposta ad una sua

Rud!ni. pari data, d! eu! si pubblicano 1 passi eeguent!: «Per corrispondere nel miglior modo al d! lei desiderio le mando qui unito tutto l'incartamento relativo a quest'affare che si trova in mio possesso. Siccome per l'indole secreta di queste carte non credo di farne far copia in cancelleria, cosi prego V.E. di volermi rinviare, se cosi crede, dopo averne ordinata la copia in Roma, le carte stesse che le sono spedite in originale o in minuta, e che sono confidate al corriere dl Gabinetto che parte dl qui domani, di ritorno da Berllno ... Se l'lnlzlatlva dell'ac- cessione sla stata presa dal re dl Rumanla, o dal signor Crlspi, o dal conte Kalnoky per mezzo del barone dl Bruck non so, o non ricordo. Certo non fu presa per mlo mezzo. Dal r. ministro a Bukarest V.E. potrà forse avere al riguardo una notlzla precisa :t.

(3) Non pubbllcato nel vol. XXI della serle II.

..:tomanda. Quel rapporto contiene le indicazioni che a quell'epoca io fui in grado di fornire circa agli accordi politici contratti dall'Italia e giunti a mia notizia. La prego di rimandarmi quel documento, dopo averne ritenuto copia, se le occorre. Badi alla data che è del l o febbraio 1888, come dissi di sopra, epperciò anteriore agli accordi itala-rumeni.

Ella ebbe la bontà di esprimermi il desiderio di vedermi a Roma. Mi ci recherò volentieri, se ella crede l'epoca conveniente, verso la fine del mese corrente, e le telegraferò la data del mio arrivo (1).

T.

(1) Risponde al n. 272. L'Incartamento era allegato ad altra L. personale d! Nigra a

(2) Cfr. serle II, vol. XXII; n. 15.

284

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

Roma, 17 maggio 1891, ore 23,30.

Trattato di commercio. Voglia ringraziare segretario di Stato (2). Una real commissione sta studiando argomento rinnovazione trattati, impossibile iniziare formali negoziati prima che commissione concluda. Però in aggiunta ai negoziati speciali per uve e mosti di cui le scrissi particolarmente e che non toccando nostre tariffe sono immediatamente possibili, potremmo utilmente procedere fin da ora ad uno scambio preliminare d'idee per reciproca informazione ed anche per norma della stessa commissione reale. Preghi segretario di Stato dirci se a tal fine potrebbe un nostro delegato partec.ipare· alle prime conferenze di Vienna èoi delegati di Germania, Austria-Ungheria, Svizzera. Questa combinazione avrebbe vantaggi politici che non possono sfuggire ai due Gabinetti alleati. Gra- direi per ·tale eventualità conoscere qualità grado delegati Germania, Austria- Ungheria (3).

285

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. S. N. Roma, 18 maggio 1891, ore 11,15.

Reçu votre télégramme d'hier (4). Veuillez remercier le chancellier de ses bonnes paroles à mon égard et de ses sentiments envers l'Italie. Je pense, au

(2) Cfr. n. 281. (3) Per la risposta cfr. n. 288. (4) T. s.n. del quale si pubblica il passo seguente: « J'.ai soumis au secrétaire d'Etat l'idée

s'il ne serait pas à propos, du moment o.ù l'acco;rd existe, d'instruire en temps opportun et en voie indirecte le pubUc du fait du rencuvellement de la Triple All1ance, de ne pas tarder à donner avis très confldentiellement à · Ballsbury de ce mème !ai t. Le secrétalre d'Etat m'a autorlsé à déclarer que le Cabinet de BerUn ne pouvait que partager cette manière de voir,..

sujet de l'avis à donner à lord Salisbury, que le chanceher devrait également interroger le comte Kalnoky et que, si celui-ci consent, l'ambassadeur d'Alle- magne à Londres pourrait s'acquitter au nom des trois alliés de ce message confidentiel (l).

D. 18753/419.

(l) Cfr. però n. 300.

286

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

Roma, 18 maggio 1891.

Il signor Billot è venuto, ieri, per la prima volta dopo il suo ritorno da Parigi, a farmi visita. Durante il nostro colloquio si parlò anche della delimi- tazione delle rispettive zone di influenza dalla parte di Obock.

L'ambasciatore di Francia mi lasciava presentire che potessero giungergli in breve nuove istruzioni intorno a codesto soggetto. Dal canto mio, mi sono puramente e semplicemente riferito alle precedenti mie dichiarazioni. Agli occhi miei, non è praticamente utile una ripresa di negoziati, se questa non ha luogo sulla base da me costantemente e fin da principio additata, nel senso, cioè, che la delimitazione sia tale da lasciare entro la zona d'influenza riservata all'Italia l'intera Etiopia con le sue dipendenze, compreso Harar.

Mi preme che su questo punto essenziale e preliminare sia rimossa ogni d·1bbiezza. E mi sta a cuore che ne rimanga segno anche nel mio carteggio con codesta ambasciata.

287

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. CONFIDENZIALE S. N. Roma, 19 maggio 1891, ore 18,50.

Frascara del Credito Mobiliare e Fantoni per il Risanamento vengono a Berlino per loro affari. In questa occasione vedranno i capi del sindacato italo- germanico per conservarlo ed estenderlo e studiare modo di sostenere rendita italiana. Loro missione è affatto confidenziale e bisogna che nulla ne trapeli. Prego V. E. ove occorra di appoggiarli. Ci risulta che i francesi nel timore che si stia trattando rinnovazione Triplice Alleanza combattono rendita italiana segnatamente sul mercato di Londra. Sarebbe quindi utile darne notizia segre- tario di Stato perché possa usare influenza verso i banchieri tedeschi in favore sostegno nostra rendita.

(l) Cfr. n. 291.

288

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 1024. Berlino, 19 maggio 1891, ore 20,47 (per. ore 1,55 del 20).

Parlai al segretario di Stato nel senso della lettera particolare di V. E. e telegramma 17 corrente (l) relativamente negoziati speciali per nostre uve e mosti. Questione sarà posta allo studio. Segretario di Stato però dubita se ne possa fare oggetto di accordo separato come già riferii con rapporto 8 aprile n. 144 (2). In quanto invio d'un nostro delegato a Vienna per partecipare prime conferenze coi delegati di Germania, Austria-Ungheria e Svizzera, barone Marschall non lo crede in situazione. Svizzera vedrebbe malvolentieri qualunque partecipazione nostra a quei negoziati volendosi poter giovare dei risultati dei medesimi nelle sue future trattative con l'Italia. Conoscendo la poca arren- devolezza della Svizzera in simili affari Germania ed Austria si intesero previa- mente sulle concessioni da farle. Germania animata dalle migliori disposizioni intende invece serbare mani libere per trattare con noi. A sede dei negoziati con l'Italia segretario di Stato pensa si potrebbe, se l'E. V. annuisce scegliere Berna come a metà strada di Roma Vienna e Berlino. A me parrebbe questa un'ottima scelta tanto più che il nostro rappresentante colà è meglio d'ogni altro versato nelle cose commerciali. A Berna Germania Austria e Svizzera potrebbero negoziare separatamente coll'Italia (3).

289

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. Berlino, 19 maggio 1891, ore 20,47.

Un télégramme d'aujourd'hui du comte Hatzfeldt annonce qu'il a parlé à Salisbury en conformité des désirs de V. E. (4). Celui-ci, croyant tout d'abord qu'il s'agissait de stipuler un traité formel, a répondu évasivement en invo- auant la tradition de la politique anglaise de se tenir sur la réserve à moins de circonstances très urgentes. L'ambassadeur d'Allemagne fit observer qu'il ne s'agissait pas de stipuler un traité, mais d'un échange de notes en vue de rendre plus précis les accords pris en 1887. Sa Seigneurie se montrait alors disposée à cette combinaison; mais demandait que nous lui signalions d'une manière concrète nos propositions. Une communication vous sera faite à cet

(2) Non pubblicato. (3) Per la risposta cfr. n. 311, nota l. (4) Cfr. nn. 225 e 226.

égard par le comte de Solms (l) et je vous prie de l'attenare avant d'en écrire ou télégraphier à Tornielli. Nous n'en sommes encore qu'aux préliminaires. Je n'ai pas besoin d'ajouter que nos propositions devraient étre tenues dans des limites plutòt restreintes et concues dans des termes modérés et cela afin de ne pas rendre difficile la situation de Salisbury vis-à-vis de ses collègues, du Parlement et de l'opinion publique. Un courrier de Cabinet part ce soir pour Londres porteur pour information de l'ambassadeur d'Allemagne de l'arrange- ment anglo-italien signé à Londres en 1887.

T. 1028.

290. L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Parigi, 20 maggio 1891, ore 17,45 (per. ore 20,10). Quest'oggi Ribot mi disse che domani avrebbe spedito a Billot per delimi-

tazione territori rispettivi Francia Italia ad Obock ed Assab nuove proposte che spera saranno favorevolmente accolte da V. E.

T. S.N.

291. L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Berlino, 20 maggio 1891, ore 19,10.

Notre assentiment étant acquis, le Cabinet de Berlin, après avoir demandé et obtenu réponse favorable de Vienne a aujourd'hui télégraphié à son ambas- sadeur à Londres d'annoncer très confidentiellement à Salisbury au nom des trois alliés le fait du renouvellement de l'alliance (2).

R. CIFRATO 380/136.

292. L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Madrid, 20 maggio 1891.

Comme j'ai eu l'honneur de l'annoncer par le télégraphe (3), l'ambassadeur d'Allemagne a eu une importante conversation avec S.M. la Reine sur la question du Portugal.

(2) Il contenuto di questo telegramma fu comunicato in pari data da Rudinl a Tornlelll (3) T. s.n. del 19 maggio, non pubblicato.

Mon collègue avait reçu des instructions de Berlin qu'il s'est empressé de me communiquer. Le Cabinet impérial, en substance, ne veut pas donner à l'Espagne un mandat, mais il verra avec sympathie tout ce que celle-ci fera pour assurer le triomphe du principe monarchique. En outre à Berlin tm ne considère pas que la position à Lisbonne soit aussi désespérée qu'on le croit à Madrid.

S.M. la Reine, qui juge toujours Ies situations avec une profondeur de vues et un bon sens digne d'un véritable homme d'Etat, tint à mon collègue un long discours qui l'impressionna vivement et dont il rendit compte dans un rapport destiné à etre mis sous Ies yeux de l'empereur. Il m'en a donné lecture.

Sa Majesté à déclaré qu'elle n'avait pas besoin de recevoir un mandat. Evidemment elle ne fera rien en Portugal sans etre d'accord avec les Puissances amies. Mais en invoquant Ieur concours c'est surtout à l'appui mora! qu'elle vise, et la coopération matérielle consisterait dans la présence de Ieurs navires à Lisbonne, que naturellement chaque Nation enverrait, en tout cas, pour la protection de ses propres sujets. Quant au reste, l'Espagne s'en chargerait à ses risques et périls, étant convaincue qu'en passant la frontière avec trente mille homme et en proclamant une restauration de la dynastie de Bragance sous la régence de la reine Marie-Pie, non seulement on ne froisserait aucun sen- timent national, mais le parti monarchique en Portugal et la portion de l'armé€ restée fidèle ferait cause commune avec le corps expéditionnaire espagnol, qui se retirerait à peine accomplie sa tache.

La reine ne craint pas le parti républicain portugais, et encore moins l'espagnol, lequel, malgré ses récents succès dans les élections municipales, est incapable de tenter quoi que ce soit.

Sa Majesté est certaine, en outre, de pouvoir compter sur M. Sagasta et tout le parti libéral dans u:ne question d'ordre monarchique comme celle-là. Ceci, cependant doit étre tenu excessivement secret.

Par contre, la reine est d'avis que, si les Puissances, avec lesquelles son Gouvernement vient de signer un accord · pour le soutien de la Monarchie, veulent laisser l'Espagne isolée en face d'un éventuel mouvement républicain en Portugal elle doit se borner à garder sa frontière. Mais la France, qui n'aimerait bouger en présence d'une action aussi .immédiate qu'énergique qui aurait sans aucun doute l'approbation de l'Europe monarchique, ne tardera pas à recon- naitre la République portugaise, et devant ce fait accompli il n'y aura d'autre alternative que de se résigner et tacher de reculer autant que possible Ies progrès d'une propagande républicaine qui aura son contre-coup infaillible, à un moment donné, en Espagne aussi bien qu'ailleurs.

Voilà quelles ont été Ies graves considérations développées par Sa Majesté dans son entretien avec mon collègue d'Allemagne. et que celui-ci vient de référer à son Gouvernement (1).

confidato in gran segreto ··.che· ·c le Cabinet ·de Berlln para!t étre· con'Vaincu· ·que la France n'osera jama!s favoriser le mouvement républ!cain en Pòrtugal,- de crainte:de la Russie ».

P. S. J'ai du retarder quelques jours l'expédition de ce rapport, ayant voulu m'assurer de son exactitude en le soumettant préalablement à l'ambassadeur d' Allemagne.

R. 182/113.

(l) Cfr. n. 284.

(l) Cfr. n. 303.

(l) Con R. cifrato 382/138 del 21 maggio Maffei aggiunse che !l collega tedesco gli aveva

293

IL MINISTRO A BELGRADO, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Belgrado, 20 maggio 1891 (per. il 1° giugno).

In questi ultimi tempi si sono ripetuti con maggior frequenza ed effera- tezza del solito le depravazioni e gli omicidi da parte degli arnauti contro i cristiani nella Vecchia Serbia ed in Macedonia. L'opinione pubblica in Serbia se ne è vivamente commossa, e la stampa locale ha pubblicato una serie d'arti- coli violentissimi per stigmatizzare le atrocità commesse dagli arnauti.

La studentesca della grande scuola di Belgrado ha voluto associarsi al bia- simo della stampa, ed a tale effetto ha tenuto, il 17 corrente nel recinto della grande scuola un'adunanza generale. In essa furono pronunciati parecchi discorsi contro la Bulgaria, l'Austria-Ungheria e la Turchia, complici o fors'anca isti- gatrici delle sevizie degli arnauti; e quindi furono adottate le seguenti riso- luzioni:

l) pregare tanto il Governo serbo che il Governo montenegrino di adope- rarsi energicamente affinché sia posto fine, nel più preve tempo possibile, a quelli atti di barbarismo;

2) rivolgere a S. M. il Sultano ed al suo Governo la preghiera di prestare aiuto e difesa agli oppressi fratelli della Vecchia Serbia e della Macedonia;

3) pregare S. M. lo Czar di venire egli pure, colla sua potente protezione in soccorso dei fratelli ortodossi e del serbismo nella Vecchia Serbia ed in Macedonia.

Senza voler dare a questa manifestazione della studentesca di Belgrado una soverchia importanza, non devo tacere a V. E. ch'essa non è stata dall'opinione vubblica giudicata né fuor di posto né esagerata, prova che i sentimenti espressi nell'adunanza degli studenti sono divisi dalla generalità del paese.

È del resto qui intima convinzione che la recrudescenza dei misfatti degli arnauti contro le popolazioni cristiane nella Vecchia Serbia ed in Macedonia è Jpera esclusiva dell'Austria-Ungheria la cui propaganda in quelle provincie si fa ogni dì più attiva. Questa stessa opinione mi fu non ha guarì manifestata da taluni colleghi i cui sentimenti non sono certamente ostili al Gabinetto di Vienna e che sugli avvenimenti che si svolgono nella penisola dei Balcani por- tano una seria ed illuminata attenzione. Se l'Austria-Ungheria abbia realmente la mano nei frequenti disordini che si producono in talune località della Vec- chia Serbia e della Macedonia, è cosa che V. E. potrà meglio di me sapere dai rapporti dei nostri agenti locali. Per conto mio non esito a ritenere la cosa non solo possibile, ma probabile.

·Non è del resto questa la prima volta che mi permetto di segnalare all'at- tenzione del R. Governo, i segreti maneggi del Gabinetto di Vienna nei Paesi dei Balcani ancor soggetti al dominio del sultano. In un rapporto riservatissimo che indirizzai a S. E. l'on. Crispi, n. 414/229 (1), avevo avuto cura di rilevare il gravissimo pericolo di vedere un giorno l'Austria-Ungheria impossessarsi del- l'Albania, e l'interesse che aveva l'Italia di combattere l'azione austro-ungarica in quella provincia. Quanto ora succede ed in Albania, e nella Vecchia Serbia ed in Macedonia sembrami essere una conferma dei sospetti da me manifestati in quel rapporto sulle intenzioni del Gabinetto di Vienna, intenzioni che consi- dero sempre come esizialissime al nostro predominio sull'Adriatico ed alla nostra influenza nella penisola dei Balcani. Ed è appunto in vista del pericolo che ci sovrasta, ch'io mi permetto di richiamare l'attenzione del R. Governo sulle idee da me svolte nel suddetto rapporto del 24 novembre 1890.

294

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE RISERVATISSIMA. Londra, 22 maggio 1891.

Le vacanze di Pentecoste hanno allontanato lord Salisbury da Londra per qualche giorno. Sua Signoria si recò a Glasgow dove pronunziò un importante discorso del quale V. E. avrà a quest'ora veduto il resoconto de' giornali.

L'assenza di lord Salisbury mi ha impedito di rimettergli le copie del pro- tocollo e note relativi al rinnovamento dell'accordo segreto con la Spagna. V. E. avendo approvato il progetto di nota da indirizzare in questa occasione a Sua Signoria, io mi propongo di rimettergli personalmente tale nostra comuni- cazione, nei primi giorni della settimana prossima. Gli atti a ciò relativi mi pervennero da Madrid-Parigi per mezzo del corriere nostro di Gabinetto giunto ieri l'altro a Londra. De' medesimi ho accusato ricevuta all'ambasciatore di Sua Maestà presso la Corte di Spagna.

Lo stesso corriere di Gabinetto mi ha consegnato la lettera particolare di V.E. in data del 12 corrente mese (2). In essa ella mi chiese se le parole dette a me da lord Salisbury e riferite nella mia lettera particolare del 5 maggio (3), esprimano soltanto lo scetticismo del ministro britannico rispetto alla Spagna, oppure se quelle parole possano essere interpretate come l'espressione della opinione di Sua Signoria che un divario esista fra l'Italia e l'Inghilterra nello apprezzamento delle cose spagnuole.

Non esito a dire che la prima interpretazione è la buona. Non ho bisogno di provocare in proposito una spiegazione di lord Salisbury. Il modo con il

(2) Cfr. n. 275. (3) Non pubbllcata.

quale questi si spiegò con me e l'intonazione da lui data alle parole che riepi- logavano il suo pensiero, non mi permettono di dubitare in proposito. Sua Signoria si tiene sicura di trovarsi, in ogni cosa d'interesse comune, d'accordo con il Gabinetto di Roma. Il suo dubbio si applica soltanto alla stabilità dei propositi della Spagna o, forse, per dire meglio ancora, alla stabilità del Governo spagnuolo. Di questo so_ggetto più volte si trattò in privata conversazione con lord Salisbury a cagione del mio soggiorno in !spagna; epperciò il pensiero di lui non mi poteva riuscire oscuro.

Se però tale e non altra dev'essere, a mio avviso, l'interpretazione da darsi alle parole di lord Salisbury, sarà sempre bene tuttavia lo aver presente che, per le ragioni da me altra volta esposte, fra l'Inghilterra e la Spagna non hanno esistito mai e forse non esisteranno neppure in prossimo avvenire, rela- zioni così fiduciose come quelle che sono possibili fra l'Italia e l'Inghilterra. Ma il pensiero che, da parte nostra, possa darsi la preferenza alla Spagna ed ai suoi interessi, non mi fu mai né direttamente, né indirettamente espresso da lord Salisbury.

(l) Cfr. serie II, vol. XXIII, n. 862.

295

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, MACCIO', AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO S. N. Cairo, 23 maggio 1891 (per. il 30). Pervenutagli dal Foreign Office la convenzione sottoscritta il dì 15 aprile

scorso da V. E. e da lord Dufferin per determinare la sfera d'influenza anglo- italiana in Africa al nord di Suakin (1), sir Evelin Baring stimò opportuno di notificarla al Governo egiziano. Tanto i ministri del khedive, quanto egli stesso, che già conoscevano per la pubblicazione fattane dai giornali quel documento se ne trovarono assai impacciati. Essi ne tennero proposito al rap- presentante britannico, facendogli considerare che la forma ufficiale della sua comunicazione obbligava Sua Altezza a parteciparla al sultano; che ne preve- devano osservazioni spiacevoli alle quali era pel khedive del massimo interesse di non esporsi; che perciò senza aver nulla da obiettare all'accordo concluso desideravano rimanesse una cosa inter alias acta, e lo pregavano vivamente a voler annullare la nota, diretta a questo proposito al ministro degli affari esteri.

Sir Evelin ne avvertì per telegrafo lord Salisbury, il quale, per far cosa grata a Sua Altezza, lo autorizzò ad aderire all'espressogli desiderio. Così l'Egitto si ritiene come dispensato di riferirne a Costantinopoli, e quando in un'epoca più o meno remota gli fossero chieste spiegazioni, potrà rispondere che ne sa solamente quel tanto che ne hanno detto i fogli periodici d'Italia e d'Inghilterra e nulla più.

Sir Evelin Baring nel raccontarmi i particolari di questo incidente mi dice- va che forse V. E. ne avrà notizia dal Gabinetto di Londra. Ho creduto ciò non- dimeno utile che ella ne sia anche da me informata.

(l) Cfr. n. 222, allegati.

296

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE RISERVATISSIMA. Londra, 23 maggio 1891.

Ringrazio vivamente V. E. di avermi informato della conclusione dell'accordo con la Germania e l'Austria-Ungheria. Ella mi manifesta l'intenzione di farmi conoscere le varianti introdotte in quell'accordo ed io ne sarei a lei gratissimo perché ritengo importante per il servizio che il rappresentante di Sua Maestà in questa residenza conosca appieno la posizione dell'Italia rispetto a tutte le Po- tenze.

Le nostre relazioni qui non furono mai migliori d'oggi, da dopo il mio arrivo a Londra. Ella ha reso il mio compito molto facile.

Profittiamone per accomodare definitivamente anche la spinosa vertenza alla quale avea dato causa l'accordo conchiuso nel 1889 con la Compagnia britannica dell'Africa Orientale. Questo affare non sembra doverci ormai creare altre difficoltà che quella della spesa occorrente per la presa di possesso dei porti dei Benadir. La prego vivamente di farmi sapere il più presto possibile ciò che il Governo nostro intende di fare. Sovra questo soggetto le scrissi ieri in forma ufficiale (l).

Disgraziatamente non possiamo profittare della ottima condizione presente nelle nostre relazioni politiche con l'Inghilterra per attivare lo sviluppo dei rap- porti finanziari nostri con questo Paese. Pesa sovra quest'ultimo una crisi non prossima a finire la quale potrebbe avere cause prime ancora più profonde di quelle che oggi appariscono. In questa direzione, per il momento, il nostro Governo deve astenersi da qualunque tentativo che riuscirebbe inutile, epperciò dannoso, per il credito nazionale.

297

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, E A VIENNA, NIGRA

T. S.N. Roma, 24 maggio 1891, ore 10,50.

On insiste, à Madrid, sur la gravité de la situation en Portugal et sur la nécessité de s'entendre pour l'éventualité d'une crise décisive. Je vous communi- querai là-dessus, par le prochain courrier, les rapports détaillés de notre ambassadeur (1). Quant à moi je tiens à ne pas m'écarter d'une attitude com- mune avec l'Allemagne et l'Autriche-Hongrie.

(2) Il 31 maggio furono inviate agli ambasciatori a Berlino e Vienna copie del rapporti

di Maffei del 14 e 20 maggio (cfr. nn. 277 e 292) e del telegramma inviatogli il 28 maggio (cfr. n. 304) allegate ad un dispaccio che termina con la seguente frase: «Aggiungo ancora che, dopo il mio telegramma del 28 maggio, le notizie del Portogallo si sono venute vlepplù mlglio- ranc'lo. Epperò tanto meno sarebbero consigliabili ora impegni di qualsivoglia natura in previsione d'eventualità fortunatamente rinviate •·

(l) R. 520/276, non pubblicato.

298

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. CIFRATO 386/140. Madrid, 24 maggio 1891.

En faisant suite à mon télégramme du 5 de ce mois (1), je dois exposer avec plus amples détails ce que j'avais l'honneur de référer à V.E. sur l'attitude du Gouvernement espagnol dans l'éventualité d'un conclave.

Je suis à meme de confirmer que, lorsque ce moment sera venu, le due de Tetuan aura soin de faire donner aux cardinaux espagnols l'instruction d'appuyer l'élection d'un pape modéré. Plusieurs raisons déconseillent, dans l'opinion du due, de s'occuper dès-à-présent de cette question, et je n'ai pas réussi à modifi:er cette manière de voir. Il objecte que les cardinaux espagnols ne 'Sont que quatre, dont trois octogénaires, et un plus jeune, savant dominicain, qui s'est démis de son archeveché de Seville pour se consacrer entièrement, dans sa petite ville natale, à des études scientifiques. Dans cet état de choses, et s'agissant d'un si petit nombre, le due considère qu'il n'est pas nécessaire, qu'il serait peut-etre nuisible, d'aborder dès aujourd'hui un sujet qui pourrait exciter des soupçons chez des prélats qui vivent en Espagne, loin des intrigues, surtout que, selon lui, ce ne sont, jamais les candidatures préparées d'avance celles qui triomphent dans un conclave.

D'après le contenu de la dépeche de V. E. du 30 avril, en revenant à la: charge auprès du ministre d'Etat, je n'ai manqué de soumettre à son attention qu'il ferait bien de demander les chapeaux de cardinal qui pourraient encore etre réclamés, puisque cela serait le meilleur moyen de travailler au profit de notre cause. Mais le due me répondit aussitòt qu'il ne croyait pas du tout que l'Espagne put encore penser à augmenter le nombre de cardinaux qu'elle a aujourd'hui.

Dans la conversation que j'ai eu en pareille circonstance et dans d'autres qui la suivirent, avec la liberté de langage que me permettent mes bonnes relations avec le ministre d'Etat, je lui ai demandé, sans me départir pourtant du tact nécessaire, s'il ne pensait pas qu'il fil.t convenable de faire quelques recommandations générales aux cardinaux précités, en vue tout au moins de les empecher de prendre des engagements et de donner également quelques indications du méme genre à son ambassadeur accrédité auprès du Vatican, m'étant revenu que le cardinal Parocchi s'agite beaucoup auprès de lui. Mais à cet égard aussi le due a été d'avis que toute démarche en ce moment serait

déclarations sur la nécessité d'appuyer une candidature modérée, et, le moment venu, !es cardinaux espagnols agiront en ce sens. J'en ai la promesse. Seulement S.E. n'est pas d'avis qu'il convienne d'aborder dès à présent ce sujet, et camme je n'ai pas perdu l'espoir de !'amener à une plus prompte coopération, c'est par ce motif que je n'ai pas encore rendu un compte définitif à V.E. de la délicate mission qu'elle m'a confiée ».

223 19 - Documenti Diplomatici - Serle II - Vol. XXIV

inopportune, et que M. Pidal savait pal"faitement que le Gouvernement de la Reine n'approuverait pas le choix d'un pape intransigeant ou de tendances françaises. Quand on se trouvera à la veille du conclave on agira dans le sens voulu.

J'ai fait tout ce qui dépendait de moi pour m'acquitter de la mission que V.E. m'avait confiée sur ce point important. Il me semble de pouvoir affirmer, je le répète encore, d'avoir atteint le but principal auquel visait V. E.; c'est-à- dire d'avoir assuré la coopération du Gouvernement espagnol d'une façon favo- rable à nos intérèts lorsque l'instant propice sera arrivé. J'aurai, en attendant, mème sans instruction ultérieure, soin de ne pas perdre les occasions qui pour- raient se présenter, et j'exécuterai en tout cas les nouveau ordres que V. E. pourrait juger à propos de me transmettre.

(l) T. s.n., con il quale Maf!ei aveva riferito: « J'al obtenu du m1n1stre d'Etat des

299

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE RISERVATISSIMA. Parigi, 25 maggio 1891.

Le mando quest'oggi un lungo, forse troppo lungo rapporto (personale) (l) sulle proposte di decorazioni fatte dal cav. De Gubernatis, ma non ebbi tempo di farlo più breve, nemmeno di poterlo copiare in modo più presentabile, perché io voleva affidarlo al corriere cav. Signoroni che sta per partire. Le dirò adun- que che io vidi due volte il conte Miinster dopo la sua gita in Germania. Egli, pel primo, venne a visitarmi, e mi disse che a Berlino V. E. è tenuta in grande considerazione e che ella seppe ispirare la massima fiducia a quel Governo. Mi parlò del rinnovamento della Triplice Alleanza e di un accordo commer- ciale che, egli spera, potrà compiersi con vantaggio delle tre Potenze alleate. Egli mi parlò della Russia e del ravvicinamento che sembra operarsi tra essa e la Germania. La Russia pare alquanto allarmata della propaganda repub- blicana che una unione troppo intima colla Francia potrebbe provocare. È un fatto che questa trovandosi isolata in mezzo a tante Monarchie, tenta d'intro- durre quel sistema di governo attorno a sé per ricuperare quella egemonia che ebbe, per qualche tempo, all'epoca della prima rivoluzione. Questo Ministero degli affari esteri si agita molto per estendere la sua influenza; gli si è accor- dato un aumento di 300 mila franchi per i fondi segreti che in tal modo sono portati ad un milione di franchi. Questi servono senza dubbio in parte a suscitare, specialmente in Italia, movimenti anarchisti-repubblicani. Si faceva quasi assegnamento sul naufragio della Monarchia nel Belgio il che non potrebbe aver luogo senza una rivoluzione sociale col rischio però di estendersi

alla F'rancia. Per cui si sta tra il desiderio di avere una Repubblica nel Belgio, ed il timore della provocazione di una anarchia socialistica di cui la Francia avrebbe per la prima da soffrire (1).

Per l'Italia non si avrebbero tanti riguardi. Io penso che V. E. fece benissimo nel mantenere fermo il suo programma o per meglio dire le sue concezioni per una delimitazione dei nostri territori ad Assab ed Obock. Mi si riferì una parola che avrebbe pronunziato un personaggio che ha ingerenza in questo Ministero del Quai d'Orsay: « Messieurs les italiens croyent en avoir bientòt fini pour l'Abissinie; mais ils se trompent; nous ne leur en ferons bien voir d'autres )). Siccome si parla ora d'un imprestito di due milioni che la Grecia farebbe a Menelik per liberarlo dal suo debito verso l'Italia, non mi meraviglierei che quei due milioni invece di uscire dalle casse greche dove i milioni non abbon- dano, provenissero al contrario da casse francesi.

Benché tra la Russia e la Francia vi sia uno scambio di cortesie, mi sembra che la Russia dovrebbe preoccuparsi della quistione dinastica al pari delle altre Potenze che vivono sotto il regime monarchico. Non si potrebbe mettere in dubbio che il trionfo della Repubblica francese che aspira a domare l'Europa, sarebbe il segnale della rovina delle nostre Monarchie: per cui toccando questa fibra della conservazione dinastica, presso la Russia, questa anziché gettarsi nelle braccia della Francia, dovrebbe cercare ad allearsi colle altre Potenze monarchiche per combattere il nemico comune, il repubblicanismo che non si potrebbe impiantare senza l'aiuto dell'anarchia.

Ebbi col conte Mtinster una conversazione in quel senso, ed egli fu anche d'avviso che la fibra dinastica sia quella più efficace da toccare per indurre la Russia ad un ravvicinamento alla Triplice Alleanza.

Non le parlo quest'oggi della questione economica che ora si dibatte nella Camera, dove l'edifizio protezionista che il signor Méline tenta di elevare sembra alquanto minacciato.

Unisco a questa mia lettera un articolo del Matin d'ieri dal quale si scorge quali sono i sentimenti poco benevoli a nostro riguardo che tuttora dominano in questa stampa.

T. S.N.

(l) Non pubblicato.

300

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Vienna, 26 maggio 1891, ore 19,15.

J'ai pensé que peut-etre ma présence à Rome en ce moment peut avoir quelque inconvénient attendu qu'on ne manquerait pas de la rattacher à la Triple Alliance et que je serais aussi exposé à des interrogations par les

·per !l 1893, in cui partito sovversivo spera avrà disposto tutto per sommossa generale ».

personnes politiques que je serais forcé de voir. Je pourrai renvoyer l'entrevue à cet automne. En attendant je ferai une course de quelques jours pour mes affaires privées. J'attends là-dessus vos instructions (1).

T. S.N.

(l) Menabrea aveva comunicato con T. 966 del 13 maggio: «Si teme per !l 1892 e più ancora

301

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Berlino, 26 maggio 1891, ore 19,50.

Hatzfeldt a annoncé à Salisbury en voie très confidentielle, et au nom des trois Puissances le fait du renouvellement de l'alliance. Sa Seigneurie en a exprimé vive reconnaissance et pleine satisfaction (2).

302

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 1074. Pietroburgo, 27 maggio 1891, ore 17,30 (per. ore 18,30).

Giers disse oggi ad un mio collega che, secondo informazioni da Berlino, si ritiene che abbiamo in questi ultimi giorni rinnovato Triplice Alleanza. Noti- zia sarebbe stata comunicata dall'ambasciatore di Francia al russo.

303

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. PERSONALE S.N. Roma, 27 maggio 1891.

Come V.E. me lo aveva annunziato (3), venne, pochi giorni sono, da me l'ambasciatore di Germania richiedendomi di compilare, io stesso, un testo da proporsi a lord Salisbury per tradurre in atto il concetto, oramai in massima ammesso, di dare forma più precisa e più completa agli accordi segreti già fin dal 1887 vigenti con l'Inghilterra.

a rien de nouveau nous nous verrons l'automne prochain. Vous pouvez en attendant !aire votre course ».

(3) Cfr. n. 289.

Un primo schema preparai e mostrai al conte di Solms, il quale, però, fu d'avviso che, come avrebbe avuto il carattere di un accordo fra le quattro Potenze, così conveniva modificarlo in guisa da meglio corrispondere alle spie- gazioni che erano intervenute tra il conte di Hatzfeldt et il marchese di Salisbury. Secondo quelle spiegazioni preliminari, sarebbesi dovuto solo emen- dare opportunamente le note scambiate a Londra, nel 12 febbraio 1887, tra l'Italia e l'Inghilterra, con successiva adesione dell'Austria-Ungheria. Ond'è che, conformandomi al suggerimento del conte di Solms, un secondo schema gli rimisi, che egli giudicò corrispondente alle precorse intelligenze e s'incaricò di trasmettere tosto a Berlino.

Mi disse, nondimeno, l'ambasciatore di Germania, che avrebbe trasmesso a Berlino, a titolo confidenziale, anche il primo schema; e m'è rimasta l'impres- sone che, pur trovandolo men consono allo scambio di idee testé intervenuto tra il conte di Hatzfeldt e lord Salisbury, il conte di Solms lo ravvisi degno di particolare considerazione. In ogni modo desidero che il Gabinetto di Berlino esamini liberamente le mie proposte, e solo mi faccia conoscere la sua conclu- sione prima di dare al conte di Hatzfeldt l'incarico di presentare a lord Salisbu- ry un nostro definitivo progetto.

Qui intanto acchiudo, per informazione di V. E., copia étell'uno e dell'altro schema.

Rimane inteso che, in questo stadio affatto primordiale del negoziato, mi asterrò da qualsiasi comunicazione, circa questo grave soggetto, al r. amba- sciatore in Londra, il quale riceverà le mie istruzioni allora soltanto quando, riuscendo, come spero, a buon fine le trattative officiose dell'ambasciatore di Germania, sia giunto il momento di stringere il formale accordo.

ALLEGATO l

PROJET DE NOTE (l)

Les notes échangées, à Londres le 12, et à Vienne le 16 décembre 1887, entre l'Italie, l' Angleterre et l' Autriche-Hongrie règlent d'une manière pratique l'attitude et la ligne de comiuite que ces trois Puissances ont adoptées, pour le présent, ainsi que pour les éventualités de l'avenir, au sujet des questions se rattachant à la situation de l'Empire ottoman.

Les Cabinets de Rome, de Berlin et de Vienne ayant, à l'occasion du récent renou- vellement de leur traité d'alliance, appelé l'attention particulière du Cabinet de Londres sur l'avantage qu'offrirait, pour la cause de la paix européenne, l'adhésion de l'Angleterre aux principes que Ies trois alliés ont pris pour base de leurs arrangements mutuels, soit en vue de leur propre sécurité, soit en vue de l'équilibre dans le bassin centrai et occidental de la Méditerranée, il s'en est suivd, entre les quatre Cabinets, un échange confidentiel d'idées, par l'effet duquel ceux-ci ont arreté les points suivants destinés à compléter et préciser les énonciations contenues dans les notes échangées, les 12 février et 24 mars 1887, entre l'Italie, l'Angleterre et l'Autriche-Hongrie:

l) Maintien; par les efforts combdnés des quatre Puissances, du status quo territorial dans Ies régions nord-africaines sur la Méditerranée, à savoir la Cyrénai'que, la Tripo- litaine, la Tunisie et le Maroc. Les représentants des quatre Puissances dans ces régions

affaires étrangères remettrait aux ambassadeurs respectifs des trois autres Puissances ». Questo e l'allegato successivo sono ed. in Grosse Politik, vol. VIII, pp. 51-54.

auront pour instruction de se tenir dans la plus étroite intimdté de communications et assistance mutuelles.

2) Si, le maintien du status quo devenant malheureusement impossible, l'Italie devait entreprendre dans ~es régions susénoncées, en vue d'un intéret d'équilibre et de légitime compensation, une action effective sous la forme d'occupation ou autre prise de garantie, l'Angleterre se déclare dès maintenant prete à s'associer à l'Allemagne, après accord rormel et préalable, pour appuyer l'action de l'Italie dans le sens ci-dessus indiqué.

3) Les trois Puissances alliées appuieront en toute occasion l'oeuvre de l'Angleterre en Egypte.

4) Si la France faisait acte d'étendre son occupation, ou bien son protectorat ou sa souveraineté, sou.S une forme quelconque,. sur les territoires nord-africains, ou si elle voulait troubler l'oeuvre de l'Angleterre en Egypte, la tentative de la France serait, par l'Allemagne, l'Italie et l'Angleterre considérée comme portant atteinte à leurs intéret.s communs. Si l'une d'elles prenait, en pareU cas, l'initiative d'une action militruire, les deux autres, après accord forme! et préalable, appuieraient militairement cette action.

5) Les quatre Puissances s'échangent dès maintenant, et sauf accord préalable et formel en temps opportun, une déclaration analogue pour le cas où l'agression de la France se produd.rait, en Europe, contre l'une d'elles.

Le soussigné ministre des affaires étrangères (ou autre titre officiel) de s. M. . .. adresse la présente note à l'ambassadeur de S. M. . .. , en constatant que les cinq points ci-dessus énumérés constituent, pour la conduite et l'attitude éventuelles de son Gouver- nement, une règle indéclinahle.

ALLEGATO II PROJET DE NOTE

(Lord Salisbury au comte Tornielli) (l)

Les notes échangées, à Londres le 12, et à Vienne le 16 décembre 1887, entre l'Angle- terre, l'Italie et l'Autriche-Hongrie règlent en termes pratiques l'attitude et la ligne de conduite que ces trois Puissances ont adoptées, pour le présent comme pour les éven- tualités de l'avenir, au sujet des questions se rattachant à la situation de l'Empire ottoman. •

Le Cabinet de Rome ayant appelé l'attention du Cabinet de Londres sur l'avantage qu'il y aurait également à compléter et à mieux préciser dans un intéret de sécurité et d'équilibre, les énonciations concernant le bassin centrai et occidental de la Médi- terranée, telles qu'elles se trouvent consignées dans les notes échangées à Londres, le 12 février 1887, entre l'Italie et l'Angleterre, avec adhésion subséquente de l'Autriche- Hongrie, les pourparlers qui s'en sont suivi ont abouti à une entente parfaite, dont voici les points essentiels:

l) Les deux Puissances voueront tous leurs efforts au maintien du status quo terri- torial dans les régions nord-africaines sur la Méditerranée: à savoir la Cirénaique, la Tripolitaine, la Tunisie et le Maroc. Les représentants des deux Puissances dans ces régions auront pour instruction de se tenir dans la plus étroite intimité de communi- cations et assistance mutuelles.

2) Si, le maintien du status quo devenant malheureusement impossible, l'Italie devait entreprendre dans ces régions, en vue d'un intérét d'équilibre et de juste compen- sation, une action effective sous la forme d'occupation ou autre prise de garantie,

Rudini à lord Duffer!n ».

l'Angleterre se déclare dès maintenant prete à appuyer l'action de l'Italie dans le sens ci-dessus indiqué.

3) L'Italie,. à son tour, appuiera en toute occasion l'oeuvre de l'Angleterre en Egypte. 4) Si la France faisait acte d'étendre son occupation, ou bien son protectorat ou sa

souveraineté, sous une forme quelconque, sur les territoires nord-africains, la tentative de la France serait considérée par l'Angleterre et l'Italie comme portant atteinte à leurs intérèts communs. Si l'Italie prenait, en pareil cas, l'initiative d'une action militaire, l'Angleterre, après accord forme! et préalable, lui prèterait sa coopération effective.

5) n en serait de meme dans !e cas où l'agression de la France contre l'Italie se produisait sur le territoire mème du Royaume.

En constatant que les cinq points ci-dessus énumérés constituent, pour les deux Gouvernements, une règle de conduite et d'attitude éventuelle, le soussigné saisit ...

(l) Rudinì rispose con T. s.n. del 27 maggio: « J'apprécie votre scrupule. Ainsi s'il n'y

(2) Questo telegramma fu ritrasmesso a Nigra e Tornielli il 27 maggio.

(l) Il titolo completo dell'allegato era « Projet de note que chacun des qua tre ministres des

(l) Nota del documento: «N.B. Une note ldentlque seralt adressée per le marquis de

304

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

T. S.N. Roma, 28 maggio 1891, ore 10.

J'ai successivement reçu votre télégramme du 19, et vos rapports 14, 20 et 21 mai (1), tous concernant le Portugal. Les déclarations de la reine à l'am- bassadeur d'Allemagne, dans le sens que l'Espagne agirait à ses propres risques et périls, se contentant de l'appui mora! des Puissances résultant de la présence de leurs navires à Lisbonne, atténuent l'impression que les premières ouvertures de l'Espagne pouvaient produire. Nous devons cependant nous en tenir d'accord avec l'Allemagne et l'Autriche-Hongrie sur ce qu'il y aurait à faire à ce sujet. Je reçois, à cet égard, du comte Launay (2) le résumé suivant de la réponse que le Cabinet de Berlin a faite à l'ambassadeur d'Allemagne après avoir reçu le compte rendu de son entretien avec la reine: «Le Cabinet de Berlin maintient ses premières instructions et cela d'autant plus que d'après les derniers renseignements il n'y a pas danger imminent dans la situation du Portugal. Il s'abstient de donner conseil, mandat ou promesse quelconque à l'égard des éventualités qui préoccupent le Cabinet de Madrid».

(2) Con T. s.n. del 26 maggio. Con R. confidenziale 625/219 del 27 maggio Launay comunicò:

«Le baron de Marschall était peu convaincu que la polit.ique du Gouvernement espagnol ne cachàt pas quelque arrière-pensée. On ne voulait assumer icl aucune responsabilité sur la marche des événements, nl s'exposer au reproche d'avoir contribué de près ou de loin, direc- tement ou indirectement, il amener une solution qui pouralt fort bien aller à l'encontre, des déclarations, si explicites qu'elles fussent, de la part de l'Espagne. Son zèle de jouer le ròle de sauveur autorise peut-ètre le soupçon qu'il se cache Jà-dessous des vues secrètes ambi- tieuses. Le Cabinet impérial se montreralt d'ailleurs inconséquent en prèchant à Londres une entente dans les af!aires colonlales africaines, et cela à l'effet aussi de raffermir la Maison de Bragance, s'il se prétait à des combinaisons qul risqueraient fort de donner le coup de gràce à la dynastie ».

(l) Cfr. nn. 277, 292 e nota l, p. 218 allo stesso.

305

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. 1134/444. Vienna, 28 maggio 1891 (per. il 1° giugno).

Essendomi passato sotto gli occhi un rapporto del r. ministro a Belgrado del 20 corrente (n. 182/113) affari politici (1), relativo ai disordini succeduti di recente nella vecchia Serbia e in Macedonia, non posso a meno di rilevare alcune gravi asserzioni in esso contenute relativamente all'attitudine del Gover- no austro-ungarico in quei Paesi.

Nel detto rapporto il Governo austro-ungarico è accusato: l) di fomentare quei disordini; 2) di fomentarli nello scopo attribuitogli di impossessarsi tosto o tardi

dell'Albania.

Ora, quanto al primo punto non mi risulta in alcun modo che il Governo austro-ungarico fomenti i disordini di cui si tratta. Esso ha il più grande inte- resse a che nessun turbamento nello status quo avvenga nei Balcani, ben sapendo che ogni cambiamento trarrebbe seco per l'Impero austro-ungarico imbarazzi gravi e anche veri pericoli.

Dell'ipotesi, secondo cui l'Austria-Ungheria tenterebbe di annettersi l'Alba- nia, non posso dir altro se non che essa è recisamente contraria alle ripetute dichiarazioni espresse dal conte Kalnoky non solo dinanzi alle delegazioni austro- ungheresi, ma a me, e agli altri colleghi. Nulla è giunto a mia notizia che possa mettere in dubbio quelle precise e iterate dichiarazioni. Il Governo austro- ungarico, secondo il linguaggio del conte Kalnoky, non abbandonerà più senza dubbio la Bosnia e l'Erzegovina, la di cui amministrazione fu attribuita all'Austria-Ungheria con solenne trattato internazionale; ma non avrebbe alcu- na intenzione di spingere i suoi possessi più oltre. Parlo naturalmente delle intenzioni presenti. Dell'avvenire più o meno lontano, massime in caso di conflagrazioni in Oriente, nessuno può rispondere.

In presenza di tali aperte e solenni dichiarazioni, non contraddette da nes- sun fatto positivo, mi pare veramente inammissibile che si possano emettere con tanta sicurezza accuse del genere di quelle contenute nel rapporto del barone Galvagna.

L'argomento è in sé gravissimo, e importa che sia chiarito. Prego quindi V. E. di volersi procurare con ogni mezzo possibile informazioni sicure, basate non su vaghe accuse, ma su fatti reali, affine di potersi formare un criterio

esatto dello stato delle cose, e desidero poi che il barone Galvagna sta raggua- gliato di quanto ho l'onore di scriverle su questo proposito (1).

•_r. S. N.

(l) Cfr. n. 293.

306

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Berlino, 31 maggio 1891, ore 15.

Dernière expédition de V. E. {2) arrivée hier dans l'après-midi. Aussitot cherché à me ménager un entretien à la chancellerie impériale; mais je n'ai pu me acquitter de mes instructions que quelques heures plus tard. Dans l'intervalle, ainsi que me l'a dit le secrétaire d'Etat, un courrier de Cabinet avait été envoyé à Londres. Le Cabinet de Berlin est d'avis que le Gouverne- ment anglais ne pourra pas accepter le projet n. l. Par l'adoption de ce projet il assumerait dès-à-présent des obligations formelles contrairement à sa poli- tique traditionnelle, et se mettrait en quelque sorte au niveau de la Triple Alliance. Le Cabinet de Berlin estime que le Gouvernement anglais n'acceptera pas l'article 4 du projet n. 2. Pour ne pas influencer Hatzfeldt dans son libre arbitre, on s'est borné à lui communiquer les deux projets. La chancellerie impériale sait que cet ambassadeur est « très chaud » pour cette affaire, et qu'il fera tout son possible pour obtenir de Salisbury une rédaction avantageuse. Je n'en ai pas moins parlé et insisté dans le sens des instructions de V. E. Il m'a été répondu que la cause se trouvait en bonnes mains et que rien ne serait négligé par l'ambassadeur d'Allemagne pour la faire valoir de son mieux et autant que le comportent les circonstances de la politique anglaise.

R. CIFRATO 398/147.

307

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Madrid, 31 maggio 1891.

Voici un compte rendu succinct de la conversation que mon collègue d'Au- triche-Hongrie a eue, lui aussi, avec la reine au sujet des affaires du Portugal. Sa Majesté considère que le récent accord conclu par l'Espagne lui impose l'obligation de soutenir le principe monarchique; et c'est à ce point de vue

mi ha fatto « conoscere che, a suo avviso, le affermazioni di V.E. circa le mire del Governo austro-ungarico sull'Albania, non sarebbero giustificate da alcun fatto determinato, e sarebbero anzi contradette dalle dichiarazioni aperte e solenni del conte Kalnoky. In vista pertanto di tale diversità di apprezzamenti, le sarò grato se vorrà meglio Indagare lo stato delle cose, e riferlrmene poi, confortando le sue informazioni con la prova di fatti concreti ». Per la risposta di Galvagna cfr. n. 335.

qu'elle croit de san devoir de se préparer pour les éventualités qui pourraient se produire en Portugal.

Le programme de l'Espagne, à ce sujet, est suffisamment connu, mais la reine a pourtant tenu à déclarer de la façon la plus catégorique qu'elle ne voudrait, à aucun prix, s'engager dans une politique annexionniste envers le Royaume limitrophe. Cela, d'ailleurs, soulèverait l'opposition des républicains à cause de leur doctrine, non moins que des libéraux, qui pourraient accuser ce Gouvernement de vouloir faire surgir de graves complications internationales. La reine affirme avec beaucoup d'énergie qu'elle serait la dernière à consom- mer un pareil attentat.

Par contre la proclamation d'une Régence sous la reine Marie Pia ne présenterait aucun de ces inconvénients et ce serait l'unique chance de salut, attendu qu'en tombant le roi Charles perdrait le peu de prestige qui lui reste. Voilà les expressions textuelles dont la reine Christine s'est servie. Elle ajouta ensuite que ce pian aurait la sanction du monde entier et augmenterait la force morale de l'Espagne, qui serait par là amplement dédommagée. Ce succès ferait taire toute opposition. Avec le consentement de M. Canovas del Castillo elle a consulté M. Sagasta, lequel a entièrement approuvé et promis d'appuyer ces mémes idées.

L'accord visible des Puissances amies est cependant indispensable à l'exécu- tion d'une pareille ligne de conduite. S'il vient à faire défaut, l'Espagne sera forcée de ne pas aller au delà de la protection des frontières. La proclamation d'une République en Portugal n'offrirait pas un danger immédiat pour la Couronne espagnole qui devra se résigner à attendre, non sans crainte, l'effet que la pusillanimité de l'Europe monarchique produira dans les sphères répu- blicaines.

Sa Majesté pense que les circonstances sont favorables pour mettre dans cette question la Russie en action commune avec l'Alliance, et en défaut avec la France. Aussi, en se référant au fait que la Russie a été la première à reconnaitre la restauration du roi Alphonse XII, la régente a donné ordre à san envoyé à Pétersbourg de sonder prudemment le Gouvernement du tzar au sujet de l'attitude résolue qui devrait étre adoptée.

La régente a enfin recommandé à l'ambassadeur d'Autriche-Hongrie de bien expliquer tous ces détails au comte Kalnoky, dont elle était impatiente de connaitre les appréciations voulant savoir le plus tòt possible à quoi s'en tenir. « Que ferions-nous, demanda-t-elle, si sous l'apparence de calme actuelle un mouvement républicain venait à se produire à l'improviste en Portugal, et que faute d'entente parmi les alliés la France eut le temps de la reconnaitre? l>.

Ainsi eut fin l'entretien royal dont j'ai l'honneur de faire part à V. E. après avoir, selon mon habitude, soumis ce résumé au contrale de mon collègue.

Dans cet état de choses V. E. comprendra l'importance que va forcément assumer la démarche que je devrai à mon tour accomplir à ma prochaine visite à Aranjuez, visite qui est attendue et que je ne saurais indéfiniment re- tarder. Il ne faut pas oublier que nous devons ètre les intermédiaires, que nous le sommes entre l'Espagne et les deux Empires. C'est pour cette raison

que, malgré que j'ai reçu les télégrammes par lesquels V.E. m'énonce sa manière de voir (1), comme je puis encore remettre mon excursion de quelques jours, je crois prudent de lui soumettre le langage que je compterais tenir à Sa Majesté, et qui devrait par conséquent etre pondéré sérieusement. D'abord, quand de tout còté il revient que le danger en Portugal n'est pas imminent, convient-il à l'Italie de décourager l'Espagne dans le présent échange prélimi- naire de vues au sujet d'une action qui peut-etre ne se réalisera jamais, et qui en tout cas subira encore de nombreuses modifications?

En un mot, résumant ma pensée, je ne vois pas avantage, pour nous, de répondre aujourd'hui au due de Tetuan de façon à lui faire supposer que notre accord n'est virtuellement qu'une lettre morte. Ne voulant pas toutefois assu- mer une trop grande responsabilité, et tenant à ne rien faire sans l'approbation de V. E., voici comment il me semblerait convenable de m'exprimer:

« L'Italie a preté le plus vif intéret à l'exposition du programme général conçu par l'Espagne pour ce qui concerne le Portugal. Heureusement les der- nières nouvelles de Libonne òtent tout caractère d'imminence au danger. S. E. le marquis de Rudinì a loyalement reconnu que la question de Portugal e rattachant à la préservation du principe monarchique en Europe rentre dans le cadre de nos accords secrets. Néanmoins il faut tenir compte que la situation est des plus graves par rapport aux complications qui pourraient surgir. Malgré que l'Espagne, si elle a l'appui mora! de l'Europe, soit disposée à franchir la frontière à ses risques et périls pour la restauration éventuelle de la dynastie de Bragance, il serait difficile aux trois Puissances de donner dès à présent un conseil, un mandat ou une promesse. Mettre, autant que possible, l'attitude des alliés sur un terrain pratique devrait etre le but principal du moment actuel, et dans cet ordre d'idées le Cabinet italien s'estimera heureux de se rendre, auprès des Cabinets impériaux, l'interprète des opinions que le Gouvernement espagnol jugerait à propos de formuler '>.

A mon humble avis c'est par des déclarations qui laisseraient encore, selon la marche des événements, une porte ouverte à des futurs pourparlers, que l'on devrait répondre. Si V. E. veut bien, au reçu de ce rapport, me faire parvenir un mot d'instructions par le télégraphe (2), je lui en serai vivement reconnaissant.

Il est bon que V. E. sache, très confidentiellement. que mes deux collègues d'Allemagne et d'Autriche approuvent le discours que je me permets de suggérer.

308. L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. Berlino, 1° giugno 1891, ore 23,50.

Hatzfeldt a reçu nos deux rédactions (3). Il télégraphie pour demander l'autorisation de discuter là-dessus sans dévoiler la provenance, parce qu'il

(2) Cfr. n. 320. (3) Cfr. n. 303, allegati.

craint que Salisbury, en présence de propositions formelles d'une telle portée, ne décline d'aborder le sujet avant qu'il n'ait été discuté au Conseil des minis- tres. Hatzfeldt croit qu'il est essentiel que l'opinion de Salisbury se forme dans une discussion avec lui, Hatzfeldt, plutòt que dans une discussion avec Ies ministres anglais qui seraient naturellement disposés à critiquer. L'ambassa- deur d'Allemagne prie de ne pas le presser parce qu'il voudrait attendre le mo- ment propice. Solms sera chargé demain mardi de faire cette communication à V.E. pour savoir si vous approuvez le pian de Hatzfeldt. Il me parait qu'il n'y a rien a redire (1).

(l) Cfr. il seguente passo del D. 20665/79, inviato a Galvagna il 3 giugno: il conte Nigra

(2) Cfr. n. 303.

(l) Cfr. nn. 280 e 304.

309

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. 20345/285. Roma, 1° giugno 1891.

Accuso ricevuta e ringrazio V.E. del rapporto n. 320/276, in data del 22 maggio p.p. (2).

Accetto ben volentieri il modus procedendi concordato col signor G. H. Portai di notificare puramente e semplicemente al sultano di Zanzibar il pro- tocollo del 24 marzo u.s., senza chiedere a Sua Altezza alcuna ratificazione. Tostoché ci risulterà, a tale riguardo, l'approvazione definitiva di lord Salisbury, il reggente del nostro consolato generale riceverà istruzione di fare siffatta notifica simultaneamente al console generale britannico.

Converrebbe, poi, affine di risolvere pienamente la vertenza, che il signor Portai facesse comprendere al sultano la convenienza sua di accettare pei porti del Benadir il protettorato italiano, nel modo stesso in cui per le altre parti dei suoi dominii accettò il protettorato dell'Inghilterra. Il nostro protettorato sui Benadir apparisce infatti come un corollario naturale del protocollo con- cordato fra le due Potenze. Per non sollevare, però, intempestivamente que- stioni spinose, il Governo italiano sarebbe disposto, anche dopo la proclamazione del suo protettorato, a lasciare sussistere nei porti del Benadir, fino a nuovo ed apposito accordo col sultano, le attuali amministrazioni ed i suoi presidi.

V.E. dovrebbe cercare d'indurre accortamente Iord Salisbury a dare al si- gnor G. H. Portai istruzioni così concepite.

Rimarrebbe sempre la questione della Compagnia; ma su di essa il R. Go- verno è deciso a tenere per ora un contegno di assoluta astensione da qualsiasi iniziativa; allorquando avremo chiaramente definito, col Foreign Office e col sultano la nostra situazione nei Benadir, il negoziato nostro colla società com- merciale si troverà notevolmente agevolato.

m'aviez annoncée. Je lu! al répondu que j'approuva!s ent!èrement le plan de Hatz!eldt ».

D. 20402/463.

(l) Rudinì rispose con T. s.n. del 2 giugno: « Solms m'a fait la commun!cat!on que vous

(2) Non pubbl!cato.

310

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA

Roma, 1° giugno 1891.

Anche ieri l'ambasciatore di Francia mi ha parlato della delimitazione delle zone d'influenza, tra i due Governi, dalla parte di Obock. Il signor Billot non aveva ancora ricevuto definitive istruzioni; le sta aspettando. Intanto, però, egli era in grado di dirmi che il signor Ribot è disposto a consentire che la linea di demarcazione franco-italiana vada a congiungersi alla linea anglo-francese in tal punto da lasciar fuori dalla zona riservata all'influenza della Francia l'intera provincia dell'Harar, e non la sola città capoluogo. Per converso il signor Ribo.t pensa che verso il nord la linea tra Ras Dumeira ed il confine scioano debba essere condotta in guisa da seguire certe catene di montagne che costituirebbero un limite assai opportuno, anche tenuto conto dell'indole poco sicura degli abitatori di quella regione.

Ho ringraziato il signor Billot per queste sue indicazioni. Ma aggiunsi che meglio potrò pronunciarmi tostochè egli sia in grado di mettere sotto i miei occhi una proposta particolareggiata e concreta donde emerga con chia- rezza U tracciato geografico che si vorrebbe stabilire. L'ambasciatore di Francia pensa che in breve sarà soddisfatto il mio desiderio.

311

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 1115. Berlino, 3 giugno 1891, ore 16,34 (per. ore 18,35).

Segretario di Stato, cui comunicai a suo tempo contenuto del telegramma di V.E. in data 25 maggio (l) e dispaccio n. 224 (2), si è tosto rivolto a Vienna e Berna, anche in nostro nome, per concordare sede, epoca dei negoziati commerciali. Segretario di Stato mi disse ora, che Governo austro-ungarico accettava Berna come sede ed il venti luglio, come data approssimativa della apertura dei negoziati. Cancelleria imperiale aspetta ancora la risposta da Berna.

(l} Con tale telegramma Rudini aveva comunicato a Launay: «Accetto Berna come sede dei negoziati commerciali che potrebbero inizlarsi verso venti luglio ».

(2} Non pubblicato.

312

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. S.N. Roma, 6 giugno 1891, ore 10,15.

Notre ambassadeur à Madrid me fait part que son collègue d'Autriche-Hon- grie ayant eu avec la reine un entretien analogue à celui de son collègue d'Al- lemagne (l) dont il a rendu compte à son Gouvernement, l'empereur lui a fait répondre avec des déclarations fort sympathiques pour la jeune souverai- ne. Je vous communiquerai, là-dessus, par le prochain courrier copie d'un rap- port et d'un télégramme du marquis Maffei (2). Celui-ci, devant, à son tour, à l'occasion d'une prochaine visite à Aranjuea, etre reçu par la reine, m'a demandé des instructions précises. Le comte Nigra est absent de Vienne; je vous prie de soumettre soit au Cabinet de Berlin, soit par son entremise à celui de Vienne, le projet suivant du langage que le marquis Maffei devrait tenir. Le Gouvernement du roi étant, d'après le concertement mutue!, l'inter- médiaire entre l'Espagne et le groupe allié, une entente préalable et complète sur ce sujet me parait indispensable. Voici mon projet: «Le Gouvernement du roi reconnait que la question du Portugal, se rattachant à la préservation du principe monarchique en Europe, rentre à ce titre dans le cadre de nos accords secrets. Nous apprécions à ce meme titre les loyales déclarations par lesquelles l'Espagne répudie toute vue d'annexion et élimine toute arrière pensée égoYste de l'oeuvre qu'elle serait le cas échéant prete à entreprendre à ses propres risques et périls en Portugal dans l'intérèt de la dynastie de Bragance et de plein accord entre les deux Monarchies. Mais il serait impossible, pour Ies trois Puissances, de donner dès-à-présent à l'Espagne un conseil, une pro- messe, un mandat. L'appui mora! des Puissances ne pourrait se réaliser que d'après les circonstances du moment. C'est pourquoi, les nouvelles du Portugal étant actuellement meilleures, l'Espagne devrait s'en tenir pour aujourd'hui à cet échange préliminaire d'idées, sauf à continuer avec le groupe allié un cou- tant sympathique de communications qui pourrait, en temps et lieu, assumer un caractère plus pratique. Le Gouvernement du roi croit, en énonçant cette manière de voir, etre l'interprète fidèle de la pensée commune du groupe allié » (3).

(2) Cfr. n. 307 e T. s.n. del 4 giugno, non pubblicato. (3) Rudinì comunicò gli stessi documenti a Nigra che si trovava a Milano con una lettera

dello stesso 6 giugno in cui diceva: « I miei concetti direttivi che spero siano anche da V.E. apprezzati, sono sostanzialmente questi tre: astenerci da ogni impegno positivo per il futuro, in previsione di una azione che non si possa poi concordare con le linee generali della nostra politica; ncn scoraggiare, d'altra parte, la Spagna, la quale potrebbe trovarsi indotta, dal nostro assoluto abbandono, e cercarsi altro indirizzo non consentaneo coi nostri interessi; nulla fare e dire che non sia la espressione di un cordiale e completo consenso coi due nostri alleati».

(l) Cfr. n. 292.

313

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Londra, 6 giugno 1891.

Il giorno 3 corrente, quando io mi recai da lord Salisbury per parlargli di alcuni nostri affari, non era ancora qui divulgata la notizia della pubblicazione fatta nel Figaro di Parigi della lettera del signor Millevoye al deputato ingle- se Labouchère. (l) Due giorni prima questi avea ripresentato nella Camera dei Comuni la domanda di comunicazione degli impegni presi dall'Inghilterra verso l'Italia. Il discorso con lord Salisbury andò a toccare quest'incidente par- lamentare e Sua Signoria mi disse che nei giornali della sera avrei veduto delle cose abbastanza singolari in materia di rivelazioni. Senza entrare nei particolari, il mio interlocutore consentì soltanto a dirmi che si trattava di confidenze che si pretendeva fossero state fatte dal re d'Italia al defunto prin- cipe Napoleone e che questi avea comunicate ai suoi amici. Voleva ben ricono- scere lord Salisbury che le testimonianze non erano delle migliori; ma l'accen- to delle sue parole e la stessa sobrietà delle medesime rivelavano, in modo non dubbio, il malumore suo (2).

Comparvero infatti, poche ore dopo, nei giornali, insieme alle notizie te- legrafiche di Parigi, gli apprezzamenti dei giornali stessi. Ne scrivo ufficialmente perché ne rimanga memoria negli archivi (3).

Della risposta che sir J. Ferguson aveva dato a Labouchère nella torna- ta del 2 corrente e di quella che lo stesso sottosegretario di Stato sarebbe costretto a dare alla già annunciata nuova interrogazione dello stesso deputato, lord Salisbury mi diceva soltanto che, la posizione dell'Inghilterra non essendo mutata dal 1888 in poi, non vi era motivo di dare oggi una risposta diversa da quella data in quell'anno. E Sua Signoria soggiungeva essere noto che il Governo inglese non può costituzionalmente assumere vincoli contrattuali per la sua politica estera.

A questa osservazione replicai dicendo che io non conosceva invece Paese parlamentare il quale avesse minori vincoli costituzionali dell'Inghilterra in materia di trattati. Questi possono essere fatti liberamente e senza nessuna restrizione, dal solo potere esecutivo il quale non ha obblighi nè di presenta-

pubblicato. Cfr. quanto comunicò in proposito Menabrea con R. riservato 1042/405 del 9 giu- gno: «In questo momento si mena gran rumore della lettera del signor Lucien Millevoye, deputato della Senna, indirizzata al signor Labouchère, membro della Camera dei Comuni inglese, nella quale riferisce una sua conversazione avuta, sul finire di gennaio del 1890, col principe Napoleone Gerolamo. Questi gli avrebbe partecipato un suo colloquio con S.M. il Re nostro Sovrano che mostrava di fare assegnamento sul concorso dell'Inghilterra per difendere l'Italia contro un'eventuale aggressione marittima per parte della Francia >>.

poteva contare sull'assoluta discrezione dell'Italia. Con T. 847 del 7 giugno comunicò: «S.M. il Re, tornato stamane, m! fa sapere non avere mai fatto comunicazioni al principe Napoleone relative ai nostri rapporti con l'Ingh!lterra ».

ztone nè di approvazione da chiedere al Parlamento qualunque sia la materia del trattato. Ne conveniva lord Salisbury dicendo però che il Paese non si ter- rebbe obbligato e che il Parlamento potrebbe ricusare i mezzi di eseguire gl'impegni. « Libertà piena dalle due parti, concludeva Sua Signoria, per la Corona di prendere impegni, per il Parlamento di non riconoscersi obbligato a fornire i mezzi di esecuzione ». A questo punto mi permisi troncare il discor- so notando che se la questione fosse così posta, non vi era Paese parlamentare di cui la stessa cosa non potesse dirsi.

Mi pare utile che V.E. abbia notizia particolare anche di queste cose dette nel corso di un colloquio che nulla avea di ufficiale, perché sempre più chiara ne emerge la disposizione in cui si trova presentemente il capo del Ga- binetto inglese per ciò che concerne il prendere concerti positivi che vincolino la politica dell'Inghilterra in certe determinate eventualità.

Disgraziatamente incidenti come quello della lettera del signor Millevoye non predispongono l'animo del primo ministro inglese ad entrare in un'altra via. Ancor che il diniego dell'esistenza di impegni verso l'Italia sia stato ab- bastanza ben dissimulato nella ultima risposta del signor Ferguson, non si può non riconoscere che il valore già troppo scarso degli impegni esistenti, riesce più affievolito dalle ripetute dichiarazioni destinate a nasconderne la esistenza davanti al Parlamento. Se il Gabinetto avesse la convinzione di avere l'appoggio della maggioranza del Paese e del Parlamento per fare la politica alla quale quegli impegni lo obbligano, la sua cura nel dissimulare la verità delle cose non apparirebbe eccessiva come lo è in fatto.

Però è da notarsi che si va facendo strada la convinzione che da sola l'In- ghilterra non potrà più atteggiarsi a padrona dei mari e che l'unione delle for- ze marittime italiane alle sue le è necessaria ancor maggiormente perché, se le forze italiane si trovassero unite alle francesi, nulla potrebbe salvare l'In- ghilterra dal trovarsi in una sicura inferiorità. A questo concetto che mi pare vada prevalendo poco a poco nell'opinione pubblica inglese, noi dobbiamo mettere la maggiore nostra attenzione per valercene a tempo e luogo opportuni.

T. s.N.

(l) Tornielll aveva dato notizia di tale pubblicazione con T. s.n. del 4 giugno, non

(2) Rudini dette istruzioni a Tornielll con T. s.n. del 5 giugno di assicurare Salisbury che

(3) R. 554/286 del 5 giugno, non pubbllcato.

314

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Berlino, 7 giugno 1891, ore 18,25~

Le secrétaire d'Etat m'a lu les télégrammes qui venaient de lui arriver hier du comte Hatzfeldt sortant d'une visite chez Salisbury. Au cours de l'entretien Sa Seigneurie exprimait ses vives sympathies pour l'Italie. Il était prèt à examiner en quelle mesure il y aurait lieu d'introduire des mo-

difications dans les notes échangées en 1887 (1). Vu la « timidité > de ses collègues causée par les interpellations Labouchère et les prétendues révéla- tions d'un député français et du prince Napoléon (2), Salisbury préférerait laisser passer quelques temps avant d'entamer une conversation suivie. L'am- bassadeur d'Allemagne s'est réservé de parler à Salisbury dans une quinzaine de jours. L'impression causée par l'incident précité se sera calmée dans l'in- tervalle. Il est à noter que la presse officieuse et notamment le Standard tiennent un langage plus accentué que ne l'a été celui de Ferguson au sujet des relations qui devront exister entre l'Angleterre et l'Italie (3).

315

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S. N. Berlino, 7 giugno 1891, ore 18,25.

J'ai lu hier soir au secrétaire d'Etat le télégramme de V.E. que je venais de recevoir (4). Il m'a lu à son tour la correspondance entre Berlin et Vienne. Il en résulte que l'Allemagne et l'Autriche Hongrie, ainsi que leurs ambassa- deurs à Madrid en ont été instruits, sont en parfait accord pour décliner toute insinuation ou proposition mème relativement à un appui mora! à l'Espa- gne en vue d'une intervention de sa part en Portugal. Les deux Puissances entendaient, par leurs réponses aux premières ouvertures du ministre d'Etat faisant suite à celles de la reine régente, avoir « coupé court » à de pareilles ouvertures, et ce d'autant plus que l'état des choses s'est sensiblement amélio- ré à Lisbonne, et que le danger imminent est écarté. Il ne saurait donc ètre question de provoquer un échange de vues avec le Cabinet de Berlin, et par l'emtremise de celui-ci, avec le Cabinet de Vienne à l'égard du projet de V.E. pour le langage que Maffei devrait tenir à l'occasion de sa prochaine audience chez la reine. Les deux Gouvernements ont déjà pris position et nous ont renseignés sur leur attitude conforme à la nòtre, laquelle était tracée dans vos télegrammes, notamment dans celui du 16 mai (5). Or, depuis lors la si- tuation, non seulement n'a pas empiré, mais est devenue meilleure en Portugal. Les deux dernières phrases du projet pourraient ètre interprétées à Madrid comme un encouragement, camme une promesse. Or c'est précisément ce que de Berlin comme de Vienne ou voudrait éviter. Personne ne saurait certes

« Jusqu'!c! nous n'avons obtenu que l'express!on de s!mples dés!rs du Gouvernement brl- tannique, mals aucune assurance positive. Il ne sera certes pas facile de convertir ces désirs en des engagements écrlts et formels. Mals 11 éta!t à la fols patrlot!que et hablle d'en faire la tentative, soutenus, comme nous le sommes, par le Cab!net de Berlln ».

(3) Per la risposta d! Rudinì cfr. n. 321. (4) Cfr. n. 312. (5) Cfr. n. 280, nota l, p. 210.

20 - Documenti Diplomatici - Serle II - Vol. XXIV 239

suspecter la loyauté des déclarations -de la reine, mais on est loin d'accorder la mème confiance au Ministère. Des arrière-pensées ne sont nullement ex- clues chez les conseillers de la Couronne. L'empereur François-Joseph aurait préféré « en ne consultant que la voix du coeur;,) montrer plus de condescen- dance envers la Cour parente de Madrid, mais il a du reconnaitre le bien fondé des arguments à appui d'une politique d'abstention. La question de Portugal se rattache sans doute à la sauvegarde du principe monarchique en Europe et rentre à ce titre dans le cadre de nos accords secrets; mais encore, ajoutait le secrétaire d'Etat resterait à examiner si les moyens suggérés éven- tuellement par l'Espagne n'iraient pas à l'encontre du but qu'on met en avant. On incline ici à penser que tel serait le cas. Il me parait qu'en ces circonstances le mieux serait que dans sa visite à la reine, Maffei après s'ètre entendu au besoin avec ses collègues d'Allemagne et d'Autriche-Hongrie et sous la forme la plus courtoise, s'exprimat envers Sa Majesté dans le sens général de ses instructions que V.E. a bien voulu me communiquer par son télégramme du 16 mai et des directions transmises par nos deux alliés lesquelles sont résu- mées dans mes télégrammes 15 et 26 mai (1).

(l) Cfr. 11 seguente passo di una lettera personale di Launay a Rudinì dell'8 giugno:

(2) Cfr. n. 313.

316

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', AL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI

D. 21412/116. Roma, 7 giugno 1891.

Ho letto colla maggiore attenzione l due rapporti della S.V. illustrissima in data del 24 e 25 maggio ai nn. 183 e 185 (2) sulla politica della Francia nel Marocco.

Dagli indizi che ha raccolto ed enumera, la S. V. è indotta a ritenere che la Francia agogni, più che mai, ad annettere al suo territorio alcuni villaggi appartenenti attualmente al sultano, compresa l'oasi di Touat, e miri a raggiungere con minori ostacoli l'intento per vie indirette e per mezzo di se- greti negoziati il cui risultato non verrebbe annunziato che a fatti compiuti quando cioè sarebbe già per noi irreparabile. Avverandosi tale ipotesi, Spagna ed Inghilterra, appena accertati i guadagni che avrebbe fatti la Francia, ver- rebbero, a quanto ella pensa, dalle supreme esigenze delle loro vecchie e nuove aspirazioni, tratte a muoversi per conseguire a lor volta adeguati compensi. E cosi lo smembramento del Marocco sarebbe un fatto compiuto.

Non disconosco l'attendibilità e la logica di tali supposizioni, e tanto meno posso disconoscerla in quanto che il sospetto della pertinacia delle mire fran- cesi sopra alcuni punti del territorio marocchino al confine dell'Algeria, e

{l) Cfr. n. 279 e n. 304, nota 2. (2) Non pubblicati.

la coscienza del flagrante conflitto d'interessi che sorgerebbe inevitabilmente dalla loro eventuale realizzazione furono appunto i moventi che condussero noi con l'Inghilterra, la Spagna e la Germania a raggrupparci nel concorde concetto: essere interesse comune il mantenimento dello statu quo nel Ma- rocco.

Della fedeltà delle Potenze amiche a tale programma, non possiamo me- nomamente dubitare: le necessità di fatto che ci hanno riuniti ne sono garanti. Del resto in precedenti dispacci le ho già fatto cenno delle idee scambiate ulti- mamente, in. specie fra i Gabinetti di Londra e di Roma a tale riguardo, le quali escludono ogni dubbiezza.

Il fermo e concorde proposito delle Potenze interessate, che ella invoca nei suoi due rapporti, come la sola egida efficace contro lo smembramento del Marccco, esiste dunque di già.

Ora preme soltanto di farne entrare la profonda convinzione nell'animo del sultano, perché ne sia sostenuto e difeso contro le lusinghe e le pressioni che non gli mancheranno certo da parte francese.

I termini della nota da lei diretta al vizir Garnit della quale mi ha comuni- cato copia, corrispondono a questo scopo, e perciò hanno avuto la mia piena approvazione.

Il linguaggio ed il contegno della S. V. illustrissima saranno del resto in ogni occasione tanto più efficaci e persuasivi, in quanto appariranno ispirati dalla assoluta certezza nella uniformità degli intendimenti delle Potenze amiche.

L. PERSONALE.

317

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 7 giugno 1891.

Le sono gratissimo delle confidenziali notizie che ella mi dà nella lettera del 31 maggio recatami dall'ordinario corriere di Gabinetto.

Dei tre punti principali nei quali si concretano le varianti da lei indicatemi, il più importante ed il più delicato è certamente quello che concerne il conso- lidamento, o meglio ancora lo svlluppo degli accordi del 1887 con l'Inghilter- ra. Stia pur certo, signor marchese, che dal canto mio non darò cenno a chic- chessia di ciò che ella mi scrisse prima che non mi vengano da lei istruzioni in altro senso.

Però se la cortesia con la quale ella accoglie le mie lettere particolari me lo consente, vorrei esporle in proposito qualche mia riflessione a titolo stret- tamente particolare.

Per far conoscere all'Inghilterra la rinnovazione della Triplice Alleanza noi ci siamo serviti della Germania. L'ambasciatore tedesco qui, per le cari- che coperte, per il valore personale, è certamente personaggio considerevolis- simo e gradito. Ma, se non erro, egli è spontaneamente inclinato ad oltrepas-

sare iL segno .atteggiandosi a rappresentante non del proprio Paese soltan- to, ma di questo e degli alleati suoi insieme. Ne nasce, o meglio ne è forse diggià nata qui la tendenza a credere ad una specie di obbedienza cieca degli alleati della Germania ai voleri di quest'ultima. Né ho bisogno di dire che un Paese che si suppone scarso di volontà propria e di libertà di azione, scade necessariamente nell'opinione generale. L'Austria-Ungheria in ciò che riguarda le sue relazioni con l'Inghilterra, si risente meno di noi delle conseguenze della affettata supremazia della Germania nella Triplice Alleanza. Le tradizioni della politica inglese le mantengono un credito superiore forse a quello che, comparativamente all'Italia, oggi qui le si dovrebbe accordare.

Non vi è nell'atteggiamento della Germania a Londra soltanto il naturale effetto di una incontestabile supremazia di posizione e di forza. Non vi è nep- pure, a mio credere, semplicemente un effetto di naturale e, se si vuole, anche di giustificabile vanità in chi rappresenta la grande Potenza militare. L'atteg- giarsi a portavoce fra l'Inghilterra e le altre Potenze è per la Germania arte di finissima politica tendente appunto a premunirsi contro lo stabilimento di intel- ligenze ed accordi i quali non si impernino nel porro unum della Germania.

Ora, se io non erro, il maggiore ostacolo che incontra, nella opinione in- glese, la partecipazione del Regno Unito ad una politica europea più netta ed attiva, nasce appunto dalla considerazione che la politica che si incarna nella Triplice Alleanza, ma apparisce diretta dalla Germania, sebbene produca al presente la conservazione dello statu quo, non sarebbe, in altre circostanze le quali anche di improvviso potrebbero sorgere, una vera e propria politica di equilibrio, la sola alla quale la Nazione inglese comprende di avere inte- resse a cooperare. Giova considerare che i cardini dell'equilibrio per l'Inghil- terra sono due: assicurarsi contro la Russia la cooperazione delle forze terrestri dell'Austria-Ungheria; impedire che le forze marittime dell'Italia possano mai trovarsi unite a quelle della Francia.

Questi sono i soli capisaldi che io vedo nella situazione e, se V. E. li con- sidera come tali, comprenderà come io sia indotto a ritenere che, pur senza as- sumere una parte che potrebbe sembrare per lo meno poco modesta, all'Italia converrebbe conservare nelle sue relazioni più intime con l'Inghilterra una certa spontaneità e, direi, individualità di mosse. Faccio, lo creda, signor marchese, completa astrazione della mia persona, nello suggerire che l'Italia parli saviamente, modestamente, misuratamente, ma parli da sé con voce sua all'Inghilterra, né si atteggi in subordinata.

Non credo che sarebbe più prossimo per ciò il momento di assicurarci con effettivi impegni il concorso dell'Inghilterra nello svolgimento della nostra politica pacifica e nella tutela di vitali nostri interessi. Ma se qualche cosa potrà attenersi in questa direzione, a tempo opportuno, ciò avverrà soltanto quando il pubblico inglese si sarà persuaso potere l'intimità con l'Italia esi- stere senza pericolo di essere travolti nella alleanza dalla quale, forse a torto, qui molti temono l'eventuale, irrimediabile turbamento dell'equilibrio europeo.

Faccia, signor marchese, di queste mie riflessioni confidenziali il conto che le sembrerà migliore. Era per me doveroso lo esporle a lei mentre sento che questo potrebbe appunto essere il momento a ciò più opportuno.

318

IL SEGRETARIO GENERALE DELLA REAL CASA, RATTAZZI, ALL'ONOREVOLE CRISPI (l)

L. PERSONALE. Roma, 8 giugno 1891.

La cara sua lettera del 4 corrente mi giunse solamente ieri mattina, e quindi con ritardo, perché mi seguì a Milano dove ero stato, e poi mi rag- giunse a Roma.

Anche il presidente del Consiglio, marchese di Rudini, era stato impres- sionato dalle pubblicazioni fatte dai signori Millevoye e compagni, e avendone il marchese di Rudinì parlato a Sua Maestà ebbe dall'augusto nostro sovrano l'incarico di far spedire dall'agenzia Stefani la formale smentita che ella avrà letto in tutti i giornali di ieri.

E' desiderio del re che io le soggiunga che non fece mai confidenze di po- litica estera né al principe Napoleone né ad altra persona all'infuori del mi- nistro degli affari esteri; e tanto meno poi avrebbe parlato con chicchessia di un patto di alleanza che coll'Inghilterra non è esistito sinora. E' ben vero che il barone de Bruck chiese al marchese di Rudinì se questo patto fosse stato concluso, soggiungendo che ella gli aveva fatto qualche cenno in proposito. E Sua Maestà interpellata su di ciò dal marchese di Rudinì, rispose che riteneva che il de Bruck avesse mal compreso poiché nemmeno dalle note diplomatiche né dalle lettere scambiate fra l'E.V. e Salisbury si poteva desumere un vero e proprio patto di alleanza. Di tutto ciò il re mi ordina di prevenir la, ·perché ove ella lo creda nell'interesse del Paese, possa meglio informarne la Maestà Sua.

L'augusto nostro sovrano le manda affettuosi saluti, lieto di saperla pie- namente ristabilito.

T. 855.

319

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, AVARNA

Roma, 9 giugno 1891, ore 0,30.

Interrogazioni Barzilai mi hanno fornito oggi alla Camera occasione a far dichiarazioni amichevoli verso l'Austria sulle quali richiamo sua attenzione e di cui le invierò il testo (2).

(2) Avarna comunicò con T. 1161, pari data, non pubblicato, che Kalnoky lo aveva

incaricato di ringraziare di Rudinl per le amichevoli a:ìchiarazioni.

(l) Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi.

320

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

T S.N. Roma, 9 giugno 1891, ore 13,35.

J'ai simultanément reçu votre rapport du 31 mai (l) et votre télégramme du 4 (2) relatifs aux affaires du Portugal. Il résulte des pourparlers que je me suis aussitòt ménagés (3) que les Cabinets de Berlin et de Vienne entendent, par leurs réponses dont je vous ai mandé la substance, avoir « coupé court » aux ouvertures espagnoles. Il nous est évidemment impossible de prendre une attitude différente. Je dois donc vous prier de vous en tenir, dans votre lan- gage avec la reine régente, aux instructions contenues dans mon télégramme du 16 mai (4) essentiellement conformes à celles que vos deux collègues ont reçues. Vous pouvez pour les détails vous concerter avec ces derniers. Je m'en remets, d'ailleurs, à votre tacte pour les ménagements que le haut rang de votre interlocutrice comporte (5).

321

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. S.N. Roma, 9 giugno 1891, ore 13,40.

Veuillez remercier le secrétaire d'Etat (6) et lui dire que nous nous en re- mettons avec pleine confiance au tact et à l'expérience du comte Hatzfeldt pour tout ce qui concerne la négociation avec l'Angleterre.

322

IL MINISTRO A BELGRADO, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 210/129. Belgrado, 9 giugno 1891 (per. l'8 luglio).

Il cav. Cucchi Boasso, testè giunto da Roma, mi ha riferito che, avendo egli avuto l'onore di un'udienza di congedo dall'E.V., ella avrebbe accennato

(2) Non pubblicato. (3) Cfr. n. 315. (4) Cfr. n. 280. (5) Questo telegramma fu comunicato a Launay e Nigra. (6) Risponde al n. 314.

all'utilità per l'Italia di appoggiare indirettamente e senza ostentazione la politica d'inorientamento dell'Austria-Ungheria.

Rammentandomi le istruzioni verbali che mi erano state date in proposito dall'onorevole predecessore di V.E., istruzioni che non concordano pienamente ccl concetto che sarebbe stato espresso dall'E.V. al cav. Cucchi Boasso, e non avendo io, d'altra parte, ricevuto dal r. ministero alcuna norma direttiva ri- guardo alla linea di condotta politica che· devono seguire i r. agenti nella penisola dei Balcani, io sarei oltremodo grato a V. E. se volesse con opportune direzioni mettermi in grado d'interpretare esattamente le intenzioni del R. Governo in ordine allo sviluppo generale degli avvenimenti nella penisola balcanica, ed, in !specialità, all'azione assorbente che va spiegandovi l'Austria-Ungheria (1).

(l) Cfr. n. 307.

323

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. S.N. Roma, 13 giugno 1891.

Insieme con la lettera sua particolare del 6 di questo mese, ho ricevuto la copia delle note da V. E. scambiate con lord Salisbury circa il rinnovamen- to del nostro accordo segreto con la Spagna (2). Sono lieto che sia così giunto a termine un negoziato che, per la situazione nostra nel bacino occidentale del Mediterraneo, e segnatamente in vistà delle nostre relazioni con la Fran- cia, non è certo. scevro di notevole importanza.

V. E. osserva con ragione che nella nota 2 giugno di lord Salisbury (3) l'impegno di mantenere e rispettare nel bacino lo status quo, è, in quanto con- cerne l'Inghilterra, piuttosto implicito che esplicito. Però io concordo nel pen- siero di lei che non ci convenga di insistere per una più categorica enuncia- zione. Oltrechè dell'effettivo intendimento di lord Sailsbury non si può dubi- tare, è anche da ricordarsi che una dichiarazione in questo stesso senso già si conteneva nella lettera Salisbury del 21 aprile (4) e che la iniziativa presa in quella circostanza da Sua Signoria attribuisce alla formula contenuta nella lettera del 2 giugno la sua giusta efficacia.

(2) Della lettera del 6 giugno si pubblica 11 seguente passo: « V.E. noterà che la nota

Inglese sottintende ma non esprime l'impegno dell'Inghilterra a mantenersi fedele alla politica per la quale ha stlmato dover opporre la sua contro-riserva alla riserva voluta dal duca di Tetuan. Ma io non ne farò l'osservazione a lord Salisbury se V.E. non stimerà do- vermene dare l'ordine. La mia impressione attuale è che lord Salisbury sia più che mai ritroso a pigliare impegni scritti i quali d'altronde non avrebbero valore quando egli cessasse dall'essere ministro ed il suo successore non consentisse a tenersene obbligato. Non crederei pertanto che una insistenza da parte nostra per avere da lord Salisbury qualche dichiarazione che maggiormente lo impegnaase, riuscirebbe a pratico effetto. Né io saprei perciò consi- gliare, allo stato presente delle cose, alcun passo tendente !n qualsiasi forma a conseguire siffatto intento ». · · ' ·

(4) Allegata alla lettera di Tornlelli del 22 aprile di cui al n. 238, nota l; non si pubblica.

T. 1191.

(l) Per la risposta cfr. n. 349.

(3) Allegata alla lettera di Torn!elli d! cui alla nota precedente; non sl pubblica.

324

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TUNISI, MACHIAVELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Tunisi, 14 giugno 1891, ore 10,30 (per. ore 15,40).

Ho saputo da fonte sicura che cardinale Lavigerie ha ottenuto soppressio- ne missione francescana Tunisia. Monaci invitati adoperarsi perché questa misura, essenzialmente politica, non produca, quando sarà conosciuta, chiasso a protesta. Prevedo indignazione colonia italiana e maltese.

325

IL CONTE DE' BOJANI AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, D'ARCO (l)

L. PERSONALE. Roma, 15 giugno 1891.

Ti debbo una relazione per iscritto di quanto feci dal giorno della nostra intervista con S.E. il presidente del Consiglio circa le comunicazioni di cui ebbi incarico presso il Vaticano.

Sabato sera recatomi dal cardinale Rampolla gli esposi: come il Governo attuale avendo per programma l'assestamento del Regno sopra basi nazionali reali e non ipotetiche, pensò essere sua cura tranquillare anche gli animi dei cattolici, che spinse quindi il suo pensiero fino verso il papa a vedere in quale modo poteva soddisfare alle sue domande; che in conseguenza di questo esame era deciso di riconoscere nella Santa Sede la piena sovranità sopra il territorio del Vaticano e non soltanto l'uso di questa parte del territorio nazionale; che il Governo però faceva appello alla generosità di animo del Santo Padre per apprezzare questa come la massima concessione possibile pel momento e chiedeva se poteva sperare che a correspettivo egli sarebbe per togliere il di- vieto ai principi cattolici di venire a Roma e per riconoscere in modo più espli- cito nel R. Governo il patronato.

Sua Eminenza mi lasciò dire, ed appena ebbi finito, soggiunse: « E' bene poca cosa la concessione del Governo ed insufficiente. Non vi è alcuno, egli continuò, che non consideri il Vaticano come territorio appartenente alla Santa Sede; tutti i Governi trattano con essa come con qualsiasi altro Gover- no etc. » e citò il tentativo di Crispi per le tasse ai musei, come prova etc.

Io risposi: «Perdoni Eminenza io non vorrei discutere su questo punto; ammetto tutto quello che ella dice al proposito, sta però il fatto che sino ad

maggio 1938, pp. 21-24 e In ID. La questione romana e il cardinale Rampolla, In Chiesa e Stato, vol. I, Milano, VIta e pensiero, 1939, pp. 454-456.

ora non vi fu uomo di Stato italiano il quale non abbia sostenuto che il Vaticano è territorio del Regno e che il Sommo Pontefice, o chi per esso, ne ha l'uso coi privilegi di un sovrano :..

Il cardinale lasciò l'argomento e disse: «Si domanda di togliere il divieto ai principi cattolici di venire a Roma, ma questo è impossibile, essendo il solo segno che abbia ancora la Santa Sede di indipendenza; ne riferirò al Santo Padre ma conoscendo i suoi sentimenti quantunque miti e senza rancore non credo sarà accordato. La Santa Sede del resto, continuò Sua Eminenza, non vieta ai principi cattolici di venire a Roma, essi sono liberi di fare questo viaggio», e vedendo che io sorridevo, soggiunse: «Ella sa del resto che questa regola fu fissata già da Pio IX, che Leone la conservò e che un cambiamento sarebbe molto notato anche dai principi che non furono ricevuti al Vaticano»; ed accennò a S.M. la regina Pia ed all'arciduchessa Gisella osservando che in- contrata la prima a Madrid essa stessa ebbe a riconoscere la giustizia e con- venienza del rifiuto. Risposi come riconoscevo interamente il valore delle ra- gioni della Santa Sede per lo passato; ma però nelle mie domande nulla vi era di offensivo tanto più che le completavo offrendo al Santo Padre di pro- porre il cerimoniale per queste visite, salvo a discuterlo; e che se si poteva credere la Santa Sede diminuita per queste visite nella sua indipendenza, per la reale sovranità ottenuta guadagnava una indipendenza positiva, onde senza rinunziare ai propri diritti essa accettando la mia domanda trovava modo di togliersi questa odiosità sia verso l'Italia che presso i Gabinetti esteri. Aggiunsi come di tratto in tratto i giornali poco amici del Regno si valgono di questo divieto fantasticando circa il matrimonio di S.A. il principe di Na...; poli. Ed il cardinale subito rispose: «Le do la mia parola che mai il Santo Padre ha messo un veto al proposito, benché non potrebbe essere lieto· vedere una principessa cattolica in Quirinale». «Mi perdoni Eminenza, io risposi, potrei osservarle a questo proposito quanto accennai volerle dire circa il non divieto della Santa Sède al viaggio dei principi in ·generale poiché questa prin- cipessa avrà pure congiunti ed amici che potranno desiderare di visitarla in Roma».

Il cardinale quindi deplorò la situazione imbrogliata e di danno tanto per la Santa Sede che per l'Italia, ed osservando come tutti i Governi che si suc- cedettero nel Regno mai vollero considerare l'importanza della questione re- golandosi soltanto a seconda delle esigenze del momento disse: «Bisognerebbe che nel Regno vi fosse un uomo di Stato di autorità che la sapesse rtsolvere ». «Ora l'abbiamo, io risposi, soltanto egli è da poco al Governo; che la Santa Sede l'ajuti anch'essa ed egli farà il suo possibile per pacificare intieramente gli animi». Al che il cardinale replicò: «La Santa Sede è pronta a ricono- scere le buone intenzioni della maggioranza delle persone del Governo attua- le, ma essa non può suicidarsi; deve guardare non solo all'Italia ma anche fuori e rassicurare tutti i cattolici della sua reale indipendenza». Io risposi: «Non voglio rivangare la storia degli ultimi tempi, mi permetto soltanto di osservare come sarebbe bene difficile trovare tutti i Gabinetti realmente contenti delle concessioni anche le più larghe che le potrebbe fare l'Italia ». c E' vero, soggiunse il cardinale, tutti hanno interesse a vederci in disaccordo ».

E qui finì la nostra conversazione, che aveva durato tre quarti d'ora, esprt- mendo io il pensiero che il Santo Padre abbia a decidere a seconda della ge- nerosità dei suoi sentimenti e della sua benevolenza verso l'Italia. Devo poi soggiungere che il segretario di Stato fu oltremodo gentile con me quantunque sempre sul rifiuto; io aspettavo però di conoscere d'altre parti l'impressione del mio colloquio.

Domenica venni alla Consulta a darti relazione della conversazione avuta; e nella serata visitai una persona molto stimata ed affezionata dal Santo Padre e che doveva vederlo nell'indomani. A questa, quasi a seguito di parecchi nostri colloqui, senza dire parola della mia visita al cardinale, raccomandai volesse spronare il Santo Padre a fare qualche cosa a favore del Governo attuale, che togliesse il divieto ai principi ricevendo in cambio n riconoscimento della sovranità sul Vaticano. La persona che visitai è segretissima ama l'Italia e la Santa Sede più che se stessa avendone date chiare e pubbliche testimonian- ze, e promise di assecondarmi.

Nella mattinata volli però vedere n segretario del cardinale, giovane pre- lato di avvenire, ma che in generale ama esagerare le parole di Sua Eminenza sopratutto quando suonano conciliazione. Questi mi disse, dopo aver trattato parecchi argomenti: «Ella ebbe torto di trattare cose che accennano a con- ciliazione, perdette con ciò terreno presso la Santa Sede ed il cardinale se ne mostrò meravigliato ~. Risposi che credevo invece aver fatto n mio dovere e reso un grande servizio con quelle offerte alla Santa Sede ed anzi soggiunsi: «Che cosa dà la Santa Sede togliendo il divieto? Dà quello che altri se più forti di carattere vogliono prenderle. Se infatti l'imperatore d'Austria è messo alle strette a scegliere tra i cannoni ed i soldati italiani ovvero le simpatie della Santa Sede, che cosa dirà essa se egli si decidesse venire a Roma? ~ Il prelato rispose: «Che venga e si richiamerà il nunzio da Vienna, vedremo quell'Impero che sta su per compromessi sciogliersi etc. "· Si ripresero del resto amichevol- mente gli altri argomenti, ma avendo io detto come calcolavo dl ritornare glo- vedl dal cardinale, egli mi rispose che ml consigliava ad aspettare qualche giorno.

Stasera alle 4 visitai la persona che al mattino aveva dovuto vedere il papa, ed appena entrato nella sua stanza ebbe a dirmi: «Coraggio; ella vuole n resoconto della mia intervista col Santo Padre, eccolo: questa mattina trovai il papa che mostrava avere 60 anni e non 82 pieno di vivacità e di buon umore, dopo che abbiamo ragionato su diversi punti entrai sull'argomento tra noi combinato e cercai mostrare come ove n Governo riconosca la sovranità della Santa Sede sul Vaticano, si poteva trovar modo di togliere n divieto ai principi di venire a Roma. Il Santo Padre mi rispose subito, in tono amichevole: "Comprendo tutto, ella ripete quello che disse Bojano (sic), ma è sicuro che non è un tranello? Che non è una nuova lustra del Governo per poi far peg- gio? Quali guarentigie abbiamo? Non ne parli a me ma piuttosto al cardinale segretario di Stato". Io che conosco bene il carattere del papa apnena uscito dall'udienza montai dal Rampolla., l'Informai del colloquio e dell'autorizza- zione del Santo Padre e gli parlai in termini calorosi ed energici propugnando le sue proposte come accettabilissime per la Santa Sede ,,

Da quanto mi continuò a dire il mio amico, poche furono le difese messe avanti da Sua Eminenza; si mostrò anzi preoccupata a riflettere e sapendo come io sono in famigliarità ccn lui, lo chiese se fosse sicuro di quanto Bojani dice, al che il mio informatore avrebbe avuto la cortesia di rispondere in modo affermativo non avendo mai avuto occasicne di dubitare della mia lealtà.

Del resto questa persona, come eravamo d'accordo, fini il suo dire al cardinale esortandolo a proporre intanto al Santo Padre di dare la benedi- zione dalla loggia di San Pietro il giorno della festa.

Dopo udita la relazione di questa visita al Vaticano e ringraziato il mio amico, lo chiesi di consiglio, ed egli (buon cuore ed ottima testa) mi rispose: « Coraggio, un assalto e forte è dato, non si scoraggi e ritorni alla carica ». Gli feci conoscere l'intervista col segretario di Sua Eminenza ma mi rispose: «Non badi e ritorni anche stasera dal cardinale; batta il ferro che è caldo».

Io però avendo letto il tuo biglietto che mi chiama per domattina lasciai di recarmi al Vaticano volendo riferire tutto a te od a S.E.

Credo che gli animi in Vaticano sono perplessi, e che con la pazienza ac- cetteranno.

Le parole del papa al mio amico rivelano la sua preoccupazione di fare cose che abbiano carattere di stabilità. Che del resto in Vaticano abbiano ri- conosciuta la gravità di quanto io ebbi l'onore di dire al segretario di Stato lo si può argomentare dal fatto che domenica, benché giorno nel quale mai il cardinale Rampolla fa relazione di affari al Santo Padre, deve però essere disceso a parlargli, perché il mio amico trovò oggi Sua Santità già in- formato di tutto alle 8! del mattino prima che fosse disceso il cardinale il quale non va alla relazione che alle 10.

D. 22712/127.

(l) Ed. in A. LUZIO, Il cardinale Rampolla e il marchese di Rudinl in "Nuova Antologia",

326

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', AL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI

Roma, 16 giugno 1891.

La ringrazio della comunicazione fattami col rapporto dei 7 corrente n. 707/196 (1), della nota diretta a V. S. dal vizir Garnit circa l'azione del ministro di Francia presso il sultano.

Le inquietudini che ella accenna in fine di quel rapporto, e che sarebbero divise anche dal Governo spagnolo, circa la persistenza delle aspirazioni del- l'Inghilterra e della Francia sul Marocco sono fondate su criteri d'indole ge- nerale. Tuttavia nella presente situazione, e quali che siano le preoccupazioni che la S.V. possa nutrire, stimo indispensabile che il linguaggio di lei sia in

Francia e la Gran Bretagna; questa non abbandonerà l'obbiettivo di Tangeri, che lord Nelson diceva necessaria all'Inghilterra per ogni contingenza di guerra. Di ciò si contenterà in principio. Gli spagnuoli si mostrano inquieti, non senza ragione. Ma la contiguità, le possessioni già consacrate. il costante lavorio e gli accordi colla Francia, daranno sempre modo a sperare che tutto, su queste coste, sarà perduto per loro».

ogni caso tale da lasciare intendere che non si considera neppure ammissibile il dubbio che la Spagna e l'Inghilterra possano in qualsiasi modo decampare da quell'ordine d'idee che deve ravvisarsi come fondamento e sostegno del nostro comune programma che è il mantenimento e il rispetto della integrità e della indipendenza del Marocco.

(l) Di questo rapporto sl pubblica solo la parte finale: «Il Marocco andrà diviso fra la

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, GERBAIX DE SONNAZ

D. 22717/105. Roma, 16 giugno 1891.

Le porgo i miei ringraziamenti per i rapporti del 6, 7, 8, 9 giugno corrente (nn. 533/210, 534/211. 535/212, 536/213 (1), 540/215) che mi pervennero regolar- mente.

Riferendomi specialmente al rapporto del 9 giugno (540/215) {2) non posso che approvare il linguaggio cordiale tenuto a S.A.R. il principe Ferdinando dalla S.V. nell'udienza accordatale.

Mi piace che siansi così dissipati le erronee impressioni e gli inesatti ap- prezzamenti che pare si fossero fatti strada nell'animo di Sua Altezza circa la nostra attuale attitudine a riguardo della Bulgaria. Sarà però bene che ella non trascuri alcuna occasione per confermare che la nostra linea di condotta verso il Principato non ha mai cessato di essere ispirata a quell'interesse e simpatia con cui abbiamo seguito, fin dal primo momento, lo sviluppo del giovane Stato.

Noi ci proponiamo di nulla tralasciare che possa giovare allo svolgimento economico e morale della Bulgaria, ma intendiamo, al tempo stesso, di mante- nerci in perfetto accordo colle Potenze èhe desiderano vedere conservato lo statu quo di pace e segnatamente con l'Austria-Ungheria e l'Inghilterra.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, E A VIENNA, NIGRA

T. S.N. Roma, 18 giugno 1891, ore 17.

Notre parti radica! commence à s'agiter avec le but déclaré d'empécher le renouvellement de la Triple Allìance. Pour couper court à cette agitation,

(2) Di tale rapporto si pubbllca 11 seguente passo: «Non avevo più avuto l'onore di essere

ricevuto da Sua Altezza dal gennaio ultimo. Avendo menzionato, alcuni giorni fa, Il fatto al gran maresciallo, questi mi fece tosto fissare l'udienza di ieri sera. Mi premeva di vedere Su~ Altezza, perché, ben falsamente, a Corte si era introdotta l'opinione che, dopo l'arrivo di V.E. al governo, 11 rappresentante italiano non dovesse più recarsi in udienza dal principe Fer- dinando».

je serai peut-ètre amené, à l'occasion d'une interpellation Cavallotti dont le développement a été fixé pour après les budgets, à annoncer le fait accompli. Les trois Cabinets ayant convenu que cette annonce se ferait seulement au moment où ils se trouveraient d'accord pour la juger opportune, je prie V. E. d'appeler sur l'éventualité ci dessus indiquée l'attention du comte Caprivi (comte Kalnoky) et de lui demander s'il ne voit pas de difficulté le cas échéant, à une pareille communication, dont d'effet immédiat serait stirement un vote d'approbation à immense majorité. C'est, je le répète, un nihil obstat, dont je me réserve de me servir ou de ne pas me servir selon les circonstances (1).

(l) Non pubbllcat!.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 1105/432. Parigi, 18 giugno 1891.

Ieri al ricevimento ebdomadario parlai al signor Ribot del richiamo per parte del Vaticano dei cappuccini di Tunisi (2), il che diede luogo ad una pro- testa della colonia italiana. Il signor Ribot mi disse che il Governo della Repub- blica era del tutto estraneo a quel fatto che deve attribuirsi al cardinale La- vigerie, il quale non trovava probabilmente in quei frati, che sono italiani, la flessibilità ch'egli desidera nei suoi subordinati, e vuole circondarsi di un clero del tutto sottomesso ai suoi voleri. Il signor Ribot mi lasciò intendere che quel porporato dà non pochi fastidi al Governo della Repubblica. Si sa che il cardinale Lavigerie tende a crearsi un patronato africano di cui egli sarebbe il capo supremo, quasi indipendente dalla Santa Sede, costituendo così nella Chiesa una Chiesa a parte, il di cui clero sarebbe in massima parte reclutato tra i francesi colla esclusione per quanto possibile degli italiani. Il signor Ribot si mostrò con me poco favorevole a quelle tendenze.

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IL CONTE DE' BOJANI AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, D'ARCO (3)

L. PERSONALE. Roma, 18 giugno 1891.

Non dal cardinale segretario di Stato, ma da altri a lui famigliari, ebbi avviso: a non ripetergli i discorsi dell'ultima mia conversazione con lui (4),

tedesco ed austriaco non avevano obiezioni ad un eventuaie annunzio del rinnovo della Triplice Alleanza. Cfr. n. 336.

(3) Ed. in Luzro, Il cardinale Rampolla, cit., pp. 24-25 e in In., La questione romana, ci1;.,

pp. 457-459. ( 4) Cfr. n. 325.

che il Santo Padre assolutamente rifiuta discutere patti, assumere impegni e che non vuole si dica che egli discese a concessioni per avere una sovranità che gli fu tolta. « Non sono io, egli disse, che debbo far concessioni, dopo che fui spogliato di tutto, ai miei spogliatori :.. In poche parole egli vuole che cia- scuna delle due parti abbia libertà d'azione a fare quello che meglio crede. Quando egli avrà dignità uguale al re anche per sovranità microscopica, e non soltanto dal re permessa come attualmente, potrà trattare con lui.

In questo stato di cose io mi fo lecito esternarti la mia opinione franca- mente: che il Governo domandi al Parlamento il riconoscimento della sovra- nità reale del Sommo Pontefice o di chi per esso, sul Vaticano ed annessi, senza che la Santa Sede si obblighi più o meno chiaramente a ricambio di cosa alcuna, fidandosi interamente nella generosità d'animo del Santo Padre ed alla esatta sua conoscenza delle circostanze generali del mondo e delle par- ticolari d'Italia. Alla legge delle guarentigie la Santa Sede non ha concorso, non è necessario abbia a concorrervi per una leggera modifica.

Ammesso, per peggiore ipotesi, che la Santa Sede non ricambi in modo al- cuno la nuova legge italiana, quali danni saranno per piombare sull'Italia?

A mio modo di vedere: nessuno. Questa legge in fine dei conti non farebbe che sancire un principio il quale

vige nel fatto. In luogo di coprire di porpora il pontefice, gli si darà in pro- prietà un letto. Questa legge taglierà corto a tutte le interpretazioni dell'at- tuale legge delle guarentigie; e per essa sarà tolto, in ogni caso, il pericolo che un Crispi qualsiasi, in un momento d'ira, entri nel Vaticano e faccia comparire sleale la parola italiana.

Si riconosce proprio del papa quanto l'Italia si è obbligata davanti il mondo di concedergli in uso perpetuo.

Una proposta di questo genere avrà in Italia, contrari, i dottrinari ed i massoni; ma tanto gli uni che gli altri hanno fatto il loro tempo, ed il Paese è poco soddisfatto delle opere loro. Gli italiani domandano ora che si sia pratici.

Certamente che io non prendo sopra di me la responsabilità di assicurare che il Santo Padre, dopo questa legge, sarà per togliere il divieto ai principi e sovrani cattolici di venire a Roma; ma d'altra parte ho la convinzione che egli non resterà indifferente, tanto più che non potrà negare di non conoscere i desideri del Governo.

Del resto, fatta questa concessione alla Santa Sede, il Governo avrà un buon alleato a che sia tolto il divieto, nell'imperatore d'Austria, mettendolo un poco alle strette, se vuole la Triplice Alleanza.

Vi potrà essere questione circa il diritto di giurisdizione civile e penale che il papa a seguito di questa legge potrebbe esercitare in Vaticano, alla va- lidità di atti notarili etc. etc. ma tutto questo sarà in piena libertà al Governo più tardi di riconoscere o meno e di regolare se crederà opportuno con relative convenzioni.

Sovrano che sia il papa, sia pure del solo Vaticano, e non più un cittadino privilegiato come ora è, egli avrà ambizione, e maggiore coraggio a trattare col Governo del re, né si troverà più umiliato.

Del resto modificando soltanto così, senza accordi, in parte la legge delle guarentigie, non si tocca alla questione finanziaria e ciò non sarà male pel Tesoro.

Nel caso che S.E. il presidente creda possibile la presentazione di questa legge senza alcun affidamento da parte del pontefice, lo avrei progettate due comunicazioni pel cardinale segretario di Stato.

Ti accludo questi due progetti ... (1).

(l) Launay e Nigra risposero con telegrammi del 19 giugno, non pubblicati, che i Governi

(2) Cfr. n. 324.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL DIRETTORE DELLA STAZIONE GEOGRAFICA DI LET MAREFIA', TRAVERSI (2)

D. RISERVATO 23514. Roma, 22 giugno 1891.

L'incarico affidato alla S.V. dalla Società geografica italiana non le dà veste ufficiale in Etiopia, e non è nelle intenzioni di questo r. ministero ch'ella abbia ad averne. In via ufficiosa però la S.V. potrà occuparsi anche di affari politici col negus, e le sue informazioni saranno sempre gradite al R. Governo. Per procurarsene delle attendibili dovrà coltivare amicizie personali coi personag- gi influenti della Corte e del Clero, e coi capi principali. Di questi, l'azage Uolde Tezaùek, governatore di Scioa parrebbe passato completamente ai francesi. Ella dovrà cercare con ogni mezzo di richiamarlo nella nostra orbita, o quanto meno, di impedirgli di nuocerei.

La S.V. conoscendo i principali commercianti e viaggiatori francesi nello Scioa (Brémond, Chefneux, Savouré, Pinaud, etc.) e l'ing. Ilg, non occorre spendere troppe parole al loro riguardo. Ella cercherà di sorvegliare attentamente le loro mosse presso il negus, procurerà di sventarle, se a noi avverse, e ne terrà informato il R. Governo.

Sorveglierà pure le mene dei greci e dei russi residenti in Etiopia, e spe- cialmente l'operato della missione Mascoff, attualmente in viaggio. Le saranno

• consegnate alcune pubblicazioni intorno alle differenze dogmatiche e discipli- nari fra la chiesa russo-ortodossa e la chiesa copto-abissina; e riceverà pure

un desiderio che so avere il Governo stesso: che cioè !l Santo Padre abbia a ricevere l principi o sovrani cattolici che potrebbero recarsi a Roma ... Fac!litando per queste visite più !nt!mi rapporti tra l'Italia e l'Austria-Ungheria, s'impedirebbe che da tutte e due, e specialmente dalla prima, s! cerchi maggiormente appoggio sulla Germania protestante. Questo permesso non può trovare serie opposizioni religiose !n Francia; la popolazione è divisa tra cattolici ferventi e m!scredenti. Nessuna delle due parti cambierà, per essersi tolto !l divieto, di opinioni rel!g!ose. Fac!litat! i rapporti tra le Case regnanti, la Tripl!ce Alleanza potrà più fac!lmente mostrare il proprio carattere pac!f!co e quello di vera lega per la salvaguardia in Europa degli elementi conservatori e cristian! ». Entrambi l progetti sono ed. in Luzro.

da questo r. ministero alcuni. libri liturgici e calendari ufficiali russi, colle traduzioni in amarico dei punti che contraddicono alla chiesa copto-abissina. La S.V. dovrà valersene con molto tatto, prudenza ed accortezza, presso l'abuna e l'eccighié, affine d'impedire che il clero etiopico cada sotto l'influenza reli- giosa della Russia e che il signor Mascoff si valga del pretesto della religione a scopi politici.

Riguardo al pagamento delle rate del prestito etiopico, la S.V. dovrà sol- tanto indagare le intenzioni del negus, e riferirne al R. Governo. La prima di tali rate scade il l" luglio 1892.

Sarà consegnato alla S.V. il conto riveduto delle spese fatte a Roma ed a Massaua col fondo lasciato da ras Makonnen in Italia. Nel consegnare tale conto a Menelik la S.V. alluderà opportunamente ad altre partite a lui im- putabili; ma su queste sarebbe prematuro intavolare negoziati nel momento presente. E' una questione solamente da riservarsi. La nota di tali partite si consegnerà per sua semplice norma alla S.V.

Qui accluse mi pregio rimetterle in copia la lettera scritta al negus da S.M. il Re e quella da me inviatagli, colle basi d'una transazione nella verten- za dell'articolo l'l (1). Il R. Governo in massima acconsente all'abbandono dell'articolo, purché il negus cominci coll'inviare alle Potenze europee, per mezzo nostro, una lettera per annunziare ad esse la sua libera e spontanea volontà di trattare tutti gli affari suoi col concorso dell'Italia. L'articolo 17 dovrebbe surrogarsi con altra clausola nei termini del progetto proposto dal- l'imperatrice Taitù (Libro Verde, annesso X del rapporto n. IV, pag. 84) (2) ossia con un impegno del re dei re verso di noi, di non cedere i suoi territori ad alcuna Potenza d'Europa, concludere trattati od accettare protettorati. Trattandosi di un progetto formulato integralmente dall'imperatrice, non mi sembra che troveremo opposizione a farlo accettare. La questione dell'artico- lo l'l non dovrà negoziarsi dalla S.V. col negus. Ella dovrà semplicemente par- larne con Menelik procurando di persuaderlo a prestarsi ad una trattativa sulle basi sopra enunciate.

In questa delicatissima vertenza la S.V. metterà ogni studio a convincere il negus che il Governo italiano non ha mai inteso di disconoscere o menomare la sua indipendenza. E' su questo terreno che dovranno combattersi gli even- tuali maneggi di persone ostili.

Il mio predecessore autorizzò il conte Antonelli a cedere nella questione dei confini per ottenere un vantaggios01 accomodamento in quella dell'artico- lo 17. Masciascià Uorchiè avrebbe quindi avuto dall'imperatore le provincie del Saraè e dell'Oculè Cusai, e siccome non avrebbe potuto difendersi dai capi tigrini senza il nostro appoggio, l'occupazione militare italiana sarebbe rimasta in via di fatto in quelle provincie.

(2) Tale progetto, allegato ad un rapporto di Antonell1 del 29 gennaio, non pubblicato

nel vol. XXIII della serie Il, era del seguente tenore: «Art. I. L'articolo 17 del Trattato di Uccial!i del 2 maggio 1889 è abrogato.

Art. II. S.M. l'Imperatore d'Etiopia s'impegna. verso il Governo di S.M. il Re d'Italia, di non cedere i suoi territori ad alcuna Potenza d'Europa, di concludere trattati od accettare protettorati».

E' inutile discutere tale combinazione. I dissidi fra Masciascià e ras Alula e la fuga di Masciascià nello Scioa l'hanno resa inattuabile. E la convenzione stipulata dal conte Antonelli e riportata a pagina 101 dell'ultimo Libro Ver- de (l) non ha più alcun valore in seguito al mancato accordo nella questione dell'art. 17.

Il programma del presente Ministero è semplice assai. La questione dei confini potrà essere agevolmente composta con Menelik a tempo opportuno. Intanto, ristretta la nostra occupazione militare entro il triangolo, desideriamo che nelle contigue regioni dominino capi devoti a noi, ed in conseguenza devoti a re Menelik.

Sono ad Assab 2.000.000 di cartucce, già ordinate da Makonnen per conto dell'imperatore; trasportate ad Assab esse hanno costato lire 180.478,75. Il Comando di Massaua dietro mia istruzione ricusò all'ing. Capucci il permesso di trasportarle allo Scioa, perché egli non aveva un ordine scritto del negus, munito del sigillo imperiale. Appena saremo sicuri delle intenzioni di Menelik a nostro riguardo, non avremo difficoltà a !asciargli ritirare dall'ing. Ca- pucci o da altri quelle munizioni. E' a nostra conoscenza che vi sia penuria di cartucce in questo momento in Etiopia, sicché quella rilevante partita che già si trova ad Assab potrà opportunamente servire alla S.V. nelle sue comu- nicazioni col negus per ottenere concessioni da lui.

Ella dovrà infine sorvegliare attentamente l'operato del signor Scarfoglio e degli altri italiani residenti o che venissero nello Scioa, perché nell'attendere ai loro particolari disegni non abbiano a compromettere i nostri interessi po- litici (2).

(l) Del primo progetto, s! pubblicano i seguenti passi: «Eminenza, ... non posso celarle

(2) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 125-127.

(l) Cfr. nn. 219 e 220.

332

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, GERBAIX DE SONNAZ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 579/302. Sofia, 23 giugno 1891 (per. il 28).

S.E. il signor Tricupis è da tre giorni in Sofia. Esso ha avuto varii collo- qui col signor Stambuloff, col signor Grecoff e coll'ex ministro signor Stoiloff.

Il signor Tricupis ben volle accettare un pranzo intimo all'agenzia bri- tannica ed uno all'agenzia italiana, poco si mise in contatto col resto del

(21 Si pubblicano qui di seguito due passi del primo rapporto Inviato da Traversi da Harar

n 29 agosto: "Quest'articolo [17] è l'incubo dei ras [Makonnen] e del Governo in generale; in- clino a ritenere che, la proposta da parte nostra di sopprimere quell'articolo, potrebbe fare ac- cettare a S.M. Menelik un'altra formula, più o meno vaga, ma conveniente per il R. Governo ... Col Tigré alla mano, lavorando con accortezza, !l R. Governo potrà sempre fare in modo che Menelik abbia bisogno di noi. Io non credo troppo alle missioni che gli vengono da altri Paesi, e ritengo che sarà difficile che l'imperatore, dopo i guai che gli ha portato il trattato coll'Italia si lasci andare a concluderne degli altri con altre Potenze. C'è di più che le nostre occupazioni sono quelle che gli danno relativamente meno pensiero, perché vicino ai paesi che stanno meno a cuore all'imperatore, mentre inglesi e francesi, a ragione o a torto, costituiscono per lui una continua minaccia a quelle regioni che più rendono all'Impero».

255 21 - Documenti Diplomatici - Serie II - Vol. XXIV

corpo diplomatico ed i ministri bulgari fin qui non hanno deciso di dargli verun banchetto.

Nei miei colloqui col signor Tricupis ho potuto convincermi che l'antico presidente del Consiglio è venuto a studiare la Bulgaria sia politica che militare, ha dato certe assicurazioni pacifiche al signor Stambuloff da parte di uomini politici e di governo di Serbia, infine ha scambiate certe idee sulle zone di pos- sibili influenze pell'avvenire fra greci e bulgari in Macedonia. Il signor Tri- cupis mi menzionò che fra greci e bulgari sarebbe possibile forse una intesa ma un accordo diventerebbe difficilissimo fra serbi e bulgari, poiché se in Macedonia le contrade elleniche erano ben distinte da quelle dove predomina- va l'elemento bulgaro, invece era quasi impossibile fare una distinzione fra le nazionalità serbe e bulgare nello stesso paese.

Il signor Tricupis mi lasciò anche intendere che i greci erano, ora, in strette relazioni di intimità coi serbi e montenegrini e che se esso tornava al potere penserebbe ad intavolare accordi colle varie Potenze balcaniche, com- preso il Principato bulgaro, pell'avvenire, cioè nel caso in cui si riaprisse la questione d'Oriente e si pensasse ad una azione contro la Turchia. Il signor Tricupis ammise essere l'Italia la grande Potenza la più disinteressata in que- ste regioni e l'amica la più leale di tutte le varie Nazioni balcaniche senza distinzione alcuna fra loro. Esso mi accennò anche che l'Italia da moltissimi anni si era disinteressata alle agitazioni delle popolazioni albanesi verso l'Adria- tico, agitazioni le quali anche nel 1876 e 1877 non erano mai state veramente favorite dal R. Governo, ma provenivano solo da alcuni consoli italiani troppo attivi e zelanti. Io non mancai di lasciare intendere al signor Tricupis che ave- va ben ragione di ammettere la lealtà ed il disinteresse dell'Italia in tutta la penisola balcanica e poscia lasciai parlare S.E. tenendomi in un prudente silenzio.

Il signor Tricupis ha l'intenzione di partire domani per Vienna e l'Europa.

(l) Cfr. anche L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., p. 89.

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L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. 1150/440. Parigi, 24 giugno 1891 (per. il 27). L'E.V. avrà rilevato, nel discorso del nuovo cardinale Rotelli (annesso A) (l)

e nella risposta fattagli dal presidente della Repubblica in occasione della con- segna delle insegne cardinalizie, come ambedue accomunarono gli interessi del Vaticano con quelli della Repubblica col sottointeso pensiero che, mediante un mutuo aiuto, l'uno venga a recuperare il potere temporale perduto, e l'altro possa rimarginare la ferita, tuttora aperta, riportata dalla Francia nella guerra

germanico-francese del 1870. Come si scorge da un articolo dell'Osservatore Romano (annesso B), i due nuovi consorti, per conseguire questo intento, farebbero assegnamento sulla meravigliosa alleanza della Chiesa colla demo- crazia francese e cristiana, aggiungendo in tal modo una nuova pagina all'an- tica cronaca Gesta Dei per Francos. Che tale sia il sentimento dominante nel partito cattolico francese, lo si vede dalla recente ricostruzione di quel partito sotto gli auspici del cardinale di Parigi, del conte de Mun e di parecchi altri personaggi della stessa opinione.

Metto alquanto in dubbio che questo Governo si limiti a secondare le mire del Vaticano per semplice amore della Chiesa, ma esso scorge bensi, nell'agi- tazione che quella questione può destare, un nuovo mezzo di scuotere quella unità d'Italia tanto invisa in Francia, poiché sta fra i dogmi tradizionali di questa diplomazia quello di combattere la nostra unità con tutti i mezzi pos- sibili, conformandosi ad una sentenza profferta dal celebre principe di Talley- rand in una lettera indirizzata al Direttorio della prima Repubblica di Francia e di cui ne riportai un cenno in un recente mio rapporto a codesto ministero. Un tale dogma si mantiene tuttora in tutto il suo vigore, come lo provano le difficoltà che incontriamo attualmente colla Francia, la quale ricorre a tutte le arti per mandare a monte il rinnovamento della Triplice Alleanza per ti- more che questa renda la nostra unità e la nostra indipendenza inespugnabili. Dacché sono mischiato nei nostri affari diplomatici, cioè fin dal 1848, ho sem- pre veduto quella massima dominare la politica francese a nostro riguardo, e così resto }lleravigliato nel vedere suscitata contro la Triplice Alleanza una agitazione provocata da persone che si vantano di patriottismo e che non si accorgono non essere improbabile che il denaro estero contribuisca a mante- nere un'agitazione contraria alla Costituzione e pericolosa per l'avvenire del Paese. Epperciò stimo opportuno che il Governo più che mai mantenga fermi i suoi diritti di potere esecutivo e non li lasci usurpare da riunioni tumultuose ed inconsulte, dalle quali l'anarchia solo può emergere.

Le ombre di Garibaldi, di Mazzini e de' numerosi altri patrioti, che tanto fecero e soffrirono per la patria, debbono raccapricciare nel veder gente che si fregia del titolo di liberale dare la mano al Vaticano per scuotere le istitu~ zioni del Paese sulle quali poggia l'unità e la indipendenza d'Italia che non vennero conquistate se non dopo sanguinose e secolari lotte.

R. 1407/551.

(l) 011 allegati non si pubblicano.

334

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Vienna, 24 giugno 1891 (per. il 28). Oggi, venticinquesimo anniversario della battaglia di Custoza, i fogli vien-

nesi, nella maggior parte, contengono articoli su quel fatto militare, e mentre

celebrano il ricordo della vittoria austriaca, manifestano quasi alla unanimità la loro soddisfazione nel vedere che i nemici antichi siano ora diventati amici e alleati.

E' notevole il linguaggio del Fremdenblatt, organo del Ministero imperiale e reale degli affari esteri, il quale constata che non vi è persona in Austria che non auguri di cuore all'Italia l'alta posizione di cui è degna, e aggiunge che lo sviluppo dell'Italia è diventato un'arra di pace per l'Europa, che il giovane Regno è collocato allo stesso livello degli altri due grandi Stati alleati, e che la lega della pace conta sull'Italia come questa può contare sugli alleati suoi.

Mi è grato di chiamare sopra questo linguaggio della parte più autorevole della stampa austriaca l'attenzione dell'E.V.

Anche nella odierna seduta della Camera dei deputati austriaci vi fu una specie di dimostrazione in favore dell'Italia come facente parte della Triplice Alleanza. All'occasione della discussione relativa ai fondi comuni delle due parti della Monarchia, un deputato boemo, il signor Vaschaty, parlò contro la Triplice Alleanza, che disse contraria agli interessi dell'Austria, e inneggiò al futuro riavvicinamento dell'Austria e della Russia, e alla fratellanza slava, mo- strando sentimenti ostilissimi alla Germania, e accennando alla impopolarità della Triplice Alleanza in Italia.

Il conte Taaffe si limitò a rilevare in poche parole la scorrettezza del lin- guaggio di questo deputato e l'insufficienza dei suoi argomenti, osservando del resto che le questioni di politica estera sono trattate, non già nella Camera dei deputati, ma dinnanzi alle delegazioni e in presenza del ministro .competente degli affari esteri.

Ma un deputato viennese, il signor Suess, rispose al Vaschaty con una bril- lante improvvisazione nella quale ribattè gli argomenti del deputato boemo, e colse l'occasione per pronunziare all'indirizzo dell'Italia simpatiche parole che furono accompagnate dagli applausi della Camera.

Questi applausi si fecero poi più vivi e più generali quando l'oratore, citando il nome di V.E., ricordò le nobili parole da lei pronunziate recentemente nella Camera italiana dei deputati, sull'eroe popolare dell'Austria Andrea Hofer.

R. 233/140.

335

IL MINISTRO A BELGRADO, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Belgrado, 24 giugno 1891 (per. l'8 luglio).

Ho ricevuto soltanto ieri il dispaccio n. 20665/79 in data del 3 di questo me- se (1), col quale V.E. mi trasmetteva copia di un rapporto del r. ambasciato- re a Vienna che contraddice gli apprezzamenti da me manifestati in un anteriore

rapporto (l) sull'azione del Governo austro-ungarico nella Vecchia Serbia. in Macedonia ed in Albania; e mi invitava a fornirle, sull'argomento, più pre- cise informazioni, confortate possibilmente dalla prova di fatti concreti.

Quando S.E. il conte Nigra, colla alta mente e colla profonda esperienza che lo hanno reso un luminare della nostra diplomazia, emette un giudizio così recisamente e severamente contrario all'opinione da me enunciata sugli intendimenti del Gabinetto di Vienna riguardo alla penisola balcanica, a me, in confronto suo, modesto gregario della schiera diplomatica italiana, altro non rimarrebbe che d'inchinarmi silenzioso dinanzi al suo autorevolissimo verdetto, se la gravità dell'argomento e l'ordine espresso di V.E. non mi obbligassero di ritornare sulla questione.

Innanzi tutto mi preme di far rilevare che nel mio rapporto del 20 mag- gio avevo segnalato l'accusa che l'Austria-Ungheria non fosse estranea ai di- sordini nella Vecchia Serbia ed in Macedonia, non come un fatto positivo, ma come un sospetto radicato in questi circoli politici. Tanto è vero che avevo avu- to cura di soggiungere: «Se l'Austria-Ungheria abbia realmente la mano nei frequenti disordini che si producono in talune località della Vecchia Serbia e della Macedonia, è cosa che l'E.V. potrà meglio di me sapere dai rapporti dei nostri agenti locali. Per conto mio non esito a ritenere la cosa possibile non solo, ma probabile,, Non mi sembra veramente che, avendo io cosi enun- ciata la cosa, si possa dire, come appare dal rapporto del r. ambasciatore a Vienna, che le accuse riguardo all'Austria-Ungheria siano state da me emesse con tanta sicurezza.

Comunque sia, il mio giudizio sull'azione che va esercitando il Gabinetto di Vienna nella penisola balcanica è da lungo tempo formato, ed io non ho mancato di manifestarlo, a più riprese, nella mia corrispondenza con codesto ministero. Considero però come propizia l'occasione offertami dal dispaccio di V.E. per sviluppare maggiormente il mio concetto al riguardo.

«L'Austria-Ungheria è divenuto uno Stato balcanico, ha detto l'anno scor- so il conte Kalnoky alle delegazioni di Pesth. E difatti, dal giorno in cui nei consigli dell'Impero fu risoluta l'occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina, dal giorno in cui un milione e mezzo di bosniaci venne ad aggiungersi ai due mi- lioni e mezzo di slavi che abitano le provincie meridionali della Monarchia, uno spostamento doveva necessariamente prodursi negli interessi generali della Monarchia austro-ungherese, e, conseguentemente, un mutamento nell'indi- rizzo della sua politica. La politica del Gabinetto di Vienna dal 1878 in avan- ti mirò ad una sempre più marcata ingerenza nella questione orientale ed al costante sviluppo della propria esclusiva influenza nella penisola dei Balcani. Saranno sincere le dichiarazioni del conte Kalnoky, quando afferma che il Go- verno austro-ungarico non ha alcuna intenzione di spingere i suoi possessi al di là della Bosnia e dell'Erzegovina. Ma queste dichiarazioni, per quanto sin- cere, non tolgono che il Gabinetto di Vienna, una volta posto il piede nella penisola dei Balcani, sia inevitabilmente,. inesorabilmente, costretto a subirne le conseguenze, proseguendo, volens nolens, nell'ardua via su cui si è messo.

La storia_ contemporanea ci fornisce a tal riguardo un efficacissimo esem- pio. Nello stesso modo che per assicurarsi il pacifico possesso del Lombardo- Veneto, l'Austria dovette gravitare su tutto il resto d'Italia, oggidì, per garan- tirsi il tranquillo possesso delle provincie bosniache, deve l'Austria-Ungheria gravitare sul resto della penisola balcanica. Come il Gabinetto imperiale si studiò di avere J.e famiglie regnanti italiane devote al suo sistema di governo, così ha esso cercato di rendere gli Stati indipendenti della penisola balcanica ciechi istrumenti della sua politica. Non riuscì col Montenegro, come non riuscì col Piemonte, e come il Piemonte allora, oggi tiene il Montenegro in conto di acerrimo avversario. Riesci invece col re di Serbia, come riuscì coi principi di Mo- dena, di Parma e di Toscana, attirandolo nell'orbita della sua esclusiva influenza. Ma la politica del re Milano era politica personale, in aperto contrasto coi sentimenti della Nazione, e, sceso egli dal trono, la Serbia cessò di essere, per l'Austria-Ungheria, terreno propizio alle sue idee di predominio, e garanzia di pacifico possesso delle provincie bosniache. Oggidì, a lato di queste provin- cie, vivono 2 milioni di serbi indipendenti che osteggiano l'Austria-Ungheria, e non fan mistero delle loro aspirazioni all'acquisto della Bosnia e della Erze- govina. Questi 2 milioni di serbi, in contatto immediato colle popolazioni ser- bo-croate della Monarchia, costituiscono per la tranquillità interna delle pro- vincie slave dell'Austria-Ungheria un pericolo incessante, pericolo che potrebbe diventare seriissimo qualora la progrediente disorganizzazione governativa do- vesse gettare questo Paese nella anarchia. Il Gabinetto di Vienna potrà avere oggi il fermo proponimento di non estendere oltre la Bosnia e l'Erzegovina la propria azione diretta nella penisola dei Balcani, ma potrebbe esso tollerare, senza nuocere all'ordine esistente in casa propria, che la Serbia, fronteggiante si lungo tratto del suo territorio, sia in balìa dei partiti sovversivi e diventi focolare di disordini? E' sperabile che non si imporrà mai all'Austria-Ungheria la necessità di un intervento in Serbia, ma l'eventualità è possibile, e dal mo- mento che è possibile, avrei creduto di mancare al mio dovere di agente coscien- zioso non prevedendola. Mi si potrà obbiettare che un'ingerenza diretta del Governo austro-ungarica in Serbia incontrerebbe l'opposizione armata della Russia, ed è verissimo. Ma chi mi assicura che, all'ultimo momento, Austria- Ungheria e Russia, seguendo la loro tradizionale politica, non si intenderebbero amichevolmente per regolare la reciproca loro posizione nella penisola dei Balcani? Non fu già un'altra volta, dopo il Congresso di Berlino, ventilato tra Vienna e Pietroburgo il progetto di uno spartimento della sfera d'azione nella penisola? Ed in questa distribuzione di parti non era stata riservata la Serbia all'esclusiva ingerenza dell'Austria-Ungheria?

Se il conte Kalnoky dichiara che il Governo austro-ungarico non aspira a novelli acquisti nella penisola dei Balcani, v'ha un altro uomo di Stato austro-ungherese che è meno circospetto nelle sue enunciazioni: e questi è il ministro per la Bosnia e l'Erzegovina. Nel discorso pronunciato or fa poco più di un mese all'Accademia delle scienze a Pest, per commemorare la vita pub- blica del conte Andrassy, il signor Kallay disse, a proposito della politica orien- tale del Gabinetto di Vienna, cose che, senza contraddire, come di necessità, al linguaggio ufficiale del conte Kalnoky, schiudono alle aspirazioni dell'Au- stria-Ungheria nella penisola balcanica un orizzonte ben più vasto dei con-

fini bosniaci. Chiunque abbia Ietto quel discorso non può non essere stato col- pito dallo spirito di predominio sui Balcani che vi aleggia. « Il pensiero di Andrassy - disse tra le altre il signor Kallay - era che la Monarchia austro- ungherese non doveva aiutare la costituzione di Stati che poi, per la loro af- finità e vicinanza, potessero, in un dato momento, voltarsi contro di noi. Egli temeva che se non avessimo preso nelle nostre mani la direzione delle cose si sarebbe costituito nei Balcani, sotto l'egida di questa o quella Potenza a noi ostile, uno Stato dal Mar Nero all'Adriatico che avrebbe stretto la nostra Monarchia in un cerchio di ferro. Per evitare tale pericolo dovevamo avere una ingerenza diretta negli affari orientali e prendere un posto importante nella penisola balcanica. Questo posto era la Bosnia. Il titolo di possesso di quella provincia era per il conte Andrassy di mediocre importanza, importante era che noi prendessimo posizione di fatto sui Balcani. Egli si lusingava d'al- tronde che il nostro regime in Bosnia sarebbe divenuto, pegli Stati vicini, non soltanto un esempio, ma forse anche un avvertimento; poichè era a lui ben noto che, in Oriente, possiede autorità soltanto quella Potenza che può spie- gare la sua azione da vicino. Sulla linea di politica orientale adottata dal conte Andrassy incentravasi ad ogni passo la Russia, la Russia che, fino allora, aveva considerato l'Oriente come riservato alla sua esclusiva competenza. Questo stato di cose non poteva essere più oltre tollerato, perché implicava per l'Austria- Ungheria l'abdicazione alla sua posizione di Grande Potenza, ed, in più lontano avvenire, la rovina della Monarchia. Rimaneva soltanto a decidere se l'Austria- Ungheria doveva valersi della forza per istabilire su una base incrollabile la propria influenza in Oriente. Andrassy credette suo dovere di non tagliar il nodo colla spada per evitare ai popoli della nostra Monarchia i gravi sacri- fizii di una lotta gigantesca e senza prevedibile fine tra l'Austria-Ungheria e la Russia. Egli preferi di ricorrere ai mezzi pacifici, e per raggiungere lo scopo prefissosi non risparmiò nè tempo, nè fatica.

Tali sono i motivi, tali le considerazioni che diedero origine ai rapporti da noi coltivati in quel periodo di tempo colla Russia. Era nella natura delle cose che Andrassy non potesse rivelare completamente nè l'ultimo scopo cui mirava, nè i mezzi impiegati per raggiungerlo. E' perciò che una parte del- l'opinione pubblica, tanto in Austria che in Ungheria, non è riuscita a com- prendere la sua politica, e non ha esitato puranco a condannarla ~.

Queste enunciazioni, tenendo conto delle reticenze che il carattere ufficia- le imponeva a chi le ha pronunciate, sembrano a me ben più esplicite e ben più persuasive delle dichiarazioni del conte Kalnoky sugli intendimenti del Ga- binetto di Vienna.

Ma se l'Austria-Ungheria non agogna o non prevede novelli acquisti nella penisola balcanica per qual motivo non favorisce essa, anzichè osteggiare, l'idea di un'unione federativa degli Stati balcanici, che diverrebbe un po- tente baluardo contro il ritorno del predominio russo? A quale scopo dunque è rivolta la sua azione in Albania? Per qual motivo va essa eliminando man mano l'elemento religioso italiano che, da secoli, è stabilito in quella regione e lo sostituisce con missionari reclutati nelle provincie del suo Impero? Per qual motivo ha essa istituito, d'intesa colla Santa Sede, un seminario ad Innsbruck dove i giovani albanesi che vogliono dedicarsi al sa;cerdozio sono

mandati ad istruirsi nelle discipline ecclesiastiche, e da dove, dopo alcuni anni, sono rimandati in patria ad esercitarvi il sacro ministero ed a propagarvi le idee politiche che loro furono inculcate nel seminario austriaco'? Per qual motivo ha essa veduto così di mal occhio il Montenegro riuscire a stipulare colla Santa Sede un concordato che dovrebbe, nel pensiero del principe Nicola, rendere le tribù cattoliche dell'Albania meno avverse ad un'eventuale annes- sione al Principato'? E quando si sa quanto il clero sia efficace strumento di pro- paganda politica fra le popolazioni cristiane dell'Oriente, il vederlo ora quasi completamente nelle mani dell'Austria-Ungheria non è desso un indizio suffi- ciente delle aspirazioni del Gabinetto di Vienna sull'Albania'? E la speciale prote- zione che l'Austria-Ungheria accorda al culto cattolico nella Vecchia Serbia, i sussidii ch'essa fornisce al clero, la vivacità colla quale fu sollevato e inten- zionalmente esagerato l'incidente relativo alla campana della cappella cattolica a Uskub, non possono dessi considerarsi come altrettanti indizii dello scopo cui tende la politica ecclesiastica dell'Austria-Ungheria, dell'influenza prepon- derante ch'essa vuoi acquistare in quelle regioni, e della perseveranza colla quale prosegue nel suo intento'?

Chiegga l'E.V. informazioni al console di Sua Maestà a Scutari d'Albania e non dubito che egli sarà in grado di fornire, sull'azione politica dell'Austria- Ungheria in quella regione, interessanti ed utili ragguagli.

A mio avviso, tutta la questione si riassume in ciò: l'Austria-Ungheria ten- de sì o no, per volontà propria o per ineluttabile necessità dì eventi ad esten- dere il suo dominio nella penisola balcanica oltre la Bosnia e l'Erzegovina'? Se no, tutti i miei apprezzamenti sprofondano nel baratro d'una politica im- maginaria; ma se sì, ne viene di naturale conseguenza che, ancorché sia alie- na, nel momento attuale, da novelli acquisti, essa reputi necessario di pre- pararsi propizio il terreno in quelle regioni che gli eventi futuri potrebbero offrirle il destro o imporle la necessità di occupare più tardi, e che meglio risponderebbero alle sue combinazioni etnografiche e politiche.

Certamente il Gabinetto di Vienna ha il più grande interesse a che Io sta tu quo non sia, pel momento, turbato sui Balcani; e ciò non solo perché evita imbarazzi e pericoli gravi, ma altresì perché all'ombra dello statu quo presente esso va lavorando ai suoi fini futuri. E che esso lavori è per me intima con- vinzione. Non sarà l'Austria-Ungheria a fomentare direttamente i disordini nella Vecchia Serbia, in Macedonia ed in Albania, perchè il suscitare conflitti, in questo momento, le riescirebbe oltremodo nocivo; ma, anche senza essere l'istigatrice, non potrebbe essa essere la causa indiretta di quei disordini'? L'influenza ch'essa tende ad acquistare in quelle regioni, la politica ecclesiastica da essa adottata a tale intento, lo zelo eccessivo forse spiegato da qualche suo agente segreto, non potrebbero aver dato origine od alimento a quell'agitazione che da qualche tempo in qua ci è segnalata nella Vecchia Serbia, in Macedonia ed in Albania, e provocato quei conflitti e quei misfatti di carattere religioso che sono cosi comuni nei paesi del Levante ove la religione tien luogo di pa- tria? Indicai il sospetto a V.E. senza nulla affermare perchè nulla son uso ad affermare senza prove di fatto; ma dal momento che in questi circoli po- litici vidi in valsa fortemente la convinzione che l'Austria-Ungheria non fosse

estranea a quei disordini era mio dovere di segnalarla al R. Governo ancorchè non potessi corroborarla con fatti concreti.

Dice il r. ambasciatore a Vienna, nel suo rapporto del 28 maggio: «Parlo naturalmente delle intenzioni presenti dell'Austria-Ungheria. Dell'avvenire, più o meno lontano, massime in caso di conflagrazioni in Oriente, nessuno può nspondere ». Sarebbe, senza dubbio assai più saggio di limitarsi a guardare il pre- sente e di non indagare il futuro. Ma, dal momento che un pericolo esiste, o si crede che esista, devesi non curarlo perché ancora nascosto in un avvenire mcerto o lontano? I miei apprezzamenti mi procureranno forse la taccia di temerario; ma, dappoichè un pericolo segnalato è mezzo scongiurato, io mi fe- licito di aver chiamato sin d'ora l'attenzione del Governo del re sulle probabili aspirazioni dell'Austria-Ungheria, aspirazioni che saranno, quanto si vuole, subordinate al futuro evento, ma che, se si realizzassero, non potrebbero certamente riescire che di gravissimo danno alla nostra politica nazionale ed a quel predominio sull'Adriatico, che è secolare aspirazione dell'Italia.

Riassumendo quanto ebbi l'onore di esporre a V.E. il mio concetto è il se- guente:

l'Austria-Ungheria colla occupazione della Bosnia e dell'Erzegovina ha do- vuto spostare il suo centro di gravità ed iniziare una politica essenzialmente orientale. Questa politica, prescindendo dagli eventi di guerra, la trascinerà fatalmente presto o tardi a varcare i suoi attuali confini e ad impossessarsi di nuovi territorii sui Balcani. Fra questi territorii figura l'Albania alla quale essa volge con predilezione lo sguardo, come lo dimostra l'azione che va colà eserci- tando mediante il clero cattolico che ha saputo rendersi, in gran parte, devoto.

A motivo del danno esiziale che risentirebbero gli interessi politici ed eco- nomici dell'Italia qualora l'Albania cadesse un giorno in mano dell'Austria-Un- gheria, sarebbe necessario che l'azione del Gabinetto di Vienna in quella re- gione venisse da noi attentamente sorvegliata, e possibilmente contrastata.

r. 1260.

(l) Cfr. n. 305, nota l, p. 231.

(l) Cfr. n. 293.

336

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALLE AMBASCIATE E LEGAZIONI IN EUROPA

Roma, 28 giugno 1891, ore 18,30

Rispondendo oggi ad una interrogazione del deputato Brin relativa alla l'riplice Alleanza dichiarai Governo risoluto perseverare in quella politica di :;Jace che l'Italia mantiene da lungo tempo. Per raggiungere questo intento manterremo ferme e salde le nostre alleanze cogli Imperi centrali. L'Italia e l'Europa, conclusi, possono star sicure che saranno mantenute le alleanze e sarà così lungamente conservata la pace. Quando ebbi finito parlare levaronsi in piedi i deputati di tutti i settori della Camera meno estrema sinistra, ap- plaudendo prolungatamente le mie dichiarazioni.

337

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, E A VIENNA, NIGRA

T. S.N. Roma, 28 giugno 1891, ore 19,45.

Les incidents que l'attitude violente de l'extrème gauche a provoqués à la Chambre n'ont pas permis de donner du développement à la discussion. Mais tout le monde a compris que mes déclarations impliquaient le renouvel- lement de l'alliance comme un fait déjà accompli, et la véritable ovation par laquelle elles ont été accueillies rendait inutile la votation d'une motion quel- conque. Je pense que maintenant la presse officieuse des trois Puissances amies devrait s'affranchir de toute retenue et parler de l'alliance renouvelée dans les termes d'une franche et ouverte cordialité (1).

T. 942.

338

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALLE AMBASCIATE E LEGAZIONI IN EUROPA

Roma, 29 giugno 1891, ore 19,45.

Rispondendo oggi in Senato al senatore Taverna feci circa rapporti con In- ghilterra e con Potènze centrali nuove dichiarazioni sostanzialmente riprodotte dall'agenzia Stefani che il Senato accolse con unanime viva approvazione.

R. 1173/454.

339

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Parigi, 29 giugno 1891 (per. il 2 Zuglio).

Ieri, domenica, io ebbi un breve colloquio col signor Ribot che non mi parve molto commosso dal recente voto della Camera dei deputati contrario alle proposte concordate dalla Conferenza di Bruxelles e relative alla repres- sione della tratta dei negri. Il signor Ribot mi disse di non avere l'intenzione

al segretario di Stato il quale "avisera, selon votre déslr, à se que la presse of!icieuse. lei, parle maintenant sans réserve et dans des termes de franche et ouverte cordlalité du falt du renouvellement ». Nigra annunziò con T. s.n. del 1• luglio: «La presse vlennolse, ainsl que !es feuilles officieuses commentent aujourd'hui le renouvellement de l'a111ance dans !es termes de la plus grande confiance et cordiallté ".

di promuovere nuove deliberazioni della conferenza in proposito e lascia al tempo la cura di meglio maturare la quistione. Dal contegno della stampa si vede che il voto della Camera fu dettato da un sentimento non di ostilità con- tro il Ministero, ma bensl dal malumore contro l'Inghilterra a motivo delle tendenze da essa manifestate di avvicinarsi alla Triplice Alleanza. Il diritto di verificazione dei bastimenti supposti di trasportare degli schiavi si confonde volontariamente dai francesi col diritto di visita e tale confusione serve di pre- testo per respingere una disposizione senza la quale la convenzione perde mas- sima parte della sua efficacia. L'idea di una adesione più o meno assoluta alla Triplice Alleanza per parte dell'Inghilterra sconvolge gli spiriti e forma per parte dei francesi oggetto degli apprezzamenti appassionati alquanto contro l'Inghilterra in generale.

Nel momento in cui chiudo questo rapporto giunge il telegramma già riportato dai giornali col quale V. E. partecipa che l'annunzio del rinnovamento prossimo della Triplice Alleanza venne accolto con entusiasmo dalla immensa maggioranza della nostra Camera (1). Ma questi giornali non vogliono ammet- tere che questa accoglienza equivalga ad una votazione in favore della politica del Ministero ,che è quella della gran maggioranza del Paese. Cercano per mezzo di sottigliezze a togliervi ogni importanza dicendo che il Ministero dubitando della sua maggioranza non volle tentare la prova del voto e dovette contentarsi di una acclamazione inconsulta.

T. 1277.

(1) Launay rispose con T. s.n. del 29 giugno di aver comunicato questo telegramma

340

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 30 giugno 1891, ore 1 (per. ore 10).

Depuis que la plupart des journaux italiens et étrangers ont parlé du vo- yage du prince de Naples, j'ai eu l'occasion de constater que les impressions de ce· voyage ne seraient pas favorables si la venue à Londres de Son Al tesse Royale corncidait avec l'absence de tous les membres de la famille royale d'Angleterre. Plusieurs de ces derniers m'ont suggéré de faire connaitre à Son Altesse Royale qu'elle ne trouverait plus personne à Londres en y venant après la season qui finit le 25 juillet. Je pense qu'il ne conviendrait pas que Son Altesse Royale eiìt l'air de ne vouloir rencontrer ni la Cour, ni la société an- glaise. En Italie aussi on risquerait de se méprendre sur la signification de l'absence de tout le monde d'ici au moment de la venue de notre prince. J'en- tends que la reine a appris avec plaisir le projet de voyage et on m'a dit qu'elle attend la visite de Son Altesse Royale vers le 20 juillet. V.E. me télégraphie que Son Altesse Royale a fixé de venir en Angleterre au mois de septembre (2).

(2) T. del 29 giugno, non pubblicato.

Il y a fort peu de différence entre les deux mais d'aout (l) et de septembre au point de vue de la vie anglaise. La reine sera en Ecosse où elle n'aime pas recevoir généralement des visites. Les autres princes et princesses seront pro- bablement sur le continent. J'ai entendu parler d'une réunion de famille en Danemark pour le commencement de l'automne. Maintenant si, ainsi que V.E. me le télégraphie, il s'agit d'une décision prise, je tàcherai de vous envoyer un programme pour le voyage en septembre mais avec la plus respectueuse franchise je dois prier V.E. d'insister pour que le voyage se fasse à une époque où la Cour est encore réunie et conséquemment pour que l'arrivée à Londres de Son Al tesse Royale ai t lieu vers le 20 juillet. Je serais désolé si . pour une question de cinq jours les impressions réciproques de ce voyage ne devaient pas étre telles que nous devons le désirer. Je prie V.E. de me donner réponse télégraphique (2), car je rencontre presque tous les jours des personnes royales et je ne voudrais pas annoncer le voyage en septembre si vous pouviez réussir à obtenir qu'il ait lieu en juillet.

341. L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 460/277 (3). Therapia, 30 giugno 1891 (per. l'8 luglio). Mi permetta V.E. di felicitarla dell'accoglienza entusiastica che fece la

Camera, nella seduta del 28 corrente all'affermazione del programma del Go- verno da lei presieduto (4).

In Europa la pace è per sè scopo sufficiente, perché basta al naturale svi- luppo degli Stati civili, e perché aiuta l'altro gran fattore di progressi, il tempo, a facilitare transigenze almeno di fatto nelle questioni internazionali più pe- ricolose. Delle confermate alleanze il Paese può rallegrarsi anche perché non comportarono mai, checché se ne sia detto, quegli accrescimenti costosi del- l'esercito che lo stesso Stato Maggiore germanico sconsigliava nel 1881 quali indebolimento effettivo non solo della finanza, ma dell'attuale nostra potenza militare. Gli stessi rapporti alquanto migliorati in questo momento tra le Po- tenze alleate e le altre, aggiungono evidenza agli scopi di sicurezza e di tran- quillità generale cui la nostra politica non cessa nè cesserà d'indirizzarsi.

In Oriente però, ove anziché naturale progresso c'è crescente dissoluzione, malgrado illusioni che anche l'imperatore germanico divise durante la sua vi- sita qui, quale è il pratico portato, quale è l'effetto reale sui turchi, della con- ferma di quelle alleanze le quali per dieci anni dimostrarono pienamente non avere altro scopo che la pace'? E' questione questa che fu confidenzialmente

!n Inghilterra al più presto verso la metà d! agosto.

non più tardi del 22 luglio.

più lunga. di eu!, nel novembre successivo, dopo le dimissioni, Blanc inviò copia a White. (Cfr. n. 428).

discussa tra i colleghi coi quali sono politicamente intimo, i signori White, Ca- lice e Radowitz, a proposito di un recente suggerimento di quest'ultimo, il qua- le, parlando del rinnovamento delle alleanze, esprimeva privatamente il parere che tale importante fatto dovesse essere da noi insieme recato a cognizione del sultano.

A ciò sir W. White osservò essersi già troppo sperimentato l'inefficacia presso il sultano dell'affermare intelligenze che qui non si attuarono mai a sco- po di pacifica preponderanza comune; non essersi l'alleanza mai fatta qui viva se non in affari o di interesse secondario, o con risultati illusori negli affari importanti; l'influenza che ebbe fin quì la Germania dopo la visita imperiale andare rapidamente scemando; i signori di Radowitz e di Calice doversi conten- tare al solito di apparenze; non potersi qui ottenere nulla se non colla corru- zione, o colla minaccia cui dovettero ricorrere, per ottenere d'essere ascoltati, il barone di Calice nella questione di protezione religiosa sorta testè ad Uskub, il signor di Radowitz per la liberazione dei catturati dai briganti, e lui stesso White per le ratifiche dell'atto antischiavista di Brusselle, come pure i signori di Montebello e di Nelidow, successivamente nell'incidente di Betlemme; sciu- parsi così l'autorevolezza non solo delle ambasciate ma delle Potenze stesse.

A tali ragionamenti il signor di Radowitz replica: « perchè le tre Potenze più interessate non hanno mandato qui le loro squadre? Si sa che il sultano non è sano di mente ». Il barone di Calice per parte sua ricorda a giustificazione della comune diplomazia il successo ottenuto dai bulgari nella questione dei vescovi di Macedonia; ed io cortesemente mi dimostro grato del concorso da- toci negli affari di Tripoli, benchè non risulti al postutto se il sultano abbia preso efficaci provvedimenti come aveva promesso.

Non si può più dissimulare al pubblico, il quale qui incomincia a scandaliz- zarsi dell'impotenza della diplomazia anche per la protezione dei nazionali este- ri, che, distruttosi il concerto europeo, del che le ambasciate di Russia e di Francia accusano le Potenze alleate, non vi fu sostituita la preponderanza ef- fettiva di queste ultime, onde anarchia in un Governo che senza ingerenza europea non può compiere i suoi obblighi interni ed esteri. Il sultano non crede il nostro gruppo capace d'una vera e seria azione sociale; è convinto non potersi più riunire gli ambasciatori in conferenze; li oppone più che non potè far mai pel passato, l'uno all'altro, sfidandoli, finchè osa, tutti.

I ministri ed il palazzo in piena balìa di finanzieri, il sultano che investe personalmente in Inghilterra ed in America quanti più capitali può, aspettano la preveduta fine; ed il sovrano diceva testè ad un suo famigliare: «Che di- reste se accettassi la protezione russa)? Perciò militarmente il Bosforo è aperto alla Russia e i Dardanelli sono chiusi a noi. Non vi sarebbe resistenza armata nè reazione di popolo contro la Russia se sbarcasse una divisione a tre ore dalla capitale. Sarebbero allora in tempo le squadre inglesi o le squadre alleate di rinnovare la dimostrazione fatta nel'78 davanti a S. Stefano? O può dirsi che una volta in Costantinopoli la Russia sarebbe in una trappola, in condizioni in- sostenibili? Al punto di vista militare e navale, può darsi; al punto di vista po- litico, da nessuno, neppure dagli uomini di Stato bulgari, si nega che intorno a Bisanzio restituita alla ortodossia tutti gli slavi dei Balcani saranno trascinati da irresistibile impulso come nel '61 tutti gli italiani si unirono al grido di Roma

capitale. Che sarà avvenuto allora dell'ideale nostro delle autonomie, la cui unica guarentigia sarebbe stata la nostra preponderanza politica e navale sui porti della Turchia europea? E della teoria germanica dell'inorientazione del- l'Austria-Ungheria? E della possibilità di soddisfazioni, a meno d'un'altra gran guerra, all'interesse anglo-italiano d'equilibrio nel Mediterraneo? Non è forse abbastanza valutato da alcune Potenze il fatto che in certi momenti la pre- senza d'un principe di loro fiducia a capo di tale o tale Stato balcanico non è punto sufficiente ad impedire rivolgimenti di volontà popolare. Basti ricor- dare come trionfò la causa della riunione della Rumelia orientale, tanto avver- sata e temuta a Vienna e a Berlino, per dimostrare che anche in Oriente si deve pur tener conto delle tendenze dei popoli.

Questa r. ambasciata s'ispirò fin dal 1887 al convincimento che a tale situazione è pericoloso applicare la massima inertia sapientia; che la pace e lo statu quo legale non sospendono il corso della evoluzione delle Nazioni; che in piena pace, in pieno regime d'alleanze, se l'Egitto diventò inglese e se il versante sud dei Balcani diventò bulgaro, più facilmente possono stabilirsi nel Mediterraneo orientale nuove condizioni propizie o contrarie agli essenziali interessi italiani; che il programma di pace essendo per sè negativo, non si doveva esporre l'Italia a non vedere più altri scopi positivi per l'alleanza se non quelli odiosi che le attribuiscono i nostri avversari, cioè un appoggio cercato all'este- ro per le istituzioni monarchiche, o un pegno preso sulla eredità della Francia minacciata di smembramento; e che in conclusione, perchè l'alleanza diventasse popolare e proficua e fosse nella coscienza italiana non solo un espediente ne- cessario alla sicurezza, ma una base di fruttuosa operosità, dovessimo, dopo aver rifiutato disgraziatamente quel primo premio dell'alleanza che era l'Egitto, rifarci almeno con una legittima influenza in Oriente, fondata sopra un vero sviluppo di autonomie nella penisola balcanica e sopra la preponderanza na- vale e politica delle quattro Potenze sugli scali del Levante.

Perciò quest'ambasciata proponeva nel 1887 e redigeva quel documento se- greto che, adottato senz'altro a Vienna fu tosto firmato a Londra tale e quale, salvo una clausola sull'Armenia che lord Salisbury vi volle aggiungere. Questo, che i miei colleghi amici chiamarono il patto fondamentale della nuova politi- ca europea in Oriente, e che sir W. White diceva segnare una data storica colla quale si poneva termine al secolo di guerre caratterizzato dagli spartì- menti della Polonia e della Turchia; questo punto di partenza d'una nuova era d'influenza consentitaci in Oriente, ave col fatto si decide la questione se una Potenza sia grande o piccola, dall'Inghilterra e dall'Austria-Ungheria, ambedue allora per ragioni diverse disposte ad appoggiarci per ingerenze per noi più naturali e più facili, a favore delle autonomie e della libertà degli Stretti; questo programma infine la cui pratica attuazione, studiata in ogni partico- lare, ci avrebbe costato assai meno oro e meno forza di quello che passò per Massaua, è desso rimasto finalmente lettera morta come fu purtroppo nelle oc- casioni decisive del 1887 e del 1888? Debbo ricordare al riguardo i miei rap- porti del 5 marzo 1890 n. 70 riservato, e del 9 marzo stesso anno n. 78 riserva- vate (1), conclusivi di altri più particolareggiati, tra i quali mi limito ad ac-

cennare a quello del 5 febbraio 1889 (l) concernente gli impedimenti alla nostra influenza in Oriente. La deplorevole situazione lealmente segnalata in quei do- cumenti, che non sembrano essere stati dal r. ministero comunicati agli altri ambasciatori di Sua Maestà, e sulla quale deve insistere questa r. ambascia- ta, indifferente alle vane dimostrazioni fatte qui alle persone dei rappresen- tanti esteri per dare ai loro Governi l'illusione di successi privi di utile effetto, è dessa dunque senza rimedio? Fin dal 1888 i miei colleghi dichiaravano non spettar più all'iniziativa di essi e mia qui, bensì a dirette intelligenze tra i Gabinetti, la pacifica ma efficace attuazione di quegli accordi; havvi luogo ancora di sperare che intervengano simili intelligenze, estese cioè ad altri interessi pacifici nel Mediterraneo oltre a quelli della sicurezza delle nostre coste? Nella scorsa estate succedeva un fatto capitale che sul momento appena si avvertì in Italia, il riparto virtuale dell'Africa, tra Inghilterra, Germania e Francia, le quali sole si inoltrano verso i decisivi punti centrali ove fra le sorgenti dei grandi fiumi verrà decisa un giorno la preponderanza sul continente nero; mentre la Tripolitania senza l'hinterland non è più per le relazioni che a noi premono tra il Mediterraneo e l'Africa, che quasi un non valore, secondo l'espressione del signor di Radowitz. Mentre durano la pace e l'apparente sta- tu quo, sipario calato davanti agli spettatori, velo protettore dietro il quale altri opera mutamenti di scena d'importanza mondiale, vedremo noi troppo tardi verificarsi altre trasformazioni per noi non meno gravi, di cui forse oggidì i preludi passano dalla nostra diplomazia inosservati?

Nel 1888 la Germania, dopo aver preso atto della desistenza inglese, ita- liana ed austro-ungarica da ogni comune e pratica preponderanza qui, intra- prese per proprio conto di fortificare anche l'economia e l'amministrazione di quest'Impero, di cui i suoi officiali avevano tentato la consolidazione militare. Se, salvo la ferrovia asiatica da noi promossa, questa impresa germanica risul- ta fallita, come indicherebbe il linguaggio non solo degli ufficiali e finanzieri tedeschi, ma dello stesso signor di Radowitz, quale è la utilità politica che la Germania può ancora trarre dallo stato di cose peggiore che mai, che anche l'amor proprio dei miei colleghi non può negarsi a riconoscere, e verso il quale l'Europa apparisce sistematicamente indifferente? E' difficile immaginare che la Germania ne possa ricavare maggior profitto che col farne tra i tre Imperi materia del riparto d'influenze che fu costante sogno del principe di Bismarck, col vantaggio supremo per la Germania di compensare le incertezze e debolez- ze provenienti per alcuni degli alleati da condizioni politiche interne, collo stac- care definitivamente la Russia dall'alleanza francese. Ed in tale eventualità, che senza alcun rischio per la pace come pur senza defezione alle alleanze di- fensive potrebbe combinarsi tra i tre Imperi, anche sul momento in cui scrivo, gl'interessi dell'Italia, la quale non può più ritornare alle combinazioni del 1855, non sarebbero meno irreparabilmente pregiudicati nella penisola balca- nica e nei mari che la circondano di quel che lo furono l'anno scorso in Africa (2).

(2) A questo punto nella minuta si legge: « Je aevals au présldent du Consell !es lnfor-

matlons slncères conslgnées dans ce rapport, quelles qu'en pulssent ètre !es conséquences pour ma positlon au servlce; c'est une obllgatlon que m'impose la netteté avec laquelle 11 avalt blen voulu me déclarer ses oplnlons sur la valeur respectlve de l'irrédentlsme et des alUances ».

A V.E. cui vorrei risultasse da migliori informazioni essere infondate si- mili apprensioni, ardisco rispettosamente sottoporle, mosso unicamente dal vivo sentimento della responsabilità che incombe a questa r. rappresentanza e dalle condizioni troppo sfavorevoli in cui essa si trova ormai per farvi fronte (1).

D. 25135/349.

(l) Cfr. n. 336.

(l) Con T. del 21 giugno Rudinì aveva comunicato che il principe d! Napoli sarebbe giunto

(2) Con T. del 2 luglio Rudinì rispose che il principe di Napoli sarebbe giunto a Londra

(3) Nelle Carte Blanc si conserva una minuta di questo rapporto, in francese e molto

(4) Cfr. n. 336.

(l) Cfr. serle Il, vol. XXIII, nn. 313 e 325.

(l) Cfr. serle II, vol. XXII, n. 481.

342

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI (2)

Roma, 4 luglio 1891.

Il r. agente e console generale al Cairo ha saputo da buona fonte che in questi giorni sono state mandate da Zeila una lettera di Menelik alla regina Vittoria ed un'altra al presidente Carnot.

Sarò grato a V.E. se vorrà chiedere a lord Salisbury di comunicarci il testo della lettera diretta dal sovrano d'Etiopia a S.M. britannica e se otterrà da

diario che copre il periodo ottobre 1891-luglio 1892. Se ne pubblicano i seguenti passi: « 27 octobre ... Au fond, un ministre qui s'était déclaré, jusqu'au jour où il est arrivé au pouvoir, irrédentiste et contraire aux alliances, et qui a été forcé de donner des gages en renouvelant !es alliances avec diminution de pront comme de charges et en abandonnant en Orient !es intérlìts italiens, ne pouvait conserver le droit d'avoir en Orient un ambassadeur qui représentait le droit pour l'Italie de retirer quelque avantage dea alliances. Et ce ministre a eu la làcheté de para!tre destituer cet ambassadeur pour cacher l'extrémité où il était réduit. Comme disait Sonnaz cela ne se serait pas fait meme au temps de La Margarita ». « 31 octobre ... La politique italienne dans la Méditerranée sous Rudini a cessé d'etre an ti-russe, tout en restant anti-française. Elle aide !es trois Empires à exclure l'influence anglaise, dans !es Balcans et en Egypte ». « 4 novembre. Le renouvellement de l'alliance par Rudini ajoute-t-11 aux chances de paix ou de guerre? Etant donné que !es intérets autrichiens et russes en Orient sont concil!ables par un partage, où l'Angleterre prendra sa part (Mitilène) et l'Italie n'aura tout au p!us qu'un présidio à Tripoli [par. ill.] indifférent pour la Méditerranée et pour l'Afrique, le vrai pérl! de guerre seralt le franco-allemand. C'est ce qu'lndiquent du reste toute l'attitude et le !angage de Rudinì, qui a donné de son désintéressement en Orient des gages suffisants à l'Autriche et à la Russie; et qui a renouvelé l'a!Uance sur la question romaine et monarchique. Or où est le risque d'ùne guerre imprévue, chez Carnot ou chez Guillaume? Qui doit consulter son Parlement? Qui parle d'une manière provocante? Qui est suspect ou capable d'un coup de téte? (C'était la France avant Gul!laume et pendant Gambetta et Boulanger; c'est maintenant Gulllaume). Qui est suspect à l'Angleterre et a été averti par la reine Victoira? Qui a forcé Rudinì qui pensait et voulait autrement? Qui représente une thèse européenne, monarchique ou Ubérale? Le caractère pacifique et conservateur cle la politlque italienne résultait d'un alignement complet avec l'Angleterre pour !es affaires de la Méditerranée. Cet alignement abandonné, l'ltalie reste à la merci de son allié (ce qu'avait évité avec soin Cavour); et cela dans une sltuation complètement retournée, où la France est devenue plus forte et en meme temps plus pacifique que l'Allemagne, et est cléjà favorisée par l'Angleterre en Afrique qui est et sera sous Gladstone coming man de plus en plus favorable à la France. La paix demandait que l'Italie se joignit de plus en plus à l'Angleterre, vraie garante de palx. En sacriflant le statu quo et la conservatlon en Orient à la paix en Orient, [sic] l'Italie s'est livrée à l'Allemagne dana des affaires qui sont d'intéret plus papa! et monarchique que national. Il est enfantln de parler de défense: il n'y aura plus de guerre sinon prétendument défensive des deux cOtés. Il dépend de l'Allemagne d'engager de plus en plus entre l'Italie et la France l'actuel état de tension rulneuse pour l'Italie; le traité secret Y suffit, outre qu'll expose !'ltalie en cas de conflit à n'etre ni un ennemi à craindre ni un allié utile. Rudini aura donné des garanties à la Russie de ne pas etre avec l'Angleterre en Orient pour obtenir que la Russie ne lui donne pas d'obstacles par le clergé abissin >>. « 31 décem- bre ... Nous agissons en tout dana le sens français et russe: bien, si nous pouvions en tirer le profit; mais liés aux autres, nous ne satisferons personne, serons taxés de défection et dupli- cité, et aurons !es inconvénlents et !es dangers de la main Ubre sana en avoir la réalité ni !es avantages. L'abime entre notre politique et celle de J'Angleterre se creuse toujours davantage ».

Sua Signoria l'affidamento già ricevuto altra volta che la risposta della regi- na Vittona verrà trasmessa a Menelik coll'intermediario del nostro Governo (l)

(l) Per la risposta di Rudinì cfr. n. 357. Nelle carte di Blanc si conserva un suo

(2) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., p. 129.

343

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATISSIMO 650/284. Therapia, 4 luglio 1891 {per. il 16).

Il barone di Calice, recentemente ritornato qui da Vienna, e sir W. White, che parttva testé per Londra, ebbero occasione d'intrattenersi della lettera di caldi ringraziamenti ed elogi diretta dall'imperatore di Germania al sultano per la liberazione dei viaggiatori tedeschi catturati dai briganti; lettera che destò qui impressione di meraviglia, essendo ben noto che l'autorità non fa nulla per arrestare i briganti, i quali, secondo la testimonianza dello stesso segretario interprete dell'ambasciata di Germania che si recò a Kirk-Kilissi per negoziare il riscatto, hanno annunziato, persino con lettera del loro capo diretta al sultano, di preparare, e preparano senza dubbio altri colpi di mano con non mmori probab1lltà d'impumtà e di successo.

A proposito di ciò e d'altri incidenti, quali il ripetuto passaggio di navi russe con truppe negli Stretti, gli ordini dati per compiere le fortificazioni e l'armamento nei Dardanelli abbandonandosi ogni simile lavoro o provvista per il Bosforo, ed i negoziati che il delegato inglese al debito pubblico e l'ad- detto militare dell'ambasciata di Francia hanno intavolato col sultano per un imprestito destinato a comprare materiale da guerra in Francia, il barom~ di Calice fece allusione alle intelligenze prese nel 1887 per i comuni interessi austro-ungarici, inglesi ed italiani in Oriente. Ma sir W. White gli rispose dimostrando di non annettere più a quelle intelligenze, non attuate in tempo opportuno, alcun pratico valore, e ritenersi del tutto privo di qualsiasi direzio- ne del suo Governo al riguardo.

E nel partire in congedo sir W. White tenne a me identico linguaggio, dichiarandomi che quegli accordi erano tombés à l'eau, confermando così quel che nierivo al r. ministero il 9 marzo 1890 (rapporto n. '18) (2). Prego V.E. di voler considerare quanto sopra come assolutamente confidenziale.

Ad onore del vero debbo aggiungere in via egualmente confidenziale che, secondo sir W. White, il nostro collega d'Austria-Ungheria non si occuperebbe realmente più se non di lusingare il sultano per ottenere piccoli favori al principe Ferdinando, assai apprezzati dalla Corte di Vienna, ove non sarebbero del tutto cancellate le reminiscenze della politica aulica detta della primogenitura benché naufragata testé in Serbia come in altri tempi in Italia (3).

(2) Cfr. serie II, vol. XXIII, n. 325. (3) Per la risposta cfr. n. 358.

22 - Documenti Diplomatici - Serle II - Vol. XXIV 271

(l) Per il seguito della questione cfr. n. 362.

344

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI

T. 997. Roma, 6 Zuglio 1891, ore 18,10.

Conversando ieri ccll'ambasciatore di Russia, dopo avergli detto rinnova- mento Triplice Alleanza dichiarai questa avere sempre avuto e continuerà avere carattere esclusivamente di pace. Il rinnovamento ci si imponeva, l'Ita- lia non essendo così forte come la Russia per affrontare da sola le contingenze dell'avvenire. Prego V.E., avendo occasione, di tenere con accento particolar- mente amichevole lo stesso linguaggio al signor Giers (1).

345

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PHESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Vienna, 6 luglio 1891.

Le trasmetto qui unita una lettera del conte Kalnoky col suo annesso (Zl. Abbia la bontà di far verificare come andò la cosa, e di farmi poi sapere ciò ehe io dovrò dire in risposta. Mi astengo da osservazioni che si presentano ovvie a lei come a me. Certo i giornali, che non hanno vincoli col Ministero, possono non accettare o anche solo accettare in parte i telegrammi procedenti dal Correspondenz-Bureau e comunicati dall'agenzia Stefani. Ma questa, spe- cialmente dopo le intelligenze prese or sono due anni, non può mutilare i te- legrammi austriaci del Correspondenz-Bureau a scopo irredentista. Non ho bi- sogno di dirle che qui si è estremamente sensibili su questo punto. E questa sensibilità, perfettamente naturale del resto, si produce, più ancora che negli organi governativi, nella stampa liberale indipendente la quale, com'ella ha potuto vedere già spesse volte, non è parca di appoggio e di simpatia per l'Italia. Io non dubito che ella e i suoi colleghi, a cui l'affare spetta più particoiar- mente, si adopreranno perchè si porti il rimedio opportuno all'inconveniente segnalato ci (3).

a Launay e Nigm con T. del 5 luglio, non pubb!!cato. A Billot la notizia del rinnovo del'a Triplice era stata data il 2 luglio dal sottosegretario agi! esteri. Cfr. DDF. vol. VIII. n. 400.

(3) Per il seguito della questione cfr. n. 354.

(l) Cfr. n. 348. Della conversazione con l'ambasciatore di RuEsia, Rudinì aveva dato notizia

(2) Non rinvenuta.

346

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (l)

R. 782/282. Berlino, 7 luglio 1891 (per. il 10).

Secondo le istruzioni impartitemi da V.E. col pregiato dispaccio a margine segnato (2), mi affrettai a esprimere al Governo imperiale i ringraziamenti di quello del re pel rifiuto del rappresentante tedesco al Cairo d'incaricarsi di far pervenire al suo sovrano una lettera direttagli da Menelik.

L'operato del rappresentante predetto venne approvato dal Governo im- periale, come conforme alle ottime relazioni esistenti tra l'Italia e la Germania ed alle comunicazioni da noi fatte al Gabinetto di Berlino circa gli accordi da noi conclusi con Menelik perché il Governo del re serva d'intermediario tra lui e le altre Potenze.

347

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. S.N. Roma, 11 luglio 1891.

/\.yant sous les yeux ma correspondance avec notre ministre au Iv'lzoroc. V.E. est en mesure d'exactement apprécier la remarque amicale de lord Salis- bury (3). Il est évident, pour mai, que cette remarque s'applique à l'action que notre ministre exerçait avant de recevoir mes instructions, qui, V.E. l'a vu, ne sauraient étre plus nettes, ni plus explicites, dans le sens d'un accord intime, au IVIaroc, soit avec l'Angleterre, soit avec l'Allemagne. M. Cantagalli est homme de métier. Je ne puis pas douter qu'il n'ait changé d'attitude et qu'il s'en tienne strictement à mes instructions. Mais s'il y avait le moindre écart de sa part, je saurais gré à lord Salisbury camme au baron de Marschall de me le signaler, afin que je puisse aviser le ca;; échéant. Je n'écris pas là .. àes:ms au comte Tcrnielli pour ne pas exagérer l'incident. Mais je serais fort reconnaissant au Cabinet de Berlin si ma franche déclaration pouvait, par

(2) D. 25134/273 del 4 luglio, non pubblicato. (3) Con T. s.n. del 10 luglio Launay aveva comunicato: « Au cours d'une conversation du

baron Marschal! avec Salisbury, celui-ci s'est exprimé av<Oc !es plus grands éloges sur la clarté ueJ vues et la modération d'homme d'Etat dont V.E. fait preuve. Salisbury s'est montré tout cLisposé à seconder les vues de V.E .... La seule plainte articulét par Sa Seigncurie a été pS,T rapport à notre agent au Maroc. Le chef du Foreign Office a dit textuellement: "Italie ne se conduit pus correctement envers nous au Maroc. Je n'en rends nul!ement responsable le Cabinet de Rome mais son agent à Tanger" ».

sa bienveillante entremise, arriver à Londres. Tout le reste de votre télégram- me (l) a été pour moi le sujet d'une sincère satisfaction dont je vous prie de faire part en lieu opportun.

348. L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. 347/167. Pietroburgo~ 11 luglio 1891 (per. il 21). Il sotto-segretario di Stato, signor Scisckine, continuando a dirigere il

Ministero degli affari esteri durante il congedo del signor di Giers, credetti opportuno di non indugiare a ripetergli, secondo le istruzioni telegrafiche del ti luglio (2), le dichiarazioni fatte da V. E. al signor Vlangali sul rinnovamento della Triplice Alleanza.

Gli dissi che questa continuerà ad aver carattere esclusivamente di pace come per il passato, e mi riferii anche al linguaggio tenuto dall'E. V. al Se- nato nella seduta del 29 giugno scorso (3). Siccome il signor Scisckine ser- bava il silenzio, aggiunsi che amerei sentirlo a dire che il Gabinetto russo ri- pone fiducia nella sincerità delle nostre dichiarazioni: c Je n'ai pas le moindre doute sur la sincérité des déclarations du marquis de Rudinì, mi rispose il si- gnor Scisckine, ni sur la droiture de ses intentions: vous avez du reste tout intéret à la paix. Mais vous vous trompez, vous etes dans une voie contraire a vos mtérets économiques et il surviendra à votre insu un jour ou l'autre un événement, je ne sais lequel, mais grace auquel vous vous trouverez pris dans un engrenage pour une cause qui ne sera probablement pas la vòtre. J'ai la c~nv1ctwn que la Triple Alliance est une menace constante pour la France et pour la Russie :..

Risposi al sotto-segretario di Stato che noi eravamo animati di sentimenti amichevoli per la Russia, che avevamo altresi piena fiducia nelle intenzioni pacifiche dell'imperatore: quindi, non solo non potevo ammettere che la no- stra amicizia colle Potenze centrali sia interpretata come una minaccia, ma neanche come un avvertimento alla Russia colla quale desideriamo continua- re 1e p1ù cordiali relazioni, e ciò tanto più che nessuna questione ci divide.

Il mio interlocutore tacque affatto, mostrandosi risoluto al silenzio quan- do dissi « cne la rmnovazione ci si imponeva, l'Italia non essendo fattore cosi forte come la Russia per affrontare da sola le contingenze dell'avvenire l>. S.E. non voleva evidentemente portare la conversazione per via di congettura sul terreno delle relazioni franco-russe o dell'entente più o meno stretta esistente fra i due Stati o dell'eventuale alleanza fra l'Impero russo e la Repubblica francese. ~w llli ~~

« Ainsi vous ne me ferez pas accroire, esclamò sorridendo il signor Scisckine, que le prince Ferdinand, dont nous ne voulons pas, ne soit pas maintenu con-

(2) Cfr. n. 344. (3) Cfr. n. 338.

tre no tre gré par la Triple Alli ance sur le tròne de Bulgarie; sans vous, il n'y resterait pas huit jours. L'empereur d'Autriche lui donnait audience l'autre jour encore et on aura beau alléguer comme excuse la parenté du prlnce Ferdinand, l'encouragement donné au prince installé à Sofia n'en est pas mois ostensible ~­ Replicai che nella questione bulgara la nostra è politica d'ordine e di pace e che l'attuale regime assicura la calma in quel Paese. « La Russia stessa del resto preconizza la politica aspettante e non sembra pensi a proporre un candidato che riunisca i suffragi delle Potenze'>; il signor de Giers continuando a dire « qu'il convient de laisser les bulgares cuire dans leur jus '>. Aggiunsi che noi italiani non potevamo a meno di rispettare la volontà della Nazione bulgara; rammen- tai pure a S.E. quanto mi avea recentemente detto sull'opportunità di tener conto dei sentimenti d'autonomia e d'indipendenza che animano le diverse po- polazioni balcaniche. E non solo egli non confutò i miei argomenti ma osservò che recentemente nell'affare dei bérats la Russia aveva di fatto dimostrato il suo rispetto per l'autonomia religiosa della Bulgaria.

Non mancai di dire che la Triplice Alleanza rinnovata non costituiva nep- pure nel nostro pensiero una minaccia per la Francia, se le sue intenzioni sono pacifiche quanto lo sono le nostre. Aggiunsi che se la Francia nutrisse proget- ti bellicosi la Russia potrebbe un giorno o l'altro trovare nella forte amicizia delle Potenze centrali che non escludono nessuno « du banquet de la paix ~. nella Triplice Alleanza stessa, un eccellente argomento per moderare la Repub- blica minacciante.

Da questa riproduzione testuale dei principali punti della nostra conver- sazione V.E. scorgerà che il sottosegretario di Stato agli affari esteri accolse le mie dichiarazioni con marcata freddezza, e seppi poi da buona fonte che produce qui gran malumore non tanto la rinnovazione della Triplice Alleanza, fatto già preveduto, quanto la conferma dei nostri accordi coll'Inghilterra che è la rivale della Russia in Asia.

L'incaricato d'affari di Francia, conte di Vauvineux che conosco intima- mente da molti anni, prendendo l'altro giorno, dopo cioè la mia conversazione col signor Scisckine, l'iniziativa del discorso mi disse: «V otre entente avec l'Angleterre a rendu l'empereur furieux il voit rouge, vous défiez la Russie dans la Méditerranée et puis les progrès que l'Angleterre fait en Perse et en Afgha- nistan l'irritent profondément. Vous avez bien vu qu'on a du rappeler Dolgo- rouky et que sir Drummond Wolff est resté '>.

E' d'uopo tener conto, ben inteso, dell'interesse che ha questa ambasciata di Francia ad esagerare la situazione sotto questo rapporto. Ma il llnguaggio d'altri diplomatici e quello dei principali giornali russi mi convince che quanto mi disse il conte di Vauvineux è in gran parte giusto. Ne potrei del resto ancor ricercare la conferma nel linguaggio del signor de Giers stesso con un mio col- lega (conversazione che riferivo nella mia lettera del 14/26 gennaio scorso (1). Il ministro degli affari esteri dopo aver detto che la Russia era in buone re- lazioni con tutte le Potenze, osservava però che la sola Potenza colla quale la Russia potrebbe aver difficoltà sarebbe l'Inghilterra per le questioni d'Asia.

D. 26400/101.

(l) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., p. 130.

(l) Il: il telegramma di cut alla nota precedente.

(l) Non pubblicata nel vol. XXIII della serle II.

349

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', AL MINISTRO A BELGRADO, GALVAGNA

Roma,, 12 luglio 1891.

Rispondo al rapporto di V.S. in data del 9 giugno scorso n. 210/129 (l). Ella chiede quali siano gli intendimenti del Governo del re rispetto all'as-

setto politico nella penisola dei Balcani, e in special modo rispetto all'azione dell'Austria-Ungheria in quella regione.

Salvo ad impartirle in seguito, presentandosene occasione propizia, più particolareggiate istruzioni, mi basterà per ora accennarle che il nostro pro- gr:tr.1!I'a politico in Oriente si riassume precisamente nel mantenere, per quan- to è possibile, lo statu quo. Che se, per lo svolgersi degli avvenimenti, la rigida formala dello statu quo non potesse aver più in avvenire la sua applicazione noi saremmo disposti, come accennai appunto al cav. Cucchi Boasso, ad appog- giare, sotto giuste condizioni, l'inorientamento dell'Austria-Ungheria. Le pos- sibili aspirazioni del Gabinetto di Vienna nella penisola balcanica non possono r1uindi a priori ritenersi contrarie all'indirizzo della politica italiana, quale noi la intendiamo e come ha trovato la sua espressione nella Triplice Alleanza.

D. 26401/102.

350

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', AL MINISTRO A BELGRADO, GALVAGNA

Roma, 12 luglio 1891.

Ho ricevuto testè il rapporto del 24 giugno scorso n. 140 (2). Ringrazio V.S. illustrissima delle avvertenze e delle spiegazioni che in esso

mi ha sottoposte relativamente all'azione del Gabinetto di Vienna nei Balcani . ed alle conseguenze che gl'interessi politici ed economici dell'Italia potrebbero risentire in seguito ad eventuali nuovi acquisti dell'Austria-Ungheria nella pe- nisola.

Sostanzialmente la S.V. ammette che base della politica attuale dell'Austria- Ungheria in Oriente è effettivamente il mantenimento dello statu quo; però ella apina che, anche volendolo, il Gabinetto di Vienna non potrebbe sottrar- si alla spinta degli avvenimenti che fatalmente lo conducono ad estendere la sua egemonia nella penisola dei Balcani. Questa eventualità non fu esclusa dal

(2) Cfr. n. 335.

cont;e Nigra nel rapporto di cui le ho comunicato copia (l). Egli infatti affer- mava la lealtà e la sincerità dell'azione presente del Gabinetto di Vienna, senza punto negare le possibili aspirazioni avvenire dell'Austria-Ungheria in Orien- te. Queste, del resto, come ella rileverà da un altro mio dispaccio d'oggi (2), non sarebbero eventualmente riguardate dal Governo del re come assolutamen- te contrarie, per se stesse, agli interessi della politica italiana.

D. 26445/211.

(l) Cfr. n. 322.

351

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

Roma, 13 luglio 1891.

Ho attentamente letto il rapporto n. 467/174 del 2 di questo mese (3), e ringrazio V.E. di ciò che, intorno alle preoccupazioni del Gabinetto di Madrid sull'indirizzo della politica inglese al Marocco, ella mi ha riferito, in seguito ad un colloquio da lei avuto col duca di Tetuan (4).

Dopo i più recenti scambi d'idee con lord Salisbury noi non abbiamo ra- gione alcuna di mutar pensiero circa l'atteggiamento e i propositi dell'Inghil- terra nelle cose del Marocco e quali che siano i fini della sua politica in quel- l'Impero, dobbiamo ritenere, fino a prova in contrario, che, al pari dell'Italia, stia a cuore al Governo della regina lo scrupoloso rispetto e la vigile tutela delle statu quo nel Marocco.

A nostro giudizio pertanto, il duca di Tetuan, qualora non abbia speciali ragioni per astenersene, dovrebbe, sulle cose a lei dette, spiegarsi francamente con lord Salisbury, facendone oggetto di un amichevole scambio d'idee con lui {5).

(2) Cfr. n. 349. (3) Non pubblicato. (4) Maffei aveva riferito circa !l colloquio con !l duca di Tetuan anche con precedente

i't. 465/173 del 1° lugl!o di cui si pubblica !l seguente passo: «Il Governo francese avrebbe, dunque, in definitiva partecipato a Muley Hassan non nutrire per ora l'intenzione di occupare Touat; ma che sul diritto a farlo, quando gli convenisse, non ammetteva, come esposi !n alto, neppur l'ombra d'una discussione».

brevi appunti concernenti rispettivamente le pretese della Francia sull'oasi d! Touat, l'autoriz- zazione concessa dal sultano alla Gran Bretagna a costruire una stozlone semafnrira al capo Spartel e la questione di capo Jubl, richiedendo l'opinione del Governo italiano. Di Rudinì rispo- se con un promemoria, !n data 22 luglio, che venne trasmesso in copia anche a Maffe!. Di tale p>omemoria si pubblica 11 seguente passo concernente l'oasi di Touat: <<Qualora si trattasse sem- plicemente d! delimitare con esattezza le frontiere d! due Paesi secondo i rispettivi diritti, !l Go- verno del re non potrebbe che compiacersene. Ma se Invece sotto pretesto di delimitazione si volesse alterare lo statu quo di diritto, !l Governo Italiano, d'accordo col Gabinetti amici, dovrebbe opporsi, volendosi da no! rispettare e far rispettare le condizioni attuali di cose !n tutti i territori posti sotto la dipendenza del sultano e riguardando qualunque tentativo diretto a modificare lo statu quo dell'Impero come lesivo dei nostri comun! interessi. Il Governo del re colla valida cooperazione del Governi amici si propone di fissare la convinzione di questi fermi nostri intendimenti nell'animo del sultano, perché questo possa trarne sostegno e difesa contro le lusinghe e le pressioni che possano essergli !atte da parte della Francia :o.

D. S.N.

(l) Cfr. n. 305.

(5) !.'ambasciatore di Spagna a Roma, Benomar, consegnò !l 14 lugl!o a di Rudin! tre

352

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, E A VIENNA, NIGRA (l)

Roma, 14 luglio 1891.

* Altra volta, nel 1889, furono tentati accordi per una eventuale coopera- zione delle forze marittime delle tre Potenze alleate. Ho comuendiato nell'ac- chiuso promemoria (2) quanto ne consta dagli archivi di questo ministero. * Il mio onorevole collega ministro della guerra. d'accordo con S.E. il capo di Stato Maggiore dell'esercito, pensa che negoziati confidenziali dovrebbero esse- re ripigliati sopra base più ristretta (3). Tratterebbesi di determinare se ed in quale misura le flotte alleate avrebbero a concorrere, nelle successive e probabili azioni terrestri, alla difesa delle nostre coste, prescindendo da qual- siasi intelligenza circa il compito delle tre flotte alleate nelle operazioni di ca- rattere esclusivamente marittimo e da svolgersi in alto mare.

Il comandante Volue testè destinato addetto navale presso le due r. am- basciate di Berlino e di Vienna, ha ricevuto incarico di scandagliare il terreno per le possibili entrature. Prego V.E. di volersi prestare, nel momento opportu- no. ad appoggiare convenientemente l'ooera dell'egregio comandante, sia fa- cendo fede dell'incarico che gli è stato commesso, sia procacciando che alle sue eventuali comunicazioni si corrisponda dai competenti ufficii con piena e cordiale reciprocità.

Non ho mestieri di additarle il carattere eminentemente segreto del pre- sente soggetto che in particolar modo raccomando all'autorevole patroci- nio di V.E.

353

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI UFFICI CONSOLARI A TUNISI, ALGERI, BASTIA, LIONE, MARSIGLIA, NIZZA, BORDEAUX E LE HAVRE

D. RISERVATISIMO (4). Roma, 14 luglio 1891.

Il mio collega per la guerra, dietro proposta del capo di Stato Maggiore del r. esercito, in vista della difficoltà di procurarsi, col mezzi ordinari, notizie di quanto avviene dal punto di vista militare in Francia o nelle colonie fran-

Tripltce, Roma, Ufficio storico della marina m!lltare, 1969, p. 89.

674, 676, 677, 708.

(4) Il dispaccio venne Inviato a Tun!s! col n. 26829/380, ad Algeri col n. 26830/161, a Bastia

col n. 26831/79, a Bordeaux col n. 26832/92, a Le Havre col n. 26833/41, a Lione col n. 26834/177. a Mars!gl!a col n. 26835/361, e a Nizza col n. 26836/277.

cesi bagnate dal Mediterraneo, mi ha vivamente interessato a procurargli il concorso del personale consolare residente nel territorio della Repubblica, per impiantare all'uopo un servizio di informazioni analogo a quello che funziona già da circa quattro anni, con piena soddisfazione, per conto del Ministero della marina. Per dare all'opera del rr. agenti un indirizzo ben determinato, e per renderla meno gravosa e meno difficile il generale Pelloux ha fatto com- pilare, per ciascuno dei rr. consoli cui deve essere affidato l'arduo incarico, un adatto questionario, come guida nelle indagini e come base delle infor- mazioni e delle risposte da fornirsi.

Al questionario verranno poi fatte in seguito le aggiunte o le varianti che fossero del caso. Esso è di due specie, cioè generale, che viene destinato a tutti gli uffici consolari residenti nelle località, da cui si desider~no informa- zioni: e speciale, che viene aggiunto al precedente per quegli uffici consolari, che hanno sede nelle zone, in cui il servizio di informazioni ha un interesse maggiore.

Per fissare poi l'attenzione dei rr. agenti all'estero su alcuni punti prin- cipali. ciascun questionario è stato corredato di uno speciale promemoria.

(Per Bordeaux e Le Havre) Le trasmetto qui unito n questionario a lei diretto dal Ministero della guerra (l).

(Per Bastia e Nizza) Le trasmetto qui unito il questionario a lei diretto dal Ministero della guerra (generale e sPeciale).

(Per Algeri, Lione, Marsiglia e Tunisi) Le trasmetto qui unito n questiona· rio a lei diretto dal Ministero della guerra

(Per Lione) (generale e speciale) insieme con un altro diretto al r. vice console a Chambéry (generale e speciale) del quale ella curerà il recapito con occasione sicurissima e con la massima circospezione.

(Per Marsiglia) (generale e speciale) insieme con due altri diretti al rr. vice consoli a Cette e a Tolone (generale e speciale) e dei anali ella curerà il re- capito con occasione sicurissima e con la massima circospezione.

(Per Alaeri) insieme con due altri diretti ai rr. vice consoli a Bona e a Orano, e dei quali ella curerà n recapito con occasione sicurissima e con la massima circospezione.

(Per Tunisi) (generale e speciale) insieme con due altri diretti ai rr. vice consoli a Goletta e a Susa, e dei quali ella curerà il recapito con occasione sicurissima e con la massima circospezione.

Quanto al modo di far pervenire a questo ministero la risposta al questio- nario, non essendo prudente di affidarla alla posta ella dovrà servirsi delle molteplici occasioni che possono offrire gli approdi in codesto porto di navi re- gie o postali italiane, o i viaggi di ritorno in patria di V.S. o di persona di fi- ducia.

(Per Algeri, Lione, Marsiglia e Tunisi) In questo senso vorrà dare analo- ghe istruzioni

(Per Algeri) al r. vice console a Chambéry. (Per Marsiglia) ai rr. vice consoli a Cette e Tolone.

(Per Algeri) ai rr. vice consoli a Bona e Orano. (Per Tunisi) ai rr. vice consoli a Susa e Goletta. Non mi dissimulo la difficoltà e la delicatezza dell'incarico che io affido,

col presente dispaccio, a V.E., ma confido che ella saprà disimpegnarlo con intelligenza, zelo ed accortezza pari all'importanza di esso.

Il R. Governo attende dall'opera efficace di V.S. e dei suoi colleghi, che hanno avuto eguale incarico, dei brillanti risultati, che permettano di com- pletare le notizie militari, che riesce ora difficile procurarsi per la vigilanza sercpre più rie;orosa esercitata dalle autorità francesi (1).

L. PERSONALE.

(1) Ed., con l'omissione del passo fra asterischi, !n M. GABRIELE, Le convenzioni navali della

(2) Non pubblicato. Cfr. !n proposito serle Il, vol. XXIII, nn. 516, 638. 650, 654, 656, 657,

(3) Foglio riservatissimo 545 del 5 lugllo, non pubbllcato.

(l) 011 allegati non sl pubbllcano.

354

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Vienna, 14 luglio 1891.

Ho comunicato al conte Kalnoky l'estratto dei punti principali della sua lettera del 9 corrente, relativa all'affare dei telegrammi Stefani. Il conte Kal- noky ha accolto con marcata soddisfazione le sue parole. Egli mi disse oggi di ringraziarla e di farle sapere, che il solo suo scopo nel farle la comunicazio- ne dei telegrammi si fu di attirare la di lei attenzione sopra un fatto che gli par- ve irregolare, affinchè ella potesse impedirne n rinnovamento per l'avvenire. Ma non ha nulla ad aggiungere, ed è più che soddisfatto della sua amichevole e leale risposta. L'incidente è dunque finito. Anzi posso dire che incidente non vi fu.

Ciò non di meno il fatto accaduto rivela uno stato di cose che ella certo non dovrà tollerare; giacchè è veramente straordinario che un agente tele- grafico si arbitri di mutilare i dispacci d'un'agenzia estera di sua propria au- torità, e faccia così il potentato.

Or sono due anni il signor Crispi ebbe la buona idea di promuovere un accordo relativo alle tre agenzie di Roma, di Vienna e di Berlino per eman- ciparle dall'agenzia Havas e per contrastare l'influenza di questa in Oriente e altrove. Il signor Friedlander venne perciò a Vienna e andò a Berlino. L'ac- cordo fu inte;;o. Ella potrà farsene comunicare i termini. Ma poi il signor Fried- lander operò in modo da suscitare continue lagnanze a Vienna presso il Corre- spoè1denz-Bureau. Ora è importante che le due agenzie, anzi le tre, cammi- nino d'accordo nello scopo suddetto. Io non posso a meno d'impegnarla e d'impegnare il suo collega dell'interno a portare la più grande attenzione a questo negozio. Il telegrafo è un'arma troppo potente, perchè la si lasci senza controllo in mano di chi non sappia o non voglia maneggiarla come deve essere maneggiata nella direzione voluta. Certo essa non deve considerarsi esclusiva-

mular: intestati ai r. consoli o vice consoli, chiuso e sigillato, dovrà essere consegnato al cav. Gorrini, che ne curerà il recapito con occasione sicura. Si raccomanda di dar molta attenzione alla distribuzione dei vari questionari».

mente come u:1 instrumentnm regni a sc<tpito deEa verità e della giustizia, ma non deve nemmeno essere adoperata come un instrumentum adversus re- onmn nel proprio Paese.

Il conte Kalnoky è assai contento del modo con cui si passò il viaggio clell'imperatore germanico in Inghilterra, e della corrente di idee che provocò in quel Paese. Egli crede, e penso, con ragione, che questo viaggio, e le inter- rogazioni e risposte scambiatesi nella Camera dei Comuni, e i commenti nella stampa, hanno avuto per effetto di accostumare l'opinione pubblica inglese alla idea dell'accordo naturalmente esistente fra gl'interessi inglesi e quelli che provocarono e mantengono la Triplice Alleanza.

P. S. - Aggiung·o poche righe, che la prego di tenere per sé esclusivamente. Il congresso postale di Vienna è finito. Non ho da renderne conto, essendo ciò stato fatto al ministero competente dai nostri plenipotenziari, o per me- glio dire delegati. Però vi fu un incidente, che ha il suo lato politico e del quale desidero darle un cenno. In una delle sedute, il nostro primo delegato, signor Chiaradia, propose l'adozione della lingua francese per l'ufficio interna- zionale. Mi affretto a dire che egli, così facendo, adempiva (così mi disse poi) le istruzioni avute. La proposta fu vivamente respinta dal primo delegato ger- manico, e fu ritirata dal proponente. I delegati francesi tacquero. La cosa spiacque molto specialmente al signor Stephan, direttore generale delle poste germaniche, il quale non avrà mancato di riferirne al suo Governo. Come dissi, il signor Chiaradia, vista l'opposizione, si affrettò a ritirare la pronosta, e lo fece nei migliori termini possibili. Ma rimase il fatto della proposta stes- sa, colla circostanza che essa procedeva dall'Italia.

E' bene che ella sia informata di ciò, non già perché sia utile il parlare di cosa passata, ma perchè è utile il provvedere per l'avvenire. Io non ebbi co- municazione delle istruzioni dei nostri delegati, e dubito che ella le abbia co- nosciute. Nell'uno e nell'altro caso, il fatto non sarebbe avvenuto, perché cer- to tanto lei quanto io non avremmo concesso ai nostri delegati l'iniziativa di una tale proposta. Per evitare inconvenienti simili in futuro è necessario che si tenga mano ad applicare ciò che deve essere un principio assoluto di <!;O- verna, e che si può formulare così: nessuna missione deve spedirsi all'estero (quale che ne possa essere l'oggetto) senza che il Ministero degli affari este- ri sia consultato sulle persone, e senza che abbia esaminato le istruzioni. E queste istruzioni devono poi essere comunicate all'ambasciata o legazione del re nel luogo dove la missione ha da eseguire il suo mandato. Il ministro degli affari esteri deve avere sempre il diritto di aggiungere alla missione sia il titolare sia un segretario dell'ambasciata o legazione. Così, per il presente congresso postale, il consigliere dell'ambasciata di Francia era uno dei dele- gati francesi. Badi bene che io non le fo queste osservazioni in uno scopo per- son.ale. Io sono ben. Feto di ogni diminuzione di. responsabiHtà. Ogni sgr::ovio di tale responsabilità è per me un guadagno. Ma per il Governo è una perdita, che in dati casi può esser grave. Adunque queste osservazioni sono affatto op;- gettive. A me pare molto importante che si ristabilisca nei vari ministeri la disciplina che ora vedo mancare, e l'unità di concetto che è indispensabile al buon governo. Che vi sia un Ministero speciale di poste e telegrafi è già un

male. Ma che questo usurpi sul Ministero degli affari esteri è un male anche maggiore (1).

355. IL CONTE DE' BOJ ANI

AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, D'ARCO (2) L. PERSONALE. Roma, 15 luglio 1891.

* Iersera mi recai dal cardinale come era sta"bilito. Lo trovai ancora molto turbato per la morte della madre: gli dissi come, appena successe la disgra- zia della contessa, avevo avuto incarico di esternargli le condoglianze del mar- chese di Rudini e del conte d'Arco dispiacenti che, per le circostanze presenti, non sia loro concesso di fargliele pervenire altrimenti. Sua Eminenza mi risno- se. molto contento: « Comnrenòo benissimo e la prego di dire loro che sono grato e li ringrazio della cortesia ».

SP-m:'altro nre:>rnholo noi dissi: «Quando fu costituito il Ministero da S.E. il marchese di Rudini, ebbi occasione di assicurare subito la Santa Serle come li Governo avrebbe cercato con la propria politica di togliere il più no~sibile quanto di ostile si fece dai passati Governi verso la Santa Sede. sia per defe- renza verso il Santo Padre, sia per pacificare gli animi dei cattolici: Il nuovo Gabinetto si nrometteva quindi. nel mantFmimento dello statu ano di non fare nessuna ostilità. ma anzt di dare qualche soddisfazione comnatibile col temni, ed esso crede di aver mantenuto sino ad ora questo Pronosito. Ella, signor cardinale. io continuai, mi ringraziò di queste assicurazioni e promise che la Santa Sede avrebbe cercato di assecondare il marchese di Rudinì In questa nolitica. mantenendosi non ostile». «E' vero m! rispose Sua Eminanza, e pure io credo che la Santa Sede non si è contraddetta». «Mi duole invece dirle, io soggiunsi, che precisamente questa mattina ebbi incarico di infor- mare Sua Eminenza come il Governo trova un cambiamento notevole. nel contegno della Santa Sede verso di esso, per cui con suo disniacere prevede che dal canto suo In avvenire dovrà trattare differentemente». Ed in annog- gio citai subito il rinvio dei cannuccini da Tunisi (3). osservanrto come il Governo si lusingava che la sua riserva in auesta questione avrebbe dato co- raggio al Ranto Padre a resistere. e mantenerli.

Sua Eminenza si mostrò alauanto meravigliato. e risnose: «Non si ha ragione di trovare ostilltà nel contegno della Santa Sede, e si ha torto d'in- vocare auesto fatto: nella auestione la Santa Sede non notfi esercita.re gr::Jnde influenza, per nulla vi entrò la politica, l'assicuro che II Governo francese né a Parigi né aui fece sollecitazione alcuna, anzi qui denlorò la cosa nerché eccit::Jva gli ::mimi dei cittadini di Tnnisi. Fu affare interl'lmente religioso. continuò il cardinale, di spettanza della Pronaganda la quale non ha altra cura che gl'interessi religiosi; * e che cosa deve essa fare se non vi è armonia

15 luglio: «Credo molto opportuno !l P.S. d! Nigra. Credo perciò hene fare una circolare di massima a t11tti i ministri. r.e va? PPr l'affare dell'agenzia Stefan! io la pregherei d! parlare con Fr!Pfllander. e po! conferire con me».

La questione romana, c!t., pp. 460-461.

in una regione tra i ministri e gli operai? Deve forse mantenere questa discor- dia? Propaganda fece portare pazienza per parecchi anni e diede consigli di moderazione alle due parti. L'assicuro, continuò Sua Eminenza, che il Santo Padre ne fu molto dispiacente; e la Propaganda è talmente aliena dalla politica, che spesso resistette alla Francia stessa :..

Accennai quindi all'articolo dell'Univers di domenica 12 corrente, a propo- sito delle voci circa la concentrazione di polveri nel Forte Trionfale, come sconvemente, poco leale e che, àa quanto vi era scritto lasciava vedere come era stato inspirato dal Vaticano. Sua Eminenza mostrò di ignorare completamente l'articolo; gliene feci il riassunto, ed appena uditolo mi rispose, un poco sde- gnoso, in modo chiaro e sicuro: «Le do la mia parola che io non parlai di questa polveriera né a diplomatici, né a giornalisti, né diedi instruzioni ad altri di occuparsene. Del resto, continuò, ignoro chi sia l'attuale corrispondente dell'Unwers, e tutti sanno quanti pochi rapporti ha la Segreteria di o~ato coi giornalisti ». Sua Eminenza mi ringraziò quindi della comunicazione fattagli giorni sono circa i provvedimenti promessi dal Ministero della guerra, ma, soggmnse, forse sl starebbe più tranquilli ave si abbandonasse l'idea di con- centrare altra polvere nel forte Trionfale; tanto più che egli dubita della di- stanza di 5 kilometri dal Vaticano.

Mi parlò pure dell'altra mia comunicazione circa gli accordi per le chiese palatine; disse di nulla potermi dire in proposito, perché sotto esame di una congregazione; osservò che però gli sembrava la parte storica non in armo- nia con gli articoli e concluse: «Non parliamo del passato ma speriamo che in avvenire tutto procederà bene, però fui informato questa mattina, egli soggiunse, come monsignor de Nittis, rappresentante del gran priore a Bari puuuw.:;o aue pene muitLe a due canonici aeua basilica, onue sembra che gli ordini del Governo centrale sono altamente apprezzati colà)),

Debbo dichiararti francamente come nel linguaggio del cardinale nulla trovai di mutato; egli anzi fu cortese, sorpreso delle mie lagnanze e ripetu- tamente mi assicurò che nulla di ostile si fece dalìa Santa Sede verso l'attuale Governo (1).

Permetti che io ti esprima un dubbio. Vicino alla polveriera del forte Trion- fale vi è un educandato, sul cui terreno anzi starebbe la polveriera stessa; da qualche parola detta dal cardinale penso essersi, da queste suore, sparsa la voce in proposito, come di averne data informazione al Vaticano.

P.S. Tanto per il padre Carlo che per le suore di Ivrea il cardinale mi assicu- rò di averne richiesto il prefetto di Propaganda, ma di non poter ancora darmi una risposta definitiva(3).

«Ieri mi dicesti: "il Vaticano ha cambiato politica si è messo risolutamente coi nemici d'Italia c contro gli amici di essa. Si mostra devoto e legato alla F'rar..cia contro l'Italia sperando di riavere dalla Repubblica francese 11 potere temporale" ... ma dal fare buon viso alla Francia a spingerla a far la guerra all'Italia, e desiderare una guarnigione francese a Roma etc. etc. vi è un abisso né Leone né Rampolla mai si sognarono di passarlo ... È vero che in Vaticano, e con dolore, non si ha molta fede nel prospero avvenire dell'Italia; e nell'incertezza del successo eli una guerra non vogliono essere considerati per morti ... A dirti il concetto preciso del Vaticano circa il Ministero presente, ti dirò che si ha stima, rispetto dei componenti, di alcuni, anzi, si fanno elogi, ma lo si crede impotente a rimettere l'Italia sulla buona via ... La conciliazione come la si intende da alcuni è un'utopia per la generazione nostra, ma si può fare in modo a non dar ragione a lamenti abbondando anzi in larghezza». La lettera è ed. integralmente in Luzro, Il cardinale Rampolla, cit., pp. 28-30 e in Io., La questione romana, cit., pp. 461-464.

(l) Annotazione a margine: « Ciascun dispaccio insieme con il formulorlc, o con i for-

(1) Allef!ato a questa lettera è il seguente appunto autografo d! Rud!n1 per Malvano, datato

(2) r.a parte fra asterischi è ed. in Luzro, Il cardinale Rampolla, c!t., p. 27 e !n In.,

(3) Cfr. n. 324.

(l) Si pub1'hicano qui alcuni passi di una lettera di de' Bojani a d'Arco in data 17 agos~o:

356

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI (l)

D. 28263/375. Roma~ 16 luglio 1891.

Dall'imperatore Menelik è pervenuta, in questi giorni, a S.M. il Re, una let~~::ra in data 21 apnle p.p. (~). Qui acchiudo copia della traduzione fran- cese, giunta insieme all'originale. E' una dichiarazione di quelli che, secondo l'imperatore, dovrebbero essere i confini dell'Etiopia. Analoga comunicazione eEc:è,lJo sLata indirlzzata cial negus agli altri sovrani e capi di Stato europei, come nella lettera medesima è detto, è probabile che analogo messaggio sia arrivato o sia per arrivare a S.M. la Regina Vittoria. Ed è anche da ritenersi che siano pure analoghe le lettere segnalatemi dalla r. agenzia al Cairo alle quali si riferiva il mio dispaccio del 4 corrente n. 25135/349 (3).

Il re dei re comincia coll'assumere per frontiera settentrionale dei suoi Stati quella che (però sub conditione) era stata da lui concordata col conte Antonelli il 6 febbraio 1891. Poi dal confluente del Setit Tacazzè coll'Atbara il negus accampa pretese sul Ghedaref, e vuole arrivare coi suoi domini fino al riilù ed al lago Roùolio, per .incmùervi quindi i Borani Galla, tutti gli Arussl, null dw gli AIJr-aual, i Gadabursi, gli Issa somali e i Danakil. E non contento di ciò, esprime anche la speranza di spingersi fino a Kartum ed ai laghi equa- toriali colla forza delle sue armi.

E' manifesto che questo documento deve semplicemente considerarsi quale espressione di aspirazioni che difficilmente sarebbero ammesse nella loro in- tegrità dagli Stati interessati, qualora accennassero ad entrare nel campo della pratica. Certamente, esse non hanno certo efficacia alcuna sugli accordi in- tervenuti fra l'Italia e l'Inghilterra coi protocolli del 24 marzo e del 15 aprile p.p. (4).

In ogni modo, sarò grato a V.E. se, comunicando la lettera di Menelik al ma,:chese di Salisbury, vorrà anche manifestargli il desiderio di conoscere, h nosLra volta, il mocìo di p;msare ài Sua Signoria. Debbo aggiungere che alla lettera di Menelik non sarà dato riscontro finché non ci pervengano le sue risposte alle lettere reali e ministeriali, speditegli nello scorso mese di mag- gia (5), delle quali V.E. ben conosce il tenore, figurando esse nella serie dei documenti diplomatici (6).

(2) Cfr. n. 231. (S) Cfr. n. 342. (4) Cfr. n. 151 e n. 222, allegati. (5) Cfr. nn. 219 e 220 che sono datati 15 aprile. (o) Per la risposta di Tornielli cfr. n. 362.

(l) Ed. L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., p. 133.

357

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

D. RISERVATO 28569/308. Roma, 19 luglio 1891.

Ho letto con attenzione l'interessante rapporto che V.E. mi ha indirizzato il 30 giugno scorso (1).

Ella esamina quali pratici risultati possa avere, in Oriente, il rinnovamento della Triplice Alleanza, mentre, una volta venuto meno il concerto europeo, le Potenze alleate non hanno saputo sostituirvi a Costantinopoli la loro pre- ponderanza e costringere con un'azione solidale il Governo ottomano all'adem- pimento dei suoi obblighi. Ricordando, poi, gli ultimi avvenimenti d'Egitto, e l'annessione alla Bulgaria del versante meridionale dei Balcani, V.E. osserva come, anche in pieno regime di alleanze, e durante lo statu quo legale, impor- tanti mutazioni possano verificarsi a danno della nostra influenza in Oriente. Accenna alla possibilità che il sultano, non avendo fiducia nel nostro gruppo, si rivolga alla Russia, e misura le conseguenze gravi che deriverebbero dalla restituzione di Costantinopoli all'ortodossia per lo sviluppo delle autonomle nella penisola balcanica e per la nostra preponderanza navale e politica negli scali del Levante.

* Sostanzialmente, l'E.V. riconosce i benefici che dalla Triplice Alleanza sono derivati a vantaggio, così della causa della pace in generale, come in ispecie per la guarentigia dello statu quo in Oriente. Però le preoccupazioni di lei sono rivolte a quegli incidenti di politica quotidiana nei quali il difetto di pra.;lco accordo tra le Potenze alleate ha potuto scemare efìlca~ia alla loro azio- ne. Ridotta a questi termini, l'osservazione di V.E. riesce giusta ed opportuna, ed io non posso che approvare il divisamento di lei di applicarsi su codesto terreno allo studio di quei provvedimenti pratici che, indipendentemente dai patti della Triplice Alleanza* (2), valgano a migliorare, nell'interesse comune, la

(2) In una prima versione il passo fra asterischi era del seguente tenore: « Comprer.do le

gius•;e apprensioni di V.E. e non posso non dividere il timore da lei manifestato che cicà il patto di alleanza non sia garanzia sufficiente ad impedire lo svolgimento in Oriente di avve- nimenti a~sai gravi. Importa stabilire anzitutto, e ciò non sarà indubitatamente sfuggito a V.E., che la Triplice Alleanza altamente consigliata da ragione di supremo interesse, quale è il mantenimento della pace in Europa, avrebbe incontrato ostacoli forse insormontablli al suo rinnovamento, se oltre all'Occidente avesse voluto abbracciare nella sua sfera d'influenza anche 1 Paesi del Levante. Certo sarebbe grandemente desiderabile che il nostro gruppo esercitasse una azione solidale a Costantinopoli, e, mirando unito al mantenimento dello statu quo in OriE·nte favorisse il nostro programma dalle autonomie e della libertà degli Stretti. Ma simile impegno non avrebbe potuto essere assunto da ciascuna delle Potenze alleate e in specie! modo dall'Auskia- Ungheria la cui politica attuale, come ha anche in recenti rapporti affermato il conte Nigr,.., è effettivamente basata sul mantenimento dello statu quo; ma che potrebbe in un tempo p!ù o meno lontano esser spinta inevitabilmente ad estendere la sua egemonia neìla penisola dei Balcani. Occorre pertanto indipendentemente dai patti della Triplice Alleanza escogitare dei provvedimenti pratici che».

situazione. Le sarò grato se vorrà, a sua tempo, manifestarmi il suo pensiero in proposito salvo a prendere in seguito acconce intelligenze coi Gabinetti amici.

(l) Cfr. n. 341.

358

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

D. RISERVATISSIMO 28572/311. Roma, 19 luglio 1891.

Ho sott'occhio il pregiato rapporto di V.E. in data del 4 di questo mese n. 284 (1).

Le dichiarazioni di sir W. White nei recenti colloqui con V.E. e col barone di Calice circa il niun valore attuale delle intelligenze prese nel 1887 fra l'Ita- lia, l'Inghilterra e l'Austria-Ungheria per salvaguardare i comuni interessi nei paesi d'Oriente non possono da noi considerarsi che come la enunciazione di un pensiero personale. Né stimo conforme agli intendimenti del suo Governo l'atteggiamento che l'ambasciatore d'Austria-Ungheria avrebbe assunto nei suoi rapporti col sultano.

Fra i rappresentanti delle Potenze amiche a Costantinopoli deve esistere quella precisa uniformità di propositi che è condizione assoluta di efficacia a pJ:o' degli interessi comuni e degli interessi particolari d'ognuna. Ed appun- to perché menomamente non dubito che sia pur tale il pensiero dei Gabinetti di Londra e di Vienna non ho esitato ad incaricare quei due rr. ambasciatori ad intrattenersene confidenzialmente ed amichevolmente coi rispettivi mini- stri degli affari esteri (2).

359

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 718/373. Londra, 20 luglio 1891 (per. il 30).

Nel corso di una conversazione priva di carattere ufficiale, ho fatto cenno con lord Salisbury dei rumori pervenuti a V.E. circa il progetto di rioccupa- zione del Sudan per parte degli egiziani (3). Sua Signoria se ne dimostrò molto

(2) Con D. riservatissimo, pari data, inviato a Londra col n. 28573/382 e a Vienna col

n. 28574/693, non pubblicato. (3) Risponde ad un dispaccio del 7 luglio con il quale Rudini aveva comunicato all'am-

basciatore a Londra (n. 25570/385), al governatore dell'Eritrea (n. 25571/364) e al Ministero della guerra (n. 25572/496) un rapporto aal Cairo che riferiva tale notizia.

sorpreso e con enfasi mi rispose che davvero questa era la prima novella che egli ne avesse udito. «Abbiamo potuto consentire per ragioni speciali, diss'egli, all'operazione di Tokar perché questa era limitata e non poteva far correre all'Egitto il pericolo di compromettere la sua situazione finanziaria. Ma per il Sudan sarebbe ben altra cosa ». Le parole di lord Salisbury, e l'accento suo nel pronunciarle, mi parvero togliere ogni fondamento alla supposizione che le naturali tendenze dell'elemento militare anglo-egiziano possano avere pro- babilità di prevalere sovra il calcolo politico-finanziario che evidentemente si oppone a qualunque avventurosa spedizione nelle circostante presenti.

T.

(l) Cfr. n. 343.

360

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

Roma, 21 Zuglio 1891, ore 22.

Dimostrazioni simpatia verso Italia alle quali ha dato luogo commemorazio- ne Lissa suscitano qui senso viva compiacenza. Desidero V.E. si procuri occa- sione rendersene interprete presso il conte Kalnoky accentuando nostra piena cordiale reciprocità (1).

R. 727/381.

361

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 21 luglio 1891 (per. il 30). *Il signor Portai, nuovo residente inglese allo Zanzibar, è partito per quel

Paese. Egli reca con sè l'istruzione di intendersi con l'agente italiano per no- tificare al sultano l'accordo anglo-italiano risultante dal protocollo di Roma del 24 marzo ultimo* (2).

Prima di partire, il signor Portai mi fece una visita, durante la quale egli mi disse che la Compagnia britannica dell'East Africa si era acconciata a ciò che dal Foreign Office era stato deciso; ma che presentemente essa insisteva per essere rilevata da ogni responsabilità relativa ai porti della costa dei Be- nadir situati al nord delle foci del Giuba. Lord Salisbury riteneva, perciò, op- portuno che il Governo italiano riprendesse a trattare in proposito con la Compagnia.

a Kalnoky il quale « se ne mostrò pure compiaciuto e farà conoscere questa nostra co- municazione al Dipartimento della marina imperiale e reale ».

287 z

1 - Documenti Diplomatici - Serie II - Vol. XXIV

Mi procurai tosto un abboccamento con i direttori della Compagnia, i quali mi hanno espresso il desiderio della medesima di essere rilevata da ogni responsabilità verso il sultano dello Zanzibar, o verso chiunque altro, per ciò che riguarda i porti sovramenzionati, che, come il R. Governo sa, furono compresi negli atti di cessione fatti da quel principe, sotto certe condizioni onerose, alla società inglese dell'East Africa. Proposi, e quei signori direttori accettaro- no, di scambiare con la Compagnia delle lettere dalle quali avesse a risultare che, in seguito alla delimitazione delle zone d'influenza fra l'Italia e l'Inghil- terra, i porti anzidetti erano compresi nella zona italiana, epperciò cessavano per la Compagnia inglese ogni ingerenza ed ogni responsabilità relativamente ai medesimi.

Vedrò di concertare in questi termini la minuta della lettera con i direttori della Compagnia, la quale, dal canto suo, non avrà altro che da accusare la ricevuta della lettera stessa.

M'intenderò con lord Salisbury in proposito, e poi sottometterò a V.E. lo schema della lettera perchè esso sia preventivamente approvato dal R. Go- verno. Sarà, infatti, necessario che nella lettera io dichiari l'autorizzazione avu- ta dal Governo di Sua Maestà per rilevare la Compagnia dalla responsabilltà, della quale questa ora chiede di essere liberata.

Contemporaneamente, secondo l'autorizzazione già impartitami, regolerò il conto delle spese, delle quali la Compagnia ha domandato il rimborso (1).

(l) Nigra rispose con T. 1414 del 22 luglio di aver fatto la comunicazione prescritta

(2) 11 passo fra asterischi è ed. in LV 94, p. 89. Per il protocollo del 24 marzo cfr. n. 151.

362

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (2)

R. RISERVATO 734/388. Londra, 23 luglio 1891 (per. il 30).

Ho ricevuto successivamente due dispacci minlsteriali del 4 e del 16 cor- rente (3) relativi alle lettere che l'imperatore di Etiopia ha indirizzato a va- rie Potenze europee.

Nel primo di quei due dispacci V.E. mi incaricava di chiedere a lord Sa- lisbury primieramente di comunicarci la lettera che Menelik deve aver scrit- to alla regina Vittoria, ed in secondo luogo di far pervenire la risposta di Sua Maestà britannica per mezzo nostro.

Prima che mi pervenisse il dispaccio del 16 corrente e, mentre io ero sol- tanto in possesso dell'altro dispaccio, ho parlato di questo affare con lord Salisbury. Sua Signoria non conosceva il testo preciso della lettera che infat- ti, da tempo non ancora remoto, era stata spedita a S.M. la Regina. Egli aveva avuto sott'occhi soltanto un promemoria riassuntivo di quel documento e sapeva che in esso l'imperatore Menelik annunziava, ciò che finora nessuno

(2) Ed. !n L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tono IX cit., pp. 137-138. (3) Cfr. nn. 342 e 356.

aveva immaginato, cioè le sue aspirazioni a conquistare Kartoum e la regione dei laghi equatoriali. Non era probabile che la regina rispondesse alla affer- mazione di siffatte pretese le quali era più facile affacciare in uno scritto che tradurre in atto. Replicai che qualora il Governo della regina si disponesse a rispondere, io avrei avuto a cuore che la risposta fosse trasmessa per mezzo delle autorità italiane.

Sua Signoria concluse il discorso dicendo che, in ordine alle mie due do- mande, egli prontamente darebbemi una risposta dopo di aver preso notizia del testo della lettera del sovrano etiopico.

Dopo di aver ricevuto il secondo dispaccio di V.E. sovra questo affare, mi sono reso perfettamente conto del contenuto della lettera della quale mi avea parlato lord Salisbury e mi sono formato la convinzione che la lettera diretta alla regina Vittoria non deve essere molto dissimile da quella inviatami in copia insieme al dispaccio anzidetto di V.E. (1).

(l) Per il seguito della questione cfr. n. 684.

363

IL MINISTRO DELLA MARINA, DE SAINT-BON, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (2)

N. RISERVATA 94. Roma, 23 luglio 1891 (per. il 24).

Per portare a compimento gli studi che si fanno presso questo ministero circa le disposizioni da prendere allo scoppiare delle ostilità, onde assicurare alla flotta quei vantaggi che risultano da una ponderata preparazione di mos- se, 1nanca uno degli elementi più necessari: la cognizione precisa del con(!orsu che alle nostre forze marittime sono disposte a prestare le flotte alleate. E' molto probabile che, fatta la debita parte alla locale difesa delle rispettive coste, resti disponibile presso ciascuna delle Potenze alleate un ragguardevole numero di navi che potrebbero venire utilmente impiegate in una azione co- mune contro il nemico. Lo scrivente ritiene che l'efficacia di tale azione sarà ·,·ieppiù c,ssicurata quando mediante opportuni accordi presi anticipatamente in tempo eli pace sleno definiti i compiti speciali di ciascuna delle forze, e sieno presi tutti quei concerti d'indole generale e di vicendevole appoggio che sarebbe im- possibile di concordare ponderatamente nei giorni di grande apprensione d'ani- mo e di gravi ed immediate deliberazioni, quando le ostilità sono inevitabili ed imminenti. Tutto ciò che può rendere meno incerta l'azione nei suoi pri- mordi contribuisce potentemente al successo, ed è con questa convinzione che io mi rivolgo all'E.V. perchè voglia intrattenere i Governi di Austria-Ungheria e di Germania circa la convenienza di un preliminare accordo su tutte le qui- stioni che si riferiscono alla comune azione delle flotte in una guerra marittima.

divido completamente gli apprezzamenti di lord Salisbury ».

E quando le predette Potenze, comprese da uguale convinzione, sl dimo- strassero disposte a venire ad accordi sarebbe allora da considerare se, ana- logamente a quanto si fece per le forze terrestri, non convenisse di procedere alla nomina di incaricati per addivenire alla conclusione di una convenzione militare marittima.

(l) Rudini rispose con D. 30492/400 del 1° agosto «Circa la importanza dello scritto scioano

(2) Ed. in GABRIELE, Le convenzioni navali della Triplice, cit., pp. 91-92.

364

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI

D. 29249/180. Roma, 24 luglio 1891.

Col rapporto dell'll corrente n. 167 (1), V.E. mi ha riferito per sommi capi un colloquio da lei avuto col signor Scisckine sottosegretario di Stato per gli affari esteri, intorno al rinnovamento della Triplice Alleanza e mi ha in pari tempo informato della impressione prodotta nella Corte e nei circoli politici di Pietroburgo specialmente dalla conferma dei nostri accordi coll'Inghilterra.

Ringrazio V.E. di questa comunicazione ed approvo il linguaggio che ha tenuto con il signor Scisckine.

Approvo soprattutto che in argomento così delicato ella non abbia sover- chiamente insistito.

365

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL MINISTRO DELLA MARINA, DE SAINT-BON

N. RISERVATISSIMA S.N. Roma, 29 luglio 1891.

Mi è regolarmente pervenuta la nota di codesto ministero del 23 corrente n. 94 divisione terza sezione seconda (2), relativa a uno scambio di vedute da iniziarsi per un accordo tra l'Italia e i due Imperi alleati circa una comune azione delle rispettive flotte in caso di guerra.

Debbo, in via preliminare, pregare l'E.V. di volere ordinare che le comuni- cazioni rivoltemi circa questo delicato argomento o altri simili, siano chiuse in buste separate, portanti il mio indirizzo con la menzione « personale ». Questa precauzione sarà necessaria per assicurare a quelle corrispondenze riservatis- sime il segreto assoluto che l'indole loro richiede.

In ordine, poi, all'argomento della nota sopra citata, mi pregio d'informare l'E.V. che S.E. il ministro della guerra in data del 5 corrente (3) mi scrisse, anche per invito di S.E. il capo dello Stato Maggiore generale, per invitarmi ad ini-

(2) Cfr. n. 363. (3) Cfr. n. 352, nota 3.

ziare, se io lo trovavo opportuno, trattative con i due Imperi alleati per assi- curarci eventualmente il concorso delle loro flotte alla difesa delle coste del Regno. e ciò prescindendo da qualsiasi accordo avesse potuto prendersi circa il compito delle tre flotte nelle operazioni di carattere esclusivamente marittimo, il cui svolgimento doveva aver luogo in alto mare.

In seguito a questa comunicazione, inviai ai rr. ambasciatori a Berlino e a Vienna le istruzioni contenute nel dispaccio di cui acchiudo copia (1). A questo andava unita una memoria da me egualmente comunicata al Ministero della guerra e di cui pure acchiudo copia, nella quale sono riassunte le trat- tative che su questo argomento corsero nel 1889 fra le tre Potenze alleate.

Se, presa conoscenza del dispaccio da me diretto ai rr. ambasciatori, ella trova che a quelle ivi contenute giovi aggiungere altre istruzioni speciali, V.E. potrebbe indirizzarle al signor comandante Volpe, dandomene però comuni- cazione, acciocchè io possa, a mia volta, far noto ai rr. ambasciatori conte de Launay e conte Nigra il pensiero dell'E.V. su questo importante argomento.

(l) Cfr. n. 348.

367

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

Roma, 31 luglio 1891.

II r. residente in Harar, capitano Nerazzini, da parecchi mesi in Italia per le ragioni a lei note, aveva scritto, per mio incarico, a ras Makonnen, po- nendolo amichevolmente in avvertenza sulle complicazioni a cui avrebbe potu- to esporsi ordinando, od anche solo tollerando razzie nelle regioni soggette al protettorato britannico.

Alla lettera del capitano Nerazzini ras Makonnen risponde col messaggio di cui qui acchiudo copia in traduzione (1). Il ras non ammette che le re- gioni di cui trattasi siano soggette al protettorato britannico. Ed è anche no- tevole, nel suo scritto, l'accenno alla recente lettera di Menelik sui confini del suo Impero.

Certo non è da darsi importanza soverchia alle pretensioni etiopiche. Però credo che a lord Salisbury non sarà sgtàdito di pigliare conoscenza della lette- da di ras Makonnen. V,E. può !asciargliene copia se lo desidera.

Intanto dal complesso di codesti fatti che si vengono svolgendo da quella parte mi sembra emergere nuovo argomento della convenienza per i due Go- verni di addivenire anche a nord della regione somala ad una conveniente delimitazione delle loro rispettive sfere d'influenza. Senza insistere, V.E. potrà farne cenno a Iord Salisbury.

T.

368

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

Roma, 2 agosto 1891, ore 12,30.

Alla campagna contro nostra rendita in Francia giovano notizie apprez- zamenti non sempre esatti né benevoli stampa officiosa tedesca. Preghi can- celleria vigilare, provvedere. Importa sopratutto siano immediatamente smen- tite false notizie sul nostro conto ~ si faccia concordemente argine alla pre- sente recrudescenza di ostilità francesi {2).

a Rudinì da Montepulciano il 5 agosto: «Contiene cose abbastanza gravi per il Governo inglese e mostra un programma di espansione per il quale ebbi di già luogo di fare a Makonncn molte osservazioni. e d'informarne con un rapporto il ministero. Ma queste esigenze. che possono suscitare imbarazzi al Governo inglese di Zeyla, non mi dispiacciono, nella spcr~n7a che il Governo britannico delle Indie (il quale fa in Zeyla una semplice politica di biloncio quotidiano, non volendo spendere niente di più di quanto può guadagnare) finisca col!'annojarsl di un confinante che prima o poi farà insorgere contrasti coi somali protetti inglesi c così lasci a noi aperto il campo a maggiori probabi11tà per la cessazione di ·zelya ».

(l) L'allegato non si pubblica. A proposito della lettera di Makonnen. Nerazzini scriveva.

(2) Per la risposta cfr. n. 371.

369

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (1)

T. S.N. Berlino, 3 agosto 1891,, ore 22.

J'ai présenté aujourd'hui le nouvel attaché naval au chancelier, auquel j'ai parlé dans le sens de votre lettre du 14 juillet {2). Il m'a dit qu'après pris Jes ordres de l'empereur, dont le retour retarde de quelques jours, il autorise- rait le secrétaire d'Etat pour la marine impériale à entrer en pourparlers avec le commandant Volpe. Le chancelier concorde en principe avec V.E. sur Ies avantages d'un accord naval, mais il ne se dissimule pas Ies difficultés pra- tiques provenant de la situation politique et géographique différente des deux Pays. La question n'en sera pas moins soumise à un examen sérieux, et pour le moment l'échange de vues n'engagera ni d'un coté ni de l'autre (3).

370

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL MINISTRO DELLA MARINA, DE SAINT-BON

N. RISERVATISSIMA 30777/8. Roma, 3 agosto 1891.

Ho ricevuto la nota di codesto ministero (senza data, né numero) (4) che risponde alla mia del 29 luglio ultimo (5) relativa agli accordi da prendersi con le Potenze alleate per una cooperazione delle rispettive flotte in caso di guerra.

(2) Cfr. n. 352. (3) Rt•dinì comunicò questo telegramma ai ministri della guerra e della marino. con

N. riservatissima (31121 marina 31122 guerra) del 5 agosto che così proseguiva « (Per il Ministero della guerra). Colgo quest'occasione per informare l'E.V. che S.E. il ministro della marina con sua nota del 23 luglio ultimo richiamò pure la mia attenzione sulla convenienza d'un preli- minare accordo con gli Jmperi alleati per una eventuale comune azione del1e flotte in raso di guerra. Risposi a quella comunicazione del nostro collega della marina dandogli notizia del carteggio scambiato su tale argomento con l'E.V. e con l rr. ambasciatori non~hé della memoria annessa alla mia nota sopra citata. (Per il Ministero della marina). Mi valgo di questa occasione per pregare l'E.V .. di volersi previamente concertare con S.E. il ministro della guerra circa le istruzioni che ella credesse opportuno venissero da me ·inviate su tale argomento al rr. ambasciatori e al comandante Volpe. Si otterrebbe in tal modo una maggiore celerità nella trasmissione delle istruzioni medesime e della corrispondenza in generale. Mi prego a tal fine d'infnrmarla che la nota direttami dal Ministero della guerra sul presente argomento, alla quale accenna la mia del 29 lug!lo ultimo porta la data del 5 stesso mese e il numero 545, divisione Stato Maggiore, sezione seconda».

(4 Di questa nota si pubblica il passo seguente: «A tale riguardo osserverò che, se anche fosse da escludere un'azione delle forze riunite sotto un solo comando in uno stesso me.re, sarebbe pur sempre necessario stipulare ben definiti accordi per conoscere esattamente gua1e attitudine assumerà ciascuna delle flotte alleate, e quale obbiettivo seguirà nell'opporsi alle offese da cui si stima più direttamente minacciata». Cfr. in proposito GABRIELÉ, Le convenzioni navali della Triplice, cit., pp. 92-93.

Le considerazioni svolte in quella nota dell'E.V. vengono vieppiù a convin- cermi della capitale importanza del presente argomento, e della necessità che non si trascurino studi né cure per giungere a una soluzione conforme a quanto richiedono gli interessi della difesa nazionale.

Al comandante Volpe non furono da questo ministero (né, ch'io sappia, dal comando dello Stato Maggiore Generale) date altre istruzioni se non quelle d'indole generica che l'E.V. potrà desumere dagli annessi della mia nota sopra citata. Per avere maggiori informazioni in proposito, l'E.V. potrebbe in ogni modo rivolgersi a S.E. il ministro della guerra. Se d'altronde l'E.V., sentito, se crede, il comando dello Stato Maggiore dell'esercito, ritenesse opportuno di for- mulare istruzioni più precise e particolareggiate per il comandante Volpe, ella potrebbe farle pervenire a questo, o per mio mezzo, o, se preferisce, direttamente, nel quale secondo caso le sarei gratissimo di volermene dare comunicazione, ac- ciò io sia in grado di provvedere a che l'azione dei rr. ambasciatori proceda di piena armonia con quella del predetto signor comandante.

(l) Ed. in GABRIELE, Le convenzioni navali della Triplice, cit., p. 93.

(5) Cfr. n. 365.

371

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 1493. Berlino, 4 agosto 1891, ore 17,15 (per. ore 17,50). Parlai al sottosegretario di Stato nel senso telegramma di V.E. in data del

2 corrente (1). Egli promise Cancelleria imperiale farebbe per parte sua tutto ciò che è possibile perché apprezzamenti stampa tedesca sopra affari finanziari italiani siano giusti e conformi al vero. Questi giornali riproducono intanto recente articolo della Opinione tendente appunto rettificare false notizie sparse sull'argomento. Ho pure avuto cura di fare al sindacato tedesco comunicazione di cui nel telegramma di V.E. in data 1° agosto (2).

372. L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 1716/669. Vienna, 4 agosto 1891 (per. il 7).

Ho intrattenuto in via affatto confidenziale il conte Kalnoky rispetto all'at- titudine dei rappresentanti d'Austria-Ungheria e d'Inghilterra a Costantinopoli quale è indicata nel rapporto del r. ambasciatore presso il sultano del 4 lu- glio scorso (confidenziale) (3) che era annesso al dispaccio di V.E. del 15 lu-

(2) Non pubblicato. (3) Cfr. n. 343.

glio u.s. ricevuto oggi per corriere divisione I, sezione I, n. 28574/693, riservatis- simo (1). Il conte Kalnoky crede che gli apprezzamenti del barone Blanc non sono conformi alla realtà delle cose, almeno per quanto spetta il barone Calice.

Il Governo austro-ungarico continua a credere che le intelligenze prese nel 1887 coll'Inghilterra non solo devono essere in pieno vigore, ma costitui- scono una base preziosa e importante dell'azione eventuale delle tre Potenze alleate in Oriente. Queste intelligenze mirano a che non sia turbato in quelle regioni lo status quo presente, a danno delle Potenze alleate. Ora nessuna qui- stione si è presentata per cui quelle intelligenze avessero ad entrare in un pe- riodo d'azione. Se una di tali quistioni si presentasse, il barone di Calice obbe- direbbe senza dubbio alle istruzioni che possiede, per agire d'accordo coi rap- presentanti delle Potenze alleate. E, in generale, egli ha pure l'istruzione di mantenersi in intelligenza cogli stessi rappresentanti, sempre nello intendi- mento della conservazione dello status quo. La speciale attività che il barone Calice spiega in favore della causa del Principato bulgaro non contraddice a quelle generali istruzioni, giacchè il conte Kalnoky è d'avviso che è interesse delle Potenze alleate che il principe Ferdinando si consolidi in Bulgaria, e che sia in buoni rapporti colla Sublime Porta.

Quanto al linguaggio di sir W. White, il conte Kalnoky non sa se quello che gli è attribuito sia esatto. Egli ne dubita, giacchè nella recente conversa- zione che ebbe con lui al suo passaggio in Vienna non udì dalla di lui bocca nulla di simile. Ad ogni modo, il R. Governo avrà modo di controllare la cosa in Londra.

Tale è la sostanza di ciò che il conte Kalnoky mi disse sull'argomento. Ad analoga mia domanda rispose che non era certo se il barone Calice passerebbe per Vienna prima di tornare a Costantinopoli. Ma, o verbalmente o per iscrit- to, avrebbe occasione di riparlargli della cosa, quantunque egli non creda ne- cessario di ripetere a un agente così diligente e accurato, come è il barone Calice, istruzioni che certo non dimentica (2).

(1) Cfr. n. 368.

373

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Vtenna, 4 agosto 1891.

Ho visto oggi il conte Kalnoky, e credo utile riferirle subito la di lui im- pressione (quale me l'ha esposta) sulla visita della flotta francese a Pietroburgo. Esso giudica questo fatto con molta calma. L'accoglienza fatta ai francesi in Russia, dice egli, è la constatazione di un fatto o per meglio dire di uno stato di

(21 Allegata al rapporto è la seguente annotazione: «Copia (stampata) a Costantinopoli,

notando come queste dichiarazioni di Kalnoky escludono ogni dubbio sulla piena durevole efficacia degli accordi del 1887 ». In tal senso venne inviato a Blanc il 9 agosto il D. 31440/347, :1on pubblicato.

cose che era noto; non è il punto di partenza di una nuova politica da parte della Russia. La politica russa rimane ora ciò che era prima. Nessun nuovo im- pegno fu o sarà preso dallo czar in questa occasione. D'altro lato quest'acco- glienza e quella che si prepara a Portsmouth avranno per effetto di calmare lo stato d'irritazione in cui si trovava la Francia e il suo Governo, in segui- to agli ultimi fatti, cioè rinnovamento della Triplice Alleanza, dichiarazioni alla Camera inglese sopra un'intelligenza coll'Italia, visita dell'imperatore ger- manico in Inghilterra.

La soddisfazione ora provata in Francia per l'accoglienza russa e per l'in- vito inglese, è quindi piuttosto un bene che un male, giacché così la Francia forse si terrà più tranquilla. Certo il conte Kalnoky, al pari di me, al pari di lei, al pari di molti uomini politici in ogni Paese, considera come un fatto grave, al punto di vista della politica interna della Russia e del principio mo- narchico, che la marsigliese sia stata sonata a Peterhoff in presenza dello czar alzato in piedi e scoperto il capo, e sia stata cantata nelle strade di Pie- troburgo. Egli deplora il fatto, ma lo crede più nocivo a Pietroburgo che a Vien- na o a Roma o a Berlino. Chiesi a Kalnoky se io poteva riferire a lei queste cose come costituenti la di lui impressione personale. E mi disse che io poteva farlo (1).

Ho pure parlato a Kalnoky dell'affare dell'agenzia Stefani, Kalnoky non mancherà di far sapere al Correspondenz-Bureau ciò che ella mi scrisse intor- no alla lagnanze della Stefani per l'esclusione dalla conferenza di Parigi. Ma notò che le osservazioni più gravi in proposito devono dirigersi all'agengia di Berlino. Al che io risposi che certamente ella non avrà mancato di ciò fare.

R. 766/398.

(l) Cfr. n. 358, nota 2.

374

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 5 agosto 1891 (per. il 14). Nelle consuetudini di questo Paese è che il primo ministro colga l'occasio-

ne di un banchetto offerto dal lord maire, negli ultimi giorni della sessione parlamentare, per pronunciare un discorso politico. Questo annuale discorso è aspettato con una viva impazienza, non tanto per la parte riassuntiva del- l'opera compiuta dal Governo durante l'ultimo periodo parlamentare, quanto per le dichiarazioni spontanee relative alla politica estera del Gabinetto, le quali, naturalmente, sono suggerite o dalla gravità degli avvenimenti, o dalle

toutefois l'avls: I) que pour ce qui regarde une nation aussi impressionnable c;ue la France et ses rnrneurs il pourrait fort bien arriver que sous le coup des manifestations bruyantes et si dé- monstratives à Petersbourg, l'op!nion publique s'échauffàt et devint plus téméra!re et exigeante >~yant acquis ln conscionce de ses forces accrues par l'int!mité avec la Russ!e. Le chancelier résu- mo i t sa pcnsée en ces termes: "l'événement de Cronstadt est un sérieux avertissement, pour la Triple Alliance, de se tenir prete contre toute surprise. La situation est devenue plus grave. On g!Lse peu à peu sur la pente de sérieuses complications. Le devoir des Gouvernementz qui veu'ent la paix est celui de ne négliger aucun moyen ou effort pour retarder autant que possible la catastrophe " ».

correnti della opinione pubblica quando queste rivelano qualche inquietudine sovra la condotta futura del Ministero.

Quest'anno nessun fatto grave di politica estera ha preoccupato questo Paese. La pubblica opinione è stata però sempre tenuta in all'erta dalle voci che il Gabinetto Salisbury propendesse per la politica che vincolerebbe, in determinate circostanze, l'azione dell'Inghilterra. Ciò giova aver presente per ::were la spiegazione delle ragioni che possono aver indotto lord Salisbury a fare. nel discorso pronunziato al banchetto del lord maire, la sera del 29 luglio ulti- mo, delle dichiarazioni di uno scetticismo singolare relativamente alla fede dei trattati. Non vorrei affermare che le parole pronunciate dal marchese di Salisbury per diminuire l'importanza delle alleanze convenzionali ed esaltare invece la politica che ha base nella comunanza degli interessi pacifici e nella permanente cordialità delle relazioni internazionali, non rispondano esatta- mente al suo pensiero. Ma l'opportunità delle sue dichiarazioni non si com- prenderebbe facilmente se non si riflettesse che gli s'imponeva, dopo il recente viaggio a Londra dell'imperatore di Germania, la necessità di allontanare da sè ogni sospetto di essersi lasciato avvolgere nella politica delle alleanze. Le vacanze parlamentari, che molto probabilmente dureranno fino alla fine di febbraio del 1892, saranno un notevole periodo di preparazione elettorale. Im- portava al Gabinetto di mettere innanzi al Paese una dichiarazione non dubbia delle intenzioni sue nella questione che tiene sospesi gli animi in Inghilterra e nella quale il partito di opposizione avrebbe potuto trovare una base di ef- ficace agitazione contro la politica del Governo.

Unisco a questo rapporto, acciocché ne rimanga n testo negli archivi, la versione italiana della parte del discorso di lord Salisbury che mi ha suggeri- to le sovra esposte considerazioni (1).

(l) Diverso il giud!zio di Capri vi, riferito da Launay con T. 1491 del 3 agosto: «Il émettait

375

L'AMBASCIATORE COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E. MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 549/335. Therapia, 5 agosto 1891 (per. il 12).

II ministro degli affari esteri Said pascià diceva testé confidenzialmente al barone di Calice, il quale partendo in congedo stava per essere ricevuto dal

esaryerinmo troppo l'importanza e gli effetti del trattati. In questi tempi ed in vista dei rjqnhi tre;;'1 endi che qualunque turbamento della pace farebbe correre a1le Nazioni implicntev; h credo che non dobbiamo dare troppo grande valore ai vincoli creati da qu.'llche firma Jn03J:> sopra un pezzo di carta (hear, hear). Se, in una grande crisi le Nazinni agiscono rett>1mente (rfgiltìy) ciò accadrà perché esse saranno all'unisono ed in reciproci rapw>rt\ di cordia1ità e non perché si sono vicendevolmente legate con dei protocolli (hear. hear). Non fate quindi troopn attenzione ai discorsi che avete potuto sentire di alleanze e C'i trattati. Quanto e. no1, no( abb;amo una semplice regola. Nostri alleati sono tutti quelli che desiderano mente;1ere la ripartizione dei territori quale è adesso senza rischiare gli spaven~osi pericoli e gli arbitri della guerra. Nostri. alleati sonp~ tutti quelli. che desiderano la pace~ e il buon volere. Dur~1nV: "il anni che siamo stati al potere nostro principale scopo fu di mantenere questa pace c bLon~ ~olontà ed il fatto ehe ci siamo ora riusciti non sarà certamente una delle min<)ri soddisfazicni di questa nostra amministrazione ».

sultano, che S.M. imperiale si preoccupa attualmente di pretese rivelazioni secondo le quali le sorti dell'Impero ottomano sarebbero state pregiudicate da recenti accordi tra i Gabinetti di Vi enna, di Berlino e di Londra; onde egli era di parere che l'ambasciatore avrebbe fatto bene a cogliere l'occasione del- l'udienza per rassicurare il sultano.

Il barone di Calice, partito ieri per Vienna, mi ha confidato diffatti come il sultano, dopo avergli parlato delle straordinarie dimostrazioni scambiatesi tra Russia e Francia in occasione della visita della squadra francese a Cron- stadt, facesse allusione a disegni sfavorevoli alla Turchia attribuiti alla Tripli- ce Alleanza; e come egli avesse risposto al sultano affermando l'assurdità di tali supposizioni, ed aggiungendo che la Russia e la Francia non sono legate da positivi accordi, né hanno interessi identici ma soltanto « identiche antipa- tie »: mentre le altre Grandi Potenze sono formalmente unite nell'intendimen- to, di cui non si può sospettare la lealtà, di mantenere la pace e lo statu quo cui è tanto interessato l'Impero ottomano.

Le pretese rivelazioni cui Said pascià ed il barone di Calice alludevano hanno indole di reminiscenze dei già noti accordi di Skiernevic e portano chiara marca di origine: all'Austria-Ungheria sarebbe riservata la predominan- za e l'eventuale azione sulle provincie ottomane situate sull'Adriatico e sull'E11;eo compresa Salonicco; alla Russia sarebbe facilitata la riconciliazione coi bul- gari destinati ad essere l'avanguardia slava verso Costantinonoli, come gli au- striaci sono l'avanguardia germanica verso l'Adriatico e l'Egeo; l'Inghilterra confermata nel possesso dell'Egitto acquisterebbe qualche stazione navale vi- cina agli Stretti, forse Rodi o Mitilene; l'Italia si sarebbe disinteressata delle cose dell'Oriente in considerazione del futuro acquisto della Tripolitania con- sentitole nel 1890.

Il sultano, nel dimostrarsi forse con qualche affettazione allarmato di quel- le strane supposizioni, appena nasconde il proposito di opporre a qualsiasi ten- denza a riparti d'influenze territoriali la minaccia di ricorrere in ultimo alla protezione russa.

Al punto di vista più ristretto degli affari quotidiani il sultano confida di essere almeno riuscito colla minaccia di gettarsi in braccio alla Russia a in- durre l'Austria-Ungheria e per conseguenza la Germania ad atteggiarsi a pro- tettrici sue anche contro qualsiasi pressione che venisse tentata sulla Turchia sia dall'Inghilterra, la quale ciò nonostante invia ora la sua squadra a stazio- nare a Salonicco, sia dall'Italia per riparazioni a dinieghi di giustizia ed altri soprusi a danno dei rispettivi nazionali.

I miei colleghi d'Inghilterra e d'Austria-Ungheria ora in congedo non igno- rano essere opinione mia che col sospendere verso la Turchia l'esercizio di quella protezione dei diritti privati che è assoluto dovere della diplomazia, le Potenze amiche confermerebbero i sospetti di secondi fini poco conformi al loro programma; e che per la conservazione stessa dello sta tu quo sarebbe in- teresse comune ricondurre il sultano almeno al rispetto delle leggi del proprio Impero e del diritto privato internazionale. Non è guarentigia di pace una si- tuazione come quella in cui si trovano verso il Governo imperiale tutte le rappresentanze delle Grandi Potenze in Costantinopoli, le quali, come diceva ultimamente il mio collega di Russia, sono nell'impossibilità di ottenere giu-

stizia per i loro connazionali. Tale è invariabilmente il caso, secondoché per- fino l'ambasciatore di Germania ebbe a riconoscere con me, ogniqualvolta qual- cuno della camarilla di palazzo ha qualche personale interesse contrario ai di- ritti d'un suddito estero, promuovendosi in tal caso un intervento della ammi- nistrazione della lista civile, intervento che comunque puramente arbitrario e senz'altro fondamento che il capriccio del sultano o di chi lo circonda, ha per effetto di sospendere affatto il corso della giustizia e l'azione della Porta, come succede a danno dei rr. sudditi Giustiniani, Stefanovich, Kun, ecc... e di sud- diti di tutte le altre Grandi Potenze attualmente posti in simile inammissi- bile condizione. Il R. Governo non avendo secondi fini ai quali abbia a sacrifi- care l'esercizio della prima funzione della sovranità, che è di rendere e far ren- dere giustizia ai propri sudditi, non farebbe che dimostrare la sincerità del suo interessamento alla conversazione della tranquillità ed alla consolidazione dello statu quo in Turchia, ed inaugurare un ordine più regolare di relazioni tra le Potenze e quest'Impero, quando recasse pacificamente e con mezzi con- sentanei ai buoni rapporti internazionali un rimedio a tale pericoloso stato di cose; e qualunque sia il modo di vedere che sir W. White ed il barone di Ca- lice manifesteranno al loro ritorno, il signor di Radowitz mi dimostra essere al riguardo personalmente consenziente con me.

Ho l'onore di segnar ricevuta dei dispacci di V.E. 19 luglio 28569/308 riser- vato (l) e 25 luglio 29434/316 (2), e senza ritornare sopra considerazioni di politica generale confermo le mie precedenti indicazioni circa i rimedi prati- ci e d'immediata applicazione, cui giova sperare non ostino altre esigenze del servizio della r. marina, all'anarchia giudiziaria ed amministrativa che rende vano nei casi accennati ogni negoziato tra le rappresentanze estere ed il Go- verno imperiale.

(l) Dell'allegato si pubblica la parte finale: « Io sono 9"ssolutamente persuaso che I"Ol

376

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (3)

R. RISERVATO 774/404. Londra, 6 agosto 1891 (per. il 14).

In esecuzione delle istruzioni impartitemi (4), io avea domandato verbal- mente a lord Salisbury di avere comunicazione del testo della lettera scritta in aprile ultimo dall'imperatore Menelik alla regina Vittoria e di voler trasmet- tere la risposta che a quella lettera si volesse fare, per mezzo del Governo ita- liano (5).

(2) Non pubblicato. (3) Ed. !n L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, clt., pp. 139-140. (4) Cfr. n. 342. (5) Cfr. n. 362.

Sua Signoria prese nota dei due desideri dei quali 1o m1 era reso inter- prete presso di lui in nome di V.E. e la risposta sua è contenuta nella lettera delli 24 luglio che ho l'onore di unire, in copia e versione italiana, a questo rapporto (1).

Come ella vedrà, lord Salisbury non ebbe alcuna difficoltà a farci conosce- re il testo della lettera del sovrano etiopico. La versione in lingua francese di quella lettera è infatti allegata alla comunicazione di lord Salisbury. Sua Si- gnoria desidera però a sua volta conoscere se una lettera analoga dell'impera- tore lVienelik sia stata ricevuta dal re d'Italia. Ritengo che sovra questo punto sarà difficile evitare di dare una risposta categorica.

ll Governo inglese non ci chiede di emettere il nostro avviso relativamen- te alla sua intenzione di notificare al re Menelik l'accordo itala-britannico, risultante dai protocolli di delimitazioae del 24 marzo e del 15 aprile di quest'an- no e di dichiarare a quel sovrano l'intenzione del Governo della regina di at- tenersi all'accordo stesso. Pare a me che se una dichiarazione esplicita in que- sto senso sarà fatta dall'Inghilterra all'imperatore etiopico, l'effetto per noi non potrà essere altrimenti che favorevole.

Lord Salisbury finisce la sua comunicazione dicendo che sarà lieto di man- dare, per mezzo delle autorità italiane di Massaua, la risposta all'imperatore di .LGlOP1.1 secondo la domanda da me fatta a tale effetto. Appena stimo neces- sario l'osservare che nella mia comunicazione verbale a questo signor primo ministro non fu nominata l'autorità nostra di Massaua. Chiesi che la risposta della regina Vittoria fosse fatta pervenire per mezzo del Governo italiano. Non è questa la prima volta che, in proposito del diritto nostro di servire d'interme- Ulàll a.ile relazioni inLernazionali dell'Etiopia, lord Salisbury sembra volersi attenere al vecchio sistema di equivocare sui termini delle comunicazioni. Non opinei·ei convenga a noi, nelle circostanze presenti, dimostrare di avvedercene. Io mi asterrò pertanto di fare a tale riguardo qualsiasi accenno prima di aver- ne: avuto istruzione da V.E.

Nella sua sostanza la risposta data dal Governo inglese alla mia verbale comunicazione, è soddisfacente. Le riserve che visibilmente il Foreign Office cerca dissimulare nella forma, non intaccano la sostanza se noi saremo in grado di far definitivamente prevalere l'interpretazione nostra del patto se- condo il quale è obbligatorio per l'imperatore Menelik il valersi dell'opera del- l'Italia per le sue relazioni internazionali. Favorirà certamente tale posizione nostra rispetto al sovrano etiopico, la dichiarazione che il Governo britannico si dispone a fargli relativamente al riconoscimento della nostra zona d'influen- za risultante dai protocolli di marzo ed aprile di quest'anno. Il parer mio è dun- que che, nelle circostanze presenti, giovi il badare alla sostanza delle cose se:·1za sollevare o bbiezioni per certe incorrettezze di forma. Se stimo opportuno l'inclicarle in questo rapporto, clò è fatto soltanto nello scopo di ben chiarire t:Itto quanto a questa questione si attiene (2).

(2) Ruclini rispose con D. 32547/423 del 16 agosto: «La lettera indirizzata da Menelik a

S.M. la. regina Vittoria il 21 aprile p.p. è assolutamente identica nella sostanza a quella inviata al nostro augusto sovrano e da me trasmessa in copia a cotesta r. ambusciatr, con dispa.:cio del 16 luglio n. 28263 [Cfr. n. 356]. Autorizzo quindi V.E. ad aderire al desiderio di lord Salisbury comunicandogli copia di quel documento».

(l) Cfr. n. 357.

(l) Non si pubblica.

377

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL CONSOLE A GERUSALEruDME, SOLANELLI

D. 31223/48. Roma, 7 agosto 1891.

E' stato assicurato al r. console in Scutari (l) da persona bene informata che il cardinale Lavigerie stia trattando col Vaticano perché la custodia dei Luoghi Santi di Palestina sia tolta ai francescani e data a religiosi francesi.

Prego la S.V. di volere fare indagini per verificare se costì si sappia nulla di ciò ed in caso affermativo se e quali pratiche siano state inviate per scongiu- rai·e la concessione richiesta dal porporato francese (2).

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L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATISSIMO 787/408. Londra, 7 agosto 1891 (per. il 14).

Il corriere di gabinetto, arrivato a Londra, il 5 corrente, mi ha consegnato il dispaccio di V.E. in data 19 luglio ultimo (3) al quale trovai unita copia del rapporto del r. ambasciatore a Costantinopoli in data del 4 dello stesso mese (4).

Lord Salisbury parte oggi per Dieppe ed incominciano per lui le consuete lunghe sue vacanze estive. Ebbi occasione di visitare ieri Sua Signoria; ma la occasione di una breve visita di congedo non era delle più opportune per trat- tare a fondo il sor:;getto delicato del quale S.E. il barone Blanc ha scritto al r-. ministero. Avendo io tuttavia portato la conversazione sopra il ritorno im- provviso di Rustem pascià a Londra, ne presi argomento per osservare che, mentre qui in questa stagione la vita politica può dirsi completamente sospe- sa, sulle rive del Bosforo invece la diplomazia spiega una insolita attività nella quale parve al mio Governo dover notare la mancanza di quella perfetta unità ed armonia di azione che per l'Italia, l'Austria-Ungheria e l'Inghilterra avrebbe dovuto essere assicurata dalle intelligenze stabilite nel 1887 fra i tre Paesi. Ne derivava il dubbio circa il valore attuale di quegli accordi, dubbio espresso da alcuno fra i colleghi del barone Blanc, ma che il Governo italiano certamente non divideva.

Risposemi lord Salisbury che egli non credeva che l'ambasciatore di Sua Maestà britannica pigliasse parte ad una azione politica qualsiasi a Costanti-

(2) Per la risposta cfr. n. 386. (3) Cfr. n. 358, nota 2. (4) Cfr. n. 343.

nopoli. Questa azione nelle circostanze presenti non avrebbe scopo immedia- to. Sua Signoria non ritiene conveniente per l'Inghilterra l'entrare in una via di rivalità d'intrighi a Costantinopoli. Erano forse più di tre mesi che l'amba- sciata di Sua Maestà britannica non aveva ricevuto istruzioni d'indole politica. Soltanto recentemente l'incaricato d'affari avea avuto l'ordine di chiedere alla Porta che essa meglio provveda al mantenimento dell'ordine materiale in Creta, dove la presente condizione di cose costituisce sempre un pericolo. Non s'ignorava a Londra che la diplomazia di altri Paesi e particolarmente la russa si agitava quotidianamente presso la Porta; ma che da ciò derivasse qualche profitto per coloro che tale sistema seguivano, non era dimostrato. Siccome però, nelle cose che lord Salisbury svolgeva in questo senso, non era mai ac- cennato l'accordo del 1887, io stimai opportuno di richiamarlo al soggetto di- cendo che avrei informato V.E. che Sua Signoria pensava che, dove non vi era azione, non vi era luogo a concerto diplomatico e che la situazione creata nel 1887 non era alterata. Il mio interlocutore consentì in questa espressione del suo pensiero, non però nei termini chiari, precisi ed espliciti che il mio lin- guaggio avrebbe dovuto suggerirgli.

Non sarebbe stato questo il momento opportuno per impegnare con lord Salisbury la discussione sovra la convenienza per l'Inghilterra di rimanere in un contegno dl merz1a mentre tale contegno non è adottato forse ugualmente dall'Austria-Ungheria. Non mi trovava inoltre autorizzato dalle istruzioni di V.E. a fare anche soltanto un lontano accenno alle ragioni speciali che il Ga- binetto di Vienna può avere di non rinchiudersi in una completa inazione, ra- gwm cne nvemno la esistenza di una certa discrepanza d'interessi la quale co- stituisce il lato debole degli accordi del 1887. Mi astenni perciò dall'insistere sovra questo soggetto di conversazione accontentandomi di aver condotto lord Salisbury se non ad esprimere tutto il suo pensiero, a !asciarne comprendere abbastanza per poterne informare V.E.

Non è cosa nuova nella politica estera dell'Inghilterra l'appoggiarsi parti- colarmente sovra l'Austria-Ungheria. Se, come osserva l'ambasciatore di Sua Maestà a Costantinopoli l'esperienza propria non ha insegnato al Gabinetto di Vienna il pericolo di seguire certe sue tradizionali tendenze, giova ritenere che la fedeltà alle tradizioni della sua politica estera non è meno viva in In- ghilterra che in Austria. Parve qui dimenticarsi la tradizione di appoggiarsi al- l'Austria-Ungheria quando questa compagine di nazionalità sembrava vicina a disciogliersi. Ma quella politica è ritornata in onore dopo che il sistema dell'Europa ha ridonato alla Monarchia austro-ungarica parte della vitalità perduta. Ne deriva, fors'anche inconscientemente, la tendenza a particolari concerti e, se non a lasciarsi prendere la mano dall'Austria-Ungheria, ciò che sarebbe pericoloso errore, a lasciarsi insensibilmente rimorchiare dalla mede- sima.

Non entrerebbe nell'oggetto di questo rapporto l'esaminare il valore vero, intrinseco delle intelligenze del 1887. A complemento però dei riflessi sovra esposti, debbo soggiungere che le presenti condizioni del Gabinetto Salisbury tolgono la speranza di trovare in questo Paese, prima che le elezioni generali abbiano avuto luogo, disposizioni migliori di quelle incontrate nel 1887.

È nell'interesse nostro principalissimo l'evitare che qualche complica- ne venga ad imporre speciali, necessarie risoluzioni. Ma se queste divenissero inevitabili, sarà savio l'aver presenti le dichiarazioni recenti di lord Salisbury circa il valore delle firme apposte agli atti della diplomazia (l) le quali dichiara- zioni, se non fossero l'espressione dell'opinione qui predominante in tutti i par- titi e non si spiegassero come concessione fatta in vista d'interesse elettorale, sarebbero note stonate nella bocca del capo del partito conservatore (2).

(l) R. riservato 182/88 del 30 luglio, non pubblicato.

379

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (3)

R. RISERVATO 789/410. Londra, 7 agosto 1891 (per. il 14). Durante la visita da me fatta ieri a lord Salisbury ho eseguito l'incarico

che V.E. mi ha affidato con il suo dispaccio del 1° di questo mese (4). Ho fatto conoscere a Sua Signoria la comunicazione che per istruzione del R. Governo il r. residente all'Harar ha fatta a ras Makonnen relativamente alle razzie nelle regioni comprese nella zona d'influenza inglese. Ho dato lettura a questo signor ministro della lettera di ras Makonnen al cav. Nerazzini e ne ho lasciato co- pia secondo il desiderio manifestatomi da Sua Signoria. Lord Salisbury mi sembrò gradire la comunicazione. Non ho difficoltà a credere, diss'egli scher- zando, che i nostri amici i Gadabursi siano briganti, ma le espansioni degli etiopici non sono perciò meno esagerate.

E' desiderabile, qualunque sia il mezzo che a noi resti di esercitare qualche azione presso l'imperatore Menelik ed i suoi luogotenenti, che questa azione si eserciti per impedire che molestie siano inferte ai paesi situati nella zona in- glese. Quando ciò avvenisse, noi saremmo probabilmente messi nella situa- zione, o di dover assumere una parte della responsabilità degli atti del nostro protetto, o di dover dichiarare la nostra impotenza a farci ascoltare dal mede- simo. E' un'alternativa che sarebbe nell'interesse nostro di evitare finché per nostra iniziativa non si sia meglio precisata la posizione dell'Italia rispetto al- l'Etiopia in relazione con i rapporti che questa mantiene con vari Governi eu- ropeì (5).

(2) Allegata al rapporto la seguente annotazione per la risposta: «Ringraziare. Approvare

Non era il caso d! insistere ulteriormente. Le recenti dichiarazioni parlamentari inglesi ampia· mente dimostrano l'efficacia che tuttora si attribuisce dal Gabinetto della regina agli accordi d.el 1887; e le parole di lord Salisbury rimuovono ora ogni dubbio che sul contegno di sir w. White erasl potuto concepire. Mandare copia a Costantlnopoll con analoghe osservazioni>> In tal senso vennero inviati 11 19 agosto a Londra 11 D. 32858/429 e a Costantinopoli il D. 32853/362, non pubblicati.

(4) Recte del 31 lugllo. Cfr. n. 367. (5) Rudlnì rispose con D. 32546/422 del 16 agosto: «Apprezzo le considerazioni da le'

svolte sulla convenienza per noi di impedire simili scorrerie; ma perché si possa esercitare un'azione di questo senso in Etiopia sarebbe anzitutto di somma importanza che fosse definita coll'Inghilterra anche dalla parte del golfo di Aden la demarcazione delle rispettive sfere d'influenza ».

303 H - Documenti Diplomatici - Serle II - Vol. XXIV

(1) Cfr. n. 374.

(3) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, clt., pp. 140-141.

380

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO

APPUNTO (l). Roma, 8 agosto 1891.

E' necessario conferire. Il Governo italiano non può in nessun modo accet- tare la proposta dell'ottimo Filonardi (2). Lasciamo stare che non vi sono i mezzi pecuniari; lasciamo stare che non si possono ottenere questi mezzi, che per legge. Lasciamo stare che ad ogni modo è la Società di navigazione che dovrebbe provvedere, forse, all'anticipo delle somme.

Ma il Governo non si può assumere la responsabilità di correre, sotto qua- lunque forma, l'avventura d'Itala.

Il Governo può riservare l'avvenire, e stipulò perciò il protocollo con l'In- ghilterra, ma più di questo non si può fare per ora.

Il prestigio che s'invoca è una parola fuori proposito. All'Italia deve importare poco di perdere il suo prestigio presso le popola-

zioni somale; deve importare molto di conservarlo in Europa, e scemerebbe il suo prestigio in Europa, se cercasse nuove avventure africane.

Quindi si deve liquidare nel miglior modo possibile, e si deve evitare ogni responsabilità.

Questo è il quesito da risolvere (3).

L. PERSONALE.

381

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Berlino, 9 agosto 1891.

L'ambassadeur d'Allemagne à Londres, comte Hatzfeldt, qui vient d'arri- ver ici en congé (4), est venu me voir aujourd'hui. Il m'a confirmé les bonnes dispositions de lord Salisbury à l'égard de l'Italie, dispositions qui trouvent un appui non seulement dans les journaux anglais (j'en ai signalé quelques uns dans ma correspondance), mais aussi chez l es hommes d'Eta t du parti libéral qui pourraient etre appelés à remplacer le Cabinet actuel. Ainsi, au cours d'un

(2) Filonardi aveva proposto l'occupazione di un punto sulla costa del Bcnadir, Atala.

che aveva chiamato Itala. (3) Cfr. n. 388. (4) Con L. personale del 29 J.ugllo Launay aveva comunicato: «Le com te de Hatzfeldt n'a

pas encore jugé opportun, pour le motif ind!qué dans ma correspondance antérieure, cle s'entretenir nouvellement avec la marquis de Sal!sbury sur notre désir de donner une majcur~ extension à nos accords secrets avec l'Angleterre. Sa Selgneurle et l'ambassadeur d'Allemagne devant s'absenter prochainement de Londres, le sujet ne pourra guère etre traité avant h• mois d'octobre ».

entretien avec sir W. Harcourt, dans lequel ce dernier lui avait exposé sa ma- nière de voir relativement à la politique intèrieure de la Grande Bretagne, le comte Hatzfeldt, après avoir déclaré qu'il ne lui appartenait pas d'exprimer une opinion sur ce sujet, crut devoir laisser entendre à son interlocuteur que la ligne de conduite que suivrait le parti libéral en arrivant au pouvoir n'était pas sans lui causer quelque préoccupation. Sir W. Harcourt demanda alors à l'ambassadeur d'Allemagne s'il se souvenait depuis le dernier Cabinet Bea- consfield d'une seule question de politique étrangère sur laquelle le parti libéral ait fait opposition au parti actuellement au pouvoir. Il rappelait à ce propos que l'initiative du blocus de la Grèce, de concert avec les Puissances de la Triple Alliance, était venue de M. Gladstone, et il concluait qu'un retour au pouvoir de son parti n'amènerait aucun changement dans les grandes lignes de la politique étrangère de l'Angleter,re.

Pour en revenir aux dispositions de lord Salisbury envers nous, le comtb Hatzfeldt lui ayant dit tout dernièrement qu'il avait pris sur lui d'écrire il y a quelques mais à son Gouvernement que l'Italie pouvait compter sur l'ap- pui de l'Angleterre dans la Méditerranée au cas d'une guerre non provoquée par nous, tandis que si l'Italie était l'agresseur la Grande Bretagne se tien- Clralt probabiement à l'écart, Sa Seigneurie répondit qu'il avaH exactement rendu sa manière de voir.

En parcourant la correspondance du baron Blanc dans les documents di- plomatiques que V.E. a bien voulu m'expédier le 31 juillet échu, mon atten- tion a été attirée entr'autres par ce qu'il y est dit relativement à l'attitude de sir W. White (1). Je crus devoir en toucher un mot au comte Hatzfeldt. Ce- lui-ci m'assura confidentiellement qu'il ne fallait pas juger la politique du Gouvernement anglais en Orient d'après la manière d'agir de l'ambassadeur de la reine à Constantinople, dont lord Salisbury lui-mème se plaint. So1t en raison de son age, soit pour d'autres causes, sir W. White ne montre plus la mème activité qu'autrefois, et le Cabinet de Londres reçoit souvent des nou- velles d'Onent par l'ambassadeur d'Allemagne plus tòt que par son propre agent à Constantinople. Il est vrai que dans les questions secondaires la Grande Ere- tagne évite le plus possible d'exercer une pression sur le sultan, afin de ne pas affaiblir son prestige, de ne pas le froisser et risquer de le pousser ainsi vers la France et la Russie. En agissant de la sorte, le Cabinet de Londres sert les intérèts des Puissances de la Triple Alliance en méme temps que les siens. Mais dans les questions d'importance supérieure et générale, sa politique reste la me me.

Le comte Hatzfeldt m'a parlé aussi de la visite imminente de l'escadre française à Portsmouth, qu'il considère plutòt camme un symptome pacifique. L'Angleterre agit selon ses intérèts en ménageant la France, mais camme cette visite n'apportera aucun changement dans l'orientation de sa politique, les Puissances de la Triple Alliance, dont le but est aussi la paix, n'ont pas lieu de s'en inquiéter. Telle est l'opinion que le comte Hatzfeldt a exprimée au gé- néral de Caprivl.

Ce diplomate ne perd pas de vue la question de donner à nos accords avec l'Angleterre une certaine précision ou extension et il m'a promis, à son retour à Londres qui coi:ncidera avec celui du marquis de Salisbury, d'ouvrir des pour- parlers.

J'ai annoncé hier officiellement à v. E. mon départ pour demain, en lui exprimant ma reconnaissance de l'accueil qu'elle a bien voulu faire à ma de- mande de congé. Je tiens à vous en remercier encore, ainsi que des témoignages de bienveillance si nombreux que vous m'avez accordés depuis le jour de votre arrivée au pouvoir, et surtout en ces derniers temps. J'en garderai toujours. M. le marquis, le souvenir le plus reconnaissant et le plus affectueux.

(l) Autografo.

(l) Cfr. n. 343.

382

L'ADDETTO NAVALE A BERLINO, VOLPE, AL MINISTRO DELLA MARINA, DE SAINT-BON

R. RISERVATISSIMO 127. Berlino, 10 agosto 1891 (1).

Al mio giungere in Berlino intrattenni S.E. il r. ambasciatore su quanto la E.V. mi avea espresso in ordine a pratiche preliminari con le autorità marittime imperiali per procurare di tracciare le basi di un accordo, in previsione di even- tualità militari e navali speciali.

Il signor conte di Launay, pur apprezzando le ragioni che possono far de- siderare una tale intesa, e d'altra parte perfettamente al corrente delle pra- tiche state iniziate in proposito (due anni fa dal principe di Bismarck, e poi cadute sotto il Ministero Crispi); ma, credendo non pienamente favorevoli le circostanze e non avendo avute nel luglio scorso istruzioni sull'argomento dalla Consulta, mi lasciò chiaramente comprendere dover io astenermi dallo scam- biare coi vice ammiragli von der Goltz e Hollmann, conversazioni accennanti all'obbiettivo su indicato.

Nel presentarmi alle dette autorità mi attenni quindi alla linea di condotta tracciatami dal nostro ambasciatore.

Tornato dalla mia visita ai porti militari tedeschi e presentatomi a S.E. il conte di Launay per riferirgli in ordine alla compiuta missione, trovai il nostro ambasciatore munito delle istruzioni abbisognevoli.

S.E. il presidente del Consiglio, ministro degli affari esteri, in un documento pervenuto allora alla r. ambasciata (2), confermava il mio asserto; esponeva un sommario delle pratiche, le quali non aveano avuto un seguito; indicava la convenienza di riprenderle; e raccomandava di fornirmi appoggio.

Il signor conte di Launay ebbe la bontà di darmi lettura del dispaccio su indicato e de' suoi annessi; e di propormi pel glOrno seguente, 3 agosto, di accompagnarlo presso S.E. il cancelliere dell'Impero al quale fece comunica analoga.

(2) Cfr. n. 352.

Fui, al momento opportuno, ammesso alla presenza del capo del Governo germanico.

S.E. il generale von Caprivi, ascoltato attentamente n dispaccio di S.E. n marchese di Rudini, entrò subito, senza esitazione alcuna e senza circonlocu- zioni, con fare franco, netto, ad esaminare la quistione, dal suo lato obbiettivo, che espose, devo dichiarare, con molta lucidità di idee e cognizioni e molta energia insieme.

Partendo dal concetto che, a suo avviso, in caso di guerra, spetti alla ma- rina imperiale tedesca prendere l'offensiva, qualunque sia la potenza navale nemica egli stabiliva doversi tener conto di tre eventualità:

1) azione contro Francia e Russia unite; 2) contro Francia sola, non disponendo la marina Imperlale di forze tro-

vantisi già nel Mediterraneo; 3) contro Francia, la Germania avendo in precedenza Inviate le proprie

forze navali in Mediterraneo.

Il generale esnresse il nensiero che n nostro mare sarà. nel tre casi. n teatro della maggiore lotta marittima, e quello nel quale avrebbe Immenso neso una vittoria. fino da' primordU delle onerazloni guerresche: ennerò. la situazione che si va delineando, di un probabile accordo fra Russia e Francia. norrehhe la Germania fuori condizione di disporre delle proprie forze navali oltre il Baltico ed oltre la Manica.

In una tale eventualità l'Italia dovrebbe nel Mediterraneo contare esclm;i- vamente sulle proprie risorse: o sulle proprie forze navali accoppiate a quelle dell'Inghilterra.

Le altre due eventualità, ad avviso del gran cancelliere, presentano mate- ria a studio; ma poiché la aulstlone è di molta imPortanza e ne coinvole:e altre, egli non poteva assumere impegni per trattarla o farla trattare dalle autorità marittime innanzi di aver presi gli ordini di S.M. l'Imneratore, al auale si farà premura sottoPorre le aPerture fatte dal nostro Ministero dee:li esteri.

Non mancai di Inoltrare alla considerazione di S.E. n e:enerale von Canrivl, che un altro caso poteva forse essere preso in esame, indiPendentemente dalle varie compllcazioni, quello cioè, dello Improvviso scopnlare di una guerra. auan- do la squadra tedesca, come avviene ogni Inverno, si trovasse In Mediterraneo, qualunque rlesclsse la forza e la composizione d'una tale squadra.

S.E. parve accogliere questo caso come quello che meglio potesse prestar materia a trattative, pel suo lato pratico evidente.

La conversazione essendosi poi aggirata sulla prenarazlone delle forze na- vali del vari grandi Stati che potrebbero prender parte alla lotta trovai camno di accennare al mezzi di guerra attiva accumulati dalla marina francese in !specie a Tolone; e dissi di quanto in occasione della visita fatta l'anno scorso da una divisione navale italiana in quel porto, venne anpreso dai nostri, al qua- li parve possibile che nelle seconde 24 ore dalla dichiarazione di guerra, 17 navi, di alto mare, corazzate di due classi ed incrociatori di prim'ordine, potrebbero effettivamente prendere n largo, In aggiunta alla normale squadra del Mediter- raneo: e circa altrettante navi, di poco minore importanza, potrebbero ventre allestite, in uno spazio consecutivo di 3 a 5 giorni.

Il generale von Caprivi mi disse che le informazioni dell'addetto militare germanico a Parigi, sulle navi dette di prima e seconda riserva in Francia, fa- cevano dubitare che gli effettivi di equipaggi ed il personale de' fuochisti in ispecie potessero venir completati in così breve tempo; ma ammise che granrii sforzi costanti si fanno nella marina francese per ridurre il tempo di accen- tramento de' militari ed il tempo di allestimento per le navi di battaglia. Mi domandò se era a mia conoscenza vigesse tuttora una disposizione di massima per inviare le navi alla guerra con equipaggi ridotti, da completar poi che escite dal porto, a misura della possibilità. Risposi essere ciò stato più volte annun- ziato. ed essere incline a credere la cosa vera, tuttora in vigore e di molto probabile esecuzione.

Il generale, che parla di cose marittime con molta competenza, pure di- chiarandosi spesso, con modestia, non tecnico, né avanzato, per formulare giudizi quanto un marino, passò a discorrere delle forze navali inglesi, di recen- te aumentate in Mediterraneo, le migliori, egli disse, di quella marina.

Poi, tornando all'eventualità di un accordo franco-russo, aggiunse che alla marina germanica, inferiore numericamente, toccava, in tal caso, un com- pito reso ancora più complicato per la inevitabile partecipazione della flotta danese alle operazioni ostili alle coste tedesche; e che, ciò non di meno, alla marina imperiale conveniva prender egualmente subito la offensiva.

Innanzi di vedere chiusa la udienza espressi a S.E. il cancelliere la mia am- mirazione ner i progressi notati a Kiel ed :=t Wilhelm~haven, da parte della fio- rente marina germanica. Ringraziai pure per l'accoglienza ivi avuta.

II gran cancelliere che gradi tali complimenti, mi dich1arò aver considerato suo primo dovere. allorché capo dell'ammiragliato, di voler formati buoni uffi- ciali, cosa difficilissima sempre; di esser lieto aver visto in questo ramo il suo lavoro riescire; e considerare le conseguenze di un tale punto di partenza come inestimabili, poiché ~utte a vantaggio della nuova marina cui spettano svariati e gravi compiti.

Il ricevimento ebbe cosi termine, avendo S.E. il cancelliere mostrato gran- de deferenza e notevole cordialità verso S.E. il r. ambasciatore e molta indulgen- te bontà verso l'addetto navale.

Non devo tralasciare di far presente alla E.V. che un periodo del dispaccio di S.E. il presidente del Consiglio, marchese di Rudini (dispaccio che essendo io presente venne letto dal signor conte di Launay al gran cancelliere) Jaddove è brevemente accennato al concetto di assegnare alle forze navali tedesche obiet- tivo per concorrere alla difesa delle ferrovie litoranee italiane, non pàrve rie- scire di pieno gradimento del generale, avendo io notato in quel punto sulla fi- sionomia aperta e benevola del capo del Governo, passeggera corrugazione di fronte; indizio che reputai poter essere non favorevole alle future trattative, se poggiate sulla base indicata: da quel concetto; e circostanza che parvemi ac- cordarsi col pensiero poi espresso dal generale stesso, in maniera esplicita, di pretendere dalle navi ·della :inarina imperiale compito non secondario e dire- zioni non proprie alla guerra passiva (1).

guerra e della marina cfr. GABRIELE, Le convimztoni navali della Triplice, cit., pp. 87 sgg.

La E.V. farà quel conto che crederà di una simile mia osservazione od im- pressione che reputai però necessario esporre.

Così stando le cose, ed il cancelliere avendo promesso di far comunica- zioni tosto presi gli ordini di S. M. l'Imperatore, io aspetto, a mia volta, gli ordini del r. ambasciatore.

Il generale Caprivi nel corso delle conversazioni indicò che, laddove le in- tenzioni del suo sovrano fossero conformi alla convenienza di scambio di idee sull'argomento, egli avrebbe date le opportune istruzioni agli ammiragli von der Goltz e Hollmann, perché l'addetto navale italiano potesse seco loro trat- tare, desiderando il cancelliere stesso, come aggiunse alquanto sorridendo, non mancare di riguardo ai suoi colleghi ed invadere il campo delle loro attribu- zioni, col trattare direttamente o senza il loro avviso tecnico e competente, cose navali.

S. M. l'Imperatore è giunto solamente ieri a Kiel, di ritorno dalla sua gita in Norvegia; e tarderà, dicesi, ancora qualche giorno a venire nella capitale. Sarò riconoscente alla E.V. se crederà segnarmi ricevuta della presente, che affido, assicurata, alla posta comune, per lo stesso motivo indicato nella mia riservata 6 corrente n. 124 (l).

(l) Comunicato al ministro degli esteri con !og11o riservatissimo 117 del 17 agosto.

(l) Sulla d! versa funzione attribuita al .concorso navale tedesco da! nostri Ministeri della

383

IL CONSOLE GENERALE A TRIESTE, MALMUSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 1907/292. Trieste, 12 agosto 1891 (per. il 15).

Come nel Trentino, cosi pure a Trieste, la Lega Nazionale, che è il «Pro Patria » risorto, ha potuto, dopo una lunga e faticosa preparazione legalmente ordinarsi.

A Trieste dove sono 2000 i sottoscrittori e non pochi i fondi raccolti, (fio- rini 2577), il gruppo locale della Lega si costituì addì 9 volgente; e la seduta inaugurale che si tenne alla Minerva, riusci quale si voleva, cioè una solenne, accentuata manifestazione d'italianità.

Il presidente del comitato promotore signor avvocato Cuzzi pronunciò un efficace applauditissimo discorso: disse degli intendimenti immutati e del pro- gramma della Lega succeduta al «Pro Patria»; Trieste non attendere che siano qui promossi lo studio e l'amore della nostra lingua, che a ciò largamente provvede la cittadina rappresentanza; il nostro idioma, la nostra cultura qui avere robuste e salde radici, né l'impeto boreale, soggiunse l'oratore, poter loro fare oltraggio o divellerle.

Ma, concluse, Trieste dover sempre essere esempio di operosità feconda, di saggezza moderatrice e serena, e come per il numero e l'opulenza dei suoi abitanti

proposito GABRIELE, Le convenzioni navali della Triplice, clt., pp. 97-98.

è prima fra le città dell'Impero, cosl dover sorreggere le sorelle minori che da sole mal potrebbero tutelare il comune retaggio della nostra favella.

In seguito ed in mezzo a ripetute entusiastiche acclamazioni, l'assemblea procedette, a norma degli statuti, (allegato A), (l) alla costituzione dell'ufficio direttivo. A direttore riusci eletto il dott. Attilio Hortis che è il noto distinto letterato; a direttori sostituti i signori avvocato Emilio Nobili e dott. Ernesto Spadoni.

Ma se la proclamazione d~ll'Hortis fu da tutti applaudita dispiacque invece ai più che lo Spadoni, radicale o radicaleggiante, sostenuto dall'Indipendente prevalesse sul Mayer redattore del liberale e ltalianissimo, ma moderato, pe- riodico Il Piccolo.

Il trionfo di quella candidatura sorta d'improvviso e favorita dal partito che colle sue improntitudini già compromise le sorti del «Pro Patria» è tale infatti da impensierire chi ha senno e vero sincero amor nazionale.

Nell'Istria i gruppi fin qui formati e riconosciuti della «Lega nazionale » hanno la loro sede a Parenzo, Pinguente, Pislno, Umago, Pirano, Pola, Capo- distria e Buie.

In Dalmazia il comitato sociale si è costituito a Zara, ma a tutt'oggi i ri- spettivi statuti non furono peranche da quella luogotenenza approvati.

L. PERSONALE.

(l) Non pubblicata. Volpe fu rlcevuto una seconda volta da Caprlvl li 20 agosto. Cfr. ln

384

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Bad Nauheim, 12 agosto 1891.

Une lettere que je reçois à l'istant, du Département impérial des affaires étrangères me prie de servir d'intermédiaire pour le message suivant de l'em- pereur.

M. Vlangaly avait dit à V.E. que la politique allemande à l'égard des ques- tions balcaniques n'était plus la meme qui du temps du prince de Bismarck. Vous aviez répondu que rien n'y était changé, puisque l'Allemagne n'avait pas cessé de se tenir au second plan pour toutes les questions concernant les Etats dans les Balkans, ces questions ne la touchant pas directement.

S.M. l'Empereur, à qui le chancelier avait communiqué cette réponse men- tionnée dans un rapport du comte de Solms, a chargé le général de Caprivi de vous faire parvenir l'expression de la reconnaissance de Sa Majesté pour l'interprétation exacte de la politique du Cabinet de Berin.

Je commence ma cure aujourd'hui. Comme il n'y a chez moi aucun mal or- ganique, et que mon état n'est que la conséquence d'une très grande faiblesse, le médecin espère me rendre, par son traitement, une partie du moins de mes anciennes forces.

R. 1485/600.

(l) Non pubblicato.

385

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Parigi, 18 agosto 1891 (per. il 22).

Le manifestazioni russofile che si estendono e si moltiplicano su tutti i punti del territorio francese, non senza cagionare crescenti preoccupazioni al Governo, che si studia a moderarle ed a reprimerle, prendono anche a Parigi proporzioni, se non inquietanti, almeno tali da far prevedere la necessità di contenerle e di reagire più energicamente contro esse. Finora tutto !imitavasi all'esecuzione dell'inno russo, domandato dal pubblico ed acclamato in qualche teatro, sulle piazze ove suonano le musiche militari, e recentemente anche nel recinto ove si tiene l'esposizione del lavoro. Ma iersera ebbe luogo al cirque d'hiver, in presenza di qualche migliaio di astanti, una formale riunione fran- co-russa, col concorso di bulangisti, socialisti e membri della lega dei patrioti, nella quale, in mezzo alla confusione ed a risse, furono pronunziati alcuni di- scorsi di politica internazionale e proferite parole tanto provocanti che i giornali, che oggi rendono conto della seduta. giudicano opportuno di non ripeterle per non eccitare gli animi. Al noti Laur e Millevoye, che colle loro declamazioni più vol- te provocarono l'escandescenze d'una parte dell'uditorio, succedette sulla tri- buna il deputato della Senna signor Boudeau, il quale diede lettura dell'ordì"' ne del giorno seguente, votato all'unanimità e che esprime, è forza dirlo, l'opi- nione presente d'un notevole numero di cittadini anche non intervenuti alla riunione. Il signor Boudeau disse: «Vi do lettura dell'ordine del giorno che farà sorgere, frementi, l'Alsazia e la Lorena nella speranza di nuova vita. "Dieci mila cittadini francesi. riuniti il 17 agosto al cirque d'hiver. indirizzano all'imperatore di Russia ed alla sua Nazione i loro sinceri ringraziamenti per la cordiale accoglienza fatta alla nostra flotta a Crons.,dt; denlorano che il Governo francese abbia creduto d'inviare questa flotta a Portsmouth; mandano ai loro fratelli d'Alsazia Lorena l'assicurazione della loro incrollabile fiducia ed immortale speranza; augurano di vedere l'Austria e l'Italia, arbitre dei loro destini, scegliersi fra breve degli uomini di Stato capaci di assicurare la loro pace e la loro libertà. Viva la Francia! Viva la Russia! Viva l'Alsazia-Lorena!" ~-

All'uscita della riunione, avvenne qualche disordine abbastanza grave. Un colpo di revolver fu sparato contro il signor Laur; la palla lo sfiorò ferendo il suo cocchiere (1).

«Le notizie che !n esso m! ha fornite sulle manl!estazlonl russof!le a Parigi e In altri punti del territorio della Repubblica riescono tanto plù Interessanti In quanto le dimostrazioni popolar! e la pubbllca opinione spesso sl Impongono In Francia e decidono del!'lndlrlzzo politico del Paese anche malgrado la volontà del Governo ».

(l) Cfr. !l seguente passo del D. 33815!718 del 25 agosto che risponde a questo rapporto:

386

IL CONSOLE A GERUSALEMME, SOLANELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI. DI RUDINI'

R. 217/67. Gerusalemme, 18 agosto 1891 (per. il 28). In riscontro all'ossequiato dispaccio di V.E., qui in margine distinto (1),

sono in grado d'informarla, per mia scienza, e per notizie fornitemi da per- sona molto competente, che non esiste alcuna trattativa tra il cardinale La- vigerie ed il Vaticano perché la custodia dei Luoghi Santi di Palestina sia tol- ta ai francescani e data a religiosi francesi.

Di più la stessa persona da cui ho assunto le informazioni che precedono, e che occupa nell'ordine dei francescani un grado elevato, ha soggiunto che se tali trattative, od anche semplici scambi d'idee, fossero state iniziate, il gene- rale dell'ordine, od il cardinale protettore del medesimo, non avrebbero potuto ignorarle, e mancare di darne quindi notizia a questa custodia di Terra Santa.

Come ho già, in altre occasioni, riferito, è accertato che i numerosi soda- lizi francesi, sempre qui in aumento, non tendono ad altro scopo che depri- mere, per quanto possibile, gli istituti francescani, cercando ogni via per scre- ditarli a proprio vantaggio; ma di là a toglier loro la custodia dei Luoghi Santi che da oltre sei secoli posseggono e che, con tanti sacrifici di persone e di cose, hanno saputo mantenersi in tempi irti di difficoltà è evento che secondo ogni logica deduzione, ed il parere di chi può giudicarne, mai potrà verificarsi.

Ciò viene anche confermato dal fatto che la congregazione di Propaganda in un recente conflitto sollevatosi tra i vescovi francesi ed i commissariati di Terra Santa esistenti in Francia, intorno l'erogazione delle elemosine rac- colte in quel Paese, in diverse circostanze annuali, e soprattutto nel giorno del venerdì santo, ha deciso che desse debbano versarsi integralmente nella cassa della custodia, e non possano essere applicate, né convertite a qualsiasi altro uso, ed in tal senso il cardinale Simeoni, prefetto di Propaganda ha emanato una circolare, diretta ~~ specie ai vescovi francesi, di cui qui unito ho l'onore di accludere copia (2).

387

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E I\UNISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL CONSOLE GENERALE A TRIESTE, MALMUSI

D. 32872/321. Roma, 19 agosto 1891.

Mi è grato si apprendere dal suo rapporto del 12 corrente, n. 1907/292 (3) che la costituzione della Lega nazionale, la quale si propone precipuamente di

(2) Non pubblicata. (3) Cfr. n. 383.

tener costì in onore l'idioma e la cultura letteraria italiana sia avvenuta in modo solenne e degno della sincerità dello scopo che si propone.

Giova sperare che il prestigio del nome del signor Hortis eletto a direttore della Lega valga a far passare inosservata la scelta del signor Spadoni come quella che potrebbe suscitare sospetti per il radicalismo a cui questi informa i suoi principii politici. Le sarò grato se vorrà tenermi al corrente dello svolgi- mento che sarà per prendere e delle eventuali vicende che potrà attraversare in appresso la Lega nazionale.

(l) Cfr. n. 377.

388

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', AL CONSOLE A ZANZIBAR, FILONARDI

D. 32993/262. Roma, 19 agosto 1891.

Mi pregio di segnare ricevimento e di ringraziare la S.V. del suo rapporto in data del 2 corrente (1), relativo al porto d'Itala. Il programma attuale del R. Governo per ciò che concerne le coste ed i paesi dell'Oceano Indiano sotto- posti all'influenza italiana è di assoluta astensione da qualsivoglia occupazione territoriale. pur riservando nel migUor modo possibile la nostra azione avvenire. Le esigenze del bilancio dello Stato e la politica di raccoglimento seguita dal presente Gabinetto impone;ono siffatta linea di condotta, dP-lla quale non ve- drei ragione di discostarmi mantenendo ad Itala la guarnigione indigena !a- sciatavi dalla S.V. Nelle attuali condizioni finanziarie del nostro Paese, deve ritenersi del tutto improbabile la costituzione d'una società commerciale sul genere della Compagnia britannica dell'Africa orientale, collo scopo di avvia- re imprese nei Benadir e nelle regioni contigue e sviluppare le loro ricchezze. Non essendovi quindi interessi italiani da proteggere nei paesi finitimi viene a mancare qualunque plausibile motivo d'occupare militarmente il porto sco.:. perto dalla S. V.

Debbo aggiungere per sua opportuna informazione che nell'autunno p.v. la r. nave «Volturno» riceverà istruzione di visitare i porti del Benadir, Obbia ed Alula. Il r. ministero sta elaborando in questo momento le istruzioni per tale spedizione tra le quali vi sarà certamente quella di provvedere ad Itala al ritiro della guarnigione suddetta; pur cercando di persuadere gli indigeni tanto in quel porto come negli altri, che l'Italia non intende con ciò di disinteressar- si dei territorii sottoposti alla sua influenza.

(l) Non pubblicato; ma cfr. n. 380.

389

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (l)

R. RISERVATO 849/443. Londra, 20 agosto 1891 (per. il 28). Ho ricevuto i dispacci di V.E., in data 16 corrente (2), relativi alle lettere di

Menelik e di Makonnen, delle quali trattavano i miei rapporti del 6 e 7 dello stesso mese (3). La ringrazio per le istruzioni in essi contenute, le quali mi mettono in grado di rispondere alla lettera di lord Salisbury in data del 24 luglio.

Stante l'assenza di questo primo ministro e la mancanza di urgenza in questo affare, stimo opportuno di sottomettere all'E.V. il progetto della lettera che mi propongo indirizzare al Foreign Office, appena ne abbia avuto la di lei approvazione.

La ragione di chiederla sta nel non essere io perfettamente sicuro che l'E.V. consideri l'occasione di questa risposta, dovuta al Governo inglese, come favo- revole per domandargli di continuare la trattativa di delimitazione anche dalla parte del golfo di Aden. Pare a me che la titubanza del Foreign Office dipenda principalmente dal timore di imbattersi in qualche difficoltà relativamente al- l'Harar a causa dei precedenti suoi accordi con la Francia. Di ciò lord Sali- sbury ha ognora evitato di fare cenno nei suoi colloqui con me. Se egli me ne avesse parlato, mi sarei valso delle istruzioni impartitemi fino dallo scorso anno per procurare di eliminare gli ostacoli. Giova però questi prevedere; epperciò prima di scrivere al Foreign Office, mi pare opportuno che io aspetti gli ordini di V.E. (4).

ALLEGATO

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRIMO MINISTRO E MINISTRO DEGLI ESTERI BRITANNICO, SALISBURY

PROGETTO DI LETTERA Londra. . . . . . . . 1891.

In risposta alla lettera con la quale ho trasmesso al mio Governo quella che V.E. mi fece l'onore d'indirizzarmi il 24 luglio ultimo, ho ricevuto l'istruzione di comunicare alla E.V. la copia della versione in lingua francese di una comunicazione dell'imperatore Menelik, spedita da Adis-Abeba il 21 aprile di quest'anno a S.M. il Re d'Italia. Nella sua sostanza tale comunicazione è identica a quella che sotto la stessa data il sovrano etiopico ha indirizzato a S.M. britannica.

Il mio Governo ha sentito con particolare soddisfazione che V.E. si varrà del suo tramite per far pervenire all'imperatore Menelik la risposta di S.M. la Regina. Egli non ha alcuna abbiezione a che siano comunicati a quel sovrano i protocolli del 24 marzo e del 15 aprile di quest'anno che determinarono i limiti della zona d'influenza dell'Italia e dell'Inghilterra.

(2) Cfr. n. 376, nota 2, p. 300 e n. 379, nota 5. (3) Cfr. nn. 376 e 379. ( 4) Per la risposta cfr. n. 405.

A complemento di tale delimitazione, il Governo italiano è desideroso di prendere con quello di S.M. britannica gli accordi relativi alla demarcazione delle rispettive zone d'influenza anche dalla parte del golfo di Aden. In ragione dei vantaggi che ne deriverebbero egli vedrebbe con la massima soddisfazione che le trattative che con- dussero cosi felicemente alla conclusione degli accordi contenuti nei precitati protocolli, fossero riprese il più presto possibile.

(l) Ed. !n L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX. clt., pp. 142-143.

390

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, D'ARCO, AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, BLANC, A LONDRA,

TORNIELLI, E A VIENNA, NIGRA, E AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA, E A PARIGI, RESSMAN

T. 1164. Roma, 22 agosto 1891, ore 12.

Ambasciatore Pietroburgo telegrafa (l) che Giers gli dichiarò, in seguito ad un telegramma allarmante della legazione russa ad Atene relativo situazio- ne Candia, voler telegrafare Costantinopoli insistendo per misure necessarie. D'altra parte questo incaricato affari Grecia nel ricevimento diplomatico di giovedì scorso mi parlò della situazione di Candia domandando se Italia sa- rebbe disposta associarsi rimostranza Grandi Potenze alla Sublime Porta an- che qualora Austria e Germania non vi prendessero parte. Risposta informa- zioni nostro console Canea smentiscono sensibile peggioramento condizioni Candia, sembrare inopportuno sollevare delicata questione. Tale coincidenza non sembrami fortuita e credo opportuno informarne V.E. (2).

T. 1617.

391

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 23 agosto 1891, ore 13,53 (per. ore 16).

Pratiche che fa la Russia a Costantinopoli (3) costituiscono azione paral- lela a quella esercitata recentemente dall'Inghilterra colà per mantenere or- dine in Creta. Quanto sarebbe più rassicurante e più efficace che all'azione

(2) Per le risposte da Londra, Berlino e Parigi cfr. nn. 391, 392 e 401. Nigra rispose con

T. 1620 del 23 agosto: « Kalnoky non mi parlò di ciò, ne inferisco che le sue notizie e il suo modo di vedere concordano col nostro concetto ».

separata si sostitmssc quella comune dell'Europa in una qucstìon~ di identico pacifico interesse!

(l) Con T. 1596 del 21 agosto.

(3) Cfr. n. 390.

392

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E II!IINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 1630. Berlino,, 24 agosto 1891, ore 16,36 (per. ore 17,25).

Comunicai al segretario di Stato telegramma di V.E. del 22 (1). Benché Governo imperiale non abbia console in Creta, sue informazioni da altra parte sulla situazione dell'isola concordano colle nostre. Esso non crede che siano uti- li passi presso il Governo ottomano. Notizie contenute nel citato telegram- ma furono trasmesse all'ambasciatore di Germania a Costantinopoli perché ten- gasi in comunicazione di idee coi colleghi delle Potenze alleate e partecipi loro informazioni che egli potrà avere. Anche qui non appare fortuita coincidenza della dichiarazione del signor Giers a Marochetti e domanda rivolta a S.E. il conte d'Arco da codesto incaricato d'affari greco, tanto più che otto giorni sono durante assenza del barone Marschall, questo incaricato d'affari di Grecia recatosi dal sottosegretario di Stato in apparenza per parlargli di un affare di poca importanza domandavagli se Germania sarebbe disposta unirsi Grandi Potenze per fare passi presso Porta relativamente Creta. Incaricato d'affari greco soggiun- geva tale domanda essere di sua iniziativa, non avere istruzione di farla. Sot- tosegretario di Stato prestò poca fede a questa dichiarazione e rispose secondo notizie Governo imperiale situazione Candia non richiede passi in questione. z,-ù:n era dunque il caso GermClnia si p,·onum;iasse. ~Jiutando situazione vedreb- be cosa dovrebbe fare. Sottosegretario di Stato voleva comunicarmi quanto pre- cede, ma se ne scordò.

393

L'ADDETTO NAVALE A BERLINO, VOLPE, AL MINISTRO DELLA MARINA, DE SAINT-BON (2)

R. RISERVATO 137. Berlino, 24 agosto 1891 (per. il 28).

Ebbi l'onore di esserE> presentato a S.M. l'Imperatore, il 22 corrente, allo Schloss, in Berlino, dopo il pranzo offerto dal sovrano a' generali ed ufficiali

(2) Da Ufficio storico della marina militare.

superiori de' due corpi di esercito stati passati in rivista di parata nel mattino dello stesso giorno a Tempelhof.

La mia presentazione fu fatta dal generale von Hahncke, primo aiutante di campo dell'imperatore.

Il sovrano m'incaricò ripetutamente di ringraziare S.M. il Re per l'invio delle due fotografie rappresentanti la corazzata «Re Umberto », qualificando le dette vedute, il tipo, la potenza e lo armamento generale della nave indicata come ammirevoli; e gradito ed apprezzatissimo il dono delle accennate foto- grafie.

L'imperatore. nel corso di conversazione, durata circa 15 minuti, parlò con grande ammirazione della propria marina; alluse allo interessamento che gli ispira la nostra forza navale e finalmente disse della sua intenzione di volere che la marina germanica prenda posto più elevato dell'attuale fra le marine del- l'epoca.

Tornando al soggetto del rilevante armamento che avrà la nostra coraz- zata «Re Umberto :., dichiarò che pure essendo partigiano di molti cannoni a bordo e specialmente di numerosi cannoni a tiro rapido, ravvisava nella molte- plicità de' calibri da lui notata, su quella nostra r. nave una sorgente d'incon- venienti.

L'imperatore chiuse il colloquio, improntato a semplicità, spigliatezza e vivi sentimenti marittimi con incaricarmi, in maniera spiccata, di porgere al- l'E.V. i particolari di lui saluti amichevoli.

Adempio, con la presente comunicazione, a' voleri del sovrano germanico, tanto per la prima parte come per la seconda, degl'incarichi avuti.

In conseguenza degli ordini del sovrano stesso, comunicati dal cancelliere dello Impero alla r. ambasciata, e direttamente espressimi da S.E. il vice am- miraglio von der Goltz, dopo la mia presentazione allo imperatore, ebbi stamane all'Ober Kommando der Marine, un primo colloquio di ufficio col detto vice am- miraglio sul soggetto di cui neila mia riservatissima, del 10 corrente, n. 127 (l).

Al detto colloquio, durato circa un'ora, assisteva il contrammiraglio Karcher, fiduciario del von der Goltz.

Avrò domani sull'argomento e sul loro invito un secondo colloquio con le medesime autorità.

Riferirò in una mia prossima (2) sulle disposizioni incontrate, in comples- so favorevoli; ma, devo fin da ora indicare che preesistenti ordini di massima, già stati comunicati a' porti militari, accennano al non invio della squadra te- desca in Mediterraneo per la prossima stagione invernale; le autorità maritti- me ed il Governo imperiale avendo riconosciuto, dopo la replicata fatta esperien- za, dannosi all'addestramento militare degli equipaggi le traversate di andata in Meditteraneo e di ritorno in patria; e lo sverno delle navi in regioni e loca- lità che assorbono troppo notevole parte di tempo in cerimoniali di rappresen- tanza ed in isvariate cause di distrazioni per gli ufficiali. Credo far bene ac- cennare che molte domande, indirette ed anche dirette, mi furono rivolte dal von der Goltz sulla nostra mobilitazione navale.

(2) Cfr. n. 398.

(1) Cfr. n. 390.

(l) Cfr. n. 382.

394

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 1634. Berlino, 25 agosto 1891, ore 7,45 (per. ore 8,40). Mi riferisco miei telegrammi 21, 23 corrente (1). Segretario di Stato mi disse

testé che con suo rincrescimento Governo imperiale, dopo nuovo attento esa- me trovasi nell'impossibilità di soddisfare nostra domanda, relativa gratuità bollo tedesco. Insistei, come meglio potei, sulle considerazioni precedentemente svolte, facendo notare analogie caso attuale con trasporto gratuito bollo da certificati interinali su titoli definitivi, consentito dalla legge, lato politico que- stione ecc. Segretario di Stato oppose impossibilità violare legge, che stabili- sce esplicitamente obbligo tassa per ogni nuovo titolo estero senza distinzione se destinato o no a surrogare un antico e di giustificare rinunzia a introito che ascenderà a circa due milioni marchi: ciò tanto meno che non solo osta legge, ma anche interpretazione ad essa data in caso simile dal Consiglio fe- derale che stabilisce giurisprudenza in proposito. Segretario di Stato farà pub- blicare comunicato spiegando motivo decisione Governo imperiale. Meglio cessi subito incertezza portatori. Dolente trasmettere all'E.V. questa risposta credo mio dovere aggiungere che a mio modesto parere ogni ulteriore insistenza oltre che assai delicata non gioverebbe a nulla (2).

T.

395

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA

Roma, 26 agosto 1891, ore 13,30.

Preghi sottosegretario Stato far sospendere pubblicazione notizia relativa decisioni prese circa trasporto bollo sui nostri titoli. Ministro del tesoro studia nuova combinazione ed è quindi prematura pubblicazione rifiuto. Non insisto nelle domande fatte ma ella non deve tacere che io ho provato penosa impres- sione per la decisione presa che non mi sembra conforme giustizia poiché legge tedesca non prevede è vero caso nostro, contiene però i principii d'equità che dovevano per analogia essere applicati a noi ed ai quali si conformarono gli altri Paesi. Sarà difficile spiegare la Potenza alla quale ci unisce amicizia più intima sia la sola che senza obbligo tassativo di legge ci rechi danno così gra- ve e temo che pubblica opinione possa ricevere impressione anzitutto più pe- lJ.OSa di quella che ho provato io (3).

(2) Pèr la risposta cfr. n. 395. (3) Con T. 1638 del 26 agosto Beccaria comunicò: «Pubblicazione notizia decisione

Governo imperlale circa trasporto bollo nostri titoli viene sospesa ».

(l) T. 1600 del 21 agosto e T. 1622 del 23 agosto, non pubblicati.

396

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, TORNIELLI, E A VIENNA, NIGRA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA (l)

T. Roma, 26 agosto 1891, ore 23,55.

Incaricato d'affari di Grecia mi ha chiesto se l'Italia avrebbe voluto as- sociarmi a Francia, Russia ed Inghilterra per fare pratiche presso la Porta in favore di Creta. Risposi Italia credeva esagerati rumori e notizie intorno condi- zioni isola ed intendeva astenersi da ogni iniziativa. Aggiunsi però Italia non avrebbe potuto esimersi, se interpellata, dal fare uno scambio di idee in argo- mento. Aggiunsi ancora essere mio desiderio sapere quale Potenza prendesse iniziativa e quale sarebbe stato lo scopo preciso che s'intendeva raggiungere. L'incaricato d'affari replicò che scopo delle pratiche da fare verso Sublime Porta doveva essere quello di ottenere per Creta un miglior Governo, ma che non poteva indicare quale Potenza; avrebbe preso l'iniziativa. Mia impressione si è che Grecia vorrebbe muovere· questione ma che nessuna delle Grandi Po- tenze ha dato finora affidamenti incoraggianti. Non occorre far osservare a V.E. che il Governo italiano intende procedere in perfetto accordo con Ger- mania, Austria-Ungheria e Inghilterra (2).

397

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (3)

R. 869/456. Londra, 26 agosto 1891 (per. il13 settembre). Con mio rapporto delli 24 corrente (4) ho fatto conoscere a V.E. che il

Foreign Office mi ha rimesso, in forma ufficiale, la risposta di S.M. la Regina Vittoria alla lettera che l'imperatore Menelik le ha diretto in aprile ultimo. Qui unito trasmesso la lettera della regina (4), rinnovando l'espressione del desiderio, espresso nella nota di accompagnamento del Foreign Office, che la lettera stessa sia fatta pervenire alla sua destinazione e che, possibilmente, se ne procuri una ricevuta.

La forma adoperata per la trasmissione della risposta ad una lettera qui pervenuta atrimenti che per il tramite nostro, mi pare perfettamente corretta, né saprei quale altra migliore da parte nostra si potrebbe desiderare.

indicate nell'intestazione, fu inviato anche a Costantinopoli. Per quanto riguarda Costantinopoli cfr. infatti n. 407, nota 2, p. 331.

(3) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopta-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 147-149. (4) R. 866/454, non pubblicato. (5) Non si pubblica.

25 - Documenti Diplomatici - Serie Il - Vol. XXIV 319

Sono parimenti d'avviso che della sostanza della lettera di S.M. britannica al sovrano etiopico, il Governo del re abbia motivo di essere soddisfatto. Dopo i complimenti d'uso, la regina accusa la ricevuta della lettera scrittale in aprile di quest'anno relativamente ai confini dell'Impero di Etiopia, ringrazia della comunicazione ed in replica manda la copia dei due protocolli di delimi- tazione delle zone d'influenza conchiusi con il suo buon fratello il re d'Italia. Poi S.M. britannica dichiara la sua espressa intenzione di osservare strettamen- te, per ciò che la concerne, i termini di quegli accordi e conchiude la sua lettera con le espressioni consuete. Come V.E. può vedere, l'intenzione del Go- verno inglese, quale risulta dalla lettera della regina, è di eliminare ogni di- scussione diretta con l'Etiopia relativamente ai confini e di indicare chiara- mente a Menelik che, in diritto come in fatto, l'Inghilterra ha accettato di trat- tare con l'Italia sola ciò che riguarda la delimitazione della sua zona d'influen- za in quella parte del continente africano. Il Gabinetto di Londra che certa- mente conosce le difficoltà presenti delle nostre relazioni con il sovrano d'Etio- pia, fu guidato manifestamente da un pensiero amichevole verso l'Italia nella redazione della risposta della regina a quel principe ed è desiderabile che la convinzione che quel documento è destinato a produrre della perfetta armonia di intenti esistente fra l'Inghilterra ed il nostro Paese, abbia per effetto di ri- condurre l'imperatore Menelik a più savi consigli.

(l) Con ogni probabilità il telegramma, il cui testo è quello pervenuto alle ambasciate

(2) Per le risposte cfr. n. 400 e nota l allo stesso.

398

L'ADDETTO NAVALE À BERLINO, VOLPE, AL MINISTRO DELLA MARINA, DE SAINT-BON (l)

R. RISERVATISSIMO 138. Berlino, 26 agosto 1891 (per. il 30). A seguito del mio rapporto riservato, 24 corrente n. 137 (2) m'incombe ob-

bligo di riferire alla E.V. che, per rendere tangibili le mie proposte a menti fredde tedesche e ad autorità militari per le quali è massima fondamentale convertire principii e norme in numeri, fui ridotto a riassumere nei nove punti che espongo, in allegato, tutte le mie più stringenti argomentazioni su quanto si riferisce ad opera preparatoria per raggiungere una intesa circa speciale convenzione militare marittima.

V.E. vorrà tener conto di quanto comunicai con la riservatissima 10 cor- rente, n. 127 (3) e dello spirito soprammodo marziale che anima lo ambiente nel quale mi aggiro.

Se nei nove punti indicati la E.V. troverà asserzioni troppo recise, rasen- tanti alquanto fin l'arbitrario; improntate ad audacia non autorizzata; od im- plicanti conseguenze di cui la saviezza della E.V. può meglio misurare signi- ficato e portata, avrò agio, spero, e mi auguro abilità sufficiente per rettifiche,

Triplice, cit., pp. 445-450. Sulle trattative di Volpe cfr. ibid., pp. 88 sgg.

(3) Cfr. n. 382.

le quali non abbiano sostanza od apparenza atte a fermare il mio cammino. Agii sotto intiera personale responsabilità; e, nel caso avessi errato, avrei

fin caro vedermi dalla superiorità sconfessato, in tempo debito, anzi che conti- nuare a trattare su terreno da cui la E.V. scorgesse pericoli od inconvenienti per l'avvenire.

E che, modellandomi sulle preferenze locali, dal punto di vista tedesco, io abbia dato, o creda aver dato nel segno, a vantaggio precipuo della mia tesi e per lo interesse della mia missione, la E.V. potrà, in parte, giudicare dal fatto che il vice ammiraglio von der Goltz si recò la sera del 24 a Potsdam, dopo il colloquio avuto meco in Berlino, per riferire a S.M. l'Imperatore sul collo- quio stesso; e per riportarmi ieri, con grande compiacimento, la espressione di vivissima soddisfazione del sovrano tedesco, per aver egli appreso dalle mie dichiarazioni, come, in conformità delle esigenze, la marina reale italiana non rifugga dalla teoria dell'offensiva, con tendenza a prevenire nell'azione gli sforzi probabili del nemico.

E' da tener presente che l'imperatore ed i suoi consiglieri navali e militari opinano tutti, più o meno, nel senso di spingere la marina germanica, in caso di guerra, a pagare di audacia; ed a compensare, con la subitaneità di pre- visti movimenti, la grande scarsezza de' mezzi offensivi al largo.

L'avere io proceduto nel modo accennato, mi procacciò, penso, una consi- derazione, ·che invano avrei potuto tentare ottenere, con lavoro più severo o più conforme alle nostre modeste abitudini, improntate a maggior riserbo e, mi sia concesso dire, a qualche timidezza. La E.V. deciderà sul mio operato.

L'ammiraglio von der Goltz, munito di note, mi dichiarò risultargli non potere noi disporre di più di 11 corazzate; e non potere noi, dal giorno del- l'avvenuta dichiarazione di guerra, avvalerci della totalità delle dette corazzate innanzi scorsi almeno cinque giorni.

Mi fu facile sostenere la cifra di 15 corazzate, delle quali citai i nomi; ed assicurai che, per le particolari ed appropriate disposizioni, entrate in vigore col 1° luglio ultimo scorso, la E.V. si riprometteva aver pronte le 15 navi nelle seconde 24 ore dalla citata dichiarazione.

Lo stesso ammiraglio mi comunicò quindi che le corazzate francesi rac- colte a Tolone e totalmente disponibili sono 22, ed egualmente, a suo avviso, potrebbero essere pronte a prendere il mare innanzi il terzo giorno.

Obbiettai:

l) esser conveniente escludere dalle 22 corazzate le navi guarda-coste, poco autonome, quando il teatro di un combattimento navale non fosse assai prossimo a Tolone;

2) non risultare a noi potere tutte le 22 indicate navi riescire allestite fin dal terzo giorno.

Alla richiesta se, nelle prime 24 ore dalla dichiarazione di guerra avremmo avuti disponibili tutti gli uomini abbisognevoli ad equipaggiare al completo le nostre navi, risposi nettamente di sl, aggiungendo che, fin dal tempo di pace, com'è noto a' tedeschi, contiamo sotto le armi, pel servizio navale, circa 20 mila

uomini. Constatai avremmo solo avuto alquanta deficienza di ufficiali subal- terni e ciò unicamente nel quadro degli ufficiali di vascello.

Ebbi richiesta d'informazione sulla dislocazione delle navi di l" e 2a classe, attualmente non armate; sul tempo indispensabile a raccoglierle, quando ar- mate e sul grado d'istruzione militare della nostra gente, ne' vari periodi del- l'anno.

Altre domande, semplici in apparenza, spesso tendenziose, mi vennero in- dirizzate, cui risposi ne' modi e ne' significati che reputai migliori.

L'ammiraglio von der Goltz mi dichiarò: l) quanto già indicai nella mia prima lettera 24 corrente; 2) essere autorizzato ad assicurarmi che laddove la squadra tedesca fosse

nel Mediterraneo, allo scoppiare di guerra contro Francia, tale ~orza navale agirebbe unitamente alla flotta italiana in piena e totale comunanza di accordi ed intendimenti;

3) che le preoccupazioni del momento essendo per la eventualità di una guerra contro Francia e Russia unite, non era prevedibile lo invio di una forza navale tedesca in Mediterraneo;

4) che, nel caso di guerra contro Francia sola era necessario alla marina tedesca un periodo di anticipo di circa quattro settimane sulla data della dichia- razione di guerra, stando su piede di pace, per armare, raccogliere, istruire e far pervenire in tempo alla Spezia, in buone condizioni, una considerevole for- za navale, adeguata a' mezzi di cui dispone la marina imperiale e prossima- mente corrispondente alle esigenze.

Fui, dopo ciò, messo a parte del metodo che verrebbe seguito per lo arma- mento delle dette navi; e relativamente alle probabilità di una guerra promos- sa da Russia e Francia, collegate, appresi parte dell'audacissimo piano di guerra marittima che verrebbe seguito; ed il quale non credo poter affidare a questo foglio. •

Nella seduta di ieri, 25, dopo che l'ammiraglio von der Goltz, presente sempre l'ammiraglio Karcher, mi ebbe comunicata la soddisfazione dell'im- peratore per la piega presa dalle trattative e riferiti i complimenti di Sua Mae- stà sulle disposizioni della nostra marina per operazioni offensive, lo stesso von der Goltz, nel corso dei lunghi schiarimenti, sempre sull'unico argomento o su cose ad esso relative, e ripetendo osservazioni già fatte od insistendo su circo- stanze non abbisognevoli di commenti, mi rivolse, a nome del suo sovrano, due domande:

l) ha il R. Governo intenzione di prendere accordi sul soggetto con l'Austria, per avvalersi delle sue forze marittime? e quale compito si avrebbe intenzione di assegnare a dette forze?;

2) perché la flotta italiana non dovrebbe riunire il duplice scopo della protezione delle ferrovie litoranee e del paralizzamento delle forze navali fran- cesi, adottando la misura radicale di bloccare a Tolone medesima la flotta francese?

Non affido a questo foglio le risposte da me date; ma, esse parvero piena- mente riescire conformi all'aspettazione, da un lato; e da parte mia, ad estremo

bisogno di chiarezza e conc1s10ne, nello intento di persuadere, senza discostar- mi dalla base di fatti attuali positivi o di reali o probabili circostanze di fatto, che potranno verificarsi nel futuro; e senza menomare fiducia nelle nostre forze e nel nostro spirito di determinazione.

L'ammiraglio rimase come soddisfatto e rassicurato. Ed il colloquio si chiuse, con la promessa, da parte di quell'autorità, di studiare a fondo la que- stione; e di darmi, presi gli ordini di S.M. l'Imperatore, una risposta concreta fra una diecina di giorni. Lo stesso ammiraglio sa che debbo recarmi a Vienna nella seconda metà di settembre.

Ho convinzione di avere colpito animo e mente della predetta autorità marittima con quanto credei bene esporre.

Sono certo che buone disposizioni prevalgono pel momento. Prego istantemente la E.V. a segnarmi ricezione della presente, quando non

abbia ordini da comunicarmi.

ALLEGATO

Riservatissimo.

l. Il punto di partenza è il desiderio di stabilire una intesa, pel caso in cui, ad un subitaneo scoppiare di guerra con Francia, una forza navale germanica si trovi già in Mediterraneo.

2. Fra' doveri della flotta italiana uno de' principali è il concorrere ad un massimo,• ne' primi otto giorni dalla mobilitazione dell'esercito nazionale, alla protezione di alcuni importanti tratti di ferroVie litoranee, molto esposti alle facili offese del nemico, a mezzo di semplici colpi di mano, il nemico stesso adoperando navi, contro cui le torpediniere della difesa locale o non riuscirebbero sufficienti in numero o non avreb- bero buon giuoco.

3. La· flotta italiana ha, inoltre, dal momento della dichiarazione di guerra obbligo imprescindibile di operazioni offensive, intese a paralizzare, fin dal principio dello stato di lotta, la libertà de' movimenti d'importanti forze navali francesi; ed a tentare di distruggere forze numericamente superiori; quando però tali forze non eccedano in guisa considerevole il complesso di talune equivalenze.

4. Si ammette che le 15 navi di linea o valevoli corazzate di cui dispone al presente la marina italiana debbano accettare (o dar battaglia a) 20 quasi corrispondenti corazzate francesi; e 5 incrociatori ital:iani; di I classe, ad 8 quasi corrispondenti francesi.

5. Si calcola che, tenuto conto generale delle equivalenze su indicate, gli italiani si troveranno, in definitiva, di fronte a' francesi, in una condizione d'inferiorità materiale, che può essere riassunta ed espressa con le seguenti proporzioni:

a) totale delle corazzate francesi al totale delle corazzate italiane come 1,3 ad l; b) totale degli incrociatori francesi al totale degli incrociatori italiani, come 2 ad l.

6. Tale ammontare di complessiva deficienza non potrebbe, in verun caso, riescire totalmente coperto dalle forze eventuali d cui potrebbe disporre la marina imperiale germanica; al presente; o fra un anno o due; ma, bisogna distinguere, dal momento della dichiarazione di guerra, due molto distinte fasi:

a) il periodo che segue immediatamente la detta dichiarazione, nel quale ra marina francese non può subito disporre della totalità del suo esteso materiale navale per cui, in tal caso, riescirebbe possibile una temporanea quasi equivalenza di forze;

b) il periodo che segue la prima settimana dalla dichiarazione di guerra, quando la flotta francese è totalmente pronta, disponendo di ogni valevole nave.

7. È riconosciuto nello eccellente ordinamento della marina imperiale germamca e nella buona preparazione de' suoi equipaggi un valore morale capace di neutralizzare, con vantaggio, il piccolo numero delle navi da battaglia al presente a disposizione di detta marina; e le alcune deficienze nelle materiali qualità di alcune delle navi indicate, in guisa da permettere, pel complesso delle navi, un calcolo di equivalenza pari a quello determinato per le navi italiane, rispetto alle corrispondenti francesi.

8. Data la ipotesi di una guerra con la Francia, la lotta navale raggiungerà in Mediterraneo tale evidente importanza, come intensità di guerra e come conseguenza di molto valore, sotto ogni rapporto, che ogni specie di operazioni marittime offensive non potrebbe, in altri mari europei, reggere al paragone.

9. Se prendiamo in considerazione i seguenti punti e casi: a) la grande facilità relativa con cui le coste germaniche possono essere protette

contro attacchi notevoli, fatta astrazione dalla presenza delle navi da battaglia germaniche;

b) il fatto che la marina imperiale germanica diggià possiede speciali navi da guerra, in vista della difesa costiera;

c) che le navi di linea germaniche non potrebbero, al presente, costituire da sole una forza adeguata per procedere contro la flotta francese;

d) che dette navi non potrebbero accrescere, in alto grado, la intensità della difesa costiera in Germania;

e) e finalmente che le indicate forze non potrebbero giammai infliggere, da sole, grossi danni agli arsenali francesi o ad importanti città marittime della Francia od in altro modo interrompere o deprimere forze di guerra od immediate sorgenti di forza militare;

per tali considerazioni sembra aperta la quistione di esaminare se convenga trovare, nel caso speciale, un miglior campo di guerra attivo per la collezione delle navi da battaglia germaniche.

(l) Da Ufficio storico della marina m!litare; ed. !n GABRIELE, Le convenzioni navali della

(2) Cfr. n. 393.

399

IL CONTE DE' BOJANI AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, D'ARCO (l)

L. PERSONALE. Roma, 26 agosto 1891.

Questa sera visitai Sua Eminenza il cardinale Rampolla. Subito si parlò del r. decreto di amnistia; dissi come religiosi secolari e regolari potranno trarne profitto. Sua Eminenza soggiunse: «Senza dubbio, spero però che la lunghezza del viaggio, il costo di questo e la necessità di non abbandonare per lungo tem- po il proprio posto, difficoltà, che impedirono a molti di profittare delle amni- stie antecedenti, saranno tolte dai certificati dei consoli. (Quando si teneva questo discorso s'ignorava che si possa esonerarsi dall'obbligo di presentarsi in Italia pagando 1000 lire; sarà difficile che poveri missionari possano sbor-

pp. 464-465.

sare questa somma, onde in qualche modo il Governo potrebbe considerarli come nulla-tenenti, se vuole realmente che questa classe benemerita di citta- dini tiri profitto dall'amnistia) ~.

Si parlò dei molti emigranti italiani, ed il cardinale accennò come sareb- be conveniente, e di grande sollievo pei poveri emigranti, che al loro sbarco potessero trovar subito un religioso italiano a dirigere i primi loro passi, e torli cosi da essere vittime di trafficanti di carne umana. Risposi che già nei pri- mi mesi del Governo Crispi, da Propaganda, mi si fece cenno di un progetto al proposito, che il Governo l'aveva accettato in massima ma che poi, come tutto il resto, fu abbandonato.

Si parlò quindi della situazione generale; osservai come il marchese di Ru- dini non era soddisfatto della Santa Sede a suo riguardo, tantoché crede dover tenere verso di essa un contegno di tolleranza diffidente e sospettosa.

Sua Eminenza, facendo elogi del nostro presidente, disse: aver egli torto, che la Santa Sede non solo nulla fece o disse contro la politica estera dell'Italia ma anzi, recentemente, fece appello alle cancellerie di Vienna e di Berlino per- ché testificassero del contegno affatto passivo dei nunzi rispetto alla Triplice Alleanza. « Assicuri, continuò il cardinale, che la Santa Sede non cospira, non fa complotti politici con chicchessia, non si occupa che degli interessi religiosi e non parla del Governo italiano che quando dà motivo a lamentarsene ~.

Accennai al nulla-osta per la visita di principi cattolici a Roma, rifiutato dalla Santa Sede; ed il cardinale rispose: «Il 70 fu una grande brutta cosa~. Risposi: «Ma il Ministero attuale n'on ha fatto il 70; supponga l'Eminenza Vo- stra che il più ardente amico della Santa Sede, diventato capo del Governo italiano, le chieda consiglio del modo di sciogliere la questione, che cosa rispon- derebbe ella?:.. Ed il cardinale, alquanto imbarazzato, rispose: «Siccome, si dica quello che si vuole, ma sotto il pretesto nazionale quel movimento ebbe per spinta sentimenti anti-religiosi, cosi prima di tutto si dovrebbe cercare ad eliminare questi, e la soluzione verrebbe dopo un poco alla volta :.. «Ma, dissi io, ciò è precisamente quanto il Governo rimprovera alla Santa Sede; che cioè essa trascura il sentimento religioso in Italia mettendolo in antagonismo coi sentimenti di patria~- «Il Governo ha torto a ripetere questo; esso non è convinto quando lo dice; sa infatti, quando vuole, perfettamente, nell'insegna- mento religioso, sviscerare la parte che può esservi di politico. Mi si afferma, continuò Sua Eminenza, che in collegi militari e di marina si dà l'istruzione religiosa; se non si trova sedizioso l'insegnamento religioso a militari perché non darlo negli altri istituti di educazione? E si preferisce invece che s'inse- gnino principi ad esso contrari? Si dice che in qualche località, essendo co- stretti dare l'insegnamento religioso, se ne diede l'incarico a maestri ebrei. Che adunque il Governo tolga tutto che vi ha di anticristiano nell'insegna- mento, e l'Italia non perderà il sentimento religioso - indispensabile ad ogni Nazione che vuole progredire - del resto chi mantiene vivo questo sentimento è il clero; ora non è la Santa Sede che disperse le congregazioni religiose, che mette mille ostacoli al nuovo reclutamento libero, che con tasse di ogni genere rende meschina la vita al seminari tanto che la Santa Sede a moltissimi deve mandare sussidi etc. etc. Il Governo italiano deve incolpare se stesso, princi- palmente, se il sentimento religioso all'interno si perde, e se all'estero diminuì-

scano i religiosi italiani, tanto fuori che dentro l'Italia, non vi é personale sufficiente a mantenere viva la fede ~.

Accennai al male che dovrà cadere sulla chiesa ove essa perda così la propria base, l'Italia.

«Anche di ciò è conseguenza il 70; è vero che la Santa Sede va diventando più mondiale e meno italiana; ma dal momento che il Sommo Pontefice non dovrebbe essere più principe italiano, vi sono meno motivi perché abbia ad es- sere italiano egli stesso. Non tema, soggiunse il cardinale, uno scisma in Italia. Chi tiene seriamente alla libertà della propria coscienza, preferisce un papa li- bero che non un cittadino privilegiato. Scisma si avrebbe realmente presso al- tre Nazioni se la Santa Sede accettasse senz'altro la situazione attuale. Che Iddio mandi, egli continuò, all'Italia un uomo n quale veda realmente il bene, la pace che godrebbe la Nazione dando soddisfazione alle giuste domande della Santa Sede. E l'accordo dovrà farsi tra l'Italia ed essa direttamente, senza in- tervento estero che nessuno desidera».

Osservai come precisamente per godere la pace e la conservazione nazio- nale l'Italia stipulò la Triplice Alleanza.

«Le voglio credere, egli mi rispose, però anche questa non sarebbe stata necessaria essendo di buon accordo col papa ».

« Infine, osservai, se una conciliazione per ora è impossibile, una tolle- ranza reciproca si ~. «Non è la Santa Sede, mi rispose, che si mostra intolle- rante; mi citi un fatto reale di intolleranza! Non è la Santa Sede, stia sicu- ro che complotti o predichi la disobbedienza ».

Lasciai Sua Eminenza che mi ripeté di nuovo come apprezzava le doti ed i1 buon volere di S.E. il presidente.

Forse fui un poco troppo prolisso nella mia narrazione; ma volli ripete- re, quasi alla lettera, le frasi principali, trattandosi anche di un cardinale il quale, se Iddio gli dà vita, potrà montare sul soglio pontificio. Mi sembra noi di avere ripetute a Sua Eminenza le osservazioni tutte del marchese di J1udini.

Il cardinale ad un dato momento della conversazione disse anche: «la Santa Sede tiene sempre presenti i fatti della storia, spesso da un momento all'altro, cambiano inaspettatamente gli eventi: e l'Italia forse ha torto di non conside- rare che il presente ».

P.S. Il cardinale accennò anche a Bari. Confessò come la congregazione è molto imbarazzata a conciliare gli accordi con lo scritto, premesso a questi da S.E. n guardasigilli. Con questo scritto si obbliga il papa a ritirare la propria bolla dell'ottobre u.s. sia pure con frasi non esplicite. Sua Eminenza osservò che le cose colà vanno male assai, malgrado n buon volere di S.E., che nel pae- se vi è agitazione e che si sta firmando una petizione a S.M. n ne. Cagione di tutto questo sarebbe ora n commendatore Lambarini amministratore delle palatine, il quale, mentre n ministro ordinò gli accordi, accentua ogni giorno più il suo antagonismo contro l'arcivescovo. Forse S.E. il guardasigilli potrebbe rimpiazzare questo da altro funzionarlo; tanto più che non sembrerebbe mol- to perito in diritto canonico, si dice che giorni sono pretendeva che n vicario del gran priore, che non è vescovo, avesse ad amministrare la cresima!

T. 1641.

(l) Ed. !n Luzm, Il cardinale Rampolla, c!t., pp. 30-32 !n Id., La questione romana, c1t.,

400

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Vienna, 27 agosto 1891, ore 15,05 (per. ore 16). Kalnoky a cui ho comunicato contenuto telegramma di V.E. (l) mi ha detto

che divideva idee da lei espresse nella risposta all'incaricato d'affari Grecia. Egli però ha creduto dover fare conoscere alla Sublime Porta notizia ricevuta da Candia chiamando la sua attenzione sulla necessità di mantenere ordine e tranquillità nell'isola.

T. 643.

401

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Parigi, 27 agosto 1891 (2).

Anche secondo informazioni questo Ministero degli affari esteri situazione Candia non sarebbe peggiorata da due mesi cioè da quando pareva esservi più serio pericolo. Direttore politico con eu~. in assenza Ribot, ne parlai ieri, non mi fece menzione di pratiche concertate. Disse soltanto che si comprendeva la costante inquietudine della Grecia che temeva un intervento inglese in Candia.

T. 1666.

402

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Costantinopoli, 30 agosto 1891, ore 1,50 (per. ore 6). mteriori mie notizie mi danno certezza che ambasciata Austria-Ungheria

nelle sue ufficiose comunicazioni.al gran visir ha dimostrato preoccupazione che si sguarnisca Candia di truppe e desiderio che siano rimosse cagioni com- plicazioni. Ciò potrebbe sembrare confermare le notizie giunte a V.E. circa accordo dell'Inghilterra e della Francia coll'Austria-Ungheria per Candia, men- tre ad ogni modo le due Potenze interessate come noi nel Mediterraneo si oc-

<<Pare a me che l'iniziativa della Grecia sl spieghi come effetto della agitazione che sempre producono nei minori Paesi gli avvenimenti destinati a mettere in evidenza le particolari ten- denze politiche delle maggiori Potenze, ma che 11 più sicuro mezzo di calmare tale agitazione sia quello di opporvi possibilmente la affermazione del concerto europeo animato unanime- mente dal desiderio di evitare qualsiasi· complicazione internazionale ». Beccarla invece rispose con T. 1644 del 27 agosto: .«Segretario di' Stato· rispose Germ!fnia sempre disposta associarsi alle altre Potenze quando si tratta condurre a soluzione pacifica qualunque questione pendente. Essa non direttamente interessata in .Oriente lascia iniziativa alle Potenze direttamente Interessate».

cupano evidentemente in una misura qualsiasi delle cose di Candia. Radowitz inaspettatamente mi scrive chiedendomi se ho ricevuto istruzioni o comunica- zioni relative ai passi della Grecia per provocare un'azione dei Gabinetti a fa- vore dei reclami cretesi ed aggiunge quanto segue: «non abbiamo nessuna voglia di immischiarcene, come fu detto al ministro di Grecia a Berlino e come dirò qui se mi si domanda il mio parere. Suppongo che il vostro modo di ve- dere non è molto diverso dal nostro :..

(l) Cfr. n. 396. Allo stesso telegramma TornielU rispose con T. 1640 bis del 27 agosto:

(2) Manca l'indicazione delle ore di partenza e di arrivo.

403

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALLE AMBASCIATE A MADRID, PARIGI E VIENNA E ALLE LEGAZIONI A BRUXELLES, LISBONA E MONACO DI BAVIERA

D. (1). Roma, 30 agosto 1891.

Mi è pervenuta la notizia che Sua Eminenza il cardinale Rampolla abbia dato incarico ai nunzi pontifici di scandagliare i Governi presso i quali sono rispettivamente accreditati, per conoscere quali sarebbero le loro intenzioni nel caso che il prossimo conclave dovesse tenersi fuori Roma.

Sarei grato a V.E. (alla S.V.) se, colla usuale prudenza, volesse fare delle in- dagini per sapere se tale voce abbia o no fondamento, senza però farne ogget- to di diretta comunicazione a codesto Governo.

L'importanza e la delicatezza dell'argomento non hanno certo bisogno di essere posti in rilievo (2).

404

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A PIETROBURGO, MAROCHETTI, E A VIENNA, NIGRA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN

D. (3). Roma, 30 agosto 1891.

Sulla portata politica del recente viaggio del re di Serbia a Pietroburgo e a Parigi, il r. incaricato d'affari a Belgrado mi ha sottoposto (4) alcune considera- zioni dalle quali egli è indotto a supporre che la Serbia abbia voluto, forse, profittare di questa occasione per offrire, in cambio di qualche vantaggio, i suoi servigi alla Russia e alla Francia, pel caso che queste due Nazioni attacchino

col n. 34505/859, a Bruxelles col n. 34506/209, a Lisbona col n. 34507/132 e a Monaco col n. 34508/78.

del 4 settembre, R. 334/206 da Bruxelles dell'8 settembre, R. 2023/766 da Vienna del 10 settembre, R. 242/151 da Lisbona del 10 settembre, R. 1630/673 da Parigi del 10 settembre, R. 680/258 da Madrid del 16 settembre.

Vienna col n. 34511/860.

la Triplice Alleanza, o che, quanto meno, la Francia stessa abbia cercato, per far cosa grata alla Russia, di guadagnare a quest'ultima la Serbia contro l'Austria- Ungheria, nella eventualità di un conflitto austro-russo. Queste congetture sarebbero giustificate da un complesso di circostanze che non possono consi- derarsi del tutto fortuite.

Il viaggio del re Alessandro a Parigi, da lungo tempo stabilito in forma privatissima per soddisfare il desiderio di Milano di vedere il figlio, assunse im- provvisamente un carattere semiufficiale, come lo dimostra il fatto che n so- vrano di Serbia fu ricevuto alla stazione dall'aiutante di campo del presiden- te della Repubblica e dal ministro di Francia a Belgrado, che alla colazione a Fontainebleau gli fu usato trattamento reale, e che vi fu scambio di deco- razioni tra i capi dei due Stati. Si aggiunga a ciò la partenza repentina del signor Patrimonio da Belgrado, chiamato telegraficamente a Parigi in tempo utile per trovarvisi a ricevere il re Alessandro. Il r. incaricato d'affari a Bel- grado non tralascia di osservare che n ministro serbo degli affari esteri non poté nascondere un certo turbamento e si mostrò visibilmente imbarazzato a rispondere quando egli lo interrogò sul ricevimento semi-ufficiale fatto a Pa- rigi al giovane sovrano.

A lei non mancherà certamente modo di andare in fondo alla cosa per vedere quale valore debba effettivamente darsi a questi fatti e alle conseguen- ze che se ne vorrebbero tirare. Ho creduto quindi opportuno di farlene cenno tanto più che essi potrebbero trovare un motivo di conferma nella corrente di simpatia che, secondo lo stesso incaricato d'affari afferma, spingerebbe in questo momento la maggioranza della opinione pubblica in Serbia verso la Russia e la Francia e nella necessità che il conte Kalnoky ha recentemente sentito di tenere ai signori Pasic e Ristic ad Ischl un linguaggio, che suona ammonizione e consiglio per la Nazione serba e che tende evidentemente a far comprendere che, a suo avviso, una politica antiaustriaca non potrebbe nelle circostanze attuali che esser dannosa alla Serbia.

Le dichiarazioni con le quali i due uomini politici serbi risposero a quelle parole furono, è vero, trovate soddisfacenti dal conte Kalnoky, ma i termini stessi con cui questi credette di doverle provocare dimostrano abbastanza come egli non fosse del tutto scevro da preoccupazioni, circa le tendenze della politica serba (l).

(l) Il dispaccio venne Inviato a Madrid col n. 34503/252, a Parigi col n. 34504/737, a Vlenna

(2) Le risposte, tutte nevatlve, nel seguenti rapporti, non pubblicati: R. 147/104 da Monaco

(3) Il dispaccio venne inviato a Parigi col n. 34509/738, a Pletroburgo col n. 34510/212 e a

(4) R. riservatissimo 325/192 del 22 agosto, non pubblicato.

405

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI (2)

D. 34552/455. Roma, 30 agosto 1891.

Mi pregio di segnare ricevimento del rapporto di V.E. n. 849/443, in data del 20 corrente (3). Non era veramente intenzione di questo r. ministero di prende-

(2) Ed. !n L'Italia in Africa, Etiopta-Mar Rosso, tomo IX, clt., p. 144. (3) Cfr. n. 389.

re pretesto dalla lettera di Menelik sui confini dell'Impero etiopico per solle- citare da lord Salisbury i promessi negoziati di delimitazione dalla parte del golfo di Aden: l'occasione più propizia per farlo cl sembravano invece le os- servazioni di Sua Signoria relative alle incursioni abissine nel territorio dei Gadabursi. Comprendo però che l'assenza da Londra del primo ministro britan- nico renda malagevoli in questo momento le comunicazioni verbali col Foreign Office, e non esito quindi ad autorizzare V.E. a spedire a lord Salisbury la nota annessa in copia al sullodato rapporto. Gradirei, tuttavia, che quanto alla notifica a Menelik dei protocolli del 24 marzo e del 15 aprile V. E. dicesse che non solo il R. Governo non ha alcuna abbiezione, ma si propone di fare esso pure una tale notificazione al sovrano etiopico. E relativamente alla deli- mitazione da noi desiderata dalla parte di Zeila e di Berbera, dovrebbe ag- giungersi alla nota un periodo per far osservare a Sua Signoria che quella de- marcazione di confini renderebbe più facile l'azione del R. Governo diretta ad impedire le scorrerie etiopiche sui territori delle tribù protette dall'Inghil- terra.

T. 1682.

(l) Per le risposte cfr. n. 414 e nota 1. p. 345 allo stesso.

406

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Parigi, 31 agosto 1891, ore 17,42 (per. ore 20,40). Prego decifrare ella stessa. Leone Say venuto vedermi ora, dice non pa-

rergli poter intavolare polemica col Times sulle nostre finanze nel Journal des Débats il cui direttore rifiuterebbe. Incontriamo rappertutto ed in tutti le stesse resistenze per la invincibile ragione politica. Leone Say crede conver- rebbe indurre Giacometti ad intercalare rettifiche al Times nella sua corrispon- denza al Journal des Débats. Gli chiesi attenerci almeno inserzione in detto giornale estratto articolo Opinione pervenutomi oggi e promise tentarlo subito.

R. 578/348.

40t

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Therapia, 1° settembre 1891 (per. il 6).

Con rapporto del 26 luglio n. 526/321 (l) informavo V. E. che questa ambasciata d'Inghilterra aveva, d'ordine del Foreign Office, avvertito la Subii-

me Porta che le condizioni dell'isola di Candia vanno peggiorando pei nume- rosi misfatti, al punto di far temere che gl'interessati ne approfittino per fomentare nuovi disordini d'indole politica.

Il 20 agosto, sir W. White, in un colloquio particolare, mi faceva preve- dere una prossima sua comunicazione a me sugli affari cretesi, in seguito a scambi di idee avvenuti tra i Gabinetti di Londra e di Parigi. La relativa corrispondenza tra lord Salisbury ed il signor Ribot, recata confidenzialmente a notizia di sir W. White, era piuttosto voluminosa. Aspettai, per telegrafare a V. E., di sapere esattamente di che si trattasse. Il 23 sir W. White, in una conversazione col signor di Radowitz, gli parlava pure di una comunicazione che gli avrebbe prossimamente fatta circa le cose di Candia senza spiegarsi altrimenti.

D'altra parte, con telegramma del 22 agosto (l) V. E. ben voleva segnalarmi la coincidenza, che non le sembrava fortuita, tra l'annunzio del signor di Giers che avrebbe insistito a Costantinopoli per misure relative alla situazione aggra- vata di Candia, e una domanda fatta a V. E. dall'incaricato d'affari di Grecia, se, cioè, l'Italia sarebbe disposta ad ass(){!iarsi a rimostranza di Grandi Potenze alla Sublime Porta circa Candia anche qualora Austria e Germania non vi prendessero parte. Codesto rappresentante ellenico ritornava sull'argomento il 26 agosto chiedendo più precisamente a V. E. se l'Italia avrebbe voluto asso- ciarsi a Francia, Russia ed Inghilterra a fine di ottenere per l'isola di Candia un miglior governo (2). Il 28 agosto (3) l'E. V. m'informava che, secondo notizie allora pervenute al r. ministero, l'Inghilterra d'accordo con la Francia e l'Austria-Ungheria aveva fatto nuovi passi presso la Porta circa le condi- zioni di Creta. V. E. mi pregava di assumere informazioni.

Confermo il mio telegramma responsivo del 28 agosto (4). Quest'ambasciata d'Inghilterra non aveva fatto alcun altro passo formale presso la Porta se non quello definito nel mio rapporto del 26 luglio. Prima e dopo quella data, per parte di detta ambasciata e delle altre, specialmente di quella d'Austria- Ungheria, non avevano avuto luogo se non le solite informazioni verbali alla Sublime Porta prese dai rapporti dei consoli. Anche l'incaricato d'affari d'Austria-Ungheria aveva avuto dall'ambasciatore d'Inghilterra annunzio con- fidenziale di una prossima sua comunicazione circa le cose di Creta. Quest'ul- timo dopo ciò si era limitato a qualche colloquio cogli ambasciatori di Francia e di Germania.

Trovandomi io il 28 agosto a sera all'ambasciata d'Inghilterra sir W. White mi disse aver aspettato l'occasione d'incontrarmi per notificarmi il risultato delle sue conferenze col collega di Francia. Egli aveva avuto, in conformità di istruzioni del suo Governo, un ultimo colloquio col conte di Montebello sulle presenti condizioni di Candia, la quale, secondo recenti rapporti dei con- soli francese ed inglese, sembra essere in questo momento un poco più tran- quilla. Né egli né il conte di Montebello si erano trovati in grado di proporre

(2) Cfr. n. 396. (3) Come già avvertito mancano 1 registri del telegrammi tn partenza dei mesi mag-

gio-agosto 1891. (4) T. 1649, non pubblicato.

altri passi se non ufficiose osservazioni alla Porta nel senso di conservare la pace e l'ordine nell'isola. Il conte dì Montebello avevagli dichiarato non essere propenso ad alcuna ufficiale osservazione alla Sublime Porta, disposizione que- sta nella quale egli conveniva pienamente. Quanto precede era stato recato a cognizione di lord Salisbury. Il mio collega d'Inghilterra mi disse inoltre che per conto suo non avrebbe fatto, salvo ordine del suo Governo, altro passo formale se non quello stato già fatto dall'ambasciata britannica, come io avevo riferito il 26 luglio; aggiunse non poter prevedere se questi rappresentanti di Francia e di Austria-Ungheria avranno istruzioni per analoghi passi; ritenne però che risulteranno ad ogni modo isolati e non concertati tra i rappresen- tanti delle Potenze in Costantinopoli, ogni concerto al riguardo non potendo e non dovendo prendersi se non direttamente tra i Governi stessi.

Il 29 agosto ulteriori mie informazioni mi davano certezza che l'ambasciata d'Austria-Ungheria, nelle sue ufficiose comunicazioni al gran visir, aveva dimo- strato preoccupazioni che si sguarnisse Candia di truppe e desiderio che venis- sero rimosse le cagioni di complicazioni provenienti da disordini nell'isola. Lo stesso signor di Radowitz mi confermò di poi avere il barone di Calice tenuto un tale linguaggio in espresso appoggio al passo fatto dall'incaricato di affari d'Inghilterra. Ciò conferma le notizie giunte a V. E. circa intelligenze dell'In- ghilterra non solo colla Francia, ma anche coll'Austria-Ungheria per Candia; ed è notevole l'analogia tra il linguaggio dell'ambasciata d'Austria-Ungheria e quello del signor di Giers la cui preoccupazione, secondoché veniva telegrafato a V. E. da Pietroburgo (1), era che il Governo ottomano continuava a sguarnire Candia di truppe, necessarie al Yemen ove la situazione è più critica, il Gover- no russo cercando di rimuovere ogni causa di complicazione internazionale.

Così risultava ad ogni modo che le due Potenze a noi più amiche tra quelle più interessate nel Mediterraneo si occupavano evidentemente in una misura qualsiasi degli affari dì Candia; e nel corpo diplomatico si facevano supposizioni, che non stimai del caso segnalare per telegrafo a V. E.: che il re di Grecia, in seguito alle conferenze avute dal signor Trìcoupis a Sofia, avesse ottenuto dai Gabinetti dì Londra e di Parigi, ravvicìnatìsì nei negoziati che prepararono la visita della squadra francese, un qualche compenso in Candia ai progressi dei bulgari in Macedonia; che l'Inghilterra non fosse aliena dal favorire la concessione all'isola di Candia di un governatore cristiano nella persona dì un candidato accetto alla Francia, la quale così avrebbe desistito da inutili insistenze attuali per lo sgombro dell'Egitto; che l'Austria-Ungheria, mentre non voleva con passi ufficiali dar luogo ad ingerenze nella questione di Candia che potessero sollevare come volevano i greci la questione stessa davanti all'Europa, pure aveva assunto nelle sue comunicazioni confidenziali alla Subli- me Porta una posizione tale da apparire all'occasione, ai greci, non aver mancato di simpatie a loro riguardo, ed ai turchi, non aver cessato di vigilare per il bene dell'autorità imperiale; anzi l'Austria-Ungheria sarebbe in massima favorevole ad un'influenza francese in Creta che rendesse meno assoluta e meno esclusiva la preponderanza russa in Atene. Tali supposizioni vengono qui

menzionate senza altra conferma per mia parte e solo per abbondanza d'in- formazioni di fatto anche sulle voci che corsero qui.

Intanto mi giungeva inaspettatamente la lettera qui unita in copia (alle- gato l) (l) del mio collega di Germania sulla quale è superfluo che io chiami l'attenzione di V. E. Ne emergeva che, secondo detto mio collega, l'Italia potesse disinteressarsi insieme alla Germania dai negoziati iniziati dalle altre Grandi Potenze circa Candia. Mi limito ad osservare al riguardo essere ben noto che nelle cose del Mediterraneo l'ambasciata di Germania qui non suole esprimere altri pareri se non quelli desiderati dall'ambasciata d'Austria.

Era conveniente che senza indugio io, non impegnando per nulla il R. Go- verno, rispondessi personalmente al signor di Radowitz. Copia della mia lettera è qui annessa. Vi era una tale coincidenza tra l'invito di lui a non uniFi ai passi inglesi ed austriaci in un affare Mediterraneo e le costanti dichiarazioni di sir W. White a me ed al barone di Calice non aver più pratico valore le intelligenze mediterranee del 1887, che non esitai in una corrispondenza privata con un collega intimo ad alludere chiaramente a tal punto delicato a propo- sito di un evidente tentativo d'isolarci nella questione di Candia.

Sir W. White passò la serata del 29 all'ambasciata di Germania, quando il signor di Radowitz era in possesso di detta lettera mia che senza dubbio alcuno gli comunicò. Egli venne da me l'indomani mattina. Mi disse che credeva non esservi nulla a fare per ora circa Candia. Io gli esternai il desiderio di tenermi in ogni caso in intima relazione con lui e col collega d'Austria-Unghe- ria per eventuali passi anche puramente ufficiosi per il mantenimento dell'or- dine in Candia e perché venissero evitate conseguenti gravi complicazioni. Egli mi rispose non esservi base a concerti in tre in tali questioni. Io m'inspirai allora al rapporto di S. E. il conte Nigra del 4 agosto (2) e dissi a sir W. White che il conte Kalnoky, secondo le mie informazioni, continua a credere che le intelligenze prese nel 1887 coll'Inghilterra non solo debbono essere in pieno vigore, ma costituiscono una base preziosa ed importante dell'azione eventuale delle tre Potenze alleate in Oriente. Il mio interlocutore mi doma:ndò se il conte Kalnoky avesse fatto qualche speciale allusione all'una delle tante questioni essenziali che in Oriente sono criterio cruna voluta comunanza d'interessi, la quale, se manifestatasi praticamente nelle opere della pace, può tanto meglio poi esternarsi negli eventuali periodi d'azione. Io gli risposi che io rion avevo cessato dì segnalare non solo al mio Governo ma ai colleghi dì Germania e dì Austria-Ungheria negH anni posteriori al 1887 le occasioni ed i mezzi d'effet- tiva attuazione per parte delle tre Potenze del convenuto scopo di consolidare davvero l'Impero ottomano con una tutelare ed operosa preponderanza nostra comune; ma che delle tante questioni presentatesi, economiche, ecclesiastiche o puramente politiche, nelle quali una divergenza di mire tra la diplomazia austro-ungherese da una parte, l'inglese e l'italiana dall'altra era segnalata in rapporti miei al mio Governo, non mi risultava che alcuna fosse stata toccata col conte Nigra dal conte Kalnoky, il quale menzionava soltanto l'interesse

(2) Cfr. n. 372.

comune della consolidazione del principe Ferdinando, argomento sul quale in verità le tre Potenze come le tre ambasciate non hanno mai per un solo momento mancato di dimostrare la più completa comunanza d'apprezzamento. Ma ad ogni modo, aggiunsi io, le anteriori osservazioni del mio interlocutore al barone di Calice ed a me circa la caducità delle intelligenze in questione erano ritenute dal conte Kalnoky non conformi alla realtà delle cose. Sir W. White mi replicò dubitare che il conte Kalnoky avesse attualmente confer- mato le intelUgenze del 1887. Mi narrò aver egli amichevolmente chiamato in una recente conversazione col conte Kalnoky a Vienna l'attenzione di S. E. sui pericoli, per la conservazione dello statu quo in Oriente, del sistema di Governo dualista qui vigente, ove il gran visir impotente è incaricato di intrattenere le volon~de illusioni delle Potenze alleate, mentre il solo vero potere è nel Palazzo ostile alle Potenze stesse; e non aver taciuto a S. E. il suo pensiero, che è funesto il sistema della diplomazia austro-ungherese di assicurare l'impunità al Palazzo e lusingarne l'arbitrario a scopi di apparente influenza ed a detri- mento dei più essenziali interessi comuni alle Potenze amiche in Oriente.

Tali gravi affermazioni dell'ambasciatore d'Inghilterra traevano per me chiarissimo significato da precedenti sue amichevoli confidenze relative preci- samente a quella questione di Macedonia che, inseparabile per la Grecia dalla questione di Candia, è attualmente il nodo delle questioni balcaniche. Per la pace e per la stabilità della Turchia era necessario, secondo sir W. White e secondo me, che alla legittima influenza austro-ungherese si aggiungesse una penetrazione, per così dire, delle influenze politiche ed economiche inglesi ed italiane nelle regioni comprese tra l'Adriatico, l'Egeo ed il Mar Nero. Quando si tentò, per mezzo di ferrovie autonome dall'ovest all'est, di controbilanciare il sistema di ferrovie imperiali dal nord al sud iniziate dal generale Ignatieff a scopo di spartimento austro-russo, in quel sistema invece l'Austria si ostinò contro ogni suo interesse d'avvenire, approfittando delle diffidenze del Palazzo contro le imprese inglesi ed italiane, e perfino fomentando alla Porta la continuazione di tariffe ferroviarie differenziali che impediscono la concorrenza del commercio marittimo inglese ed italiano al commercio di terra austro- ungherese. Quando allo stesso suddetto scopo comune si mirò dalle ambasciate d'Italia, d'Inghilterra e di Germania colla riforma del Consiglio del debito ottomano e della Banca ottomana, istrumenti di monopoli politico-finanziari contrari specialmente agli interessi britannici ed italiani, intervenivano ad intralciare la riforma appositi reclami del conte Kalnoky suggeriti da case viennesi interessate al monopolio, reclami trasmessi a Roma dal conte Nigra contro l'opera specialmente dello scrivente, il quale in detto attacco concertato contro il monopolio aveva pur trovato modo per parte sua di far pagare i crediti allora pendenti dei suoi nazionali. Quando dalle ambasciate d'Inghil- terra e d'Italia si cercò di conciliare gli interessi e le aspirazioni (davvero non inconciliabili) politico-ecclesiastiche greche, serbe, bulgare e rumene in Mace- donia, chi pose ostacoli fu l'Austria-Ungheria, sostenendo il barone di Calice con somma meraviglia di sir W. White i serbi contro i bulgari nella questione dei vescovi di Macedonia finché re Milano fu sul trono; riportando poi la stessa protezione ai bulgari quando cadde re Milano; osteggiando il principio

della prevalenza delle protezioni nazionali sulle protezioni religiose, principio che non solo per la Germania, l'Inghilterra e l'Italia, ma per Serbia, Grecia e Bulgaria dmplica conciliazione pacifica degli interessi politici rispettivi in Oriente; e sostenendo a spada tratta il principio delle protezioni religiose ad esempio di Russia e di Francia, mezzo d'esclusione non solo dell'infelice creazione di scuole italiane, ma cosa più grave, di un normale sviluppo d'inte- ressi positivi e puramente nazionali sia delle razze locali sia delle grandi Potenze estranee ai protettorati religiosi. Quando fu colpevole di un tentativo, d'altronde inescusabile, di pronunciamento quell'uomo che i bulgari chiama- vano il grand voivoda eH Macedonia e sul quale nel 1887 il Governo bulgaro aveva fatto assegnamento per l'esecuzione di piani connessi ad un'azione allora preveduta dell'Italia, dell'Austria-Ungheria e dell'Inghilterra, chi qui ritenne indispensabile la fucilazione dell'infelice, sconsigliata da lord Salisbury, fu il barone di Calice, il quale diede lettura a qualche suo collega, immediatamente dopo l'esecuzione e come al piede del patibolo, di un rapporto che il suo Governo aveva ricevuto e nel quale l'esecuzione era dimostrata necessaria per le relazioni continuate di Panitza con non so quali agenti italiani in Albania. Quando l'anno scorso la squadra inglese invernò a Salonicco, locché sir W. White supponeva dovesse esser visto di buon occhio dal collega d'Austria-Ungheria, egli mi disse aver dovuto sottostare ad una vera inchiesta da commissario di polizia per parte del barone di Calice, ad un cross-examination circa gli scopi della presenza di una flotta amica in quelle acque; e senza la fermezza opposta dall'Inghilterra, si sarebbe rinnovato lo sfratto imposto da Vienna alla squadra italiana quando nel 1888 si tentò da noi una pacifica ed innocua dimostrazione navale a Smirne per soluzione d'affari pendenti. Tralascio altri argomenti analoghi, menzionati come di dovere nei rapporti miei anche recenti, e nei quali contro gli interessi inglesi ed italiani anche le proprietà private guarentite dai trattati agli stranieri in Turchia, anche la s·icurezza degli stra- nieri impunemente catturati dai briganti, vengono manomesse senza possibilità di normale rimedio, dagli uomini di Palazzo che stendono con sfacciate confi- sche i dominii della lista civile e partecipano ai frutti del brigantaggio, come ri·conoscono apertamente i miei colleghi senza altra eccezione che quello di Austria-Ungheria, coprendosi con considerazioni in vero troppo imprevidenti di statu quo l'impunità se non l'incoragg.iamento, risultante come disse sir W. White al conte Kalnoky, dalla incondizionata protezione continuata dall'am- basciata d'Austria-Ungheria, con passiva accondiscendenza dell'ambasciata ger- manica, agli abusi, senza esempio nella stessa storia della Turchia, d'un tal regime. Era dunque ben chiaro per me il significato della persistente negazione per parte di sir W. White del valore delle intelligenze del 1887, e non aveva nulla per me di strano che egli rinnovasse dette asserzioni a proposito del- l'attuale questione di Candia.

Anche il signor di Radowitz, come per dimostrarmi non essere diminuita la nostra reciproca fiducia personale, si recò da me il 31 agosto ed intavolò francamente la conver.gazione sul grave argomento. Mi disse non potersi .gpe- rare nulla dal collega d'Austria-Ungheria per gli interessi politici e per i diritti privati compromessi dalla inutilità dei negoziati nostri colla Sublime Porta e

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dalla curée finale che si fa in Palazzo sotto gli auspici d'un sultano che non è sano di mente; il barone di Calice considerare successo bastante per molto tempo alla propria situazione l'aver fatto prevalere nel recente incidente di Uscub il principio di protezione religiosa non ammesso né dalla Germania, né dall'Inghilterra, né dall'Italia; non potersi guarì sperare il concorso del dele- gato austro-ungherese al Debito pubblico ottomano al disegno di eliminazione dei noti sindacati speculatori che rovinano il Governo turco ed i suoi più rispettabili creditori perfino nella questione del brigantaggio il quale forse tra breve assumerà neile provincie continentali della Turchia europea non minore importanza politica che in Creta, aver egli Radowitz, attualmente decano del corpo diplomatico in momentanea assenza del barone di Calice, chiesto al suo Governo l'autorizzazione di riunire i rappresentanti delle Grandi Potenze per deliberare circa passi da fare presso la Porta in una questione di diritto e d'interesse internazionale tanto importante anche per le Potenze minori, ma che sulla recisa opposizione del Gabinetto di Vienna egli aveva ricevuto istru- zioni di astenersi dal promuovere al riguardo qualsiasi collettività anche ristretta, lasciando che ciascuna Potenza, in ciò come in altri argomenti di proprio special interesse o diritto, usi i rimedi indicati per simili emergenze dagli usi e dal diritto delle genti. Passando alla questione di Candia il signor di Radowitz mi confidò che le istruzioni di lord Salisbury a sir W. White ordi- navano a quest'ultimo di conferire col conte di Montebello, ma di trovar modo di ·porsi d'accordo con lui, locché produsse in essi due Radowitz e White pro- fonda sorpresa e preoccupazione in circostanze generali sulle quali era super- fluo d'insistere. La situazione essere tanto scura circa le mire deHe rispettive Potenze nella questione di Candia, che, subitaneamente mutando contegno, il signor di Nelidoff aveva consigliato al suo collega di Francia, già poco pre- muroso a prolungare la trattativa stante la sua prossima partenza da questo posto, a non spingere più oltre i negoziati con sir W. White. In conclusione, il mio collega di Germania mi disse che quest'affare di Candia sarebbe risorto fra breve, ma che per ora era meglio !asciarlo cadere. Tale conclusione è concorde difatti con quanto reca il telegramma del r. incaricato d'affari a Berlino che V. E. ben volle trasmettermi in data di ieri sera (1).

Sia che l'Italia, nella misura consentita dal primario interesse di pace e di tranquillità g.enerale, agisca per conto proprio come indicava il signor di Radowitz per la tutela dell'influenza nazionale e dei diritti dei suoi concitta- dini in Turchia, sia che per altre ragioni di Stato l'Italia debba associarsi a chi preferisce stendere, come dissi in altro rapporto, un velo di silenzio sopra una condizione di cose che non può a meno di condurre a mutamenti non avvertiti forse dalla nostra diplomazia, sembra inutile, dopo il rapporto del r. ambasciatore a Vienna del 4 agosto e quello del r. ambasciatore a Londra del 7 agosto (2), ed anzi può essere forse pericoloso, provocare spiegazioni tra alleati in cose tanto delicate; ma era ed è mio stretto dovere, anche a rischio d'inevitabili smentite ufficiali, informare fedelmente V. E. dello svi-

(2) Cfr. n. 378.

luppo ognor più palese di una situazione assai grave, nella quale personalmente credo essere rimasto costantemente in sostapziale comunanza di apprezzamenti non solo ·col collega d'Inghilterra ma anche col collega di Germania malgrado L't deferenza tracciata per regola a quest'ultimo verso la politica austro-unghe- rese in Oriente. Da molto tempo ho avvisato anche il precedente Ministero che l'efficace e pacifica applicazione di adeguati rimedi, a pro dei nostri vitali interessi, se collettivi e concertati fra alleati, non dipendeva più, C?me aveva dipeso nel 1887, da personali concerti tra gli ambasciatori in Costantinopoli, ma bensì ormai da dirette intelligenze tra i Gabinetti amici per mezzo dei loro rispettivi ambasciatori a Roma, Vienna, Berlino e a Londra; e se isolati come di diritto ed anche di convenienza politica in certi casi come quelli di Egitto e di Bulgaria, ove tra alleati non si diede né mandato né veto, la legittima azione d'un singolo Stato poteva essere esercitata o apertamente dal Gabinetto interessato o prudentemente con l'apparente iniziativa e la effettiva r·esponsa- bilità di qualsiasi agente ostensibilmente rivestito della fiducia del proprio Governo. Notai nel mio rapporto del 30 giugno n. 460 (l) non essere questa· r. ambasciata stata lasciata dal r. ministero in condizioni tali da far fronte alle responsabilità della grave situazione. E con altro rapporto a V. E. ricorderò punto per punto come mi siano stati rifiutati i mezzi morali e materiali, anche di nessun costo per l'erario, di sostenere qui sia qualche apparenza di autore- volezza fondata sulla fiducia ostensibile del mio Governo almeno in proposte mie non di mio interesse personale e d'importanza altrettanto secondaria a Roma quanto primaria qui, sia qualche eguaglianza d'influenza coi colleghi rappresentanti delle altre Grandi Potenze, rivestiti non solo di ben altre facoltà materiali, ma di ben altri poteri morali. La sola mia forza personale ormai presso il sultano per l'adempimento dei più imprescindibili doveri di questa r. rappresentanza consiste nel far io all'occasione prevedere la mia individuale risoluzione di ritirarmi. V. E. vorrà essermi indulgente se quando inevitabile l'userò di nuovo presso S. M. Imperiale, con intiera abnegazione circa le conse- guenze che ne risulteranno per la mia posizione nel r. servizio.

L. PERSONALE.

(l) Non pubblicato.

(1) Cfr. n. 390.

(l) T. 1625 del 24 agosto, non pubbllcato.

(l) Gli allegati non si pubblicano.

(l) Cfr. n. 400, nota l.

408

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Vienna, 1° settembre 1891.

Rispondo alla sua del 28 agosto scorso, relativa ai negoziati commerciali coll'Austria-Ungheria. Non credo che vi possa essere il menomo dubbio sopra il punto ·capitale da lei indicato, cioè circa la necessità che a noi s'impone di ottenere in ogni caso almeno che non si peggiori il trattamento attuale fatto

in Austria-Ungheria alle produzioni italiane. Ma d'altra parte sarebbe illusione il pensare che si possa ottenere di più o molto di più. Le Camere di commercio austro-ungheresi si pronunziarono in massima parte contro le concessioni fatte all'Italia coll'ultimo tTattato e dimostrarono che questo mentre ebbe per effetto di aumentare le importazioni dall'Italia, cagionò per contro una diminuzione nell'esportazione per l'Italia delle produzioni austro-ungariche. Adunque biso- gnerà esse.re incrollabili nelle nostre domande finché queste stanno nei limiti dell'attuale trattato, e non esser facili alle speranze al di là di questi limiti.

Il conte Kalnoky è partito jeri per recarsi presso l'imperatore ai grandi esercizii militari, ai quali assisteranno pure l'imperatore germanico e il cancel- liere Caprivi. Egli sarà di ritorno il 7 a sera o il giorno dopo. Fu inteso con lui ch'io lo vedrei subito al suo arrivo, giacché io sono nella necessità di chie- derle il mio congedo annuale ordinario, e vorrei partire prima del 15 corrente. Ho bisogno di qualche cura per la mia salute, che quest'anno non fu invero troppo buona, essendo stato confinato a letto a più riprese da una sciatLca osti- nata, che non è ancora scomparsa del tutto. Ma prima di partire avrò una conferenza con Kalnoky, e mi propongo appunto di chiamare la sua attenzione sull'oggetto della di lei lettera, affinché faccia valere presso i suoi colleghi del commercio nelle due parti della Monarchia l'interesse politico che è evidente- mente connesso coi negoziati commerciali ora pendenti. Con Kalnoky non si potrà fare altro. Sarebbe affatto inutile l'entrare con lui in particolari che sfuggono alla sua competenza, che non ha studiato e che non vuole studiare. Bisogna limitarsi a chiedere il suo intervento soltanto per la questione di prin- cipio, la quale, ·come si è detto, presenta un vero e grande interesse politico, intorno al quale egli può e deve far valere il suo voto. E questo io intendo fare nella conversazione che avrò con lui subito dopo il suo ritorno in città, salvo ordini in contrario ch'ella ha tutto il tempo di telegrafarmi prima del 7 corrente.

La prego poi di volermi fin d'ora annunziare il suo consenso per il mio congedo, affinché io possa provvedere per la mia partenza che sarebbe tra il 9 e il 12 corrente, giorno più giorno meno. Durante il mio congedo, ma piut- tosto verso la fine che verso il principio, avrò cura di andare a vederla a Roma o dove ella mi dirà. E così a viva voce si parlerà di altre questioni che è mala- gevole il trattare per iscritto.

Ella ha ben ragione di preoccuparsi delle condizioni economiche del nostro paese. Tutti gli italiani dovrebbero preoccuparsene, e ciascuno dal lato suo dovrebbe ·concorrere a rimediare al male. Ma purtroppo quelli che prestino in realtà il loro concorso a quest'opera non sono molti. Tutti i ministri dovrebbero convergere i loro sforzi alle economie, e all'acquisto degli oggetti che loro occorrono nelle fabbriche nazionali. Anche nel nostro ministero si potrebbero ancor fare economie, che per esser piccole, non sono meno doverose. Io con- tinuo a ricevere stampati che mi sono perfettamente inutili, come la Gazzetta ufficiale, i rendiconti delle importazioni ed esportazioni, ed altre pubblicazioni statistiche. La soppressione di queste spedizioni non porterebbe nessun nocu- mento al servizio. Tutte le missioni speciali all'estero, salvo qualche ben rara eccezione, dovrebbero essere rifiutate dalla Presidenza del Consiglio e dal

Ministro delle finanze. Le rappresentanze ordinarie dovrebbero bastare, anche per oggetti speciali. Io vedo con piacere ch'ella s'è messa arditamente per questa via. La prosegua valorosamente. Quando io ero a Londra, da un nostro ministro del commercio (che è inutile nominare) fu fatta proposta di decorare un celebre fabbricante inglese di penne d'acciajo, per la ragione che forniva buone penne al Ministero del commercio italiano. Mi opposi alla decorazione e feci dire a quel ministro che male provvedeva al commercio italiano ordinando le penne all'estero, e che avrebbe fatto meglio a servirsi delle penne d'oca nazionali. È un piccolo fatto, ma caratteristico. Io tocco qui una piaga larga- mente estesa nel nostro Paese. Come dimostrò chiaramente poco fa Aristide Gabelli in un eccellente articolo, gl'italiani producono poco, e fanno venire trop- pe cose dall'estero senza necessità.

L'esempio dovrebbe venire dall'alto. In nessun pranzo di gala o ufficiale, di cui si pubblica poi la minuta su pei giornali, dovrebbero figurare altri vini che i nazionali. Se la nostra buona e graziosa regina mettesse alla moda nei suoi ricevimenti il velo nazionale milanese o genovese, se non andasse mai alla messa senza quel velo, che è poi anche assai più estetico dei mostruosi cappelli francesi che si portano ora, se essa ne imponesse l'obbligo alle sue dame, farebbe subito guadagnare parecchi milioni all'industria nazionale. Io questo lo dirò alla regina; ma potrebbe dirglielo anche lei, e son certo che Sua Maestà buona e intelligente e patriotica com'è, non prenderebbe la cosa in cattiva parte, e forse farebbe qualche concessione in proposito.

Nella maggior parte dei nostri alberghi, detti di primo ordine, i vini ita- liani non figurano nemmeno sulla lista dei vini. Anche qui· c'è qualche cosa da fare. Non so se il Governo possa in qualche modo intervenire senza ledere la libertà privata. Ma il giornalismo può intervenire efficacemente; e se si citas- sero al pubblico gli stabilimenti, tenuti in Italia generalmente da stranieri, che escludono dalle loro liste i vini italiani, forse questo richiamo basterebbe a ottenere che i nostri vini trovino posto su quelle liste. Ciò che dico del vino si può applicare alle acque minerali. Dell'immane quantità di carta che si scarabocchia nei nostri ufficii pubblici forse più della metà viene dall'estero. Perché i ministeri non prenderebbero l'obbligo di servirsi esclusivamente di carta nazionale? Gl'italiani che si fan venire le camicie dalla Rue de la paix e da New Bond Street sono purtroppo molti, eppure si potrebbero avere gli stessi oggetti a miglior mercato in Italia. Quando mi trovavo in Londra (scusi se ripeto esempi personali) feci comprare dei fazzoletti di tela d'Irlanda per mio uso. Aprendo le scatole che li contenevano, fui grandemente meravigliato di trovarci la marca di una fabbrica di Milano. La tela era d'Irlanda, ma i faz- zoletti erano stati confezionati a Milano, e di là mandati a Londra.

Ma è tempo che io metta fine a questa mia geremiade. Ella può però farla leggere al bravo Luzzatti, al quale può anche dire da parte mia che dovrebbe mettere un'imposta sulle iscrizioni in lingue estere che sconciano le mura delle nostre città . A Londra, a Parigi, a Vienna, a Berlino è assai diffi- cile lo scoprire sopra :una bott,ega un'iscrizione in lingua estera. In Italia le iscrizioni in francese sono innumerevoli. Mi passi ancora quest'ultima, e finisco. La R. Accademia dei Lincei, di cui sono immeritatamente socio corrispondente,

mi manda le sue pubblicazioni qui a Vienna colla soprascritta in francese. Adunque la segreteria di quel dotto consesso crede che gl'impiegati postali di Austria, dove le leggi si stampano pure in italiano, sono abbastanza ignoranti per non saper decifrare un indirizzo in italiano, ma sono poi abbastanza eruditi per saper leggere il francese. Un inglese si lascerebbe tagliare la mano prima di scrivere in Inghilterra un indirizzo di lettera in altra lingua che non sia l'inglese. Ma gl'italiani hanno ancora l'abitudine della antica servitù del pensiero.

P. S. - Ella mi ha fatto trasmettere varii giornali italiani che rispondono a un articolo del Times contenente erronee asserzioni a danno del nostro credito all'estero, e mi ha incaricato di divulgare nel miglior modo quelle rettifiche. Mi affretto ad informarla che quelle rettifiche furono già ripetute qui dai prin- cipali organi della stampa. Ora trasmetterò, per lo stesso scopo, quei giornali a Trieste, a quel r. console general,e. Ma la prego di far sapere al signor Luzzatti (se non lo sa), che la rendita italiana, benché portata sulla lista della borsa di Vienna, non si negozia in questa città, bensi si negozia a Trieste. E quando è urgente il far fare rettifiche sulla nostra rendita in Austria- Ungheria, il ministero deve farle fare a Trieste, che è la sola piazza nell'Impero austro-ungarico dove la rendita italiana si negozia. Facendo fare queste ret- tifiche da Vienna, come si ha l'abitudine, si perdono sempre due o tre giorni.

La prego inoltre di dire al signor Luzzatti, che il Governo del re ha fatto decorare, malgrado il mio parere, i Thalberg, padre e figlio, redattori di gior- nali finanziarli in :Vienna, per la ragione che questi difendevano la rendita italiana. Ora è proprio il caso di far dire a quei signori, per mezzo di coloro che proposero la decorazione, che si presenta loro una buona opportunità di dimostrare che quella ragione non era un pretesto. Essi non potranno certa- mente giovare in modo apprezzabile alla nostra rendita, ma almeno faranno prova di buona volontà e di riconoscenza. Anche ai Thalberg ho comunicato i giornali italiani (1).

T. 1700.

(l) Cfr. n. 341.

409

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Parigi, 2 settembre 1891, ore 18,20 (per. ore 20,50).

Ribot mi ha detto nell'udienza d'oggi che il sultano era in questi ultimi giorni molto preoccupato per ciò che accadeva in Bulgaria e per gli armamenti

a Nigra del 13 settembre: «Grazie sua lettera particolare di cui apprezzo e lodo 11 contenuto a fo subito proposta conforme :t.

in questa ed in Serbia. Ribot confida però nel mantenimento della pace e non crede che la Russia voglia inasprire conflitto. Da Candia dice avere notizie meno allarmanti (1).

(l) SI rlferlsce con ogni probab1Utà a questa lettera 11 seguente telegramma di Rudinì

410

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Berlino, 2 settembre 1891.

Benché non spetti a me riferire intorno all'andamento delle trattative speciali dal R. Governo affidate al signor comandante Volpe, tuttavia, a com- plemento del rapporto che ho l'onore di indirizzare oggi, sotto i numeri 974/370 (2), all'E. V., credo mio dovere aggiungere avermi il predetto signor comandante comunicato che la corrente d'idee esistente in questi circoli mili- tari, e più ancora della marina, non è senza riflettersi sulle trattative in parola, inquantochè i negoziatori tedeschi - pur mostrandosi animati dalle migliori disposizioni - sono anzitutto preoccupati dell'·eventualità d'una guerra colla Russia; il che limita sempre più la convenienza per l'Italia degli accordi pos- sibili in vista della ·cooperazione della sua marina colla germanica, poiché la quasi totalità delle forze navali tedesche troverebbesi impegnata nei mari del nord.

411

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AI, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 1705. Therapia, 3 settembre 1891, ore 15,12 (per. ore 18,21).

Mi riferisco al telegramma di Ressman (3). Il sultano non ha alcun dubbio che il Governo bulgaro continui a seguire le direzioni Gabinetto austriaco. Il ministro degli affari esteri bulgaro, qui ora di passaggio, ha confermato dichia- razioni anteriori da me già segnalate, che in caso di bisogno l'esercito bulgaro concorrerà alla difesa della Turchia. * Ma voci recentemente corse di nuove cospirazioni panslaviste contro Stambuloff e Ferdinando, e le manovre serbe presso Pirot inquietarono sultano convinto che Serbia non si muoverebbe se non spinta dalla Russia. Sotto la impressione di tal timore, S. M. Imperiale con dimostrazione di eccezionale deferenza verso Nelidov revocò il comandant·e che aveva per poche ore, in attesa d'ordini, fermato ai Dardanelli un bastimento

(2) Non pubblicato. (3) Cfr. n. 409, nota l.

della flotta volontaria russa, carico di soldati in uniforme, accordò lauta inden- nità alla compagnia. Il gran visir non condivis·e timori sulle manovre serbe, avendo chiesto e ricevuto, da quanto mi ha detto or sono più giorni, informa- zioni soddisfacenti da Belgrado * (l).

(l) Questo telegramma tu ritrasmesso alle altre ambasciate con T. 1238, pari data.

412

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, TORNIELLI, E A MADRID, MAFFEI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA

D. CONFIDENZIALE (2). Roma, 3 settembre 1891.

Richiamo l'attenzione di V. E. (V. S.) illustrissima sulle cose riferite dal r. ministro a Tangeri nel rapporto del 20 agosto che le rimetto qui unito in copia (3).

L'interprete della legazione di Francia, recatosi in missione a Rabat dove travasi attualmente il sultano, ha rinnovata la domanda, già fatta dal signor Patenotre, perchè siano riconosciuti i pretesi diritti del Governo della Repub- blica sull'oasi di Tuat.

Ella rileverà il linguaggio preciso e ponderato che il commendator Canta- galli ha tenuto a Sid Torres il quale, d'ordine del sultano, gli chiedeva consi- glio sull'importante aromento, linguaggio che egli ha poi opportunamente con- fermato in una lettera indirizzata al vizir Garnit, della quale rimette la tradu- zione.

Il r. ministro a Tangeri, parlando della cosa al suoi colleghi di Spagna e d'Inghilterra, li trovò consenzienti a fare risposte analoghe a Sid Torres, e non si dubita che anche l'incaricato d'affari di Germania aderirà allo stesso ordine di idee. È però indispensabile che i Gabinetti di Berlino, di Londra e di Madrid, come noi interessati a che lo statu quo nel Marocco sia scrupolosamente rispet- tato, procedano con noi strettamente d'accordo in questo affare e diano ai loro rispettivi rappresentanti istruzioni dirette a sostenere validamente le ragioni del sultano.

Prego V. E. di voler fare uffici in questo senso presso codesto Ministero degli affari esteri, e di adoperarsi per sapere se il Governo della regina (di Madrid, imperiale) non riterrebbe conveniente di muovere fin da ora qualche osservazione al Governo francese. Analoga comunicazione ho fatto oggi stesso alle r. ambasciate a ... (4).

Pietroburgo con T. 1249 del 4 settembre.

Madrid col n. 34837/256.

(4) Per il seguito cfr. n. 440.

(l) Il passo fra asterischi fu ritrasmesso alle ambasciate a Berlino, Londra, Parigi e

(2) Il dispaccio venne inviato a Berlino col n. 34835/356, a Londra col n. 34836/463 e a

(3) R. 956/265, non pubblicato.

413

lL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALLE AMBASCIATE A BERLINO, COSTANTINOPOLI, LONDRA, PARIGI, PrETROBURGO E VIENNA

D. (1). Roma, 3 settembre 1891.

L'incaricato d'affari di Grecia a Roma, venuto a trovarmi, mi tenne nuovamente discorso delle cose di Candia, insistendo sulla necessità di far pratiche presso la Porta in vista delle deplorevoli condizioni dell'isola.

Mi affrettai a rispondergli che non avrei, in determinate circostanze, avuto difficoltà di far pervenire al Governo ottomano una parola di amichevole consi- glio nell'interesse del mantenimento dell'ordine pubblico in Creta, associan- doci così all'azione dell'Inghilterra e dell'Austria, ma che non potevo in nessun modo incoraggiare la Grecia a sollevare la questione di Candia.

Soggiunsi che il Gabinetto di Atene dovrebbe, a mio avviso, contribuire esso stesso alla pacificazione degli animi e al mantenimento dello statu quo in Oriente, per evitare pericolose complicazioni.

Credo opportuno di informarla di ciò per sua norma.

R. 1946/740.

414

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Vienna, 3 settembre 18!J1 (per. l'B).

Mi pregio di segnar ricevimento del dispaccio di V. E. in margine citato del 30 agosto scorso (2), relativo alla portata politica del viaggio del re di Serbia a Pietroburgo e a Parigi, secondo le informazioni del r. incaricato d'affari a Belgrado.

Io mi propongo di interrogare ancora il conte Kalnoky su questo argo- mento quando egli farà ritorno a Vienna. Ma intanto io credo di non dover dissimulare a V. E. il mio avviso sull'importanza esagerata che si attribuisce, specialmente in una certa stampa, a tutto ciò che si passa in Serbia, e ai

a Londra col n. 349811/465, a Pietroburgo col n. 34990/216, a Parigi col n. 34991/754, e a Vienna col n. 34992/869.

movimenti del giovane re. Io sono qm m buon luogo per giudicare di ciò, giacchè il Governo austriaco è il primo e il più direttamente interessato a tener d'occhio quanto accade nel piccolo Regno vicino. Ora la situazione in Serbia si giudica qui come segue.

Si sa perfettamente che le simpatie degli uomini che sono alla reggenza e al governo in Serbia, come pure della maggioranza della popolazione, per ragioni che non occorre qui enumerare! sono dirette verso la Russia, e per riflesso verso la Francia. Ma si sa anche che la Serbia ha un interesse capitale a non dar pretesto all'Austria di occuparla, il che sarebbe fatto in poche ore se la necessità s'impone.

Belgrado è sotto il tiro del cannone austriaco, e all'aprirsi delle ostilità sarebbe subito occupata o distrutta. L'Impero austro-ungarico non chiede la simpatia della Serbia; chiede che essa adempia i suoi doveri internazionali, e veglia a che ciò si faccia.

N o n si crede che il giovane re sia andato a proporre o assumere impegni colla Russia o colla Francia. Nè la Russia nè la Francia hanno bisogno di vinco- larsi la Serbia, giacchè sanno che se la Serbia, in caso di guerra, fosse libera di agire, agirebbe in loro favore. Nè loro conviene di assumere verso la Serbia impegni speciali che non potranno tenere, se non dopo aver sconfitto l'Austria; giacchè, ripeto, in caso di ostilità e per poco che la Serbia tenti uscire dalla neutralità, sarà essa immediatamente occupata e ridotta all'impotenza. Il sup- porre adunque che il viaggio del re di Serbia a Pietroburgo e Parigi ebbe per iscopo l'offerta di servizii, in caso di guerra, alla Russia e alla Francia, è uno di quei concetti che si possono chiamare di politica congetturale, e il suppore che quei servizii, se fossero stati offerti, abbiano potuto fare oggetto di accordi, pare a me ipotesi non probabile. E d'altro lato è poi eccessivo il fare induzioni sul ricevimento dato al giovane re di Serbia a Parigi. Nei ricevimenti che il re Alessandro ebbe a Pietroburgo e a Parigi non vi è nulla di straordinario. Anzi si crede che l'accoglienza di Pietroburgo, massime in confronto di quella fatta all'ammiraglio francese Gervais, sia stata mediocre, e che il giovane re non ne sia stato interamente soddisfatto.

Quanto a quella di Parigi, non vi è veramente nulla d'insolito in ciò, che un re, anche viaggiante incognito, sia ricevuto alla stazione da un ajutante di campo e da un diplomatico accreditato presso la sua persona. Una colazione a Fontainebleau e lo scambio di decorazioni sono cortesie richieste dalle con- suetudini internazionali. E che un re, anche incognito, sia trattato da re quando va a far colazione a casa del presidente della Repubblica, è anche cosa che suol farsi ordinariamente. Un qualche eccesso di dimostrazioni simpa- tiche in alcun particolare, se eccesso vi fu, è perfettamente spiegabile col carat- tere francese, e coll'attuale ambiente di Parigi, e si può anche ammettere che ci si debba scorgere qualche velleità di far cosa grata alla Russia e spiacevole alla Triplice Alleanza. Ma non si deve, a mio giudizio, andar più oltre nelle induzioni.

La Serbia è un piccolo Paese, e Belgrado poco più .di un villaggio. Ogni pic- colo evento vi è soggetto a pigliar dimensioni sproporzionate. Ciò nondimeno

non conviene perder d'occhio anche questi piccoli eventi, nè guardare con indifferenza o con negligenza ciò che accade in Serbia. A un dato momento anche questo piccolo Stato può provocare grandi avvenimenti e avere il suo peso nella bilancia. Il conte di Cavour soleva dire che bisogna tener conto a.nche delle piccole carte.

Perciò ringrazio V. E. della .comunicazione fattami col dispaccio a cui rispondo; e, come dissi, avrò cura d'intrattenermi ancora su questo argomento col conte Kalnoky, e di riferirne poi all'E.V. (1).

R. 1584/654.

(l) Il dispaccio venne inviato a Berlino col n. 34987/357, a Costantinopoli col n. 34988/378.

(2) C!r. D. 404.

415

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (2)

Parigi, 3 settembre 1891 (per. il 6).

Nella conversazione che jeri ebbi con questo signor ministro degli affari esteri, S. E. mi disse incidentalmente che aveva ricevuta da Menelik una comunicazione con cui notificava i confini del proprio Impero. Il signor Ribot aggiunse che credeva di dovergli pure rispondere, la Francia non potendo ammettere una delimitazione la quale lederebbe i suoi proprj diritti includendo una gran parte del territorio ch'essa considera posto nel raggio dipendente da Obock. Non mi sarebbe sembrato opportuno di riaprire in quel momento una discussione col signor Ribot: mi limitai a chiedergli con intenzione ben chiara e quantunque già lo sapessi, se avesse avuta quella partecipazione in modo diretto. Alla sua risposta affermàtiva replicai che come altre Potenze avevano rispettato la notificazione fatta loro dell'articolo 17 del Trattato di Uccialli tra l'Italia e l'imperatore d'Etiopia, così avrei voluto presumere che anche la Fran- cia saprebbe tenerne conto informando per lo meno il Governo del re della risposta che intendeva dare a Menelik.

Il signor Ribot non si pronunziò con nessuna dichiarazione o promessa esplicita.

Sarei grato all'E. V. se per mia norma volesse indicarmi in qual modo, nello stato presente delle cose, io debba esprimermi qualora nelle mie conversa-

tembre: «nessuno crede a Pietroburgo che esista .fra la Russia e la Serbia un qualsiasi accordo pel caso che la Francia e la. Russia attacchino la Triplice Alleanza » e Ressman con R. riservato 1635/678 del 10 settembre: «nulla traspari finora di accordi politici di qualslvoglia natura che qui sarebbero stati abbozzati o presi per mezzo del giovane re ».

zioni col signor Ribot egli tornasse sull'argomento, oppure se ella stimi oppor- tuno che io lo rimetta in campo pel primo (1).

(l) Rispondendo allo stesso dispaccio Marochett! comunicò con R. 462/226 del 12 set-

(2) Ed. In L'Italia in Africa, Ettopia-Mar Rosso, tomo IX, clt., p. 146.

416

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Vienna, 4 settembre 1891.

Oggi soltanto ricevo, col corriere ausiliario, la sua letterina particolare scritta fin dall'S agosto. Ella ha perfettamente ragione nel dire che non si deve esagerare l'importanza di ciò che accadde a Kronstadt e a Peterhoff, ma che non la si può negare. Ai miei occhi quegli eventi sono gravissimi, e se non fossero arrivati, li terrei per inauditi. Voglia Dio risparmiare all'Europa e alla dinastia dei Romanoff le conseguenze logiche di quei fatti. La parola della situazione fu pronunciata dal vescovo Strossmayer quando disse che oramai il popolo russo è perfettamente pronto per la Repubblica. Quanto alla Francia, essa è la sola Potenza che ci guadagni in tutto ciò. La visita di Kronstadt è politicamente una vittoria per essa.

Napoleone I aveva detto che dopo la sua morte l'Europa sarebbe russa o repubblicana. Per l'Europa è chiaro che si è ingannato. Ma per la Francia fu doppiamente indovino, perché essa è ora ad un tempo russa e repubblicana.

Per noi, converrà l'andar dritti per la nostra via, prudenti, guardinghi ma fermi, e più che mai stretti ai nostri alleati e all'Inghilterra. E staremo a vedere i frutti della politica di Kronstadt, e del mostruoso connubio dell'autocrazia colla repubblica.

Io aspetto un suo telegramma che mi accordi il solito congedo annuo, chiestole colla mia lettera precedente (2).

P. S. - So che Roberto Stuart travasi costì e che ella lo vide. Io la impegno assai a giovarsi di lui per la stampa inglese. Egli ci rese servizi inestimabili quando era al Morning Post, e siccome ha conservato le sue relazioni coi giornali di Londra, egli può rendere ancora altri servizii non meno preziosi. La stampa inglese è la più potente e la migliore al mondo. Conviene averla con noi, e lo Stuart può contribuire efficacemente a quest'intento (3).

(2) Cfr. n. 408. (3) Cfr. quanto scriveva Rattazzl a Rudtnl 11 9 settembre: «S.M. 11 Re ha preso cognizione

della lettera del conte Nigra e mi Incarica di dirle che al pari di lei la trova meritevole di tutta la sua attenzione. Riconosce 11 re che più che mai si deve essere stretti ai nostri alleati, pru- denti, ma anche vigiU su quanto la Francia fa ai nostri danni. Veggo con piacere che pure 11 conte Nigra le dice bene di Stuart •·

417. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN (l)

D. 35516/768. Roma, 8 settembre 1891. Mi pregio di segnare ricevimento del rapporto della S. V. illustrissima

n. 1584/654 in data del 3 corrente (2) col quale mi riferisce la recente conver- sazione avuta col signor Ribot sulla lettera diretta da Menelik alle Potenze per partecipare loro i confini dell'Impero d'Etiopia.

Quel documento ha troppo poco valore dal punto di vista politico ed anche geografico perchè il R. Governo debba preoccuparsene soverchiamente. E, se nella sua risposta, il Governo francese si limiterà a rivendicare al possedimento di Obock una ragionevole sfera d'influenza nelle regioni dei Danakil e degll Issa-Somali, nessuna abbiezione gli verrà sollevata da noi, mentre saremo anzi lieti dell'effetto che tali rivendicazioni non mancheranno di produrre nell'animo sospettoso del negus.

Rimane però la questione dell'articolo 17 del Trattato di Uccialli, ed approvo a tale riguardo l'osservazione da lei fatta al signor Ribot. Credo inoltre oppor- tuno che la S. V. si valga della prima occasione nella quale il ministro fran- cese tornerà sull'argomento della cir,colare di Menelik per rammentargli in ter- mini sobrii ma fermi la notificazione fatta al Governo della Repubblica del- l'articolo summenzionato del trattato itala-etiopico, della quale il signor Spuller, allora ministro degli affari esteri, diede atto formale e senza riserve. Aggiungerà che le altre Potenze non mancano di uniformarsi alle disposizioni di quell'ar- ticolo servendosi sempre dell'intermediario dell'Italia nelle loro comunicazioni al Governo di Menelik. La S. V. vedrebbe quindi con dispiacere che la Francia cercasse di discostarsene e dovrebbe riservare in tal caso i diritti del suo Governo.

(l) Per la risposta cfr. n. 417.

418

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

T. 1285. Roma, 9 settembre 1891, ore 14.

Les rapports et les dépeches de V. E. ne m'ont encore rien dit sur la question des Dardanelles et sur les accords russo-turques dont se préoccupe l'opinion publique de toute l'Europe. Je vous prie de m'envoyer vos informations et votre avis (3).

(2) Cfr. n. 415. (3) Analoga richiesta venne inviata all'ambasciata a Londra con T. 1289, pari data. Per

Je risposte cfr. nn. 421 e 422.

T. S.N.

(l) Ed. in L'Italia in Africa, Etlopla-Mar Rosso, tomo IX, cit., p. 147.

419

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA,

E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA

Roma, 9 settembre 1891.

Déchiftrez vous-méme. L'ambassadeur d'Espagne m'a fait aujourd'hui la communication suivante: « Par une lettre adressée par S.M. la Reine Pia à S. M. la Reine Régente d'Espagne, la reine veuve de Portugal, d'accord avec le roi et son Gouvernement, a demandé si dans les cas où le roi de Portugal demanderait secours à l'Espagne pour défendre son tròne l'Espagne le donnerait camme elle l'a fait dans d'autres occasions ~. Par une lettre postérieure la reine Pia, toujours d'accord avec le roi de Portugal et son Gouvernement, a autorisé expressément le Gouvernement espagnol pour communiquer secrète- ment et officiellement ses désirs aux Grandes Monarchies. Le Gouvernement espagnol sait déjà d'une manière positive que l'Angleterre «est d'opinion que l'Espagne doit employer tous les moyens dont elle dispose pour éviter la révo- lution en Portugal et que si l'Espagne ne peut pas éviter la révolution dans ce pays elle doit intervenir par la force armée en Portugal. Quant à la Russie l'Espagne fait dans ce moment la mème exploration pour savoir si elle peut avoir l'assurance que la Russie exigera de la France que celle-ci ne se mele en rien dans les affaires de Portugal ~. L'ambassadeur d'Espagne m'a autorisé de la part de son Gouvernement à communiquer ces informations à l'Allemagne et à l'Autriche-Hongrie avec le caractère confidentiel et très secret, en me priant d'expliquer à Vienne et à Berlin que cette communication n'est pas faite directement à cause de l'absence de Madrid des ambassadeurs des deux Empi- res. Veuillez donner communication de cette dépèche en laissant copie au comte Kalnoky (baron Marschall) et lui dire que j'ai cru ne devoir donner au- cune réponse au comte de Benomar avant de connaitre son avis sur cette grave question (1).

420

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. Berlino, 10 settembre 1891, ore 9,48.

J'ai communiqué au secrétaire d'Etat v otre télégramme de ce t te nuit (2). Il trouve extrèmement graves les démarches du Gouvernement espagnol, et il

la richiesta di inviare informazioni in proposito. Per le risposte cfr. nn. 420, 424, 425 e 429.

admet difficilement que les lettres de la reine Marie Pia à la reine régente aient la portée que leur attribue le Cabinet de Madrid, et que le roi de Portugal et son Gouvernement se soient servis de la mère de Sa Majesté pour une démar- che aussi grave que celle dont parle le conte Benomar. Le secrétaire d'Etat penche à croire que la reine Marie Pia a confié ses inquiétudes et souffrances à la reine-régente, comme à une souveraine arnie, en lui exprimant peut-ètre en termes généraux l'espoir qu'en cas de nécessité elle n'abandonnerait pas la Maison de Bragance. Je n'ai pas soufflé mot au baron Marschall de ce que V. E. a bien voulu me communiquer récemment à ce sujet par lettre particulière. Il croit très-important qu'étant pour cela les mieux placés nous avertissions la reine Marie Pia de l'usage ou de l'abus fait de ses lettres par le Cabinet de Madrid, en la détournant de se livrer entre les mains de l'Espagne par des démarches compromettantes quelconques, et en la mettant bien en garde contre des offres de service qui, quoique présentées certainement en toute bonne foi et loyauté par la reine régente personnellement, n'en paraissent pas moins fort suspectes et point désintéressées. Le Cabinet de Berlin sait, en Espagne, d'un parti qui désire vivement et pousse à l'intervention en Portugal. Si, par malheur, on apprenait, dans ce dernier Pays, la démarche de la reine Marie Pia, ce serait, pour la Maison de Bragance, un coup fatai, dont l'Espagne tirerait peut- ètre profit en s'emparant du Portugal. Les dernières nouvelles reçues de Lisbonne par le Cabinet de Berlin n'indiquent pas une aggravation de la situa- tion, ni danger imminent de révolution. Aucun motif, donc, actuellement pour une intervention espagnole, et il est impossible de prendre des décisions pour une éventualité. Le secrétaire d'Etat croit, donc, qu'il convient d'agir avec la plus grande prudence, maintenir, vis-à-vis de l'Espagne, en cette question, la ligne de conduite tenue jusqu'ici, et faire tomber le plus tòt possibile dans l'oubli la démarche actuelle.

(l) Questo telegramma fu comunicato in pari data alle ambasciate a Londra e Madrid con

(2) Cfr. n. 419.

421

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 1775. Costantinopoli, 10 settembre 1891, ore 13 (per. ore 13,20). Mi duole non sia stato segnalato dai nostri uffici all'attenzione di V. E.

quanto ho detto nei miei rapporti e telegrammi circa questione Dardanelli, della quale tardivamente si preoccupa opinione pubblica europea (1). Ho segna- lato il 18 gennaio la vera situazione (2), ho riferito il 12 maggio e 10 ago- sto (3) il risultato dei successivi negoziati turco-russi ai quali non poteva io

(2) Cfr. serie II, vol. XXIII, n. 925. (3) R. riservato 330/203 del 12 maggio e R. 559/340 del 10 agosto, non pubblicati.

meglio tener dietro, stante la fatale e forse irreparabile soppressione del mio servizio d'informazioni. Telegrafato il 3 settembre (l) circa soddisfazioni date alla Russia che costituiscono precedente a suo beneficio; spedito ieri (2) a V.E. il testo, che non credo sia pervenuto ancora a Londra, delle istruzioni della Porta ai comandanti degli Stretti, ed il sunto dell'ultima nota a Nelidov che i colleghi interessati non si comunicavano per evitare ogni apparenza concerto, e che potei privatamente procurarmi. L'ambasciata non ha ricevuto dal mini- stero, circa la questione, altro che il dispaccio del 21 maggio (2). Ho manife- stato il mio pensiero a V. E. sulla questione anche nei miei rapporti sulla situa- zione generale: ignoro se accondiscendenza delle Potenze marittime faccia parte di nuove combinazioni già sospettate (3).

(l) Cfr. n. 418.

422

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 1778. Londra, 10 settembre 1891 (4).

Al Foreign Office non si annette speciale importanza alla questione impro- priamente detta dei Dardanelli (5). Quella relativa al passaggio delle navi della flotta volontaria russa era stata regolata da lungo tempo fra la Turchia e la Russia senza dare motivo ad osservazioni da parte dell'Inghilterra. Fu un errore dell'amministrazione ottomana lo avere risuscitato delle difficoltà nel- l'applicazione di un accordo prestabilito. L'intervento personale del sultano in questa occasione nel richiamare a sé la decisione è un fatto che merita atten-· zione, ma che non può provocare osservazioni. Finora il Gabinetto inglese non ne ha fatto e non pare probabLle che ne abbia a fare, finché le cose stanno in questi termini.

423

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 1782. Vienna, 10 settembre 1891, ore 17 (per. ore 18,45).

Kalnoky mi ha detto che aveva trovato imperatore di Germania (6) in ottime disposizioni, risoluto e pronto, ma calmo e pacifico e così si mostrò pure

(2) Non pubblicato. (3) Per la risposta cfr. n. 426. (4) Manca l'indicazione delle ore di partenza e di arrivo. (5) Risponde al n. 418, nota 3. (6) In occasione dell'incontro fra Guglielmo II e Francesco Giuseppe avvenuto nei giorni

precedenti.

Caprivi; si trovarono d'accordo nel giudicare la situazione come scevra di peri- coli immediati e nel pensare che una reazione deve prodursi a Pietroburgo. Appena occorre dire che non furono prese in tal occasione intelligenze di qual- siasi specie, d'altronde non necessarie; soltanto Caprivi confermò che per le questioni balcaniche Gabinetto di Berlino doveva continuare politica astensione inaugurata da Bismarck e seguita finora. Imperatore di Germania si mostrò sinceramente soddisfatto dell'esito esercizi militari (1).

T. S.N.

(l) Cfr. n. 411.

424

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 10 settembre 1891.

La question très-sérieuse de l'intervention éventuelle de l'Espagne en Por- tugal pour défendre le principe monarchique (2) est sur le tapis à Madrid depuis plusieurs mois. Ici on ne m'en a jamais parlé, et j'oserais douter de la pleine exactitude du renseignement suivant lequel lord Salisbury aurait donné à l'Espagne des encouragements à s'engager dans cette politique. A Vienne et à Berlin on connaissait déjà ce projet avant notre communication récente; et j'ai lieu de croire que les deux Cabinets impériaux n'avaient pas encouragé celui de Madrid, lorsque ce dernier voulait prendre lui-méme une initiative à ce sujet. Je serai à Rome le 13, et si V. E. le désire nous en parlerons. Ici, pour le moment, il serait impossible de sonder le terrain auprès de qui que ce soit.

425

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S. N. Vienna, 10 settembre 1891.

J'ai laissé au comte Kalnoky copie de la communication du Gouvernement espagnol contenue dans le télégramme de V. E. d'hier (3). Le ministre impérial a reçu avec intérét cette communication et me charge Ge vous en remercier. n se félicite de voir la question placée sur une bonne base, c'est à dire sur

e Pletroburgo con T. 1304 dell'H settembre.

(3) Cfr. n. 419.

351 27 - Documenti Diplomatici - Serle Il - Vol. XXIV

l'initiative et la demande du Portugal. Il croit qu'une entente entre les Gouver- nements portugais et espagnol pour le maintien de la Monarchie est utile aux deux Pays et pourra obtenir le consentement des Gouvernements monarchi- ques. Il considère comme très importante l'attitude favorable de l'Angleterre et espère qu'on obtiendra de la Russie qu'elle donne à la France le conseil désiré.

T. 1303.

(l) Questo telegramma fu rltrasmesso alle ambasciate a Costantinopoli, Londra, Parigi

(2) Cfr. n. 419, nota l.

426

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC

Roma, 11 settembre 1891, ore 16,30.

Rapporti e telegrammi di V. E. ebbero sempre mia più viva attenzione e sono tutti presenti mia memoria (1). Dopo suo telegramma 3 settembre (2), col quale informava condiscendenza Porta questione Dardanelli, indicandone cause, aumentarono considerevolmente preoccupazioni per accordo russo-turco. Non sapendo l'invio del suo nuovo rapporto, ora annunciatomi, e non ancor giunto, stimai necessario domandarle ulteriori informazioni ed apprezzamenti.

427

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Vienna, 11 settembre 1891.

Mi permetto di esporle un'idea. Ella vedrà se le circostanze consentono che la si possa eseguire.

Il re e la regina, nostri amati sovrani furono ospiti della Corte imperiale di Russia. Il principe di Napoli ebbe dall'imperatore Alessandro III egualé ospitalità. E anche il compianto duca d'Aosta ebbe a Mosca, durante l'inco- ronamento, un palazzo per sé e per il suo seguito, tavola, scuderia, il tutto magnificamente e regalmente servito. A tutte queste cortesie da noi non si è mai risposto. E l'obbligo, anzi gli obblighi contratti verso la Corte di Russia, debbono pesare al re, come al suo Governo, e dirò anche al Paese nostro. Io credo che sia di tutta convenienza il corrispondere, o almeno il mostrarsi disposti a corrispondere a quelle ripetute cortesie. Ora si presenta un'acca-

(2) Cfr n. 411.

sione propizia. Il figlio secondogenito dello czar, il granduca Giorgio è malato. I medici lo mandano al Caucaso nell'autunno, e nell'Algeria per l'inverno.

Penso che il re dovrebbe scrivere all'imperatore di Russia per dirgli, che avendo saputo che S.A.I. il granduca Giorgio, per consiglio dei medici, abbisogna di un clima mite nell'inverno, egli pone a di lui disposizione, per il caso in cui il clima di Napoli gli convenisse, sia la villa reale di Capodimonte, sia il palazzo reale di Napoli. Non so se il re abbia a Palermo una residenza disponibile. Se l'ha dovrebbe offrire anche quella. È certamente più che probabile che rofferta non sarebbe accettata. Ma se fosse accettata, tanto meglio. In ogni evento la cortesia sarebbe fatta, e si sarebbe mostrata la buona volontà e la buona memoria. Sono sicuro che quest'atto sarebbe altamente apprezzato dall'impe- ratore e dall'imperatrice di Russia; e anche politicamente non sarebbe senza vantaggio. Né penso che a Berlino o Vienna potrebbe essere male interpretato. Per Vienna rispondo che non sarebbe.

Ci pensi, e se concorda con me, ne parli al re, il quale, delicato com'è, non può se non approvare. Io non era d'avviso che il principe di Napoli andasse a Pietroburgo. Ci è andato, vi fu regalmente ricevuto, e lasciò colà ottima impres- sione, il che per me non era dubbio. E badi che vi fu invitato. Ora spetta al re di rispondere alla cortesia, invitando il granduca ammalato.

P. S. - Se si decide, converrà far presto (1).

(l) Risponde al n. 421.

428

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. RISERVATO 1812. Costantinopoli, 13 settembre 1891, ore 20 (per. ore 20,17).

Corrispondenze confidenziali d'ufficio giunte ad un altro mio collega, cita- no l'opinione d'un r. agente presso una Corte europea che io sia in disaccordo con sir William White circa la situazione delle Potenze alleate in Oriente. Mia leale amicizia con sir William White permetteva che, senza far allusione a detta corrispondenza, io chiarissi se egli dissenta da me in alcun punto impor- tante; perciò gli inviai confidenzialmente il mio rapporto del 30 giugno (2), documento stampato n. 1221, contenente citazioni di parole sue, che egli poteva smentire, e convinzioni mie espresse a scanso di future responsabilità. Sir William White, nel restituirmi detto rapporto, mi disse testualmente che esso non riferiva se non verità vere.

(2) Cfr. n. 341.

T. S.N.

(l) Cfr. n. 439.

429

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

San Sebastiano, 14 settembre 1891, ore 13.

J'ai passé la journée d'avant hier auprès du ministre d'Etat, qui fait une cure aux environs, et j'ai eu l'honneur d'étre reçu, hier, par la reine, laquelle m'a retenu presque deux heures. J'obtins la confirmation de l'appel adressé par la reine Marie Pia à la reine d'Espagne, afin d'invoquer son intervention éventuelle pour étouffer une révolution en Portugal. La reine régente a de suite répondu qu'elle y était prete, mais qu'elle voulait avant tout pouvoir en parler à son Gouvernement. La reine Marie Pia donna naturellement son adhésion. Canovas et Sagasta, tous les deux consultés, donnèrent de suite leur approbation. La reine Marie Christine, forte de cet appui, et sachant déjà à quoi s'en tenir sur l'opinion des Puissances alliées, écrivit une lettre autographe à la reine d'Angleterre, en la priant de la conseiller dans cette question, sans contredit la plus difficile qu'e1le ait eu depuis qu'elle est régente. La reine Victoria fut extrèmement touchée par cette démarche spontanée; après en avoir parlé à lord Salisbury, elle répondit avec beaucoup d'effusion à Marie Christine que l'Espagne devait chercher avant tout à empécher un mouvement républicain en Portugal, mais que, si néanmoins il éclate, il n'y a pas de doute que l'Espagne a le devoir de intervenir. C'est de la bouche de Sa Majesté que je tiens ces détails, dont le due de Tetuan lui-méme ne m'avait fait part qu'avec une certaine réserve. La ,lettre aussi précise qu'affectueuse de la reine d'Angle- terre a comblé de satisfaction Marie Christine, qui m'a répété à plusieures reprises de prier V. E., en son nom, de la tenir absolument secrète. Les repré- sentants d'Espagne à Lisbone et à Londres ne connaissent rien de ces démar- ches. J'enverrai de plus amples informations chiffrées par la poste (1).

D. RISERVATO 36071.

430

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL DOTTOR NERAZZINI (2)

Roma, 14 settembre 1891.

Riferendomi alla conversazione avuta colla S. V. in questo r. ministero insieme al generale Gandolfi, mi pregio di riassumere nel presente dispaccio le istruzioni relative alla missione affidatale presso i capi tigrini.

interrogato, mi ha risposto che aveva poi rinunciato a spedire questi maggiori particolari, 11 telegramma contenendo quanto occorreva a spiegare la situazione».

La S.V. partirà da Napoli il 21 corrente, troverà pronta a Massaua la sua carovana e muoverà alla volta di Adua nella prima settimana d'ottobre accom- pagnata dal capitano-medico cav. A. De Martino, già r. residente in quella città, e munito d'una lettera di S. M. il re per ras Mangascià e di lettere del generale Gandolfi per Mangascià e per Alula (1).

Scopo della sua missione è di trattare e conseguire un modus vivendi che garantisca la sicurezza ai rr. possedimenti, e mentre ci permetta di dichiarare a Menelik che la nostra frontiera verso l'Impero etiopico è quella da lui conve- nuta col conte Antonelli il 6 febbraio u.s., ci lasci conservare in via di fatto la posizione e l'influenza che abbiamo attualmente sino alla linea del Mareb, della Belesa e del Muna. A questo duplice risultato dovrà mirare l'accordo coi capi tigrini del quale si affida alla S. V. la negoziazione, e mentre in omaggio alle suscettibilità ed all'amor proprio nazionale abissino siamo disposti a lasciar dichiarare nella convenzione che ìe provincie del Sarae e dell'Oculè-Cusai fanno parte politicamente dell'Impero d'Etiopia, la S. V. cercherà di persuadere ras Mangascià e ras Alula a stipulare in via di compenso o come pegno di pace e d'amicizia con noi:

l) che i capi di quelle due provincie adesso e nell'avvenire vengano scelti di comune accordo fra ras Mangascià e il Governo di Massaua. E facendo nel caso attuale riconoscere Bat Agos come capo dell'Oculè-Cusai, potrà lasciarsi scegliere a Mangascià il capo del Sarae procurando possibilmente che scelga lo stesso Bat Agos;

2) che giuridicamente ed amministrativamente quelle due provincie abbia- no ad essere autonome e non paghino tributo né al Tigrè né all'Italia. I loro capi summenzionati vi faranno giustizia, lasciando però al Governo di Massaua ed a quello di Adua la definizione delle liti nelle quali fossero impegnati rispettivamente sudditi italiani o tigrini;

3) che sia riconosciuta al Governo italiano la facoltà di tenere residenti con scorte armate presso i capi del Sarae e dell'Oculè-Cusai;

4) che non possano farsi razzie nelle due provincie. E riguardo alle razzie dovrà pure attenersi dai capi tigrini che non molestino colle loro incursioni e depredazioni i Bazè e le tribù musulmane del Mareb Gasc e dell'Atbara che si trovano sotto la protezione italiana. La S. V. investigherà accortamente a quali condizioni e con quali compensi sarebbe possibile d'ottenere ciò che doman- diamo dai capi tigrini, e ne riferirà al governatore. E fissate che siano le basi dell'accordo ella dovrà combinare le modalità d'una intervista fra il generale Gandolfi come r. rappresentante e ras Mangascià accompagnato dai capi princi- pali suoi dipendenti, nella quale verrebbe firmata la convenzione. Questa sareb- be poscia comunicata all'imperatore dell'Etiopia tanto dal Governo italiano che dai capi tigrini.

La missione affidata alla S. V. richiede tatto ed accortezza. Ma l'esperienza da lei acquistata in Etiopia, le egregie sue qualità ed i servigii già resi al Paese mi danno affidamento che la S. V. possa riuscire a concludere coi capi tigrini un accordo che risponda pienamente alle intenzioni del R. Governo ed alle istruzioni contenute in questo dispaccio.

431. L'AMBASCIATORE DI SPAGNA A ROMA, BEN0MAR,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDIJ'TI'

L. PERSONALE. Bellagio, 14 settembre 1891

J'ai reçu hier soir votre aimable billet du 11 et je vous remercie de tout coeur.

J'ai conseillé mon Gouvernement de ne pas parler de nouveau, pour le moment, à Berlin; d'attendre le retour de l'ambassadeur d'Allemagne baron Stumm; et, quand celui-ci sera à Madrid, d'utiliser sa loyale et intelligente coopération pour expliquer à l'Allemagne la situation, après que l'exploration que nous faisons avec la Russie soit terminée.

Je crois que pour reprendre l'affaire en vue des opinions de l'Angleterre et de la Russie, une fois que celle-ci ait manifesté la sienne, il faut attendre que de Launay et Nigra soient rentrés à Berlin et à Vienne, et que Bruck et Solms, sur lesquels je sais que vous avez une grande autorité et qui sont des zélés coopérateurs de votre politique, reviennent à Rome. Je pense que seule- ment dans ces conditions l'action commune sera efficace.

432. L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, HIERSCHEL,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

1'. RISERVATISSIMO 1827. Londra, 15 settembre 1891, ore 18,20 (per. ore 20,25).

L'assistente sottosegretario di Stato al quale in assenza del primo ministro riferii verbalmente a titolo strettamente confidenziale, conformemente istru- zioni impartitemi da V. E., contenuto dispaccio cifrato 473 dell'H corrente (1), ringraziando di quella comunicazione dissemi non credere che il sultano entre- rebbe a far parte di una combinazione quale è quella cui alluse l'addetto mili- tare a Vienna.

Brusati, e l'addetto m!l1tare ottomano, Ahmed Fuad, 11 quale aveva detto: «Anche no! stiamo ora adoperandoci per formare una Triplice che varrà quanto la vostra. Sembra ormai quasi certo che la Turchia entri a tar parte dell'accordo franco-russo ... Il lavorio diplomatico della Francia e della Russia in Turchia è attivissimo, !.'ostante, quale forse non s'Immagina ed ha buon gioco perché quello delle altre Potenze non è egualmente ab!le ».

(l) Annotazione a margine di Malvano del dicembre 1891: «Il marchese Maffei, da me

(2) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 151-152.

(l) Non pubblicate.

(l) D. riservatissimo 35842/473 che riferiva un colloquio fra l'addetto m!l!tare a V!enna,

433

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, HIERSCHEL (l)

D. 36309/480. Roma, 15 settembre 1891.

Accuso ricevuta e ringrazio V. E. del rapporto n. 909/481 in data del 7 cor- rente (2) ed approvo la nota da lei diretta al marchese di Salisbury relativamente alla lettera di Menelik sui confini dell'Impero d'Etiopia.

Qualora il primo ministro britannico tornasse nei suoi colloqui sull'argo- mento delle incursioni abissine a danno delle tribù protette dall'Inghilterra, l'E. V. procurerà di mettere in chiaro che i reclami del Governo inglese da noi presi in considerazione si riferivano soltanto alle razzie contro i Gadabursi (3). Faccio questa raccomandazione a V. E. affine di non pregiudicare la questione dell'Ogaden che verrà trattata in occasione della delimitazione dalla parte di Zeila e di Berbera.

434

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. San Sebastiano, 16 settembre 1891.

En déférant à une prière tonte spéciale de la reine, je me suis abstenu de dire à V.E. dans mon premier télégramme (4), que la reine Victoria donna le conseil à Marie Christine de s'adresser au czar pour l'engager à déployer son influence sur le Gouvernement français, afin que celui-ci ne favorise point un mouvement républicain en Portugal. La reine d'Angleterre offrit mème l'inter- médiaire de son fils le due d'Edimbourg pour faire parvenir une lettre au czar et Marie Christine adopta ce moyen. La lettre a été écrite et on attend la réponse. La reine régente aurait désiré de garder ces détails jusqu'à l'arrivée de la réponse, mais je ne crois pas pouvoir les taire plus longtemps, et je supplie maintenant V. E. de les tenir exclusivement pour elle seule et de ne les communiquer à aucun de nos ambassadeurs. Le due de Tétuan a été doulou- reusement frappé en recevant la nouvelle, transmise par le comte de Benomar, que le Cabinet de Berlin continue à etre hostile aux projets d'intervention en Portugal (5).

(2) Non pubbUcato. (3) Cfr. n. 405. (4) Cfr. n. 429. (5) Per la risposta cfr. n. 438.

R. 174/80.

(l) Ed. !n L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, c!t., pp. 150-151.

435

IL CONSOLE GENERALE AD ADEN, CECCHI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Aden, 16 settembre 1891 (per. il 28).

In relazione al mio telegramma del 14 corrente (l) relativo agli intrighi di Gibuti, mi pregio d'informare V. E. che le voci di una cessione di un lembo di territorio allo Scioa, presso il porto di Gibuti, si propagarono qui subito dopo l'arrivo dello stazionario francese di Obock.

Io ebbi la notizia da un negoziante, sempre molto ben informato delle cose di Obock e di Gibuti.

Del resto saprò la verità al giungere della carovana, aspettata a Gibuti per il 25 corrente. Intanto il territorio in questione verrebbe ceduto a Menelik perché se ne giovi liberamente come scalo allo scambio dei prodotti del suo Paese, e ciò sotto l'egida del Governo della Repubblica, il quale non esigerebbe alcun diritto doganale, pago di potere, così facendo, estendere in tutto lo Scioa e nell'Harar la sua influenza commerciale, a cui farebbe naturalmente seguito quella politica. Si sa che Menelik si è sempre molto interessato a stabi- lire la sicurezza delle vie che da Gibuti conducono allo Scioa e all'Harar, e le recenti energiche pratiche di ras Makonnen con l'ugas degl'Issa Somali, sino al provvedimento preso della costruzione di un forte a Bio-Kaboba, possono essere un sintomo molto allarmante di quello che si pensa e si studia di fare dalle autorità scioane.

Ora, certo i francesi sono contenti perché si sono liberati da un nemico, l'Antonelli, che dava loro non poche noie e perché possono fare nello Scioa i loro affari con maggior libertà e facilità.

Del resto non è d'adesso che le autorità francesi di Obock e di Gibuti procurano di stringere buone relazioni con lo Scioa e con l'Harar, in quest'ulti- mo Paese giovandosi dell'influenza che monsignor Taurin esercita su Makonnen. Né vi sarebbe da sorprendersi del doppio giuoco di Makonnen, perché egl'è quello che in genere sono tutti gli Amhara e com'essi subisce l'influenza del- l'ambiente: fiacco di volontà, non sorretto da un criterio fisso, chiunque ha l'ultima parola finisce per aver ragione di lui.

Io non nascondo a V. E. che queste voci di intrighi francesi, specialmente intrighi del genere a cui accenno nel presente rapporto, mi preoccupano assai. E quand'anche la cessione del territorio a Menelik non fosse vera, come me l'auguro, egl'è certo che tanto nell'interno che alla costa i francesi si danno in questi giorni un gran da fare: e non è improbabile che ci preparino una qual- che sorpresa, anche perché mai come in questi giorni fu così vivo e frequente lo scambio dei corrieri fra le autorità di Gibuti e monsignor Taurin e Makon- nen all'Harar. E una sorpresa io l'ebbi già nella nomina del negoziante fran- cese Cesare Tian a procuratore di Makonnen in Aden, al posto del suo vecchio

e indispensabile agente E. Mussaia, il quale non ancora si è potuto riavere dalla sorpresa procuratagli dalla sua caduta.

Ho poi visto coi miei propri occhi varie lettere del signor Deloncle, attuale governatore a Obock, dirette qui al signor Tian dove, parlando delle carovane aspettate a Gibuti, dice di essere egli, Deloncle, incaricato da Makonnen di ricevere in deposito o di vendere entro i limiti di un prezzo già stabilito, tutte le merci provenienti dallo Scioa e dall'Harar di proprietà del re Menelik, desti- nate al pagamento integrale del prestito italiano.

Ora anche questo fatto, non mai prima accaduto, di un governatore che si presta a divenire l'agente di commercio di Menelik e di Makonnen, è certo un indizio, se non d'altro di un'entente molto cordiale.

In tale stato di cose, ch'io ho fedelmente esposto a V.E., sarebbe presun- zione da parte mia suggerire una via di condotta. Tenga l'E.V. conto di quel che si minaccia di fare a nostro grave danno, e si regoli nella sua saggezza. In ogni caso oserei dirle che convien quanto più sollecitamente è possibile ten- tare con Menelik un ravvicinamento di proposito deliberato, il che parmi non sarebbe impossibile. Io non sono d'avviso che a noi convenga - almeno finché occupiamo l'Abissinia settentrionale - trascurare interamente la sua parte meridionale, in modo che questa abbia a gettarsi incondizionatamente nelle braccia della Francia. Questo, secondo me, sarebbe un errore grandissimo, le cui conseguenze, in processo di tempo, riuscirebbero fatali a tutto il nostro pro- òlema coloniale in Etiopia.

L. PERSONALE.

(l) T. 1817, non pubblicato.

436

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Berlino, 16 settembre 1891.

Il sotto segretario di Stato mi informò oggi confidenzialmente (il barone di Marschall è assente in congedo per alcuni giorni) che la Cancelleria impe- riale ha dato ieri istruzione a cotesto incaricato d'affari germanico di fare uffici presso l'E. V. perché preghi il nostro augusto sovrano di volere, approfit- tando della presenza del re di Rumenia in Italia, adoperarsi presso di lui, che professa per Sua Maestà sentimenti di grande simpatia e rispetto, al fine di rialzarne l'animo profondamente depresso in seguito ai dissensi colla regina originati dal progettato matrimonio tra il principe ereditario e la damigella Vacaresco, ed alla malattia della regina stessa. Questa - dicevami il barone di Rotenhan - esercita molta influenza sul suo agusto consorte, e subisce a suo turno quella della Russia, che in Rumenia, come in tutta la penisola bal- canica e a Costantinopoli, si dà ad un attivo lavorio. In Rumenia essa ha già guadagnato terreno nelle classi inferiori, né le mancano simpatie presso gli uomini attualmente al potere. Lo stesso presidente del Consiglio - benché siasi opposto al progetto di matrimonio suddetto - è propenso alla Russia. Re Carlo, sentendosi isolato e senza appoggio fra coloro che lo circondano, ha perso

animo e gli manca il coraggio per qualunque decisione. La Cancelleria imperiale sarebbe molto grata al nostro augusto sovrano, e crede farebbe opera utile cercando di rialzarne gli spiriti e d'indurlo, tra le altre cose, a far visita agli imperatori Guglielmo e Francesco Giuseppe, alla qual cosa egli non seppe sin qui risolversi.

Quantunque, come già dissi, cotesto rappresentante germanico abbia già ricevuto incarico di intrattenerla sull'argomento (1), tuttavia il barone di Rotenhan mi domandò di esternarle i suoi sentimenti di riconoscenza se l'E. V. vorrà farsi interprete presso S. M. il Re del desiderio del Gabinetto di Berlino.

Ho l'onore di ringraziarla del suo telegramma 15 corrente (2), col quale ella ben volle rimettersene al mio giudizio per la pubblicazione dell'articolo del conte Fantoni. Mi intenderò col Dipartimento imperiale degli affari esteri circa i tagli opportuni a introdursi eventualmente in tale abbastanza voluminoso studio.

437

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, D'ARCO, ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, E

AGLI INCARICATI D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA, E A LONDRA, HIERSCHEL

T. 1356. Roma, 17 settembre 1891, ore 12,30.

Preoccupato eventi in China Ribot espresse Ressman desiderio conoscere nostre idee sul da farsi (3) avvertendo che rivolgerà egual domanda a Londra e Berlino perché crede ormai urgente un'azione comune. Ho autorizzato Hessman (4) rispondere che Governo del re non ha difficoltà alcuna esaminare e concertare con Francia Inghilterra Germania azione comune da esercitarsi in China.

438

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

1'. S.N. (5). Roma, 17 settembre 1891.

Je garde pour moi renseignements obtenus à St. Sébastien (6). Allemagne comme vous savez déjà est toujours très contraire projet d'intervention éven-

mania che reca a matita la data 14 o 15 settembre 1891: « L'attitude de la Roumanie ayant une valeur réelle pour !es Etats qui composent la Triple Alliance, un rapprochement évident vers ce groupe présenterait non seulement des avantages à la Triple Alliance en cas de conf!its en Orient, mais diminuerait sensiblement la possibilité de tels conflits ».

(3) T. 1837 del 16 settembre, non pubblicato. (4) T. 1354 del 17 settembre, non pubblicato. (5) Minuta autografa. {6) Cfr. n. 434.

tuelle en Portugal. Autriche-Hongrie après dernières communications pense que la question est mieux posée. Je crois, et vous prie de le déclarer au due de Tetuan, qu'il est excessivement dangereux de s'engager dès à présent sans connaitre les circonstances dans lesquelles !es événements se produiront. Pour le moment je ne puis changer ma manière d'envisager la question. Cependant si les démarches auprès de la Russie et de la France avaient des bons résultats la question se présenterait d'une manière plus favorable (1).

(l) Si pubblica qui il primo capoverso del promemoria consegnato dall'incaricato d'affari di Ger-

(2) T. s.n., non pubblicato.

439

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI

T. S.N. (2). Roma, 17 settembre 1/591.

S.M. le Roi sachant que le granduc Georges est souffrant et doit se rendre dans le midi aurait l'intention d'écrire au czar pour mettre à disposition de son fils une de ses résidences royales soit à Naples, soit à Palerme (3). Je prie V.E. de me donner son avis sur l'opportunité de cette démarche (4). Désirant voir Giers je m'arrangerai pour le rencontrer, si possible, à son passage à Milan.

440

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', AL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI

D. 36598/190. Roma, 17 settembre 1891.

Sono oggi in grado di comunicare a V.E. le idee espresse ai rr. rappresen- tanti a Berlino e a Londra dai Governi di Germania e di Gran Bretagna, a proposito dei pretesi diritti sull'oasi di Tuat accampati dalla Francia presso 11 sultano del Marocco, per mezzo dell'interprete della legazione della Repub- blica a Tangeri (3).

I due Governi sono d'accordo nel proposito di aspettare che la Francia abbia dato prove evidenti e palpabili del suo intendimento di occupare Tuat, prima di fare qualche osservazione al riguardo al Gabinetto di Parigi.

(2) Minuta autografa. (3) Rattazzi aveva comunicato a Rudinl con L. personale del 15 settembre: «S.M. 11 Re non

na alcuna difficoltà di scrivere allo czar per fare la offerta consigliata dal conte Nigra :o>. (Cfr. n. 427).

(41 Marochetti rispose con T. s.n. del 18 settembre: «Une proposition pourrait avoir caractère de vouloir arracher poursuivre [stc] à la France car 11 a été question de Alger ... je suis persuadé que gracieuse offre du roi trouverait auprès du czar accue11 sympatique de reconnaissance ». Per 11 seguito cfr. n. 452.

R. confidenziale 995/381 dell'8 settembre e da Torniell1 con R. riservato 903/475 del 6 settem- bre, non pubblicati.

La Francia, secondo il parere del Governo di Berlino, potrebbe negare, o fingere di ignorare i passi fatti verbalmente dal signor Hélouis, o respingerne la responsabilità, e le rimostranze delle Potenze non avrebbero altro effetto che di rendere il Governo della Repubblica più cauto nel proseguimento dei suoi piani e delle sue pratiche segrete. Secondo lord Salisbury poi, qualunque passo fatto ora a tale scopo dalle Potenze potrebbe facilmente precipitare, anziché impedirla, una risoluzione subitanea della Francia.

In questo ordine di idee consente anche il r. ministro a Parigi che, come le dissi, ho pure creduto opportuno interpellare, su questo importante argo- mento.

Per ottenere che le Potenze interessate al mantenimento dello statu quo del Marocco procedano con noi d'accordo per una azione intesa ad impedire roccupazione dell'oasi meditata dalla Francia, è pertanto indispensabile avere in mano le prove di fatti positivi ed innegabili su cui basare un eventuale reclamo a Parigi.

L'ipotesi cui ella accennava in precedenti rapporti, che cioè soldati fran- cesi potessero aver preso possesso di Tuat nel momento stesso che il signor Hélouis faceva a Ra:bat le note pratiche presso il sultano, risulta ormai in- fondata.

Pare quindi che si possa senza danno aspettare l'esito dei consigli concor- demente dati al sultano dai rappresentanti delle Potenze amiche, e da lei con- fermati a Sid Torres, siccome risulta dal suo rapporto del 6 corrente (1). Sua Maestà rimanga ferma nel proposito di rifiutarsi di rispondere in merito alla domanda del signor Hélouis, fintantochè la domanda stessa non venga presen- tata per iscritto.

Quando ciò avesse luogo, o se la Francia facesse altri passi intesi a met- tere in atto la progettata occupazione, si potranno allora rinnovare, con miglior fondamento, presso le Potenze amiche le pratiche, per determinarle ad una azione comune diretta a sostenere i diritti del sultano; salvo a ricorrere, nella peggiore ipotesi, secondo l'avviso di lei, all'estremo espediente di consigliare Sua Maestà a fare appello formale alle Potenze, perché intervengano a salva- guardare l'integrità del territorio dell'Impero.

T. 1856.

(4) Per la risposta cfr. n. 442.

(5) L'opinione dei Governi di Berlino e Londra era stata comunicata da Beccaria con

441

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Costantinopoli, 18 settembre 1891, ore 17,20 (per. ore 18,30).

Sono d'accordo con Radowitz sulla legittimità e necessità di una pressione efficace che io dovrei esercitare quando il nuovo gran visir avrà avuto tempo

di prendere sufficiente cognizione dei nostri reclami; osservando d'altronde, egli ed io, eguale riserva nelle questioni politiche d'ordine generale. Spedisco oggi rapporto (1). Credo necessario non diminuire numero navi Salonicco (2). Mi riservo sottoporre a V. E., a tempo opportuno, proposta pienamente consen- tanea alle giuste esigenze della conciliante ma ferma protezione dei nostri speciali interessi.

(l) R. 1017/285, non pubbllcato.

442

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. San Sebastiano, 19 settembre 1891, ore 16.

Le due de Tetuan étant parti, j'ai cru devoir communiquer personnellement à la reine le dernier télégramme de V. E. (3). En effet Sa Majesté m'a de suite accordé une audience, ce matin, en me remerciant vivement et en me chargeant ct'annoncer à V. E. que le tzar lui a déjà fait savoir, de la manière la plus affec- tueuse, qu'il ne pourra lui donner une réponse avant d'avoir vu M. de Giers. Cette communication parait de bon augure à la reine, surtout qu'elle a reçu, en meme temps, une lettre excessivement expansive de la tzarine, laquelle lui exprime les sentiments les plus affectueux de la part de son impérial époux. La reine régente s'est empressée de remercier par une lettre autographe au tzar.

443

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL DIRETTORE DELLA STAZIONE GEOGRAFICA DI LET MAREFIA', TRA VERSI ( 4)

D. 37026. Roma, 20 settembre 1891.

Mi pregio trasmettere qui acclusa alla S. V. una lettera di S. M. la Regina d'Inghilterra ed una lettera di S. M. il Re nostro augusto sovrano (5), da

(2) La seconda divisione della squadra, al comando del contrammiraglio Sanfelice, era

partita per Salonicco 11 25 agosto (N. 265 del Ministero della marina, a firma Corsi) in seguito al sequestro da parte di briganti dell'italiano Michele Bollini. Rudinì, invitò con D. riser- vato 37049 del 20 settembre 11 ministro della marina a prolungare la permanenza a Salonicco delle navi italiane.

(4) Ed. In L'Italia tn Africa, Etiopta-Mar Rosso, tomo IX, c!t., p. 156. (5) Non si pubblicano.

consegnarsi all'imperatore d'Etiopia, rìtirando possibilmente una ricevuta per la lettera della regina Vittoria e mandandola a questo ministero. Unisco per opportuna informazione della S. V. copia di quei documenti e della circolare di Menelik alla quale rispondono. Nel fare tale comunicazione al negus la S. V. dovrà cercare di persuaderlo che la delimitazione delle sfere d'influenza in Africa che le Potenze europee stipulano fra loro non lede per nulla i diritti e la sovranità dei potentati africani, e che anzi lo scopo del Governo italiano nel concludere gli accordi in questione fu piuttosto quello di garantire l'integrità dei dominii etiopici. Invocherà opportunamente l'esempio dell'Inghilterra, la quale è amica dell'Egitto, come noi dell'Etiopia, non ha protettorato sul Vice Reame e rispetta e vuole che tutti ne rispettino l'autonomia. Eppure ciò non ha impedito al Governo britannico di stipulare con noi il protocollo del 15 aprile. relativo specialmente alla delimitazione fra le tribù nostre protette del Barca, del Mareb Gasc e dell'Atbara, ed i territori sudanesi riservati alla riconquista E:giziana.

* Eviterà infine qualunque discussione intorno ai confini pretesi da Menelik ed a quelli stabiliti nei protocolli, lasciando comprendere a Menelik che se egli riuscirà ad· estendere le sue conquiste, l'Italia avrà motivo di rallegrarsene. E del resto i confini dei protocolli anglo-italiani essendo quasi tutti indicati con meridiani e paralleli, è probabile che non saranno capiti da Menelik.

Autorizzo la S. V. a scegliere il momento opportuno per questa pratice. e per la consegna delle lettere, posponendola anche, se lo creda opportuno, alle trattative sull'articolo XVII * (1).

(l) Non trovato.

(3) Cfr. n. 438.

444

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL CONSOLE GENERALE AD ADEN, CECCHI (2)

T. 1397. Roma, 22 settembre 1891, ore 14,15.

Riceverà posta pieghi destinati Makonnen. Colla stessa occasione gli scriva sconsigliandolo costruzione forte (3) e razzie contro Issa, affine non disgustarsi Inghilterra, ma aggiunga che non intende negare con questo sovranità etiopica sui somali. Informi autorità locale prima parte tali istruzioni.

(2) Ed. in L'Itazta in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., p. 157. (3) Il progettato !orte avrebbe minacciato le carovane fra Zella e Harar.

(l) Il passo fra asterischi fu trasmesso in clfra.

445

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, D'ARCO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, HIERSCHEL

T. 1403. Roma, 22 settembre 1891, ore 20,15.

Pansa telegrafa (l): c Abbiamo mandato nota collettiva minacciosa (2). Procurate dettagli Londra». Voglia mandarmi tali dettagli (3) e sentire se Governo inglese gradirebbe invio altra nostra nave guerra mari China come mi lascia intendere incaricato affari Inghilterra (4).

446

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI (5)

D. RISERVATO 37199/486. Roma, 22 settembre 1891.

Riferendomi ai colloqui avuti colla S. V. illustrissima in questo r. ministero, mi pregio trasmetterle qui accluse in copia le istruzioni date al cav. C. Neraz- zini (6) per le trattative preliminari coi capi tigrini, coi quali ella ha ricevuto incarico di negoziare e firmare un accordo. La sostanza di quelle istruzioni è di lasciar considerare le provincie del Sarae e dell'Oculè Cusai come facenti parte dell'Impero d'Etiopia ed anche di dichiararlo nella convenzione, stipu- lando però patti tali nella medesima da conservare in via di fatto l'influenza e la posizione che abbiamo attualmente in quelle regioni. Raccomando alla S. V. di curare che il cav. Nerazzini si attenga strettamente alle istruzioni ricevute, e nutro piena fiducia che il negoziato affidato alla S. V. illustrissima

(2) Della nota, redatta sotto forma di memorandum, trasmessa dal ministro a Pechino con

&apporto del 15 settembre, sl pubbllcano i passi seguenti: « Gll oltraggi e gli attachi per- petrati contro la vita e la proprietà di stranieri che si sono andati ripetendo sin dalla metà di maggio di quest'anno nella vallata del Yangtsè ed altrove e coronati da ultimo dagli eccidi di Tchang, avvenuti il 1° corrente, non sono tanto il risultato di una innata animosità delle classi inferiori verso la cristianità ed i cristiani, il che il Yamen finge di credere e desidera credano pure i rappresentanti esteri, quanto invece la conseguenza di un corso sistematico di ostilità istigato da membri anti-cristiani ed anti-stranieri del ceto letterario che hanno per quartier generale la provincia di Hunan, ma i di cui proseliti sono sparsi in tutto l'Impero e si rinvengono anche fra i più alti funzionari della Monarchia ... I sottoscritti opinano che forse il migllor modo di ricondurre il Governo cinese al sentimento del suo dovere e degli obblighi che gli incombono, sarebbe che le Potenze, che hanno trattati coll'Impero facessero stazionare delle navi da guerra in tutti l porti aperti nell'Yangtsè, a Canton ed a Shanghai e che indirizzassero una dichiarazione collettiva al Governo cinese che tali navi in caso di necessità avrebbero ordini di respingere colla forza qualunque attacco su forestieri o sulle loro proprietà, e che la Cina dovrà sottostare alle spese di manutenzione di tali bastimenti in acque cinesi fino a tanto che si potrà ritirarll con tutta sicurezza. Se tale misura non fosse effettuabile, i sottoscritti non scorgono altro modo di giungere ad una soluzione soddi- sfacente che di far sì che le Potenze inviino nelle acque cinesi le loro forze navali su tale piede da provare alla Cina che non le sarà permesso di eludere più a lungo i suoi doveri come Potenza legata da trattati •·

(4) Con lettera del 21 settembre, non pubblicata. (5) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., p. 161. (6) Cfr. n. 430.

riuscirà a garantire la sicurezza della colonia senza discapito della nostra auto- rità ed influenza sui territori compresi fra l'Asmara e la linea del Mareb, della Belesa e del Muna.

(l) Con T. 1895 del 21 settembre.

(3) Per la risposta cfr. n. 451.

447

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI DI GRAN BRETAGNA A ROMA, DERING

N. 37351/137. Roma, 22 settembre 1891.

Me référant à votre note du 18 courant (l) ainsi qu'à notre conversation de dimanche dernier, j'ai l'honneur de vous envoyer ci-joint une note verbale confidentielle sur l'argument très délicat des incursions des abyssins contre les issah et du fort de Bia Kabouba que d'après les renseignements parvenus au Gouvernement de S. M. la Reine, le gouverneur du Harar aurait l'intention de construire.

En vous priant de porter le contenu de cette note verbale à la connaissance du marquis de Salisbury, je m'empresse d'ajouter que M. Cecchi consul général d'Italie à Aden est en rélation officielle avec ras Makonnen, et qu'il vient de recevoir des instructions télégraphiques (2) de lui écrire sans rétard, pour le persuader à renoncer à ses projets.

ALLEGATO

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI DI GRAN BRETAGNA A ROMA; DERING (3)

NOTA VERBALE 37352/138. Roma, 21 settembre 1891. Le chargé d'affaires d'Angleterre vient d'adresser une note au Ministère royal des

affaires étrangères pous lui faire savoir, d'après des nouvelles télégraphiées d'Aden au Gouvemement de S. M. la Reine, que des soldats abyssins seraient en tram de construire un fort à Bia Kabouba, sur la. route des ca.ravanes de Zeyla à Harar, et qu'ils auraient meme l'intention d'avancer contre une tribu Issah somali, qui vient de demander protection aux autorités britanniques de la cote. M. Nevill Dering ajoute que l'Angleterre se considère engagée par l'accoro stipulé avec la France en 1888 à main- tenir ouverte la route du Hara.r, et qu'il deviendra bientot nécessaire pour son Gouver- nement de s'entendre à cet éga.rd avec le Gouvemement français. Toutefois avant de se mettre en communication avec ce demier, le marquis de Salisbury désirerait que le Gouvemement italien voultlt bien faire quelque démarche pour tàcher de persuader ras Makonnen è renoncer à ses projets.

Le Ministère royal des affaires étrangères a l'honneur de décla.rer à M. Dering qu'il se servira de toute l'inf1uence qu'il possède, ainsi qu'il l'a déjà fait autrefois, pour

(2) Cfr. n. 444. (3) Ed. in L'Italia in A/rica, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 158-159.

conseiller le gouverneur du Harar de respecter les territoires des tribus protégées par le Gouvernement britannique. C'était précisément dans le but d'exercer de son mieux cette intluence auprès de Makonnen que le Gouvernement italien avait fait exprimer au Foreign Office le désir d'établir un vice consulat à Zeyla, et de le confier à M. Nerazzini, un de ses agents les plus influents auprès des abyssins et surtout auprès du gouverneur du Harar. Le marquis de Salisbury ayant toutefois prié le ministère royal de renoncer pour le moment à cette idée, il a été répondu de suite a Sa Seigneurie que le Gouver- nement italien n'aurait point insistè sur sa demanda. Cela étant, le ministère royal ne peut dissimular à M. Dering la pénible impression qu'il vient de recevoir à l'annonce de prochaines négociations que l'Angleterre aurait l'intention d'entamer avec une Puissance nécessairement considérèe par l'ltalie comme sa rivale en Ethiopie, et surtout dans 1es régions du golfe d'Aden et au Harar. Le texte de l'accord de 1888 stipulé entre l'Angleterre et la France et communiqué confidentiellement à l'ambassade royale à Londres le 7 juin 1889 a formé l'objet d'un examen très attentif de la part du Gouver- nement du roi. A la suite d'un tel examen le ministère royal a pu se former la conviction que cet accord ne contient que des obligations purement négatives pour les deux con- tractants, et quel que soit le désir de l'Angleterre, très sincèrement partagé du reste par Italie, d'avoir la route du Harar ouverte au commerce, ou ne saurait voir dans l'article VI une obligation pour le Gouvernement britannique de s'entendre avec la France pour prendre des mesures afin de s'assurer d'un tel résultat.

Il. appert des rapports parvenus l'année dernière au ministère royal de ses agens en Afnque que la province éthiopienne du Harar avait alors pour limite, en allant vers la còte, la rivière Garasie, située à quelques milles de Gildessa. Le Gouvernement du roi qui considera desormais l'Ethiopie comme placee dans sa sphère d'influence, ne pourrait pas reconnaitre sur le Harar l'influence d'une autre Puissance européenne. Mais il a constaté avec une satisfaction très sincère que le Harar est expressément exclu des territoires que la France et l'Angleterre se sont partagés par l'accord de 1888. Le ministère royal est arrivé par conséquent à la concluswn que cet accord ne défendrait nullement à l'Angleterre de reconnaitre par un protocole les limites des sphères d'in- fluence du Gouvernement britannique et du Gouvernement italien dans les regions du goHe d'Aden, en choisissant d'un commun accord une llgne de délimitation qui partant de Bender Ziadeh arrive à quelque point de la route de Zeyla à Harar, s1tué entre Bia Kabouba et Gildessa.

Cette délimitation serait considérée par le Gouvernement italien comme complément nécessaire et indispensable de celle qui a été stipulée par les protocoles du 24 mars et du 15 avril, et les deux Gouvernements pourraient notifier ce nouvel accord au roi des rois d'Abyssinie, ainsi qu'il a été fait pour les autres. De telle façon les démarche.> de l'Italie à Entotto et à Harar pour arrèter l'expansion des abyssins du còté des Gadaboursis et des Issah seraient bien plus faciles qu'elles ne le sont maintenant, car ce qui rend ces recommandations délicates et difficiles c'est précisément le soupçon des abyssins sur les intentions de l'Angleterre vis-à-vis du Harar. Le Gouvernement italien considère naturellement ce soupçon très injuste, mais les agents français et russes ne manquent pas de le susciter continuellement dans l'esprit méfiant du roi Ménélik et de ras Makonnen. Ces informations ont été confirmées tout récemment au ministère royal par le docteur Traversi qui vient de traverser le Harar pour se rendre au Choa.

En priant M. Nevill Dering de porter ce qui précède à la connaissance du marquis de Salisbury et de lui faire savoir que des démarches seront faites sans retard auprès de Makonnen en conformité du désir exprimé par Sa Seigneurie, le ministère royal serait très reconnaissant au Gouvernement de S.M. la Reine s'il voulait bien renoncer à l'idée d'une négociation avec la France sur les questions sus énoncées. Le développe- ment de l'influence française dans les régions du golfe d'Aden et en Ethiopie serait certainement une menace pour les intéréts britanniques, tandis que le progrès de l'influence d'une Puissance qui se considère toujours la meilleure arnie de l'Angleterre ne pourrait leur porter aucune atteinte (l).

con D. riservato 37526/495 del 24 settembre.

367 28 - Documenti Dtplomattct - Serie Il - Vol. XXIV'

(l) Ed. in L'Italia in A/rica, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, clt., pp. 154-155.

(l) Questa nota verbale e quella di Dering cui essa risponde furono comunicate a Tornielli

448

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (l)

R. 1736/721. Parigi, 22 settembre 1891 (per. il 25).

Essendo nella mia conversazione d'ieri col signor Ribot caduto il discorso sulla circolare di Menelik, io domandai a S. E. che m'aveva precedentemente annunziato la sua intenzione di rispondervi (2), se lo avesse fatto.

Questo signor ministro degli affari esteri mi rispose affermativamente e poi mi disse che aveva fatto pervenire la sua risposta a Menelik per lo stesso tramite per il quale eragli stata inviata la circolare, cioè per mezzo del signor Lagarde, governatore di Obock. Non nascosi al signor Ribot la mia sorpresa ed il penoso sentimento ch'io provava vedendo come egli non avesse tenuto nessun conto dell'articolo 17 del Trattato d'Uccialli, notificato regolarmente al Governo francese e di cui questo ci aveva dato atto senza riserva. E gli addussi il molto diverso e più corretto procedere usato dal Governo britannico.

Egli replicò che quando inviò la sua risposta non gli era noto come aveva agito il Gabinetto di Londra e che ne ebbe contezza appena dopo, da un tele- gramma. D'altronde, gli era sembrato di dover agire così in quest'incontro e servirsi del mezzo del signor Lagarde appunto perché si trattava dei confini di Obock e perché la sua risposta si limitava a contestare le pretese del re Menelik. Egli fino allora non aveva mai dato riscontro alcuno alle numerose lettere che gli erano pervenute dal re, il quale anzi aveva mandato presso di lui anche un suo delegato, uno svizzero (credeva ricordarsene il nome: «Ulrich») per intrattenerlo delle sue ragioni. Già da tempo Menelik gli aveva anzi diretta una formale e vivacissima protesta contro il Trattato di Uccialli in cui accu- sava in termini violenti il conte Antonelli ed il Governo italiano di averlo tratto in inganno. Il signor Ribot si fece un merito di non aver lasciato uscire quella protesta dal suo tiratoio e di non averla fatta pubblicare. Pure giustificandosi in questo modo, egli non disse una parola sola intesa a contestare formalmente per parte sua il diritto da noi fondato su l'articolo 17 suddetto; anzi ripeté che la Francia non mira a crearci imbarazzi in Etiopia e che deplorava non essersi condotte a termine tra il Gabinetto di Parigi e noi le trattative per la reciproca delimitazione, giacché il protocollo che le avesse constatate avrebbe implicato il pieno riconoscimento per parte della Francia dei nostri diritti in quelle regioni.

(2) Cfr. n. 415.

(l) Ed. In L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, clt., p. 160.

449

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Novara, 22 settembre 1891.

Ho veduto il re a Monza. Mi parlò per prima cosa, subito, della questione del viaggio (1). Mi attenni alle indicazioni da lei datemi, escludendo ogni suppo- sizione d'intrigo, o di pressione. Indicai anzi che era prematuro il parlarne. Sua Maestà ascoltò con molta attenzione ciò che ·le dissi circa la convenienza somma di mantenere vivaci le correnti di simpatia nel Paese dove la sola opinione pubblica guiderà il Governo, qualunque esso sarà per essere, se situa- zioni internazionali difficili dovessero sorgere. Il modo con il quale il re mi ha parlato, lasciò in me l'impressione che in lui non vi è nessun parti pris contro il progetto del viaggio. Sarà questione da riprendere dopo averla lasciata ripo- sare per qualohe mese.

Ho veduto ieri a Pallanza il re Carlo di Rumania. Egli si recherà a Monza nella ventura settimana. Conoscendomi da lunga data, mi parlò a lungo di politica estera. Una persona del suo seguito che gode della particolare fiducia del re mi disse che Sua Maestà avrebbe desiderato moltissimo incontrare V. E. durante questo suo soggiorno in Italia. Mi permetto a questo riguardo d'indi- carie che, nelle conversazioni che ho avute col re e con il signor Kalindero, che è la persona più seria del seguito di Sua Maestà, mi sono formato l'idea che per noi vi sarebbe forse l'occasione di conseguire dalla Rumania un impe- gno per l'eventuale sua azione, comune alla nostra in certe eventualità. Tale impegno accrescerebbe il peso della nostra cooperazione in Oriente, perché ormai la Rumania, dal punto di vista militare, non è quantità trascurabile. Nutro opinione che il re Carlo s'indurrebbe a fare qualche cosa con noi piut- tosto che con l'Austria o l'Inghilterra. La nostra posizione in questo gruppo sarebbe molto più forte se con noi conducessimo i rumeni. Florescu, il presi- dente dei ministri, che accompagna il re, è del partito che tradizionalmente simpatizza con la Russia. Di politica estera bisogna parlare soltanto con il re Carlo. Il nostro re potrebbe esercitare, nell'occasione di questa visita, un'azione importante ed efficace. Le mando questa idea perché credo se ne potrebbe cavare qualche cosa.

Nel Temps di Parigi sono comparsi alcuni art'icoli che spero le saranno stati segnalati, in riguardo alla opportunità del concerto delle Potenze interes- sate in China. Naturalmente l'Italia è omessa dal giornale parigino nella enu- merazione dei Paesi che dovrebbero far parte del concerto. Sovra questo punto. del quale abbiamo recentemente parlato a Roma, bramerei che V. E. mi dicesse fin dove io mi potrei spingere per non !asciarci tagliar fuori dalla posizione che ci conviene mantenere di fiancheggiatori efficaci dell'Inghilterra. Parte domani mattina per Londra dove sarò giovedì sera (2).

(2) Per la risposta cfr. n. 460.

T. 1903.

(l) Si riferisce con ogni probabilità al viaggio del re a Londra. C!r. n. 199.

450

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Therapia, 23 settembre 1891, ore 11,45 (per. ore 17,20).

Sultano ricomincia preoccuparsi della squadra: io dico ignorare scopo e durata della sua presenza a Salonicco. Gli incidenti che si cerca suscitare, per pretesa non restituzione di saluto e per esercizi di tiro, sono tentativi, orga- nizzati in palazzo, per allontanarla. La fermezza ci assicurerà rispetto del sul- tano e degli stessi nostri amici (1).

451

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, HIERSCHEL, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 1908. Londra, 23 settembre 1891, ore 16 (per. ore 18,16).

Nota collettiva dei rappresentanti esteri Pekino (2) dichiara che la risposta del Governo chinese alle rimostranze mossegli non essendo stata trovata sod- disfacente, essi rappresentanti trovavano inutile di continuare la discussione, e che ne riferivano quindi ai rispettivi Governi. A questi, come ebbi l'onore d'informare V. E., sarà prossimamente mandata una relazione contenente sug- gerimenti sulla natura misure da adottarsi. Assistente sottosegretario di Stato, che ho interpellato se Governo inglese gradirebbe invio altra nostra nave da guerra mare China, mi disse «non avere il Foreign Office ricevuto dal ministro britannico a Pekino alcun avviso circa invio rinforzo in China; ma autorità navali inglesi avendo osservato che il carico proteggere stranieri quelle regioni pesava abbastanza fortemente sulla squadra inglese, Gabinetto di Londra crede che se Governo italiano è disposto a mandare altra nave da guerra in China, questo invio riuscirebbe gradito agli altri comandanti inglesi ed al Governo britannico:.. Si servi della frase: «non sarebbe unwelcome ». Lord Salisbury disposto azione comune come da mio telegramma 18 corrente (3) mi ha ripe- tuto tuttavia essere avviso Gabinetto inglese converrebbe aspettare suggerimenti rappresentanti. Per corriere mandai V. E. rapporti sulle cose della China (4).

!lno nuovo ordine ». (2) Risponde al n. 445.

di Stato m'informa da parte di lord Sallsbury che per gll affari della China Sua Signoria pie- namente conviene essere megllo che le Potenze agiscano insieme ed essere il Governo britannico a ciò disposto tostoché le necessarie misure da prendersi in comune siano state concertate».

(l) Rudinì telegrafò con T. 1413, pari data, ore 21,30: «Nostra squadra resterà Salonicco

(3) Con T. 1853 del 18 settembre Hierschel aveva comunicato: «Assistente sottosegretario

(4) Non pubblicati.

452

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI

T. s. N. (1). Roma, 23 settembre 1891.

S. M. le Roi a télégraphié prince Naples pour le charger de voir le czar et offrir hospitalité en Italie au granduc Georges.

453

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, BLANC, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Therapia, 23 settembre 1891.

La ringrazio della lettera che V. E. mi fece l'onore di scrivermi il 9 cor- rente ed alla quale non potei rispondere finora che per telegrafo. Come dichia- rava Radowitz più di un anno fa, gli accordi del 1887 non saranno denunziati, anzi vennero confermati; ma se costituiscono una guarentigia contro mali mag- giori in caso di complicazione, essi non sono ormai di pratico valore in pace; e ciò non solo perché l'Austria, pur prevalendosi della loro esistenza per impor- ci deferenza speciale in Oriente, non ne applicò lo spirito alla sua politica orientale, come è più che dimostrato per White e per me, ma anche perché (e questa è penosa dimostrazione che ho sottoposta a tutti i predecessori di V. E. da dieci anni in qua, senza pertinente refutazione) l'Italia, pur dimostran- dosi intimamente legata all'Inghilterra, ed anzi domandandone l'appoggio na- vale in occasione d'un falso allarme, ha preso incoscientemente una posizione praticamente contraria agli interessi inglesi nelle quistioni di Egitto, del Mar Rosso, del Marocco, etc., ed invece di cooperare alla causa comune in Oriente si è lasciata indurre ad una occupazione di Massaua che era progetto d'origine francese e ad operazioni in Abissinia che non fanno se non aprire lvi la via ad un protettorato russo. Non alla leggera White faceva telegrafare da Bisio a Crispi il 19 settembre 1890 (2) che « le relazioni tra l'Inghilterra e l'Italia non sono più così cordiali, e se l'Italia ne fa delle altre le pagherà ~; non a caso White, che è ardente amico dell'Italia e ne sognava la grandezza in Oriente, mi faceva leggere testè un suo rapporto al suo Governo sulla caduta di Kiamil pascià, ove dice che il nuovo Ministero turco si terrà in altalena tra le quattro grandi Potenze continentali, ma «del Governo italiano non fa conto~. Tale è il lin- guaggio da lui tenuto sin dagli ultimi tempi del Ministero Crispi; ed il barone di Bruck diceva anche lui a me in Roma che coll'Inghilterra non abbiamo nessun mezzo di intimità. Col mio rapporto del 30 giugno ultimo (3), espres-

(2l Cfr. serle II, vol. XXIII, n. 733. (3) Cfr. n. 341.

sione dei convincimenti comuni a me ed al mio collega d'Inghilterra, ho fatto in qualche modo il mio testamento, non avendo più alcuna illusione sulla pos- sibilità per me di rendere ormai qualche servizio se non col dire coraggiosa- mente la verità, in una situazione pericolosa per il Paese e forse per la dina- stia. So che la mia sincerità verso il R. Governo (non disgiunta da assoluto silenzio verso chicchessia altro) mi chiude le porte del Senato, con questo risul- tato fra altri che quando esprimo il pensiero governativo per Creta mi si obbietta che la vera politica nostra è tutt'altra ed è solennemente stata pre- miata colla nomina motivata di Fè a senatore. Ma quando il pericolo per la sfiducia degli stessi nostri alleati verso di noi diventi imminente, e ch'io abbia 'ln ultimo servizio a rendere alla patria coll'illuminarla, troverò. spero, un amico, che mi raccomandi al suo collegio e per pochi giorni mi ceda il suo seggio alla Camera, affinché io, prima di sparire per sempre dalla scena ove si è tanto fatto per annullarmi, spieghi quanto possa per la ricchezza e la potenza di una Nazione una politica estera coerente ed intellegibile, quale son certo V. E. l'avrebbe fatta se giunta al potere in tempo più propizio, mentre ora non si tratta più che di rimediare possibilmente ag!i errori commessi.

Mi asterrò ora, come giustamente raccomanda V. E., da prendere con- certi in ogni singolo caso coi colleghi di Inghilterra e di Austria-Ungheria; e mi terrò dl ordinario rispetto alla Porta nel medesimo riserbo del collega di Germania. Ho creduto interpretare inoltre il pensiero di V. E. e dar al mio contegno un aspetto plausibile ed inappuntabile col prendere ostensibilmente intelligenze con Radowitz per i reclami non soddisfatti. Aspetto buoni risul- tati al riguardo se i nostri uffici non cadranno un'altra volta nelle trappole che l'intrigo di palazzo qui sa organizzare anche in Italia per mezzo di agenti ben conosciuti qui che hanno relazioni nella nostra stampa e nella nostra opposizione parlamentare. Colla fermezza a mantenere la squadra nelle acque del Levante e per ora a Salonicco, proveremo alla Porta che non siamo una quantité négligeable ed ispireremo rispetto al nostri stessi amici. Radowitz stesso mi citava ieri il caso di quel tale che pretendeva aver molto carattere e forza di volontà, ma che rispondeva, a chi gli chiedeva cosa volesse, non voler nulla. Non insisterò perché mi sia dato potere e appoggio incondizionato come ad ambasciatore di Grande Potenz,a in Costantinopoli; prego soltanto V. E. di studiare lei stesso i miei suggerimenti e di aver fiducia praticamente in me.

454. IL CONTE DE' BOJANI

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (l)

L. PERSONALE. Roma, 23 settembre 1891.

L'altro giorno, incontrandomi col De Cesare, parlandomi di un articolo che ha scritto pel numero del lo ottobre p.v. della Nuova Antologia, mi osservò

segrete jra Governo italiano e Santa Sede dal 1886 al 1897, In Chiesa e Stato nell'800, vol. r. Padova, Antenore, 1962, pp. 202-203.

come il Vaticano si era rifiutato di permettere l'arrivo a Roma di un principe cattolico per combinare il matrimonio del principe di Napoli. Mi feci ripetere la sua asserzione; ed egli me la ripetè in termini identici. Osservai come vi sarà stato equivoco: che forse il Vaticano credette si volesse con ciò obbligarlo ad approvare la Triplice in odio alla Francia; ma il De Cesare aggiunse: «che Triplice! si tratta di domanda d'un mese fa circa, ed io lo so, perché me ne occupai ed ebbi il rifiuto l).

Io nulla replicai; senonché nella serata, vedendo persona al corrente delle cose del Vaticano, chiesi se era vero che il Vaticano aveva assunto la odiosità d'impedire questo matrimonio, non tollerando la venuta del principe cattolico qui. Il mio interrogato negò la cosa, e mi assicurò non constargli che sia stata fatta domanda ·a questo proposito. E non ebbi difficoltà a credergli, inquanto- ché a me stesso, parlandomi qualche volta del matrimonio del principe di Napoli, si chiese se vi era qualche trattativa, mostrando di non rivolgermi tale domanda per semplice curiosità o per malanimo, ma piuttosto perché compresi della convenienza che Sua Altezza Reale sposi una cattolica, e di non essere alieni di trovar modo a conciliare le esigenze di tutte due le parti.

Io non ho né veste, né autorità ·ad investigare quanto sia fondata l'asser- zione del De Cesare. Ella forse conoscerà la verità. In ogni caso mi fo lecito informarla di quanto il De Cesare mi ha detto, non essendo sicuro se nel suo articolo egli lo ripete, non sembrandomi, in ogni caso, che farà buona impres- sione, se pubblicata.

Da informazioni che ho motivo credere esatte, mi è lecito argomentare come n Governo francese voglia modificare il proprio contegno verso l'Italia con rapporti amichevoli di vicinato, e ciò massimamente per le negoziazioni commerciali che desidera concludere.

Qualora il Governo della Repubblica si metta addirittura in questa via, cesserà senza dubbio verso il Vaticano quel contegno che può aver sembianza di accarezzare domande d'ordine politico; e per molti del Vaticano questa mag- giore riserva del Governo francese sarà grande insegnamento; e si vedrà forse la S. Sede volgersi all'Italia, cercare direttamente col Governo italiano quella pace di cui essa ha pure bisogno.

E questo mutamento di politica può aver luogo anche più presto che non si creda.

Nell'esporre tutto questo all'E. V. mi permetto di pregarla a voler conside- rare se il Governo non potrebbe almeno mostrare che, da parte propria, il terreno non è refrattario ad accogliere questo principio di pace, mostrandosi più accondiscendente alle domande della S. Sede, che non sia stato sino ad ora

Da quanto sempre mi si osservò nelle conversazioni avute nel Vaticano, devo pensare che l'argomento principale, e direi quasi il solo, messo avanti dalla s. Sede per non entrare in ra!?porti di buon vicinato con l'Italia, sarebbe che i1 Governo non mostra di volere in realtà rispettata la libera manifestazione dei diritti spirituali della S. Sede, onde questa si dice sempre vivere sotto una ostilità permanente.

Su parecchie questioni che la S. Sede mostrò desiderare una soluzione, il Governo la promise, ma in fatti nulla fece.

Difficilmente si potrà presentare occasione migliore; la S. Sede si troverà isolata e, se per poco crederà poter essere sicura dell'Italia, ne sarà contenta anche, quasi direi, per vendicarsi dell'abbandono altrui.

Su questa fase di politica, nella quale sta per entrare la S. Sede, io mi permetto di richiamare l'attenzione dell'E. V., chiedendole scusa della mia insistenza.

P. S. - Ho scelto di scrivere a lei direttamente, temendo che il conte d'Arco non approvi la mia insistenza, tanto più che non sono riuscito a sapere se ricevette le tre mie ultime lettere, compresa quella sulla basilica di Loreto, che tanto dà noia alla S. Sede.

L. PERSONALE.

(l) Minuta autografa.

(l) DE ACS. Carte Ololltti, ed. in F. FoNZI, Documentt sul conciliatortsmo e sulle trattative

455

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Parigi, 24 settembre 1891.

Ho aspettata la partenza del nostro corriere per rispondere alla lettera che V. E. mi fece l'onore di scrivermi circa le informazioni di polizia.

Che sia nei voti di molti repubblicani francesi che il programma della « Unione latina » si compia colla pronta trasformazione delle Monarchie porto- ghese, spagnola ed italiana (le nomino secondo l'ordine delle loro speranze) in Repubbliche, che in quanto all'Italia in ispecie tutta la scuola di Thiers vi auguri non una, ma una mezza dozzina di Repubbliche, e capisca che la Monar- chia consolidi alle porte della Francia una Potenza con cui bisogna contare e che non sarà facile di mettere nel proprio giuoco, ciò tutti sappiamo e ciò era fatale. Ma finora la propaganda a questo scopo fu ed è opera di pochi individui e non prese le proporzioni inquietanti che il Governo coi mezzi di cui dispone potrebbe darle. (Il solo ministro degli affari esteri, dopo un recente voto della Camera che gli aumentò di 300.000 franchi l'assegno per le spese segrete, ha ora per queste un milione a sua disposizione). Quando questo si mettesse attivamente ad una simile impresa, non tarderemmo ad avvedercene: finora, se di nascosto fu dato qualche incoraggiamento e qualche aiuto, lo fu certo assai timidamente e in tenuissima misura, e non credo che si oserebbe proce- dere con maggiore coraggio ora, per tema di dare un'arma in mano a coloro che potrebbero agire sull'animo dello czar mostrandogli che lo spauracchio del contagio repubblicano ha veramente corpo e vita.

Più che di ricercare i fili segreti della propaganda repubblicana e di desi- gnare alla sorveglianza qualche individuo di poca importanza, un'attiva ed intel- ligente polizia dovrebbe occuparsi senza posa ad osservare ed a coordinare l fatti che dalle due parti delle Alpi si producono" quasi ogni giorno apertamente, rivelando ora i nomi degli attori più serj, ora i piani di campagna. Chi sia dietro certi giornali italiani si può meglio sapere costi che qui. Quando Cer- nuschi dà 100.000 franchi per le elezioni italiane, gli è costì che giova vedere dove vadano. E quale miglior campo d'utile osservazione che Nizza, ove fra pochi

giorni chi avrà occhi potrà vedere e cogliere sul fatto chi dà e chi riceve il contagio?.

Premisi tutto ciò per avvalorare il mio parere che un agente di P.S., anche ottimo, non può qui giovar molto al grande compito della resistenza al peri- colo, per grazia di Dio ancora lontano. Può tuttavia giovare: ma dove trovarlo ottimo? A meno che il caso non venga a servirmi, non vedo qui per ora nes- suna persona che sia capace e di cui potrei servirmi senza diffidarne. Bassi agenti non bastano, e quelli che hanno o possono avere accesso presso uomini che talora gioverebbe esplorare possono anche più degli altri farci temere di vendersi dalle due parti. Avemmo ed abbiamo pur troppo più d'un esempio d'italiani che tentarono di navigare in ambe le acque.

Del cav. Sernicoli in ispecie non potrei se non ripetere ciò che già tempo addietro ne scrissi a Malvano nella lettera che fu vista dall'E. V. Finanziaria- mente egli lotta sempre contro qualche difficoltà e ciò non è certo quella con- dizione in cui un agente di P.S. dovrebbe qui trovarsi: ma è intelligentissimo, molto pratico del Paese e in grado di fare bene ed anche ottimamente, come talvolta fece. Forse, come oggi si sono messe le cose, si potrebbe rimproverargli di considerare la sua missione come ristretta alla sola sorveglianza degli anar- chici propriamente così detti, cioè della classe infima dei cospiratori, e di non considerare di sua competenza una pure necessaria sorveglianza politica un poco più alta. Un ordine e nuove istruzioni a tale riguardo da parte del Ministero dell'interno non sarebbero inutili. Dal mio lato, già gli diedi e gli darò ancora le più stringenti avvertenze. In sostanza, a mio giudizio non converrebbe di rimpiazzarlo qui se non nel caso in cui il ministero disponesse d'un altro ispet- tore di P.S. di qualità veramente eccezionali e che non avesse bisogno di fare qui un lungo tirocinio prima di poter rendere servizi equivalenti a quelli che pure il Sernicoli rende. Proporrei a V. E. d'impegnare intanto l'onorevole suo collega dell'interno a pazientare ancora alcuni mesi, per giudicare in modo definitivo dell'effetto delle sue nuove istruzioni e di quello della mia ammo- nizione.

P. S. - Voglia gettare uno sguardo sul fascicolo qui annesso (1). Malgrado i singolari nomi che vi si trovano, anche questa è propaganda... poco monar- chica.

456. L'ADDETTO NAVALE A BERLINO, VOLPE,

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY (2)

.l:t. RISERVATISSIMO 151. Berlino, 24 settembre 1891 .

Sottopongo alla considerazione della E. V. i due fogli qui acclusi (3), i quali riassumono nella loro pienezza di significato, le trattative corse fra l'addetto navale italiano ed il Comando superiore della marina imperiale in Berlino.

(2) Da Ufficio storico della marina militare; ed. In GABRIELE, Le convenzioni navali della

Triplice, clt., pp. 450-452. (3) Per Il primo cfr. n. 398, allegato.

Lo scambio delle idee o delle vedute, dalle due parti, sulla questione della eventualità di accordi preliminari, per un'opera comune in mare, dato un caso di guerra, si desume per linee generali ne' due fogli indicati, il primo de' quali espone la maniera di opinare navale italiana; ed il secondo quella tedesca.

Il tenore delle considerazioni tedesche, svolte da S.E. il vice ammiraglio von der Goltz, riporta, virtualmente, l'argomento allo stesso stadio in cui esso era innanzi venisse aperta la discussione.

Nel campo tecnico, il sottoscritto non crede dover formulare obiezioni; ma, poiché nella quistione è coinvolta una parte che ha carattere politico, lo scri- vente, innanzi di riferire sull'argomento a S. E. il ministro della marina, adem- pie al dovere di fornire alla E. V. gli elementi delle comunicazioni avvenute; e di chiedere a V. E. gli ordini per considerare le trattative stesse chiuse o meno.

ALLEGATO

RISPOSTA TEDESCA

1° Se una forza navale germanica si trovasse in Mediterraneo, allo scoppiare di una guerra con la Francia, detta forza cercherà di raggiungere la flotta italiana.

2° 3° 4° I mezzi di difesa lungo la costa germanica, Mare del nord, sono considerati sufficienti; non cosi quelli del Baltico. La presente situazione rende molto probabile che la Russia prenderà parte alla guerra se scoppia un conflitto tra Germania e Francia. Quando anche ciò non avvenisse subito, è necessario guarentirsi contro una tale even- tualità. :a:, in ogni caso, indispensabile tenere in rispetto la Danimarca. E quindi la flotta germanica è obbligata a rimanere in Baltico.

5° 6° 7o so go Deve riconoscersi fuori ogni dubbio: a) che la flotta francese è superiore in numero alla flotta italiana; b) che la normale squadra da esercizio germanica, quando il caso avesse a veri-

ficarsi, non sarebbe sufficiente a bilanciare la sproporzione; c) che il periodo più favorevole per operare contro la flotta francese sarebbe quello

che segue immediatamente le ostilità; d) che la flotta germanica, da sola, non sarebbe in condizione da recare colpi

decisiVi contro la flotta francese; e) e che la congiunzione della intiera forza navale da battaglia germanica reche-

rebbe probabilmente considerevoli vantaggi.

Ma, dall'altro lato, dev'essere valutato quanto segue: a) che la flotta germanica, per operare in tempo utile in Mediterraneo, dovrebbe

essere spedita colà innanzi che la dichiarazione di guerra abbia luogo, il che non è praticabile;

b) che la stessa flotta, quando glielo permettessero le circostanze, potrebbe even- tualmente operare contro le coste del nord della Francia, a guisa di diversivo, per obbligare le forze navali francesi ad una parziale separazione, vantaggiosa, per le operazioni navali italiane (1).

qu'à en référer de votre part à S.E. le ministre de la marine royale, auquel, après s'etre entendu avec le marquis de Rudinì, il Incombe d'aviser pour le mleux. La réponse allemande à vos ouvertures pourralt lui fournir matlère, s'il le juge à propos, à une répl!que, ne seralt-ce que pour malntenir à flot, pour lalsser ouverte nne questlon aussi importante. Il vaudrait m!eux, à mon avis, la!sser entrouverte une porte à des négoclat!ons ultérleures. Je vous restltue cl-jolnt !es deux annexes. Je vous sera!s obl!gé d'en donner copie au marqu!s de Beccarla Incisa, comme documenta à jo!ndre au dossier de cette affa!re ». (Da Ufficio storico della marina m!l!tare: ed. !n GABRIELE, Le convenzioni navall della Triplice, clt., p. 452). Per il seguito del negoziato, terminato senza successo d! lì a pochi g!ornl, ibld., pp. 102-107.

(l) Manca.

(l) A proposito di questo documento Launay scrisse a Volpe il 28 settembre: «Il ne reste

457

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, BLANC. E A WNDRA, TORNIELLI

T. 1423. Roma, 25 settembre 1891, ore 23,30.

Incaricato d'affari Turchia in Vienna rimise 24 corrente a Kalnoky una circolare diretta da Sublime Porta alle Potenze in cui si dà conto dell'accordo da essa stipulato con Russia circa passaggio certe navi russe traverso Darda- nelli. Nota constata che accordo non lede diritti Sublime Porta sugli Stretti. Kalnoky disse poi al nostro incaricato d'affari in Vienna essere sua opinione che accordo nulla contenga di contrario alle stipulazioni internazionali, ed avere perciò intenzione di far rimettere a Costantinopoli una sua nota in cui si dichiarerebbe di prendere atto del contenuto della circolare, ciò allo scopo di mantenere intatti diritti Potenze di intervenire nel caso si avverassero, in avve- nire, accordi contrari stipulazioni in vigore. Kalnoky soggiunse di aver mani- festata questa sua intenzione anche all'ambasciatore britannico (1). La circo- lare della Sublime Porta non mi è stata ancora rimessa ma mi fu data con- fidenzialmente copia della circolare di Said pascià.

(Per Londra) Prego però intanto la S. V. di farmi conoscere se il Foreign Office consente nel procedimento indicato da Kalnoky (2).

(Per Costantinopoli) Prego però intanto V. E. di dirmi se crede opportuno che si segua anche da noi il procedimento indicato da Kalnoky (3).

458

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL CONSOLE GENERALE A NIZZA. CENTURIONE

T. 1431. Roma, 27 settembre 1891, ore 13,45.

Da questa ambasciata di Francia è stato rimesso a me come agli altri ministri e sottosegretari di Stato, l'invito del maire di Nizza per assistere inau- gurazione monumento Garibaldi. Tale invito avendo carattere personale verrà da me e miei colleghi declinato con lettere particolari, di ringraziamento che s1 faranno giungere al maire per la stessa via dell'invito. Con dispaccio per posta io incaricherò inoltre la S. V. di esprimere verbalmente al maire miei speciali ringraziamenti. Fino che non le giungerà quel dispaccio ella non faccia uso di tali informazioni. Riferendomi suo rapporto 23 corrente (4), autorizzo

(2) Per la risposta cfr. n. 462. (3) Blanc rispose con T. 1938 del 26: «Credo che In tale argomento, nel quale Inghilterra

è principale Interessata, occorre anzitutto conoscerne opinione >t. (4) Non pubblicato.

S. V. assistere cerimonia conservando attitudine riservatissima e tacendo. In caso di incidenti ella userà somma prudenza, accorta longanimità, ed ove diventasse inevitabile ritirarsi saprà farlo senza rumore.

459. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN (l)

D. 38023/827. Roma, 27 settembre 1891. Mi pregio di segnare ricevimento del rapporto della S. V. illustrissima

n. 1736/721 in data del 22 corrente (2), col quale mi riferisce la conversazione avuta ~ol signor Ribot a proposito della risposta francese alla circolare di Menelik sui confini dell'Impero etiopico. E mi congratulo con lei pel modo col quale ha eseguito le istruzioni ministeriali intese a salvaguardare con opportune riserve la nostra posizione rispetto all'Etiopia.

Non ho difficoltà a credere che il signor Ribot fosse sincero parlando delle buone disposizioni del suo Governo. Ma gli ostacoli incontrati nelle trattative di delimitazione mi fanno supporre che il ministro francese limitasse all'Abis- sinia e allo Scioa la portata di tali dichiarazioni. Giacché sono purtroppo le a!>pirazioni timide ed ambigue della Francia sui paesi Galla e sopra l'Harar che impediscono la conclusione dei negoziati..

460. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 1437. Roma, 28 settembre 1891, ore 14. Domani andrò Monza per vedere re di Rumania. Per le cose di China sono

disposto dare efficace cooperazione Governo inglese, purché ne sia chiaro il desiderio e ne sia preciso il programma. Rispondo cosi sua lettera particolare da Novara (3).

(2) Cfr. n. 448. (3) Cfr. n. 449. S! pubblicano qu! due passi del R. riservato 1035/553 di Torn!ell1 del

6 ottobre: «L'atteggiamento puramente aspettativo, assunto dall'Jnghllterra, doveva però essere suggerito da qualche cosa dippiù che dal desiderio di attendere l'arrivo de! rapporti scritti e delle proposte del ministro inglese a Pechino. Non durai fatica ad accorgermi che l'azione inglese, alla quale non mancarono le spinte anche da Berlino, è resa circospetta dal silenzio e dalla astensione della Russia. Finchè d! questi non si vedrà qui chiaramente 11 significato, o finché il Gabinetto di Pietroburgo si terrà !n disparte, mi pare molto dubbio che il Gabinetto d! Londra s'abbia a lasciare indurre a prendere un contegno che potrebbe impegnarlo !n un'azione p!ù vigorosa verso la Cina .... V.E. avrà più sicuri mezzi per accertarsi dei motivi che può avere la Germania ad esercitare una certa spinta sovra l'Inghilterra per indurla ad agire !n quel lontano Paese. L'atteggiamento della Russia è esso pure un elemento da non trascurare nell'esame della situazione d'oggi la quale potrebbe rimanere invariata se quell'atteggiamento non s! modifica. La parte nostra è, a parer m!o, assegnata dall'Indole delle relazioni che vogliamo avere con l'Inghilterra. A no! non conviene darci l'apparenza né d! spin- gere, né d! trattenere il Governo inglese. C'importa soltanto che qu! il Governo ed ancor p!ù l'opinione pubblica sappiano che l'amlclzla dell'Italla per l'Inghilterra rappresenta per quest'ul- tima un effettivo valore ».

(l) T. 1920 d! Avarna, Vlenna, 24 settembre, non pubblicato.

(l) Ed. !n L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, c!t., p. 161.

461

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. 1776/738. Parigi, 28 settembre 1891 (per. il 1° ottobre).

Andando in fondo al discorso che il signor Ribot pronunziò ieri a Bapaume e di cui ieri stesso trasmisi il testo a V. E. (1), vi si trova il sentimento che la Repubblica francese, sicura oramai di se stessa, sicura che l'essere Repubblica non le vieta l'eventuale alleanza con un potente Impero e che essa appare di nuovo all'Europa come un elemento necessario dell'equilibrio generale, può con maggiore serenità proclamarsi pacifica, dedicarsi alle opere di pace, e fidare nelle contingenze dell'avvenire per vedere avverarsi quella che dopo le disfatte del 1870 e 1871, da venti anni, è e perdura la maggiore delle aspirazioni nazionali.

«Desideriamo la pace, al pari di tutta l'Europa spaventata delle propor- zioni e delle conseguenze di una guerra; ma la possiamo desiderare con mag- giore dignità dal momento che essa non ci è imposta, che sentiamo che essa dipende anche da noi e che le prospettive della guerra e del suo esito non sono più temibili per noi che per gli altri ). Questo è il linguaggio che dopo le dimostrazioni di Kronstadt si ode qui sovente ripetere da molti uomini emi- nenti e di questo sentimento si è in sostanza reso interprete il signor Ribot. Il suo discorso corrisponde allo stato presente della maggioranza degli animi in Francia e all'atteggiamento del Gabinetto presieduto dal signor de Freycinet.

Giova sperare, ed anzi non è dubbio, che il Parlamento il quale si riunirà fra circa quindici giorni, lo ratificherà. Intanto l'opinione pubblica lo ha qui ar.colto con aperto plauso.

462

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 1971. Londra, 30 settembre 1891, ore 19,03 (per. ore 21,30).

Risposta al telegramma del 25 (2). Ambasciatore di Turchia ha presentato anche qui la circolare relativa accordo seguito fra Turchia e Russia per il transito negli Stretti dei bastimenti della cosidetta flotta volontaria. Lord Salisbury è d'accordo con Kalnoky di rispondere alla Turchia per mezzo del- l'ambasciatore a Costantinopoli: circa la sostanza della risposta egli accetta proposta di Kalnoky aggiungendo che resta inteso che qualunque facilitazione

(2) Cfr. n. 457.

o privilegio concesso dalla Porta ad una Potenza è di pieno diritto acquistato a tutte le altre. La proposta di quest'aggiunta fu telegrafata oggi soltanto all'am- basciatore d'Inghilterra a Vienna. Lord Salisbury partirà fra due giorni diret- tamente da Dieppe per Nizza, dove pare rimarrà fin verso la fine di ottobre, È questo il miglior sintomo della sicurezza perfetta con la quale Sua Signoria contempla la presente situazione.

T. 1460 (1).

463. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN

Roma~ 3 ottobre 1891, ore 12.

Imprudenze commesse alcuni pellegrini innanzi tomba Vittorio Emanuele furono apprese come oltraggio memoria gran re. Sentimento nazionale offeso proruppe, e parecchi pellegrini furono oggetto maltrattamenti non gravi. Agen- ti forza pubblica intervennero prontamente e difesero energicamente pellegri- ni. Vi furono jer sera imponenti dimostrazioni, ma ordinate, per acclamare re Italia. Furonvi pure grida « abbasso Francia ~ tosto represse e da pochissimi udite, tanto che telegrammi all'estero non ne parlano. Occorrendo faccia rile- vare che forza pubblica fece senza esitazione suo dovere, e capi pellegrinaggio manifestarono loro soddisfazione per tutela avuta. Governo è spiacentissimo incidente, che però non può alterare amicizia fra popolo italiano e francese (2).

464. L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, AVARNA,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 1993. Vienna, 3 ottobre 1891, ore 18,25 (per. ore 20). Kalnoky mi ha detto oggi che Salisbury avevalo fatto informare, per mez-

zo di quest'ambasciatore d'Inghilterra, della sua intenzione di rispondere alla circolare ottomana, relativa ai Dardanelli, col prendere atto del contenuto della medesima, e coll'aggiungere che le concessioni in essa annunziate, accor- date a una Potenza, dovevano considerarsi come accordate altresì alle altre Potenze (3), Kalnoky ha pregato Paget di. far sapere a Salisbury che egli non avrebbe forse avuto difficoltà a inserire nella sua risposta alla Sublime Porta la frase aggiunta dal Gçverno inglese, ma che quella risposta era partita già

(2) Per la risposta di Ressman cfr. n. 467. Sull'episodio cfr. il rapporto Billot del

4 ottobre ed. in DDF, vol. IX, n. 28 e anche A. BILLOT, La France et Z'ItaZie, Histoire des années troubles 1881-1899, Par!s, Plon-Nourrit, 1905, vol. I, pp. 368-378.

da ieri per Costantinopoli. Del resto Kalnoky mi ha detto che non era sua in- tenzione che le Potenze rispondessero alla circolare ottomana con note iden- tiche.

465. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA

T. S.N. (1). Roma, 3 ottobre 1891.

S.M. le Roi de Roumanie que j'ai quitté hier à Monza ira à Berlin. Il a déclaré à notre auguste souverain, et à moi-meme, que sa politique extérieure ne changera pas d'une virgule. Mais il a bien laissé entrevoir qu'il faut lui tenir compte des dlfficultés parlementaires, et des opinions de son Ministère actuel. Veuillez donner communication très réservée, et confidentielle (2).

466. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, AVARNA

T. 1468. Roma, 4 ottobre 1891, ore 0,30.

La presenza del signor Giers in Italia ha fatto sorgere in entrambi il pen- siero di vederci. Credo che ci incontreremo tra pochi giorni a Milano. E' un atto di pura cortesia reciproca. Desidero che ella ne prevenga il conte Kalnoky aggiungendo che, se in vista del mio colloquio col ministro russo ha da espri- mere qualche desiderio, sarei ben lieto di compiacerlo (3). Anche il Gabinetto di Berlino è prevenuto del mio prossimo incontro con Giers (4).

467. L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 1999. Parigi, 4 ottobre 1891. ore 12,35 (per. ore 14,20). Linguaggio grande maggioranza giornali circa incidente Roma (5) è ot-

timo. Lodano contegno Governo del re e inveiscono contro clericalismo. Per-

(2) Beccaria comunicò co·n L. personale del 4 ottobre: «Il barone di Marschal! fu molto

soddisfatto delle disposizioni d'animo manifestate dal re Carlo e di apprendere che egli verrà a Berlino, mi incaricò di ringraziare sentitamente l'E.V. e di pregarla di voler far pervenire al nostro augusto sovrano gli attestati della riconoscenza del Governo imperiale per la benefica influenza esercitata ed il buon risultato ottenuto dalla Maestà Sua ».

(4) Cfr. n. 473. (5) Cfr. n. 463.

fino le Matin dice rapporti fra i due Paesi non possono essere compromessi da un'imperdonabile ragazzata. Si approva generalmente decisione Consiglio dei ministri di invitare prelati francesi a non associarsi sino a nuovo ordine a pellegrinaggi.

T. 1473.

(l) Con R. 1767/334 del 27 settembre, non pubblicato.

(l) Minuta autografa.

(3) Cfr. n. 462.

(l) Minuta autografa.

(3) Per la risposta cfr. n. 469.

468

IL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, MALVANO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', A NAPOLI

Roma, 4 ottobre 1891, ore 16,45.

L'ambasciatore di Francia è venuto per incarico del suo Governo a ringra- ziare V.E. per i provvedimenti presi per la tutela di Palazzo Farnese e dei pel- legrini francesi. Il signor Billot ha tenuto in questa circostanza un linguaggio improntato alla più viva simpatia. Di questa comunicazione porgo cenno im- mediato a Ressman con la firma di V.E. (1).

469

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, AVARNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 2002. Vienna, 4 ottobre 1891, ore 16,45 (per. ore 18,15).

Ho comunicatQ a Kalnoky telegramma di V.E. di iersera relativo al di lei prossimo incontro col signor Giers (2). Kalnoky si è dimostrato sensibilissi- mo a questa comunicazione e mi ha incaricato di ringraziarla della di lei offerta; ma in questo momento non avrebbe nulla che potesse porgergli occasione di far appello al benevolo intermediario di V.E. Kalnoky avrebbe desiderato in- contrarsi con Giers al suo passaggio da Salisburgo, ma circostanze fortuite gli impedirono di realizzare tal progetto. Ministro i.r. si felicità che ella possa abboccarsi con Giers, perché ministro russo potrà constatare ancora una volta come Triplice Alleanza non abbia scopi aggressivi ma pacifici. Kalnoky mi ha detto infine che non ignorava come Giers fosse animato da sentimenti pacifici di cui gli fece anche pervenire conferma al suo passaggio da Salisburgo ed ha aggiunto che, se cose dovessero procedere secondo intenzioni di Giers, non vi sarebbe luogo a preoccupazioni.

(2) Cfr. n. 466.

470 •.

IL CONSOLE GENERALE A NIZZA, CENTURIONE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 2004. Nizza, 5 ottobre 1891, ore 0,20 (1).

Inaugurazione e banchetto riusciti senza incidenti. Ordine perfetto. Di- scorso Cavallotti moderato. Prefetto brindò alle Loro Maestà. Inno reale ap- plauditissimo. Mia risposta, secondo ordini avuti, accolta da generale appro- vazione. Rouvier, nel suo discorso insistette sopra intenzioni pacifiche del Go- verno della Repubblica.

(l) T. 1472, parl data, non pubblicato.

471

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN (2)

T. 1474. Roma, 5 ottobre 1891, ore 12,40.

L'inaugurazione del monumento Garibaldi compiuta jeri a Nizza ha dato luogo, da parte dei rappresentanti del Governo francese, a manifestazioni che sono apprezzate dal Governo e dal popolo italiano come pegno di sincera ami- cizia, come nuova guarentigia di pace (3). Io prego la S.V. di voler manifesta- re questi sentimenti al ministro degli affari esteri.

472

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALLE AMBASCIATE A BERLINO, COSTANTINOPOLI, LONDRA, PARIGI, PIETROBURGO E VIENNA

T. 1475. Roma, 5 ottobre 1891, ore 13,05.

Rispondo oggi alla circolare ottomana circa il regime degli Stretti con un dispaccio del quale il r. incaricato d'affari a Costantinopoli (la S.V.) rilascerà copia alla Sublime Porta. Col mio dispaccio prendo atto della dichiarazione che le istruzioni recenti non costituiscono novità alcuna, e che l'antico regi- me continuerà ad essere applicato. Aggiungo di ritenere doversi le confermate agevolezze estendere a parità di circostanze ad ogni altra bandiera.

(2) Ed. in francese in DDF, vol. IX, cit., n. 29. (3) Cfr. n. 470.

29 - Documenti Diplomatici - Serle II - Vol. XXIV 383

(l) Manca l'indicazione dell'ora di arrivo.

473

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA

T. 1480. Roma, 6 ottobre 1891, ore 12.

La presenza del signor Giers in Italia ha fatto sorgere in entrambi il pensie- ro di vederci (1). Ci incontreremo tra pochi giorni a Milano. E' atto di pura cortesia reciproca. Desidero che ella ne renda avvertito lord Salisbury (il conte Caprivi) aggiungendo che se, in vista del mio colloquio col ministro russo, ha da esprimere qualche desiderio, sarei lieto di compiacerlo.

(Per Berlino) Anche il Gabinetto di Vienna è prevenuto del mio prossimo incontro con Giers (2), ed un cenno ne avevo già dato a questo incaricato d'af- fari germanico (3).

474

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 2019. Berlino, 6 ottobre 1891, ore 17,40 (4).

Cancelliere ringrazia comunicazione di cui ella mi ha incaricato con tele- gramma d'oggi (5). Gabinetto di Berlino non ha speciali desideri ad esprimere all'occasione del di lei incontro con Giers, ma si rimette alla E.V. e, pieno di fiducia nel fino accorgimento politico di cui ella dà ogni giorno non dubbie prove, si compiace ed è convinto della utilità di tale incontro. Vista importanza per l'Inghilterra della questione degli Stretti ed orientale in genere Gabinetto di Londra seguirà certamente con molta attenzione incontro. Gabinetto di Berlino stimerebbe quindi opportuno che ella facesse a suo tempo qualche co-

ritiene qui che il signor di Giers vorrà vederla, e si crede anzi di sapere che egli si adopererà a allontanare possibilmente l'Italla dall'Inghilterra. Conscio di quanto stia a cuore all'E.V. lo stringere vieppiù i nostri legami colla Gran Bretagna, il Gabinetto d! Berlino non può dubitare dell'insuccesso delle pratiche del signor d! Giers. Da ottima sorgente fui anche in- formato come, secondo notizie molto attendibili, il signor Rlbot, durante il suo viaggio in !svizzera sia riuscito a insospettire quel Governo contro di noi, lnsinuandogll che, in caso ctl guerra, la prima nostra operazione sarebbe d'impadronirsi del passo del Gottardo. Si diffida pure qui che il signor Rlbot abbia lavorato, non si sa con quale risultato, presso il Consiglio federale contro ! negoziati commerciali tra la Svizzera e le Potenze della Triplice Alleanza. Le informazioni che precedono essendomi state date in modo assolutamente confidenziale, sarò riconoscentissimo all'E.V. di volerne in ogni caso tacere la sorgente».

(3) Per la risposta da Berllno cfr. n. 474. Tornlelll rispose con T. 2033 del 7 ottobre:

«Non v'è cosa alcuna che egli [Sallsbury] vorrebbe chiedere a V.E. di comunicare specialmente al signor de Giers. In tutte le questioni europee l'Inghilterra non ha soggetti in discussione che non siano ugualmente questione di interesse per il Governo italiano».

(5) Cfr. n. 473.

municazione al riguardo a Londra al fine di escludere colà ogni possibilità di dubbio circa un'oscillazione della nostra politica. E ciò tanto più che stampa franco-russa non mancherà di spargere false notizie in proposito. Di quanto precede è stato informato codesto incaricato d'affari germanico (1).

(l) Si pubblica un passo di una lettera personale di Beccarla a Rudinì del lo ottobre: «Si

(2) Cfr. n. 466.

(4) Manca l'indicazione dell'ora di arrivo.

475

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA

T. 1489. Roma, 7 ottobre 1891, ore 10,45.

Gabinetto Berlino può star sicuro che Italia non devierà dalla sua politica amichevole verso Inghilterra divenuta ora tradizionale (2). Salisbury avver- tito (3).

476

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, AVARNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. PERSONALE S.N. Vienna, 9 ottobre 1891.

Non ho potuto che oggi esser ricevuto dal conte Kalnoky tornato ieri dalle manovre. L'ho intrattenuto dell'oggetto della lettera particolare dell'E.V. (4) di cui ho creduto utile leggergli testualmente i punti principali ed ho insistito perché si adoperasse per addivenire ad un equo componimento della questione. Il conte Kalnoky mi ha pregato di ringraziare l'E.V. per la franchezza con cui gli manifestò il suo pensiero. Egli divide intieramente l'opinione di lei circa le considerazioni d'ordine politico che inducono l'Italia e l'Austria-Ungheria al rinnovamento del trattato e per parte sua farà il possibile per addivenire a questa stipulazione. Egli crede però che sia occorso un qualche malinteso perché non è nell'intenzione del Governo austro-ungarico che lo statu quo sia modificato ad esclusivo suo vantaggio. Il Gabinetto di Vienna ammette anzi che in confronto con questo statu quo gli oneri e i benefici siano giustamente distribuiti fra le due parti contraenti, ma il conte Kalnoky ha aggiunto di non potere meco discutere a fondo la questione di cui non era interamente al corren- te. Aveva perciò invitato il barone Glanz a venire a Vienna ove giungerà do- menica. Dopo aver seco lui conferito il conte Kalnoky mi ha promesso di far

(2) Risponde al n. 474. (3) Cfr. n. 473. (4) Del 5 ottobre, non trovata, che trattava evidentemente del negoziato commerciale con

l'Austria-Ungheria.

conoscere all'E.V. sia per mezzo mio sta per mezzo dell'ambasciata austro-un- garica il suo pensiero al riguardo. Il conte Kalnoky mi ha accomiatato rin- novandomi la preghiera di assicurare l'E.V. del suo fermo proposito di adope- rarsi per quanto è in suo potere per un equo componimento della divergenza.

(l) Per la risposta cfr. n. 475.

477

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN

T. 1508. Roma, 10 ottobre 1891, ore 12,P5.

In conformità alla proposta del signor Ribot, al quale vorrà esprimere mio aggradimento, ho disposto venga pubblicata dalla nostra stampa notizia dei ringraziamenti presentati dal R. Governo a quello della Repubblica per le dimostrazioni amichevoli fatte da funzionari francesi verso l'Italia per l'inau- gurazione monumento Garibaldi (1).

478

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN

T. S.N. Roma, 10 ottobre 1891.

Lundi soir je me trouverai à Milan avec M. de Giers.

479

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN

T. 1511 bis (2). Roma, 11 ottobre 1891, ore 13,10.

Dimostrazione avvenuta in piazza Colonna non era ostile Francia, e non vi furono grida che significassero qqesta ostilità. Furonvi è vero alcuni fatti isolati, che Governo deplora. S.V. può ripetere queste cose riaffermando senti- menti amichevoli Governo italiano.

(2) Minuta autografa.

L. PERSONALE.

(l) Cfr. n. 471.

480

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Parigi, 11 ottobre 1891.

Per la ritardata partenza del corriere Roero arrivano pure in ritardo a V.E. i nuovi ringraziamenti che le devo per l'amabilissima sua lettera del 1° ottobre relativa a' miei casi personali. Avrò bisogno di tutta la più speciale benevolen- za di lei affinché mi sia facilitato il mio impianto a Costantinopoli e spero di potervi fare sicuro assegnamento. Gli è soltanto dopo il ritorno del generale Menabrea che potrò, sapendo il più o il meno che mi occorrerà, pregarla d'al- largare o restringere la misura del tempo ch'ella vorrà accordarmi per andare prima a ricevere i suoi ordini a Roma, e poi per muovere verso oriente, cioc- chè probabilissimamente non mi sarà possibile senza un breve ritorno qui allo scopo di fare i necessarj acquisti e regolare le cose mie. In questi giorni non mi resta un minuto dalla mattina alla notte per pensarvi. Conto, lo ripeto, su tutta la bontà ed indulgenza dell'E.V.

Il signor Ribot, che ho visto poc'anzi, era stato verbalmente informato, da viaggiatori ritornati dall'Italia, di alcuni spiacevoli particolari delle recenti dimostrazioni anti-francesi in Roma ed altre città d'Italia e se ne mostrò ama- reggiatissimo. Lo calmai come potei e parve capacitarsi che tutto avvenne die- tro impulsi estranei al presente Governo e in odio di questo e della sua ten- denza conciliante. Siccome però tutto il male non viene per nuocere, bisogna pure per parte nostra riconoscere che anche questo nuovo solenne plebiscito pel re e per Roma fu una specie di non inutile Sigri, un'avvertenza che qui potè spiacere, ma che fu compresa.

Le telegrafai le affermazioni di Blowitz sull'esistenza di trattative serie tra la Francia e la Russia per venire ad un trattato d'alleanza (1). Quando V.E. riceverà la presente, ella già avrà visto Giers; intanto però devo dirle che qual- che indizio colto da amici francesi mi farebbe davvero supporre che qualche cosa si tenti e si discuta. Blowitz pretende che finora vi furono tre accordi colla Russia: il primo militare, per concedere alla Russia l'approvvigionamento d'armi, in ispecie fucili in Francia, accordo che risale già a qualche tempo; il secondo per assicurarsi reciprocamente l'uso dei depositi di carbone in China; il terzo per spalleggiare insieme l'azione diplomatica della Turchia intesa ad ottenere l'evacuazione dell'Egitto.

Tutto ciò può essere verissimo e sembra probabile, e come probabile devo pure riferirlo al mio ministro.

ulteriori colloqui! ho potuto sapere che tra Francia e Russia esiste un trattato d'alleanza con- chiuso durante il soggi01no della squadra francese ·a Kronstadt. Fu lo czar, irritato contro l'Imperatore Gugl!elmo, che spinse personalmente il negoziato ».

T. 1512.

(l) Cfr. quanto comunicò !n proposito Galvagna con L. personale del 22 novembre: «Da

481

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL DOTTOR NERAZZINI (l)

Roma, 12 ottobre 1891,. ore 10,45.

Prego scrivere Makonnen sua missione Adua stringere buoni rapporti coi capi ai quali Menelik ha dato governo Tigré e attuare convenzione confini: taccia naturalmente nostra intenzione sempre più ferma lasciar sussistere sta- to di fatto Oculé-Cusai e Sarae e continuare sussidi bande assoldate anche dopo accordo che nominerà Bat Agos capo due provincie.

482

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALLINCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN

T. S.N. Roma, 12 ottobre 1891, ore 11,05.

Prefetto Sassari fu collocato in disponibilità per avere tollerato dimostra- zione avversa alla Francia. Billot avendo reclamato per maltrattamenti pel- legrini sulla linea Ventimiglia, fu ordinata inchiesta. Funzionari colpevoli sa- ranno puniti.

483

APPUNTO DELL'ONOREVOLE CRISPI (2)

13 ottobre 1891.

Il signor Giers essendo di passaggio in Italia, fu invitato dal re Umberto di recarsi a Monza.

Presente al colloquio il marchese di Rudinl, ministro per gli affari esteri, si discorse della situazione politica europea e della necessità di adoperarsi al mantenimento della pace.

Il re avrebbe detto al barone Blanc, qualche tempo dopo ritornato da Co- stantinopoli, che si sarebbe convenuto l'intervento della Russia in nostro fa- vore, ove avvenisse un casus toederis.

L'argomento parrebbe strano e poco comprensibile. L'Italia potrebbe le- vare il casus toederis ai suoi alleati, qualora la Francia ci offendesse. E i due alleati fare altrettanto, qualora nel loro interesse essi denunziassero il casus toederis.

(2) Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crispi.

La Russia, nell'un caso e nell'altro interverrebbe come mediatrice di pace, e sarebbe l'arbitra della pace in Europa. Se autore del patto fu il re d'Italia, è abile il colpo, ma non lodevole.

Il litigio può sorgere per varii motivi, e la pacificazione sarebbe a danno del più debole.

(l) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., p. 165.

484

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 1529. Roma, 15 ottobre 1891, ore 16,30.

Agenti nostri Harar e Aden riferiscono insistentemente voce prossima ces- sione ras Gibuti a Menelik e costruzione d'una ferrovia francese dalla costa all'Barar (1). Questi maneggi francesi. se veri mostrerebbero chiaramente in- tenzione Francia allargare verso Etiopia e paesi Galla suoi possessi e influen- za, con pericolo interessi anche inglesi. Voglia chiedere lord Salisbury se ha informazioni a tale riguardo e persuaderlo necessità accordarsi insieme per im- pedire sorprese spiacevoli (2).

485. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN

T. 1541. Roma, 17 ottobre 1891, ore 11,45.

Prego interrogare signor Ribot circa voce insistentemente riferita da Aden (l) di cessione di ras Gibuti da parte della Francia a Menelik. Lasci intendere che tale fatto mostrerebbe chiaramente intenzione Francia contrastarci terreno in Etiopia (3).

486. L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI. RESSMAN.

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 2112. Parigi, 17 ottobre 1891, ore 17,40 (per. ore 20,30). Dichiarazione fattami da Ribot, che ho subito interpellato, è categorica:

mi disse che non solo non cedette ras Gibuti a Menelik (4), ma che non gli

(2) Per la risposta c!r. n. 491. (3) Per la risposta c!r. n. 486. (4) Cfr. n. 485.

cederà mai né un punto sul mare, né un pollice di terreno. D'altronde gover- natore Obok non ha neppure facoltà di trattative, Ribot riservando a se stes- so ogni trattativa ed anche quelle che forse potrebbero intervenire per assicu- rare il passaggio di carovane sul territorio francese fino al mare.

(l) T. 1865 del 19 settembre e T. 2072 del 12 ottobre, da Aden, non pubblicati.

487

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALLE AMBASCIATE A BERLINO, LONDRA, PARIGI, PIETROBURGO E VIENNA

T. S.N. (1). Roma, 18 ottobre 1891, ore 17,50.

M. de Giers m'a dit à Milan que la Russie avait été préoccupée du bruit oue l'on avait fait pour le renouvellement de la Triple Alliance, et pour le voyage de S.M. l'Empereur d' Allemagne en Angleterre. Elle a donc accepté la visite de la flotte française à Kronstadt. Mais que la politique du Gouverne- ment russe malgré le rapprochement à la France demeure pacifique. La Russie espère meme de pouvoir exercer une influence modératrice sur la France. M. de Giers a fait quelque réserve d'un ton très modéré sur la question de la Bul- garie. J'ai cru pour ma part de rassurer M. de Giers sur les intentions très pa- cifiques des alliées, et je n'ai pas manqué l'occasion de faire ressortir l'intéret d'un ordre supérieur que nous avons à la conservation du statu quo dans la Méditerranée. M. de Giers ira bientòt à Berlin. Je crois qu'il aura l'occasion de répéter Ies memes manifestations pacifiques dont je pense que Ies Puissan- ces alliées doivent se réjouir (2).

488

L'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLl: ESTERI, DI RUDINI'

R. 1923/813. Parigi, 18 ottobre 1891 (per. il 21). Ho poc'anzi telegrafato all'E.V. (3) per informarla del violento risentimento

che in una parte di questa stampa sollevò una frase attribuita a S.A.R. il principe di Napoli sul campo di battaglia di Waterloo: «qui si salvò l'Europa». Vorrei potermi esimere dal dovere che pure mi s'impone di mettere ora sotto gli occhi dell'E.V. un articolo sopra Sua Altezza Reale che con profondo sdegno

(2) Per le risposte cfr. nn. 493, 496 e 504. (3) T. 2119, non pubblicato.

leggo nel qui unito giornale Le jour d'oggi (1). Non è minore del mio disprezzo il dolore che provo vedendo che per virtù dell'abuso più iniquo della libertà di stampa si possa in tal modo ad ogni pié sospinto tentare di frapporre osta- coli a quell'opera di conciliazione cui il Governo del re ed i suoi rappresentan- ti in questo Paese si consacrano con cosi paziente e perseverante impegno. Quantunque il Governo francese debba essere e certo sarà il primo a deplo- rare un eccesso contro il quale la legge lo disarmò pure S.E. il .generale Mena- brea che ritornerà qui domani non vorrà mancare di querelarsene al signor Ribot, che è partito stamane per Lione ove rimarrà due giorni, e cui perciò non posso segnalarlo immediatamente io stesso. Intanto vedrà l'E.V. se all'uso di così bassi e perfidi mezzi di propaganda repubblicana sia prezzo dell'opera di far rispondere in qualche giornale italiano.

T. 1555.

(l) Minuta autografa.

489

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA

Roma, 19 ottobre 1891, ore 19,25.

il r. ambasciatore a Madrid segnala (2) avergli duca di Tetuan affermato che se Sua Maestà Sceriffiana si asterrà attraversare disegni della Francia nella regione sud di Figuig, il Governo francese non tradurrà in atto minac- cia di occupare territori di Tuat e Gourara che in caso contrario occuperebbe. Occorre V.E. interpelli mio nome lord Salisbury (barone Marschall) sul contegno che codesto Gabinetto intende adottare se Governo francese nulla curando ri- mostranze dei Gabinetti di Roma, Berlino e Londra giungesse a compiere suoi disegni (3).

490

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, AVARNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 2137. Vienna, 20 ottobre 1891, ore 18 (per. ore 20,45). Il ministro i. e r. degli affari esteri mi ha detto risultare da notizie per-

venutegli da Costantinopoli, che i dispacci delle varie Potenze relativi agli stretti dei Dardanelli avevano prodotto salutare effetto sulla Sublime Porta e confortato sultano a perseverare nella sua condotta di mantenere intatti

la frase attribuita al principe di Napoli era stata smentita dalla stampa italiana e belga.

(3) Per le risposte cfr. nn. 492 e 498.

diritti accordatigli da trattati. S.E. ha aggiunto di avere incaricato ambascia- tore d'Austria-Ungheria a Costantinopoli a parlare alla Sublime Porta nel senso della frase inserita nei dispacci italiano e inglese (1), facendo ad un tempo conoscere le ragioni che avevanlo impedito d'inserirla nel suo dispaccio. Kalnoky mi ha detto inoltre che situazione erasi migliorata a Costantinopoli e che apprensioni che avevano preoccupato gli ambasciatori delle Potenze ami- che, sconcertati dalla caduta di Kiamil, sembravano ora dissipate; non dubità- va che se Diewat fosse per rimanere al potere le cose avrebbero continuato a prendere piega soddisfacente.

T. 2138.

(l) L'allegato non si pubblica, Ressman venne informato con D. 41063/911 del 23 ottobre che

(2) R. riservato 738/275 del 12 ottobre, non pubblicato.

491

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 20 ottobre 1891, ore 20 (per. ore 22,45).

Salisbury conosceva già voce che circola della intenzione della Francia di cedere un territorio sul mare all'Etiopia (2). Quel territorio, egli ha detto, ci ha appartenuto; noi lo cedemmo alla Francia ma non coll'intenzione che essa possa cederlo a Menelik. Converrà provvedere a che ciò non avvenga. Relati- vamente alle fortificazioni che Makonnen erige, Sua Signoria aspetta conosce- re esito nostre pratiche; egli pare però persuaso che gli accordi inglesi con la Francia impegnano a mantenere libera la via Zeila - Gildessa - Harar. Non metterò in quest'affare sollecitudine soverchia, ma sono d'avviso che lo troveremo tenace in questa sua idea. Per la delimitazione egli mi confermò aver il Governo indiano fatto raccogliere elementi di studi, ma si trincerò die- tro consueta lunghezza amministrazione per guadagnar tempo e scusare pro- pria lentezza.

492

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 2139. Londra, 20 ottobre 1891, ore 20,50 (per. ore 22.45).

Giornali avendo jeri notizia cominciati movimenti truppe in Algeria verso il sud, ho parlato oggi a Salisbury nei termini del telegramma di V.E. in data di jeri (3). Le dichiarazioni del duca di Tetuan non riescono chiare. Per svolgere

(2) Cfr. n. 484. (3) Cfr. n. 489.

i suoi disegni sui territori a sud di Figuig la Francia dovrebbe penetrare fra il Marocco a ponente ed i territori di Tuat e Gourara a levante. Rotta la conti- nuità territoriale non si comprenderebbe come la sovranità del sultano po- trebbe mantenersi su questi ultimi territori. Sua Signoria aspetta i rapporti del nuovo inviato inglese partito recentemente per il Marocco. Gli pare che l'Inghilterra non venga in questo affare in prima linea, che l'Italia e la Spagna dovrebbero parlare le prime. Mi chiese se avevamo già detto qualche cosa in proposito a Parigi. Se V.E. me lo consente esprimerei l'avviso di procedere cauti nello impegnarci in una azione diplomatica che, mentre potrebbe es- sere tardiva se è vero che la spedizione francese è già partita, riuscirebbe forse a dimostrare non essere l'Inghilterra disposta a seguirei in una politica di resistenza alle lontane espansioni francesi a pregiudizio delle ragioni del Marocco.

T. S.N.

(l) Per questa frase cfr. n. 472.

493

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, AVARNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Vienna, 20 ottobre 1891.

J'ai communiqué dans l'audience d'aujourd'hui au comte Kalnoky le té- légramme de V.E. du 18 courant (1). Le comte Kalnoky en me remerciant de cette communication m'a dit qu'il se félicitait du résultat satisfaisant qu'avait eu l'entrevue de V.E. avec M. de Giers, résultat conforme à ses prévisions. Il a ajouté que le bruit qu'on avait fait au sujet du renouvellement de la Triple Alliance et du voyage de l'empereur d' Allemagne à Londres a vai t pu peut- etre motiver d'une certaine façon le rapprochement de la Russie à la France mais non pas donner origine à ce rapprochement meme qui existait déjà dans l'esprit des deux Pays (2). Le comte Kalnoky ne doute pas que la Russie pourra avoir, si elle le veut, une influence modératrice sur la France et calmer le cas échéant le chauvinisme français. L'éclatant succès obtenu par le récent em- prunt russe à Paris a fait constater le pouvoir dont jouit en France la Russie qui de son còté n'est certes pas disposée à courir les aventures vu la situation intérieure très critique où se trouve l'Empire. Le comte Kalnoky m'a dit enfin qu'il pensait comme V.E. que les déclarations pacifiques de M. de Giers ne pouvaient que réjouir les Puissances alliées.

(2) Cfr. n seguente passo di una L. riservata di Oalvagna a Rudinì del 24 ottobre: «Il

progetto di una visita della squadra francese a Kronstadt era sorto sino dal marzo scorso, come cosa da farsi a momento opportuno. Il viaggio dell'imperatore Gugllelmo in Jnghllterra ne provocò e ne precipitò l'attuazione. La regina Vittoria, splacluta delle aperture fattele da S.M. Gugllelmo in vista di una più stretta e più efficace intesa tra l'Inghllterra e le tre Potenze alleate, ne intratteneva immediatamente lord Sallsbury, n quale, vedendo nel progetti dell'im- peratore Guglielmo una minaccia a quell'equlllbrlo europeo cui l'Inghilterra tiene principal- mente, ne informava confidenzialmente i Gabinetti di Parigi e di Pletroburgo ».

T. 2141.

(l) Cfr. n. 487.

494

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Berlino, 21 ottobre 1891, ore 17,51 (per. ore 18,30). Ambasciatore di Germania a Londra telegrafò jersera che dopo lunga con-

versazione con Salisbury sugli affari della China, erano caduti d'accordo sui punti seguenti: l) intendersi coll'Italia; 2) accordarsi sulle proposte dei rappre- sentanti delle Potenze a Pekino appena che giungeranno; 3) adottare, rispetto Francia, contegno che non possa ferire sue legittime suscettibilità; 4) solidarie- tà dell'Italia, Germania e Inghilterra per i loro rispettivi reclami verso la China (1).

495

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 1103/586. Londra, 21 ottobre 1891 (per. il 28). Mi premeva, in occasione del mio primo abboccamento con lord Salisbury,

da pochi giorni ritornato in Inghilterra, di raccogliere dal suo labbro qualche esplicita dichiarazione relativamente alle cose di China. Sua Signoria non si di- mostrò esitante per rinnovare la dichiarazione, già udita ripetutamente al Foreign Office, dell'intenzione di aspettare l'arrivo dei rapporti del ministro a Pechino prima di prendere qualsiasi risoluzione. Questi rapporti arriveranno fra un paio di settimane. Intanto le notizie che si ricevono dalla China sem- bravano indicare un miglioramento nella situazione.

«Vi sono, soggiunse Sua Signoria, delle Potenze le quali vorrebbero spin- gere ad un'azione vigorosa. La Francia ha proposto di agire. Ma non è facile il misurare ed ancor meno il limitare gli effetti di una siffatta politica '>. Non sembra chiaro a lord Salisbury ciò che potrebbe accadere in China se il Gover- no attuale di quel Paese si sfasciasse. Forse ne avrebbero occasione di imme- diato profitto territoriale i russi ed i francesi. Intanto era notevole la riserva nella quale la Russia si era fin qui mantenuta. Gli interessi inglesi in China era-

francese « torna dunque a conto giovarsi, per far valere le sue domande, dell'aiuto delle altre Potenze, mediante una azione comune. Ma conviene egualmente a queste ultime, associandosi alla Francia, di contribuire a aumentarne il prestigio nell'estremo Oriente, d! prestarle mano a affermare colà la preponderanza eu! pretende ed agogna? Il Governo cinese, che non ignora gli antagonismi che condussero agll attuali aggruppamenti delle Potenze europee, non vedrebbe nell'appoggio prestato contro d! esso dalla Germania, Ingh!lterra e Ital!a alla Francia un segno della supremazia d! questa, che ne trarrebbe profitto anche per meglio assicurare la sua posizione al Tonch!no, dove !n dati momenti tornerebbe Invece utile alla Tripl!ce Alleanza d! vederla impegnata in difficoltà? La Sublime Porta stessa non ne concepirebbe un più alto concetto della forza, della influenza francese? :t nell'interesse della Germania, dell'Ingh!lterra èd anche dell'Italia di prestarsi a ciò? ».

no esclusivamente commerciali. Epperciò lo scopo che egli intendeva raggiun- gere con mezzi pacifici, era di ottenere risarcimenti pecuniari per le perdite inflitte agli stranieri senza avventurarsi in un'azione non scevra d'incertezze e di pericoli.

(l) Cfr. 11 seguente passo del ~. particolare s.n. d! Beccaria del 12 ottobre: Al Governo

496

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Londra, 21 ottobre 1891.

Ella avrà osservato che anche nella stampa inglese si sono infiltrati taluni sospetti circa gli scopi diretti od indiretti della visita del signor de Giers a Mi- lano ed a Monza, Mi importava rendermi conto della impressione che perso- nalmente ne avea avuto lord Salisbury. In una visita che gli feci ricordai la offerta che ella gli avea fatto fare da me (l) nella occasione in cui io era stato incaricato di avvisarlo dell'incontro del ministro russo con V.E. e dell'indole che quella cortesia internazionale dovea rivestire. Lord Salisbury ripeté i rin- graziamenti (2) per la fattagli comunicazione. Egli nulla avrebbe potuto ag- giungere a ciò che certamente V.E. avrebbe detto al signor de Giers nell'in- teresse generale del mantenimento della pace fra tutte le Potenze europee.

Mi parve che questo preambolo mi aprisse l'adito a valermi delle indica- zioni contenute nel telegramma con il quale ella si compiacque farmi conoscere in linee generali i soggetti sovra i quali lo scambio di idee erasi fatto nei col- loqui di Milano e di Monza (3).

Sua Signoria mi ascoltò con marcata attenzione. Allorché udì che il rumo- re fatto circa il rinnovamento della Triplice Alleanza avea commosso il Go- verno dello czar, egli interruppe esclamando: «chi fece quel rumore? Il gio- vane imperatore e nessun altro :1). Mi parve notasse il mio interlocutore in ispe- cial modo le mie parole quando gli dissi che malgrado il ravvicinamento av- venuto fra Francia e Russia, quest'ultima si manteneva in una linea di condotta pacifica e sperava anzi di essere in grado di esercitare un'azione moderatrice sul Gabinetto francese. M'interruppe di nuovo lord Salisbury quando gli dissi delle riserve fatte in tuono moderato dal signor de Giers circa la questione bulgara. Avrebbe desiderato Sua Signoria conoscere qualche particolare del linguaggio tenuto in proposito dal ministro imperiale. Replicai che io non ero in grado di dare tali schiarimenti. Avrei potuto chiederli a V.E. in suo nome ed ero persuaso li avrei tostamente ottenuti. Ma lord Salisbury soggiunse che non convenivagli mettere i punti sovra gli i e che egli ben sapeva che il Go- verno italiano non pensava relativamente alla Bulgaria diversamente dal- l'inglese. Erano quest'ultime parole pronunziate con un'intonazione quasi in- terrogativa la quale mi suggerì di conchiudere il colloquio con la osservazione

(2) Cfr. n. 473, nota 3. (3) Cfr. n. 487.

che da un atto di pura cortesia nulla poteva venir mutato nell'indirizzo po- litico di due Paesi che, come l'Italia e l'Inghilterra, erano guidati da perfetta comunanza d'interessi.

Come impressione generale mi pare dover notare che, sebbene qui non si dividano i sospetti propagati dalla stampa che soverchiamente ha rumoreggia- to intorno alla visita del signor de Giers a V.E. tuttavia anche in questa circo- stanza l'indole naturalmente diffidente di questo Gabinetto ha fatto capolino nel colloquio mio con il primo ministro inglese. Spero aver dissipato ogni om- bra a tale riguardo. Però ella vedrà se non possa giovare il fornire qui qualche altra spiegazione. Per lasciare aperta la via a tale effetto, ho avuto cura di dire che io finora avea ricevuto brevi cenni telegrafici i quali forse sarebbero seguiti da particolareggiate ulteriori informazioni. Se pertanto ella stimasse opportuno il far dire qui qualche altra cosa, io potrò ripigliare il discorso senza aver bisogno d'indicare di averle chiesto un supplemento di notizie (1).

(l) Ctt. n. 473.

497

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, COVA

D. 40918/100. Roma, 22 ottobre 1891.

La ringrazio del rapporto dei 18 corrente n. 170/124 (2) col quale la S.V. mi ragguagliava sulle doglianze che il nunzio pontificio ha di recente rinnovato al barone di Crailsheim circa la situazione del pontefice nella capitale del Regno togliendo occasione dai fatti avvenuti in Roma in seguito all'incidente del Pantheon (3). Sebbene per lunga esperienza codesto ministro degli affari esteri sia in grado di appurare di per sè il valore che è lecito accordare a sif- fatte recriminazioni proprie della Curia romana e dei suoi organi, ciò non di meno credo opportuno che presentandosene l'occasione la S.V. intrattenga verbalmente il barone di Crailsheim sulla portata di quanto avvenne in quella contingenza.

Potrà la S.V. far rilevare a S.E. che il contegno di protesta della popola- zione per quanto unanime fu generalmente dignitoso e che i rari incidenti do- vuti a qualche tentativo nelle vie di fatto a cui trascesero pochissimi cittadini costituiscono casi isolati e dimostrano precisamente il discernimento e la equa- nimità con cui la maggioranza giudicò l'atto oltraggioso commesso da pochi stranieri. Il che porge novella testimonianza della moderazione e del tatto al quale la popolazione della capitale gareggiando di previdenza col Governo del re sa ispirare i propri atti anche nelle contingenze in cui è messo a ben dura prova il suo patriottismo (4).

Rudinì mancano quasi completamente le minute delle lettere in partenza.

(3) Cfr. n. 463. ( 4) Per la risposta cfr. n. 500.

498. L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. CONFIDENZIALE 1120/442. Berlino, 22 ottobre 1891 (per. il 28). Ebbi l'onore di telegrafarle avant'ieri (l) che il segretario di Stato non

aveva potuto pronunziarsi immediatamente sul contegno che assumerebbe il Gabinetto di Berlino, se la Francia, non curando le rimostranze dell'Italia, Ger- mania e Inghilterra, compiesse i suoi disegni relativi a Tuat, Gurara e re- gione sud di Figuig. Egli avrebbe studiata senza indugio la questione e mi por- rebbe in grado di comunicare all'E.V. il modo di vedere del Gabinetto di Ber- lino (2).

Il barone di Marschall mi ha ora fatto conoscere quanto segue: Secondo il Gabinetto di Berlino, la questione dell'occupazione per parte

della Francia di alcuni punti contestati del confine marocchino è importante per l'Europa - astrazione fatta forse per la Spagna - soltanto in quanto costituisce la prima tappa verso l'assorbimento del Marocco. Per l'Italia la questione di Tuat ha una importanza molto minore di altre questioni mediter- ranee, molto minore che per l'Inghilterra, la quale s'interessa vivamente al Marocco ed alle sue sorti dopo la sparizione del regime attuale. All'Italia quindi non converrebbe di mettersi in prima linea nella questione di Tuat, ma di porre in chiaro a Londra che in tale questione si è disposti a dire e a fare lo stesso che l'Inghilterra.

Se il Gabinetto di San Giacomo dichiara che non può arrischiarsi una guerra per un territorio contestato, che l'opinione pubblica inglese si manife- sterebbe in contrario ecc., l'Italia tenga buona l'argomentazione, ma s'astenga anch'essa dall'impegnarsi nella quistione, ed usi della sua influenza sulla Spagna per dissuaderla eziandio dal farlo.

In tal modo verrà dimostrato all'opinione pubblica inglese che l'Italia fa dipendere dalla cooperazione della Gran Bretagna la sua azione in pro d'interessi comuni, ma principalmente inglesi, e non muove passo innanzi nella quistione marocchina, nè in altre quistioni mediterranee interessanti pure l'Inghilterra, senza cooperazione e reciprocità per parte di questa.

Tale dimostrazione sarà utile per la soluzione di altre quistioni mediterra- nee ed orientali di maggiore importanza per l'Italia, le quali avranno forse a regolarsi in un avvenire abbastanza prossimo, e faciliterà assai il compito de- gli uomini di Stato inglesi dei due partiti, i quali vorrebbero vedere assicurata una energica cooperazione coll'Italia per certe eventualità.

Per la Germania, la quistione di Tuat in sé non ha nessuna importanza politica, sebbene sia concepibile il momento in cui essa s'impegnerebbe a mo- tivo di Tuat in una guerra per l'Italia, qualora questa fosse minacciata nella sua esistenza. Il Gabinetto di Berlino spera tuttavia vivamente che il Gabinet- to di Roma non vedrà nella questione di Tuat motivo per una azione militare,

(2) Risponde al n. 489.

ma per una azione diplomatica, come quella appunto che avrebbe per oggetto il Gabinetto di Londra come preparazione ad ulteriori e più grandi eventualità, e di far sentire all'Inghilterra il vantaggio per essa dello aggruppamento attuale delle Potenze centrali, e dell'appoggio che può averne in certe circostanze.

Feci osservare che, pur essendo l'E.V. risolta a salvaguardare scrupolosamen- te gl'interessi e la dignità dell'Italia, non è lecito dubitare del di lei desiderio di sciogliere per quanto possibile in modo pacifico ogni vertenza in cui può tro- varsi impegnato il Governo del re. Ero stato incaricato d'indagare il contegno che assumerebbe il Gabinetto di Berlino in una data eventualità; nulla più. Non ebbi ad insistere, perché il mio interlocutore rese immediatamente e pie- namente omaggio agli intendimenti pacifici, allo spirito conciliante dei quali ella dà prova ogni giorno.

Come vede l'E.V. il Gabinetto di Berlino contempla la questione di Tuat, più che in se stessa, in connessione colle altre quistioni mediterranee di maggio- re momento per l'Italia.

(l) Il supplemento di notizie non è stato trovato ma, come si è già avvertito, nelle Carte

(2) Non pubblicato.

(l) T. 2132 del 20 ottobre, non pubbllcato.

499

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, D'ARCO

L. PERSONALE. Roma, 23 ottobre 1891.

Parlai in Consiglio dei ministri dell'affare di Alula. Il Consiglio è di avviso che ancora non conviene prendere impegni, che

prima deve essere visitato il posto da una nostra nave da guerra, che intanto si potrà dare, tutto al più, un diecimila lire come maximum, e senza il più piccolo impegno.

Bisognerà quindi trovare la formula che non impegna. Oltre a ciò si deve oramai esaminare il conto Filonardi - Navigazione italia-

na, che ascende a 400 mila lire in tondo. Io trovo che si è sperperato moltissimo denaro, che dovendo presentarsi

quel conto alla Camera (visto che deve venire il giorno di questa presentazio- ne) è bene che si abbiano tutte le informazioni, e delucidazioni.

P. S. 400 mila lire per Alula!!

R. 174/128.

500

IL MINISTRO A MONACO DI BAVIERA, COVA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Monaco di Baviera, 24 ottobre 1891 (per. il 26). Mi soffermo ancora, col presente rapporto, sull'argomento dell'incidente

del Pantheon affine d'informare l'E.V. di aver oggi stesso intrattenuto questo ministro degli affari esteri su tale proposito, nel senso delle autorevoli dire-

zioni contenute nell'ossequiato dispaccio di lei delli 22 corrente n. 100 (1). Nel fare io presente a S.E. la limitata importanza che il Governo del re non può non attribuire alle consuete e partigiane recriminazioni della Romana Curia e organi di essa contro la Nazione italiana ed i suoi reggitori, non mancai di far rilevare al predetto signor ministro il procedere moderato ed equanime della maggioranza della popolazione patriottica della capitale di fronte a stra- nieri provocatori; gli italiani nei loro sentimenti e negli atti loro sanno mante- nersi all'unisono, in ordine al decoro ed all'incolumità della patria, col vigile Governo dell'augusto e ben amato loro sovrano.

Il signor barone di Crailsheim ascoltò con manifesto interesse il mio dire; egli si espresse meco nel senso che dovevasi rendere, come si tributò univer- salmente, giustizia al Governo italiano pel suo contegno corretto ognora ed imparziale in varie delicate consimili circostanze prodottesi nella capitale del Regno. Per quanto aveva tratto al fatto del 2 ottobre di Roma, susseguito al- l'atto di taluni pellegrini al Pantheon, il Governo bavarese, soggiunsemi S.E., non aveva ricevuto niuna protesta ufficiale dal rappresentante pontificio pres- so la Real Corte circa l'occorso, limitandosi questi ad alcuni accenni verbali sul proposito e creduti ad esso attinenti; il ministro bavarese poi presso la Santa Sede trovavasi assente da Roma nell'occasione dei fatti in discorso, sulla maggiore o minor gravità dei quali non poté quindi riferire de visu, come tampoco sulla vera impressione di quel momento nel Vaticano. Questo signor ministro stesso degli affari esteri si dimostrò infine meco compiaciuto, per la ragione di scansare così l'agitazione eventuale nelle popolazioni cattoliche anche fuori d'Italia, della fiducia dell'illuminato Governo del re nella modera- zione, che non verrebbe meno, della popolazione della capitale italiana, non- ché, pel summentovato motivo stesso, eravi interesse acché talune proposte del radicalismo in Italia non incontrassero colà favore fuori delle file di esso.

501

L'INCARICATO D'AFFARI A VIENNA, AVARNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. PERSONALE S.N. Vienna, 25 ottobre 1891.

Il barone Pasetti mi ha detto in via confidenziale che si è qui molto preoc- cupati dell'andamento dei negoziati commerciali itala-austro-ungarici e che si considera la situazione come alquanto critica. Il Governo austro-ungarico ha cercato di soddisfare alle domande del Governo italiano arrivando all'estremo limite permesso gli dalle circostanze; ma le concessioni che si persisteranno a chiedere dai delegati italiani non potrebbero essere ammesse dai delegati au- stro-ungarici perché di natura a ledere l più vitali interessi dell'industria dei

399 30 -- Douumenli Diplmnutici - Serle Il - Vol. XXIV

lini nella Monarchia. D'altro lato l'Austria-Ungheria non può considerare co- me un corrispettivo adeguato ai sacrifici che sarebbe per fare quelle conces- sioni che non a lei direttamente, ma bensl alla Germania sarebbero accordate dall'Italia. Il barone Pasetti ha aggiunto che il conte Kalnoky che annetteva la più grande importanza alla stipulazione del trattato, è animato sempre dal- le stesse disposizioni adoperandosi, come finora lo fece, nel senso d'un equo componimento; ma la questione presente riguarda specialmente i ministri del commercio di Austria-Ungheria ed il marchese Bacquehem avrebbe dichiarato che le concessioni suddette se accordate avrebbero certamente fatto rigettar!' il trattato dal Reichsrat di Vienna.

T. 1578.

(l) Cfr. n. 497.

502

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA

Roma~ 26 ottobre 1891, ore 13,25.

Ieri ho avuto occasione di dichiarare al conte di Solms che il Governo ita- liano è disposto ad uno scambio d'idee con la Germania e l'Inghilterra onde stabilire un accordo a tre per le cose di China (1).

T. 2166.

503

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Pietroburgo, 26 ottobre 1891, ore 17,16 (per. ore 18).

Reggente Ministero affari esteri mi dichiara che la Russia, visto la non identità dei suoi interessi in China con quelli delle altre Potenze, intende restare sulla riserva. Le solite dimostrazioni navali non avrebbero più oggi effetto, e Russia non vuole arrischiare guerra. Secondo lui la Francia sarebbe più disposta all'azione che non la Germania, Inghilterra, Stati Uniti dell'Ame- rica del nord.

(l) Per le risposte cfr. nn. 509 e 515.

504

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 2168. Berlino, 26 ottobre 1891, ore 17,35 (per. ore 18;5). Corriere renano di Wiesbaden annunzia essere V.E. che sollecitò intervi-

sta dal signor Giers, il quale consentì dopo chiesto ed ottenuto consenso dello czar. Di tale articoletto, attribuito a Giers, fu sottoposto riassunto telegrafico dalla agenzia Wolff a questo Dipartimento degli affari esteri, il quale, benché, in seguito alle informazioni di Solms, si trovi in situazione di poter pubblicare falsa notizia, smentendola contemporaneamente, ha preferito impedire pub- blicazione telegramma agenzia Wolff lasciando a V.E. di giudicare se e sotto qual forma ella debba dare smentita (1). Analogo tentativo di falsificare ve- rità ed attribuire Russia parte dominante fu fatto da un giornale tedesco, stipendiato dal Governo russo, col lanciare notizia che un alto personaggio tedesco erasi adoperato per una visita dello czar a Berlino, notizia priva di ogni fondamento. Invierò Corriere renano appena lo potrò avere.

505

L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, SOLMS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Roma, 26 ottobre 1891.

Je viens réclamer votre puissant secours pour écarter une difficulté qui parait devenir insurmontable pour les négociateurs à Munich.

On me télégraphie que c'était une erreur de croire, comme M. Malvano l'avait annoncé, que notre commission accepterait les 19 mark pour les vins et les motlts en ftlts.

M. Jordan a télégraphié au contraire qu'il a l'espoir qu'on acceptera les 20 mark.

Maintenant on me charge de vous dire bien sérieusement que, après avoir fait à l'Italie les concessions les plus précieuses, dépassant de beaucoup les limites jugées d'abord comme admissibles, nous devions attendre qu'on ne nous ferait plus de difficultés dans ce point si secondaire pour l'Italie et si extrèmement important pour nous, vu l'opposition qui existe dans les régions parlementaires contre toute diminution des droits sur les vins.

Nous avons dans toutes nos négociations avec l'Italie, mis en première ligne les considérations politiques en sacrifiant des intéréts économiques les

smentita. '

plus graves; il n'est donc pas une demande exagérée si nous réclamons une certaine réciprocité dàns le sens que l'Italie ne dirige pas ses négociations exclusivement au point de vue du ressort économique.

Vous m'avez dit l'autre jour que si la demande de 19 mark offrirait un obstacle insurmontable à la réussite des négociations vous trouveriez peut-etre le moyen de surmonter et de vaincre la résistance de M.M. vos collègues. C'était un petit espoir, une poire pour la soif que j'ai soigneusement gardée pour moi et dont je n'ai pas donné connaissance à Berlin.

Maintenant je crois que le moment est venu de faire cette concession parce que je vois par tout ce qui me revient de Berlin que vous mettriez mon Gouver- nement dans un très sérieux embarras si vous ne réussissiez pas d'obtenir de M.M. vos collègues la concession que je vous demande avec instance.

Pourriez-vous me recevoir demain à dix heures? Touat et Chine.

506. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 1585 (1). Roma, 27 ottobre 1891, ore 11.

Comunicai Maffei suo telegramma 20 corrente (2). Prego intanto far sa- pere lord Salisbury che fra le questioni relative al Mediterraneo, quella del Tuat è per l'Italia la meno importante. L'assorbimento più o meno vicino del Marocco, per parte della Francia, tocca più da vicino la Spagna e l'Inghilterra. Ad ogni modo lo sono deciso a non prendere iniziative ed a secondare invece quelle che sarebbero prese dall'Inghilterra dalla quale non vogliamo disco- starci.

507. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE

T. 1586 (1). Roma, 27 ottobre 1891, ore 11,45.

Prego dirmi se vi è nulla di nuovo quanto alla temuta occupazione del Tuat per parte della Francia (3). Ad ogni buon fine avverto che in questa come in altre questioni ella deve tenersi in accordo coi ministri inglese e tedesco. E nel caso del Tuat la S.V. avrà cura di cogliere favorevole occasione per incorag- giare il imltano a prendere consigli dall'Inghilterra.

(2) Cfr. n. 492. In realtà 11 telegramma tu comunicato a Maffel solo Io stesso 27 otto-

ore (cfr. n. 508). (3) P~r la risposta cfr. n. 512.

T. 1587 (1).

50 b. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

Roma, 27 ottobre 1891, ore 12.

Tornielli telegrafò il giorno 20 quanto segue: (s'inserisca quella parte del telegramma di Tornielli segnata in rosso) (2). Credo opportuno che l'E.V. inter- roghi il duca di Tetuan per conoscere cosa pensa della risposta di Salisbury. L'Italia non pren(ierà l'iniziativa in questo affare del Tuat. Essa seconderà l'ini- ziativa che fosse presa di comune accordo fra l'Inghilterra e la Spagna, che sono più direttamente interessate. Qualora fosse opportuno il nostro intervento per rendere più agevole un accordo fra la Spagna e l'Inghilterra non ricuserei di agire in questo senso.

T. 2172.

509. L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 27 ottobre 1891, ore 18,15 (per. ore 20,50). Salisbury mi ha detto che il conte di Hatzfeldt, relativamente alle cose di

China, si trova perfettamente d'accordo con lui nelle idee a me già manife- state da Sua Signoria, riferite nel mio rapporto del 21 corrente, n. 586 (3).

T. 2174.

510. L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 27 ottobre 1891, ore 19 (per. ore 21). Tuat. Salisbury mi ha detto che farà chiedere a Madrid cosa pensi la

Spagna. Sua Signoria non ammette che l'accordo relativo all'hinterland al- gerino abbia pregiudicato la questione; crede che in Francia si agiti la que- stione per dare motivo al Ministero di fare delle dichiarazioni fiere in Parla- mento, ma che le dichiarazioni non saranno seguite da fatti, e concluse di- scorso, osservando che l'Europa deve essere ben tranquilla, perché l'affare di Tuat possa essere elevato all'importanza di una questione di primo ordine (4).

(2) Cfr. n. 492. La parte segnata in rosso giungeva proballmente fino ·a "parlare per re

prime". (3) Cfr. n. 495. (4) II 4 novembre Ribot dichiarò a Menabrea che la Francia rion aveva Intenzione di

« toucher au Maroc ». Cfr. DDF, vol. IX, n. 56. Non risulta che Menabrea abbia telegrafato la notizia a Roma.

L. PERSONALE.

(l) Rudini rispose con T. 1584 del 27 ottobre che non aveva intenzione di procedere ad una

(l) M'nuta autografa.

(l) Minuta autografa.

511

L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, SOLMS, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Roma, 27 ottobre 1891.

Je m'empresse de vous retourner ci-joint la copie de la depèche de M. de Maffei. Elle est actuellement du plus haut intret. Il est impossible tenir un langage plus correct que celui du due de Tetuan. J'ai peur de froisser les espagnols par la moindre démarche qui pourrait indiquer un doute sur la loyauté de leur attitude politique. La réponse qu'ils vont donner à la question précise: «quelle est la position que l'Espagne va prendre vis-à-vis de la France dans l'affaire de Touat » ne permettra pas d'ambiguité et doit meme conten- ter lord Salisbury.

Je ne sais pas s'il ne serait pas peut-etre utile de formuler encore plus clairement la question que M. le marquis Maffei doit adresser à M. le due de Tetuan que vous ne l'avez fait dans votre télégramme au sujet de l'attitude de I'Espagne dans l'affaire de Touat ainsi que le conseil que le sultan doit demander à lord Salisbury.

Je vous demande pardon de me meler de vos télégrammes (1), mais la ques- tion me préoccupe beaucoup de sorte que je compte sur votre indulgeance.

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

ALLEGATO

San Sebastiano, 14 settembre 1891.

Au sujet de l'affaire du Maroc, le ministre d'Etat m'a dit que l'ambassadeur de France l'a tout récemment entretenu de la question de Touat, en lui demandant de définir bien nettement l'opinion du Gouvernement espagnol là dessus. Le ministre d'Etat répondit, sans hésitation, premièrement que l'Espagne était contraire à toute violat:on du statu quo; secondement, que le traité de 1845 reconnaissait au sultan la possession de Touat, troisièmement, qu'aujourd'hui tout ce qui se réfère au Maroc a un caractère européen et doit ètre soumis à la sanction des Puissances. La fermeté de ce langage aurait impressionné vivement l'ambassadeur de France. Le ministre d'Etat m'a dit en outre d'avoir parlé bien clairement aux ambassadeurs marocains venus dernièrement à Madrid, en leur recommandant de ne pas céder aux prétentions de la France et de les combattre à tout prix. Ces instructions sont sans cesse renouvelées au ministre d'Espagne à Tanger.

(l) Cfr. nn. 507 e 508.

512

L'INCARICATO D'AFFARI A TANGERI, GIANATELLI GENTILE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 2175. Tangeri, 28 ottobre 1891, ore 10,35 (per. ore 15,25).

Questo ministro degli affari esteri nulla sa quanto accade Tuat. Sultano persiste nel silenzio. Occorre d'altronde mese e mezzo circa perché un corrie- re giunga da Tuat alla Corte e dalla Corte a Tangeri. Notizie secondo le quali Francia appresterebbesi occupare Tuat a noi pervengono dall'Europa. Sarà in Europa e non a Tangeri che si avranno sempre le prime notizie degli avvenimenti di Tuat. Confermo miei rapporti 18 e 26 corrente (1). Mi atterrò scrupolosamente alle istruzioni contenute nel telegramma di V.E. in data di jeri (2). Intendo che debbo tenermi in accordo coi soli rappresentanti inglese e germanico. Entrambi sono d'avviso che allo stato delle cose non convenga dare nuovi consigli sultano. E' loro opinione essere impossibile impedire oc- cupazione Tuat da parte della Francia. Provocherò occasione per porgere sul- tano consiglio indicato, comunicatomi da V.E. (3).

513

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. SEGRETO 2180. Berlino, 28 ottobre 1891, ore 18,22 (per. ore 19,15).

Hatzfeldt telegrafa: Salisbury, in recente colloquio, si mostrò disposto sostenere diplomaticamente Spagna, se questa sollevasse reclami a cagione di Tuat. Sua Signoria aggiunse, essere tale questione troppo insignificante per Impegnare colla Francia conflitto militare per il quale egli non potrebbe con- tare sull'approvazione del Parlamento. Dopo ciò, Hatzfeldt crede facile una intesa tra Inghilterra, Italia e Spagna in vista di una cooperazione diplomatica. Salisbury è visibilmente irritato dal discorso Ribot alla Camera dei deputati sull'Egitto. Egli disse confidenzialmente a Hatzfeld non credersi tenuto a mol- ti riguardi verso il Governo francese, e, pure dichiarando non avere ispirato importante articolo pubblicato jeri dallo Standard relativo Francia, Inghilter- ra e Egitto, confessò che esso rende interamente il suo modo di vedere. Diparti- mento imperiale degli affari esteri crede una azione diplomatica, nella quale diplomazia inglese si impegnerebbe ufficialmente insieme con Italia e Spagna per una questione mediterranea, sarebbe un primo passo sulla buona via.

(2) Cfr. n. 507. (3) Il contenuto d! questo telegramma fu comunicato alle ambasciate a Berlino, Londra

e Parigi con dispacci del 31 ottobre.

(l) Non pubblicati.

514

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, TORNIELLI, A MADRID, MAFFEI, E A PARIGI, MENABREA

D. CONFIDENZIALE (1). Roma, 28 ottobre 1891.

Avendomi il r. incaricato d'affari in Berlino richiesto confidenzialmente (2) dell'atteggiamento che io sarei per assumere nella questione di Tuat mi sono affrettato di rispondergli colla lettera parimente confidenziale che qui in co- pia credo opportuno di comunicare all'E.V. Mi giova di farle notare non essere mia intenzione che il contenuto di tale mia lettera debba formare oggetto di comunicazione a codesto Gabinetto; è sibbene mio desiderio che ella per sua opportuna norma prenda nota delle dichiarazioni che in essa si contengo- no e che io ho creduto di dover fare in proposito al Gabinetto di Berlino.

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA

L. CONFIDENZIALE.

ALLEGATO

La quistione del Tuat è nel mio modo di vedere d'interesse generale, perchè rivela, una volta ancora, il metodo col quale la Francia procede nell'assorbimento lento, ma sistematico della Tripolitania, e del Marocco. Se la Francia potesse continuare, senza contrasti per la sua via, dominerebbe. a lungo andare, sulla Tripolitania e sul Marocco.

Da questo punto di vista la quistione è grave assai, ed anche pericolosa, perchè potrebbe anche essere cagione di conflitto fra le Potenze, che vogliono mantenere l'equilibrio nel bacino del Mediterraneo. Ma considerando la quistione di Tuat come isolata, essa deve principalmente interessare l'Inghilterra, e la Spagna, che hanno importanti relazioni col Marocco.

L'Italia, per ora, crede doversi astenere da qualsiasi iniziativa, pur dichiarandosi pronta a secondare l'Inghilterra, qualora questa Potenza stimasse opportuno di prendere in mano la quistione.

L'Italia consiglierà la Spagna a prendere accordi con l'Inghilterra, e non negherà l'opera sua, perchè questi accordi siena facilitati.

Noi non abbiamo ragione di credere che la Spagna abbia presi, o intenda prendere accordi con la Francia, per l'eventualità di uno smembramento del Marocco.

Fin dal 14 settembre p.p. il marchese Maffei ebbe a riferire una conversazione dell'ambasciatore di Francia col duca di Tetuan (3), il quale dichiarò: l) che la Spagna era contraria a qualunque violazione dello statu quo; 2) che il trattato del 1845 rico- nosceva al sultano il possesso di Tuat; 3) che oramai tutto ciò che si riferisce al Marocco ha un carattere europeo, e deve essere sottoposto alla sanzione delle Potenze.

Il duca di Tetuan, nel comunicare queste cose al marchese Maffei, aggiungeva che la fermezza del suo linguaggio aveva prodotto una viva impressione sull'ambasciatore di Francia.

Parigi col n. 41670/919. Fu redatto sulla traccia di una minuta di Rudinì.

(3) Cfr. n. 511, allegato.

Il duca di Tetuan (cosl riferisce il marchese Maffei) raccomandò al Marocco di non cedere alle pretese della Francia, e di resistere a qualunque costo.

Questi precedenti escludono quindi ogni sospetto di accordi franco-spagnuoli. L'Italia suggerì, e suggerisce sempre al Marocco di procedere dl comune accordo

con la Spagna, la Germania, e l'Inghilterra, e di prendere sempre consiglio da que- st'ultima.

L'Italia, infine, ha dichiarato le sue intenzioni all'Inghilterra, non tacendo chf. per le quistioni mediterranee l'invasione del Tuat per parte dei francesi è una di quelle che meno direttamente l'interessa, ed aggiungendo che l'Italia è pronta a seguire qual- siasi iniziativa, che piacesse all'Inghilterra di prendere.

L'attitudine che sarà .per assumere lord Salisbury avrà, per noi, un gran significato. L'Inghilterra, or non è molto, consentì con la Francia una delimitazione della

zona d'influenza nell'hinterland Tripoli-Tunisi che fu a totale beneficio della Francia. L'Inghilterra; alcuni mesi or sono, dichiarò non avere ~nteresse alcuno nelle forti-

ficazioni di Biserta alle quali la Francia, da qualche tempo, si prepara con le escavazioni del canale che dà accesso ai grandi bacini interni. Ma queste due questioni toccano più da vicino l'Italia.

Se l'Inghilterra si disinteresserà della quistione di Tuat converrà riconoscere in quest'astensione un sistema di lasciar fare e lasciar passare, che non può a meno di preoccuparci.

L'E. V. potrà, nelle sue conversazioni col signor Marschall, toccare gli argomenti di cui ho tenuto discorso nella presente mia confidenziale.

(l) Il dispaccio venne inviato a Londra col n. 41668/555, a Madrid col n. 41669/299 e a

(2) Cfr. n. 498.

515

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. CONFIDENZIALE 1131/450. Berlino, 29 ottobre 1891 (per. il 2 novembre).

Ebbi cura di comunicare al segretario di Stato il tenore del pregiato tele- gramma 26 corrente (1), col quale l'E.V. ben volle annunciarmi d'aver dichiarato al conte di Solms che il R. Governo è disposto ad uno scambio d'idee con la Ger- mania e l'Inghilterra onde stabilire un accordo a tre per le cose di Cina. Questa sera poi fui informato che il Gabinetto di Berlino ha finalmente ricevuto il testo del protocollo redatto il 9 settembre ultimo dai rappresentanti esteri a Pechino, e della nota collettiva da essi diretta al Governo cinese (2). Di que- sti documenti, che presentemente sono pure certamente nelle mani di V.E. la Cancelleria imperiale spedì tosto copia al Governo inglese, al quale il suo rap- presentante, benché vi abbia apposto la propria firma, tralasciò di inviare il testo. Si ignora qui il motivo di tale strano procedere. Viene altresì notato che, mentre la Russia sembra decisa a mantenersi sulla riserva negli affari di Cina, il suo rappresentante a Pechino firmò egli pure i documenti suddetti. Si rice- vettero ieri qui estratti di giornali russi e degli Stati Uniti dell'America del nord spieganti come l'attuale dissenso tra europei e cinesi debba profittare

C2l Cfr. n. 445, nota 2.

alla Russia ed àll' America: Lo Swet dice che i ciriesi detestano gli europei, ma nutrono piuttosto simpatia per i russi, che essi considerano come dei buoni vi- cini in Asia. Nel modo stesso in cui il generale Ignatieff fece le sue prime armi col trattato firmato nel 1861, durante la guerra anglo-cinese - trat- tato che valse alla Russia le bocche dell'Amour - cosi dovrà la Russia, nelle circostanze attuali, aspettare il momento propizio per far acquisti territoriali senza colpo ferire.

Credo pregio dell'opera riassumere anche, come abbastanza caratteristi- co, quanto riferì, sotto la data del 23 corrente, il conte Mllnster al suo Governo circa una lunga conversazione da lui avuta col ministro dell'interno francese. Il signor Constans, in base alla conoscenza della Cina da lui acquistata duran- te la sua missione a Pechino, dipinse sotto foschi colori la situazione degli europei nel celeste Impero ed il cattivo volere di quel Governo a loro riguardo. Egli mostravasi convinto che la Cina sia una Potenza temibile, e che le forze marittime di tutte le Potenze europee basterebbero appena al compito che incomberebbe loro nel caso d'un conflitto con essa. Arrivando infine a ciò che formava evidentemente lo scopo del suo discorso, il signor Constans con- cludeva alla necessità di una unione di tutte le Potenze europee e dell'asten- sione da azioni diplomatiche e navali isolate. «In Cina, aggiungeva egli, non oovrebbero esservi che cinesi ed europei». Alla osservazione dell'ambasciatore germanico: «che dite del contegno dei russi vostri amici»? il ministro fran- cese rispose: « In Cina non può farsi assegnamento su di loro; colà essi non sono europei, ma asiatici». «Allora, prosegui il conte Mllnster, per cosa li ri- tenete in Europa? ». « Non oserei dirvelo », replicò ridendo il suo interlocutore.

Tutto quanto precede conferma sempre più il Gabinetto di Berlino nella persuasione che Russia e Francia cerchino, come dicesi volgarmente, di far trarre da altri le castagne dal fuoco, e che non convenga prestarsi al giuoco. Personalmente il Governo imperiale vi è tanto meno disposto, e convinto invece dell'opportunità di insegnare ai cinesi a distinguere tra europei e eu- ropei, in quanto che oggi stesso gli pervenne dal ministro germanico a Pechi- no la notizia che il suo reclamo più essenziale relativamente ai missionari tedeschi è stato soddisfatto. Il che lascia sperare verranno anche risolute ami- chevolmente le altre vertenze che lo interessano. Ciò nullameno la Germania, in omaggio a considerazioni di politica generale, è sempre disposta ad unire la sua azione diplomatica a quella dell'Inghilterra e dell'Italia. Sapendo però lord Salisbury sempre preoccupato dal timore che Italia e Germania tendano a coinvolgere l'Inghilterra nei conflitti nei quali esse potrebbero trovarsi im- pegnate, il Gabinetto di Berlino s'astiene da qualunque proposta concreta, ma chiese ed aspetta gli si sottoponga da Londra un programma di condotta verso la Cina.

Lo stesso motivo, cioè l'utilità di dissipare il timore suddetto, contribuì pure a indurre il Gabinetto di Berlino a consigliare all'Italia un contegno di riserva nella questione di Tuat (1).

con dispaccio del 4 novembre (42513/573 per Londra, 42514/938 per Par!gl).

(l) Cfr. n. 502.

(l) Il contenuto di questo rapporto fu comunicato alle ambasciate a Londra e Parigi

516

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. Berlino, 31 ottobre 1891, ore 16,40 (per. ore 20,45).

Durant la visite récente du roi de Roumanie, il a été parlé du renouvelle- ment des accords définitifs entre le Royaume et la Triple Alliance. Ce sou- verain a laissé comprendre son désir que pour le moment aucune pression ne fftt, à cet effet, exercée à son égard. Les trois Puissances pouvaient, en cas de guerre, compter sur la probabilité que la Roumanie se rangerait de leur bord. L'opinion publique manifeste de meilleures tendances vers ce program- me de politique étrangère. Il convient, et on y travaille, de lui laisser le temps de se développer davantage. En attendant le roi Charles se proposait de modi- tier son Ministère en appelant Lahorary à la présidence. Le secrétaire d'Etat m'a donné, hier, ces détails. Il ajoutait que, sans combattre de front les scru- pules d'opportunité de Sa Majesté il n'a pas moins laissé entendre que, s'il devait surgir de graves événements, il ne faudrait pas attendre la dernière heure pour fixer une attitude et prendre des engagements formels. Ce serait s'exposer à de désastreuses mécomptes. Il importe à la Roumanie de se tenir prete à toutes les éventualités. Il est à prévoir qu'une guerre immédiate n'éclatera pas, tout d'abord, entre telle ou telle autre grande Puissance, mais qu'elle naitra ensuite de quelque incident, notamment dans les Balkans et dans la question des détroits. « La Roumanie ne devrait pas perdre de vue, disait encore le secrétaire d'Etat, qu'elle n'a rien à attendre d'une Russie vic- torieuse, qui n'hésiterait pas, malgré le concours éventuel qu'elle recevrait du Royaume, à se mettre une seconde fois au dessus du sentiment de reconnais- sance pour faire une nouvelle entaille dans un territoire sur lequel elle vou- drait s'assurer un libre passage en vue de ses aspirations vers la Turquie (1).

517

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. S.N. (2). Roma, t• novembre 1891.

Je remercie V.E. pour le télégramme qui parle du roi de Roumanie (3). L'ayant vu à Monza et ayant causé avec lui ses déclarations m'ont donné

la conviction que les alliées peuvent compter sur lui.

(2) Minuta autografa. (3) Cfr. n. 516.

T. S. N.

(l) Per la risposta cfr. n. 517.

518

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Vienna, 1° novembre 1891.

J'ai trouvé Kalnoky sous l'impression d'un sentiment de sécurité et de confiance. Il croit que l'on est en ce moment dans une espèce de détente générale qui devra encore s'accentuer. Il s'est montré satisfait de la visite de Giers à Monza et vous remercie des communications que vous avez faites à ce sujet à Bruck. Il espère dans la prochaine conclusion du traité de com- merce, qu'il considère comme une nécessité politique et vous engage à y coopérer de toutes vos forces (1).

519

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. S.N. Roma, 2 novembre 1891.

J'ai fait tout mon possible pour faciliter la conclusion du traité de com- merce (2), mais il y a pour les lins des difficultés que je ne trouve pas le moyen de tourner. Il faut que Kalnoky use de toute son autorité pour faire accepter une hausse notable sur les lins sans compensation, car le traité déjà conclu avec l'Allemagne donne à l'Autriche une suffisante compensation. Nous ne pouvons pas nous faire illusion; un nouveau traité avec l'Autriche-Hongrie sans les concessions demandées sur les lins ne serait pas approuvé par les Chambres, d'autant plus que Crispi avait pris des engagements publics.

520

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 2208. Londra, 3 novembre 1891, ore 18,52 (per. ore 23,40).

China. I quattro punti indicati nel dispaccio di V.E. del 29 ultimo (3) sono esatti. Le proposte dei rappresentanti esteri pervenute Berlino non sono

(2) Risponde al n. 518. (3) D. 41885/556, non pubblicato. Ma per i quattro punti cfr. n. 494.

ancora arrivate Londra. Lord Salisbury ha l'impressione che esse non siano accettabili. Egli opina che la politica di azione verso la China non sarebbe opportuna, e che basti una politica di osservazione. Egli crede che il Governo chinese abbia fatto quanto poteva ed abbastanza; spera non essere smentito dagli avvenimenti. Mi pare chiaro che l'Inghilterra si terrà in una linea di condotta nella quale l'accordo a tre desiderato dalla Germania non avrà occa- sione di manifestarsi (1).

T. 2209.

(l) Per la risposta cfr. n. 519.

521

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 3 novembre 1891, ore 18,52 (per. ore 22,30).

Tuat. Lord Salisbury approva la linea di condotta della Spagna. Egli è esplicito nell'approvare che il Marocco si rivolga anzitutto alla Francia; lo è meno nel dichiarare che il Governo inglese appoggerà diplomaticamente il Marocco, se la risposta francese non sarà per il medesimo soddisfacente (2).

T. S.N.

522

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Vienna, 3 novembre 1891.

Kalnoky est venu expressément chez moi aujourd'hui pour me prier de vous engager à éviter interruption des négociations commerciales. Toute inter- ruption, m'a-t-il dit, serait politiquement désastreuse et il serait difficile de reprendre plus tard les négociations qui présenteraient d'ailleurs les mèmes difficultés. De son còté l'Allemagne ne signera pas le traité sans la certitude d'un accord entre Autriche-Hongrie et Italie. Kalnoky, à qui j'ai fait part de votre télégramme d'hier (3), se rend compte des difficultés et de son còté

del 4 novembre. Si pubblica qui 11 passo finale del R. riservato 1168/615 di Tornielll del .; novembre: «In questo stato di cose, V.E. potrà megUo di me giudicare quale posizione convenga al nostro Governo di prendere. Io sarei del subordinato avviso che, dopo di aver dimostrato alla Germania che l'Italia è pronta a fare prova di solidarietà con essa, ci convenga metterei a rimorchio dell'Ingh11terra ed, in ogni occasione, aspettare che fra .Londra e Berlino sia concertato 11 da farsi prima di pronunciare!. Sembrerebbemi anzi conforme alle esigenze della situazione che da noi si chiedesse che l'Invito a prendere una risoluzione qualsiasi cl venga non da Berlino soltanto, ma anche da Londra. E sono persuaso che 11 Gabinetto inglese ci daprà grado di un tale nostro contegno :o.

del 4 novembre.

H a télégraphié à Bruck et à Glanz mais il compte sur votre intervention pour arriver à une entente immédiate qui est pour les deux Pays une nécessité. Il espère qu'on trouvera une transaction qui rende acceptable le traité par les trois Parlements et vous prie en tout cas de ne pas prendre une résolution définitive sans une dernière tentative et sans lui en avoir fait référer par Bruck.

(l) Questo telegramma tu ritrasmesso alle ambasciate a Berlino e· Parigi con T. 1626

(2) Questo telegramma fu ritrasmesso alle ambasciate a Madrid e Berlino con T. 1624

(3) Cfr. n. 519.

523

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, DUFFERIN (l)

N. 42424/156. Roma, 3 novembre 1891.

Riferendomi alla nota del signor Nevill Dering in data del 18 settem- bre p.p. (2) e facendo seguito alla mia lettera a lui indirizzata il 21 dello stesso mese (3), ho l'onore di trasmettere qui acclusa a V. E. la traduzione della risposta di ras Makonnen (4) alle pratiche fatte dal r. console generale in Aden, in conformità dei desideri del Governo di S. M. la Regina.

Il governatore dell'Harar accetta di buon grado le osservazioni del cav. Cecchi, smentisce le intenzioni attribuitegli di voler costruire un forte a Bia Cabuba, dicendo che si tratta soltanto di una casa di ricovero pei viaggiatori, e sebbene faccia una riserva del tutto teorica sulla sovranità di quei territori, dichiara di arrendersi ai nostri consigli e promette di ritirare i soldatri.

Allo stato delle cose sembra al Governo del re che la risposta di ras Makonnen sia molto soddisfacente e che per il momento non gli si possa domandare di più, salvo a rinnovare le nostre insistenze qualora le truppe summenzionate non fossero prontamente ric_hiamate sulla sinistra del Garaslai.

Nel comunicare al marchese di Salisbury la lettera sopradetta, sarò grato a V. E. se vorrà aggiungere che il Governo italiano è sempre disposto ad usare la sua influenza nell'interesse del commercio di Zeila ed a favore delle tribù somale protette dall'Inghilterra, e ritiene che Sua Signoria abbia preso in benevola considerazione le osservazioni e le proposte contenute nella nota verbale trasmessa al signor Dering il 22 dello scorso settembre (5).

(2) Cfr. n. 447, nota l. (3) Cfr. n. 447, allegato. (4) Non si pubbl!ca. (5) Nel trasmettere in pari data a Tornielli questa nota con D. 42423/571 Rudinì ag-

giungeva: « ... risulta che Makonnen è altrettanto desideroso di mantenere aperta al com- mercio la strada fra l'Harar e la costa, quanto lo sono l'Ingh!lterra e !'!talla. Non sembre- rebbero perciò giustificate al r. ministero le trattative che 11 Governo britannico minacciava di voler fare colla Francia affine di conseguire un tal risultato ». Duffer!n rispose Il 5 novembre ringraziando ma aggiungendo: « 1f ras Makonnen cannot be prevented by the representatlves of Italy !rom contlnu!ng hls advance towards the coast, Her Majesty's Oovernment may flnd ltself compelled to take ear!y measures !or the malntenance of arder In the ne!ghbourhood of Zella and the exlstlng agreements may In that case make !t dlfflcult to act w!thout the concurrence of the French Oovernment ».

(l) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, c!t., p. 177.

524

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. S.N. Roma, 4 novembre 1891, ore 18,20.

Nous avons des difficultés sérieuses avec l'Autriche-Hongrie qui empechent encore conclusion négociation commerciale, et Kalnoky a dit hier à Nigra que l'Allemagne ne signera pas le traité de commerce sans la certitude d'un accord entre l'Autriche-Hongrie et l'Italie (1). Avec l'Allemagne nous n'avons jamais parlé d'un accord commerciai à trois. Si elle refuse signer traité de commerce elle manquerait à tous ses engagements pour exercer une pression qui produirait sur moi un effet opposé à celui que l'on se propose obtenir. C'est un moyen qui serait de nature à gater tout. Je ne puis croire que Gouvernement impérial veuille faire cette pression. Je pense qu'il désire seulement signer si c'est possible les deux traités de commerce en meme temps et moi aussi je partage ce désir. Je n'ai pas besoin d'ajouter que j'ai fait et ferai tout mon possible pour adoucir et vaincre les difficultés avec l'Autriche-Hongrie car je comprends intéret supérieur qui conseille de compléter accord commerciai entre les trois alliés. Je ne vois pas encore opportunité d'une communication au secrétaire d'Etat, mais j'ai cru bon d'en informer V. E.

525

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. S.N. Roma, 4 novembre 1891.

Avec l'Allemagne nous n'avons jamais parlé d'un accord à trois (2). Si elle refuse de signer le traité de commerce elle manquerait à tous ses engagements pour exercer une pression qui produirait sur moi un effet opposé à celui que l'on se propose d'obtenir. J'espère donc que l'on ne reviendra pas sur un argu- ment qui serait de nature à gater tout. Je me garderai bien de suspendre les négociations sans accord préalable avec Kalnoky et je m'engage ·à faire tout mon possible pour tourner ou vaincre la difficulté des lins, si Kalnoky s'engage de son còté à faire des concessions qui puissent nous faire espérer un accord satisfaisant. J'ai vu Bruck et je lui ai donné lecture de ce télégramme (3).

(2) Risponde al n. 522. (3) Per la risposta di Nigra cfr. n. 527

(l) Cfr. n. 522.

526

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. Madrid, 4 novembre 1891.

J'ai reçu la dépeche confidentielle du 28 octobre (l) et son annexe chiffré. L'ambassadeur d'Allemagne est venu me dire que son Gouvernement l'a chargé d'une démarche personnelle auprès de moi pour m'engager à sonder habilement le due de Tetuan dans le but de savoir si ce dernier serait disposé à faire une démarche à Paris au sujet de Touat, bien entendu avec le concours de l'Italie et de l'Angleterre. Le Gouvernement impérial ajoutait, ensuite, à son ambassa- deur qu'il valait mieux de donner compte à V. E. de ce qui précède seulement par lettre particulière, tout en étant ... (2) pouvoir lancer ce ballon d'essai sans reveiller les soupçons du ministre d'Etat. Cependant je ne [veux] absolument rien tenter sans y etre autorisé par V. E. Je verrai probablement demain le due de Tetuan dans l'après-midi, et je prie instamment V.E. de me télégraphier de suite ses instructions (3). Dans le cas où V. E. soit d'avis contraire, j'aurai soin de me régler de façon à ne pas froisser les susceptibilités de mon collègue.

527

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. Vienna, 4 novembre 1891.

Votre télégramme d'aujourd'hui (4) ayant déjà été communiqué à Bruck je n'estime pas nécessaire d'en faire une nouvelle communication à Kalnoky. J'espère que l'on ne parlera plus de l'Allemagne à propos du traité avec l'Autriche et il ne convient pas, je crois, pour le succès des négociations, de relever pour le moment cet argument autrement que vous avez fait. Lorsque Kalnoky m'e_n fit part, en voyant mon étonnement il ajouta qu'il parlait en voie confidentielle. Mais le fait n'en subsiste pas moins et peut-etre vous jugerez utile de le faire éclaircir en temps opportun à Berlin {3).

(2) Gruppi indecltratl. (3) Cfr. n. 532. (4) Cfr. n. 525. (5) Per la risposta cfr. n. 529.

T. 1632.

528 IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, D'ARCO,

ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

Roma, 5 novembre 1891, ore 19,25.

Informazioni dettagliate giunte ora da de Launay (l) e desunte da tele- gramma di Hatzfeldt al suo Governo a lui mostrato confermano Governo britannico essere disposto appoggiare azione diplomatica del Governo spa- gnuolo nel caso in cui volesse sostenere diritto Marocco su Tuat. Secondo Hatzfeldt, Salisbury annette massima importanza a che iniziativa parta dalla Spagna e desidera questa ignori scambio idee anteriori fra Roma, Londra e Berlino. V.E. dovrebbe, tale essendo anche opinione del Gabinetto di Berlino, consigliare duca di Tetuan a far ripetere per mezzo dell'ambasciatore spa- gnuolo a Londra le dichiarazioni da lui fatte all'ambasciatore Inghilterra a Madrid chiedendo nettamente se Inghilterra sarebbe disposta associarsi ai con- sigli dati al sultano. Spagna dovrebbe poi esprimere riserva di presentare a Salisbury proposte concrete per passi diplomatici in comune a Parigi per parte Spagna, Inghilterra, Italia nel caso di resistenza della Francia alle domande del sultano. V. E. potrà anche confermare che quando fosse assicurata la coo- perazione dell'Inghilterra Italia sarebbe disposta ad associarsi a quest'azione diplomatica.

529. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. S.N. Roma, 5 novembre 1891.

On ne me parlera plus d' Allemagne en ce qui concerne traité de commer- cc (2), je vous en réponds, car je ne pluis pas vous cacher que j'ai tenu avec Bruck un langage d'une extrème sévérité et franchise qui a où l'étonner. Pour le moment je ne dois plus insister. Mais l'on doit savoir plus tard à Berlin, comme on le sait déjà à Vienne ce que je pense sur cet incident qui est d'une gravité exceptionnelle.

530. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. S.N. Roma, 5 novembre 18f:J1.

Per le vivissime insistenze di Bruck, ho dato oggi a lui confidenzialmente le nostre ultime concessioni e tariffe dei lini. Ho dichiarato che nessun'altra

(2) Cfr. n. 527.

31 JJoc:wcenti Diplumativi - Serie II - Vol. XXJV 415

concessione avrei potuto fare sui lini od altro. Non occorre che ella ne parli a Kalnoky non avendo io desiderio che sia sollecitata l'accoglienza delle nostre proposte. Ma stimo bene che V. E. sia avvertita.

(l) Cfr. n. 514.

(l) T. s.n. del 4 novembre, non pubblicato.

531

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. RISERVATO S. N. Roma, 6 novembre 1891, ore 15,55.

Faisant suite à mon télégramme du ... (l) je dois ajouter que le baron de Bruck est venu me lire une dépeche de Kalnoky avec laquelle il cherche d'atténuer la gravité des déclarations qu'il avait faites à Nigra (2) au sujet d'une entente à notre insu avec l'Allemagne et pour laquelle notre traité de commerce ne sera pas signé si nous ne tombons pas d'accord avec l'Autriche- Hongrie. J'ai prié baron de Bruck de remercier le comte Kalnoky, mais les télégrammes de Nigra affirment que le fait n'en subsiste pas moins (3). Aujourd'hui comte de Solms m'a parlé de cet incident, j'ai du lui dire que j'avais remercié Kalnoky pour sa dernière communication, mais je n'ai pas caché que probablement le fait n'en subsiste pas moins. Je ne puis non plus cacher à V. E. que j'ai tenu avec le comte de Solms un langage très dur pour faire comprendre que je n'aurais pas accepté la plus petite pression et encore moins une position subordonnée. Je prie V. E. de ne pas en parler au secrétaire d'Etat au moins qu'il ne prenne l'initiative.

T. S.N.

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

Roma, 6 novembre 1891.

Tuat. Merci télégramme du 4 (4). Je prie V.E. de rien faire sans instruc- tions. Ce que V. E. me di t des démarches faites auprès de vous me prouve qu'il faut agir avec beacoup de prudence.

cui si fa riferimento è Il n. 524.

(3) Cfr. n. 527. ( 4) Cfr. n. 526.

533. L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Berlino, 6 novembre 1891.

Il résulte d'un télégramme d'avant hier du comte de Hatzfeldt, que le marquis de Salisbury reconnait l'utilité d'une correspondance directe et parti- culière entre V. E. et Sa Seigneurie. Pour mieux en assurer le succès, vous pourriez confier vas lettres particulières à lord Dufferin qui en procurerait l'envoi à Londres. De san còté, lord Salisbury écrirait directement et, quand il serait empeché, par l'entremise du secrétaire d'Etat M. Goschen qui jouit de son entière confiance. Il serait bien entendu que rien ne transpirerait dans la presse, ni dans les livres bleu ou vert sur le fait, et le contenu d'une semblable correspondance, et que en cas de changements des ministres, ceux-ci empor- teraient cette correspondance dont il ne devrait pas subsister trace dans les archives ministériels.

Le comte de Hatzfeldt, devant s'abstenter prochainement de Londres, aurait hate de pouvoir informer le marquis de Salisbury si V. E. accepte la proposition.

Je vous serais dane reconnaissant, M. le marquis, de me télégraphier pour que j'en avertisse le Département impérial, si vous etes d'accord avec ce mode de procéder (l).

(l) Il giorno manca nel testo, tratto dal fondo ambasciata a Berlino. Il telegramma

(2) Cfr. n. 522.

534

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

T. 1639 (2). Roma, 7 novembre 1891, ore 9,45.

Tuat. Fece benissimo soprassedere comunicazioni al duca di Tetuan (3). Noi non abbiamo interesse a precipitare, e molto meno a compromettere inutil- mente la Spagna. Nostro interesse si è che la Spagna possa avere franche spiegazioni con l'Inghilterra e concertare con essa direttamente una linea di condotta ferma e prudente.

(2) Minuta autografa. (3) Risponde al T. 2276, del 6 novembre, non pubblicato.

(l) Cfr. n. 549.

535

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, E A VIENNA, NIGRA

T. RISERVATO S. N. Roma, 7 novembre 1891, ore 20,35.

Jordan dichiarò ieri a Malvano che non poteva procedere alla parafasi del trattato se non con la riserva che le due parti contraenti non avevano diritto a chiedere la firma del trattato definitivo se prima non fosse concluso il trattato con l'Austria-Ungheria. In seguito a questa comunicazione che mi fu partecipata, ho chiamato Malvano in Italia per dargli istruzioni. Ho poi dichiarato a Solms che non potevo accettare la riserva Jordan, e che il nego- ziato con l'Austria-Ungheria non procederebbe e non si verrebbe a conclu- sione sino a quando fosse mantenuta la riserva fatta a Monaco. Ugual dichiara- zione feci al barone di Bruck al quale dissi pure che erano ritirate tutte le concessioni precedentemente fatte all'Austria-Ungheria. Aggiunsi che a questo punto si dovevano a mio avviso sospendere i negoziati tanto con la Germania quanto con l'Austria-Ungheria. Solms avendomi pregato di attendere ancora qualche giorno, ho consentito, ma temo non si possa trovare uscita degna per tutti se i negoziati non sono realmente sospesi, non essendovi forse che il tempo che possa offrire una soluzione. Avendo occasione di parlare col barone di Marschall (con Kalnoky) di questo spiacevole incidente prego V. E. di far notare che i nostri alleati non scelsero la via più conducente ad una conclu- sione. Dal punto di vista economico l'Italia che fece a meno di un trattato di commercio con la Francia può anche far a meno di un trattato di commercio con la Germania e l'Austria-Ungheria; e dal punto di vista politico, non può né deve accettare la posizione che le verrebbe fatta dalla riserva Jordan.

T. S.N.

536

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Vienna, 7 novembre 1891.

Je viens d'avoir un entretien avec le prince de Reuss sur la question de la connexité des deux traités de commerce entre l'Italie et l' Allemagne et l'Italie et l'Autriche-Hongrie. L'ambassadeur allemand m'a cité le protocole du 29 octobre signé par les plénipotentiaires italiens et allemands et commu- niqué ensuite à l' Autriche où cette connexité est énoncée, et m'a assuré qu'à Berlin comme à Vienne on n'a jamais eu l'idée d'exercer à l'aide de ce fait une pression sur l'Italie. Le comte de Solms a été chargé d'expliquer à V. E. le vrai caractère du dit compromis du 29 octobre. Mais dans la supposition de

votre départ de Rome, le prince de Reuss m'a prié de vous télégraphier ce qui dessus. Je vous transmets tout ceci sans rien ajouter attendu que j'ignore le protocole en question ainsi que les autres débats de ces négociations (1).

T. S.N.

537

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

Firenze, 8 novembre 1891.

Je suis en route Milan. J'ignore protocole 29 (2). S'il existe a été rédigé Munich mais il ne parle pas pour siìr de connexité. La vérité vraie est que pour faire plaisir à l'Allemagne nous avons promis que dans hypothèse d'un accord avec l'Autriche-Hongrie nous aurions stipulé la meme durée que nous avons stipulé avec l'Allemagne, c'est à dire douze ans. Le désir de conclure en meme temps et pour la meme durée que nous avons exprimé n'entraine pas l'engagement que l'on n'a jamais pris et cet engagement en entrainerait nécessairement un autre, c'est-à-dire que l'Allemagne et l'Autriche-Hongrie ne donnent exécution à leur accord que si l'Autriche-Hongrie s'entendra avec nous à cette occasion, et nous n'avons jamais demandé cela. Je regrette que l'on pense nous entortiller par des arguments d'avocat. ça dépasse les limites. Je ne démordrai pas des déclarations faites dans mon télégramme en date a'hier (3).

538

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. RISERVATO URGENTISSMO S. N. Berlino, 8 novembre 1891.

Mi riferisco al telegramma di V.E. di iersera (3). Segretario di Stato mi dice che telegramma nel senso seguente è indirizzato a Solms: «Il Gabinetto di Berlino prendendo per norma il desiderio di provare di fatto al marchese Rudinì che esso nutre in lui piena fiducia, e nello scopo di assicurare compo- nimento di quanto fu tra noi negoziato, il che ha inspirato la sua attitudine, non abbisogna di riserve scritte, autorizzò i commissari tedeschi a parafare trattato rinunciando ad ogni riserva». Solms riceverà un secondo telegramma che spiega e mette vieppiù sotto il vero giorno attitudine della Germania. Egli

comunicati a Launay con T. s.n. dell'8 novembre.

(3) Cfr. n. 535.

ha istruzione di scegliere momento opportuno per parlare con V.E. (1). Segre- tario di Stato mi diede lettura di varie carte relative al negoziato. Ne risulta che abbiamo aderito a trattative cooperative a tre, benché queste potessero essere condotte separatamente. Germania accettò le ultime proposte di tariffa sotto la esplicita condizione che il trattato itala-austriaco fosse conchiuso per durata di dodici anni, affinché in virtù del trattamento della Nazione più favo- rita Germania godesse dei vantaggi i quali sarebbero ottenuti dal trattato tra Italia ed Austria-Ungheria, altrimenti idea di cooperazione a tre che fu la base dei negoziati rimarrebbe senza valore. Ogni cosa ben esaminata mi pare che in questo rincrescevole incidente sorsero dei malintesi e che importa di scartarli, continuando trattative con l'Austria-Ungheria. Mi riferisco al secon- do telegramma che verrà oggi stesso spedito (2).

(l) Per la risposta cfr. n. 537. Il telegramma di Nigra e la risposta di Rudini furono

(2) Cfr. n. 536.

539

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, E A VIENNA, NIGRA

T. S.N. Milano, 9 novembre 1891, ore 14,35.

Solms me fait part que le Gouvernement allemand a autorisé ses com- missaires à parapher sans sursis ni réserve (3). Je me réjouis vivement de cette décision amicale qui va également exercer une heureuse influence sur négocia- tlons avec l'Autriche-Hongrie. Malvano arrivé ce matin de Munich me porte dernière proposition du Cabinet autrichien. Celui-ci accepte notre projet défi- nitif pour les lins et le chanvre. Quant aux compensations, il réduit ses deman- oes. Je vais incessamment m'en occuper avec le sincère désir d'arriver à un arrangement équitable.

L.

540

L'AMBASCIATORE DI GRAN BRETAGNA A ROMA, DUFFERIN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Roma, 9 novembre 1891 (per. il 10).

In accordance with instructions which I bave received from the Marquis of Salisbury, I bave the honour to inform Your Excellency that the German Ambassador in London consulted His Lordship on the 3rd instant with respect

(2) Non risulta dai registri del telegrammi dell'ambasciata a Berlino. (3) Cfr. n. 538.

to the answer which Her Majesty's Government proposed to make to the French Governement if they received from them any further enquiries as to the policy they propose to pursue in China.

Both Lord Salisbury and the German Ambassador were of opinion that no action was called for at the present moment beyond that of requiring adequate indemnities for the injury that had been done. They considered that as far as it was possible to judge, the crisis had passed by and there was no immediate probability of a renewal of disturbance. They agreed, however, in thinking that if these anticipations should be falsified by events it might be necessary to give serious considerations to the very grave recommendations which the united Ministers in China had addressed to their respective Govern- ments. They were further of opinion that if action on the part of the Powers should become necessary, cooperation of all the Powers appeared to be an indispensable condition, and they did not see that any exception could reasonably be made in the case of Russia.

In making this communication to Your Excellency I am specially instruc- ted to explain, that if contrary to anticipation any common action should become desirable, it should in the view of Her Majesty's Government, be taken by all the Powers in common, as the matter is of genera! European interest.

T. S.N.

(1) Cfr. n. 539.

541

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

Milano, 10 novembre 1891 (1).

L'annunzio uff1cioso che il Governo francese ha deciso chiedere un credito per rafforzare il posto di Elgolen lascia supporre che la Francia voglia creare con precipitazione un fatto compiuto per la questione di Tuat. Il Gabinetto di Berlino consiglia quindi i tre Gabinetti interessati facciano opportuni ufficl presso l'imperatore Marocco e presso il Governo francese. Accetto senza esita- zione il ,concetto, però conviene che si precisi bene la formula segnatamente per gli uffici da farsi a Parigi. Conviene che sia anticipatamente assicurata in tali uffici la concordia e la solidarietà dei tre Gabinetti Madrid, Roma, Londra. Voglia d'urgenza parlare in questo senso a Salisbury dopo di che ci sarà facile intenderei con Madrid. Se Salisbury consente lo preghi anche di proporre la formula per gli uffici da farsi (2).

mv!ato a Berl!no alle ore 11,40.

T. 2311.

(l) Privo di ora di partenza; si inserisce qui tenendo conto che un analogo telegramma fu

(2) Per la risposta cfr. n. 543.

542

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Madrid, 10 novembre 1891, ore 18,15 (1).

Dopo lunghe conversazioni col duca di Tetuan sopra una situazione abba- stanza grave, debbo chiedere il permesso di parlare chiaro: comparisce in vero assai dura l'ostinazione di Salisbury nello esigere dalla Spagna una iniziativa più accentuata ancora di quella da essa già presa per un'azione ostile alla Fran- cia. Tetuan crede di avere palesato a sufficienza le proprie idee con le risposte date a me ed al mio collega d'Inghilterra; egli ha inoltre diretto all'ambascia- tore di S. M. Cattolica a Londra, per norma del suo linguaggio con lord Salisbury, un dispaccio contenente le dichiarazioni qui espresse da lui, Tetuan, a quest'ambasciatore britannico intorno ai passi che converrebbe eseguire ora presso il sultano del Marocco e più tardi a Parigi. Mi sia concesso il dire che lord Salisbury ha torto di non considerare ciò come l'equivalente di una pro- posta formale. Il predetto ambasciatore britannico che fu incaricato di darne comunicazione a Londra, la ritiene per tale; per conseguenza visto il corso precipitoso che prendono gli avvenimenti, mi sembra, in sommo grado, ottimi- smo di cavillare sopra questioni realmente bizantine e se l'Italia crede poter mtervenire per spingere lord Salisbury a mostrarsi più arrendevole l'azione diplomatica delle tre Potenze a Tangeri potrebbe in breve essere tradotta in atto. Secondo il duca di Tetuan i rappresentanti delle tre Potenze a Tangeri dovrebbero ricevere ordine simultaneamente di agire presso il sultano per spingerlo a rivolgere, senza ulteriore ritardo, la nota domanda di spiegazioni alla Francia. Quanto ai passi da farsi adesso a Parigi, il duca di Tetuan è recisamente contrario, almeno per quello che concerne la Spagna. Egli dice di avere già dichiarato nettamente all'ambasciatore di Francia la sua riprova- zione di qualunque atto tendente ad alterare lo statu quo del Marocco e qua- lora dopo tali franche ed esplicite parole la Spagna si associasse ad una mani- festazione, massime se con carattere collettivo, ciò equivarrebbe ad una vera provocazione che il Governo della Reggenza deve assolutamente evitare. Più tardi, quando la risposta della Francia alla nota marocchina fosse sfavorevole, la questione muterebbe aspetto ed il duca di Tetuan non si rifiuta ad ammet- tere che allora agirebbe di concerto con le altre Potenze. Questo è quanto posso in coscienza riferire a V. E. in seguito ai più profondi riflessi. Sono stato assistito nei miei negoziati con Tetuan dall'ambasciatore di Germania cui ho dato lettura di questo telegramma: egli vi è intieramente conforme.

T. PERSONALE S. N.

(l) Manca l'indicazione dell'ora di arrivo.

543

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 10 novembre 1891, ore 23 {per. ore 23,55).

Je ne pourrai pas voir Salisbury avant vendredi ou lundi car il habite hors de Londres. Sauf de nouveaux ordres de votre part j'exécuterai alors fidèlement vos instructions relativement à la démarche suggérée par Berlin (l) au sujet de Touat, démarche à laquelle du reste l'Allemagne ne parait pas devoir prendre part. En attendant le jour où je pourrai voir lord Salisbury, je prie V. E. de prendre en considération que, ainsi que je l'ai déjà exposé, j'ai la conviction que le Cabinet anglais dans les circonstances actuelles ne fera pas des démarches à Paris. Tout au plus et après que le Maroc aura agi con- formément à la proposition du due de 'J;'etuan, le Cabinet de Londres, requis par le sultan de donner ses bons offices, consentira à déclarer à Paris qu'il trouve que le sultan a raison de revendiquer sa souveraineté. J'ai l'impression qu'en agitant cette affaire, pour laquelle les français pourraient encore hésiter à dépenser les millions nécessaires, nous ne faisons que faire précipiter les résolutions contre lesquelles tòt ou tard on saura que nous sommes restés seuls à avoir l'intention de nous opposer. Si l'Allemagne devait prendre part aux démarches à faire je comprendrais mieux son initiative. Mais je pense · que Jans le cas spécial c'est surtout sur l'attitude de l'Angleterre que nous devons régler no tre conduite (2).

544

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. Vienna, 10 novembre 1891.

J'ai comm'llniqué à Kalnoky contenu de votre télégramme daté de Milan (3) concernant le paraphe sans réserve du traité allemand annoncé par Solms et dernières propositions portées par Malvano qui font présentir une heureuse et proche conclusion du traité avec l'Autriche-Hongrie. Kalnoky m'a témoigné sa satisfaction pour ces nouvelles et m'a prié de bien vous dire que jamais il n'a eu la moindre idée de défiance ou de pression à notre égard. Il espère que l'incident dù à un malentendu ne laissera aucune trace dans votre esprit com- me il n'en laisse aucune dans le sien, et que rien ne viendra altér.er_la_con., fiance réciproque.

(2) Per la risposta di Rudini cfr. n. 547. (3) Cfr. n. 539.

(l) Cfr. n. 541.

545

IL DIRETTORE DELLA STAZIONE GEOGRAFICA DI LET MAREFIA', TRAVERSI,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

1° novembre vidi imperatore. Ricevimento cordiale. Sua Maestà pare bene intenzionata. Raccomando grande prudenza al nord fino a che non sono definite questioni con Menelik.

(1). Entoto, 10 novembre 1891 (per. il 29 dicembre).

546

IL SOTTOSEGRETARIO ALLA MARINA, CORSI, ALL'ADDETTO NAVALE A BERLINO, VOLPE (2)

N. RISERVATISSIMA S. N. Roma, 10 novembre 1891.

Nell'accusare ricevuta della lettera al margine segnata (3) e dei docu- menti annessi, mi pregio significare a V. E. che approvo pienamente la con- dotta da lei seguita nell'adempimento della missione circa la quale ella rife- risce col citato foglio. E mi è d'uopo a tale riguardo farle presente che il mio obbiettivo nell'assegnarle detta missione era soltanto quello di conoscere se il Governo germanico avesse già un piano prestabilito sull'impiego delle sue forze marittime in caso di una guerra in cui come alleate della Germania fos- sero impegnate anche Italia ed Austria, ed in caso affermativo se questo piano contemplasse una qualche azione riunita di forze navali delle tre Potenze; oppure se il Governo germanico, non avendo un piano prestabilito, credesse opportuno di addivenire ad uno scambio d'idee su questo argomento.

Le risposte date (4) al questionario formulato da V. S. (5) non lasciano luogo a dubbio su questo soggetto. Da esse chiaramente apparisce che il Gover- no germanico ha già determinato di tenere le proprie forze navali nel Mar del nord e nel Baltico per agire isolatamente in quei paraggi nel modo che le circostanze dimostreranno più favorevole, e possibilmente in modo offensivo; e dai rapporti di V. S. appariscono anche chiaramente i motivi per i quali le autorità militari tedesche sono indotte a ciò. Con le risposte comunicatemi il

dati essenziali d! un lungo rapporto del 12 novembre, ed., con data errata 10 novembre, !n L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, c!t., pp. 179-182.

(3) N. 158 del 6 ottobre, non pubbllcata. (4) Cfr. n. 456. (5) Cfr. n. 398.

mio obbiettivo è quindi raggiunto; la quistione può perciò ritenersi esaurita e non vi ha luogo a ritornare su questo argomento.

Viste le comunicazioni fatte a V. S. dall'addetto navale austriaco e rife- ritemi con la lettera n. 159 del 7 scorso mese (1), ho abbandonato per il momento l'idea d'intavolare trattative a Vienna su questo argomento, e quindi nel recarsi colà V. S. si asterrà dal prendere qualsiasi iniziativa a questo riguardo.

(l) Questo documento, redatto ma non trasmesso come telegramma, contiene alcuni

(2) Da Ufficio storico della marina m1l!tare.

547

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. S.N. (2). Roma, 11 novembre 1891.

Touat. Vous avez bien raison de dire (3) que c'est surtout sur l'attitude de l'Angleterre que nous devons régler notre conduite. Si Angleterre est bien décidée à agir je crois que nous devons nous associer sans la moindre hésitation pour affirmer notre solidarité dans les questions qui touchent la Méditerranée, mais si l'Angleterre hésite, nous devons agir avec prudence et ne pas pousser l'Espagne pour la Hìcher.

548

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 2319. Berlino, 12 novembre 1891, ore 14,44 (per. ore 15,45).

Hatzfeldt, informato che duca di Tetuan è contrario a uffici diplomatici a Parigi anche con appoggio dell'Italia e dell'Inghilterra, risponde quanto sarebbe rincrescevole di non utilizzare, per giungere ad un'intesa tra Roma Madrid e Londra sovra questione Marocco, il momento attuale in cui esacerba- zione fra Inghilterra e Francia è si manifesta, notevolemente dopo ultimo discorso di Salisbury riguardo all'Egitto. Nello scopo di mettere un addentel- lato nella buona direzione, Hatzfeldt consiglia, ed il suo Governo lo approva, che l'Italia si sforzi indurre Spagna proporre Londra intesa per i consigli da darsi al sultano del Marocco (4).

tative parimenti infruttuose per le quali si rimanda a GABRIELE, le convenzioni navali della Triplice, cit., pp. 108 sgg.

(3) Cfr. n. 543. (4) Per la risposta cfr. n. 551.

549. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. s. N. (1). Roma, 12 novembre 1891.

Charmé d'avoir une correspondance toute particulière avec le marquis de Sa.lisbury (2), ses lettres seront tenues secrètes, et ne seront jamais publiées. Vous pouvez en donner l'assurance.

550. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI ·

T. PERSONALE S. N. (1). Roma, 12 novembre 1891.

Vous avez du comprendre que l'Allemagne dans l'affaire de Tuat pousse l'Angleterre l'Italie et l'Espagne à agir directement contre la France. Vous avez du comprendre que l'on désire nous engager nous et l'Espagne dans une action diplomatique dans l'espoir que l'Angleterre suivra. Nous pouvons désirer une entente avec l'Angleterre, et l'Espagne pour faire acte de solidarité dans une question de la Méditerranée, mais ce n'est pas de notre intérét de laisser engager l'Espagne toute seule et encore moins d'engager l'Italie sans l'Angle- terre. Le due de Tetuan me semble etre dans le méme ordre d'idées que moi. Quant à moi je ne puis pousser vivement l'Espagne et prendre moi-méme une attitude décidée qu'en agissant simultanément avec l'Angleterre. Vous pouvez donc déclarer très confidentiellement à lord Salisbury que je le laisse juge de l'opportunité d'une démarche vis-à-vis du sultan du Maroc et vis-à-vis de la France mais que je suis bien décidé à faire ce qu'il fera et rien de plus car j'accepte toute solidarité avec l'Angleterre dans les questions qui intéressent la Méditerranée mais dans celle de Tuat je ne vois pas la raison de prendre l'initiative.

531. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1672. Roma, 13 novembre 1891, ore 12,02.

Maffei informò con telegramma del 10 corrente (3) che il duca di Tetuan aveva dato incarico ambasciatore spagnolo a Londra di proporre a lord Sali-

(2) Cfr. n. 533. (3) Cfr. n. 542.

sbury intese per i consigli da darsi al sultano del Marocco. Maffei con altro telegramma dell'H (1), comunicato a V.E. ieri, avvisa che duca di Tetuan sollecitò a Londra risposta Salisbury. Desideri Hatzfeldt (2) furono quindi soddisfatti prima ancora che li manifestasse.

(l) Non pubblicata. Negli stessi mesi Volpe portò avanti con la marina austro-ungarica trat-

(2) Minuta autografa.

(l) Minuta autografa.

552

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNffiLLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. CaNFIDENZIALISSIMa S. N. Londra, 13 novembre 1891 (per. il 14).

Lard Salisbury m'a dit que l'ambassadeur d'Espagne après avair fait abserver que son Gouvernement a déjà eu l'occasion d'exprimer, au mais d'aout dernier, san apinion à la France s'est barné à demander ce que l'Angleterre campte faire. Ce diplomate n'a pas renouvelé la propositian que le due de Tetuan avait faite aux ambassadeurs d'Angleterre et d'Italie et ne s'y est pas référé. Il a laissé comprendre au cantraire que l'Espagne ne voulait avoir en ce mament aucune initiative. Après ces déclaratians lord Salisbury a déclaré qu'il était pret à donner san appui aux démarches que le Cabinet de Madrid jugerait à propos de faire soit auprès du sultan soit à Paris. Mais il a ajouté qu'il considérait l'affaire de Touat en elle-meme camme de très mince importance, qu'il n'avait aucune foi dans l'efficacité de démarches destinées à ne pas etre appuyées par des mayens plus salides et qu'il crayait qu'en mettant en jeu les sentiments français par des démarches stériles, on arriverait très prabablement à abtenir un effet contraire à celui auquel il serait désirable d'aboutir. J'ai parlé de mon còté dans le sens de vas dernières communications (3). Lord Salisbury remer- cie V. E. de s'etre placée en cette accasion aussi dans l'alignement de l'Angle- terre. Elle trouve très judicieux que nous répondions à ceux qui voudraient nous pousser que dans cette affaire notre principal intéret est de ne pas rompre le lien de solidarité établi avec l'Espagne et l'Angleterre. Répondant évidemment au meme titre très confidentiel auquel je lui parlais, Sa Seigneurie m'a dit qu'elle ne partageait pas le point de vue allemand, qu'il fallait etre taujours aux trousses de la France. On sait à Berlin, car elle l'a dit au comte Hatzfeldt qu'elle ne veut pas faire vis-à-vis de la France une politique de taquineries. Il faut, ajouta-t-elle se réserver pour les choses qui en valent la peine. Tauat n'est pas de ce nombre. Les français ne sant pas les amis des anglais, mais lars meme que l'an peut se méfier de quelqu'un, an ne gagne rien à le lm mantrer tous les jours. Comme lord Salisbury ne s'expliquait pas l'activité dé- playée par l'Allemagne à cette occasion et qu'il disait qu'elle lui causait une certaine perplexité, j'ai cru devoir lui faire observer que cette activité était

(2) Cfr. n. 548. (3) Cfr. nn. 547 e 550.

également de nature à nous mettre dans une position délicate dont il fallait nous tenir compte, car, si maintenant nous avions l'air de ne pas suivre les avis qui nous venaient de notre principal allié dans une affaire concernant le nord de l'Afrique, plus tard si une autre affaire touchant plus directement nos intérets méditerranéens se produisait et nous invoquions l'assistance de nos amis, le Cabinet de Berlin pourrait nous objecter que lorsqu'il en était temps nous n'avions pas osé élever la voix. Nous voulions pour sllr suivre aujourd'hui la conduite que l'attitude de l'Angleterre nous traçait, mais je pensais personnellement que lord Salisbury trouverait lui méme la manière d'arranger les choses à la convenance de tous. Il a été répété de part et d'autre que cette explication tout-à-fait intime doit rester secrète.

PERSONALE.

(l) T. 2317, non pubblicato.

553

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

Roma, 13 novembre 1891.

Rispetto i motivi nobilissimi, che le hanno fatto declinare l'offerta di un seggio al Senato (1). Ma l'E. V. vorrà ammettere, che, nel farne l'offerta, io adempivo ad un vero dovere.

Sono lieto che lord Salisbury stimi opportuno di mettersi in diretta corri- spondenza con me. E mi penso, che i buoni rapporti, fra i due Paesi, se ne approfitteranno. V. E., come già ebbi l'onore di assicurare, potrà guarentire il più assoluto segreto da parte mia.

Vengo alle cose del Tuat, che potrebbero assumere aspetto di gravità. Sono lieto di vedere che la Germania spinge noi, la Spagna e l'Inghilterra

ad un intimo accordo nelle cose di Tuat. Sarà come un esperimento della solidarietà fra le Potenze, che sono più interessate nelle quistioni che concer- nono il Mediterraneo. Però l'E. V. ha potuto, col suo grande accorgimento, rico- noscere, che a noi non conviene impegnarci nella quistione, se non contempo- raneamente all'Inghillterra, ed alla Spagna. Non conviene nemmeno di spingere troppo vivamente, ed energicamente, la Spagna, se prima lord Salisbury non manifesta il suo pensiero, o non traccia una linea di condotta, che noi pos- siamo seguire. Fino a quando questo non avvenga noi ci agiteremo nel vuoto. L'Italia, che non è direttamente interessata nella quistione di Tuat non può prendere iniziative, tanto più non sapendo fin dove sarebbe seguita dall'Inghil- terra. Pare a me, se debbo giudicarne dal carteggio avuto col marchese Maffei,

«Il me répugnalt d'accepter un tltre dont mes fonctlons à l'étranger m'empècheralent d'en rempllr consclenc!eusement !es devolrs; et s'Il m'étalt donné, durant ma carrière dlplomatlque, d'assister à des séances au Sénat, je serals dans la nécess!té de voter pour le Gouvernement quel qu'll fut, nécesslté qui répugneralt à mon caractère. Or le cas pourralt se présenter où sur telle ou telle autre lo!, je crolrals devolr en conscience me ranger parml l'opposltlon au Minlstere. Un ambassadeur, à molns d'offrir au préalable sa démission, ne saurait adopter cette attltude ».

che anche il duca di Tetuan esiti a prendere un'iniziativa qualsiasi rispetto alla Francia. Io ho creduto oggi opportuno di telegrafare a Tornielli (l) pregan- dolo di dichiarare opportunamente al marchese di Salisbury, che l'Italia è pronta a fare, insieme all'Inghilterra, gli atti, che fossero stimati necessari. Questo concetto ho già espresso più volte, però giova ripeterlo, acciocché non vi siano equivoci, e malintesi.

L'incidente di Monaco è stato nobilmente sciolto dal Governo imperiale (2), e ne ringrazio anche lei per la parte che vi ha avuto.

(l) Cfr. il seguente passo di una L. personale di Launay a Rudlni del 2 novembre:

554

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Berlino, 14 novembre 1891.

Les journaux ont donné la nouvelle - autant que je sache non démen- tie - que sur un désir manifesté par la reine d'Angleterre, nos augustes souverains se proposeraient, accompagnés par V. E., de faire une visite à Lon- dres dans le courant de l'année prochaine. Il ne m'appartient pas de m'immis- cer dans les intentions de Leurs Majestés. Qu'il me soit permis néanmoins d'exprimer l'espoir que cette visite n'aura pas lieu, tant que S.M. la Reine d'Italie n'aura pas rendu celle faite par l'impératrice à Monza. AUer d'abord à Londres serait en quelque sorte un passe-droit envers la Cour de Prusse. Les journaux 1allemands ne manqueraient pas de relever la chose, et il est évident que la presse française s'empresserait de verser du poivre dans la plaie.

Personne ne m'a soufflé mot là-dessus. Aucune invitation ne saurait etre adressée par Guillaume II au roi et à la reine, attendu qu'il n'est d'usage ni dans les Cours, ni ailleurs, de solliciter qui doit une visite de s'tacquitter dans un temps donné de ce devoir de courtoisie.

Je crois de mon devoir d'appeler l'attention à cet égard (3).

555

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. CONFIDENZIALISSIMO S.N (4) Palermo, 15 novembre 1891. Vous avez bien fait d'observer (4) que l'activité de l'Allemagne dans la

question de Tuat est de nature à nous mettre dans une position délicate

(2) Cfr. nn. 538 e 539. (3) Per la risposta cfr. n. 564. (4) Minuta autografa. (5) Cfr. n. 552.

vis-à-vis de notre principal allié. Il est désirable que lord Salisbury v~uille exprimer toute sa pensée à Hatzfeldt. Je n'ai pas caché à Berlin que je ne voulais prendre d'initiative et que je devais prendre le mème alignement de l' Angleterre (l).

T. 2352 bis.

(l) Cfr. n. 550, in realtà del 12 novembre.

556

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Madrid, 17 novembre 1891, ore 16,50 (per. ore 18).

Ho comunicato al duca di Tetuan informazioni mandate a V. E. dal r. incaricato d'affari a Tangeri (2). Il duca però, secondo le notizie pervenutegli solo avantie:ri, non crede affatto alla partenza del sultano per Tuat. Egli mi disse inoltre che gli veniva annunziato essere il Governo marocchino sul punto di rivolgere una nota alle Potenze amiche circa tale questione. Il duca mi lesse poscia il telegramma col quale il suo ambasciatore a Londra dice d'aver esposto a lord Salisbury le vedute del Governo spagnuolo già note a V. E. Milord avrebbe risposto, che nell'opinione sua la questione di Tuat non è tale da giustificare un conflitto colla Francia e continua a credere che il muovere rimostranze 'a Parigi, nello stato attuale degli animi, spingerebbe ancora più Francia ottenere successo che nessuno le contrasterà. Sua Signoria ha ripetuto che l'interesse dell'Inghilterra in quell'affare è troppo remoto per prendere l'iniziativa; appoggerà però passi che la Spagna decidesse fare; se poi sultano si rivolgesse Gabinetti, bisognerà riservare risposta secondo valore delle prove che sarà per addurre in sostegno dei propri diritti. Salisbury anzi aggiunge che qualora giudizio Potenze risultasse favorevole, dubita tuttavia se converrà presentarlo Francia (3). Insomma se da questo abboccamento non emerge alcunché di nuovo, esso ebbe però il soddisfacente risultato di mettere il Foreign Office in comunicazione diretta col rappresentante del Governo spa- gnuolo, e dopo simile scambio leale d'idee sarebbe necessario, nel mio debole modo di vedere, porsi d'accordo per effettuare immediatamente la co:atemplata azione diplomatica presso il sultano. Il duca di Tetuan è su di ciò conforme e non avrebbe che da rinnovare l'ordine al ministro di Spagna colà, affinché esortazione dirigersi alla F'rancia pervenisse simultaneamente e non colletti- vamente a Tangeri onde togliere ogni occasione di risentimento al Governo della Repubblica. Attendo dunque le istruzioni di V.E. (4).

"Telegrammi Torn!ell! circa Tuat dimostrano freddezza Salisbury e necessità perseverare nella nostra attitudine di prudenza».

aveva informato confidenzialmente di aver inviato un funzionario a Tuat per r!stabil!rv! l'ordine ed impedire si molestassero francesi. Occorrendo, il sultano avrebbe inviato delle truppe o vi si sarebbe recato personalmente.

T. 1716 del 18 novembre con il seguente commento: « Parm! che sempre più cresca ripugnanza lord Salisbury impegnarsi questione Tuat ».

(l) Cfr. n. 553. In pari data Rudinì inviò da Palermo ad .'\.reo il seguente telegramma:

(2) Con T. 2335 del 14 novembre G!anatelli Gentile aveva comunicato che il sultano lo

(3) Le dichiarazioni d! Sal!sbury furono comunicate alle ambasciate a Berlino e Londra con

(4) Cfr. n. 558.

557

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (l)

R. RISERVATO 1196/631. Londra, 17 novembre 1891 {per. il 2 dicembre).

I dispacci che V. E. mi ha fatto l'onore di dirigermi, in data 22 ottobre, 3 e 12 novembre (2), mi hanno messo in grado di continuare con lord Salisbury le mie pratiche per indurlo a proseguire la delimitazione delle zone d'influenza in guisa da comprendere, in quel necessario lavoro, anche le regioni di Ber- bera e di Zeila. In ogni visita che io feci a Sua Signoria, dopo il suo ritorno dal continente, non ho mai mancato di fargli sentire tutta l'importanza che il Governo del re annetteva a questo affare.

Le prime disposizioni che ho incontrate non erano favorevoli. Lord Sali- sbury si schermiva dalle mie insistenze, dicendo che l'India Office stava stu- diando la questione; che quel dipartimento ministeriale suoleva essere lento assai nelle sue risoluzioni; che gli si manderebbero delle sollecitazioni. Ma negli uffizi ministeriali io aveva udito che il Ministero deUe Indie aveva riferito che non si ~avevano notizie sufficienti circa i territori che si volevano da noi deli- mitare, e che non conveniva perciò stabilire degli accordi in proposito.

Nelle ripetute conversazioni mie con H primo ministro, io aveva dovuto inoltre accorgermi che, in questo momento, egli non si sarebbe facilmente lasciato indurre a qualunque cosa potesse sembrare atto di assoluta padronanza dei territori, sovra i quali l'Egitto potesse avere qualche diritto da accampare. Nel periodo acuto che la questione dell'occupazione inglese in Egitto traversa presentemente, è facile comprendere siffatta circospezione per parte del Gabi- netto di Londra. Sebbene le ragioni territoriali dell'Egitto, e per esso della Turchia, a Zeila siano ridotte ad una finzione o poco più, tuttavia è spiega- bile che lord Salisbury si rifiuti di fare atto dal quale si possa argomentare ad una alienazione di quelle ragioni da parte dell'Inghilterra.

Mi confermò in questa mia opinione un colloquio avuto oggi stesso con Sua Signoria sovra questo soggetto. Preoccupato visibilmente dalla brama di farci cosa gradita, lord Salisbury mi disse che conferirebbe nuovamente con il ministro delle Indie per vedere come si potrebbe aderire al desiderio che da noi, con tanta insistenza, gli si esprimeva. Intanto egli mi doveva pregare di chiedere a V. E. se non sarebbe possibile condurre le trattative di questa parte della delimitazione al Cairo. Là vi era, egli mi disse, qualche funzionario inglese che avrebbe potuto rappresentare gli interessi indiani.

Naturalmente io non avrei potuto ricusarmi di far conoscere a V. E. questa proposizione di lord Salisbury. Trasportando le trattative al Cairo, è evidente

(2) Cfr. n. 523, nota 5; 1 D. 40915/544 del 22 ottobre e 43468/588 del 12 novembre non sono

pubbl!cat!.

431 32 - Documenti Dlpiomattcl - Serle II - Vol. XXIV

che si raggiungerebbe lo scopo di evitare l'impressione che il Gabinetto inglese disponga da solo ed a modo suo, dei territori sovra i quali si potrebbero esten- dere le ragioni dell'Egitto. È da questo punto di vista che, a me pare, debba essere presa in esame la proposizione anzidetta. Bisognerà poi avere presente che, nello invitarmi a chiedere a V. E. se ella non avrebbe difficoltà a portare al Cairo la trattativa, lord Salisbury non ha preso un impegno assoluto di trat- tare. Sovra questo punto, egli si è riservato di conferire con il ministro delle Indie.

Quando V. E. avrà potuto prendere in considerazione ciò che le venni fin qui esponendo, mi sarà grato ricevere le necessarie istruzioni circa il linguag- gio che io dovrò tenere. Gioverà che le istruzioni mi siano impartite possibil- mente senza molto indugio, e fors'anche per telegrafo, acciocché il ritardo non faccia supporre a Sua Signoria che il Governo del re, in questo affare, ha minore premura di quello che dalle mie insistenze appariva (1).

T. 1713.

(l) Ed. ln L'Italia 1n Atrtca, Etlopta-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 182-183.

558

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, D'ARCO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

Roma, 18 novembre 1891, ore 19,20.

Intenzioni manifestate da lord Salisbury all'ambasciatore spagnuolo Lon- dra (2) mostrano sempre crescente ripugnanza Gabinetto inglese ad impegnarsi nella questione di Tuat. Di fronte a questa evidente tendenza non riesco a ben comprendere opportunità effettuare immediatamente azione diplomatica presso sultano a meno che accordi fra Spagna ed Inghilterra non siena pm precisi su tale punto di quello che apparirebbe dal telegramma di V.E. (3).

osservava. a proposito della politica inglese in Egitto: «Ma questa politica manca di base permanente. Il suo stesso carattere provvisorio ne marca la debolezza. Dal punto di vista degli interessi italiani, questa situazione contiene delle Incognite pericolose a causa del parallelismo della nostra occupazione di Massaua con l'occupazione Inglese della valle del Nilo. Non è nel compito mio il dare avviso in così spinoso affare che !nvolge interessi gravissimi, compìicati, di vario ordine. Ma !l chiamare l'attenzione del Governo di sua Maestà sovra questo problema mi pare cosa inseparabile dalla trattazione del soggetto di questo m!o rapporto. Il problema che si affaccerebbe all'Italia !l giorno in eu! l'evacuazione degli Inglesi dall'Egitto si operasse, non è di quelli che ci dovrebbero trovare non apparecchiati a risolverlo. Mi trovai recentemente a parlare con sir Philip Currie del disegno attribuito al Governo francese di attirare gli etiopi alla costa a ras Gibuti. Il sottosegretario di Stato osservava scherzosamente che, dappoiché in quel progetto la Francia poteva trovare un tornaconto, l'Inghilterra avrebbe potuto imitarla a Zeila e gli italiani a Massaua. Era un pensiero buttato là nella conversazione, non intenzio- nalmente, io credo; ma perché non vi s! rifletterebbe sopra? ».

(3) Maffei rispose con T. 2365 del 19 novembre, non pubblicato, segnalando di essersi già

adoperato in ogni modo per mettere !l duca di Tetuan in diretta comunicazione con il Gabi- netto di Londra e richiedendo istruzioni.

T. S.N.

559. IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, D'ARCO,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', A PALERMO (l)

Roma, 19 novembre 1891, ore 11,25.

Bojani comunica (2) avergli cardinal Rampolla annunciato nomina monsi- gnor Riccardi ad arcivescovo Torino incaricandolo di far notare a V. E. questa condiscendenza del Santo Padre. Bojani amerebbe essere autorizzato da V. E. ringraziare Rampolla, giudica opportuno che S. M. il Re faccia qualche modo conoscere Vaticano sua compiacenza tale scelta.

560. IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, D'ARCO,

ALL'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI

T. 1721. Roma, 20 novembre 1891, ore 13,45.

V.E. può dichiarare duca di Tetuan (3) che Italia è decisa ad appoggiare azione della Spagna per spingere sultano Marocco a fare opportuni passi diplo- matici per tutela suoi diritti. Il nostro appoggio deve essere simultaneo con quello dell'Inghilterra senza eccedere quei limiti che furono segnati da lord Salisbury nell'ultimo colloquio coll'ambasciatore di Spagna da V. E. comuni- cato (4). Prego quindi farsi indicare con precisione dal duca di Tetuan le istruzioni che intende mandare al ministro spagnolo a Tangeri (5).

561. IL DIRETTORE DELLA STAZIONE GEOGRAFICA

DI LET MAREFIA', TRA VERSI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (6)

l{_ 11. Addis Abeba, 20 novembre 1891 (per. il 9 gennaio 1892). Dopo la partenza del corriere di Addis Abeba ho avuto frequenti colloqui

coll'imperatore, che voleva parlare meco sul modo di risolvere la questione del noto articolo 17. Fin da principio consigliai a Sua Maestà di mandare tre progetti a Roma affinché l'E. V. potesse sceglierne uno, per non essere costretti

p. 468.

(3) Risponde al n. 558, nota 3. ( 4) Cfr. n. 556. (5) Il senso di questo telegramma fu comunicato alle ambasciate a Berlino, Londra e

Parigi con T. 1723, pari data. Maffei rispose con T. 2386 del 23 novembre: «Avendogli Benomar annunziato partenza Cantagall! con ordine di procedere d'accordo con ministro di Spagna a 'rangeri, il duca telegrafò a quest'ultimo le opportune istruzioni per ripetere al Governo ma- rocchino il noto consiglio già datogli una volta da Spagna ed Inghilterra. L'attuale azione diplomatica delle tre Potenze, secondo Tetuan, dovrebbe coincidere>>.

Menelik, cit., pp. 414-415.

a perdere un tempo prezioso in proposte e contro proposte, che per andare e venire richiedevano mesi e mesi.

I progetti che consigliavo erano i seguenti: l) Abrogazione dell'art. 17. 2) Che l'art. 17 restasse quale è nei due testi, previo accordo col R. Go-

verno e coll'obbligo di notificazione alle Potenze, qualora il ministero lo avesse creduto opportuno.

3) Il progetto ministeriale, che è poi quello presentato l'anno passato dalla regina.

* Era mio scopo di distogliere l'attenzione del re per non fare nascere sospetti, oggi che si dubita di tutto, sul progetto di V.E. * (1).

Ricordai a Sua Maestà che questi tre progetti erano quelli stessi dell'anno passato e che quindi speravo che come non aveva avute difficoltà allora, del pari non ne avrebbe avute ora; dissi che erano note le buone disposizioni del Ministero, che molto probabilmente ne avrebbe accettato uno dei tre. Feci vedere quanto fosse conveniente per entrambe le parti un amichevole com- ponimento; parlai dei nostri nemici, come di quelli che avrebbero approfittato dei nostri dissidi per creare difficoltà all'Etiopia. Feci vedere quanto fosse pericoloso oggi per l'Abissinia il trovarsi sola in un mare non [sic] tutto di musulmani. Sua Maestà non volle neppure discutere il terzo progetto che, secondo lui, non era della regina. Avrebbe accettato il secondo, ma senza fare alcuna dichiarazione in proposito.

Non cambiò idea neppure quando gli feci osservare che questa soluzione era impossibile dal momento che aveva protestato presso tutte le Potenze.

Il primo progetto, del quale parlava anche prima che io glielo proponessi, era il solo che accettava. V. E. potrà comprendere come per la mia posizione io non credessi opportuno di insistere più a lungo: mi limitai a dire che anche quella poteva essere una soluzione, ma che sarebbe stato bene trovare anche qualche altra cosa. Sua Maestà mi congedò dicendomi di pensare a qualche altro progetto, che lui da parte sua avrebbe fatto altrettanto. Così sono passati diversi giorni in tentativi inutili. Speravo anche da ultimo che avrebbe accet- tato e mandato all'E. V. un progetto così concepito:

« Sua Maestà l'Imperatore d'Etiopia garantisce di mantenere l'indipendenza e l'integrità del suo Impero », ma anche questo innocente articolo fu rigettato.

Jeri finalmente Sua Maestà mi faceva chiamare per presentarmi due pro- getti, che voleva mandare subito, subito in Italia per mio mezzo.

Il primo progetto era: «Abrogazione dell'articolo 17 », accompagnato da una lunga lettera scon-

clusionata. Il secondo era così concepito: « Il Governo d'Etiopia, perché Governo indipendente non vuole la prote-

zione di chicchessia ».

Io non volli attaccare di fronte quell'articolo, che in amarico ha un senso più acre ancora, che non nella traduzione italiana, sia perché mi pareva di non ottenere niente, sia perché era l'espressione dei sentimenti di tutti i consi- glieri di Sua Maestà a nostro riguardo.

Dissi che lo spirito dell'articolo mi pareva buono, ma che bisognava cam- biarne la forma per togliere ogni apparenza di asprezza ad un documento che doveva ricondurre la calma fra l'Italia e l'Etiopia.

Tutto fu inutile ed allora per evitare che una simile proposta fosse inviata al nostro augusto sovrano e per mio mezzo proposi di interporre i miei buoni uffici presso V. E. e di attendere una qualche risposta. Questo deus ex machina fu accettato con gran piacere da tutti, perché fra i programmi dei consiglieri reali vi è pure quello di potere arrivare alla scadenza del trattato a forza di proposte e di controproposte, senza nulla conchiudere e senza nulla peggiorare. Io poi mi decisi a questo per acquistar tempo e per far sapere all'E. V. quel che si pensa alla Corte di Menelik, prima che un documento poco diplomatico potesse inasprire le nostre relazioni. E ora l'E. V. mi permetta alcune consi- derazioni.

Io inclino a credere che il R. Governo non potrà ottenere più di quanto Sua Maestà propone, almeno per ora, sebbene con molta probabilità non sia questa tutta la volontà dell'imperatore, che è seccatissimo, mi pare, di non poter venire ad un accomodamento qualsiasi. Nei giorni scorsi vi fu un mo- mento nel quale pareva proprio che gli affari si sarebbero messi sopra una buona via. Vi avevano contribuito in gran parte le lettere francesi, delle quali parlai nell'ultima mia all'E. V. e forse anche il desiderio di avere i due milioni di cartucce, che sono in Assab, desiderio che io cercavo di assecondare. Fu l'illusione di un giorno. Tutto ciò, in gran parte almeno, è opera dei suoi consi- glieri, capitanati * dalla regina e da quel Masciascià Uorchié che era tanto stimato a Massaua * anche contro il parere di gente che non aveva nessun interesse a nascondere la verità. Delle male arti dei nostri avversari bianchi ne è stato parlato tanto, che mi pare inutile di tornarvi sopra.

Ripeto che qui alla Corte dell'imperatore non accetteranno, mi pare, un accomodamento che esca o dall'abrogazione dell'articolo 17, o che pressapoco non sia concepito come quello, che mi presentò jeri Sua Maestà e che ho tra- scritto in questo rapporto. Ripeto anche che non rifiuteranno di discutere altre combinazioni proposte dal R. Governo, sempre però coll'idea ferma di non risolvere nulla e allo scopo di arrivare alla scadenza del trattato, del quale contano i giorni.

Il R. Governo, secondo me, ha dinanzi a sé tre vie: l) Accettare tacitamente il programma del lasciar correre, cercando

nello stesso tempo di* venire al più presto ad un accomodamento colla Francia*. 2) Abrogare l'articolo 17. 3) Concentrare tutto il nostro lavoro * al nord, lasciando Menelik alla

sua sorte *.

Il primo di questi progetti, secondo me, lascia * impregiudicati i nostri diritti e ci permette di ritentare pure un accomodamento colla Francia per

quel che riguarda i suoi territorii nel Mar Rosso, mentre forse l'abrogazione completa dell'articolo 17 ce ne allontanerebbe sempre di più. Sarà più facile che la Francia venga a trattative con noi per le cose di Abissinia oggi, per quante proteste abbia fatte l'imperatore, che il giorno nel quale sapesse che noi aves- simo rinunziato completamente all'articolo 17 *. Avvenuto l'accordo, l'abroga- zione dell'articolo 17 non sarebbe un gran danno per noi, mentre poi ci sarebbe di grande utilità in Abissinia, che in quell'atto vedrebbe senza dubbio un mani- festo segno di quell'amicizia, che oggi figura soltanto nelle lettere. Questo progetto poi accompagnato da un'azione pacifica e chiara al nord potrebbe 'lnche render più facili le relazioni commerciali degli abissini con Massauah, Jggi quasi completamente interrotte.

* Abrogare subito quell'articolo vorrebbe dire da parte nostra esplicita rinunzia ad ogni ingerenza nelle cose etiopiche: questa rinunzia ci darebbe l'amicizia dell'imperatore *, ripeto, ma scioglierebbe le mani dei nostri avversari, se non subito, alle prime difficoltà di Menelik. Questa amicizia al bisogno * non avrebbe neppure il valore dell'articolo 17, anche discusso e contestato come è.

Il terzo progetto è quello, che chiamerò militare e che prima o poi dovremo seguire, se il Paese un giorno vorrà nuovamente espansione coloniale *, giacché in un paese armato come è oggi l'Etiopia non saranno né i mezzi morali, né i trattati che allargheranno 'i nostri confini. Ma anche questo ha i suoi gravi inconvenienti e primo di tutti quello di dover dar * forza a gente battagliera per eccellenza e che dovrà trovarsi sempre sulle nostre frontiere. Non si può dubitare, credo, dell'aiuto del Tigrè per abbattere il sud neppure oggi che Mangascià sta per andare a Borumieda a farsi incoronare re del Tigrè: ma saremo poi sicuri noi nei nostri possedimenti? È poi discutibile se sia questo il momento di gettare il Paese in una nuova avventura coloniale, anche se il nostro lavoro si riducesse, come in ogni modo mi pare che si dovrebbe fare, a fornire soltanto munizioni agli indigeni *.

L'Africa è troppo piena di sorprese. La prudenza però non ci faccia dimenticare che ora * la guerra civile in

Abissinia, dove non sono che fucili, vuol dire molto probabilmente il finis A.ethiopiae *.

Ho voluto esporre tutte queste cose all'E. V. perché senza sottintesi pericolosi sappia la verità e perché possa prendere quelle decisioni che crederà più opportune.

T. S.N.

562. L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 21 novembre 1891, ore 14,52 (per. ore 17,50). Je crois que la version que j'ai donnée à V. E. de la conversation du 13 de

ce mois entre Salisbury et l'ambassadeur d'Espagne (l) est celle à laquelle nous

devons nous en tenir car elle m'a été donnée par Sallsbury Iui-méme. Il en ressort: l) que l'Espagne a demandé seulement ce que l'Angleterre comptait faire; 2) que l'Angleterre considère l'affaire de Touat comme de très mince importance; 3) que le Cabinet de Londres ne croit à l'efficacité de démarches diplomatiques; 4) que ce Cabinet pense que des démarches stériles en mettant en jeu l'amour propre français aboutiraient très probablement à l'effet con- traire à celui qu'il serait désirable cl'atteindre. J'ai rendu compte par mon télégramme de ce jour de la conversation que j'ai eue avec Salisbury aussitòt après que l'ambassadeur d'Espagne était sorti de son Cabinet. Je crains que les instructions que V.E. vient de donner à Madrid (l) puissent ne pas paraitre en harmonie parfaite avec Ies déclarations que selon vos instructions j'ai faites ici et qui ont été très agrées par Iord Salisbury. Je ne m'explique pas non plus pourquoi dans une affaire que V. E. considère comme d'importance secondaire pour l'Italie, nous nous employons à pousser l'Espagne qui ne demande visible- ment qu'à se tenir tranquille (2).

(l) Si pubblica qui un passo del R. riservato 1173/620 del 6 novembre nel quale Tornielli

(2) Cfr. n. 556.

(l) Ed. !n A. LUZIO, I! cardinale RampoUa, cit., p. 34 e !n ID., La questione romana, cit.,

(2) L. personale d! de' Bojanl a d'Arco del 18 novembre, non pubblicata.

(6) Ed. !n L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 193-195 e in Crispi e

(l) I passi tra asterischi furono trasmessi in citra.

(l) Cfr. n. 552.

563

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 1220/645. Londra, 22 novembre 1891 (per. il 2 dicembre). Con il mio rapporto del 5 corrente (n. 1172/619) (3) ho avuto l'onore di

esporre ciò che delle disposizioni dell'Inghilterra relativamente all'affare di Tuat mi era risultato in seguito a tre successivi colloqui avuti con lord Salisbury. Sostanzialmente questo primo ministro ricusavasi ad annettere molta impor- tanza a questo affare, avea dato scarsa attenzione alla proposta che il duca di Tetuan gli aveva fatto comunicare da sir C. Ford e, richiamato da me a pro- nunciarsi esplicitamente sovra le due parti di essa, ·avea ammesso la prima che cioè il Marocco potesse chiedere spiegazioni alla Francia, ma avea divagato circa la seconda astenendosi dallo esprimere ri.l suo pensiero sovra la condotta da seguire quando il Governo sceriffiano, dopo di aver avuto da Parigi una rispo- sta non soddisfacente, avesse domandato alle Potenze interessate al manteni- mento dello statu quo territoriale, l'interposizione dei loro buoni uffizi. Tali essendo indubitatamente le disposizioni del Gabinetto britannico, mi parve poter conchiudere il mio rapporto opinando che a noi convenisse aspettare che il con- r.orso dell'Inghilterra fosse assicurato prima di spiegare la nostra azione a Tan- geri od altrove.

Dippoi uno scambio assai vivo di comunicazioni è avvenuto fra codesto r ministero e questa ambasciata e sarà bene riassumere ciò che ne è risultato.

(2) Per il seguito cfr. n. 567. (3) Non pubblicato.

Il 10 del mese corrente (l) V.E. mi avvisava per telegrafo che il Governo francese pareva aver deciso di chiedere al ParLamento un credito per raffor- zare le sue linee al sud di Orano. Si poteva temere che quel Governo volesse precipitosamente creare un fatto compiuto. Il Gabinetto di Berlino consigliava che l'Italia, l'Inghilterra e la Spagna facessero uffìzi non solamente presso il sultano del Marocco, ma anche a Parigi. V. E. era d'avvtso che conveniss~ anzi tutto precisare bene la formula della comunicazione da farsi alla Francia. Bisognava che la concordia, la solidarietà dei Gabinetti di Roma, Londra e Madrid fossero anticipatamente assicurate. A questo fine ella mi ordinava di parlare d'urgenza a 1ord Salisbury e, nel caso avessi trovato Sua Signoria disposta ,a seguire il consiglio del Gabinetto di Berlino, io avrei dovuto pregarla di proporre la formula degli uffici da fare. V.E. riteneva che quando l'Italia e l'Inghilterra si fossero concertate fra di loro, l'intendersi con la Spagna riusci- rebbe cosa facile.

Le istruzioni sopra riferite non potevano essere da me eseguite prima che lord Salisbury si recasse dalla campagna dove egli dimora, in città e la sua visita al Foreign Office non doveva verificarsi prima del giorno tredici. Vi era dunque tempo per me di scambiare con V. E. alcune idee e di meglio accertarmi così di interpretare esattamente il pensiero del Governo di Sua Maestà (2). I punti che a me riescivano alquanto oscuri erano i seguenti.

Nell'accordo relativo alla conservazione dello statu quo territoriale del Marocco, accordo che avea ricevuto espressione in una nota diretta al Governo sceriffiano, alcuni anni or sono, dai rappresentanti d'Italia, Inghilterra e Spa- gna, la Germania non avea preso parte. Quasi contemporaneamente un altro accordo, relativo questo alle relazioni commerciali con il Marocco, si era for- mato fra la Germania, l'Inghilterra e la Francia, ed anche questo accordo era stato significato al sultano con una nota dei tre Governi. La Germania avea, in quella non remota occasione, messo in evidenza che i suoi interessi al Maroc- co erano piuttosto d'indole commerciale e, benché essa fosse perfettamente istruita delle intelligenze corse fra Roma, Londra e Madrid relativamente alla conservazione della integrità territoriale marocchina, si astenne tuttavia dal parteciparvi. Pareva a me cosa degna di riflessione il mutamento che appa- riva si fosse prodotto nel contegno del Gabinetto tedesco. La posizione diplo- maticamente non era mutata. ~ osservazioni avrebbero dovuto, per le preten- sioni francesi relative a Tuat essere presentate dall'Italia, dall'Inghilterra e dalla Spagna. Ma da Berlino venivano alle tre Potenze gli avvisi ed i consigli! quasi a vincere le esitazioni ed a troncare gli indugi.

Un altro punto che a me sembrava doversi elucidare prima di fare nuovi passi a Londra, era il seguente: noi conoscevamo pienamente il pensiero del Governo inglese tanto circa l'importanza da esso attribuito alla questione di Tuat, quanto relativamente agli effetti che avrebbero, secondo ogni probabilità, le pratiche delle Potenze presso il Governo di Parigi. Non ci avea dissimulato lord Salisbury la sua titubanza nel prendere un impegno qualsiasi a tale riguar- do. Conveniva a noi, ed era proprio questa l'intenzione del Governo, di pren-

(2) Cfr. n. 543.

dere un atteggiamento spiccatamente diverso da quello del Governo inglese? Io non poteva nascondere a V. E. che, in seguito ·alle ripetute mie conversazioni con lord Salisbury, mi ero formato l'opinione che, se in Francia si esitava ancora a spendere i milioni che la spedizione di Tuat poteva costare, il sapere che l'Italia ed altre Potenze si agitavano per questo affare, avrebbe bastato a far precipitare le risoluzioni contro le quali, o prima, o poi, si finirebbe per conoscere che ll'Italia avea inutilmente spinto l'Inghilterra e la Spagna a fare opposizione. Non pareva a me probabile che alle rimostranze del Marocco, presentate in forma di nota alla Francia, il Gabinetto di Parigi fosse inclinato a dare ascolto. Mi sembrava invece prevedibile che appena siff.atte rimostranze si fossero prodotte, l'occupazione francese dei territori contestati si effettue- rebbe. Noi non potevamo fondatamente lusingarci che lord Salisbury, in tale caso, modificherebbe il suo 'contegno presente. Importavami sapere, prima di avere con lui un altro colloquio, se io era in perfetta armonia di pensieri con V.E. ritenendo che era sovra l'atteggiamento dell'Inghilterra che in questo affare ci conveniva regolare la nostra condotta.

I telegrammi speditimi da V.E. i giorni 11 e 12 corrente (1), mi tolsero ogni ragione di dubitare che il mio modo di giudicare della situazione e della convenienza di non separarci dall'Inghilterra, non fosse perfettamente con- forme alle intenzioni del R. Governo. Dovea rimanere stabilito che l'Italia non esitava a prendere la parte sua in qualunque cosa impegnasse 'La solida- rietà degli interessi comuni dell'Inghilterra e della Spagna nel Mediterraneo. Ma il Gabinetto di Londra dovea decidere nel caso presente ciò che era da farsi e noi avremmo regolato il nostro contegno sul suo. L'E. V. mi autorizzava a fare confidenzialmente a lord Salisbury chiare ed esplicite dichiarazioni in proposito. Ella mi ripete'VIa in questa circostanza che nell'affare di Tuat non vedevasi per noi ragione di pigliare l'iniziativa.

Intanto le comunicazioni che V. E. rioeveva da Madrid mettevano in mag- gior luce le disposizioni di quel Gabinetto. Il duca di Tetuan era decisamente contrario a promuovere !',azione verso la Francia. Egli insisteva perché i tre Gabinetti agissero a Tangeri nello scopo di eccitare il sultano a mantenere le sue ragioni territoriali di fronte alla Francia. .M nostro rappresentante a Madrid el"a riuscito di persuadere quel ministro di Stato a sollecitare l'amba- sciatore spagnuolo a Londra nella esecuzione delle istruzioni impartitegli. Pare che il .conte Hatzfeldt avesse suggerito al suo Governo di far sollecitare dalla Spagna 'la risposta di lord Salisbury circa l'intesa per agire verso il Marocco. In tal caso 1e sollecitazioni mandate dal duca di Tetuan al march:ese di Casa la Iglesia, sarebbero state pro\T'Ocate dalla azione concorde del marchese Maffei e del suo collega germanico a Madrid.

Naturalmente in una faccenda nella quale ormai il valore intrinseco deHa questione scompariva di fronte a quello che nasceva dagli scopi non chiara- mente definiti di una intricata azione diplomatica, io aveva prevenuto il desi- derio espressomi da V.E. mettendomi in contatto con i miei colleghi di Ger- mania e di Spagna nello scopo principalmente di misurare con sicurezza i

passi che da essi si facevano. Io mi ero trovato così in grado di riscontrare che l'ambasciatore tedesco non avca riportato dai suoi colloqui con lord Salisbury impressioni diverse dalle mie. Il conte Hatzfeldt stimava al pari di me che l'Inghilterra per l'affare di Tuat non solleverebbe un conflitto con la Francia. Tutto al più in certe circostanze lord Salisbury si r~durrebbe ad esprimere a Parigi un voto favorevole alle ragioni territoriali del sultano. Dal mio collega spagnuolo io era stato informato che egli non avea avuto occasione d'incon- trarsi con lord Salisbury dopo il ritorno di Sua Signoria dal continente. Il juca di Tetuan gli avea fatto conoscere, in dispacci scritti e telegrafici, i termini della questione di Tuat. Fino al 13 novembre Ie comunicazioni relative 3. questo affare fra la Spagna e l'Inghilterra non erano passate per il suo tramite. Ora egli avea 'l'ordine di chiedere a lord Salisbury che cosa egli avesse intenzione di fare. Gli era però ingiunto di non impegnare la iniziativa e la responsabilità del suo Governo. Risultava dai dispacci che il marchese di Casa la Iglesia avea ricevuto da Madrid, che il duca di Tetuan avea .espresso il suo modo di vedere alla Francia fin dall'agosto ultimo nella occasione in cui il signor Cambon, allora ambasciatore francese alla Gorte spagnuola, lo avea interpellato circa l'eventuale occupazione francese di Tuat.

Il colloquio dell'ambasciatore di Spagna con lord Salisbury dovea aver luogo il 13 nel pomeriggio. Prima che egli si recasse al Foreign Office io mi era accertato che egli avrebbe chiesto unicamente a lord Salisbury che cosa l'Inghilterra contava di fare. Egli non si stimava neppure autorizzato a ripetere le proposte del duca di Tetuan che questi avea fatto comunicare qui da sir Clare Ford e sovra le quali in sostanza si sollecitavano le risposte del Gabi- netto inglese.

Come vede V. E., a due soli mesi di distanza, il linguaggio della Spagna era ben lungi dallo avere la fermezza che l'ambasciatore di Sua Maestà a Madrid avea notato nel contegno del duca di Tetuan rispetto alla Francia. Il modo con il quale il ministro di Stato spagnuolo si era espresso con il mar- chese Maffei nel settembre di quest'anno non armonizzava affatto con le limi- tatissime istruzioni impartite aU'ambasciatore di Spagna a Londra il quale, debbo aggiungere, trova,i personalmente inclinato ad esagerare ancor più tale estrema riserva. Si comprende perfettamente che, appunto perché la Spagna, interpellata da Parigi, avea diggià avuto occasione di manifestarsi contraria alla occupazione francese di Tuat, il duca di Tetuan dovesse preoccuparsi del significato che avrebbe necessariamente avuto la rinnovazione da parte sua di siffatta dichiarazione al Governo francese, tanto più poi se, insieme ana sua, doveano pervenire a Parigi dichiarazioni identiche dell'Italia e dell'Inghilterra. Era evidente che il nuovo passo che 11 Gabinetto di Madrid avrebbe f,atto a Parigi, avrebbe preso un carattere che questi non desiderava attribuirgli.

Mi presentai a lord Salisbury appunto quando il mio collega di Spagna usciva dal suo Gabinetto. La conversazione che ebbi con Sua Signoria prese un carattere di particolare intimità. Ne ho reso conto a V. E. con telegramma confidenziale del 13 corrente (1). Di quel colloquio qui importa riprodurre la

parte relativa al negoziato della Spagna con l'Inghilterra. Il primo ministro m'informò senza esitazione della comunicazione fattagli, pochi momenti prima, dal marchese di Casa la Iglesia. Questi, dopo di aver fatto osservare che il suo Governo avea già avuto l'occasione, in agosto ultimo, di far conoscere alla Francia la sua opinione contraria alla occupazione francese di Tuat, si era limitato a chiedere che cosa, nelle circostanze presenti, l'Inghilterra era inten- zionata di fare. Il diplomatico spagnuolo non avea rinnovato in nome del Governo di Madrid le proposte fatte dal medesimo anteriormente. Alle mede- sime non si era neppure riferito. Di queste cose mi accertai intercalando oppor- tune interrogazioni nella narrativa di lord Salisbury. Questi avea perfetta- mente compreso che la Spagna, in questo momento, non voleva prendere alcuna iniziativa. Ciò assodato, il principale segretario di 3tato di S. M. la regina non avea esitato a dichiarare di essere disposto a dare il suo appoggio alle pratiche che il Gabinetto di Madrid stimasse opportune tanto presso il sultano, quanto a Parigi. Ma egli avea tosto soggiunto che l'affare di Tuat era da considerarsi in se stesso come di minima importanza, che ìl Gabinetto inglese non avea fede nella efficacia di pratiche non destinate ad essere appoggiate da argo- menti più soli:di e che bisognava inoltre considerare che se, in conseguenza di sterili pratiche, si metteva in giuoco il sentimento francese, l'effetto che ne risulterebbe probabilmente andrebbe direttamente contro lo scopo che si voleva conseguire.

Se V. E. me lo consente, io vorrei qui esprimere un mio pensiero. Durante il tempo della mia missione a Madvid io ho avuto più e più volte l'occasione di segnalare al Governo di Sua Maestà i perniciosi effetti risultanti dalla sospi- cione in cui quel Governo sembrava tenuto costantemente dalla Germania e dall'Inghilterra. Non inclinato per indole e, consenta lo dica, anche per espe- nenza, ad aòbondare nella fiducia che conviene riporre nelle dichiarazioni degli uomini e dei Governi, ho tuttavia procurato di reagire contro la ten- denz'a di voler mettere ad ogni tratto alla prova la sincerità della Spagna. Non si può nascondere che il quieto vivere di quel Governo e di quei governanti dipenda più direttamente dalle sue buone relazioni con la limitrofa grande Repubblica che dagli accordi suoi con le Potenze centrali di Europa. Dall'indole speciale di quel Governo parlamentare, dalle condizioni di quella monarchia non si può far astrazione nel giudizio della condotta che la più naturale ed istintiva prudenza consiglia ai ministri spagnuoli. Per l'Italia, lo dissi e scrissi più volte, sarebbe errore U calcolare sovra un efficace sussidio militare della Spagna. Ma l'incertezza del contegno di quello Stato in un momento decisivo, dipende dalla impossibilità per la Francia di vincolarne razione a suo favore, ha da sola un valore per noi perché impedirà che possano essere completa- mente sguernite le linee dei Pireneei e portato contro la Liguria tutto lo sforzo delle armi che le provincie meridionaLi della Francia possono, mediante la poderosa rete ferroviaria in esercizio, concentrare rapidissimamente sovra la nostra frontiera. Fu un giustissimo ed assennato concetto politico quello in conseguenza del quale il v.incolo, per quanto sottile, che dovea riunire la Spagna alle Potenze centrali, dovesse stabilirsi fra l'Italia e quel Paese ed estendersi in seguito agli altri nostri alleati. Ma si urta, a parer mio, contro

questo concetto e si arriva a scemare se non a togliere ogni valore aHa archi- tettata, debole combinazione, lasciando che, ad ogni pié sospinto, si faccia da altri la prova della sincerità della Spagna. Non giova, dicevami recente- mente lord Salisbury, dimostrare la propria diffidenza a coloro dei quali si diffida. Io non avea in quel giorno ancora letto il dispaccio del 5 novembre da Berlino (l) del quale V.E. mi mandò copia con lettera delli undici pervenu- tami il quattordici dello stesso mese. Se ne avessi avuto notizia, avrei pregato Sua Signoria di voler estendere l'applicazione di quella savia massima alla Spa- gna. Risulta invece dalla relazione di S.E. il conte de Launay che a Londra ed a Berlino si avea in vista di mettere, anche a proposito di Tuat, la Spagna alle strette per riconos·cere se i suo giuoco sia sincero. Mi sia lecito far osser- vare che essendo l'Italia la Potenza più direttamente interessata al manteni- mento della Spagna neHa linea politica che da sei anni essa ha preso, le altre Potenze dovrebbero rispettare meglio la nostra iniziativa in affari che impe- gnano e toccano principalmente l'interesse italiano.

Se nel sottoporre alla saviezza del Governo di Sua Maestà la sovra esposta considerazione, sembrassi essere uscito dal mio terreno, si ritenga che ciò non feci per brama di sconfinare, ma unicamente per il desiderio vivissimo che si rassodino e non si rallentino anche le minori forze sopra le quali, in un momento decisivo, probabilmente non da noi determinato, l'Italia potrà contare.

Intanto tutto ciò ·che a me era dato di sapere e di osservare mi persua- deva ognor più che nessuno del tre Governi Interessati alla conservazione dello statu quo del Marocco, si riteneva impegnato a prendere l'iniziativa della opposizione alle mire francesi sovra li! territorio dii Tuat. Questo contegno era determinato da parecchi motivi, ma bastava a giustificarlo 1a disproporzione fra il valore intrinseco della questione e la gravità, accresciuta dalle circo- stanze presenti della politica generale, di un eventuale conflitto con la Francia. In tutto questo ·affare un solo interesse, più d'ordine morale che materiale, rimaneva a considerarsi e questo era creato dalla insistenza nuova che il Gabinetto di Berlino avea spiegato in 'questa occasione, insistenza di cui io non avea avuto mezzo di avvedermi quando dal nostro Governo, con incessante azione, si voleva scuotere l'inerzia degli amici in riguardo alle fortificaztoni della Tunisia destinate, checché se ne dica, a diminuire grandemente la forza militare relativa dell'Italia con grave turbamento, a nostro danno, dell'equili- brio generale. Era importante il tenere conto del contegno della Germania per non dare, in qualunque occasione futura, al Gabinetto di Berlino motivo di argomentare dalla presente nostra riservatezza verso la Francia. Conveniva non dargli presa a risponderei, qualora l'occasione seria di richiederne l'assi- stenza si dovesse presentare, che, quando ne era ancor tempo, non avevamo osato parlar chiaro a Parigi. Non nascosi questo mio pensiero a lord Salisbury e lo pregai di avere in vista la pos'izione delicata che ne risultava per !l'Italia la quale dovea conciliare la deferenza ai consigli del suo principale alleato, con la moderazione che gli imponeva la risoluzione sua di non sortire, nella questione di Tuat, dall'allineamento dell'Inghilterra.

Ringrazio V.E. di aver approvato, con telegramma del 15 (1), questo mio contegno. Ella esprimeva nel tempo stesso il desiderio che lord Salisbury mani- festa;sse 'completamente tutto il suo pensiero al conte Hatzfeldt. Noi a Berlino avevamo 'fatto sapere di non voler prendere iniziativa e di volerei tenere nelLa linea di condotta della Gran Bretagna. Non ho motivo di credere ch:e lord Salisbury non si sia espresso con l'ambasciatore tedesco qui con quella stessa chiarezza che egli impiegò con me tutte Ie volte ch·e l'affare di Tuat formò soggetto di nostri colloqui. È appunto perché fin da principio il primo ministro inglese non dissimulò la sua ritrosia ad attribuire a tale affare un'importanza che egli non gli vuol riconoscere, ·che la insistent·e azione del Gabinetto di Berlino è divrenuta ancor più dmarchevole. Se in questa si dovesse ravvisare l'intento di mettere alla prova le disposizioni del Governo Inglese, io dovrei ricordare qui cose scritte da me ancor recentemente per segnalare che le cir- costanze presenti del Ministero Salisbury sconsigliano assolutamente siffatti esperimenti.

Ho riveduto lord Sali:sbury il giorno 17 di questo mese. Lo informai della comunicazione confidenziale fatta fare dal sultano di Marooco al r. rappre- sentante a Tangeri. Ne risultava 1a decisione di quel sovrano a tener testa nel territorio di Tuat alle 'Pretensioni del Governo francese. Sua Signoria non ne era stata ancora avvisata. Egli sapeva soltanto che il sultano avea mandato dei funzionari suoi nella lontana oasis. circostanza questa che avea dato motivo alla Francia di alzare la voce ·contro taile novità perturbatrice, a suo credere, della indipendenza fin qui goduta dai tuaregs. La raccomandazione da noi fatta pervenire al sultano di procedere con circospezione per non dare pre- testo alla occupazione francese, incontrava la piena approvazione dell'Inghil- terra la quale trovava molto savia la nostra risposta al sovrano marocchino. Segnalai questa dichiarazione di lord Salisbury a V. E. con telegramma della sera del 17 corrente (2). La notizia delle disposizioni del sultano a mantenere saldo l'esercizio della sua sovranità nel territorio di Tuat, era stata da me comunicata a questo Governo per istruzione espressamente impartitami dal r. ministero. Ritengo che lord Salisbury ricevesse tali notizie con tanto maggior piacere in quanto che ne risultava che il sultano del Marocco non avea bisogno di ·essere spinto da chicchessia in questo affare e conseguentemente avrebbe avuto tutta intiera la responsabilità degli atti suoi verso la Francia qualunque conseguenza ne dovesse derivare. Non bisogna dissimularsi infatti che per assodare la influenza alla Corte screriffiana non potrebbe giovare una polittca che eccitasse il Marocco all'azione quando 1a risoluzione di appoggiare quella politica resta nell'incertezza e nel dubbio.

In seguito agli avvisi della r. ambascLata a Madrid, iil r. ministero ha fatto dichiarare, il giorno 20 corrente, al duca di Tetuan che l'Italia è decisa ad appoggiare ·l'azione della Spagna per spingere il sultano di Marocco a fare opportuni passi diplomatici .per tutelare i suoi diritti. Il nostro appoggio sarebbe però simultaneo a quello dell'Inghilterra e contenuto entro i 'limiti del mede- simo. Il marchese Maffei ha ricevuto l'incarico di farsi indicare con precisione

Il) Cfr. n. 555. (2) T. 2351, non pubblicato.

dal duca di Tetuan il quale pareva voler rinunziare a qualunque iniziativa, le istruzioni che egli intende mandare al ministro di Spagna a Tangeri.

Non posso nascondere a V. E. 'l'imbarazzo nel quale io mi troverei se 1ord Salisbury, ricordandosi di aver approvato i nostri consigli di circospezione dati al sultano, m'interrogasse circa i motivi che hanno potuto indurre il Governo di Sua Maestà, a brevissima distanza di giorni, a ripigliare in Madrid un conte- gno che significa eccitamento alla Spagna a spingere il sultano ad intrapren- dere un'azione dtplomatica verso Ia Francia. Temo che le istruzioni, impartite a Madrid il 20 di questo mese (1), possano sembrare discordanti con le dichia- =azioni che io ho fatto qui il 13 ed il 17 del mese stesso.

È sperabile che praticamente non derivi da ciò alcun serio pregiudizio. È infatti cosa più che dubbia che il duca di Tetman cerchi di concertare col- l'Inghilterra l'azione da esercitare a Tangeri; e se qualche passo egli facesse qui in tal senso, molto probabilmente gli verrebbe risposto che non occorrono eccitamenti al sultano mentre già si sa essere egli intenzionato di mantenere la ptenezza dei suoi diritti ancor che gli siano contestati dalla Francia. Le maggiori probabilità mi sembrano dunque essere per la inazione dell'Inghil- terra e conseguentemente anche della Spagna. Né io stimo che, allo stato delle cose, l'Italia dovrebbe di ciò dolersi. Io non so difendermi dal convincimento che se la Francia farà la spedizione di Tuat, vi sarà indotta principalmente dal desiderio di mettere a nudo l'inefficacia della politica che ha per base l'intimità dell'Italia coll'Inghilterra e colla Spagna. Il sentimento francese si lascerà facilmente eccitare quando nella spedizione, che impensierisce per la spesa ed esercita scarsa attrattiva, v·edrà l'occasione di riportare sovra l'Italia una facile vittoria diplomatica. Non sarebbe serio il paragonare l'interesse minimo che ha per noi Tuat con quello principalissimo che una politica di sterile agitazione ha compromesso nella Tunisia. Ma sia 1ecito a me di mettere in evidenza che, seguendo gli stessi metodi, noi non dovremo sorprenderei di giungere agli stessi effetti. Il diritto pubblico che tende a prevalere in Europa dà all'intesa cordiale dei Governi due basi: la difesa degli interessi comuni, il mutuo appoggio degli interessi particolari d'incontestabile importanza. Ma all'intesa fondata sovra siffatte basi è sempre imposta la condizione che cia- scun Governo debba esercitare l'iniziativa nella proporzione dei suoi interessi. V. E. mi ha ordinato fin da principio di dichiarare a lord Salisbury che l'Italia nella questione di Tuat aveva un interesse minore di quello dell'Inghilterra e della Spagna. Pare a me sarebbe pienamente conforme alla politica che deve avere uno dei suoi capisaldi nell'intesa cordiale colla Gran Bretagn:1, il lasciare che in detta questione l'Iniziativa appartenga a quest'ultima tanto a Tangeri quanto a Madrid.

Chiedo venia a V. E. dì averle manifestato forse con sovercl1ia crudezza il pensiero mio; ma certamente il dovere che mi è imposto dalla fiducia del Governo di Sua Maestà esclude ogni reticenza quando, anche in questioni di poca entità, si trova d'un tratto impegnato un grave interesse del Paese.

(l) Cfr. n. 560.

(l) C!r. n. 541.

(l) Cfr. nn. 547 e 550.

(l) Cfr. n. 552.

(l) R. 1154/457, non pubbllcato, ma cfr. n. :128.

(l) Cfr. n. 560.

564

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

L. PERSONALE. Roma, 23 novembre 1891.

S. M. il Re non ha preso impegno di fare un viaggio a Londra (1). S. M. la Regina Vittoria ha espresso il desiderio di ricevere una visita

dei nostri reali (2). Ma lord Salisbury, se sono bene informato, non desidera, per ora. la visita in discorso. E questo spiega, perché io ho creduto evitare che si prenda qualsiasi impegno.

Quanto alla restituzione della visita all'imperatrice io la prego di volermi dire se la crede assolutamente indispensabile, ed in quale epoca crede l'E. V. che questa visita possa riuscire più gradita, ed opportuna (3). Ne riferirò allora a S. M. il Re dal quale prenderò gli ordini.

565

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Berlino, 23 novembre 1891.

Hier, j'ai eu la visite du comte de Hatzfeldt arrivé la veille en congé pour 15 jours. Il avait encore vu, Ie 19 courant le marquis de Salisbury et se trouvait à méme de me fournir, en vaie strictement confidentielle quelques explications sur la plus grande réserve observée par Sa Seigneurie dans la question de Tuat, et provenant d'une part de l'attltude de l'Espagne, et d'autre part de quelque malentendu.

L'ambassadeur d'Allemagne était parvenu, non sans peine, à obtenir du chef du Foreign Office 1a dèclaration qu'il appuierait à Tanger et méme à Paris l'action diploma:tique de l'Italie, et de l'Espagne, mais il était entendu qu'une initiative de sa part était exclue. Tuat n'a qu'une importanc·e fort secondaire pour l'Angleterre et l'opinion publique ne comprendrait pas que cette Puissance, ayant déjà sur les bras la question d'Egypte, prit pour une affaire camme celle de Tuat les devants d'une coalition entre l'Italie et l'Espagne, au risque de créer de graves embarras vi,s-à-vis de la France. Le seul motif que lord Salisbury efrt pu alléguer aurait été que les deux Puissances précitées l'avaient invité à se joindre à erles pour appuyer leurs démarches. L'attitude

(2) Cfr. n. 199. (3) Per la risposta cfr. n. 594.

du due de Tetuan l'a mis sur ses gardes. Après avoir laissé entendre à M. Cambon un langage très accentué il s'est refusé à le faire répéter à Paris; plus tard il montrait une répugnance invincible à promouvoir une action vers la France. Ces tergiversa:tions ont produit une facheuse impression sur la sincérité espagnole, et le reflet s'en est fait sentir, entre autres, dans la réponse donnée à l'amba,ssadeur d'Espagne à Londres (télégramme de Rome du 18 novembre) (1). Au reste ce diplomate n'a mis ni insistance ni conviction dans l'accomplissement de ses instructions.

Il y a eu ensuite un malentendu de notre part. Lord Salisbury avait nettement décliné tout ce qui pourrait ètre tmputé de loin ou de près à une initiative. Or, dans une intention flatteuse et sans doute fort louable, nous lui avons laissé le soin, en l'y invitant mème, de formuler dans quel sens des démarches devraient ètre faites à Tanger et surtout à Paris. Le marquis de Salisbury, contraire à l'apparence m~me d'une ini:tiative de son còté, ne s'est pas montré disposé à accepter cette offre. En vue des procha,ines élections, il ne veut pas qu'on puisse lui attribuer la primeur d'une impulsion. Il appartient à l'Espagne et à l'Italie de lui présenter des propositions concrètes et alors, alors seulement, il y prètera son appui. II ne veut pas qu'on puisse lui reprocher un jour d'avoir en quelque sorte a:ttaché le grelot. Il n'avait pas manqué d'avertir qu'il suivrait, mais ne précéderait pas.

Il s'est manifesté, ici à 1a chancellerie impériale quelque déception que la marche imprimée, sous main, par elle à cette affaire n'ait pas abouti au résultat désirable, lequel étalt de constituer une avant-garde de l'Italie, de l'Espagne soutenue par l'Angleterre dans les intérèts méditerranéens et d'établir toujours plus entre elles une solidarité dans ces régions.

Reste maintenant à connaitre l'issue des pourparlers qui auront lieu entre le marquis Maffei et le due de Tetuan (télégramme de S. E. le comte d'Arco du 20 novembre) (2).

V. E. trouvera sans doute moyen dans sa correspondance secrète avec lord SaUsbury, de lui écrire avec sa franchise accoutumée sur nos ra,pports avec l'Angleterre que nous nous _appliquons à rendre toujours plus intimes, en nous plaçant de son bord, parce qu'en ce qui concerne le bassin de la Médi- terranée, c'est elle qui nous inspire une juste confiance. C'est pourquoi, nommément dans l'affaire de Tuat, nous l'invitions à tracer la meilleure ligne de conduite. Si, dans la forme, nous avons été au de.là de sa ferme intention de n'assumer aucune sorte d'initiative, dans le fond nous restions fidèles à notre programme de combiner notre attitude avec l'Angleterre disposée d'ail- leurs, dans les limites tracées, à appuyer les démarches de l'Italie après que nous serions bien édifiés sur la conduite de l'Espagne.

Le comte Hatzfeldt pense que vous ne tarderez pas, M. le marquis, à entrer en communication avec lord Salisbury. Il vous appartiendrait de commencer vous méme, du moment où ii a sur vous une sorte de préséance comme plus ancien premier ministre. Le comte Hatzfeldt est d'avis, pour les motifs indiqués dans un de mes derniers rapports, qu'il vaut mieux ne pas toucher à la ques-

(2) Cfr. n. 560, nota 5.

tion de Bizerta, et moins encore à celle de donner une extension ou plus de précision à nos accords avec l'Angleterre. L'ambassadeur d'Allemagne, après avoir examiné le terrain, n'estime pas le moment opportun d'entamer la ques- tion. Mais il en sera autrement après les prochaines élections, si elles tournent à l'avantage de l'administration actueUe. C'est moins 'le marquis de Salisbury que ses collègues qui sont poursuivis d'une sorte de terreur de prendre des engagements sur lesquels la moindre indiscrétion produirait dans une partie du monde électoral un contrecoup regrettable.

Si vous partagiez sa manière de voir, M. de Hatzfeldt tiendrait beaucoup à connaitre en résumé les points touchés dans vos lettres particulières à Londres, afin de s'employer, s'il en était le cas et sans avoir l'air d'étre renseigné, à disposer lord Sa:lisbury à faire bon accuei'l à vos vues. Dans quinze jours, l'ambassadeur sera de retour à son poste.

Le courrier de Cabinet arrivé avant-hier m'a remis votre lettre particulière ctu 13 novembre (1). La gri\ce parfaite avec laquelle vous avez bien voulu accepter mes explications pour décliner de siéger au Sénat, m'a profondément touché. Il me suffit que votre indulgence à mon égard m'alt jugé digne d'occu- per une place dans cette honorable assemblée.

J'enverrai un rapport sur la visite à Berlin de M. de Giers attendu ce soir dès que j'aurai recueilli les données nécessaires.

V. E. a la bonté de demander des nouvelles de ma santé. Il me semble que chaque jour je perds une partie du léger bénéfice que j'avais ressenti à Nauheim. Nuit et jour je souffre d'oppression au coeur, ce qui me rend le travail pénible.

(l) Risponde al n. 554.

(l) Cfr. n. 556, nota 3.

566

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL PRIMO MINISTRO E MINISTRO DEGLI ESTERI BRITANNICO, SALISBURY

L. PERSONALE. ... (2).

J'ai appris, par la voie de Berlin (3), que V. S. avait exprimé le désir d'avoir avec moi une correspondance confidentielle et toute particulière. Lord Dufferin m'ayant tenu, hier, en votre nom un langage chaleureusement amicai, j'en prends 'l'occasion pour vous remercier de la bonté que vous avez pour moi et de l'amitié que l'Angleterre témoigne envers l'Italie.

La réciprocité des sentiments de sympathie entre nos deux Pays date de loin. Elle est maintenant une des bases (4) de la politique italienne à l'étran- ger. Nous sommes, vis-à-vis de l'Angleterre, engagés par les 'accords de février et de décembre 1887. Je compte observer ces arrangements avec la plus scru-

(2) senza data. Si colloca sotto il 23 novembre, giorno in cui Launay comunicò l'auspicio

di Hatzfeldt che Rudinì desse inizio alla corrispondenza confidenziale con Salisbury (cfr. n. 565). Nelle Carte Rudinì esiste anche una minuta autografa con varianti.

(4} Nella minuta autografa: «la base •·

447 33 -- Documenti Diplomatici - Serie II - Vol. XXIV

puleuse fi:délité; je m'emploierai notamment. toujours à faciliter votre oeuvre en Egypte.

L'alliance avec :l'Allemagne et l'Autriche-Hongrie aide puissamment, j'en ai la confiance, à l'intimité des relations entre les deux Nations que nous avons, vous et moi, l'honneur de représenter. Sans cette certitude j'aurais peut-étre hésité à renouveler l'alliance.

V. S. apprécie le caractère défensif et essentiellement pacifique de la Triple. Mon langage a du créer, je l'espère, à ce sujet un sentiment de sécurité absolue. L'Italie a grand besoin de paix pour rétablir ses finances. Sauf agres- sion ou atteinte au statu quo dans 'le bassin de la Méditerranée, l'Italie ne changera pas d'attitude.

L'Italie ne doit malheureusement guère compter sur la bienveillance de la France; mais c'est là une raison de plus (l) pour éviter, avec notre puissante voisine, toute question irritante. Pour ma part je me suis soigneusement appli- qué à calmer, autant que possible, l'opinion publique d'au delà des Alpes.

Voilà, en quelques mots, les lignes principales de ma politique qui aura, je ·l'espère, votre approbation. Vos conseils, si vous jugiez à propos de m'en donner, auraient pour moi le plus grand prix, car, je le répète, je tiens d'une manière toute spéciale à ce que l'intimité entre l'Italle et l'Angleterre s'accentue en toute circonstance (2).

(l) Cfr. n. 553.

(3) Cfr. n. 533.

567

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 1733. Roma, 24 novembre 1891, ore 14,45.

Desidero ripetere a V. E. l'esatto mio pensiero circa la questione di Tuat. Non è questione che direttamente ci tocchi. Però essa rientra nella situazione complessiva a cui si riferiscono gli accordi del 1887. A questo titolo ci parve doversi senza esitazione accogliere l'iniziativa venuta da Berlino e solo volem- mo che la nostra partecipazione ad una eventuale azione, fosse subordinata alla condizione che ol.tre la Spagna vi partecipasse anche e sopratutto l'Inghilterra. Se lord Salisbury crede che tale azione debba per ora limitarsi ad un semplice consiglio da porgersi al sultano acciocché si procuri, circa l'affare di Tuat, una amichevole spiegazione con la Francia, salvo ad esaminare indi, a tempo oppor- tuno, il da farsi, noi non abbiamo :la menoma obiezione ad un simile modo di procedere. Dl guisa che ciò che ora ci preme è solo di sapere se la Inghilterra è disposta ad associarsi all'Italia ed alla Spagna per dare al sultano codesto consiglio. Dal canto nostro nulla faremo se non dopo una precisa risposta di lord Salisbury (3).

(2) Nella minuta autografa: « je tiens beaucoup à marquer l'intimité entre l'Italie et

l'Angleterre ». · (3) Questo telegramma fu comunicato all'ambasciata a Berlino con T. 1739, pari data.

Per la risposta di Tornielli cfr. n. 568.

&sa. L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLt,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 2394. Londra, 24 novembre 1891, ore 19,27 {per. ore 21,35). Salisbury è a Birmingham; sarà difficile mi possa abboccare con lui prima de~la settimana prossima. Gli chiederò allora precisare definitivamente ciò che egli intende fare a Tangeri {1). Tutto ciò che egli mi disse in varie volte mi lasciò impressione che egli non prenderà iniziativa, dichiarerà soltanto essere disposto ad appoggiare noi Spagna, in una parola Salisbury ci seguirà forse stando però qualche passo indietro.

(l) Nella minuta autografa: «n'est pas une raison ».

569

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Londra, 24 novembre 1891.

Il mio carteggio ufficiale che spedisco oggi con il corriere di Gabinetto, le porta tutto ciò che in questo momento io aveva da dirle. E non aggiungerei a quello anche questa lettera particolare se non mi premesse raccomandare alla speciale di lei considerazione il rapporto mio del 22 corrente relativo all'affare marocchino (2). Forse ella giudicherà che in quel rapporto sono uscito con soverchia libertà dal mio campo che pure è abbastlllnza vasto perché io non senta il bisogno d'invadere l'altrui. Ma mi era quasi necessità il farlo non potendo facilmente esprimere altrimenti il mio pensiero con chiarezza suffi- ciente. Io comprendo perfettamente a quali incentivi ubbidisce la politica del Gabinetto di Berlino.

Anche facendo astrazione dal carattere personale dell'imperatore Guglielmo si capisce che quella politica non possa rinunziare ad essere dirigente. Ma qui è ev1dente, visibile, la molestia che l'eccessiva inframmettenza del Gabi- netto tedesco cagiona. Ognuno deve sapere a quest'ora, che nei possibili aggrup- pamenti delle Potenze, il solo che può sperarsi da noi con 'l'Inghilterra è quel- lo che spontaneamente nasca l) dall'esistenza di taluni interessi generali comuni; 2) dalla inesistenza d'interessi particolari, opposti che presente- mente s'impongono all'uno od all'altro Paese. La forma dell'alleanza conven- zionale a lunga scadenza, più o meno fondata sovra congetture, è ripudiata troppo chiaramente dalla politica inglese per credere che l'Inghilterra voglia

(2) Cfr. n. 563.

unirsi al gruppo delle Potenze centrali nella guisa stessa nella quale queste si sono collegate fra di loro. Ma tende oggi a prevalere· un'altra specie di accordo che a me pare possibile fra l'Italia e l'Inghilterra. Ed a predisporlo, parmi, dovrebbero rivolgersi i nostri sforzi. La cooperazione dell'Inghilterra e dell'Italia nelle grandi questioni che sorgessero e mettessero in giuoco gli interessi comuni di conservazione sarà assicurata al momento opportuno se l'intesa cordiale nelle questioni particolari e di minor conto si sarà costante- mente affermata sovra la. base del rispetto delle naturali iniziative. Or è natu- rale che l'iniziativa e Ia direzione dell'azione diplomatica debbono apparte- nere a chi in ciascun affare. è il più interessato, a chi nel giuoco mette la messa più .forte. Mi pare c.Q.e noi pos~iamo facilmente accomodarci di queste necessità. Forse lo può meno la Germania per il bisogno che essa ha di man- tenere la sua supremazia in Europa. Abbiamo avuto, anzi possiamo dire abbia- mo tutt'ora, due questioni aperte: quella di Tuat e quella della Cina. Nell'una e nell'altra gl'interessi inglesi hanno la superiorità che dovrebbe assicurare al Gabinetto di Londra l'iniziativa e la direzione della azione comune. Ma a Ber- lino non pare ciò sia ammesso; e qui se ne risente molestia la quale ci allon- tana dallo scopo che dovrebbe essere la nostra entente cordiale con l'Inghil- terra. Per evitare parzialmente questa conseguenza, a me pare a noi convenga opporre, quando siffatte situazioni si producono, qna forza d'inerzia alle sugge- stioni di Berlino che tendono invece a spingerei avanti quasi noi fossimo la pietra di para-gone sopra la quale ha da sperimentarsi l'aurea fedeltà degli altri P-aesi agli interessi proprii della Germania.

Questa politica si comprende per la Nazione che deve quotidia;namente avere per obbiettivo la difesa del territorio nazionale. Non si comprenderebbe anzi un'altra politica per quel Paese. Ma io spero di non trovarmi in disaccordo d'idee con lei, signor marchese, nel ritenere giusto il concetto di lord Salisbury che cioè una politica di taquineries e di diffidenze palesi verso la Francia non ha sufficiente ragione d'essere per l'Inghilterra e per l'Italia. L'entente cordiale franco-russa ha messo in luce il sentimento inglese sempre ostile al primato francese in Europa. È una situazione questa che a noi giova. Ma per profittarne bisogna evitare ct:ettaroucher questa grande ritrosa che è 'l'Inghilterra. Or io ho qualche apprensione che, tanto nell'affare di Cina, quanto in quello deJ Marocco, qui si sia concepito il timore che si sia tentato di forzare loro la mano e questa mia apprensione spiegherà a lei, signor marchese, talune circo- stanze relative al mio contegno in queste faccende.

Alla ritrosia naturale s'unisce. nel carattere di questa Nazione la eccessiva difHdenza. L'Inghilterra s'intenderà sempre più facilmente con Governi asso- luti che con Stati retti a forma parlamentare. È una difficoltà dippiù che noi abbiamo da superare per raggiungere l'intento .di avere l'intesa cordiale C1ln questo Paese sovra il mag-gior numero possibile di questioni. Tutto ciò richiede circospezione nei movimenti nostri e cura scrupolosa della coerenza nei nostri rapporti con questo Paese.

Mi sono permesso mettere sotto gli occhi di V. E. il problema gravissimo, a mio avviso, della posizione nostra in Africa, considerata in relazione con quella dell'Inghilterra in Egitto. La dichiarazione recente, pubblica, di lord

Salisbury di mantenere rispetto alla condizione legale risultante dai trattati non solo, ma anche dai firmani, non semplifica la difficile risoluzione del pro- blema stesso. Ho stimato che nel carteggio ufficiale era necessario che questa ambasciata ne facesse cenno. È, tenendo conto di quest'ordine d'idee, ch,e debbo raccomandare a1la speciale attenzione di lei ciò che scrivo. con questo corriere relativamente alla. proposta . di far. negoziare al Cairo la delimitazione verso Zeila e Berbera (1). Qui non si ignora che la cessione ail'Italia di quei terri-: tori, sotto certe condizioni commerci~li, co~verrebbe ai due Paesi. Ma, come ella mi scriveva ultimamente, le circostanze presenti non consentirebbero l'espressione di un desiderio in questo senso da parte nostra.

T. 2404.

(1) Risponde al n. 567. .

570

L'AMBASCIATORE· A PARIGI, MENABREA, AL.PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Parigi, 26 novembre 1891, ore 3;45 (per. ore 6').

Ieri Figaro, pagina seconda, pretende visita Giers a Monza ebbe luogo in seguito reiterato invito S. M. il Re. Blowitz corrispondente Times è venuto chiedermi se ciò fosse vero .. Risposi ritenere infondata tale notizia. Predetto corrispondente mi disse mettere suo giornale a disposizione di V. E. per smen- tirla nel modo che ella crederà. Egli soggiunse avere motivo per considerare quell'articolo ispirato da questo ambasciatore di Russia. Prego V. E. di volermi dare pronta risposta (2).

L. PERSONALE.

571

IL MINISTRO A BELGRADO, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Belgrado, 26 novembre 1891.

Le chieggo scusa di non averle comunicato per telegrafo il nome della per- sona che m'avea dato le notizie relative al trattato franco-russo (3); non ho osato di farlo per tema di qualche indiscrezione negli uffici del ministero, e perché né voglio né devo compromettere la persona dalla quale m'erano state fornite quelle informazioni. A lei però gelosamente confido che le notizie dà

ma che non valeva la pena di smentirla.

me trasmessele e sulla visita della squadra francese a Kronstadt, e sul trattato d'alleanza mi furono date dal... (1). Ella comprenderà, signor marchese, quan- to la cosa sia delicata; e perciò devo pregarla di serbare esclusivamente per lei la fonte alla quale ho attinto quelle notizie. Oltrechè mi dorrebbe assai di veder compromessa la persona che mostra di riporre in me tanta fiducia, per- derei irremissibilmente il modo di procurarmi da essa preziose informazioni anche In avvenire.

Da tutto l'insieme delle confidenze fattemi e delle parole (forse) sfuggite al mio interlocutore nei nostri frequenti ed intimi colloquii, non esiste per me dubbio alcuno che il trattato è stato firmato od a Parigi da Mohrenheim od a Pietroburgo dall'ammiraglio Gervais. I negoziati furono condotti segre- tlssimamente tra Carnot e Mohrenheim, all'insaputa dello stesso ambasciatore di Francia a Pietroburgo. Le basi di quest'alleanza erano state gettate già da alcuni anni, ma si aveva soprasseduto dallo stringere i patti, perché la Russia non aveva peranco dato il necessario sviluppo ai suoi preparativi militari, e sl temeva che la notizia del trattato conchiuso potesse precipitare gli avve- nimenti. Il mio interlocutore, che non sembra approvare interamente la cosa, dicevami giorni sono: « Jusqu'à présent la France avait les mains libres; maintenant que nous snmmes liés, notre sort dépend plus ou moins du bon plaisir de la Russie. Il ne s'agissait pas d'un accord entre deux Gouvernements mais entre deux Nations; il a été imposé par la Nation russe aussi bien que par la française; il nous a fallu passer par là~. Noti, signor marchese, che la persona fu a Parigi dall'agosto al settembre, ed è evidentemente colà che essa raccolse queste notizie e queste impressioni.

Dallo stesso amico ho avuto informazioni su un'altra questione di vitale interesse per noi, ed ancor queste comunico confidenzialmente a V.E. pel caso ch'esse non fossero già venute a sua conoscenza.

Tempo fa il Sommo Pontefice s'era rivolto al Governo francese per esporgli la necessità in cui potrebbe trovarsi di abbandonare Roma, e per sapere se eventualmente egli potrebbe trasferirsi in Francia. (Il S. Padre aveva in vista la scelta di quattro residenze: la Spagna, Malta, Innsbruck ed Avignone). Il Governo della Repubblica ha risposto escludendo assolutamente una residenza in Francia, e sconsigliando Sua Santità dal lasciare Roma, in vista principal- mente del grave turbamento che ciò produrrebbe nell'orbe cattolico, e dello scisma che potrebbe esserne la conseguenza. Il mondo cattolico si preoccupa ora della più o meno prossima vacanza della Santa Sede, e va facendosi all'idea che il futuro pontefice abbia ad essere preferibilmente uno straniero anziché un italiano. Delle trattative in tal senso sarebbero in corso tra i capi del partito cattolico in Francia e quelli del partito cattolico in Germania. Il cardinale Zigliara, nativo di Bonifacio in Corsica, sarebbe il candidato degli ultramon- tani francesi e tedeschi al pontificato; di nazionalità italiana e di sudditanza francese egli avrebbe i requisiti per contentare i due partiti, e sarebbe, per così dire, l'anello di transizione tra i fautori di un papa italiano e quelli di un papa straniero.

T. 2420.

(l) Cfr. n. 557. (2) Rudinì rispose con T. 1750, pari data, che la notizia pubblicata dal Figaro era inesatta

(3) Cfr. n. 480, nota 2.

(l) Due parole 1n cl!ra.

572

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Vienna, 28 novembre 1891, ore 12,40 (per. ore 13,30).

Mando colla posta rendiconto seduta di jeri delegazione austriaca e discorso Kalnoky, di cui V. E. avrà già ricevuto sunto per mezzo agenzie telegrafiche (1). Tutta la stampa viennese 'liberale interpreta favorevolmente Italia parole Kalnoky. Per noi sarebbe stato certamente desiderabile che questione papale non fosse stata sollevata, ma, una volta sollevata, dobbiamo specialmente tenere conto del modo t>.michevole con cui Kalnoky si espresse verso la Nazio- ne italiana.

T. 2423.

573

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Berlino, 28 novembre 1891, ore 15 (per. ore 16,25).

Tuat Hatzfeldt parte questa sera da Berlino e si troverà a Londra fra 5 o 6 giorni. Egli crede che Spagna manterrà attitudine equivoca, e si rifiuterà a proporre formula di risposta, identica, da parte delle tre Potenze, all'ultima nota del sultano del Marocco. Bisognerà nullameno rispondere, non fosse che ognuno da per sè, a tale nota. Ambasciatore di Germania emise idea che sarebbe utile che, per il mio tramite e quello della Cancelleria imperiale, egli fosse informato in quale senso V. E. si proporrebbe rispondere. Egli fingendo ignorare nostre intenzioni potrebbe prevalersene per suggerire destramente a Salisbury come converrebbe rispondere (2).

conclusione: «Da queste parole del conte Kalnoky risulta evidente, nel Governo austro- ungarico, l'intenzione ben decisa di non sollevare, a proposito del papa, alcuna discussione che possa dispiacere alla Nazione italiana; ed è questa parte del discorso del ministro im- periale che a me piace segnalare specialmente all'E.V. Vi è un'altra parte del discorso. sulla quale noi non potremmo accettare l'opinione del conte Kalnoky, senza riserve, ed è quella della quale traspare che nell'opinione dell'oratore vi sia una quistione papale non ancora risolta, e che attenda una soluzione, mentre, per contro, nell'opinione del Governo italiano la questione fu risolta, mediante la legge delle guarentiglie. E' da notarsi che le parole del conte Kalnoky relative al desiderio ed all'intenzione del Governo austro-ungarico di conservare l'amicizia dell'ltaUa, nonché la sua affermazione sull'alleanza del- l'Italia, come base della politica austro-ungherese furono accolte con segni di approvazione dai membri della delegazione, come lo sono da tutta la stampa liberale viennese. Né è meno degno di osservazione 11 linguaggio corretto tenùto dal relatore, principe di Windisch-Graetz, 11 quale, pur riconoscendo la forza del sentimento cattolico, affermò con energia la potenza del sentimento nazionale».

574. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY,

E A LONDRA, TORNIELLI

'l'. 1761 Roma, 28 novembre 1891, ore 22,50.

Tuat. Il duca di Tetuan dichiara essere urgente che le tre Potenze rispondano al sultano dandogli il consiglio di rivolgere una domanda di spie- gazioni alla Francia (1). Simile consiglio, oltre al merito della coerenza, avrebbe a suo avviso avuto quello di mettere la questione di Tuat sul terreno del diritto e della legalità. Il duca osserva che una domanda di spiegazioni è conforme al linguaggio da lui tenuto a Cambon e fatto tenere a Ribot senza che la Francia se ne offendesse. Qualora poi la risposta della Francia al sultano fosse contraria alla equità, le ,Potenze interessate allo statu quo del Mediter- raneo avrebbero appiglio a muovere alla Francia osservazioni che ora sareb- bero premature. Dal canto mio, sono disposto ad accogliere il modus proce- dendi suggerito dal duca di Tetuan, ma sempre sotto l'espressa condizione che anche l'Inghilterra tenga a Tangeri un linguaggio identico a quello dell'Italia e della Spagna.

(Per Berlino) Questo mio telegramma serve anche di risposta a quello d'oggi con cui V. E. mi comunica l'amichevole offerta del conte di Hatzfeldt (2).

575. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

L. PERSONALE. Roma, 28 novembre 1891.

Avendole già fatto conoscere, con una mia recente lettera, ciò che io scrissi in questi giorni a lord Salisbury iniziando con Sua Signoria un diretto carteggio (3), ed avendo cosi posto V. E. in grado di porgerne confidenziale notizia a-l conte di Hatzfeldt, non mi rimane, in risposta alla interessante sua lettera del 23 di questo mese (4), che a manifestare schiettamente l'animo mio circa la faccenda di Tuat.

Una intrapresa francese verso Tuat, a parecchie centinaia di chilometri dalla costa, in regione di cui non si può neppure affermare con assoluta cer- tezza se spetta o non al Marocco, non è si-curamente tale contingenza che debba grandemente preoccuparci. La questione ha per noi importanza solo in quanto possa connettersi con l'integrità dell'Impero marocchino, che è uno dei coefficienti dell'equilibrio politico nel Mediterraneo. A questo titolo giudi- cammo opportuno ed essenzialmente amichevole l'avvertimento giuntoci da

(2) Cfr. n. 573. (3) Cfr. n. 566. (4) Cfr. n. 565.

Berlino, e tosto l'assecondammo, come V. E. ben ricorda. Anzi perfettamente comprendendo che la Germania potesse desiderare, nella presente circostanza, una positiva intesa fra l'Inghilterra, l'Italia e la Spagna, non esitammo a cal- deggiare il concerto a Londra. Ma fin da principio fu chiaro agli occhi nostri. e recisamente lo affermammo, che non avremmo potuto dal canto nostro intra- prendere una azione qualsiasi senza la certezza di avere con noi associata, oltre la Spagna, anche l'InghHterra. Si può certamente disputare se sia con- forme alla situazione che in una eventuale azione diplomatica circa codesto affare di Tuat l'Inghilterra debba soltanto venire in seconda linea; però non potremmo, in ogni modo, concepire che alla azione essa non partecipi, e si trovino sole Italia e Spagna. Intanto sta in fatto che l'Inghilterra, dopo avere lasciato sperare, di fronte alle pratiche confidenziali della Germania, che avrebbe preso parte alla azione, non ha finora preso in proposito impegno di sorta; anzi gli affidamenti dati alla Germania, venivano indi in certa guisa annullati dalle dichiarazioni fatte da lord Salisbury al conte Tornielli. In questo momento mentre le sto scrivendo, non ci consta in alcun modo che lord Salisbury sia disposto ad una azione qualsiasi. Ora io intendo benissimo che altre esigenze impongano al Gabinetto britannico un certo riserbo verso la Francia, ed appunto per questo avevo pensato di lasciare a lord Salisbury, non già l'iniziativa, sibbene la cura di conterminare egli stesso, con la proposta d'una formala, la estensione eventuale della concorde azione; ma, ripeto, non saprei mai indurmi ad agire, come che sia, senza essere sicuro che al nostro fianco, con analogo atteggiamento, si terrà anche l'Inghilterra. Ora tra il lasciare il sultano, per l'affare di Tuat, alle prese colla Francia senza parola alcuna di conforto ed il far apparire, agli occhi del sultano stesso, e della Francia, una Inghilterra indifferente ed inerte accanto all'Italia ed alla Spagna impegnate in una sterile campagna diplomatica, è senza dubbio minor male il primo; imperocché rimarrà pur sempre nell'animo della Francia 11 timore che le tre Potenze, spalleggiate nel momento opportuno dalla Germa- nia, non siano affatto disposte ad usare altrettanta longanimità qualora si tratti, non più della lontana Tuat, ma di una più vicina minaccia all'equili- brio mediterraneo.

Credo che queste mie schiette considerazioni potranno giovarle: potranno giovarle tanto nei discorsi suoi con codesti ministri, quanto nel conversare amichevolmente col conte di Hatzfeldt. Mi preme che così a Berlino come a Londra si conosca esattamente il mio pensiero.

T. 176o.

576. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

Roma, 29 novembre 1891, ore 13,25.

Ieri alla Camera, uscendo improvvisamente dall'ordine del giorno, l'onore- vole Bovio disse parole di protesta contro le dichiarazioni del conte Kalnoky (1),

da lui presentate sotto sfavorevole luce. In mia assenza il collega Nicotera fece risposta incompleta limitandosi revocare in dubbio esattezza della ver- sione del Bovio. Spero avere prossima occasione di manifestare in modo più preciso il nostro pensiero circa le dichiarazioni del conte Kalnoky, delle quali è giusto riconoscere l'intonazione essenzialmente amichevole per l'Italia.

(l) n rendiconto fu inviato con rapporto dello stesso 28 novembre di cui si pubblica la

(2) Per la risposta cfr. n. 574.

(l) T. 2408 di Maffel del 26 novembre, non pubblicato.

(l) Cfr. n. 572.

577

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Vienna, 4 dicembre 1891.

Consegno queste due righe al corriere ausiliario che parte oggi da Vienna per l'Italia.

Come 'le ho telegrafato (1), io non volli intraprendere una discussione con Kalnoky circa le sue dichiarazioni, giacché non voglio ammettere che ci sia una questione da discutere. Però l'ho incontrato, e naturalmente egli mi parlò dell'emozione prodotta in Italia, emozione che lo aveva meravigliato. Io gli spiegai come tutto ciò che poteva avere l'apparenza di rimettere in tappeto la questione papale doveva necessariamente commuovere l'opinione pubblica in Italia; ma gli dissi poi che e}la aveva perfettamente riconosciuto l'intona- zione amichevole all'Italia del suo discorso, e che me lo aveva telegrafato (2); e questo fece a Kalnoky molto piacere. Io suppongo che avrà scritto su ciò a Bruck. A me poi disse che non aveva mai avuto l'idea di sollevare la que- stione papale e nemmeno di rivelarne l'esistenza; bensì aveva constatato sem- plicemente un fatto, che noi stessi riconosciamo, cioè che l'Itaiia e il papa non sono d'accordo, e aveva espresso il desiderio molto platonico che sarebbe bene che cessasse il disaccordo; ma aveva bene insistito sulla precisa inten- zione del Governo austro-ungarico di non offendere in nulla il popolo italiano, la di cui alleanza coll'Austria-Ungheria è una delle basi della politica dell'Im- pero. Ora a meno di istruzioni di lei che me ne diano l'incarico, io non fo conto di tornare sulla questione. L'improvvisazione di Kalnoky non fu felice nella forma, e credo che egli ora lo sente, ma di certo non ci furono intenzioni malevole o dubbie o secondi fini nel suo discorso.

Le delegazioni hanno terminato i:l loro lavoro, e la calma rientrò a Vienna, appena turbata dalla morte quasi improvv}sa dell'arciduca Enrico e di sua moglie. In gennaio ci saranno le discussioni dei due Parlamenti sui trattati. Mi si dice che saranno vive, ma che il voto delle quattro Camere sarà defini- tivamente favorevole. Anche il trattato colla Svizzera sarà firmato qui subito.

A proposito della morte dell'arciduca, io già la pregai di comunicare al re

(2) Cfr. n. 576.

che stante l'indisposizione dell'arciduca Ranieri, io avrei rappresentato, salvo ordini contrarii, le Loro Maestà alla cerimonia della benedizione del corpo; la sola che avrà luogo a Vienna, giacché la sepoltura si farà a Bozen. Siccome la Corte di Portogallo fece deporre una corona sulla bara, così ho stimato conveniente di fare altrettanto a nome delle Loro Maestà. Abbia la bontà di riferire al re questa circostanza.

Io fo sempre conto di fare una corsa a Roma nell'inverno o in primavera. Preferirei farla quando vi sia (se vi sarà) l'inaugurazione della nuova sessione parlamentare.

(l) T. 2461 del 1° dicembre, non pubblicato.

578

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Vienna, 5 dicembre 1891.

Ho toc·cato, in una breve e accademica conversazione con Kalnoky, l'affare dello scambio delle decorazioni all'occasione della conclusione del trattato commerciale. Kalnoky si riserva di prender l'iniziativa di una proposta al riguardo, e bisogna !asciarlo fare. In questo momento il lavoro per questi trattati è tale che al ministero imperiale non vi è requie, e l'opera ferve anche a notte avanzata, giacché si vorrebbe firmare domani tanto a Roma che a Berlino. Non vedo intanto alcun inconveniente al conferimento immediato del cordone mauriziano al Marshall. Il ·conte Kalnoky sa, che avendo già il nostro collare dell'Annunziata, non può più aver altro da noi. Del resto in queste cose l'ho sempre esperimentato singolarmente disinteressato per quanto spetta alla sua persona. Le ho quindi telegrafato che si può dar corso senz'altro alla proposta relativa al Marschall (1).

So che l'imperatore, sulla proposizione di Kalnoky, fa conto di cortferire a lei il gran cordone di Sa:nto Stefano, che è la più alta distinzione che qui si accordi ad uno straniero che non sia principe d'una casa regnante, quella stessa distinzione che fu data al principe di Bismarck e poi al signor Crispi, e più tardi a me. Soltanto si sta pensando se la cosa debba farsi all'occasione del trattato di commercio, o non piuttosto indipendentemente da quello scam- bio, e ciò per darle un maggior valore. A ogni modo, questo si farà o contem- poraneamente allo scambio, o poco dopo. Kalnoky penserà anche a Malvano. Egli me ne fece oggi stesso ben meritati elogi, ai qua:li mi unii di cuore.

Kalnoky ha avuto in questi giorni le prime notizie da Pietroburgo dopo l'arrivo colà del signor de Giers. Questi fu benissimo accolto dall'imperatore, a

cui rimise una relazione del suo viaggio. In questa relazione il ministro russo si loda assai e si compiace della sua conversazione col re e con lei, dei suoi discorsi coi ministri francesi e con Carnot, e di quelli tenutigli dall'imperatore di Germania e da Caprivi. L'intonazione di tutti questi discorsi fu essenzial- mente pacifica. Nei discorsi coi francesi le parole Alsazia e Lorena non furono nemmeno pronunziate, ed essi hanno potuto convincersi che la Russia non presterebbe mano ad una iniziativa qualunque di rivincita. Anche delle ferme dichiarazioni pacifiche dell'imperatore Guglielmo il signor de Giers si loda molto. Insomma a Pietroburgo questo viaggio del Giers è considerato come altamente soddisfacente.

Anche da Madrid le notizie giunte qui a Ballplatz sono buone. La regina reggente ha finalmente ricevuto la risposta della czar alla sua lettera. Secondo un telegramma di Dubsky lo czar avrebbe ben accolto la domanda della regina, nell'interesse del principio monarchico, e la avrebbe assicurata che è dispostis- simo a servirla nel senso desiderato. Il telegramma non dà altri particolari di questa risposta, ma quando giungerà la corrispondenza originaria se ne saprà probabilmente di più, quantunque sia già bastante ciò che se ne sa fin d'ora.

La regina d'Inghilterra, che deve pure aver scritto alla regina reggente, si mostrò egualmente ben disposta, e abbondò, a quanto pare, nelle espressioni di simpatia e di vivo interesse per la causa rappresentata dalla reggente, che è ,comune a tutte le Monarchie.

Lo stesso Ribot, secondo che mi disse il conte Kalnoky, avrebbe detto che il Governo francese non solo crede doversi astenere da ogni spirito di propa- ganda repubblicana, ma è di avviso che sarebbe pericoloso assai per la Francia, se una tale propaganda si facesse nelle due penisole a lei vicine, giacché l'effetto inevitabile di tale propaganda, se riuscisse allo scopo, sarebbe di sca- tenare il più sfrenato radicalismo nei due Paesi, con immediato e certo con- traccolpo in Francia, ove il Governo moderato attuale sarebbe immantinente rovesciato.

Ciò che le riferii di sopra rispetto alla lettera dello czar e alla corrispon- denza fra le regine d'Inghilterra e di Spagna, è assolutamente confidenziale, e la prego di non farne parola che al re.

P. S. - Kalnoky che ho visto oggi si lodò del di lei discorso di jeri alla nostra Camera relativamente alle discussioni ecclesiastiche. Egli mi disse che al Vaticano si è di nuovo assai inquieti. Si teme, che rinnovandosi un inci- dente simile a quello del Pantheon, il Governo italiano, malgrado la sua buona volontà, sia impotente a impedire per tempo un'invasione del Vaticano per parte della plebaglia. Ciò non di meno Kalnoky è d'avviso che il papa attuale non si muoverà da Roma. Ma non è egualmente affermativo per quanto spetta al conclave, benché speri che con prudenza e fermezza il Governo del re possa ingenerare nei cardinali la fiducia assai diminuita in seguito agli schiamazzi della plebe di Roma.

L. PERSONALE.

(l) T. 2488 dello stesso 5 dicembre, non pubblicato.

579

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 6 dicembre 1891.

Raccomando alla benevola di lei attenzione ciò che le scrivo d'uffizio sovra le cose del Marocco (l) e di China (2). Piacerebbemi le cose fossero diverse. Mi riesce ingrato esporle come sono. Ella avrà notato l'insistenza mia nel consigliare di non spingere le cose in guisa da rendere palese al pubblico lo scarso pratico valore dell'accordo relativo all'equilibrio del Mediterraneo. Lo sperimentammo anche troppo per ultimo quando, contrariamente al parer mio, si eccedette qui nella insistenza per le fortificazioni di Biserta. Si ottenne la dichiarazione della colossale eresia tecnica che il porto militare di Biserta indebolirà la forza marittima offensiva della Francia (3). Tuat finora non ha seria importanza e non avrà probabilmente altro valore che quello che gli attribuiremo noi stessi. Un solo interesse indiretto nostro si connette con le sorti di quella regione se è vero che le carovane di Tombuctù per la Tripoli- tania traversano le oasis di Tidikelt, assai lontane da quelle di Tuat, ma comprese nella stessa geografica regione. Ne risulterebbe, in caso di occupa- zione francese, nuova diminuzione nel già scarsissimo valore della Tripolitania. Ho fatto notare queste cose a lord Salisbury il quale non vi annette molto peso. Noi siamo ancora in tempo di dare a questo affare l'importanza che crediamo utile attribuirgli. Diamogliene poca e sarà meglio.

Per le cose di China il linguaggio tenutomi nell'ultimo abboccamento da lord Salisbury mi pare grave. Dippoi le notizie comparse nei giornali sono àivenute più rassicuranti. Converrà ricordarsi di quel linguaggio se ia situa- zione si dovesse di nuovo aggravare in quel lontano Paese. La posizione nostra finanziaria ed economica ci porrebbe in una dolorosa e spinosa posizione se l'Inghilterra dovesse lasciarsi indurre all'azione militare in China. Ritengo che sarebbe, per la nostra politica generale, cosa esiziale il lasciare formare l'accor- do separato anglo-francese per una spedizione in China. Non riuscirebbesi, a parer mio, ad utile effetto impuntandosi a separare la Gran Bretagna e la Francia in questa questione. Bisognerà saper andare insieme se le circostanze lo imporranno.

(2) Cfr. il seguente passo del R. riservato 1260/665 di Torniel!! del 3 dicembre: «Ma la

terza questione, quella cioè relativa al pericolo che la China cada nell'anarchia rivoluzionaria, pare di tutte la più seria a lord Salisbury il quale, con parola sobria, ma precisa, mi disse che, se le cose arrivassero proprio fino a tale punto, gli Stati europei dovrebbero prendere in considerazione le conseguenze temi bili e provvedere: "ils devront aviser". Tosto che Sua Signoria ebbe pronunciato queste parole, io gli dissi che, dalle nostre precedenti dichianzioni, il Gabinetto di Londra era informato che l'Italia, pur non avendo gravi e numerosi interessi propri in Cina, avrebbe associato la sua opera a quella dell'Inghilterra quando ne fosse richiesta nello scopo di fare alla medesima cosa gradita ed utile. A questo fine io aveva sempre procurato di mantenere il contatto indispensabile fra le idee dei due Governi. Lord Salisbury ringraziò per queste amichevoli dichiarazioni. Egli apprezzava molto tali nostri pensieri e vi avrebbe corrisposto col tenermi informato di qualunque cosa di grave dovesse sorgere nella situazione ».

Chiesi recentemente a lord Salisbury se fosse vero che i francesi cerca- vano di stabilirsi sulla costa asiatica in faccia a Perim. Non sarebbe questo il primo tentativo fatto dalla Francia per ottenere dalla Turchia la cessione di un territorio in quella regione. Lord Salisbury non ne era informato. Circa il diritto che la Turchia potrebbe avere di cedere territori suoi senza il consenso delle Potenze, Sua Signoria così esprimevasi: «Le mal est que les possesseurs de Zeila, Obock etc. (non nominò i territori nostri) ne peuvent pas avoir un trop frane parler dans cette affaire ».

Vennero dippoi le smentite nei giornali alla notizia della cessione fatta dalla Turchia alla Francia, notizia propagata in origine dalla stampa di Berlino.

T. 2508.

(l) Cfr. n. 563.

(3) Cfr. n. 24.

580

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, IMPERIALI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (l)

Washington, 8 dicembre 1891 (per. ore 22,40 del 9).

Nel messaggio di domani presidente si limiterà informare Congresso ver- tenza coll'Italia, deplorando richia;mo ministro del re * senza raccomandare alcuna misura riparazione *. Segretario di Stato che mi ha comunicato quanto precede * nella maniera la più confidenziale * mi ha assicurato a più riprese che forma è amichevole. Egli mi ha incaricato d'informare V. E. * confiden- zialmente * sua quasi certezza di una non lontana soluzione in modo soddi- sfacente per noi. Precisione messaggio straordinaria: in questo stato di cose silenzio assoluto e continuazione statu quo mi sembra, sino nuovo ordine, unica attitudine per noi possibile. * Presidente insopportabile ostinato contrario qualunque concessione. Segretario di Stato si dichiara favorevole a noi: impor- ta assai averlo amico; credo a proposito per conseguenza V. E. telegrafi subito ringraziare personalmente per la sua comunicazione confidenziale senza dubbio amichevole nello stato attuale relazioni * (2).

581

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 2514. Pietroburgo, 9 dicembre 1891, ore 7,20 (per. ore 8,15).

Giers mi dice «aver riportato dai suoi colloqui con S. M. il Re e con l'E. V. la convinzione che l'Italia desidera sinceramente intrattenere le migliori

(2) Per la risposta cfr. n. 582.

relazioni con la Russia~. aver parlato: _di noi a Parigi ed avergli ministri dichiarato che per la Francia non esiste « questione romana ». Per Tripoli gli assicurarono non avere la Francia velleità d'annessione mentre sembrano sospettare, conchiuse sorridendo Giers, l'Italia di averne (1).

(l) Ed., con l'omissione dei passi fra asterischi e con varianti, !n LV 75, p. 6.

582

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, IMPERIALI (2)

·r. 1822. Roma, 9 dicembre 1891, ore 23,40.

La comunicazione * confidenziale * del signor Blaine (3) è atto cortese e amichevole •che grandemente apprezzo. Voglia ringraziarlo in mio nome. Dal canto mio ho piena fiducia che, mercé il suo senno e la leale equità del Governo federale, si potrà giungere ad una onorevole e soddisfacente soluzione dell'in- cidente che ha temporaneamente turbato i buoni rapporti tra l due Stati.

583

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 2529. Londra, 11. dicembre 1891, ore 20,32 (per. ore 23,20).

Nomination Dufferin Paris étant décidée, j'ai jugé à propos de faire enten- dre officieusement, mais aussi directement que possible, que nous -nous atten- dions au choix pour Rome d'une personne qui, au point de vue de l'agrément des rapports réponde au caractère intime des rélations existantes entre les deux Pays. Je crois que Morier, actuellement à Pétersbourg, a -des chances sérieuses pour Rome, et j'ai ·pensé qu'il valait mieux ne pas attendre pour faire savoir à Salisbury que je n'ignorais pas la réputation peu favorable faite à ce diplomate par son caractère emporté. Il est bien loin d'avoir la position de lord Dufferin, mais on le dit homme de valeur et pendant sa mission en Russie il parait n'avoir plus donné lieu à observations.

chevole comunicazione ».

(3) Cfr. n. 580.

(l) Rudini rispose con T. 1828- del 10 dicembre: «Prego ringraziare Oiers per sua ami-

(2) Ed., con l'omissione della parola fra asterischi, in LV 75, p. 7.

584

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (l)

R. 42. Godofelassi, 11 dicembre 1891 (per. il 29).

Facendo seguito al mio telegramma dell'8 corrente (2), mi onoro riferire al- l'E. V. intorno all'intervista recentemente avuta con i capi del Tigrè ed alle que- stioni principali che vi furono dibattute.

Secondo quanto accennai a V. E. col rapporto n. 1007 del 15 novembre u.s. (3) il mio incontro coi capi del Tigrè avvenne in una località da me indicata sulla sponda destra del Mareb, e l'accettazione di essa per parte di ras Mangascià non fu senza importanza politica, essendo valsa a dimostrare che, sebbene fosse egualmente vivo per le due parti il desiderio di pace e di concordia, era lo stesso capo del Tigrè che; venendo su territorio ricono- sciuto (4) in nostro possesso, faceva i primi passi per negoziare un accordo e stringere con l'Italia amichevoli relazioni.

Non minore importanza ha il fatto che al convegno sulla destra del Mareb intervennero, con ras Mangascià, i suoi capi principali, quali ras Alula e ras Agos e molti altri di minor levatura, e che fra i capi intervenuti trovaronsi, oltre quelli che già propendevano per un avvicinamento all'Italia, anche parec- chi altri, i quali in questi ultimi tempi ancora mostravansi contrari ad accordi con la colonia Eritrea e nei consigli di ras Mangascà non tralasciavano di stimolarlo a diffidare degli italiani * e di attrarlo viemmaggiormente verso la Corte scioana *

Così risultò che ras Mangascià, venendo al Mareb per abboccarsi con me, nel tempo stesso che seguiva il proprio impulso, non faceva atto contrario alle disposizioni dei suoi capi più influenti e che alla di lui Corte la politica del- l'amicizia coll'Italia e con la colonia Eritrea ha in breve volgere di tempo acquistato favore e guadagnato i più validi elementi.

Compiuti i giuramenti d'uso, senza dei quali non s'inizierebbe fra capi di parti contrarie nessuna trattativa, né si effettuerebbe alcun incontro, e com- piute altre formalità preliminari, che una lunga consuetudine ha reso tradi- zionali fra queste popolazioni, ras Mangascià, seguito da tutti i suoi capi, ad eccezione di Alula, che fu dapprima tenuto lontano, venne al di qua del Mareb nel pomeriggio del 6 dicembre per fare ossequio a me quale governatore della colonia Eritrea e per ripetermi a voce il suo desiderio di addivenire ad amiche- voli accordi. Avendomi subito dopo richiesto se ero disposto ad estendere l'amicizia anche a ras Alula e a non serbargli rancore per quanto era avve- nuto nelle giornate di Saati e Dogali ed avendo da me avuto risposta affer- mativa, ras Mangascià mandò ordine perchè anche detto capo intervenisse al

l'omissione dei passi fra asterischi, in LV 74, pp. 8-12. ·

(3) Non pubblicato. (4) In LV 74 «che si trova».

convegno, ed introdotto poco dopo, lo stesso Alula ebbe da me tali .·assicura- zioni di amkizia e dimostrazioni di stima, che fu d'un subito compreso delia grandezza d'ànimo degli italiani ed apparve fortemente commosso.

Nel giorno seguente, giusta il programma prestabilito, mi recai al campo di ras Mangascià sulla sinistra del Mareb e gli restituii la visita.

Nei colloqui che così ebbi col capo del Tigrè furono anzitutto trattate e ùiscusse poche quistioni d'importanza secondaria, delle quali accenno a due ~~Pltanto, sembrandomi che le altre, per avere esclusiva attinenza al governo della colonia, manchino per l'E. V. di ogni interesse.

La prima di si fatte questioni concerne ligg Abraha, fratello di Debeb, recentemente rinviato a Massaua perché potesse ricongiungersi con la propria famiglia. Per esso fu stabilito che gli verrebbe concesso di recarsi nel Tigrè e che ras Mangascià, il quale ha ora fatto la pace con degiac Boguallè, altro fratello del defunto Debeb, lo accoglierebbe benevolmente e gli userebbe il trattamento dovuto alla condizione ed alla nobiltà della sua famiglia.

La seconda quistione riflette i mercanti italiani che, in numero piuttosto rilevante e non tutti con buoni precedenti morali e sufficienti scorte di mer- canzie, si avviano oggigiorno nel Tigrè per esercitarvi il commercio. Per questi fu convenuto che, salvo rimanendo il diritto di commerciare, non sia accordata facoltà di transito dalla colonia al Tigrè a quei mercanti che non offrano guarentigie di esercitare con moralità il loro commercio e lascino temere con fondamento che possano colle loro azioni offendere il nome italiano e meno- mare il prestigio della nostra Nazione.

Come conseguenza di questo provvedimento fu stabilito, oltre le altre misure d'ordine interno, che il nostro residente presso ras Mangascià, alle speciali sue mansioni politiche, avrebbe cumulate funzioni analoghe a quelle che sono attribuite ai nostri consoli all'estero per tutto ciò che riflette i nazionali stabiliti nel Tigrè.

Esaurite le quistioni secondarie e venuta la volta di quelle principali, parve- mi anzitutto dovermi compiacere col capo del Tigrè perchè daU'instaurazione del governo civile e militare a Massaua erano sempre esistite buone relazioni fra la colonia Eritrea e il vicino Tigrè (l) e che, per il comune desiderio di vivere in perfetta armonia e da buoni vicini, l'una parte e l'altra eransi aste- nute dal compiere atti di violazione del territorio altrui, accettando quale con- fine la linea del Mareb Belesa, già designata dall'imperatore di Etiopia quale limite settentrionale dello Stato tigrino.

Ciò premesso, significai a ras Mangascià che era giovevole nell'interesse delle due parti di perseverare nella linea di condotta già seguità e che, salvo i diritti che potessero derivare per l'imperatore d'Etiopia in virtù di trattati già stipulati o di nuovi da conchiudere, conveniva sia al Governo italiano, sia al capo del Tigrè di prendere formale impegno di rispettare, ciascuno per proprio conto, il territorio al di là della linea medesima.

Aggiunsi che, per rendere più solenne tale impegno, e vincolare meglio il R. Governo italiano, in nome del quale io trattava, e qualunque governatore mi

così. Le offerte del ras vennero sempre respinte perché cosi voleva la · polltlca scloana ».

463 Ji -··- Documenti Diplomatici - Serie II - Vol. XXIV

lsUccedesse nel governo della colonia, sarebbe stato conveniente invece di pro- nunciare un giuramento sulla base di semplici intelligenze verbali, di formulare i rispettivi obblighi in un documento scritto il quale, senza ledere i diritti dell'imperatore d'Etiopia e senza compromettere verso di lui il capo del Tigrè, avesse posto quegli obblighi stessi nei precisi loro termini.

* La questione del documento scritto che io dovetti affrontare brusca- mente, perché il cavalier Nerazzini, dopo le concessioni di varia natura già ottenute dai capi del Tigrè, ritenne savio partito di non discutere con essi 4i fine di non sollevare intempestive diffidenze e correre il rischio di compro- mettere gli importanti risultati già conseguiti, sorprese naturalmente il capo del Tigrè e fece sorgere forse in lui il timore che si volesse indurlo ad atti ostili verso re Menelik e creargli difficoltà interne, a cui non sarebbe ancora in grado di tener testa; per la qual cosa ras Mangascià affermò bensì, che avendogli l'imperatore dato il governo del territorio sulla sinistra del Mareb, egli non si sarebbe mai lntromesso in quanto accadeva al di là del fiume, ma dichiarò pure che, quanto alla dichiarazione scritta, non era disposto a secon- dare l'espressogli desiderio, visto che l'Italia lo consider:1va come luogotenente dell'imperatore Menelik e che in tale qualità egli non poteva senza il suo consenso firmare alcun atto politico.

Siccome nella circostanza il capo clel Tigrè, forse con l'intendimento di conoscere le nostre disposizioni in vista di future eventualità, non tralasciò di accennare che egli avrebbe potuto regolarsi diversamente ed apporre il suo sigillo ad una dichiarazione, ove fosse da noi considerato quale figlio legittimo di re Giovanni (o ciò che torna lo stesso quale erede legittimo della Corona d'Etiopia), così ritenni opportuno a mia volta di far comprendere a ras Man- gascià che non esiste alcun trattato fra l'Italia e l'imperatore d'Etiopia, in forza del quale la prima debba intervenire contro questo o quell'altro capo etiopico faccia atto di emancipazione verso il secondo; che però se il R. Governo italiano riconoscesse lui Mangascià come capo del Tigrè indipendente da Mene- lik, farebbe atto d'intromissione negli affari interni dell'Etiopia, dalla quale intromissione 'lo stesso R. Governo è decisamente alieno, essendo convinto che, né in linea di diritto né in quella di convenienza, gli sia lecito di ingerirsi nelle cose interne di altri Stati, finché non sia per derivarne pregiudizio alla sicu- rezza dei nostri territori od offesa ai nostri interessi.

Non ho mancato inoltre di accennare che un'ingerenza qualsiasi dell'Italia negli affari interni d'Etiopia avrebbe costituito un precedente pericoloso e che per questa ragione il capo del Tigrè doveva ammettere essere vantaggioso che il R. Governo italiano continuasse come per il passato a riconoscerlo capo del Tigrè alla dipendenza dell'imperatore.

Esauriti i più efficaci argomenti ed ottenuto il valido concorso di ras Alula, * mi fu dato alla fine di trarre ras Mangascià nel mio ordine di idee e di indurlo a dichiarare per iscritto e poscia a giurare solennemente e a far giurare da tutti i suoi capi indistintamente la formula d'uso: «di odiare i nemici del Governo italiano, di amare i suoi amici>>, aggiungendo a questa formula come scopo speciale della intervista: «di rispettare lo stato presente di cose e di non fare nessun atto che possa dispiacere all'Italia )) ; affermando

46-f

a mia volta che io in nome mio e in quello del Governo italiano, avrei per reciprocità fatto altrettanto verso di lui.

* Al capo del Tigrè parve però conveniente di formulare i nostri accordi per mezzo di una dichiarazione scritta, che più o meno avrebbe avuto il carat- tere di un trattato o di una convenzione e mi propose di definire i rispettivi obblighi in due lettere, una delle quali sarebbe stata da lui per mio mezzo man- data a S. M. il Re d'Italia, l'altra sarebbe stata da me scritta e diretta al capo del Tigrè *.

Siccome gli accordi testè passati col menzionato capo ebbero origine da una lettera, che egli rivolse a S.M. il Re Umberto I (1), in seguito alla quale il cavalier Nerazzini venne mandato in missione straordinaria ad Adua con una lettera dello stesso re * ed altra dell'E. V., così non ho avuto nessuna difficoltà ad accettare la proposta di ras Mangascià e, • (2) concertate d'intesa fra noi le lettere stesse, furono queste scambiate al luogo di convegno prima che fosse compiuto il giuramento finale.

Tali lettere mi onoro rassegnare insieme col presente rapporto a V. E. pregandola di rimettere nelle auguste mani di Sua Maestà quella che è a lui diretta.

A chi consideri nella semplice sua forma l'espressione di cui si è valso il capo del Tigrè per affermare in iscritto l'obbligo che si è assunto, può parere che pecchi di chiarezza e lasci tanto indeterminato il contegno da seguire in avvenire, da non !asciarci sufficienti garanzie di inviolabilità del territorio che stendesi a nord del Mareb e del Belesa; conviene però osservare che l'affermazione scritta di ras Mangascià, * mentre equivale di fatto al riconoscimento di tale linea come limite dei possedimenti eritrei verso il Tigrè *, è avvalorata da affermazioni verbali, fatte a me ed al cavalier Neraz- zini nelle trattative che precedettero il convegno, * le quali affermazioni, tenuto conto del grave timore che nutre il detto ras di provocare una rottura di rela- zioni con Menelik ove addivenisse a più esplicite dichiarazioni scritte, non sono punto da trascurare, e che l'avere noi accettato la formola sovracitata ci ha offerto il vantaggio di non fare distinzione tra il Saraè e l'Okulè Kusai dal rimanente del territorio della colonia e di sorvolare interamente su qual- siasi quistione avente attinenza all'ordinamento di tali provincie, onde per esse rimane a noi assicurata la massima libertà d'azione e la facoltà al momento opportuno di disporne a nostro talento secondo gli interessi d'Italia, senza il timore di offendere in alcuna guisa la suscettibilità dei capi del Tigrè *.

Definita questa prima e principale questione, mi trovai fadlmente d'accordo con ras Mangascià per ciò che concerne la libertà degli scambi fra il Tigrè e la colonia Eritrea, la sicurezza delle strade, la protezione reciproca dovuta ai commercianti e sulle altre questioni di minor conto, delle quali ho già fatto cenno a V. E. nel succitato mio rapporto n. 1007, onde io confido che da oggi in poi non debbansi più avere preoccupazioni dalla parte del Tigrè e sia giunto

(2) In LV 74, Invece delle parole fra asterischi: « cosi !u convenuto dl consegnare l'accordo

In due lettere ».

il giorno in cui i traffici coll'Abissinia e la nostra attività agricola nella parte più fertile dei possedimenti eritrei potranno a poco a poco, ma con sicurezza, essere avviati verso tempi migliori.

Di tal guisa si rende per noi, non solo opportuna, ma obbligatoria, l'imme- diata abolizione dello stato di guerra per tutta la colonia, come già ebbi a farne proposta in previsione del probabile esito delle trattative coi capi del Tigrè prima ancora di partire da Massaua per il Mareb, essendo stata rimossa colla presente intervista la causa unica per la quale siffatto stato di guerra era stato dichiarato.

Ricondotta la colonia al suo stato normale di pace, essa potrà attendere con sicurezza e senza contraddizioni con la situazione reale, come non avrebbe potuto farlo prima d'ora, all'incremento dei propri ordinamenti civili.

* Una sola questione, quella cioè che interessa la tranquillità e la sicu- rezza delle tribù da noi protette ad ovest di Cheren, rimase insoluta e ciò non già perché sia di per se stessa di poca importanza, sibbene perché, non essendo matura per una immediata discussione, se tratta in campo nel recente convegno coi capi del Tigrè, avrebbe potuto sollevare gravi difficoltà e farci perdere il beneficio dell'accordo, che sovra ogni altro punto si aveva la quasi certezza di poter stabilire.

Ciò io affermo in base alle dichiarazioni che i capi del Tigrè avevano già fatte al cavalier Nerazzini, che prima li aveva intrattenuti sull'argomento

Per antiche concessioni fatte dai negus di Abissinia, assai tempo prima della nostra occupazione in Africa, il capo dello Scirè ebbe facoltà di spingere i propri armati a predare nei Baria e nei Bazen, che erano tribù limitrofe dell'antico Tigrè, composte di gente di razza, religione, costumi e tendenze diverse dagli abissini ed erano quindi considerate da questi come loro nemici. I capi dello Scirè, non ostante il pericolo che presentavano le razzie contro i Baria e i Bazen, non tralasciarono mai di far valere ciò che essi considera- vano un loro diritto e non passò quasi un anno senza che bande di predoni si spingessero arditamente contro quelle tribù e traessero da esse ricco bottino di granaglie e di animali da macello e da lavoro.

Dopo che nello scorso anno abbiamo estesa la nostra influenza ad ovest di Cheren sino a includere i Baria nella zona da noi protetta, parrebbe natu- rale che, essendo noi in piena pace con gli abissini, questi dovessero astenersi dal far atti di ladroneggio contro i Baria stessi e ci gioverebbe senza dubbio che anche i Bazen fossero risparmiati, non fosse altro per la loro vicinanza alle tribù da noi protette e per il concetto di gente forte e temuta, in cui da tutti i nostri vicini dovremmo e vorremmo essere tenuti.

Per contro i capi dello Scirè, cui preme di non perdere senza compenso una antica fonte di lucro, non possono adattarsi, massime nella presente carestia, a rivolgere altrove la loro attività e, fingendo di ignorare i limiti a cui giunge la nostra influenza e, supponendo che i Baria ed i Bazen sieno dervisci, non intendono di rinunziare così facilmente ai loro diritti e dismettere il pensiero di razziare a loro danno, allorché la fame li incita a procacciarsi i necessari mezzi di sostentamento.

Allo stato presente delle cose non vi è miglior provvedimento che di ingros- sare nei limiti del possibile le bande nostre irregolari ad ovest di Cheren e di concedere loro i mezzi occorrenti ad una valida difesa, per modo che, partita- mente o riunite, sieno in grado di proteggere da se medesime i loro averi e le loro vite; ottenuto questo intento e rese per tal modo agevoli agli abissini dello Scirè le scorrerie verso il territorio dei Baria e dei Bazen, sarà poi il caso di venire a trattative col capo di detta regione e di indurlo, per mezzo di un compenso qualsiasi, a rinunziare per sempre dal compiere razzie in territori nei quali importa a noi di mantenere alto il prestigio del nostro nome e temuta la nostra . protezione.

Ma, a giudicare dal presente, non sembra così prossimo il momento oppor- tuno per intavolare così fatte trattative, che il solo tempo e il tatto dei gover- natori della colonia potranno condurre felicemente a termine *

ALLEGATO I (l)

RAS MANGASCIA' AL RE D'ITALIA, UMBERTO I

L.

Come sta? Io sto bene grazie a Dio, per la bontà di Dio, per la fede di Sion, per la preghiera di Sion. Ho avuto il convegno col generale Gandolfi; abbiamo giurato sul Vangelo e sulla Croce; egli dicendo di odiare i nemici di ras Mangascià, di amare gli amici di ras Mangascià e di non fare cosa alcuna che possa dispiacere a ras Man- gascià; io dicendo di odiare i nemici del Governo italiano, di amare i suoi amici, di rispettare lo stato presente di cose e di non fare nessun atto che poSsa recar dispiacere all'Italia.

Questo noi abbiamo giurato e lo abbiamo giurato perchè la nostra amicizia duri eterna e solida.

L.

n contratto del nostro giuramento è questo. Terminato presso 11 Mareb il 20 Èdar 1884 (anno del perdono).

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI, A RAS MANGASCIA'

Come sta ella di salute? Io grazie a Dio sto bene.

ALLEGATO II

Ringrazio lei vivamente per essere venuta presso al Mareb, affine d'incontrarsi con me e trattare per rendere solida ed eterna la pace coll'Italia.

Noi abbiamo giurato sul Vangelo e sulla Croce, di vivere sempre in piena armonia e da buoni vicini.

Cosi io ho giurato che amerò gli amici di ras Mangascià, che odierò i suoi nemici e che non farò mai cosa alcuna che possa far dispiacere a ras Mangascià.

Ella ha giurato che amerà gli amici dell'Italia, che odierà i suoi nemici, che rispet- terà sempre lo stato presente delle cose e che non farà mai alcun atto che possa recare dispiacere all'Italia.

Questo noi abbiamo giurato e lo abbiamo giurato perchè sappiamo che facendo cosi la nostra amicizia diventerà stabile e grande.

Questo è il contratto del giuramento che abbiamo fatto presso al Mareb 1'8 dicem- bre 1891 (1).

(l) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia~Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 185-190 e, con

(2) T. 2510 del 9 dicembre, non pubblicato.

(l) Annotazione a margine non edita 1n L'Italia tn Africa: «Anche prima sarebbe stato

(l) Del 6 agosto, ed. In LV 74, p. 5.

(l) Oli allegati non sono edltl ln L'Italia 1n Africa, ma solo ln LV 74.

585

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, GERBAIX DE SONNAZ. AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. 1091/422. Sofia, 11 dicembre 1891 (per. il 16).

Mi pregio di, qui unito, inviare a V. E. un annesso in cifra.

ALLEGATO ANNESSO CIFRATO.

Due settimane fa polizia bulgara voleva già arrestare H corrispondente francese Chadourne; arrestò invece per errore cancelliere francese, Laffont, n quale venne subito liberato, e gli si fecero delle scuse. A tale proposito Grecoff disse all'incaricato d'affari francese che il Governo principesco non aveva intenzione né di arrestare né di espellere il suo concittadino corrispondente. Ora, senza precedente avvertimento, si procedette allo sfratto. Grecoff si è contentato di far dire verbalmente dopo l'espulsione all'inca- ricato d'affari francese che egli non aveva avuto conoscenza del provvedimento preso dalla polizia, e che corrispondente era giunto in Serbia. Incaricato d'affari francese ha telegrafato a Parigi accusando ministro degli affari esteri Grecoff di una aperta malafede, tanto più che era stato informato da colleghi avere essi luogo di credere essere stato preso dallo Stambuloff provvedimento dell'espulsione sin dal sabato 5 dicem- bre. Questa espulsione fatta in tal modo può dar luogo a difficoltà col Governo francese, essendo regime capitolazioni in vigore pienamente in Bulgaria. Corrispondente Chadourne era stato l'ultimo segretario particolare del principe Alessandro, di qui la sua riputa- zione prudente. Per non aver l'aria di usare un cattivo procedimento verso il suo pre- decessore, principe Ferdinando ha domandato per il principe Alessandro di Battemberg dalla Camera dei deputati appunto questi giorni una pensione di 50 mila franchi annui. La verità e la franchezza delle corrispondenze del Chadourne gli avevano creato molti nemici a Corte, presso lo Stambuloff e nelle agenzie politiche di Austria-Ungheria e di Germania, invece aveva amico il resto del corpo diplomatico.

particolari la condotta tenuta da le!, ed !l testo adottato per le lettere che riassumono l'accordo concluso». Il 2 gennaio 1892 venne data notizia a Traversi del risultato dell'In- tervista con l capi t!gr!ni con D. 60/1 che termina con la seguente osservazione: «Come la S.V. può scorgere da questo breve riassunto del rapporto del generale Gandolf! e dalle lettere trasmesse in copia, il contegno del Governo Italiano è stato correttissimo per tutto ciò che concerne i diritti sovrani di Menellk sul Tigré, e sono state quindi prevenute da questo r. ministero le raccomandazioni contenute nel rapporto della S,V. del 12 novem- bre u.s. ». Su questo rapporto cfr. n. 545, nota l.

586. IL PRIMO MINISTRO E MINISTRO DEGLI ESTERI BRITANNICO, SALISBURY,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Londra, 11 dicembre 1891.

Je vous remercie de tout mon coeur de votre précieuse lettre (1). J'aurais voulu vous répondre sans aucun rétard. Malheureusement il fallait attendre le retour du courrier officiel car la poste française est peu sure pour les correspondances intimes entre l'Angleterre et l'Italie. Il est bien connu de V. E. que les sentiments de l'amitié la plus sincère existent ici dans toutes les classes et dans tous les partis. Heureusement nos sentiments et nos interets se soutien- nent mutuellement en prechant l'alliance italienne. Quant à la politique nous y cherchons les memes idéals, et les lignes de notre progrès matériel seront, on peut l'espérer, toujours parallèles. L'idée politique qui nous unit à ce moment, c'est le maintien du status qua sur le littoral de la Méditerranée. Elle est de temps en temps menacée par les convoitises de deux grandes Nations. Peut-ètre la Russie nous inquiète le plus, peut-etre à vous la France semble la plus redoutable. Mais nous avons un intéret commun à mettre un frein aux ambi- tions de l'une et de l'autre.

Une diplomatie vigilante et ferme doit signaler et repousser toute tenta- Uve sérieuse contre le status qua. Les deux Gouvernements sont bien pénétrés de cette nécessité. Mais pour que nos conseils, de part et d'autre, soient effi- caces, il faut que les deux Nations en soient pénétrées aussi. S'il surgit une question critique, la marche à suivre sera décidée, non pas par nous, mais par I es deux peuples qui so n t nos maitres; et nous serons impuissants s'ils ne nous soutiennent pas. Pour que nous puissions nous assurer de l'appui de l'opinion publique - le seui ressort de notre force - il nous faut une politique extérieure de modération et de patience qui ne se laisse pas exciter ou alarmer par des incidents d'une importance secondaire.

La haute sagesse dont V. E. a donné tant de preuves nous inspire une ferme conviction que la paix - une paix digne et honorable - sera maintenue par vas efforts; et que rien n'arrivera, qui puissc entraver le développement glorieux de la grandeur de l'Italie. C'est le résultat auquel nous travaillons de notre còté, et qui fait l'objet de nos voeux les plus sincères.

587. L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Berlino, 11 dicembre 1891. Le dernier courrier de Cabinet est arrivé juste à temps avec votre lettre

particulière du 27 novembre échu, pour me mettre à meme d'en parler au comte

de Hatzfeldt, en lui indiquant le joint que vous aviez pris pour écrire en voie directe à lord Salisbury, et pour inaugurer ainsi avec lui une correspondance privée. Cet ambassadeur remercie beaucoup de cette communication par laquelle V. E. a donné une nouvelle preuve de son tact accoutumé. Je lui ai aussi donné connaissance de votre lettre du 28 novembre, dans laquelle vous exprimez le fond de votre pensée sur l'affaire de Tuat (1).

M. de Hatzfeldt arrivera demain à Londres, et feignant d'ignorer le con- tenu de votre lettre précitée du 27, il s'emploiera de son mieux, en voie d'insinuations, pour que le chef du Foreign Office saisisse l'occasion d'entrer davantage dans nos vues, et de prendre lui méme, s'il y a lieu, l'initiative d'aborder dans sa réponse (2), ou dans une lettre ultérieure, des arguments plus délicats.

(l) Con D. 50047 del 31 dicembre Rud!nì comunicò a Gandolf!: «Approvo anche nel

(l) Cfr. n. 566.

588

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, GERBAIX DE SONNAZ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 2534. Sofia, 12 dicembre 1891, ore 11,30 (per. ore 15).

Per motivo dell'arresto ed espulsione del suddito francese corrispondente, menzionato nel mio rapporto 15 aprile n. ... (3) incidente riferito in un rapporto scritto spedito a V. E. (4), rappresentante francese chiede immediato ritiro provvedimento che considera contrario ai diritti che i trattati danno ai fran- cesi residenti in Bulgaria; esige risposta nelle ventiquattr'ore. In caso di rifiuto o di ritardo nella risposta ufficiale so confidenzialmente che il Governo fran- cese interromperà relazioni col Governo principesco.

589

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, GERBAIX DE SONNAZ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 2340. Sofia, 12 dicembre 1891, ore 19,50 (per. ore 20,50).

Governo principesco avendo, con nota verbale, rifiutato aderire domanda Governo francese (5), rappresentante francese ha dichiarato questa sera che, a nome Governo francese, interrompe relazioni col Governo principesco.

(2) Cfr. n. 586. (3) Il numero manca nel registro dei telegrammi. (4) Cfr. n. 585. (5) Cfr. n. 588.

(l) Cfr. n. 575.

590

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, E A VIENNA, NIGRA

T. 1852 (1). Roma, 14 dicembre 1891, ore 15.

Veuillez sonder avec prudence si Caprivi (Kalnoky) est disposé à un échange d'idées dans le but de fixer une conduite analogue vis-à-vis de la France dans les questions relatives à son régime douanier et aux négociations commerciales éventuelles avec le Gouvernement français (2).

591

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. S.N. Madrid, 14 dicembre 1891.

La reine, dans son audience de congé, m'a dit que le czar lui a enfin répondu par une lettre autographe très encourageante. La régente et le due de Tetuan sont, par conséquent, d'avis que, si de nouveaux dangers venaient à surgir en Portugal, le ròle que l'Espagne serait forcément appelée à jouer, aurait l'appui amicai de toute l'Europe monarchique.

592

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

L. CONFIDENZIALE RISERVATISSIMA. Roma, 14 dièembre 1891.

Rispondo alla sua confidenziale (3) per Tuat. A noi non conviene mettere male fra l'Inghilterra, e la Germania. Ma è

bene ch'ella sappia, che nell'affare di Tuat l'attitudine dell'Inghilterra non è stata corretta. Mentre si è mostrata, con la Germania, volenterosa di agire, ha mostrato con noi il desiderio vivissimo di non irritare la Francia per una quistione di minima importanza. Ed ho dovuto comprendere che le insistenze della Germania non tornavano gradite. Ieri lord Dufferin me ne ha dato la più chiara conferma dicendomi schietto che una politica ostile alla Francia

(3) Non pubblicata.

potrebbe nuocere nelle future prossime elezioni inglesi. Ed io aggiungo che l'Inghilterra vuol trattare con dolcezza la Francia per evitare che questa possa darle noje in Egitto. Non è necessario che l'E. V. dica queste cose al generale Uaprivi o al barone Marschall. Sarebbe anzi inopportuna qualsiasi comunicazione in questo senso. Però l'E. V. deve sapere che il mio contegno nelle cose di Tuat è stato determinato dal contegno dell'Inghilterra. Non potevo né dovevo esporre l'Italia ad un insuccesso diplomatico. Anche quando mi fossi limitato a premere sulla Spagna avrei procurato a noi un insuccesso, avvegnacché la Spagna fatta accorta dell'indifferenza inglese avrebbe respinti i nostri consigli.

P. S. L'Inghilterra è amica con le Potenze centrali, ma non vuole nuocere ai suoi rapporti con la Francia. Questo é limpido e chiaro.

(l) Minuta autografa. (2) Per la risposta da Berlino c!r. n. 608. La risposta da Vienna non è stata trovata.

593

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 1293/679. Londra, 14 dicembre 1891 (per. il 30).

Nelle ore pomeridiane del giorno 11 corrente mi recai da lord Salisbury e gli dissi che, avendo io riferito a V. E. il desiderio suo di far trattare al Cairo la delimitazione delle zone d'influenza dalla parte del golfo di Aden (1), mi erano pervenute istruzioni (2) secondo le quali il negoziato avrebbe potuto essere condotto al Cairo a condizione però che fra Governo e Governo si stabilissero previamente le linee generali che al Gabinetto di Londra già erano state indicate nella nota verbale rimessa il 22 settembre ultimo all'am- basciata britannica in Roma (3).

Sua Signoria non mi dette quasi il tempo di esprimerle questo pensiero che tosto m'interruppe dicendo: « Sovra questo affare della delimitazione verso Zeila, è mestieri che io vi esponga tutto il mio pensiero. Le insistenze vostre mi mettono in grave imbarazzo. Fate conoscere al marchese di Rudini la posizione delicata nella quale egli mi mette». Entrò quindi lord Salisbury ad esporre quegli stessi concetti che io avevo più di una volta indovinati in lui senza che li manifestasse palesemente. La situazione generale risultante dall'accordo franco-russo dovea rendere le altre Potenze molto caute. I Gabinetti di Parigi e di Pietroburgo erano intenti a ricercare tutto ciò che poteva essere addotto a Costantinopoli a dimostrazione che l'Inghilterra ed i suoi amici infrangono i patti internazionali che guarentiscono l'integrità ottomana. Dal punto di vista strettamente giuridico le occupazioni di Zeila, Obok, Massaua non erano con- formi al rispetto dovuto al Trattato di Parigi confermato dagli atti internazio-

(2) D. 46539/627 del 4 dicembre, non pubblicato. (3) C!r. n. 447, allegato.

nali posteriori. Tale era il parere dei giuristi inglesi. Egli era stato condotto ancora recentemente a dichiarare in pubblico l'intenzione precisa dell'Inghil- terra di rispettare la situazione legale dell'Egitto come era stata costituita dai trattati e dai firmani. Una clamorosa trattativa con l'Italia per uno spartì- mento di territorii nelle zone dove il Governo egiziano ha esercitato, or sono pochi anni ancora, la sua sovranità, servirebbe mirabilmente gl'interessi di coloro che vogliono inimicare la Turchia all'Inghilterra ed alle Potenze centrali. Ne risulterebbe il pericolo di concessioni del sultano alla Russia da una parte in riguardo agli Stretti ed alla Francia dall'altra nel Mar Rosso, pericolo dal quale l'Italia aveva interesse di preservarsi non minore e forse superiore a quello della stessa Inghilterra. Conveniva che io mettessi l'E. V. in grado di esaminare attentamente se l'interesse al quale si vorrebbe provvedere mediante la delimitazione sia tale da sembrare proporzionato al pericolo al quale, provve- dendovi, l'Inghilterra e l'Italia nelle circostanze presenti si esporrebbero.

Non avrei potuto ricusarmi di trasmettere a V. E. le considerazioni sovra esposte. Mi dispiacque naturalmente di averle dovute provocare. Sarebbe stato miglior partito lo evitare una dichiarazione che il linguaggio anteriore di lord Salisbury in più di un caso lasciava prevedere. Né mi parve che le circostanze nelle quali la dichiarazione stessa veniva fatta consentissero che da parte mia s'impegnasse una discussione sovra il fondamento dell'opinione relativa al carattere di Zeila, Obok e Massaua. La questione che lord Salisbury m'incaricava di sottoporre alla considerazione amichevole del Governo del re, stava eviden- temente al disopra di una controversia giuridica. Mi importava che Sua Signo- ria chiarisse me[';lio il suo pensiero circa la gravità degli interessi generali de' quali sembrava temere la messa in pericolo. Quali nuove circostanze erano sorte per inspirare il timore di un pericolo imminente? Tutte le mie osservazioni suggestive a tale riguardo, conclussero soltanto lord Salisbury a ripetere i concetti sovra esposti. Ne sarei indotto a conchiudere che nella mente sua la maggiore preoccupazione del momento consiste nel togliere pretesti alla Turchia di farsi strumento della politica franco-russa nella rivendicazione del territorio egiziano. Non seppe infatti questo signor ministro indicare sovra quale indizio si fonderebbe la supposizione che la Russia voglia riaprire la questione orientale e delle intenzioni della Francia m'indicò soltanto il vagheggiato acquisto di una stazione sulla costa asiatica in faccia a Perim, dimenticandosi forse di avermi parlato recentemente di questo progetto come di cosa di nessuna importanza e non vera.

Non è però dalla ricerca dei motivi che possono inspirare il linguaggio del principale segretario di Stato della regina che, a parer mio, dobbiamo !asciarci guidare in questa circostanza. Il nostro proprio interesse, a causa della posizione presa sulle rive del Mar Rosso, è impegnato a facilitare all'Inghilterra il modo di togliersi dalle difficoltà nelle quali la stringono le esigenze della Turchia rispetto all'Egitto. Non saprei dunque consigliare al Governo di Sua Maestà di persistere a sua volta nella domanda di una pronta delimitazione alla quale, nelle presenti circostanze, il Gabinetto inglese è riluttante. Si potrebbe forse proporre di sostituire ad una delimitazione definitiva da inscriversi in protocolli, una semplice intesa per l'invio alle autorità italiane ed inglesi in

Africa di istruzioni acciocché esse si astengano di operare oltre una linea che loro sarebbe nelle istruzioni stesse indicata. Noi otterremmo in gran parte lo scopo nostro per ciò che riguarda lo sviluppo della nostra azione in Africa e, nel tempo stesso, l'intesa nostra con l'Inghilterra riuscirebbe sempre più con- solidata. Ma io mi asterrò dal presentare a tale riguardo alcuna proposta a Iord Salisbury finché V. E. non me ne abbia dato istruzione precisa. Non potrei, in un affare nel quale è troppo visibile che la condotta ed il linguaggio di lord Salisbury s'inspirano principalmente alle necessità creategli dalla politica del suo Gabinetto in Egitto, ripromettermi di prevedere l'accoglienza che siffatta proposizione potrebbe qui incontrare. E ciò che ora facessi per perscrutare il pensiero di Iord Salisbury in proposito, riuscirebbe forse inutile trattandosi di negoziato da non potersi conchiudere sul momento.

(l) Cfr. n. 557.

594

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE RISERVATA. Berlino, 14 dicembre 1891.

En réponse à la lettre particulière de V. E. du 23 novembre (l) qui m'a été remise par le dernier courrier de Cabinet, je dois exprimer la conviction que la restitution de la visite de S. M. l'Impératrice est absolument indis- pensable. Il s'agit de remplir un de ces actes de courtoisie qui ne se discutent, mais qui s'imposent. Et ce d'autant plus que, si mes renseignements sont exacts, le terrain il y a quelques mais a été sondé à Rome auprès du comte Solms par un de nos hauts personnages, pour savoir quelle époque serait la plus opportune, selon les convenances de la Cour de Berlin, pour fixer cette visite. Il est à présumer que M. de Solms en aura référé ici. Il me serait difficile d'éclaircir ce fait, ni de pressentir de mon còté les dispositions de cette Cour, Iors meme qu'elles ne sauraient etre que favorables.

Quant à l'époque de la visite, il me semble que le mois de mai serait le mieux indiqué. En juin et juillet l'empereur et l'impératrice font souvent des excursions; quand viennent les grandes chaleurs Leurs Majestés font de lon- gues absences: l'empereur s'embarque pour une navigation Iointaine, et l'impé- ratrice accompagne ses enfants aux bains de mer.

Il me paraitrait que le meilleur moyen de résoudre la question serait que notre auguste souverain télégraphiat directement à l'empereur Guillaume, en suggérant l'époque de mai prochain pour autant que la Cour impériale l'estime opportune, notre Cour ayant à coeur de choisir une date qui serait ici la plus agréable.

Ainsi que j'ai pu le vérifier, le marquis de Salisbury préférerait en effet, camme V. E. me l'écrit, que la visite de nos augustes souverains à Londres,

{l) Cfr. n. 564.

annoncée par les journaux, n'eùt pas lieu pour le moment. Il craint qu'elle ne fournisse matière à des suppositions, dont les adversaires du Ministère se prévaudraient comme s'il s'agissait de prendre des engagements politiques. Sa Seigneurie tient à user de la plus grande circonspection, en vue des prochaines élections. Après les élections, lord Salisbury, s'il restait au pouvoir, serait le premier à désirer une entrevue de Leurs Majestés avec la reine Victoria (1).

595

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 2558. Londra, 15 dicembre 1891, ore 19 (per. ore 21,30). Lord Salisbury informé objections que j'avais posées contre le choix de

Morier (2), en a écrit, en voie particulière, à Dufferin. Il dépendra maintenant de ce que V. E. dira à ce dernier que la nomination soit décidée ou abandonnée. Je sais qu'il est pressé beaucoup à déplacer Morier de Pétersbourg, où celui-ci ne peut plus rester pour cause de santé et qu'il est très protégé de la reine à cause des rélations personnelles ayant existé entre ce diplomate et feu le prince consort.

596

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 1863 (3). Roma, 15 dicembre 1891, ore 20. Fu richiesto gradimento per Morier, che Sua Maestà ha creduto bene non

rifiutare.

597

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, IMPERIALI

T. 1865. Roma, 15 dicembre 1891, ore 22,30.

Presto qui giungerà testo messaggio Harrison (1). Se proposta formale di modificazione legislativa nel senso ivi implicito dovesse indefinitamente aspet-

(2) Cfr. n. 583. (3) Minuta autografa. (4) Il testo del messaggio era stato trasmesso da Imperiali con R. 512/273 dell'll di-

cembre, per. il 23, ed. in LV 75, pp. 8-10.

tarsi, gioverebbe forse prendere occasione dal messaggio medesimo per far tornare costì r. ministro. La cosa parrebbe vieppiù naturale se Blaine porgesse affidamento rispetto proposta al Congresso per indennità, nel qual caso pre- senza r. ministro sarebbe anche giustificata per schiarimenti di fatto e rego- lamento dei particolari. Prego manifestarmi suo parere aggiungendo ogni utile notizia (1).

(l) Per la risposta di Rudini cfr. n. 614.

598

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

D. RISERVATISSIMO 47995/493. Roma, 15 dicembre 1891.

È dovere di prudenza il prevedere prossima l'eventualità della morte del papa e di un conseguente conclave per l'elezione di un nuovo sommo pon- tefice (2).

Il Governo del re, pure rispettando e garantendo la più larga libertà di azione e di scelta nella Santa Sede e ne' suoi organi, fa voti, nell'interesse della patria, per l'eìezione di un pontefice di tendenze concilianti e di spiriti mode- rati, e possbilmente italiano. Sarebbe pertanto mia intenzione di ricorrere al benevolo e amichevole intervento del Governo di Baviera perché esprima in genere le sue simpatie alla nostra causa e dichiari di condividere i nostri senti- menti e desiderii, e perché, sovratutto e in concreto, non offra spontaneamente, o rifiuti, se richiesto, ospitalità sul proprio territorio al prossimo conclave, e perché, infine, agisca e sul nunzio e sui cardinali bavaresi nel senso di consi-

pubblica. Per il seguito della questione cfr. n. 617.

di Rudini, datato Voghera 4 drcembre 1891, intitolato «Il prossimo Conclave»: «Si deve prevedere ... possibili sommosse (come avvenne nel 1878) di una parte delle guardie s·Jizzere (30 ammutinati che resistettero a mano armata per tre giorni consecutivi, p=r mance e diritti consuetudinari! mancati, ridotti o soppressi) ... Passi ufficiali per influire sul conclave non sè ne deve fare nessuno; officiosi, quanti se ne possono fare. Occorre prevedere da lontano la vacanza della sede pontificia; nel 1878 questa avvenne nel febbraio e già nel dicembre 1877 l! nostro Governo aveva esplorato l'opinione del Governi esteri ... n eontegno del Governo non è stato estraneo nel 1878 a far rinsavire l signori cardinali: la benevolenza delle Potenze può esserci di aiuto, e 1! Governo italiano dovrebbe forse come nel 1878 lasciar capire chiaramente (come pare abbia fatto Crlspi allora) che, partiti i grandi elettori pontifici, si riservava di decretare l'occupazione del Vaticano e de' palazzi apostolici, non foss'altro a garanzia di ordine e di sicurezza ... Sarebbe spingersi troppo in là il prevedere che il prossimo conclave abbia a riuscire breve, calmo, e moderato come quello del 1878. Allora l'Europa era tutta intenta alla questione d'Oriente, alla guerra sopita, non chiusa, al Congresso di Berlino d'imminente apertura; d'altro lato, grande calma nel mondo Vati- cano, l'elezione di Pece! prevista e quasi assicurata, l'elemento italiano in grande prevalenza numerica e morale, le Potenze restie o affatto contrarie a dare ospitalità al conclave. Ma ora l'Europa non sarebbe più cosi distratta; d'altro canto la dinlomazin abile e tenace di Leone XIII ha reso grandi frutti: la rete del Vaticano si è maggiormente estesa e fatta più densa; le speranze e le !llusloni degli intransigenti e de' cardinali politici sono piuttosto cresciute che scemate; l'elemento straniero nel conclave sarà in assai maggiori proporzioni di numero e di forza e d'Influenza. Il conclave si radunerà protestando ... e poi rimarrà a Roma. Ma noi dobbiamo temere l'influenza del chiericato francese, che fu nulla nel 1878, che sarà grande ed attiva nel prossimo conclave; l! cardinale Lavigerie, lontano oggi forse più che mai dalla tiara, vi spiegherà la sua forza ed efficacia di grande elettore pontificio a favore del Governo francese; le sue brighe, se le previsioni più ragionevoli non manche- ranno, saranno non poche, ma fortunatamente una gran parte dell'elemento italiano gli si ribellerà risolutamente, e le Potenze amiche potranno concorrere per aiutarci nell'eliderne o annullarne i secondi fini ».

gliare loro la calma e la moderazione e d'indurli a raccogliere i loro voti sopra un candidato moderato e conciliante, quale lo desidera il nostro Paese e quale lo richiede la situazione politica nostra ed europea.

Tuttavia, prima di fare qualsiasi passo in proposito, desidero sentire l'auto- revole avviso della E. V.; voglia ella, pertanto, signor conte, esprimermelo con tutta sollecitudine e riservatezza, aggiungendo sullo stesso soggetto que' consi- gli che alla sua provata esperienza e saviezza sembreranno più utili agl'intendi- menti che animano e ispirano il Governo del nostro Paese (1).

(1) Imperiali rispose con Rapporto del 21 dicembre ed. in LV 75, pp. 11-12 che non si

(2) Si pubblicano i seguenti passi di un promemoria confidenziale di Gorrlni per

599

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

L. CONFIDENZIALE RISERVATA. Roma, 15 dicembre 1891.

Lord Dufferin mi consegnò ieri la risposta di lord Salisbury (2) alla mia lettera (3). Il contenuto è gentile, amichevole, direi quasi, affettuoso. Pure sl vede chiaro lo studio di evitare qualsiasi affermazione recisa, e di evocare gli accordi del 1887. Nessuna allusione a Berlino!

Si vede un ossequio notevole pei popoli, che « sono i nostri padroni •· e per la pubblica opinione alla quale dobbiamo « attingere la nostra forza:..

Io leggo fra le linee che lord Salisbury vuol mantenere la massima libertà d'azione, e non vuole ferire le suscettività della Francia. Egli è sicuramente pacifico, però la prudenza sua deve ispirare in noi una prudenza equivalente.

Il contegno di lord Salisbury non mi sorprende. Corrisponde all'attitudine da lui tenuta col conte Tornielli, ed a quella tenuta con me da lord Dufferin.

Mi sia lecito però domandare se la Germania non si fa qualche illusione sull'indirizzo della politica inglese.

Nella mia confidenziale di ieri (4) discorrendo delle cose di Tuat ho messo in chiaro, che a Berlino non si vedono queste cose come realmente sono. Ed ogni giorno sempre più mi persuado che le tendenze inglesi non sono quali ci vengono rappresentate da Berlino.

Io penso che sarebbe temerario fare a fidanza sull'aiuto o sulla coopera- zione inglese nel caso di gravi difficoltà. Tutto dipenderà, secondo roe, dalle circostanze.

Debbo aggiungere che il contegno di lord Salisbury mi parve, quando arrivai ai Governo, amichevole si, ma freddo e riservato.

Questo contegno si è andato modificando in meglio, siamo però lungi da quell'espansione e da quella cordialità, che sarebbe desiderabile, ed alla quale

Lisbona (n. 47996) a Londra (n. 47994/646), a Madrid (n. 48000/341) e a Vienna (n. 47999/1162). Per la risposta di La unay cfr. n. 625, nota 2.

(3) Cfr. n. 566. (4) Cfr. n. 592.

dobbiamo aspirare. Io la prego di non comunicare queste impressioni al gene- rale Caprivi. Non vorrei dare occasione ad osservazioni, che non tornerebbero certo gradite a lord Salisbury del quale non conviene alienarci l'animo.

Basterà dire, ch'io ebbi risposta cortese ed amichevole da lord Salisbury il quale però non è ancora entrato in argomenti speciali.

Con l'E. V. io non potevo fare reticenze pericolose. L'E. V. deve conoscere la verità vera, anche perché possa apprezzare la mia prudenza in certe quistioni; prudenza che potrebbe, a prima vista, sembrare eccessiva.

(l) Rudinì inviò in pari data analoghi dispacci riservatissimi alle rappresentanze a

(2) Cfr. n. 586.

600

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 1299/682. Londra, 15 dicembre 1891 (per. il 30).

Ho indicato nel mio rapporto in data d'ieri (n. 1293/679) (l) le inquietu- dini che, durante un recente mio colloquio con lord Salisbury, questi non ha dissimulato. D'onde nascano tali apprensioni non è agevole discernere. Scrissi in quello stesso rapporto che alle mie osservazioni fatte con iscopo suggestivo, Sua Signoria avea dato risposte che mi parvero non concludenti. Però si sarebbe in errore credendo che presentemente la situazione politica dell'Europa sia ritenuta qui così perfettamente tranquilla come essa appariva nei primi mesi di quest'anno. L'intesa franco-russa contribuisce necessariamente a produrre quest'effetto sebbene lord Salisbury ammetta che finora nulla lascia preve- dere un mutamento nelle ben conosciute disposizioni pacifiche dell'imperatore di Russia. « Finché non s'impegnerà in qualche questione ciò che lo czar crederà essere il suo onore, dicevami recentemente lord Salisbury, la Russia si manterrà pacifica. Tutte le cure debbono perciò tendere ad evitare ciò che potrebbe offendere personalmente quel sovrano. Noi ci asteniamo per questo motivo, soggiungeva Sua Signoria, dal riconoscere ufficialmente lo stato di cose esistente in Bulgaria».

Esclusa questa questione che diplomaticamente è tutt'ora aperta, non si vedrebbe quale altra potrebbe dar motivo ad un risveglio della questione orien- tale a meno che non riesca alla Francia di valersi, a questo fine, delle rivendi- cazioni della Turchia in riguardo all'Egitto.

Fino agli ultimi anni, la politica orientale del Gabinetto di Pietroburgo non aveva espansione nei possessi africani dell'Impero ottomano. Studiatamente la Russia, in molte circostanze, sembrò voler rendere manifesta la sua astensione negli affari tunisini ed egiziani. Mancano a me gli elementi per sapere se dipoi un sensibile mutamento si sia prodotto nelle disposizioni del Governo dello czar. Benchè lord Salisbury in nessuna occasione abbia finora palesato di quale

carattere siano le pratiche che dalla Turchia si fanno per assicurare l'evacua- zione degli inglesi dall'Egitto, è tuttavia logico il ritenere che nell'azione della Porta ottomana egli ravvisi la mano della Francia assecondata da quella della Russia.

A me pare dubbio che un Governo guidato da costanti tradizioni, quale è quello di Pietroburgo, sia per lasciarsi deviare dalla linea sua, per effetto dei maneggi diplomatici di un altro Paese. E tanto meno sono indotto a credere che con siffatti maneggi si possa riuscire a far nascere incidenti che possano impegnare l'onore della Russia o l'amor proprio personale del suo sovrano. Ma mi pare certo che quei maneggi siano la causa principale, se non unica, delle inquietudini che qui si sono concepite e che è mio dovere segnalare a V. E. perché, sebbene nulla vi sia di allarmante, tuttavia un mutamento nella situa- zione si è prodotto.

Sventuratamente l'ultima volta che la Turchia volle far atto di alta sovra- nità a Tunisi mandandovi una sua squadra armata, l'Italia si associò alla Fran- cia per escludere il fondamento delle ragioni che l'Impero ottomano intendeva di far valere. Né io stimo probabile che il Gabinetto inglese s'induca a fare della sua occupazione in Egitto una questione parallela a quella dell'occupazione francese in Tunisia. Non vi è inoltre rassomiglianza assoluta fra le condizioni nelle quali da anni viveva il Beilicato tunisino e quelle che erano fatte all'Egit- to dopo la creazione recente del Kedivato. Parmi però che, a neutralizzare l'azio- ne francese presso il sultano, dovrebbe pur avere qualche valore l'argomento che l'occupazione francese nella Tunisia, la continua sua espansione a danno della Tripolitania, le pretensioni sovra l'hinterland di quella provincia otto- roana, il tentativo probabilmente imminente d'interrompere ogni rapporto della medesima con Tombuctu, mediante l'occupazione dell'oasis di Tidikelt, possono fornire. Lord Salisbury, a parer mio, si dimostra troppo preoccupato della que- stione di diritto nascente dai trattati che hanno guarentito alla Turchia l'inte- grità del suo territorio. Fedele ai principii del suo partito, il capo del Gabi- netto conservatore si trova a disagio di fronte agli avversari suoi che invocano nei meetings elettorali la evacuazione dell'Egitto come mezzo di ricondurre la buona armonia fra l'Inghilterra e la Francia. L'indole dell'attuale primo mini- stro inglese è poco inclinata a trarre partito da situazioni complesse e perfino a volerle sinteticamente esaminare. Per questo motivo io mi sono astenuto, in mancanza d'istruzioni precise del R. Governo, dal replicare alle osservazioni di Sua Signoria relativamente alla posizione creata all'Inghilterra ed all'Italia dalle loro occupazioni sulla costa del mar Rosso, nel modo che le occupazioni e le espansioni francesi in Africa mi avrebbero suggerito. Se però V. E. mi facesse conoscere l'opinione sua al riguardo, io non mancherei la prima occa- sione che mi si presentasse, per far notare a lord Salisbury che il Paese elle occupa Obok, ad ugual titolo di que1lo per cui l'Inghilterra occupa Zeila, ed afferma la permanenza sua in Tunisia con le minacce verso la Tripolitania e l'espansione nell'hinterland della medesima, sarebbe meglio in condizione di offrire compensi agli altri che non di chiederne per sé alla Turchia. Ed a me pare che se, dopo l'attento studio delle situazioni anteriori, il Governo di Sua Maestà non trovasse abbiezione a che siffatto linguaggio fosse opportunamente

479 35 - Documenti Diplomatici - Serie II - Vol. XXIV

fatto intendere anche a Pietroburgo ed a Costantinopoli, le armi che la diplo- mazia francese sembra in questo momento impiegare contro di noi in Turchia, ne sarebbero spuntate.

T. 2559.

(l) Cfr. n. 593.

601

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 16 dicembre 1891, ore 1,35 (per. ore 6,30). Ce que je vous ai télégraphié ce soir à 8 heures (1), m'avait été dit une

heure avant par sir Philip Currie, sous secrétaire d'Etat. J'ai donc lieu de croire que Dufferin en sachant de se rendre agréable ici, a outrepassé la consigne. En Angleterre cette nomination sera interprétée comme un symptome du peu d'importance que l'on attache ici à l'intimité avec l'Italie. C'est le seul còté de la chose qui m'avait préoccupé; maintenant c'est un fait accompli, mais je pense qu'il ne serait pas mauvais de faire sentir aussi bien à Dufferin que l'on est loin d'etre enchantés de cette façon d'agir (2).

T. 1871.

602

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

Roma, 16 dicembre 1891, ore 14,30.

En notifiant à Dufferin l'agrément qu'll m'avait demandé pour Morier j'ai à dessein employé une formule lui laissant comprendre que cette candidature n'était pas tout-à-fait de notre gré. Maintenant lord Dufferin, que je ne pense pas avoir mis dans cette affaire de la mauvaise volonté, me prévient que pour le moment la chose est confidentielle, et je ne doute pas qu'il n'ait fait exacte- ment connaitre à Londres mon sentiment.

603

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 2568 bis. Berlino, 16 dicembre 1891, ore 17,38 (per. ore 18,35). Télégramme privé de Hatzfeldt dit que Morier, ambassadeur d'Angleterre à

Pétersbourg, met tout en mouvement pour etre transféré à Rome. Salisbury ne

(2) Cfr. n. 602.

parait pas convaincu de l'opportunité d'un pareil choix, et conìprendrait, sans que nous articulions aucun motif, que nous préférions autre choix. Je crois, pour ma part, que Morier nous serait incommode à cause de son caractère trop remuant et de ses prédilections pour la presse, sans compter qu'on l'a toujours dit partisan de l'alliance anglaise-russe.

·r. 2S75.

(l) Cfr. n. 595.

604

IL MINISTRO A TANGERI, CANTAGALLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Tangeri, 17 dicembre 1891, ore 9 (per. ore 13,30).

Istruzioni identiche alle nostre, .essendo pervenute mio collega spagnuolo, si è convenuto, di pieno accordo fra i tre (1), tenore risposta, la quale sarà presentata, contemporaneamente, appena pronta, collazionata, tre esemplari lingua araba. Ho mandato jeri a V. E. rapporto e copia della nota (2).

605

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 2591. Berlino, 19 dicembre 1891, ore 20,15 (per. ore 21,05). Segretario di Stato disse oggi a ambasciatore d'Inghilterra che Munster

telegrafa che Ribot manifestò intenzione di portare innanzi Potenze firmatarie del Congresso di Berlino incidente Chadourne, allegando che esso implica viola- zione delle capitolazioni. Segretario di Stato aggiunse che, secondo il modo di vedere del Gabinetto di Berlino, Governo bulgaro non ebbe torto in questo affare. Si stima qui che, se si volesse tentare di coprire con le capitolazioni contegno eminentemente fazioso e provocatorio di Chadourne si renderebero capitolazioni odiose al sultano. Questi si direbbe che tale estensione data a capitolazioni equivarrebbe ad un diritto ad ogni giornalista straniero a Costan- tinopoli di oltraggiare sultano e suo Governo senza che abbiano facoltà di espellere colpevole prima di aver ottenuto consenso ambasciata rispettiva.

(2) Non pubblicati. Si pubblica invece qui la conclusione del R. 31/17 di Tornielli del

·1 gennaio 1892: «In tutto ciò parmi che una sola cosa sia degna di osservazione, e questa è la direzione che l'opinione pubblica in Francia ed in Inghilterra tende a pigliare. L"indirizzo della prima si accentua per le espansioni da Tuat verso Tomboctu e da F!guig verso Fez. L'opinione inglese tende invece a concentrare l suoi sguardi alla costa marocchina dominante lo stretto di G!lb!terra. Si rivela in questo paese !l pensiero che lo statu quo del Marocco non potrà a lungo durare, e la stampa parla dell'avvenire di quell'Impero quasi come di successione che stia per aprirsi. Sono questi sintomi che permettono previsioni forse non lontane. Né gioverebbe lo averli negletti in tempo ut!le ».

Sarebbe utile, per la posizione dei Gabinetti che non sono seguaci della politica Chadourne, di rassicurare sultano del loro modo di interpretare capitolazioni. Inoltre azione diplomatica progettata dalla Francia d'accordo con la Russia sarebbe opportuna per chiarire nello spirito del sultano fatto che gruppo di Kronstadt non desta timori presso le altre Potenze, ciò che si cerca di far credere a Costantinopoli. Governo imperiale risponderebbe dunque a passo di Francia con una fin de non recevoir sotto forma qualunque, e non si presterà a espediente qualunque che possa procurare alla Francia un'uscita dall'imba- razzo in cui si è messa, convinta come era che amicizia della Russia la rende irresistibile. Uguale linguaggio fu tenuto a mio collega austriaco (1). Notizie ncevute dal Gabinetto di Berlino concordano a constatare nel Governo russo e nella società un grande scoraggiamento prodotto dalla crisi interna e dal funzionamento difettoso della macchina dello Stato e in particolar modo delle vie ferroviarie che fecero fiasco completo, nell'approvvigionamento delle pro- vincie invase dalla carestia. Ne risulta avversione contro complicazioni bellicose. Momento sarebbe favorevole per preparare a gruppo di Kronstadt scacco diplo- matico che produrrebbe probabilmente effetto salutare su attitudine del sultano riguardo alle altre Potenze (2).

(l) Cioè fra 1 rappresentati ital!ano, spagnolo ed inglese.

606

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1899. Roma, 20 dicembre 1891, ore 11,55.

Bulgaria. Ringrazio e concordo perfettamente col segretario di Stato (3). Se interrogato dalla Francia piglierò tempo a rispondere e non risponderò poi che previo accordo con le Potenze amiche.

607

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, TORNIELLI, E A VIENNA, NIGRA

'l'. 1900 Roma, 20 dicembre 1891, ore 11,57.

Bulgaria. Le ho fatto conoscere il modo di vedere del Gabinetto di Ber- lino (4). Il r. incaricato d'affari a Costantinopoli ha saputo per via indiretta che l'ambasciatore d'Inghilterra ha dato istruzione all'agente britannico in

cembre, non pubblicato: «Finora !l Fore!gn Off!ce non annette molta importanza all'inci- dente d! Sofia ».

con T. 1898 del 20 dicembre. Per la risposta d! Rud!ni a Launay cfr. n. 606.

( 4) Cfr. n. 605, nota 2.

Sofia di consigliare al Governo bulgaro l'accettazione delle eventuali proposte del Governo francese le quali consisterebbero nel riconoscimento delle capito- lazioni ed in scuse all'agente francese senza ritorno di Chadourne (1). Deside- rerei sapere esattamente il pensiero di Salisbury (Kalnoky) su questa fac- cenda. Dal canto mio, se interrogato dalla Francia, piglierò tempo a rispon- dere e risponderò poi dopo accordo con le Potenze amiche (2).

(l) Diversa la reazione del Governo inglese. Tornielll comunicò con T. 2557 del 19 di-

(2) Questo telegramma fu comunicato alle· ambasciate a Costant!nopol!, Londra e Vienna

(3) Risponde al n. 605.

608

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 2603. Berlino, 21 dicembre 1891, ore 17,03 (per. ore 17,35). Chancelier ne voudrait certes pas décliner échange d'idées pour fixer

conduite analogue envers France, dans les questions relatives à son régime douanier et à des négociations éventuelles avec le Cabinet de Paris (3); mais S. E. ne sait trop sur quel terrain pourparlers devraient avoir lieu entre nous. Position de l'Allemagne est différente de la notre, elle-est liée par le traité de I<'rancfort. Toutes les concessions qu'elle obtiendrait de l'Italie, de l'Autriche et de la Belgique seraient en vertu de ce traité acquises de plein droit à la France. Il est vrai que articles qui intéressent principalement France ont été générale- ment omis dans les accords, tandis que l'Italie a, vis-à-vis France, les mains libres comme la Belgique et la Suisse. Or, camme le dit secrétaire d'Etat, Bel- gique est parfaitement résolue refuser à France traitement de la Nation la plus favorisée en échange d'une simple offre de son tarif minimum lequel a en réalité caractère prohibitif. Suisse se prononcera probablement dans le meme sens. Représentants d'Allemagne à Madrid et à Lisoonne ont l'intention, dans le cas où il leur serait parlé à cet égard, d'exprimer opinion personnelle que leur Gouvernement n'estimerait pas qu'il fùt le cas de faire des concessions à France qui n'offrirait comme correspectif que le tarif minimum.

609. L'INCARICATO D'AFFARI A COSTANTINOPOLI, GUASCO DI BISIO,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 2606. Pera, 22 dicembre 1891, ore 2,31 (per. ore 17,50). Ambasciatore di Germania, che mi assicura non conoscere il pensiero di

Berlino, è più propenso a credere veridica la conversazione di Ribot coll'inca- ricato d'affari inglese, di cui è parola nel mio telegramma del 19 (4), che

(2) Per le risposte cfr. nn. 611 e 613. (3) Risponde al n. 590. (4) T. 2592, non pubblicato.

quella di Ribot con Mtinster, di cui nel telegramma di V.E. del 20 (1). Il contegno ed il linguaggio di Cambon confermerebbero tale opinione e la nota stessa dell'ambasciata di Francia, riassunta nel mio telegramma del 20 (2), è mite riservata. * Il Governo imperiale accettò la nota; disse che l'avrebbe subito trasmessa al Governo di Sofia, chiedendogli spiegazioni e ragguagli, ed ottenuti, avrebbe risposto all'inviato francese * (3), escluso quindi un fine di non ricevere. Né si potrebbe troppo afferrare questa occasione per combat- tere gruppo di Kronstadt, perché, se i bulgari hanno avuto buone ragioni per espellere Chadourne, hanno però mancato nella forma, e se noi sosteniamo ora, perché ci fa comodo, chi violò le capitolazioni, stabiliamo un precedente di cui si serviranno i turchi presentandosi il caso anche contro di noi. Felice la Sublime Porta che le si offra una occasione di potersi scuotere di dosso il peso delle capitolazioni. L'ambasciatore di Austria-Ungheria dichiarò ieri alla Sublime Porta che il suo Governo riconosce nel Governo principesco il diritto di espellere, senza parlare della forma. È opinione che quest'incidente non avrà seguito che possa disturbare la quiete internazionale. Da Radowitz non lasciai scorgere che le mie informazioni venivano dalla ambasciata di Sua Maestà in Berlino.

T. 2609.

610. L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Berlino, 22 dicembre 1891, ore 19,20 (per. ore 20,55). Mi è assicurato dalla cancelleria che r. agente a Sofia appoggiò reclami

del console francese riguardo Chadourne, scongiurando Governo bulgaro di evitare anche in questa circostanza di creare delle difficoltà con la Francia. È vera tale notizia? Ne dubito, conoscendo tatto di de Sonnaz (4).

611. L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 2610. Londra, 22 dicembre 1891, ore 20,41 (per. ore 23,10). Bulgaria. Salisbury mi ha detto or ora che egli non ha avuto a pronun-

ziarsi né a Parigi né a Sofia, perché non gli furono fatte domande in propo-

(2) T. 2593, non pubblicato. (3) Il passo fra asterlschl fu comunicato alle rappresentanze a Berllno, Londra, Vlenna e

Sofia con T. 1917 del 23 dicembre. (4) Di Rud!nì, r!trasmettendo questa comunicazione a de Sonnaz, con T. 1919 del 23 di- cembre, cosi concludeva: Quantunque ritenga notizia infondata, credo utile r!fer!rla a le! per averne formale smentita». De Sonnaz rispondeva con T. 2626, !n pari data, non pubblicato, d! non avere ma! appoggiato 11 passo francese e d! avere sempre tenuto una condotta estrema- mente prudente.

sito (1). Se sarà intèrrogato, risponderà che egli crede che la Bulgaria abbia ragione. Il Governo inglese in casi analoghi ha sempre ammesso che i giorna- listi stranieri possono essere espulsi dai paesi di capitolazione, senza il con- senso dell'agente del loro Governo. Nel procedimento seguito a Sofia si potrebbe al più considerare la forma degli avvisi dati all'agente francese. Erano aspet- tati al Foreign Office, dopo di me, gli ambasciatori di Francia e di Turchia, i quali forse avranno fatto qualche comunicazione in proposito. Il signor Ribot parlò dell'incidente coll'incaricato d'affari inglese, ma soltanto per negare di esservi stato spinto dal desiderio di far piacere alla Russia e dichiarare che non ha intenzione di dare all'affare grandi proporzioni.

(l) T. 2592 del 19 dicembre, non pubblicato.

(l) Cfr. n. 605, nota 2.

612

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

·r. PERSONALE 2611. Londra, 22 dicembre 1891 (2).

L'impression que l'on a eue ici de la réponse de Dufferin a été favorable au choix de Morier. Dufferin a, en outre, informé qu'il avait demandé directe- ment au roi ce qu'il en pensait. Sa Majesté avait été d'abord hésitante, mais elle avait fini par l'accepter. Ce serait pour un ambassadeur le comble de l'incorrection, si vraiment il s'était permis d'interpeller ainsi personnellement notre auguste souverain en pareille affaire. Mon impression que Dufferin a voulu emporter le chose de haute lutte, la main levée en serait confirmée. Il n'est certainement pas désirable que de pareils procédés, qui ne peuvent pas ètre inscrits au crédlt de l'Angleterre envers son arnie l'Italie, passent en tradition. V. E. est le meilleur juge de ce qu'il serait avisable de faire dire ici à ce sujet; je pense cependant que la nomination de Morier sera maintenue et que, désormais, il ne nous reste qu'à faire à mauvais jeu bonne mine. Une manière de faire comprendre à Dufferin et au Foreign Office qu'il y a des égards à observer, serait de lui répondre, quand il demandera l'agrément officiel, que la réponse sera donnée à Londres, et de faire attendre cette réponse pendant plusieurs jours.

da Londra e che non aveva ancora potuto esplorare 11 suo pensiero « che certamente sarà rivolto a prevenire compllcazioni maggiori col togllere alla Francia 11 pretesto o roccasione di aprire una questione d•orlente ~.

T. 2619.

(l) Con T. 2597 del 20 dicembre Tornielll aveva comunicato che Sallsbury era assente

(2) Manca rtndlcazlone delle ore di partenza e dl arrivo.

613

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Vienna, 23 dicembre 1891, ore 16,15 (per. ore 17,15).

Ho comunicato a Kalnoky contenuto ultimi telegrammi di V. E. sull'inci- dente bulgaro. Kalnoky non aveva ancora ricevuto alcuna comunicazione dalla Francia né dalla Turchia. Egli si era finora limitato a scrivere all'agente austro-ungarico a Sofia che, secondo sua opinione, Governo principesco aveva ragione, ed a consigliare Sublime Porta d'agire con prudenza per non disar- marsi essa stessa in circostanza simile. Kalnoky non farà altro finché abbia ricevuto da Parigi o da Costantinopoli comunicazioni ed in questo caso si concerterà colle Potenze amiche.

L. PERSONALE.

614

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

Roma, 23 dicembre 1891.

Ho comunicato a S. M. il Re l'ultima sua lettera relativa alla restituzione della visita che deve la nostra augusta regina a S.M. l'Imperatrice (1).

S. M. il Re ammette la convenienza di questa visita, ma non vuoi prenderne ora formale impegno.

Se S. M. il Re non dovesse accompagnare la regina, la cosa si combine- rebbe assai più facilmente. Ma il re ha gran repugnanza a viaggiare. Io insi- sterò a suo tempo. Prego però l'E. V. d'insistervi pure più tardi con qualche let- tera al mio indirizzo, ch'io possa mostrare alle Loro Maestà.

T. 2631.

615

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Pietroburgo, 24 dicembre 1891, ore 16 (per. ore 17,35).

Sir Robert Morier avendo annunziato ai suoi colleghi la di lui nomina a Roma e partenza tra qualche mese quest'ambasciatore di Germania ne scrive oggi a Berlino in termini oltre modo favorevoli. Comunque si sia, credo mio

dovere, ad ogni buon fine, constatare che separati i miei rapporti, soddisfa- centi con sir Robert Morier, questi non mi ha mai parlato con simpatia né dell'Italia né della Triplice Alleanza.

(l) Cfr. n. 594.

616

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 1935. Roma, 25 dicembre 1891, ore 16,15.

Dufferin avendo chiesto con nota ufficiale 21 corrente il gradimento per Morier glielo notifico con una mia nota d'oggi.

617

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, IMPERIALI (l)

D. 49337/262. Roma, 25 dicembre 1891.

Mi riferisco al suo rapporto dell'll di questo mese (2), relativo all'inci- dente di Nuova Orleans.

Nel messaggio presentato al Congresso, il presidente degli Stati Uniti ha riconosciuto che le leggi dell'Unione vogliono essere modificate, affinché il Governo federale possa adempiere agli obblighi che, dai trattati, vengono ad esso imposti verso le Nazioni straniere.

Le parole del presidente e i provvedimenti da lui suggeriti, dopo l'atteg- giamento dapprima assunto e lungamente serbato dal Governo degli Stati Uniti, segnano una notevole evoluzione nell'indirizzo della * importante * questione, la quale viene posta, finalmente, sopra un terreno atto a condurre, presto o tardi, ad un soddisfacente componimento.

Mi compiaccio molto di questo risultato, al quale è lecito presumere abbia grandemente contribuito il contegno fermo e pur sempre corretto ed amiche- vole del R. Governo, favorito in ciò ottimamente dall'opera intelligente, * cauta ed assidua, * della S. V.

(2) Ibtd., pp. 7-9.

(l) Ed., con l'omissione delle parole fra asterischi, !n LV 75, p. 10.

618

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI

D. 19347. Roma, 26 dicembre 1891.

Credo utile di richiamare l'attenzione della S. V. illustrissima sulle restri- zioni finora imposte al commercio delle armi coll'Abissinia e sulla convenienza che esse rimangano in vigore malgrado l'abolizione dello stato di guerra nell'Eritrea. Non dubito che ella avrà preso i provvedimenti necessari!, i quali non toccano per nulla le stipulazioni sancite coi capi tigrini, circa le limitate provviste di fucili e di munizioni ch'essi potranno ricevere dal Governo della colonia.

619

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Berlino, 28 dicembre 1891.

Je vous remercie de vos lettres particulières et réservées du 14 et 15 de ce mois (1).

Comme vous me le prescriviez, je me suis borné à faire savoir au secrétaire d'Etat que vous aviez reçu de lord Salisbury une réponse (2) gracieuse, amicale et meme affectueuse, mais que Sa Seigneurie n'a abordé aucun argument spécial.

J'ai gardé aussi par devers moi vos impressions énoncées dans les deux lettres précitées (Tuat), impressions qui n'auraient été agréables ni au chef du Foreign Office, ni au Cabinet de Berlin. Je persiste à croire que le marquis de Salisbury était devenu bien disposé dans l'affaire de Tuat, et que c'est l'attitude louche de l'Espagne qui lui a conseillé tout autant que des mena- gements envers la France et la proximité des élections, de se mettre sur la réserve. Et pour ce qui regarde le Cabinet de Berlin, il se peut que son action indirecte et secrète ait visé « à grandir soit sa prépondérance sur l'esprit de Muley Hassan, soit à atteindre des buts particuliers ~ comme il est dit dans un rapport du ministre du roi à Tanger du 27 novembre échu (3) (Documents diplomatiques série XL n. 1113). Mais il était inspiré avant tout par le désir l) de faire chose agréable à l'Italie en la rapprochant davantage de l'Angle- terre sur cette question; 2) et de resserrer les liens entre nous l'Angleterre et l'Espagne pour la sauvegarde des intérets méditérranéens. Dans cet ordre d'idées, le comte Hatzfeldt a vai t en quelque sorte carte bianche. V. E. sait

(2) Cfr. n. 586. (3) Non pubblicato.

avec quel zèle il s'en est prévalu. Il est pret à s'en prévaloir encore auprès de lord Salisbury qui lui accorde plus de confiance qu'à d'autres ambassadeurs que je m'abstiens de nommer. L'écheveau de Tuat, est tellement embrouillé que l'Espagne en profite pour s'attribuer le beau jeu. En tout cas, il convient de ne pas décourager l'Allemagne et de ne pas mettre des entraves aux dis- positions favorables de son ambassade à Londres. Ce serait d'ailleurs nous priver d'une source de renseignements utiles. Ensuite de vos instructions je me tiendrai sur la réserve et je prendrai ad referendum les notices qui pourraient m'etre communiquées par le Département impérial des affaires étrangères. Il est au reste parfaitement compréhensible que V. E. ne s'écarte pas d'une ligne de prudence indiquée par les conjonctures actuelles.

Quant au soin mis par lord Salisbury à s'abstenir, dans sa réponse a votre lettre particulière (1), de toucher à una question spéciale, on peut se l'expliquer jusqu'à un certain point, en ce que cette première correspondance n'était qu'un prélude. Il fournira le joint, lorsqu'une affaire très urgente viendra sur le tapis, de se ménager un échange de vues.

T. 2658.

(l) Cfr. nn. 592 e 599.

620

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Berlino, 29 dicembre 1891, ore 15 (per. ore 16). Forma della risposta di Ribot interpellanza Millevoye sopra incidente

Chadourne mi lascia sospettare che quel ministro vorrebbe comprometterci verso Inghilterra e Austria, le quali, come Germania, trovano espulsione giu- stificata e non contraria capitolazioni. Mi pare indicato che Ressman non agisca isolatamente, ma d'accordo col rappresentante inglese. Concorso del- l'Austria sarebbe, forse, inviso presso certi partiti in Italia. In quanto a Ger- mania, che d'altronde non ha celato suo modo di vedere, essa preferisce, a meno di esservi costretta, tenersi all'infuori delle questioni attinenti a Turchia. Tutto ciò che ci conviene è di evitare isolamento completo (2).

621

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. 1952. Roma, 29 dicembre 1891, ore 22,15.

Nostro proposito nell'affare bulgaro è di stare in assoluta astensione. Se dovessimo pigliare atteggiamento lo faremmo senza dubbio in pieno concerto

{l) Cfr. n. 566. {2) Per la risposta cfr. n. 621.

ed accordo con l'Austria-Ungheria e l'Inghilterra, e ciò tanto a Sofia quanto a Costantinopoli. Aggiungo che mie istruzioni ai nostri rappresentanti a Costantinopoli, Sofia (l) e Belgrado furono sempre nel senso di procedere in tutto di accordo con rappresentanti Germania, Austria-Ungheria, Inghilterra e sopratutto con le due ultime. Ressman è dunque avvertito, e passando da Vienna deve vedere Kalnoky con l'intendimento di fargli conoscere sue istru- zioni.

622

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI (2)

D. RISERVATO 49846/642. Roma, 30 dicembre 1891.

Il dr. Traversi mi partecipa (3) che il 1• novembre fu ricevuto dall'impe- ratore d'Etiopia ad Adis Abeba, in modo assai corretto e cordiale. Menelik gli propose quindi nei giorni seguenti di portare in Italia le lettere da lui prepa- rate per S. M. il Re, ma il dr. Traversi con plausibili argomenti riusci a declinare l'incarico raccomandandogli di servirsi d'un corriere abissino per inol- trare alla costa quella corrispondenza. Cadde poi il discorso sulle questioni pendenti, e sembra che verranno presentati al R. Governo tre progetti d'acco- modamento. Le cose però non erano mature alla partenza dei rapporti sum- menzionati e nulla può dirsi ancora sull'esito finale della trattativa.

Il dr. Traversi raccomanda che nulla si faccia dalla parte del Tigrè che possa allarmare l'imperatore e compromettere la nostra situazione verso di lui, già difficile. Sembrami che le cautele adottate a tale riguardo nei colloqui della S. V. e del dr. Nerazzini coi capi tigrini abbiano prevenuto pienamente siffatto desiderio. Gradirò tuttavia che la S. V. illustrissima tenga conto di tale avvertenza, necessaria soprattutto nell'ambiente di Massaua, forse troppo ostile a re Menelik ed allo Scioa. Noi siamo perfettamente persuasi che l'auto- rità dell'imperatore nel Tigrè è assolutamente nulla; ma per non mettere a cimento i nostri interessi e la nostra politica nel mezzogiorno dobbiamo aste- nerci dal riconoscere esplicitamente e formalmente l'indipendenza di ras Man- gascià, pur trattandolo in via di fatto come capo autonomo delle provincie tigrine.

«la facoltà di espellere l cittadini d'altro Stato, come emanazione diretta della sovranità territoriale, nulla ha da fare con il regime delle capitolazioni: quella facoltà si può quindi ammettere, come in Turchia, anche In Bulgaria. Tutto quindi si riduce, nel caso attuale. ad una questione di convenienza politica e di forma. Può questa essere oggetto di discussione fra le Potenze Interessate, ma non potrebbe, secondo 11 nostro parere, formare tema di reclamo fondato sul trattato di Berlino, o sugli altri atti per 1 quali esiste, fra le Potenze, una certa solidarietà verso la Turchia :t.

{3) Cfr. n. 545.

D. 61/2.

(l) SI pubblica qui un passo del D. 4961!6/238, Inviato a Sofia lo stesso 29 dicembre:

(2) Ed. In L'Italia tn Africa, Ettopia-Mar .Rosso, tomo IX, cit., p, 193.

623

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

Roma, 2 gennaio 1892.

Ho ricevuto il rapporto di V. E. n. 1293/679 in data del 14 dicembre u.s. (l) e non posso nasconderle la meraviglia provata in seguito al nuovo contegno di lord Salisbury nella questione della delimitazione dalla parte del golfo d'Aden. Noi non vogliamo premere tuttavia sulle intenzioni del Governo britannico, men- tre il nostro desiderio di definire quella vertenza muoveva soltanto dal convin- cimento che una delimitazione delle rispettive sfere d'influenza potrebbe essere bensì vantaggiosa ai nostri interessi, ma anche a quelli dell'Inghilterra. E se insistemmo ultimamente a tale riguardo, si fu appunto perché il nostro inter- vento, richiesto dalla faccenda del forte di Bia Cabuba, e che riuscì ad allon- tanare complicazioni fra le autorità di Zeila e quelle d'Harar, ci lasciò supporre che potevamo considerare il momento attuale come propizio.

Ad ogni modo troncheremo per ora qualunque insistenza ma desidero che V. E. nel partecipare al marchese di Salisbury questa decisione del R. Governo, voglia pregare Sua Signoria di indicarci egli stesso, a suo tempo, il momento opportuno per riaprire la questione; e voglia pure !asciargli intendere che la politica che il R. Governo si propone di seguire nell'Etiopia meridionale è quella riassunta nella nostra nota verbale del 22 settembre u.s. (2), che non mi sembra per nulla contraria agli inglesi e alle vedute dell'Inghilterra in quelle regioni.

624

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, GERBAIX DE SONNAZ

T. 33. Roma, 4 gennaio 1892, ore 9,45.

Ambasciatore di Francia è venuto a riferirmi particolari espulsione Chadour. ne, considerata dal suo Governo come violazione delle capitolazioni. Il signor Billot mi ha chiesto la mia opinione sull'argomento. Ho risposto che in princi- pio consideravo spettare ad ogni Governo diritto di espellere forestieri pericolosi. Consideravo la questione puramente di forma e non reputavo opportuno pronun- ciarmi esplicitamente in proposito. Approvo il di lei contegno (3).

(3) Analogo telegramma era stato inviato 11 3 gennaio alle ambasciate a Berlino e Vienna

col n. 23. Con T. 2675 del 3 gennaio, non pubblicato, de Sonnaz aveva comunicato che la risposta del Governo bulgaro alla Francia sarebbe stata assolutamente negativa.

(l) Cfr. n. 593. (2) Cfr. n. 447, allegato.

625

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

L. PERSONALE. Roma, 4 gennaio 1892.

Grazie della sua del 28 p.p. (1). I suoi apprezzamenti sull'attitudine di lord Salisbury mi fanno piacere.

Noi dobbiamo, in verità, desiderare che si fortifichino i legami di amicizia fra l'Inghilterra e la Germania.

Non prima di ieri mi parlò Billot dell'affare Chadourne, e non gli nascosi che, nel mio modo di vedere, qualunque Governo ha il diritto di espellere gli stranieri molesti.

La ringrazio della sua lettera sul conclave (2). Io mi sono assicurato l'ap- poggio dell'Austria-Ungheria (3), e della Spagna (4). Cerco ora di assicurarmi l'appoggio degli altri Governi che possono esercitare qualche influenza.

A dire il vero io non temo che il conclave si tenga fuori di Roma, e non temo l'elezione di un papa straniero, temo solo l'elezione di un papa intransi- gentissimo, e mi adopero perché sia appoggiata la candidatura di un cardinale relativamente moderato. Sarebbe assurdo sperare l'elezione di un papa che bene- dica incondizionatamente l'Italia, ma sarei pago di un papa come Leone XIII.

L. PERSONALE.

626

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Berlino, 4 gennaio 1892.

Lors du dernier séjour du roi de Roumanie à Berlin, il avait été convenu de ne pas entrer en pourparlers pour le renouvellement de l'alliance défensive avec l'Allemagne et l'Autriche, à laquelle l'Italie avait subséquemment accédé (5).

(2) R. riservato 1321/537 del 27 dicembre, di cui si riportano l seguenti passi: « Votre

1ntentlon de recourlr à l'interventlon bienvelllante et amicale du Gouvernement bavarols me semble opportune, lors mème qu'elle rencontrera peut-ètre des obstacles chez le prlnce régent, p!us que chez son mlnlstre des a!falres étrangères dont l'esprit de conclllation et le bon voulolr à notre égard résultent de la correspondance de notre légation à Munlch ... Il seralt donc à propos de nous exprlmer en toute franchlse avec le baron de Crailshelm pour qu'll tàche de son mleux et dana la mesure du possible pour préparer le terraln de la manlère qu'il jugeralt la plus approprlée ... Il est dommage, vu les disposltlons de l'empereur François-Joseph, qu'll ne fallle pas songer à trouver un appui à Vlenne dans cet ordre d'ldées; car ce seralt là qu'll seralt le plus efficace».

Kalnoky non ha esitato a dirmi ch'egll avrà cura d'impartire a tempo debito all'ambasciatore austro-ungarico presso la Santa Sede l'istruzione di far conoscere, quanto si presenterà l'eventualltà preaccennata, al membri del Sacro Collegio 11 desiderio del Governo imperlale e reale di vedere 11 conclave riunito a Roma "·

(5) Cfr. n. 516.

L'accord avec les deux Empires expirait le 30 octobre 1891. Le roi tenait à juger lui-mème du moment le plus opportun d'ouvrir les négociations. Il lui fallait à cet effet un Ministère sur lequel il pourrait compter davantage.

Maintenant, à la suite de la fusion du parti constitutionnel avec les conser- vateurs et l'arrivée au pouvoir de M. Carp - un des rares personnages au courant de tous les précédents - le moment approche où les pourparlers seront repris pour le renouvellement de l'alliance. Elle est sans doute profitable à l'Autriche, l'armée roumaine étant appelée, en cas de guerre, à couvrir son alle droite dans les régions danubiennes. Elle est en meme temps avantageuse à la Roumanie au point de vue de l'effet moral que produira, sur qui voudrait rattaquer, la nouvelle que ce Royaume n'est pas dans l'isolement.

Dans ma lettre particulière du 7 mai 1891 (1}, je me permettais de soulever quelques critiques sur notre adhésion au traité du 30 octobre 1883. Mais après y avoir bien réfléchi, il me semble que nous pourrions nous preter au renou- vellement, à la condition que le concours effectif de l'Italie fiìt exclu dans les Balkans car la coopération de nos troupes devrait avoir lieu sur le théatre principal de la guerre, à savoir vers les Vosges et l'Alsace-Lorraine. Et encore ne devrait-il pas s'agir qu'elles fissent le service de défendre les forts, mais de combattre en rase campagne à còté de l'Allemagne. Quant à la Roumanie elle aurait, comme de la part de l'Allemagne, notre appui moral. Il appartien- dra à l'Autriche de pourvoir au reste dans une question qui la touche de si près.

Le baron de Marschall, m'a touché quelques mots, en termes généraux, sur cette affaire. J'en écris à V. E., car il importe que nous l'ayons présente à notre esprit pour régler la position que nous entendrons adopter. Vienne sera évi- demment le siège des négociations.

Je profite de l'occasion d'un courrier de Cabinet allemand qui se rend aujourd'hui à Rome, pour transmettre cette lettre particulière.

(l) Cfr. n. 619.

(3) Con R. riservato 2839/1124 del 23 dicembre Nigra aveva comunicato, infatti: «Il conte

(4) Cfr. n. 298.

627

L'INCARICATO D'AFFARI A BUCAREST, BOLLATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. CONFIDENZIALE 36. Bucarest, 5 gennaio 1892, ore 16 (per. ore 18,05). Da informazioni attinte fonte degna di fede risulterebbe che si sta pre-

parando nuovo attentato per rovesciare attuale Governo bulgaro. Esso sarebbe ordito a Belgrado colla connivenza del Governo serbo ed il concorso di quelle legazioni di Russia e di Francia. Il complotto, che non rifuggirebbe da un assas- sinio del principe Ferdinando o di Stambuloff, dovrebbe scoppiare prima del 13 corrente (2). Ad ogni buon fine credo mio dovere avvertirne.

T. 37.

(l) Cfr. n. 272, nota 2. (2) Fin qui il telegramma fu ritrasmesso all'agenzia a Sotia con T. 52 del 6 gennaio.

628

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Pera, 5 gennaio 1892, ore 18,52 (per. ore 19).

Ringrazio V. E. di non aver dubitato della assurdità della notizia riferitami e di averla smentita (1). Vidi Zia bey pochi minuti in casa sua e pranzai con lui da Kalnoky senza che si sia neppure parlato dell'incidente Chadourne; e senza neppure conoscere in fondo opinione mio Governo già previdi e prevedo più che un consimile tentativo per compromettermi e sospetto la fonte; non mi si lascia neppure giungere qui senza questa e l'altra invenzione della mia progettata combinazione con Stambulof. Prego V. E. di difendermi, assicu- randola che pecco e peccherò piuttosto per eccesso di precauzione di riserva e di silenzio.

R. 17/101.

629

L'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Parigi, 5 gennaio 1892 (per. il 7). In occasione del suo ultimo ricevimento ebdomadario, il signor Ribot mi

disse, incidentalmente, che l'imperatore Menelik aveva mandato al presidente della Repubblica due leoncini, che vennero accettati e quindi ricoverati in questo Jardin des plantes, ove esiste un serraglio di animali rari. Nel farmi questa comunicazione, il signor Ribot soggiunse desiderare che quell'atto di cortesia non sia interpretato a male dal R. Governo, come se la Francia cer- casse di subentrare all'Italia nei suoi rapporti coll'Abissinia. Egli anzi vorrebbe che si ripigliassero le trattative per la delimitazione dei territori e delle influenze rispettive nell'Eritrea. Risposi che avrei partecipato questo suo desiderio a V. E.; mi astenni però dall'entrare in alcuna discussione al riguardo. Il signor Ribot colse quell'opportunità per dirmi che aveva molto da lodarsi dell'atteggiamento del r. agente a Sofia in occasione della vertenza insorta col Governo francese per effetto della espulsione del signor Chaudourne, corrispondente dell'agenzia Havas, con un procedimento contrario alle capitolazioni che la Francia consi- dera come tuttora esistenti in Bulgaria.

di aver fatto smentire la notizia apparsa su! g!ornal! che Ressman avrebbe comunicato a Zia bey la disapprovazione del Governo !tal!ano per l'espulsione di Chadourne.

(l) Rudinì aveva comunicato a Ressman con T. 35 dello stesso 5 gennaio, non pubbl!cato,

630

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, GERBAIX DE SONNAZ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. CONFIDENZIALE 69. Sofia, 8 gennaio 1892, ore 8,05 {per. ore 20). Ieri rappresentante germanico trasmise al Governo principesco notizia di

congiura simile a quella che V. E. mi ha inviato (1), notizia, che io ho creduto pur dire confidenzialmente al ministro degli affari esteri in parte. Consigliò che il principe Stambuloff lasci Sofia, guarnigione forte non essendo sicura. Consiglio di guerra decise che la guarnigione era sicura e che precauzioni serie fossero prese sino al 14 per impedire attentato. Governo principesco domanda Belgrado espulsione dal territorio serbo dell'emigrato bulgaro Rizoff, conside- rato come capo congiurato. Sublime Porta inviò jeri progetto di concessione da farsi alla Francia nell'incidente. Trattasi esprimere rincrescimento per conto del Governo principesco di non avere avvertito per iscritto il consolato fran- cese affinché questo procedesse espulsione corrispondente. Io, consultato dal Grecoff oggi, con somma prudenza seguendo le istruzioni, lascio solo intendere, a nome mio personale affatto che sarebbe desiderabile che termini presto incidente (2).

631

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 32/18. Londra, 8 gennaio 1892 (per. il 14). Il linguaggio ed il contegno di lord Salisbury circa il desiderio nostro di

condurre a termine la delimitazione delle zone di influenza in Africa, produs- sero sgradevole sorpresa al R. Governo. Ne parla il dispaccio di V. E. in data del 2 corrente (3), pervenutomi avant'ieri. Io mi era però adoperato, come meglio avea potuto, a prevenire questa sorpresa esponendo ripetutamente quale, a parer mio, era il pensiero dominante di lord Salisbury circa i territori che hanno appartenuto all'Egitto e che l'Inghilterra occupa nel mar Rosso.

Non mancherò in occasione di una mia prossima visita al Foreign Office di eseguire le istruzioni impartitemi con il precitato dispaccio ministeriale. Non dubito della soddisfazione che lord Salisbury proverà nel sentire che, per ora, noi troncheremo le insistenze nostre per la delimitazione verso Zeila. Sarebbe

T. 77 del 9 gennaio e alla rappresentanza a Belgrado con T. 85 dello stesso giorno con la seguente aggiunta: «La prego raccomandare al Governo serbo di allontanare anche nel suo interesse cause di perturbazione nella Bulgaria :t. Per la risposta cfr. n. 633.

495 36 - Documenti Diplomatici - Serie II - Vol. XXIV

però illusione nostra non giustificata il credere che questo Gabinetto voglia, in tempo più o meno prossimo, riaprire con noi la questione di tale delimitazione. Saranno ascoltate senza osservazioni le mie dichiarazioni a tale riguardo e mi sarà concesso ripetere, senza incontrare obbiezioni, che la politica nostra nella Etiopia meridionale resta quella che fu riassunta nella nota verbale del 22 set- tembre 1891 (1). Ma dalla tacita annuenza nessun impegno sarà per risultare, nè lord Salisbury, per ora almeno, dimostrerà di voler prendere.

Nelle cose di Egitto la politica del Gabinetto Salisbury non potrebbe pren- dere una diversa via di quella che ho più volte indicata a V. E. Da essa certa- mente non si lascerà smuovere finché le circostanze della sua politica interna ed esteriore non siano sensibilmente mutate. Le previsioni che per noi derivano da siffatto stato di cose, non sono tutte soddisfacenti nè rassicuranti per gl'inte- ressi nostri in Africa. È questo un tema troppo recentemente da me svolto oerchè occorra ritornare sull'argomento.

(l) Cfr. n. 627, nota 2. (2) Questo telegramma fu ritrasmesso alle rappresentanze a Berlino, Londra e Vienna con

(3) Cfr. n. 623.

632

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE RISERVATA. Londra, 8 gennaio 1892.

La comunicazione che per via indiretta lord Salisbury le ha fatto fare circa la visita dei nostri sovrani in Inghilterra (2) non esce dal quadro di ciò che la politica di altalena di questo ministro permette prevedere. Tutto ciò che può sembrare far straboccare la bilancia verso di noi, è da lui evitato con cura scrupolosa. Noi siamo per lui degli amici, dei grandi amici, ma non gli piace: farsi vedere con noi abbraccietto [sic] in pubblico. Credo averle già detto, forse a voce quando fui in Roma nel mese di settembre, che lord Salisbury non avrebbe favorito il desiderio della regina Vittoria per il viaggio dei nostri reali a Londra. Se tale viaggio si faceva, l'effetto che se ne poteva aspettare era nella opinione pubblica che vi avrebbe trovato l'occasione di manifestarsi solen- nemente.

Non se ne parli dunque più per ora e forse mai più. Se si faranno le elezioni nel corso dell'anno si vedrà quale situazione sarà per risultare. In attesa di essa sarei d'opinione di fare verso l'Inghilterra una politica inattiva. Le previ- sioni continuano ad essere sfavorevoli per l'amministrazione presente. Però se i liberali avranno la maggioranza, si crede che questa sarà troppo scarsa per permettere loro di governare a lungo. Questa previsione contiene per noi parecchi punti oscuri. Mi sembra che un contegno molto tranquillo ci ajuterà ad elucidare ciò che la situazione nuova ci potrebbe preparare di poco soddi-

(2) Della comunicazione di Salisbury non si è trovata documentazione, ma cfr. nn. 564 e 594.

sfacente. In ogni ipotesi con gli attuali governanti, fin dopo le elezioni ge;nerali, sarebbe inutile il cercare di annodare qualsiasi negoziato.

La prego di prendere cognizione del rapporto circa la mia condotta nel- l'affare della nomina Morier (1). Sarei dolente che le conclusioni di quel rapporto le dispiacessero. Ma io non poteva venirne ad altre.

Voglia dunque darvi ella la interpretazione che stimerà più confacente per il bene pubblico.

(l) Cfr. n. 447, allegato.

633

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, GERBAIX DE SONNAZ

T. 84. Roma, 9 gennaio 1892, ore 14,15.

Ricevuto suo telegramma (2). Riferendomi alle mie istruzioni ed in vista della delicata sua situazione nell'incidente Chadourne la prego astenersi da qualsiasi consiglio anche personale. Questi consigli possono essere opportuni ma non da parte nostra (3).

634

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, MENABREA (4)

D. 821/25. Roma, 9 gennaio 1892.

Accuso ricevuta del rapporto di V.E. in data del 5 corrente (5), e mi compiaccio della dichiarazione del signor Ribot relativa alla condotta politica della Francia verso l'Etiopia. Quanto però alla ripresa delle trattative non posso che riferirmi al dispaccio del 27 aprile u.s. (6), e ripeterle che, mentre i parti- colari della linea di confine potranno formare oggetto di discussione, la condi- zione essenziale e sine qua non per la ripresa dei negoziati è che la linea suddetta di delimitazione partendo da un punto dello stretto di Bab el Mandeb,

soltanto nel telegrafare a V.E. ln proposito, dl suggerire che quando 11 gradimento ufficiale sarebbe domandato, la risposta fosse data per mezzo della r. ambasciata in Londra e fatta aspettare parecchi giorni ... V.E. m'informò con telegramma che Iord Dufferin avendo chiesto con nota ufficiale del 21 dicembre !l gradimento per slr R. Morier, ella glielo aveva notificato con nota del 25 dello stesso mese ... Ciò non togUe che la nomina dl sir R. Morier sia un vero insuccesso per la mia po~izlone ufficiale in Londra. Non gioverebbe dissimularsene l'importanza. È anzi mio preciso dovere !l segnalarlo a V.E. senza esitazione e senza reticenze ».

(3) Questo telegramma fu comunicato alle ambasciate a Berlino e Vienna con T. 83,

pari da t a, per informazione confidenziale. (4) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., p. 202. ( 5) Cfr. n. 629. (6) Cfr. n. 243.

non si fermi alle frontiere dell'Etiopia, ma arrivi fino alla strada Zeila-Harar, che segna il confine anglo-francese, in forza dell'accordo del febbraio 1888, e lasci nella sfera d'influenza italiana l'Etiopia e le sue dipendenze, compreso, naturalmente l'Harar. In questo senso l'E.V. potrà esprimersi col signor Ribot, qualora ritornasse di nuovo sull'argomento.

635. IL MINISTRO A BELGRADO, GALVAGNA,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

r. 99. Belgrado, 10 gennaio 1892, ore 21,15 (per. ore 23,40). Ho conferito con il reggente Ristich, rappresentandogli le gravissime

conseguenze che risulterebbero per la pace europea da un attentato riuscito contro il principe di Bulgaria e Stambuloff, e l'interesse speciale della Serbia a non vedere turbato, o distrutto, ordine di cose esistente in Bulgaria (1). L'ho consigliato a soddisfare desiderio espresso dal Governo principesco, espellendo Rizoff dal territorio serbo, Ristich mi ha detto che riconosce utilità di allonta- nare questo individuo pericoloso, che aveva già formulato la proposta nel Con- siglio dei ministri, i quali vi si erano in massima mostrati persuasi, che il principale ostacolo alla partenza di Rizoff era la necessità di farlo passare per l'Austria-Ungheria dove potrebbe essere arrestato. Converrebbe quindi avere da Vienna assicurazione che egli non sarebbe molestato. Nel dire ciò Ristich trin- ceravasi dietro suoi doveri costituzionali, lasciando libertà di decisione ai mini- stri, ma mi assicurava del suo fermo proposito di impedire qualsiasi perturba- zione in Bulgaria (2).

636. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', AL RESIDENTE DESIGNATO AD HARAR, SALIMBENI (3)

D. RISERVATISSIMO 952/12. Roma, 11 gennaio 1892.

La S. V. ha ricevuto incarico dal R. Governo di recarsi all'Harar e di rima- nervi in qualità di residente, senza assumere per ora, non solo officialmente e pubblicamente, ma neanche presso ras Makonnen siffatta posizione ufficiale. Mi pregio quindi di riassumerle nel presente dispaccio le istruzioni per la sua missione.

Scopo dichiarato a ras Makonnen del viaggio della S. V. è di fornirgli ver- balmente gli schiarimenti da lui richiesti colla lettera del lo hedar, riguardo al

(2) Questo telegramma fu comunicato all'ambasciata a Vienna con T. 103 dell'l! gennaio.

Per la risposta di Rudini a Oalvagna cfr. n. 637. (3) Ed. ln L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, clt., pp. 203-207.

pagamento di varie partite addossate al fondo del prestito etiopico. Tali schia- rimenti formeranno oggetto di separato dispaccio.

Terminato l'affare del prestito, spetterà all'accortezza della S. V. di trovare plausibili pretesti ed argomenti perché Makonnen non solo non s'insospettisca della sua permanenza, ma le chieda possibilmente egli stesso di prolungarla.

Il R. Governo considera l'Harar come una provincia dell'Impero d'Etiopia; e come tale intende di riservarla alla sua influenza avvenire esclusiva. Mentre perciò non cercheremo di osteggiare l'azione francese ed inglese a settentrione del fiume Garaslai, presso le tribù degli Issa Somali e dei Gadabursi, desideriamo che si metta in diffidenza Makonnen contro ogni maneggio politico che avesse per oggetto l'Harar. La condotta del r. residente in tali occasioni è facile e piana; giacché l'Italia non essendo stabilita da quella parte sulla costa del mare, desta meno apprensioni ai sospettosi abissini dei francesi e degli inglesi. Ras Makonnen deve entrare nell'orbita della nostra politica come uno dei nostri migliori amici, e nessun mezzo dovrà emettersi dalla S. V. per tranquil- lizzare i suoi eventuali sospetti contro l'Italia e per metterlo invece in guardia contro le mene degli altri agenti europei. Occorrerà ribadire nell'animo suo quello che già gli fu detto dal dott. Traversi, che l'Italia non mira per nulla a menomare l'autorità e l'indipendenza dell'imperatore di Etiopia o l'integrità dei suoi dominli, mentre cerca con ogni sorta di concessioni di conseguire un accomodamento nell'ingrata questione dell'articolo XVII cosi messo in cattiva luce dai nostri nemici.

Il contegno della S. V. verso il vicario apostolico monsignor Taurin de Cahagne dev'essere il più schietto ed amichevole che sia possibile. Egli ha gran- de influenza presso Makonnen, ed è indubitato che la sua azione nei paesi Galla ed all'Harar in pro delle disgraziate popolazioni che gemono sotto la domi- nazione abissina è eminentemente benefica. In tale stato di cose, mentre a suo tempo si potrà forse cercare qui a Roma di farlo rimpiazzare da un vescovo cappuccino italiano, occorre adesso di non disgustarci menomamente il succes- sore del cardinale Massaia. La S. V. dovrà fargli comprendere che difficilmente la Francia riuscirà a stabilirsi all'Harar, non essendo in quella direzione la sua politica coloniale e trovandosi di fronte l'Inghilterra e l'Italia; mentre in un avvenire non troppo lontano noi possiamo sperare di far sentire autorevol- mente la nostra voce in Etiopia. Se perciò la missione cattolica dell'Harar e dei paesi Galla non osteggerà la nostra azione, noi non metteremo ostacoli alla propaganda religiosa e terremo sempre verso di essa un contegno benevolo come quello che le autorità italiane di Massaua tengono adesso verso i lazzaristi francesi. Chiediamo insomma a monsignor Taurin di mantenersi neutrale verso di noi, promettendogli in cambio una condotta leale e benevola verso di lui.

Ma tale contegno benevolo verso monsignor Taurin non dovrà far credere che l'Italia intenda di soppiantare il culto copto-abissino col culto cattolico. La S. V. dovrà rassicurare a tale riguardo Makonnen ed l personaggi principali del clero residenti all'Harar e ciò non le riuscirà difficile, mentre è tradizio- nale la politica di tolleranza religiosa seguita dal Governo italiano.

Contro la propaganda russa dovrà invece esercitarsi tutta la nostra influen- ~a su ras Makonnen e sugli altri capi abissini. A tale effetto la S.V. riceverà

alcuni esemplari d'un fascicoletto nel quale si trovano tradotti in amarico varii passaggi di calendarii ufficiali e di libri liturgici russi, apertamente in contraddizione coi dogmi e colle pratiche della chiesa copta. Quel fascicoletto fu già messo colle dovute cautele dal dott. Traversi nelle mani di ras Makon- nen, e gli fece profonda impressione. La S. V. dovrà valersene opportunamente, ma con grande prudenza, e così pure ella potrà contare sull'appoggio di mon- signor Taurin, nemico dichiarato della propaganda russa in Etiopia.

Al momento presente la carestia che affligge l'Etiopia, i dissensi che si vanno accentuando fra le provincie settentrionali e lo Scioa ed infine la con- dotta assolutamente inetta di Menelik rendono possibile uno smembramento dell'Impero e ad ogni modo lasciano prevedere serie difficoltà in caso di morte di Menelik. Delineandosi all'orizzonte una simile situazione, la S. V. dovrà persuadere ras Makonnen ad appoggiarsi all'Italia che sarà pronta ad aiutarlo con armi e danari a mantenersi nelle provincie affidate al suo governo, affine di profittare degli avvenimenti. Ma in tutto ciò occorre tatto e prudenza, per non destare i sospetti del ras e per non scoprire il nostro giuoco davanti ::tgli avversari della politica italiana.

La S. V. dovrà cercare di persuadere ras Makonnen che il nostro Governo si trova strettamente legato coll'Inghilterra. L'Inghilterra è temuta in Abis- sinia, essa possiede il porto migliore che mette capo all'Harar, e costituisce quindi una minaccia alla dominazione abissina di quella provincia. Dovrà quindi la S.V. procurare di convincere il ras che la nostra azione verso l'Inghil- terra mira appunto ad impedire qualunque attentato ai diritti dell'Etiopia. D'altra parte Makonnen per appoggiare quella nostra politica disinteressata dovrebbe astenersi dalle incursioni contro gli Issa, i Gadabursi, e gli Abr Aual, delle quali incursioni gli inglesi prendono allarme scorgendovi una minaccia ai loro possedimenti lungo la costa. La S. V. dovrà far comprendere al ras che non intendiamo per nulla di contestare la sovranità abissina sopra quelle tribù, ma che affine di non allarmare gli inglesi è prudente ch'egli si astenga dal fare contro di esse razzie o dal mandarvi soldati. Una simile linea di condotta già riuscì al cav. Cecchi nell'incidente di Bia Cabuba, e ras Makonnen gli scrisse una lettera gentilissima dichiarandogli che avrebbe ritirati i suoi soldati da quella località, e che non aveva inteso di costruirvi un forte, ma solo una casa di rifugio pei viaggiatori (1).

La S. V. dovrà attentamente sorvegliare l'azione e gli intrighi che i fran- cesi ordiscono da Obock e da ras Gibuti e riferirne al R. Governo. Così pure dovrà diligentemente informare il ministero intorno al seguito che venisse dato al progetto di ferrovia Gibuti-Harar, che dovrebbe dall'Italia asteggiarsi con ogni mezzo perché porterebbe un serio colpo alla nostra influenza avvenire sull'Etiopia meridionale.

Ben piccola è finora la colonia italiana all'Harar, e si compone del signor .l.<'elter, rappresentante della casa Bienenfeld, del signor Rosa e di alcuni operai. La S. V. dovrà conservare con essi le migliori relazioni e procurare di favorire i loro interessi quando possa farlo senza pregiudizio della nostra influenza

sul ras. Giacché per ora la posizione del residente all'Harar dev'essere quella di un agente politico ufficioso e non già d'un console.

La S. V. non dovrà prendere e tenere al suo servizio italiani sotto nessun titolo o pretesto. Questa misura viene imposta dalla ferma volontà del R. Go- verno di evitare inopportune campagne giornalistiche ed indiscrezioni del gene- re di quelle che purtroppo si sono altre volte verificate.

Così pure la S. V. non dovrà scegliere a Aden i suoi servi o persona qual- siasi destinata a rimanere presso di lei all'Harar.

Ella dovrà sorvegliare attentamente il suo personale di casa per impedire lo spionaggio che volesse tentarsi sopra di lei, e dovrà custodire gelosamente l cifrarii ed il suo piccolo archivio.

Nei suoi rapporti col governatore d'Harar e coi capi ella metterà ogni studio per allontanare diffidenze che altri cercasse di sollevare contro di noi. A tal fine dovrà evitare scrupolosamente di sollevare o creare a chicchessia, indigeni o europei, difficoltà o disgusti anche passeggeri. E sarà indispensabile che colle dovute cautele si formi un accurato servizio d'informazioni su tutto ciò che dagli altri europei venisse tentato a nostro svantaggio. Le è formalmente proibito di corrispondere ufficialmente con altre autorità che non siano il Ministero degli affari esteri. I suoi rapporti con Massaua non potranno avere oggetto politico, mentre della politica verso l'Harar e l'Etiopia il ministero inten- de riservarsi esclusivamente la direzione. Così pure la S. V. si asterrà dallo scrivere a privati notizie ed apprezzamenti politici. Tengo invece che presen- tandosi occasioni sicure abbiano luogo scambi di comunicazioni fra la S. V. e il dott. Traversi, perché la nostra politica in Etiopia proceda unita e concorde.

Nei rapporti cogli altri europei la S. V. dovrà essere molto cortese, e pur evitando di prender parte nelle contestazioni fra i commercianti e le autorità, dovrà cercare di fare apprezzare la sua presenza da tutta la colonia europea. E possibilmente dovrà cercarsi di attrarre nella nostra orbita l'elemento greco, che è molto influente all'Harar.

L'Harar è il punto più debole della nostra politica in Etiopia e perciò grave è il compito affidato alla S. V. e seria la sua responsabilità. Confido nonostante che la sua provata esperienza, il suo patriottismo e le altre egregie sue qualità assicureranno 'buon successo alla sua presente missione.

T. 112.

(l) R. riservatissimo 26/12 del 7 gennaio di cui sl pubblicano l seguenti passi: « Ml permisi

(2) Cfr. n. 630.

(l) Risponde al n. 630, nota 2.

(l) Cfr. n. 523.

637

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', AL MINISTRO A BELGRADO, GALVAGNA

Roma, 12 gennaio 1892, ore 21,55.

Sarà opportuno che la S. V. insista presso il Governo serbo per l'espulsione del Rizoff (1). La sua azione dovrà esercitarsi in modo prudente e facendo

opportunamente comprendere al signor Ristich ed ai ministri che, pur tenendo conto delle giuste suscettibilità del Governo serbo, questo suggerimento ci è dettato esclusivamente dal vivo nostro desiderio di veder allontanata qualsiasi causa di agitazione nella penisola balcanica, ciò che è pure nel ben inteso interesse della Serbia (1).

T. 126.

(l) Cfr. n. 635.

638

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Berlino, 13 gennaio 1892, ore 19,28 (per. ore 20,30).

In presenza delle molto categoriche istruzioni trasmesse da Londra rap- presentante britannico a Sofia, il cui tenore venne comunicato a Solms, crede utile V. E. che nostro agente a Sofia mantenga atteggiamento di riserva asso- luta, nel caso fosse richiesto suo avviso? Converrebbe che Inghilterra in que- stione che l'interessa così vivamente e nella quale per tale motivo Germania si è pronunziata essa pure così chiaramente, non potesse avere sentimento che Italia non proceda di uguale passo. Sarebbe opportuno che nostro agente avesse istruzione di intendersi con Inghilterra. Segretario di Stato dissemi che, per affari di Egitto, Germania rimane sullo stesso terreno che Inghilterra; dissemi anche che Francia è divenuta assai nervosa e avrebbe voluto profittare di avvenimento nuovo kedive per indurre Inghilterra a dar promessa meno vaga per abbandono del Vice Reame. Salisbury crede che cambiamento di kedive sia motivo di più per non mutare politica di Inghilterra; qualora Gladstone arrivasse potere non potrebbe modificare statu quo, perché opi- nione pubblica del suo Paese non lo permetterebbe. Conte Mtinster scrive che egli crede che scacco che prevedesi in affare Chadourne potrebbe avere per conseguenza ritiro di Ribot. Sarebbe questa prima breccia nell'edificio costrui- to a Kronstadt. Pure avendo aria di disinteressarsi nell'incidente Chadourne, Governo russo non sarebbe alieno di prevalersene eventualmente per riunione di conferenza delle Potenze firmatarie del Trattato di Berlino, conferenza nella quale Russia avrebbe occasione di esporre suoi gravami su condizioni presenti di Bulgaria. Credo poter sin d'ora dire che la Germania non ravvisa che que- stione Chadourne ricada sotto competenza degli Stati rappresentati a Con- gresso di Berlino, detto Congresso non avendo mai pensato a interpretare capitolazioni (2).

con la seguente aggiunta: «Barone Galvagna informa che 11 linguaggio tenuto dal ministro austro-ungarico circa l'esplusione Rizoff spiacque ai ministri serbi, rendendoli meno favorevoli alla richiesta bulgara ».

(l) Questo telegramma fu comunicato all'ambasciata a Vienna con T. 113, pari data,

(2) Per la risposta cfr. n. 639.

639

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

T. 122. Roma, 14 gennaio 1892, ore 15.

Mie istruzioni al nostro rappresentante a Sofia (l) furono sempre di pro- cedere in perfetto accordo con rappresentanti inglese ed austro-ungarico ed anche col rappresentante germanico. È superfluo ripeterle perché già ripetute più volte. Pure raccomanderò ancora al conte de Sonnaz d'intendersi sempre col rappresentante inglese e di procedere con cautela (2).

640

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. CONFIDENZIALE S. N. Vienna, 14 gennaio 1892, ore 17,45 (per. ore 19,50).

Kalnoky m'a informé confidentiellement que le cardinal Rampolla a adressé au nonce une dépeche le chargeant de porter à la connaissance des Puissances les scandales qui se préparent par la cause ententée au cardinal Oreglia. La dépeche, qui est probablement circulaire, est empreinte d'une grande vivacité de langage et annonce, sans les spécifier, des déterminations graves de la part du pape. Kalnoky ne m'a rien demandé, mais il pense qu'il est utile que V. E. soit informée de la chose, afin qu'elle soit en mesure d'éviter, possiblement, le scandale et ses conséquences, ce qui serait m'a-t-il dit, extremement désirable dans l'intéret de tous. Kalnoky donnera des conseils de calme au Vatican dans l'espoir que vous pourrez l'aider (3).

641

IL MINISTRO A BELGRADO, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 134. Belgrado, 14 gennaio 1892, ore 18,50 (per. ore 22,25).

Il ministro austro-ungarico ha partecipato Ristich che il suo Governo con- sente libero passaggio di Rizoff. Egli per ora non intende far altri passi. Ciò mi sembra assai savio poiché, data irritazione sollevata dal suo linguaggio,

(2) Queste istruzioni furono date a Sonnaz con T. 121, pari data, non pubbllcato (3) Per la riposta cfr. n. 642.

più Gabinetto austriaco vorrebbe intervenire nella questione, meno si potrebbe raggiungere lo scopo. Quantunque il nostro consiglio sia stato favorevolmente interpretato perché fatto in forma amichevolissima, tuttavia crederei poco opportuno insistere per la espulsione immediata di Rizoff tanto più che questo è ora attentamente sorvegliato nell'impossibilità di fare qualsiasi cosa.

(l) Risponde al n. 638.

642

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', ALL'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA

T. CONFIDENZIALE S. N. Roma, 15 gennaio 1892, ore 18.

Monsignor Amalfitano sporse querela per calunnie al cardinale Oreglia (1). L'Amalfitano è sostenuto dall'avvocato Villa e dicesi che lo sostenga anche l'avvocato Crispi. La legge delle guarentigie non dà sventuratamente immunità ai cardinali. Però l'articolo decimo vuole che non sia data molestia agli eccle- siastici che partecipano in Roma agli atti del ministero spirituale. Questo articolo sarà applicato al caso dal tribunale. Ella può dare questa informazione al conte Kalnoky. R. Governo ha fatto il possibile e continuerà a farlo per evitare e attenuare lo scandalo.

643

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A BERLINO, DE LAUNAY, A LONDRA, TORNIELLI, E A VIENNA, NIGRA

T. 138. Roma, 15 gennaio 1892, ore 18,30.

Grecoff comunicò ai rappresentanti d'Italia, Austria, Germania, Inghilterra, il progetto di nota verbale alla Sublime Porta per terminare incidente Cha- dourne: « Gouvernement princier exprime ses vifs regrets de ce que arreté décretant cette mesure n'avait pas été notifié par écrit à l'autorité consulaire française; animé du plus sincère désir d'entretenir les meilleurs rapports avec l'agent diplomatique français, Gouvernement princier déclare s'engager à l'avenir à communiquer par écrit à l'autorité consulaire française arret expulsion qui pourrait etre pris contre citoyens français; mais si personne qui est objet de cette mesure ne quitte pas le territoire bulgare dans le délai fixé par l'arrHé, autorité locale procède à son expulsion ~ (2). Grecoff desidera opinione Gover-

(2) Il progetto di nota verbale era stato comunicato da Sonnaz con T. 138, pari data.

no italiano ed io desiderando dare risposta conforme in massima a quella che sarà data da codesto Governo prego V. E. di volersi informare delle istru- zioni che saranno date al suo rappresentante a Sofia (1).

(l) Risponde al n. 640.

644

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 59/27. Londra, 15 gennaio 1892 (per. il 27).

Con il dispaccio del 6 gennaio corrente (2) V.E. mi fa sapere che il Governo dell'Eritrea ha vivamente raccomandato all'attenzione del r. ministero l'oppor- tunità di poter corrispondere direttamente con le autorità anglo-egiziane per questioni concernenti interessi locali comuni. Ella chiede che io le esprima in proposito il mio parere il quale, nelle circostanze presenti, non può essere favorevole. Debbo anzi osservare che, dappoiché il governatore della nostra colonia africana considera opportuno lo entrare in corrispondenza diretta con le autorità anglo-egiziane, io sono indotto a credere che quel distinto nostro uffiziale non debba essere informato della fase di estrema, meticolosa riserva nella quale è entrata la politica dell'Inghilterra per tutto ciò che potrebbe diret- tamente od indirettamente dispiacere alla diplomazia ottomana.

Non furono già facili, in certi momenti, i contatti delle nostre autorità con gli anglo-egiziani. Il creare, o l'autorizzare rapporti diretti fra due autorità straniere in un momento molto delicato quale è il presente, potrebbe esporci a contrasti che ora più che mai conviene evitare. Ripetutamente ho avuto l'occa- sione di fissare l'attenzione del R. Governo sovra il modo di vedere di lord Salisbury relativamente alle ragioni di sovranità dell'Egitto sui territori al medesimo assegnati nei firmani della Turchia. È manifesto il dissenso nostro in tale suo modo di vedere. Ma di questo dissenso dev'essere arte nostra, pur tenendone conto e preparandoci alle eventualità che ne potrebbero nascere, il non far trasparire o lasciar indovinare l'esistenza. Non quadrerebbe con tale linea nostra di condotta il lasciare che si stabiliscano relazioni dirette fra le autorità dell'Eritrea e le anglo-egiziane. Un malinteso, una contestazione spesso inevitabile in cose di secondaria importanza, potrebbero esporci d'un tratto e senza rimedio a trovarci costretti d'impegnare con il Governo egiziano, con la Turchia e forse con l'Inghilterra, la discussione sovra il fondamento delle nostre ragioni di sovranità in Africa e ciò nel momento il più inopportuno che rorse si sia fin qui prodotto da dopo che l'Italia ha messo il piede in Mas- saua (3).

18 gennaio e T. 183 bts da V!enna del 19 gennaio, non pubblicati). Launay rispose con T. 148 del 15 gennaio: «Governo bulgaro vorrebbe imporre a! Governi arnie! responsab!l!tà della risoluzione da lui presa per la redazione della nota. Governo Imperiale stima che non havv! :uogo d! assumere simile responsab!l!tà :&.

(l) I Governi d! Londra e V!enna approvarono !l progetto d! nota (T. 178 da Londra del

(2) D. 395/6, non pubblicato. (3) Annotazione a margine di Rudlnl: «Ha ragione».

645

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE A SOFIA, GERBAIX DE SONNAZ

r. 146. Roma, 16 gennaio 1892, ore 23,17.

Il R. Governo loda il pensiero conciliativo che ispira la comunicazione del Governo bulgaro (l) e confida che, tenendo conto delle osservazioni fatte dai Governi amici, esso saprà mantenere integro il diritto d'espulsione dei forestieri pericolosi coi riguardi al principii sanciti dalle capitolazioni.

646

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. RISERVATO 1639/25. Roma, 17 gennaio 1892.

Ho ricevuto il rapporto di V.E. dell'8 corrente n. 32/18 (2). Malgrado le considerazioni svolte dall'E. V. non posso per parte mia ben rendermi conto del contegno di lord Salisbury nella questione della delimitazione dalla parte del golfo di Aden. Qualunque siano infatti le presenti difficoltà del Governo britannico rispetto alla Porta ed all'Egitto, i territori fra la costa di Zeila e l'Harar, altra volta posseduti dal Vice Reame, hanno formato oggetto dapprima di un accordo fra l'Inghilterra ed il Governo francese e quindi di una formale dichiarazione di protettorato regolarmente notificata alle Potenze (V. il doc. n. 893 della serie XXIII) (2). Sembra, perciò, per lo meno tardiva l'abbiezione di Sua Signoria a trattare la delimitazione da noi desiderata, di non voler avere l'apparenza di disconoscere i diritti dell'Impero ottomano su quelle regioni, e gradirò che V. E., presentandosene opportuna occasione, faccia conoscere a lord Salisbury questa mia impressione, giacché egli parmi abbia ricorso, nella circostanza presente, ad un espediente evasivo.

Debbo aggiungere, infine, per norma opportuna dell'E. V., che il modo e la forma colla quale l'Inghilterra eserciterà nell'avvenire l'autorità che ha oramai stabilito sopra l'Egitto, sia mantenendo nel Vice Reame il_corpo d'occu- pazione od anche decidendosi a richiamarlo, non potrà avere influenza alcuna sulla nostra politica coloniale.

Sulla questione di ritirarci da Massaua o di ridurre a quel punto solo della costa i nostri possedimenti del Mar Rosso, si sono oramai pronunciati categori-

(2) Cfr. n. 631. (3) Si tratta di una nota verbale del 25 lugllo 1887 dell'incaricato d'affari britannico.

Kennedy.

camente una speciale commissione d'inchiesta nominata dal R. Governo ed il Parlamento, e siccome in seguito a tale decisione perdureranno, per quanto diminuiti dall'attuale amministrazione, i sacrifici finanziari imposti dai nostri interessi coloniali, dev'essere all'infuori d'ogni possibile discussione il fatto della nostra permanenza in Africa (1).

647. IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI', AL DIRETTORE DELLA STAZIONE GEOGRAFICA

DI LET MAREFIA', TRAVERSI (2)

D. 1643/18. Roma, 17 gennaio 1892.

Ho ricevuto i quattro rapporti della S. V. in data del 20 e del 23 novem- bre e del 6 dicembre u.s. (3). La ringrazio delle notizie in essi riferitemi, ed approvo il contegno da lei tenuto coll'imperatore d'Etiopia, e la sua proposta di cercare con ogni mezzo di guadagnare tempo nella difficile questione del- l'articolo XVII. Qui accluse le trasmetto la risposta di S.M. il Re e la mia (4), redatte con quella sola intenzione. Frattanto la S. V. procurerà con pazienza di portare l'imperatore a sentimenti più amichevoli verso di noi, e possibilmente ad accettare una stipulazione nella quale assuma verso l'Italia l'obbligo pura- mente negativo di non far trattati con altre Potenze e di non cedere loro territorii; è questo il minimum al quale possiamo scendere colle concessioni; altrimenti meglio varrà di lasciar le cose nello statu qua, giacché in faccia alle Potenze la nostra situazione attuale non è cattiva, malgrado le proteste di Menelik; e la denuncia del trattato minacciataci dopo i cinque anni sarà assai contestabile. Certamente vivo desiderio del R. Governo sarebbe d'accordarsi nel frattempo colla Francia per una delimitazione, ma sono purtroppo le pretese dei francesi sui paesi Galla e l'Harar che incagliano finora le trattative. In tale stato di cose non mi resta che far appello alla sua scaltrezza ed alla sua provata esperienza perché si ristabilisca un modus vivendi ed una reciproca intelligenza con Menelik, anche senza accordi scritti, la quale valga a garantirci dalle mene dei nostri avversarli.

Riguardo al telegrafo fra Massaua ed Entotto, le difficoltà finanziarie si oppongono purtroppo alla pronta attuazione di quel progetto nel momento pre- sente. Autorizzo tuttavia la S. V. a cominciare come di sua iniziativa le tratta- tive con Menelik, sulla base che il Governo etiopico fornisca il legname necessa- rio pei pali e la mano d'opera; tali trattative potranno mandarsi a lungo oppor- tunamente, e durare qualche anno, mantenendo frattanto distratta l'attenzione dell'imperatore dalla noiosa questione dell'articolo XVII.

(2) Ed. in L'Italia in Africa, Ettopta-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 209-210. (3) Cfr. n. 561. Gll altri rapporti sono ed. in L'Italia in Africa, Etiopta-Mar Rosso, tomo

IX, cit., pp. 196-200. (4) Non si pubblicano, sono ed. in L'Italia in Africa, Etiopta-Mar Rosso, tomo IX,

cit., pp. 207-208.

Con succèssivo corriere le manderò le note delle somministrazioni di viveri fatte a degiac Masciascià Uorchié, e possibilmente qualche autorevole testimo- nianza (forse del priore di Debra Bizen) riguardo al modo con cui quel pre- fetto imperiale venne trattato dal Governo di Massaua.

Lamento certo gli intrighi dei francesi ed i giornali malevoli ch'essi man- dano continuamente allo Scioa. Non posso però soddisfare per ora al suo desi- derio di mandarle giornali che valgano a neutralizzare l'opera dei nostri avversari, mentre la nostra stampa tratta sempre in modo imperfetto e con troppo spirito di parte le questioni africane, e non pubblica davvero articoli che sarebbero ben visti in Etiopia.

Debbo finalmente informarla che il R. Governo ha deciso di mandare all'Harar il conte Augusto Salimbeni, colla semplice missione di fornire a ras Makonnen gli schiarimenti da lui richiesti relativamente al saldo del prestito etiopico. Egli non avrà quindi veste o qualità ufficiale di residente, e sebbene abbia istruzione di rimanere indefinitamente all'Harar, dovrà procurare accorta- mente di far chiedere di volta in volta dallo stesso Makonnen un prolunga- mento del suo soggiorno. Il R. Governo si preoccupa vivamente delle suscetti- bilità abissine e cerca per quanto è possibile di rispettarle. Salimbeni si terrà poi in continua comunicazione colla S. V. perché la loro azione proceda concorde.

Riguardo ai negoziati nel Tigrè, la S.V. ne è già stata informata con altro rapporto, al quale non ho nulla da aggiungere.

(l) Cfr. n. 643, nota 2.

(l) Per la risposta cfr. n. 650.

648

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (l)

R. RISERVATO 64. Massaua, 19 gennaio 1892 (per. il 7 febbraio).

L'E. V. prendendo in esame (2) il rapporto, che ebbi l'onore di sottoporle, intorno alla recente intervista al Mareb (3), ha avuto agio di constatare quanto io mi sia adoprato perché dai nostri accordi con quei capi non fosse urtata la suscettibilità dell'imperatore d'Etiopia né compromessa maggiormente la nostra situazione verso di lui.

V. E. avrà pure rilevato che per salvaguardare la posizione di re Menelik in Etiopia fu posto come base delle trattative con ras Mangascià la sua condizione di dipendente dall'imperatore e non il riconoscimento di lui quale figlio legit- Limo ed erede di Giovanni re dei re d'Etiopia, sebbene con tale riconoscimento si potesse allettare grandemente quel capo ed ottenere sicuramente più vantag- giose condizioni.

Non ho lasciato intentato da parte mia alcun mezzo per mantenere aperto l'adito ad una pronta e sincera conciliazione coll'imperatore d'Etiopia, essendo

(2) Gandolfi risponde al n. 622. (3) Cfr. n. 584.

io pUre Péi'stiàso che l'amicizia di quel sovrano giova in ogni tempo all'Italia é può in un dato momento divenire preziosa per noi, e se nei miei colloqui coi capi del Tigrè non mi sono adoperato con maggiore insistenza a favore di lui si fu unicamente perché, come già espressi all'E. V. in altra mia relazione, ho potuto constatare che qualsiasi quistione inerente al re Menelik ed allo Scioa destava così decise ripugnanze da compromettere il buon esito delle trattative.

Sta di fatto che in Massaua si vede di buon occhio il consolidarsi delle buone relazioni coi capi del Tigrè, essendoché per esse si provvede in modo più diretto e più sicuro alla tranquillità e alla sicurezza della colonia ed allo svilup- po dei commerci, che non coll'amicizia e l'appoggio morale dell'imperatore d'Etiopia; posso però assicurare l'E. V. che in Massaua, come nel rimanente dell'Eritrea, non si esclude che le buone relazioni coi capi del Tigrè possano coesistere coll'amicizia di Menelik verso l'Italia e che l'ambiente ostile a detto sovrano, se pure ha esistito un tempo a Massaua ed è stato ad arte esagerato per spiegare con esso i risultati meno felici della nostra politica in Etiopia. oggidì è interamente scomparso.

Non tralascerò ad ogni modo di ispirarmi sempre alle istruzioni di V. E. per ciò che concerne la parte politica del mio compito e posso fin d'ora darle assicurazione che né la condotta di questo Governo, né il contegno di queste popolazioni non porranno mai a cimento i nostri interessi e la nostra politica nel mezzodì dell'Abissinia (1).

T. 154.

(l) Ed. in L'Italta in Africa, Etiopia-Mar-Rosso, tornei IX, cit., pp. 210-211.

649

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

Roma, 20 gennaio 1892, ore 17,40.

Lord Dufferin mi disse oggi che destinazione di Morier a Roma fu revocata e mi chiese il gradimento per Vivian che sarà accordato domani.

650

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 85/43. Londra, 20 gennaio 1892 {per. il 27).

Ho ricevuto questa mattina il dispaccio di V. E. in data 17 corrente (2), relativo al contegno di lord Salisbury di fronte alla insistenza nostra per con-

il suo compiacimento perché Oandol!i aveva esattamente interpretato le intenzioni del Governo circa la politica verso l'Etiopia.

durre a fine il lavoro di delimitazione delle rispettive zone d'influenza dalla parte del golfo di Aden.

Con risoluzione pari alla chiarezza V. E. mi notifica il pensiero del Governo di Sua Maestà circa la sua permanenza in Africa indipendentemente dalle eventuali decisioni dell'Inghilterra relative alla sua occupazione dell'Egitto.

Ringrazio V. E. per tale comunicazione. Nello stesso dispaccio l'E. V. mi fa osservare che i territori fra la costa di

Zeila e l'Harar, posseduti altre volte dal vicere di Egitto, formarono l'oggetto di accordi fra l'Inghilterra e la Francia e quindi di una formale dichiarazione di protettorato regolarmente notificata alle Potenze. Ella trova tardiva l'abbiezio- ne che oggi trattiene il Gabinetto di Londra dal trattare con l'Italia. Non man- cherò, in occasione opportuna, di far sentire a lord Salisbury la forza di queste osservazioni che egli forse ammetterà notando però che le circostanze d'oggi nei rapporti con la Turchia sono diverse di quelle che permisero la trattativa e l'accordo anglo-francese per la regione di Zeila-Obok.

In una certa misura ciò è vero. Non si potrebbe far astrazione da certe conseguenze che l'intesa franco-russa ha prodotto principalmente nell'indirizzo politico dell'Inghilterra. Mentre lo scopo della diplomazia britannica resta sem- pre di evitare ad ogni costo la guerra senza lesione di sostanziali, presenti inte- ressi suoi, è chiaro che, dopo quell'intesa, il bisogno di circospezione in ogni cosa che tocchi ai rapporti con la Turchia, è qui vivamente sentito. Allorché lord Salisbury parla delle nervosità della diplomazia della Turchia, egli si rife- risce manifestamente al timore che la Porta ottomana inclini verso una poli- tica russo-francese. Il fatto che la Turchia chiese di riaprire il negoziato per la evacuazione dell'Egitto a breve distanza dalle feste di Kronstadt, produsse una impressione che non può cancellarsi in pochi mesi.

A quella domanda lord Salisbury oppose un rifiuto di trattare fuor di sta- gione. Egli partì in lunga ferie lasciando a Rustem pascià la cura di spiegare al suo Governo il significato vero di tal modo di procedere. Però al suo ritorno in Inghilterra il principale segretario di Stato della regina sembrò ricercare premurosamente ogni occasione di discorso in pubblico per assumere un atteg- giamento che alla Porta ottomana dovea riuscire soddisfacente e rassicurante. Non solamente egli fece sentire esplicite dichiarazioni di rispetto per i diritti della Turchia sull'Egitto, ma si manifestò recisamente contrario a qualunque combinazione che di quei diritti non tenesse conto, portando per tal guisa un colpo maestro nel punto dove le idee del partito gladstoniano sembravano fondersi con quelle che da taluni furono espresse in Francia in vista di una situazione nuova e speciale da crearsi per l'Egitto alla cessazione della occupa- zione inglese. V. E. avrà forse saputo da altre parti se questo atteggiamento spontaneo di lord Salisbury abbia prodotto a Costantinopoli tutto l'effetto che evidentemente Sua Signoria se ne riprometteva. Non bisogna dimenticare che la politica di quest'uomo di Stato è sostanzialmente opportunista tanto all'estero quanto all'interno. Il solo punto fisso al quale egli si dirige è la preservazione dal pericolo di guerra per l'Inghilterra. Degli aggiornamenti e delle dilazioni egli si compiace e finché non gli sia evidente l'utilità di parlare ed agire, pre-

ferisce il silenzio ed il mistero verso tutti, anche verso i Governi che più altamente professano l'amicizia inglese.

Di qui nasce molta incertezza quando si tratta di penetrare il segreto di una siffatta politica. Il mio collega d'Austria-Ungheria riteneva, fino a quest'ultimi tempi, né so sovra che cosa fondasse la sua opinione, che fra Costantinopoli e Londra fossero in corso negoziati per il regolamento delle cose egiziane. Ma, in un privato colloquio, io sentii invece esprimere dal signor Waddington la convinzione che, dopo l'infr\lttuoso tentativo dell'estate scorsa, la Porta si fosse astenuta da nuove pratiche. E nella stessa occasione questo signor ambasciatore francese non nascondeva il suo pensiero che le cose rimar- rebbero così, come ora si trovano, per un pezzo e quand'anche il partito libe- rale inglese dovesse venire al potere. Egli soggiungeva anzi che sovra questo punto avea ripetutamente cercato di distruggere le illusioni che nel suo Paese alcuni si facevano a tale riguardo.

Propenderei per credere meglio fondata nel vero l'opinione del signor Waddington. M'induce a così pensare appunto la cura esagerata che lord Sali- sbury mette ad evitare qualunque cosa che possa risvegliare l'attività della diplomazia turca, o dare ad altri pretesto per eccitarne nuovamente la sensi- bilità. Ritengo perciò sincero il desiderio di lord Salisbury di associarci alla sua politica di circospezione esagerata per guadagnare tempo ed aspettare che un mutamento nella situazione a Costantinopoli permetta più liberi movimenti sulle coste dell'Africa orientale. Non vedrebbesi con quale profitto nostro resi- steremmo al desiderio del Gabinetto di Londra. Rimanci a formar voti che di questa politica circospetta e prudente maturino prontamente i migliori frutti.

T. S.N.

(l) Rudinì segnò ricevuta di questo rapporto con D. 4860/47 del 9 febbraio esprimendo

(2) Cfr. n. 646.

651

L'AMBASCIATORE A MADRID, MAFFEI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Madrid, 25 gennaio 1892, ore 19 (per. ore 0,45 del 26).

Ieri sera, in una lunga conferenza con il ministro di Stato, ho ricevuto ampia conferma dell'impegno meco anteriormente assunto circa l'indirizzo che il Governo di Sua Maestà cattolica procurerà di dare ai suoi cardinali per il loro contegno nel futuro conclave: vale a dire che questo dovrà continuare a essere tenuto in Roma, e che non si debba favorire l'elezione d'un pontefice intransigente o ligio all'influenza francese. Il duca di Tetuan mi asserì inoltre che, secondo la antica usanza, i cardinali spagnuoli agiranno di concerto cogli austriaci i quali, se non erro, obbediranno alle stesse norme. Nel prendere atto di tali nuove dichiarazioni ho detto al duca che traevo anche buon augurio dal fatto che, per la prima volta forse, regnasse buon rapporto fra i due amba- sciatori di Spagna residenti in Roma, ed egli convenne eziandio che simile circostanza è atta a facilitare non poco il compimento dei nostri comuni desideri.

511 37 - DocumenU Dtplomatict - Serie II - Vol. XXIV

652

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, GANDOLFI

D. RISERVATO 2835/26. Roma, 26 gennaio 1892.

Ho ricevuto il rapporto della S. V. illustrissima n. 38, in data dell'H cor- rente colla lettera acclusa direttami dal sultano d'Aussa (1).

Prego la S. V. di dare istruzione al cavalier Pestalozza di scrivere a Moham- med Anfari confermandogli l'assicurazione già datagli nella mia ultima lettera, che i francesi non mostrano sinora alcuna intenzione di prendere possesso del lago Assai ed aggiungendo che saranno fatte le pratiche opportune presso Menelik ed a Parigi al fine di difendere i diritti delle popolazioni dancale da qualsivoglia usurpazione.

Il cavalier Pestalozza dovrà raccomandare inoltre al sultano di Aussa di dare ordini perentori a Hamed Loito ed al sultano di Raheita di cessare dai loro intrighi colle autorità francesi d'Obok dicendo che io mi riservo di rispon- dere personalmente all'Anfari dopo che saranno stati fatti i passi sopraccen- nati a Parigi e allo Scioa.

Tutto ciò naturalmente non ha altro scopo che di guadagnar tempo e di calmare le apprensioni dell'Anfari mantenendolo fedele alla nostra causa, men- tre d'altra parte non ci risulta esatta finora la notizia che il signor Chefneux voglia procedere ad una immediata occupazione delle saline d'Assai.

653

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 256. Pera, 27 gennaio 1892, ore 18,40 (per. ore 21,40). D'accordo mio modo di vedere, Calice ha telegrafato a Kalnoky impegnan-

dolo far dare a Grecoff il consiglio di non insistere sulla pretensione d'avere dalla Francia una risposta scritta alla nota di scusa la quale implichi ammis- sione del principio affermato . . . (2). Pare che anche la Sublime Porta darà lo stesso consiglio a Sofia. Ambasciatore di Francia mi ha detto ieri che consi- derava chiuso l'incidente dal fatto d'essersi dichiarato contento della nota bul- gara che gli fu proposta bastandogli il riconoscimento espressovi e senza che con ciò sia altrimenti pregiudicata la questione di principio. Credo che sarebbe bene che anche il nostro agente a Sofia, se interrogato, dissuada Grecoff da esigenze che potrebbero compromettere il risultato ottenuto (3).

(2) Gruppo 1ndecifrato. (3) In tal senso Rud1nì dette istruzioni a So!la con T. 196 del 28 gennaio, non pubblicato.

(l) Non pubblicato.

654

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN. AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. RISERVATO 262. Pera, 28 gennaio 1892, ore 17 (1).

Vicario generale delegato apostolico mi ha assicurato confidenzialmente che Cambon intriga per farsi riconoscere dal sultano la qualità di « patrie~. cioè capo di una specie di patriarcato civile sulle scuole cattoliche d'Oriente, in virtù di che tutto l'insegnamento cattolico, l'approvazione dei maestri ecc. sarebbero nelle sue mani. Delegazione apostolica ne avverte il papa richiamando l'attenzione di Sua Santità sui pericoli di una simile sopraintendenza francese. Mi intenderò con i miei colleghi d'Austria-Ungheria e Germania per mettere bastoni nelle ruote dell'ambizioso ambasciatore di Francia.

655

IL DIRETTORE DELLA STAZIONE GEOGRAFICA DI LET MAREFIA', TRAVERSI,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (2)

R. 18. Let Marefià, 30 gennaio 1892 (per. il 13 marzo).

Prima che io ricevessi il dispaccio ministeriale dell'undici dicembre da Roma (3), allo Scioa già si sapeva dell'intervista sul Mareb (4). Fin dalle prime notizie che arrivarono si cominciò a dubitare delle nostre buone intenzioni e di quelle di ras Mangascià, soprattutto perché per l'appunto quell'intervista aveva luogo quando il capo del Tigrè doveva presentarsi a Borumieda all'impe- ratore, come aveva scritto e promesso. Il re, specialmente perché istigato da Masciascià Uorchié e dalla regina, è furioso, dicono, contro ras Mangascià apertamente e pubblicamente; ma l'odio suo e degli altri capi è tutto verso l'Italia. Menelik si è sentito ferire nel suo amor proprio e nel suo orgoglio di re dei re dalla mancata promessa del ras perché la venuta del capo del Tigrè a Borumieda la si considerava come un trionfo diplomatico a danno nostro. Si erano fatti pel ras dei preparativi immensi di viveri e di bevande, di doni e di decorazioni e si diceva anche che sarebbe stato incoronato re del Tigrè.

Questo era quanto si esponeva al pubblico; ma chi era addentro alle segrete cose a voce bassa e con grande circospezione accennava al rovescio

(2) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 211-213. (3) Non pubblicato. ( 4) Cfr. n. 584.

della medaglia come al ras di sottomano si preparassero delle poco gradite sorprese, ordite sempre dai due che ho sopra ricordati. Masciascià Uorchié non può perdonare a Mangascià di averlo costretto alla fuga dal Tigrè e oggi che è ascoltato a Corte cerca ogni mezzo per vendicarsene, sostenuto, come è dalla regina. E pensare che siamo noi, che mettemmo questo Masciascià Uorchié nel Tigrè e che lo sostenemmo anche quando lavorava contro di noi! E oggi se ne vanta!

In questo stato di cose l'imperatore ha chiamato precipitosamente a Boru- mieda ras Makonnen e tutti i soldati che erano rimasti, con un editto che termina così: «Tutti quelli che hanno i c ... si riuniscano a Worrailù ». È voce pubblica che il re abbia intenzione di fare una corsa nel Tigrè per impadronirsi di ras Mangascià e d'incatenarlo. Il pubblico dice: «Gli italiani hanno pochi soldati nell'Hamasen e prima che ne abbiano fatti venire, loro che vanno tanto adagio, possiamo operare contro il ras come vorremo ». E dicono così perché qua si ritiene che in caso di guerra noi aiuteremo ras Mangascià.

A conferma poi mi credo in dovere di rimettere all'E. V. una lettera impor- tante (l) scrittami da un amico, che non ha, secondo me, alcuna ragione di mentire, tanto più che quello che è stato scritto a lui è quello che del resto s1 dice pubblicamente. L'informatore di questo mio amico è certo lica-mecuas Abbatà, beniamino dell'imperatore e profondo conoscitore di tutti i segreti di Corte.

In questa situazione e mentre ero in Addis Abeba presso il ras Makonnen, mi arrivava il dispaccio dell'E. V. dell'H dicembre. Al ras, che era ansioso di avere notizie del convegno del Mareb, sebbene ne fosse minutamente al cor- rente, feci esplicite e chiare dichiarazioni che l'E. V. mi raccomandava ed aggiunsi che noi non eravamo andati a Massaua per fare la guerra all'Abissinia, ma per estendere le nostre relazioni commerciali; che se una volta fummo costretti alla guerra non fu per colpa nostra, come lui del resto sapeva; noi siamo andati a Massaua per vendere quello che abbiamo nel nostro Paese e per comperare quello che nel nostro Paese non si trova: fino ad oggi Massaua ha divorati milioni e milioni senza che l'Italia ne risentisse il benefizio di un sale. Perché ora che tutto era tranquillo, e che si aveva ragione di credere alle buone disposizioni del re dei re l'imperatore non vuole che si riaprano le vie al commercio? Allora che cosa stiamo a fare a Massaua? E allora perché abbiamo fatto un trattato con Menelik? Se Menelik non vuole e non rispetta neppure la parte del trattato che riguarda il commercio farà pensare che anche la vertenza dell'articolo 17 sia un capriccio suo. Queste e molte altre cose dissi al ras, che mi parve penetrato delle mie ragioni promettendomi tutto il suo appoggio presso l'imperatore. Anche lui attribuisce tutti questi intrighi a Masciascià Uorchié ed alla regina, colla quale non è in troppo buoni termini. Ed una cosa importantissima è che Makonnen è fermamente convinto che senza l'amicizia dell'Italia l'Etiopia si perderà; e non per sentimento ideale, ma perché quest'amicizia impedirà che ci colleghiamo alle altre Potenze per dividerci l'Abissinia; come dire che l'Italia da sola non ci potrà divorare, mentre la sua diplomazia in Europa avrà sempre tanta influenza da tenere a freno la cupi-

digia delle altre Potenze. Del resto è lo stesso concetto che ebbi l'onore di esporre all'E. V. nel mio rapporto da Roma (1).

Alla sua partenza per Borumieda accompagnai per diverse tappe il ras Makonnen raccomandandogli sempre i nostri affari e ne ebbi sempre le più esplicite e rassicuranti dichiarazioni. Vedremo quello che ci sarà di vero. Quello che dissi al ras, meno la frase che riguarda l'articolo 17 (sicuro che gliela ripeterà il ras stesso) lo scrissi pure all'imperatore; aggiunsi anzi che oramai l'Italia aveva dato tali e tante prove delle sue buone intenzioni che se per gli intrighi di gente malvagia gli affari si guasteranno avremo la coscienza tran- quilla e la soddisfazione di sentir dire che non siamo stati noi quelli che abbiamo guastato tutto. Lo pregavo anzi di conservare la mia lettera per poter- gliela ricordare quando Iddio gli avrà fatto vedere che i suoi nemici non sono gli italiani. Come al ras, cosi all'imperatore feci chiare ed esplicite le dichiara- zioni che l'E. V. mi raccomandava ed a conferma di tutto non trascurai nep- pure quella parte del discorso di V. E. che riguarda l'Africa. Ora son qui alla stazione di Let Marefià ad aspettare gli effetti e i controeffetti della situazione.

Se si tien conto del carattere di Menelik fiacco e indeciso, delle pessime condizioni economiche, della mortalità e della debolezza dei soldati, dell'oppo- sizione che potrà fare Makonnen e delle mie dichiarazioni, nonché delle pro- fezie, che predicono la morte dell'imperatore il giorno che farà la guerra si dovrebbe supporre che tutti i propositi bellicosi sfumeranno quanto prima; ma l'Oriente è il paese delle sorprese, né si può fare assegnamen1lo neanche sopra i dati che abbiano l'apparenza della maggiore sicurezza. In ogni modo, ripeto, Menelik non mi pare l'uomo, né lo credo preparato ad un'azione pronta e decisa. Se gli avvenimenti dovranno correre per la loro via, quel più che potrà fare l'imperatore sarà di avvicinarsi a Ganda!' con quanti più soldati potrà riunire nella speranza che la paura faccia decidere i tigrini a presentarsi; proprio come faceva lui con Johannes quando dopo la prima sfuriata correva a Boru- mieda carico di umiltà e di regali.

Né bisogna trascurare di fare un'ultima ipotesi che cioè questo movimento può mascherare l'intenzione di correre addosso a qualche altro capo più vicino all'imperatore ed a lui poco fedele. Comunque sia mi pare che noi non avremo molto da temere perché Menelik credo che non prenderà mai le armi contro di noi; né avranno molto da temere quei del Tigrè perché moltissimi generali sono ancora nei paesi Galla e tutto l'esercito di Makonnen, il più numeroso forse ed il meglio armato, si trova all'Harar. Ras Micael non ha ancora detta l'ultima parola, né si sa che cosa pensi il re Tacle Haimanot, se.bbene oggi faccia l'amico.

Né si dimentichi che il Begh-medir sarà il pomo della discordia fra molti grossi capi, tanti sono i desideri di possedere quella provincia e tanti sono i diritti ad averla. Insomma se Menelik riflette allo stato di cose che lo circonda, anche se Mangascià fino all'ultimo non si presenterà, dovrà starsene allo Scioa prudente e tranquillo.

L. PERSONALE.

(l) Manca l'Indicazione dell'ora dl arrivo.

(l) Non pubblicata.

(l) Cfr. L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 113-121.

656

L'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Berlino, 30 gennaio 1892.

Je vous remercie de votre lettre particulière du 8 courant relative à la Roumanie. Ainsi que j'ai eu l'honneur de le télégraphier hier à V. E. (l), je n'ai pas perdu la question de vue, et j'ai informé confidentiellement le baron de Marschall que vous seriez disposé à accueillir des propositions pour des négociations en vue du renouvellement des accords avec la Roumanie, pourvu que les engagements à prendre par l'Italie fussent identiques à ceux de l' Allemagne.

D'après ce que j'ai pu constater, l'affaire est actuellement en suspens, et le Cabinet de Berlin croit toujours - camme lors de la dernière visite du roi Caro! ici - qu'il serait inopportun de chercher à presser les décisions de ce souverain. Et cela méme malgré la présence au pouvoir d'un Ministère sympa- thique à la Triple Alliance. Lorsque le moment lui en paraitra venu, le Cabinet de Berlin pourra faire sonder le terrain par san ministre à Bukarest. Mais l'initiative des négociations éventuelles appartient tout naturellement à la Autriche, camme la plus directement intéressée.

Le général de ~aprivi doute que l'an obtienne de la Roumanie qu'elle s'en- gage à une coopération éventuelle effective, et il croit qu'elle n'entrerait en action qu'à la dernière extrémité. Mais il considère comme très important de s'assurer tout au moins de sa neutralité bienveillante.

En me résumant, il me semble que, pour ce qui nous concerne, nous n'avons maintenant qu'à laisser venir, nous tenir sur la réserve, et attendre qu'on nous fasse des propositions. Nous serons ainsi mieux placés pour poser nos con- ditions (2).

Je suis profondément touché de la sollicitude amicale avec laquelle vous voulez bien vous informer de ma santé. Elle n'est malheureusement guère satis- faisante en ce moment. A la suite d'un refroidissement une bronchite étant venue s'ajouter à mes autres indispositions, j'ai dù m'aliter pendant plusieurs jours. Je vais un peu mieux, et espère etre bientòt à meme de reprendre ma vie ordinaire; mais je me vois obligé aujourd'hui de recourir à la piume du marquis

(2) Cfr. quanto riferì Curtopassl con L. personale riservata del 19 marzo: «Venendo

poi [Il re Carlo] a parlare del patto spirato con la Trlpllce Alleanza e che brama ardentemente sia rinnovato, mi confidò di volere attendere la fine della discussione della risposta al messaggio della Corona (durante la quale, se necessario, si affermerebbe la non esistenza d! alcun Impegno) per svelare il segreto al presidente del Consiglio ed al signor Lahovary, ministro degli esteri: quello del demanio, signor Carp, è al corrente della cosa fin dall'epoca ave la convenzione fu stipulata a Vienna e a Berlino dal defunto Giovanni Bratiano. Me ne compiacqui astenendomi però da qualsiasi allusione alla nostra eventuale partecipazione ed alle sue modalità; sarà sempre tempo di parlarne allorché formalmente richiesto, e non mancherò dall'attenermi strettamente alle precise Istruzioni ricevute dall'E.V. Questo riserbo mi è dettato da due ragioni: dalla possibilità (sebben lontana) di un rifiuto per parte del due nuovi Iniziati; "dalla utilità per noi di risapere quall saranno le condizioni che l Gabinetti di V!enna e di Berllno offriranno ed Imporranno nella nuova stlpulazlone ».

Beccaria-Incisa, lequel relève à peine lui-mème et n'est pas encore bien remis d'une forte attaque d'influenza, dont il a été atteint dès le lendemain de son retour de congé. Je fais donc appel à l'indulgence de V. E. si je ne suis pas à meme en ce moment de la servir comme je le voudrais.

En me réservant de répondre à vos deux autres lettres particulières, du 23 décembre et 4 janvier courant (1) ...

(l) T. 279, non pubbllcato.

657

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN

T. 226. Roma, 1° febbraio 1892, ore 12,40.

Prego V. E. farmi conoscere sua opinione circa all'invio di r. navi da guerra ad Alessandria, dove già convennero forze navali inglesi, francesi e russe per rendere onoranze ad Abbas pascià (2).

658

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 310 (3). Pera, 1° febbraio 1892, ore 20,53 (per. ore 22,55). Mi pare che la presenza di nave francese e russa ad Alessandria rende-

rebbe gradita all'Inghilterra quella di nave di Potenza non ostile alla sua occu- pazione, e che un atto di deferenza verso il nuovo kedive per parte del Governo non potrebbe essere che opportuno. Converrebbe far presto per non lasciarsi precedere dall'arrivo del firmano d'investitura.

659

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. RISERVATO 3699/83. Roma, 1° febbraio 1892.

In una conversazione che ebbi, in questi scorsi giorni, coll'ambasciatore d'Inghilterra sulle cose del Marocco, ebbi l'occasione di dichiarare a lord Duf- ferin che, se gli eventi colà si fossero aggravati e le forze navali delle altre

(2) Per la risposta cfr. n. 658. (3) Risponde al n. 657.

Potenze fossero aumentate a Tangeri, la squadra italiana era di già pronta a salpare con sufficienti forze per operare essa pure uno sbarco, qualora si facesse da altri.

Informo di ciò V. E., desiderando che questa mia dichiarazione sia notata nel carteggio ufficiale della r. ambasciata.

T. 251.

(l) Cfr. nn. Bl4 e 625.

660

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A BERLINO, DE LAUNAY

Roma, 3 febbraio 1892, ore 18,08.

Il conte di Solms è venuto ad annunziarmi a nome del conte Caprivi che S. M. l'Imperatore Guglielmo mi aveva conferito l'aquila nera. Io lo pregai di ringraziare vivamente l'imperatore ed il conte Caprivi. Prego V. E. di fare sapere a S. M. l'Imperatore Guglielmo che io sono sinceramente grato per l'onore concessomi che considero come un attestato della sua benevolenza per me e come prova novella della sua amicizia verso il popolo italiano, e sono orgoglioso della benevolenza di un potente ed illuminato sovrano che trovan- dosi a capo di una Nazione veramente grande e gloriosa ha la coscienza piena ed intiera della sua missione. Prego ancora V. E. di esprimere a S. E. il conte Caprivi i miei sentimenti sinceramente amichevoli e la mia profonda ricono- >cenza per avere proposto a Sua Maestà il conferimento dell'onorificenza.

661

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A PmTROBURGO, MAROCHETTI

T. 260. Roma, 4 febbraio 1892, ore 17,20.

Relativamente agli emigrati bulgari in Serbia il r. ministro a Belgrado ebbe per istruzione di dare consigli molto amichevoli e nell'interesse della Serbia stessa (1). Questo fu fatto in forma confidenziale avendo ogni cura di rispettare le suscettibilità serbe, e solo per evitare cause di spiacevoli com- plicazioni (2). V. E. riceverà copia delle istruzioni mandate al barone Galva- gna (3), delle quali potrà dare lettura al signor Giers perché vi riconosca il

aveva fatto risaltare, anche se in termini amichevoli, il contrasto tra l'atteggiamento austro- italiano e quello riservato della Germania in occasione delle osservazioni fatte a Belgrado relativamente agli emigrati bulgari.

(3) La copia fu inviata con D. confidenziale 4312/21 del 5 febbraio, non pubblicato.

carattere amichevole ed eminentemente pacifico della nostra intromissione. Mi era del resto noto che la Serbia aveva voluto alterare agli occhi del Governo imperiale il carattere della nostra intervenzione (1).

(l) Risponde al T. 320 del 3 febbraio, con cui Marochetti aveva comunicato che Oiers

(2) Cfr. n. 630, nota 2.

662

IL DffiETTORE DELLA STAZIONE GEOGRAFICA DI LET MAREFIA', TRAVERSI,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. 19. Let Maretià, 6 febbraio 1892 (per. il 13 marzo). Faccio seguito al mio rapporto del 30 ultimo scorso (2) per avvisare l'E. V.

che ras Makonnen e tutti i soldati che erano stati chiamati a Borumieda per ordine dell'imperatore sono tornati indietro da Girru. I soldati sono andati alle loro case e ras Makonnen è tornato a guardare Addis Abeba. Causa di questo subitaneo cambiamento è stata la venuta di Uag-scium Berrù, arrivato i1 17 scorso a Borumieda. Questo Uag-scium Berrù avrebbe portato notizie di ras Mangascià a Menelik e lo avrebbe assicurato che il capo del Tigré non è per cattiva intenzione che tarda a presentarsi, ma pel colera, che fa strage dei suoi soldati.

Ora non si sa di preciso se ras Mangascià si presenterà; ma è probabile che l'imperatore per paura del colera lo dispensi dalla visita.

Per quanto non fosse più necessario, pure ho pensato bene di mandare all'E. V. anche il mio rapporto del 30, perché serve a far meglio vedere in quale ambiente viva la Corte scioana in alternativa di pace e di guerra.

In questi subitanei cambiamenti, in questa mancanza d'indirizzo e in questa ignoranza di amici e nemici si vede tutto l'animo di Menelik e la sua maniera di governo. In una cosa sola gli abissini sono coerenti e costanti, cioè nel diffidare dei bianchi in genere e di noi in specie, come quelli che cogli abisssini abbiamo maggiori interessi.

Finché mancarono notizie di ras Mangascià a forza si volle credere ad un intrigo italiano; ed oggi che il ras accenna a venire, o almeno lo fa credere, si dice che i nostri di Massaua tentarono di fare un trattato con lui, ma che non vi riuscirono.

Questo è quanto mi scrive da Borumieda una persona bene informata. Di questo passo, credo, che col tempo ci incolperanno anche del vento e della pioggia.

«Mi era di glà noto che 11 Governo serbo aveva tentato di alterare 11 carattere della nostra intromissione nella questione della espulsione di Rizo!f, e perciò, nel rendere informata la S.V. delle cose dette in proposito dal signor di Giers al barone Marochetti, la prego di fare opportu- namente capire al Governo serbo che questi maneggi non possono certamente riuscire graditi al R. Governo, e non giovano punto alla Serbia. Il signor Ristich ed i suoi ministri devono persuadersi 11 R. Governo non essersi prefisso ·altro scopo, in. questa circostanza, che di evitare loro difficoltà, e prevenire contingenze dalle quali esso forse non potrebbe trarre vantaggio :>.

Non perciò mi pare che si debba cambiar strada: le ragioni le ho espresse più volte a V. E. Con ogni mezzo anzi dobbiamo cercare di levar via tutti gli attriti e tutte le diffidenze, sia cercando di mantenere viva corrispondenza coll'imperatore, interessandolo a qualche progetto, come scrissi, sia operando dalla parte di Massaua. Sarebbe bene, secondo me, che per mezzo di S. E. il signor governatore dell'Eritrea s'inducesse il ras Mangascià a mantenersi in continui e cordiali rapporti col re dei re per quello che riguarda il Tigré e le sue relazioni con noi. Menelik, già in diffidenza e continuamente istigato dai nostri avversari si sente offeso nel suo amor proprio perché crede che ras Mangascià lo trascuri e manchi ai suoi doveri per intrighi nostri. Dovremmo pure servirei del ras Mangascià per stabilire un servizio di corrieri coll'impe- ratore, mezzo economico ed efficace sotto molti rapporti, come ebbi l'onore di dire all'E. V. in altra mia. Dovremmo mandargli giornali, tenerlo informato delle cose d'Europa, alle quali l'imperatore tiene, parlargli di progetti di com- merci ecc. ecc. come del resto si fa per la via di Gibuti: insomma dovremmo solleticare la sua ambizione con bel garbo e se fosse possibile, arrivare quasi fino a farsene un consigliere; salvo s'intende il resto. Se si pensa che qua si vive in pieno Medioevo, rivisto e corretto ad usum delphini (l'E. V. mi permetta la frase) si capirà facilmente la necessità in noi di doverci adattare all'am- biente per riuscire a qualche cosa.

T. 278.

(1) Cfr. 11 seguente paSBo del D. confidenziale 4318/18 inviato a Galvagna 11 5 febbraio:

(2) Cfr. n. 655.

663

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA

Roma, 7 febbraio 1892, ore 20,10.

La S. V. assumendo oggi reggenza dell'ufficio {l) è personalmente respon- sabile delle carte segrete, che desidero siena conosciute da lei solo. Nessun'altra persona anche appartenente all'ambasciata deve leggerle. Prenda quindi gli opportuni concerti colla famiglia.

664

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 156/76. Londra, 7 febbraio 1892 (per. il 16). Ringrazio V. E. di avermi comunicato, con dispaccio 26 gennaio, il rapporto

del r. agente e console generale in Tunisi, in data 19 dello stesso mese (2).

dello stesso 7 febbraio. (2) Non pubblicati.

Vi è unita la relazione dell'agente consolare italiano a Gabes circa la perse- verante azione espansiva dei francesi sul confine tripolo-tunisino.

È questo un soggetto sovra il quale non ho mancato, non manco e non mancherò di tener desta l'attenzione del Governo inglese in ogni opportuna occasione. Ma le osservazioni da me fatte qui presso lord Salisbury, in tempo non remoto, mi persuadono che le altre che avessi opportunità di fare prossi- mamente, riuscirebbero allo stesso effetto negativo. II Gabinetto inglese non muoverà passo in questi affari finché l'opinione pubblica non lo spinga e questa non si scuoterà in Inghilterra finché l'azione francese verso la Tripolitania si manterrà nella misura di un lento, graduale progresso. Sovra tale punto chi non voglia spontaneamente illudersi, non può avere opinione diversa di questa.

L'integrità e la vitalità della Tripolitania sono in prima linea interessi della Turchia. Il diritto pubblico europeo ha riconosciuto nell'Impero ottomano il diritto ed il dovere insieme di provvedere al rispetto della integrità del suo territorio. Se per difetto di volontà o di potere, la Porta consentisse a cosa seriamente pregiudicevole a quegli interessi, l'Italia avrebbe qualità e titolo per richiamarla all'adempimento delle sue obbligazioni internazionali.

Non è però questo un terreno sovra il quale gioverebbe avanzare il piede per ritrarlo senza avervi lasciato impronta. All'infuori della Germania e della Russia, non vi è in questo momento grande Potenza alla quale la Turchia, invitata a far rispettare l'integrità del suo territorio, non possa fondatamente rispondere: « rispettatelo voi stessi». Di qui si comprende come sarebbe inu- tile il proporre al Gabinetto di Londra di unirsi a noi per reclamare dalla Porta ottomana un contegno di vigorosa contro-azione verso la Francia sulla fron- tiera tunisina od algerina.

Se l'Italia stima che i suoi interessi abbiano tale danno da richiedere un provvedimento che vi ponga riparo, la via da battersi sarebbe quest'altra: bisognerebbe dichiarare all'Inghilterra ed agli altri Governi nostri alleati che lo stato di cose che la Francia crea o prepara nella Tripolitania, è incompa- tibile col rispetto della integrità territoriale della Turchia, guarentigia degli interessi nostri in quella regione, e che conseguentemente se la Turchia non è capace di difendere le sue ragioni, noi dovremmo prendere le guarentigie che la debolezza della Porta ottomana impone.

Dal punto di vista diplomatico tale nostro linguaggio sarebbe incontestabil- mente corretto. Ma sarebbe esso opportuno? Della sua efficacia potremmo nol essere abbastanza sicuri? Sono questi i riflessi che mi fanno dire che sovra siffatto terreno non si può mettere il piede senza essere certi di potervelo tenere.

Le circostanze potrebbero mutarsi e, in tal caso, potrà non essere stata inutile l'insistenza nostra nel segnalare all'attenzione dell'Inghilterra ciò che la Francia perseverantemente prepara verso la Tripolitania. Ma se il Governo del re, nei passi che in questo senso fa a Londra, volesse raggiungere uno scopo determinato, pronto e sicuro, la via che a me è lecito, senza istruzioni speciali

di V. E., di battere, non ve lo può condurre, ed è bene che io, senza reticenze, lo dica fin d'ora acciocché in proposito non sussistano illusioni od equivoci (1).

Il soggetto di questo rapporto consente anzi che io palesi a V. E. il sospetto !!he è nato in me che fra la Gran Bretagna e la Francia, rispetto alla Tunisia siano corsi impegni dei quali il Governo del re non ebbe completa notizia. Questo mio sospetto, fondato sull'evidente imbarazzo nel quale lord Salisbury si è sempre trovato ogni volta che, durante la mia missione, ebbi a stringere gli argomenti per indurlo a prendere in questi affari un contegno che mettesse freno alla Francia, ebbe conferma recente dallo aver io saputo che il signor Waddington, in un privato colloquio, ha fatto cenno a convenzioni che avreb- bero da assai tempo messo le cose di Tunisi fuori delle questioni aperte fra il suo Paese e l'Inghilterra. All'egregio comm. Catalani, che ebbe tanta parte nei lavori di quest'ambasciata appunto nel periodo in cui quegli accordi anglo-fran- cesi avrebbero potuto essere stati presi, ho domandato che cosa egli pensasse in proposito. La sua risposta non escluse il dubbio mio. Egli conserva perfetta la memoria che, per mantenere il suo trattato di commercio con Tunisi, il Gabinetto di Londra debba aver fatto, nel resto, alla Francia delle larghe con- cessioni, sovra la misura delle quali necessariamente non è possibile lo avere notizia certa. Sono indotto a supporre che non esista fra i Governi di Londra e di Parigi trattato o convenzione formale a questo riguardo; ma che l'Inghil- terra non si trovi verso la Francia, per le cose di Tunisia in posizione identica alla nostra, mi pare quasi certo. Ad ogni modo di ciò bisogna pur tener conto nelle determinazioni che il Governo del re dovesse pigliare.

(l) Con T. 345 Beccaria aveva annunciato la morte di de Launay, avvenuta alle ore 8,30

665

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, GRANDE

T. CONFIDENZIALE 280. Roma, 8 febbraio 1892, ore 13.

La divisione della squadra che è in Alessandria al ritorno in Italia farà scalo a Tripoli. La S. V. sarà avvisata dal r. agente al Cairo dell'arrivo. Questa gita della squadra ha per iscopo di far vedere la nostra bandiera in codesti paraggi e l'istruzione degli equipaggi. L'ambasciata a Costantinopoli ne fu infor- mata (2).

« Gl! apprezzamenti del Governo Inglese coll!merebbero, Invece megl!o co! nostri per quanto riguarda non solo l'!ntegr!tà materiale della Tripol!tan!a, ma anche la questione dell'hinterland algerino, desiderandosi a Londra ch'essa non serva d! pretesto a chiudere al commercio britannico buona parte del mercato interno dell'Africa, né a danneggiare la Tripol!tania od il Marocco ». (R. 3085/776 di Machiavell!, Tunisi 22 dicembre 1891).

(l) Diverso !l parere del console Inglese a Tun!s!, Drummond Hay, secondo !l quale

(2) Con T. 281, pari data, non pubb!1cato.

666

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 351. Pera, 8 febbraio 1892, ore 19,10 (per. ore 19,10) (1).

Said pascià mi ha testé confermato firmano investitura kedive essere in preparazione. Ho detto a Said invio Alessandria nostra divisione squadra per onoranze al kedive e per salutare arrivo firmano risponde alla raccomanda- zione fatta per mezzo mio dal sultano a S. M. il Re; l'effetto fu ottimo, la visita della squadra Tripoli (2) lo distruggerebbe, inquieterebbe senza molto frutto l'animo pavido del sultano. Ho il debito d'avvertirne V. E.; crederei che faremmo cosa grata a Salisbury informandolo di quella mia dichiarazione a Said intesa indirettamente ad affrettare invio firmano da lui atteso con impazienza (3).

667

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN

T. 296. Roma, 9 febbraio 1892, ore 22,15.

Terrò conto dell'avvertenza di V. E. circa all'approdo della squadra a Tri- poli (4). Parmi che l'approdo di una sola nave non potrà sollevare suscettibilità del sultano, approdandovi navi francesi ed inglesi.

668

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE RISERVATISSIMA. Londra, 9 febbraio 1892.

La di lei lettera del 14 gennaio è di quelle che richiedono almeno una parola di ringraziamento cordiale per la assoluta fiducia che dimostrano in chi le scrive verso colui che le riceve. Lasciai però partire il corriere che me l'avea portata senza esprimerle la mia gratitudine perché i riflessi che le cose da lei accennate suggeriscono, non possono maturarsi in poche ore.

1ncerte o errate.

(3) Per la risposta cfr. n. 667. (5) Cfr. n. 666.

Ella vede giustissimamente le cose di qui quando dice che tanto lord Salisbury quanto i suoi eventuali successori non stimano abbastanza l'aiuto che in certe eventualità l'Italia potrebbe dare all'Inghilterra e temono invece di assumere anche moralmente impegni sproporzionati ai benefici che la nostra amicizia può assicurare. Ella pone la questione se, dal punto di vista inglese, questi statisti abbiano ragione o torto. Purtroppo vi sono molti argomenti che fanno credere che hanno ragione e ciò non a causa di quanto l'Italia vale o può valere, ma per cause inerenti alle condizioni proprie, speciali dell'Impero bri- tannico, alle necessità che gli sono imposte dalla sua stessa grandezza. Epperò non dobbiamo farci l'illusione di vedere qui scegliere altra via. Dobbiamo anzi prevedere che da noi l'Inghilterra si terrà a distanza sempre maggiore con il progresso dei suoi armamenti marittimi ai quali attende con incessante alacrità. Alla meta credono qui arrivare entro due anni al più e poter allora contare sovra la preponderanza delle loro forze navali che dovranno bastare a difen- dere gli interessi britannici da sole contro la coalizione di due qualunque delle maggiori Potenze di Europa (1). Toglie a tale politica qualunque colore odioso per noi l'essere essa fatta all'infuori d'ogni considerazione della potenza assoluta o relativa di altri Paesi. È l'espressione della orgogliosa persuasione degli inglesi di bastare a loro stessi. Di un solo avversario temono: della Russia. Sovra di essa è fisso costantemente il loro sguardo. Comprendono il vantaggio che l'immenso Impero potrà trarre dalla contiguità dei suoi territorii. Ma una guerra d'Oriente con la Francia amica della Russia, sconcerta troppo profon- damente le previsioni perché qui non abbiano a ricercare il modo di rompere l'intesa. Il partito gladstoniano, se verrà al potere, sarà in migliore posizione per conseguire lo scopo. Rientrando al governo gli uomini attuali saranno con- tenti di profittare dell'ottenuto. Entro queste linee generali vi sono due punti che ci toccano davvicino e che se, un giorno, dovessero essere toccati senza preparazione, senza riguardi, potrebbero produrre uno scatto di sentimenti doloroso in Italia. I due punti sono in Africa: Tunisi e Massaua.

Parlando casualmente con me della successione al trono kediviale, regolata da un firmano comperato da Ismail, lord Salisbury, poche settimane or sono, mi diceva aver letto di recente quel firmano nel quale si parla anche di Mas- saua e mi chiedeva se io conoscessi il documento. Non gli dissi che probabil- mente fu vergata di mia mano la nota con la quale l'Italia ha dato atto della notificazione del firmano del quale egli parlava. In parecchie occasioni, sempre però incidentalmente, sentii ripetere che l'Egitto paga tutt'ora il tributo di Massaua. Infine noi siamo a Massaua con il non obstat inglese, non con il consenso che inchiude l'obbligazione almeno morale di appoggiarci nel far rispettare da altri la nostra posizione. L'opinione pubblica in Italia presente-

dell'ammiragllato av~va dichiarato che 11 Naval Detence Act due anni prima era stato «deliberatamente votato con lo scopo di collocare l'armamento navale di questo Paese in tale stato da renderlo uguale alle forze combinate dl due qualunque fra le Potenze estere navali >>; e aveva aggiunto: «Queste dichiarazioni in se stesse di molta gravità, meritano certamente tutta la attenzione nostra anche dal punto di vista della posizione che, nelle quistioni di polltica generale, sarà per risultare all'Inghllterra quando essa avrà la convinzione di essere in mare a parità di forze con le marine coallzzate di due qualunque fra le Potenze navali straniere. Questa posizione sarà ottenuta fra due soli anni, se l calcoll del Gabinetto attuale non soffriranno variazioni per imprevedute circostanze ».

mente non sa, o non vuol sapere queste cose. Mi pare certo che non le veda nella loro realtà. Non si comprende che le grandi linee della politica inglese corrispondono a bisogni e necessità molto diverse dalle nostre. Non vedendo interessi immediati in conflitto fra i due Paesi;· è agevole il foggiarsi una situa- zione reciproca dei medesimi che in fatto non esiste. Se un mutamento di circostanze, da noi non dipendente, dovesse scuotere d'un tratto la fiducia che neli'amicizià inglese esageratamente fu collocata, se le illusioni dovessero far posto alla realtà, il disgraziato ambasciatore che si troverà a Londra in quel momento sarà nella condizione poco invidiabile nella quale si trova il medico che si lascia morire l'ammalato in mano.

Di qui ella può giudicare con quali previsioni e con quale animo io impieghi qui tutte le mie forze per ben fare. Credo onestamente di nulla tralasciare di ciò che è nei mezzi miei di operare. Ma lo sconforto s'impone e ne sento il peso. Se la mia attività potesse essere utile al re ed al Paese altrove? ...

Ella chiude la sua lettera del 14 gennaio dicendo: < a voce il resto ~. Non ho per ora il progetto di venire in Italia. Le cose alle quali quella con-

clusione si riferisce, sono d'altronde di lontana previsione se pur si dovessero effettuare.

T. 299.

(l) Sic, ma le ore di partenza e di arrivo del telegrammi da Costantinopoli sono spesso

(2) Risponde al n. 665, nota 2.

(l) Tornlell! aveva comunicato con R. 1227/651 del 23 novembre 1891 che n primo lora

669

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, MACCIO'

Roma, 10 febbraio 1892, ore 12,45.

Informo V. S. che pel momento approdo squadra Tripoli è sospeso. Mini- stro marina ne informa ammiraglio.

T. 365.

670

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 10 febbraio 1892, ore 18,12 (per. ore 19,50).

Sarebbe desiderabile che nella redazione firmano investitura kedive, si evitasse ciò che, confermando firmani precedenti, pregiudicherebbe, con atto nuovo, nostra posizione nell'antico caimacanato di Massaua (1).

1'11 febbraio.

(l) Questo telegramma fu comunicato all'ambasciata a Costantinopoli con T. 311 del-

671

COLLOQUIO FRA L'ONOREVOLE CRISPI E L'AMBASCIATORE DI GERMANIA A ROMA, SOLMS (l)

APPUNTO. Roma, 10 febbraio 1892.

Il conte mi porta alcune notizie statistiche sull'Alsazia-Lorena, che gli avevo chiesto un mese addietro.

Si discorre di materie poco più o poco meno politiche; né lui, né io osiamo toccare gli argomenti del giorno.

Gli domando del principe di Bismarck, della vita ch'egli fa. Il Solms risponde misurato.

Quando ad un tratto, l'ambasciatore tedesco mi chiede il motivo della mia opposizione al trattato di commercio tra l'Italia e l'Italia (2). E disse:

- In verità non ho saputo comprendere la vostra avversione al trattato. - Avete letto il mio discorso? -Si. - Avete il mio discorso stenografico, pubblicato dalla Camera o quello

riferito dai giornali? - Il discorso parlamentare. - Or bene, se lo avete letto, avete dovuto aver compreso, che ero favore-

vole al trattato, quantunque pessimo per noi, e che però avrei voluto, che non avesse la durata di 12 anni.

- La lunga durata è un beneficio pel commercio ... - No, è un beneficio per la Germania, non per l'Italia. Quel trattato non

è conforme alle intelligenze prese col conte Caprivi nella intervista di Mi- lano (3).

Siccome ci siamo legati politicamente, per la difesa comune, dovevamo legarci economicamente, in guisa da averne benefici comuni. Dovevamo pre- munirei contro la Francia, la quale ci fa una guerra atroce con lo scopo di indebolirei.

Noi dovevamo fare un trattato di navigazione e commercio, che apra i ter- ritori dei tre alleati, tanto ed in modo da dover bastare a noi stessi.

La Francia combatte l'Italia e fa tutto per impoverirci. Il giorno che scop- pierà la guerra, che ne farete dell'Italia, alla quale manchino i mezzi per vivere? Noi saremo deboli per difenderci.

(2) Sic. evidentemente per «Germania :o. (3) Cfr. serie II, vol. XXIII, n. 848.

Quando manca la vita economica, manca tutto. Saremo impotenti il giorno che dovremo spiegare tutte le nostre forze per farci rispettare.

-Avreste voluto forse uno Zollerein? -Non fino ad una lega doganale completa; ma a qualche cosa che vi si

avvicina.

Il discorso prese altra via, il mio interlocutore non essendo contento del terreno economico.

Alle 4 pomeridiane il conte prese commiato.

(l) Da Museo centrale del risorgimento, Carte Crisp1.

672

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. 126/64. Costantinopoli, 13 febbraio 1892 (per. il 18). Mi è oggi pervenuto il dispaccio del 9 corrente (l) col quale l'E. V. volle

confermarmi il suo telegramma del dì precedente (2) relativo al progettato invio della terza divisione della prima squadra, ora in missione ad Alessandria d'Egitto, nelle acque di Tripoli.

Accogliendo le mie osservazioni (3) l'E. V. nel secondo suo telegramma del 9 corrente (4) mostravasi disposta a tener conto della suscettibilità del sultano ed a far fare scalo a Tripoli, dopo il ritorno della squadra da Alessan- dria, ad una sola delle r. navi per dar minore presa a commenti malevoli che una certa stampa non mancherebbe di fare. L'effetto dell'approdo a Tripoli d'una intera squadriglia di navi da guerra italiane sarebbe così notevolmente diminuito: nondimeno temerei, se già fin d'ora dessi un preavviso alla Sublime Porta, di essere pregato d'adoperarmi onde far desistere il R. Governo dal suo proposito di mandare sia pur anche una sola nave da guerra in quelle acque. Epperò sarà più opportuno che io differisca l'avviso fino al momento in cui la nostra divisione navale salperà da Alessandria, in cui cioè non vi sarà più tempo di dare contrordini. Allora tuttavia sarà conveniente d'informare la Sublime Porta che una r. nave farà una apparizione a Tripoli, ed io prego l'E. V., quando sarà venuto il momento, di mettermi in grado di farlo.

Stando a ciò che lo stesso sultano disse ieri al signor Fane, incaricato d'affari d'Inghilterra, nominato recentemente ministro plenipotenziario e che ieri dopo il selamlik fu ammesso a presentare a Sua Maestà le proprie creden- ziali, l'invio del firmano d'investitura del nuovo kedive ad Alessandria non dovrebbe più molto tardare. Il firmano fu già partecipato dal Palazzo al Con-

(2) Cfr. n. 665, nota 2. (3) Cfr. n. 666. (4) Cfr. n. 667.

38 - Documentt Diplomatici - Serle IJ - VoL XXIV 527

s1glio dei ministri che tosto ve lo rimandò. Non pare dubbio che esso non si scosterà per nulla da quello rilasciato al predecessore di Sua Altezza Abbas pascià. Sarebbe dunque oramai troppo tardi, ammesso pure che ciò fosse conseguibile, per fare alcuna pratica tendente ad eliminarne la conferma dei firmani precedenti e ad evitare cosi che si « pregiudichi con un atto nuovo la nostra posizione nell'antico caimacanato di Massaua ), come ne esprimeva il desiderio l'ambasciatore di Sua Maestà a Londra in un telegramma da lei l'altro ieri ripetutomi (1).

Ma io lascio giudicare V. E. se sarebbe stato possibile, in qualunque momen- to, di ottenere dal sultano in quel modo una, quantunque indiretta, rinunzia ai pretesi suoi diritti sopra le antiche dipendenze dell'Egitto. Il sultano accettò, perché non poté fare altrimenti, il fatto compiuto, ed è certo fra le cose più inverosimili che il nostro possesso di Massaua possa essere per opera sua turbato. Arroge che dell'animo suo e della sua suscettibilità in quest'argomento avemmo una anche recentissima prova nel fatto che il gran vizir mi dichiarò che mai Sua Maestà Imperiale avrebbe consentito a ratificare il trattato di commercio in discussione con noi qualora avessimo preteso di estenderlo alle nostre colonie, appunto perché in questa parola « colonie ) egli scorgeva l'im- plicito riconoscimento della nostra sovranità sopra Massaua.

Il firmano d'investitura che in data del 7 agosto 1879 fu dato a Sua Altezza Mehemet Tewfik pascià, come kedive d'Egitto, si esprimeva così: «Noi ti confidiamo il kedivato d'Egitto tale quale esso travasi conformato dai suoi antichi limiti e comprendendovi i territori che vi furono annessi ».

È presumibile che nel nuovo firmano d'investitura questi stessi termini si troveranno riprodotti. È vero che essi implicitamente si riferiscono alla seguente dichiarazione anteriore di 13 anni che trovo nel firmano imperiale a Sua Altez- za Ismail pascià col quale modificavasi l'ordine di successione in Egitto e che porta la data del 27 maggio 1866: «Ho deciso che d'ora innanzi il governo dell'Egitto coi territori che vi sono annessi e che ne dipendono e coi caimacanati di Suakin e di Massaua sarà trasmesso al maggiore dei tuoi figli maschi e nello stesso modo ai figli maggiori dei tuoi successori ».

In pratica dunque bisognerebbe ottenere che il sultano nel nuovo firmano di investitura escludesse espressamente il caimacanato di Massaua, giacché i termini usati nell'ultimo firmano imperiale di investitura del 7 agosto 18 79 non lo includono espressamente e che perciò non basterebbe di sopprimere questa menzione; ed a ciò il sultano consentirebbe tanto meno.

P. S. - Vuolsi eziandio por mente che se una modificazione qualsiasi del firmano d'investitura fosse da noi domandata, ciò che da tutti subito si sapreb- be, oltre che si potrebbe ascrivere a colpa del nostro reclamo un maggior ritardo della spedizione del firmano al kedive (e a Londra ciò molto spiace- rebbe) altre Potenze riprenderebbero lena per reclamare modificazioni alla loro volta. Fatalmente sterile, la mossa sarebbe dunque anche impolitica. E fatal- mente sterile lo sarebbe, pel fatto pure che il sultano, in qualità di califfo

capo dei musulmani non abdicò mai la sua sovranità nominale nemmeno sul- l' Algeria o su Tunisi e che ha egli pure il suo non possumus come da noi il papa.

(l) Non pubblicato.

(l) Cfr. n. 670, nota l.

673

COLLOQUIO FRA IL RE D'ITALIA, UMBERTO I, E L'ONOREVOLE CRISPI (l)

APPUNTO. Roma, 15 febbraio 1892.

Giunsi al Quirinale alle 10 antimeridiane meno 10 minuti. Il re non era entrato nel suo gabinetto di studio.

Alle 10 e 15 minuti l'aiutante di servizio mi annunzia, che Sua Maestà mi avrebbe ricevuto. Dopo le solite cordiali accoglienze, entro subito in materia.

- Vostra Maestà ricorderà, che sin dal 1889, quando cominciarono le opere nel porto di Biserta, richiamammo l'attenzione dei Gabinetti di Berlino e di Londra sulla possibilità che i francesi ne avrebbero fatto un porto militare, e sui pericoli che ne sarebbero venuti all'Italia. La corrispondenza era segreta, perché in tali materie non si può usare altro metodo. Dopo le mie dimissioni giunse una nota verbale da Londra (2), alla quale il mio successore non diede risposta; e fece male. Oggi ha fatto peggio.

Ieri, dopo che mandai a Vostra Maestà la mia lettera ... - Quale lettera? - Le mandai una lettera per mezzo del generale Pallavicini. La mandai

raccomandata; e non so come non sia ancora giunta. La mandai verso le 2 e mezza pomeridiane.

-Non l'ho ancora ricevuta. La domanderò subito. - Dunque, dopo averle diretto la lettera, seppi che il marchese di Rudinì

aveva commesso una imprudenza imperdonabile. Discorrendo nei corridoi della Camera, in mezzo a 5 o 6 deputati - vi erano

De Zerbi, Cappelli, Comin, Brin, De Riseis etc. - disse che la quistione di ~ Biserta era stata compromessa da me, il che risultava da una nota verbale

comunicatagli da Dufferin dopo le mie dimissioni. Dalla nota verbale non risulta tutto ciò. Io conosco la nota, perché il

significato me ne era stato comunicato da Berlino. Il male fu, che il signor marchese non seppe rispondere a quella nota; la lasciò senza risposta. Ci era molto da dire; ed un altro ministro avrebbe saputo richiamare lord Salisbury a migliori consigli.

(2) Cfr. n. 24.

Biserta è un guaio per l'Inghilterra; e per noi più che per l'Inghilterra ... -L'Inghilterra se n'è disinteressata ... - Niente affatto. L'Inghilterra comunicava il parere di alcuni esperti,

consultati in proposito; ma a Salisbury si poteva rispondere col parere dello Stato Maggiore italiano e con quello dello Stato Maggiore tedesco.

Comunque, la quistione non è questa. La quistione è, se è lecito ad un ministro render pubblica una nota verbale, che fa parte d'una corrispondenza segreta.

Se la quistione venisse alla Camera, io potrei schiacciare cotesto asino di ministro. Ma io sono un patriota; e non posso e non devo svelare i segreti di Stato. Morirei piuttosto.

Io domando: se è permesso ad un ministro far conoscere in pubblico le corrispondenze segrete del suo predecessore. Che direbbero all'estero? Quale figura farebbe un ministro? Chi contratterebbe più con l'Italia sapendosi, che nulla è segreto nelle nostre relazioni internazionali? Dove sarebbe andato il prestigio del Governo?

-Ha ragione! Ha ragione! Non ci è che dire. Il ragionamento è strin- gente, e non ci è che rispondere.

- Perdoni, Vostra Maestà, se l'ho annoiato. Ma io non sapeva a chi rivol- germi. Credetti mio dovere informarla di tutto ciò.

- Ma alla Camera è un'interpellanza del deputato di Trapani... - Ma quella interpellanza non ha che fare con la nostra corrispondenza

segreta sulle opere di .t:nserta. Nasi vuol chiedere, che si fortifichi Trapani in conseguenza delle fortificazioni di Biserta. Nasi nulla sa, di quello che abbiamo fatto per prevenire quelle fortificazioni.

Comunque, la quistione mia è un'altra. Io richiamo l'attenzione di Vostra Maestà su questo fatto enorme della rivelazione dei segreti di Stato. Io doman- do, se si può abusare della prudenza di un avversario, e se per combatterlo si può far sapere l'esistenza di una nota verbale, che è legata ad una corrispon- denza segreta, e che dev'essere segreta anch'essa.

-Ha ragione! Non ci è che rispondere. - Per lo meno quest'asino di marchese avrebbe dovuto chiedere il per-

messo a Salisbury prima di farne conoscere l'opinione su di un dato argomento. E poi nella politica pratica nulla havvi di assoluto. E quello che si pensa

oggi su di una data materia, può esser contraddetto domani. Mutate certe cir- costanze di fatto, si può, e si deve anzi, mutare d'opinione.

- Ha ragione! È proprio così! -Perdoni Vostra Maestà di averla incommodata. Ma ne sentivo il bisogno ... - Ma ella ha fatto bene di venirmi a vedere. Ella sa la mia immutabile

amicizia per lei. Io godo di vederla. Ed ammiro nel trovarla sempre lo stesso, con lo stesso ardore di patriottismo, con gli stessi principii politici.

- Dopo 48 anni di vita politica, non saprei essere altrimenti. Sono vecchio, e duolmi che a 72 anni debba lavorare per vivere.

Stasera partirò per Napoli. Dovevo partire ieri sera. e differii la mia par tenza, dopo aver ricevuto la lettera di Pallavicini, che mi annunziava che Vostra Maestà mi avrebbe ricevuto stamattina, alle 10.

- L'avrei ricevuto ieri sera, se mi avesse fatto sapere l'urgenza. - Grazie, Maestà, e le domando altra volta scusa, se le ho recato noia. - Niente affatto. Io anzi la ringrazio.

Qui ci alziamo. I soliti baci ed i soliti amplessi. Mi accompagna sino alla porta.

Scendendo, passo dall'ufficio dell'aiutante di campo. Generale Pallavicini è indisposto; e non sarebbe venuto. Trovo la mia lettera d'ieri sul tavolo del generale; e prego il suo segretario di volerla portare subito al re.

L. PERSONALE.

(l) Da Museo centrale del risorgimento, Carte Cr1sp1, autogra!o.

674

IL MINISTRO A BELGRADO, GALVAGNA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Belgrado, 19 febbraio 1892.

Le sono assai grato per la lettera ch'ella ebbe la cortesia di scrivermi, e per la benevola accoglienza fatta al mio desiderio di essere traslocato da Bel- grado.

Ho saputo che nelle alte sfere di * Pietroburgo si è vivamente preoccupati dal timore che imperatore Guglielmo voglia profittare degli imbarazzi interni della Russia e del suo armamento ancora incompleto e cercare in una guerra una diversione alle questioni interne che si agitano in Germania * (1),

L. PERSONALE.

675. L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Vtenna, 24 febbraio 1892.

La ringrazio della sua lettera del 22 corrente. Il consiglio che mi chiede mi lusinga e mi onora; ma mi mette in un grande imbarazzo. Io ci ho pensato su un bel pezzo, anche prima di ricevere la sua lettera. Ma una soluzione inte- ramente soddisfacente non l'ho trovata.

La scelta di Taverna sarebbe stata ottima. Essa aveva trapelato fin qui, e Kalnoky e Reuss, che me ne parlarono entrambi, ne sembravano soddisfatti. Ma dopo il rifiuto, bisogna pensare ad altri.

A Berlino bisogna mandare o l'uno dei più grandi personaggi del Regno, o il diplomatico (ammogliato) più intelligente, più serio, più capace di tenere il posto. Fra i grandi personaggi non veggo che Pianell. Egli certamente terreb- be altamente quel posto, e vi sarebbe ajutato dalla contessa Pianell. Accenno alla contessa, perché credo che a Berlino sia utile l'avere un'ambasciatrice. L'imperatore è solito ad andare a pranzo o in serate nelle ambasciate, e in questi casi la presenza della padrona di casa è di grande utilità. Non insisto su ·questo punto, ben sapendo ch'ella ne apprezza tutta l'importanza. Il solo inconveniente della nomina di Pianell sarebbe l'effetto che essa non manche- rebbe di fare a Pietroburgo e a Parigi, effetto che probabilmente non sarebbe piccolo, e che forse potrebbe essere temuto o non desiderato neanche a Berlino né a Vienna.

Nel nostro corpo diplomatico, fra i ministri ammogliati con donna che abbia probabilità di riescire a Berlino, c'è il solo Pansa, a cui vedo che ella ha già pensato. Quando ella abbia la convinzione che questo diplomatico terrà bene il posto di Berlino, come io credo, non dovrebbe essere trattenuto dal nominarlo a quel posto né dalla considerazione del rango che egli ha ora nella carriera, né da quella della sua relativa gioventù. Dico relativa perché il Pansa si approssima alla cinquantina (48 anni), che è età non certo prematura nemmeno per un ambasciatore. Io tenni il posto di Parigi non ancora trentenne. Blanc fu ambasciatore a Costantinopoli a un'età presso a poco eguale a quella che ha ora il Pansa. Badi però che se ella manda Pansa a Berlino, deve fargli dare dal re un titolo nobiliare. L'ambasciatrice d'Italia che piglierà il passo sulle principesse tedesche mediatizzate, deve avere il titolo di contessa o almeno di baronessa.

Per Costantinopoli, tutto ben ponderato, sceglierei, se fossi al di lei posto, il Maffei, e manderei curtopassi a Madrid. Maffei, negli ultimi negoziati, s'è condotto bene, con tatto e con prudenza. Nelle conversazioni che ebbi intorno a quegli affari con Kalnoky e con Reuss mi accorsi che egli aveva molto gua- dagnato nella stima dei due Gabinetti alleati.

P. S. - Questa lettera, che tratta di argomento delicato, come ogni cosa che tocca il personale della carriera, è destinata naturalmente soltanto a lei. La prego di non farne uso con chi che sia, eccetto, ben inteso, ed eventual- mente col re.

(l) Il passo fra asterischi fu trasmesso ln cl!ra.

676

IL DIRETTORE GENERALE DELLA PUBBLICA SICUREZZA, RAMOGNINI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

N. RISERVATA 947. Roma, 26 febbraio 1892 (per. il 28). Nel restituire all'E. V. il n. 25 del giornale L'avvenire di Sardegna conte-

nente un articolo del noto irredentista prof. Lovisato sulle popolazioni slave

della provincia di Udine (1), mi pregio comunicarle il risultato delle informa- zioni assunte sul numero, sulle tendenze e sull'importanza degli slavi della pro- vincia suddetta.

Il numero degli abitanti di razza slava nella provincia di Udine è di circa 24.000. Di essi la quasi totalità, e precisamente la parte lavoratrice e la piccola proprietaria dei campi, non hanno spiccati principi politici, occupandosi unica- mente dei loro affari privati.

Non risultò vero che quegli abitanti siano antinazionali, starebbe di fatto però che hanno continui rapporti e relazioni, sia per motivi di commercio che per la continua emigrazione, colle limitrofe provincie dell'Impero austro-ungarico.

Quanto alla classe abbiente, questa si compone di indifferenti (la maggio- ranza), di italiani e panslavisti, che formano in parti quasi uguali la piccola minoranza.

I primi si occupano dei loro affari, gli italiani non danno importanza alla agitazione slava, ed i panslavisti, senza troppo fervore, ajutano i preti nella loro propaganda.

È un fatto che i preti di quei paesi sono tutti ascritti alla società pansla- vistica e clericale di Sant'Ermagora, che da Lubiana a Klagenfurt, centri mag- giori della propaganda panslavista, dirama i suoi tentacoli contro i confini del Regno fra le popolazioni di origine slava. Libri, almanacchi, opuscoli in lingua slovena vengono spediti da Lubiana e da Klagenfurt ai preti della nostra pro- vincia, i quali se ne fanno distributori e lettori in mezzo alle popolazioni.

Non è affatto vero che la scuola normale di S. Pietro al Natisone sia stata disertata dalle giovani slave, e, se il numero di queste, in confronto degli anni precedenti, è alquanto diminuito, ciò devesi perché il Ministero della pubblica istruzione, per ragioni di economia, diminul i sussidi. È assurdo poi che detto Istituto sia ridotto ad un sito di relegazione per le friulane.

È vero che il prete don Giovanni Erinko, di Savogna, professore al semina- rio di Udine, pubblicò un opuscolo in sloveno per dimostrare che i castelli friulani sono stati costruiti dai longobardi e dai bavari per opporsi al soverchio avanzarsi degli slavi, e che venne poi da lui mandato al dottore Jagic, profes- sore di filologia all'università di Vienna. È vero che nei paesi slavi difficil- mente vengono destinati preti di altre regioni, ma si ritiene che ciò avvenga non per avversione agli altri preti, ma perché, non conoscendo essi il dialetto, non potrebbero esercitare come si conviene il loro ministero.

Non è vero che gli italiani che si trasferiscono nelle frazioni di Antro e Merso debbano adottare il linguaggio slavo; certo però lo debbono imparare per servirsene quando hanno da trattare con quelli del paese.

Non risulta che nella cattedrale di San Pietro al Natisone sia stato nomi- nato un prete panslavista, è certo però che il medesimo non fa palesemente propaganda slava fra quelle popolazioni.

I maestri e le maestre sono in generale slavi e ciò per essere compresi dagli scolari. Non risulta poi che la loro nomina sia fatta per deferenza di qualche persona influente di San Pietro al Natisone (l'autore dell'articolo avrà voluto

2 febbraio, non pubblicato.

alludere al notajo Cucovaz, uomo onesto, di principi italiani ed affezionato all'attuale ordine di cose). L'avvocato Podrecca è oriundo slavo e domiciliato a Cividale e fa propaganda in senso slavistico. A San Pietro vi è un asilo infan- tile in cui i bambini vengono educati italianamente. Infine, la, propaganda antinazionale, che è fatta dai preti, non è per ora né grande né pericolosa.

R. RISERVATO 2.

(l) L'articolo era stato trasmesso al Ministero dell'Interno con D. riservato 3853/297 del

677

IL RESIDENTE AD HARAR, SALIMBENI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (l)

Zeila, 26 febbraio 1892 (per. il 13 marzo). Col breve rapporto che avevo l'onore di trasmettere da Aden, in data

11 corrente, n. l (2), avvertivo l'E. V. del mio arrivo, soggiungendo che sarei partito per Zeila alla sera della successiva domenica; se non che, essendomi recato a riverire il generale Jopp ed il colonnello Stace, ebbi da entrambi la proposta di prendere passaggio sul « Dalhousié », trasporto militare della marina indiana, che doveva salpare da Aden per Perim e Zeila alle 5 pomeri- diane di martedì 16. La cortese insistenza degli offerenti e la certezza che nessuna partenza di vapori per Zeila avrebbe dovuto aver luogo nella dome- nica, come precedentemente mi era stato detto, mi indussero ad accettare. Toccato Perim il 17, dopo una sosta di 12 ore si prosegui per Zeila dove giunsi alle 8 antimeridiane del giorno 18.

Tanto a bordo del « Dalhousié » da parte del comandante A ves e dei suoi ufficiali, quanto da parte del r. residente inglese, signor Walsh, in Zeila, fui fatto segno ad attenzioni cortesissime e premurose che credo mio debito di render note a V. E. per ogni possibile riguardo di reciproca gentilezza.

Nella breve conversazione avuta in Aden col colonnello Stace, a seconda delle istruzioni che ricevei da V. E., dissi che la mia missione all'Harar è asso- lutamente limitata alla definizione dei conti relativi agli acquisti fatti in Italia da ras Makonnen, acquisti nei quali avevo preso parte io stesso e che perciò anche a me, per mia quiete personale, preme di liquidare.

Il colonnello Stace, dal canto suo, mi parlò della permanenza in Bia Caboba di una piccola guarnigione di abissini (25 soldati Galla comandati da un uffi- ciale egiziano) e mi pregò di interessarmi presso ras Makonnen, affinché quella occupazione cessi.

Risposi ripetendo che non avevo né l'autorizzazione né l'intenzione di occuparmi di questioni politiche, ma che però, per speciale riguardo verso la sua persona, ove mi si offrisse l'occasione di parlare con ras Makonnen di questo affare, di buon grado avrei cercato di persuaderlo a non dar molestia

asterischi anche in C. ZAGHI, La conquista dell'Africa, Studi e ricerche, Napoli, Istituto uni- versitario orientale, 1984, pp. 687-689.

a quelle tribù che sono riconosciute come appartenenti alla sfera d'influenza inglese.

Appena giunsi in Zeila spedii un corriere al signor Felter con una lettera diretta a grazmac Banti per domandare il permesso di mettermi in marcia per l'Harar. Giudico conveniente di non muovermi se prima non avrò ricevuto tale permesso.

* Credo utile di riferire a V. E. che di questi giorni conversando col signor Walsh sulla crescente influenza francese all'Harar, dove, secondo lui, ras Ma- konnen piegherebbe ormai interamente sotto quell'influenza, mi ha detto che fino ad ora il Governo inglese aveva ordinato ai suoi funzionari di qui di astenersi dal far qualunque passo che potesse intralciare la nostra politica: in altri termini, di !asciarci fare; ma da qualche tempo si sarebbero date nuove istruzioni secondo le quali il residente di Zeila dovrebbe cercare di ravvivare relazioni coll'Harar e collo Scioa, ma specialmente coll'Harar, di maniera che, ave l'influenza italiana continuasse a declinare, l'Inghilterra potesse opporsi efficacemente alle mene francesi. Soggiungeva il Walsh che se egli fosse al mio posto - per non avere la mia missione carattere politico ma solamente economico - egli cercherebbe di indurre ras Makonnen ad invitare il residente inglese a recarsi all'Harar per intendersi con lui allo scopo di stabilire rapporti di buon vicinato.

Ascoltai questo discorso, apparentemente, con poca attenzione e con minor interesse e lo lasciai cadere senza risnondere. Allora il signor Walsh, dono breve pausa, riprese a dire che monsignor Taurin, il quale poco prima del mio arrivo si trovava qui e si disponeva a rimontare all'Harar per la via di Zeila, tutto ad un tratto si era recato a Gibuti per prendere invece la via francese, e che egli, Walsh, credeva che il vescovo avesse presa questa decisione in seguito alla notizia della mia venuta.

Dubitavo da tempo che, in generale, si esagerasse sulla importanza delle mene francesi all'Harar; il dire del signor Walsh, non solo ha avvalorato questo mio dubbio ma mi ha fatto anche nascere il sospetto che l'autorità inglese abbia interesse a lasciar correre quelle esagerazioni (non voglio dire che le fomenti) nella speranza di trovare un pretesto per ingerirsi anche essa, sia pure con un ordine di idee parallelo a quello delle nostre, in una sfera d'azione che a noi importa di serbare alla nostra influenza. Ciò evidentemente allontanerebbe la probabilità del passaggio di Zeila nelle nostre mani.

Sono lontanissimo dal ritenere che non sia necessario di sorvegliare atten- tamente l'opera dei francesi all'Harar: mi propongo anzi di essere oculatissimo a loro riguardo; ma poiché l'Harar è preda troppo bella per non destare la cupidigia di chi è a Zeila, di chi é a Gibuti e di chi aspira all'Etiopia, credo che convenga stare in guardia contro ogni possibile esagerazione, affinché la conte- sa fra i due non ridondi a totale vantaggio del terzo,

Non è dalle informazioni indigene, né dai discorsi degli interessati che si può trarre la misura per determinare quale delle due influenze, francese o inglese, sia maggiore verso l'Harar. Bisogna invece accertare prima i fatti e poi esaminarli e studiarli per dedurne le probabili conseguenze dopo di che si potrà stabilire un paragone che presenti ciascuna delle due situazioni poli-

tiche nella sua generalità e non sotto un particolare punto di vista che si basi su di un singolo fatto *.

Questo argomento formerà l'oggetto di un mio rapporto speciale.

(l) Ed. In L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, clt., pp. 215-216; la parte fra

(2) Non pubblicato.

678

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

'l'. PERSONALE S. N. Berlino, 27 febbraio 1892, ore 19,20 (per. ore 20,25). Fui chiamato ora al Dipartimento degli affari esteri per farmi comunica-

zione seguente, dietro autorizzazione del cancelliere: «Dall'ultimo rapporto del conte Solms risulta aver questi discusso con V. E. questione ambasciatore. In tale discussione parecchi nomi furono posti innanzi, senza proposte dirette e concrete. Governo imperiale non volendo sottomettere all'imperatore nome d'un candidato senza certezza scelta entrare, non solo nelle viste del R. Gover- no, ma anche della persona designata, è pronta sottomettere a Sua Maestà nome conte Collobiano, dal momento che avrà certezza che tale scelta aggradirà ugualmente al R. Governo ed al conte di Collobiano stesso» (1).

679

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA

T. s. N. (2). Roma, 29 febbraio 1892, ore 12. Conversando confidenzialmente col conte Solms passai a rassegna i nomi

dei nostri ministri plenipotenziari e d'altri possibili candidati all'ambasciata di Berlino. Quando avrò fatto la difficile scelta chiederò il gradimento. Voglia fare questa dichiarazione alla Cancelleria imperiale, aggiungendo che l'impor- tanza eccezionale del posto di Berlino mi obbliga a non precipitare le mie risoluzioni.

680

IL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, GRANDE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

'f. CONFIDENZIALE 461. Tripoli, 29 febbraio 1892, ore 21,30 (per. ore 22,19). Tribù sopra promessa che firmano sarà revocato (3) si sono ritirate; però

accettarono con diffidenza promessa e domani o dopodomani ritorneranno.

(2) Risponde al n. 678. (3) Con T. 448 del 26 febbraio Grande aveva comunicato: «Causa una nuova Imposta e

obbligo del servizio militare per tutta la popolazione, si è manifestato un fermento nelle tribù prossime a Trlpoll :1>.

Un tale Sala... (l) tribù ha domandato consiglio ad un nostro connazionale per indicargli presso qual consolato inglese francese o italiano possono rivolgersi per chiedere protezione. Chiedo urgenza istruzioni nel caso che venissero da me. Credo che sia conveniente respingere ogni domanda (2).

(l) Per la risposta cfr. n. 679.

681

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, GRANDE

T. 410. Roma, 29 febbraio 1892, ore 23,15.

Ricevuto telegramma confidenziale (3) approvo faccia sconsigliare tribù dÌ chiedere protezione altri [sic] consolati.

682

IL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, GRANDE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 466. Tripoli, 1° marzo 1892, ore 10,20 (per. ore 14).

Nello stato presente delle cose, credo che sia conveniente di rimandarsi ad altro tempo visita divisione Turi, permettendo che la questione risolvasi pacifi- camente tra Turchia ed arabi (4). V. E. giudicherà se ne è il caso (5).

683

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL CONSOLE GENERALE A TRIPOLI, GRANDE

T !24. Roma, 1° marzo 1892, ore 19,55.

Invio costi divisione navale è sospeso (6).

(2) Per la risposta cfr. n. 681. (3) Cfr. n. 680. (4) Con T. 457 del 28 febbraio Grande aveva comunicato: «Una folla immensa di arabi

della campagna sta riunita in questo momento sotto la dimora del governatore generale Rassin, supplicando ad altissime voci revoca firmano ».

(6) Risponde al n. 682.

(l) Gruppo indecllrato.

(5) Per la risposta cfr. n. 683.

684

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. 7741/106. Roma, 1° marzo 1892.

Accuso ricevuta e ringrazio V. E. dei suoi rapporti nn. 230/114, 235/119, 237/121 e 238/122 in data del 21 e del 22 corrente (1).

Mi compiaccio della soddisfacente soluzione delle nostre difficoltà colla Compagnia britannica, ottenuta mercè la valida cooperazione dell'E. V., e le confermo il telegramma di ieri (2), col quale autorizzavo il pagamento delle lire sterline 443.2.4 dovute a quella società commerciale.

Riguardo infine ai diritti che potrebbe avere il sultano di Zanzibar, di cedere ad altre Potenze all'infuori dell'Inghilterra od a Compagnie non inglesi le sue ragioni sui Benadir, il R. Governo ritiene che la notifica fatta a Sua Altezza dal reggente del nostro consolato, insieme al rappresentante britan- nico, costituisce per noi una garanzia sufficiente. Ad ogni modo a tempo opportuno sarà forse il caso di fare col marchese di Salisbury le pratiche con- sigliate dall'E. V. Crederei prematuro di farle subito, mentre la decisione defini- tiva del R. Governo riguardo alla maggiore o minore attività da spiegarsi nel- l'Oceano Indiano, dipenderà dai risultati della missione affidata alla « Staf- fetta » e dai rapporti del comandante di quella r. nave da guerra.

685

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, TORNIELLI, E A MADRID, MAFFEI

D. (3). Roma, 1° marzo 1892.

Nell'ultimo rapporto relativo alle cose del Marocco (4), il commendator Can- tagalli, annunziandomi la prossima partenza di sir Charles Euan Smith per Fez, dove trovasi attualmente il sultano, accenna all'opportunità d'una intesa fra l Gabinetti di Londra, di Madrid e di Roma circa il linguaggio che dovrebbe esser tenuto a Sua Maestà sceriffiana per rassicurarla del fermo proposito dell'Italia, dell'Inghilterra e della Spagna di mantenere lo statu quo nell'Impero e per met- terla in guardia contro chi volesse turbarlo.

Non divido l'idea suggerita dal r. ministro a Tangeri d'una visita collet- trva di inviati esteri alla Corte sceriffiana. Trovo però opportuno che nell'oc-

(2) T. 406, non pubblicato. (3) Il dispaccio venne inviato a Londra col n. 7744/107 e a Madrid col n. 7745/78. (4) R. 184/53 del 19 febbraio, non pubblicato.

casione in cui un rappresentante estero si reca presso il sultano gli tenga un linguaggio conforme alle considerazioni svolte dal commendator Cantagalli.

Prego V. E. di esprimersi in questo senso parlando della cosa con lord Salisbury (col duca di Tetuan) (1).

L. PERSONALE.

(l) Non pubblicati.

686

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Vienna, 3 marzo 1892.

Collobiano fu per tre volte mio collaboratore: due volte a Parigi come addetto e poi come secondo segretario, e una volta a Pietroburgo come primo segretario. Ne fui sempre soddisfatto. È sicurissimo, tranquillo, e supplisce a una cultura trascurata con una innata finezza. Ha il temperamento diploma- tico. Farà benissimo come titolare di ogni ambasciata, dove non sia necessaria una ambasciatrice. Ella del resto lo ha ora presso di sé, e non occorre che io le dica altro sopra di lui.

La scelta di Berlino è fra le più difficili. So bene che si va dicendo che le relazioni nostre colla Germania sono talmente intime che non è necessario, per mantenerle tali, di mandar colà una cima d'uomo. Non si lasci smuovere da tali ragionamenti. Dicasi ciò che si vuole, è quello il nostro primo posto diplo- matico, e Berlino è ora la prima scena del mondo. Vi è un giovane imperatore, il di cui pensiero sfugge all'analisi, che ha un'altissima idea del suo destino, che è insofferente di guida e che può preparare al mondo sorprese. Tutti gli Stati, grandi e piccoli mandano colà i loro più alti rappresentanti sia per il nome e la posizione sociale, sia per l'ingegno e l'attitudine al mestiere. Fra le grandi Potenze, l'Italia purtroppo viene ultima come valore materiale e morale. Ma appunto per ciò ha bisogno di essere più fortemente rappresen- tata nei posti importanti. La forza materiale ed economica dei rispettivi Stati che dà tanta autorità agli ambasciatori di Germania, di Francia, di Russia, d'Inghilterra, d'Austria-Ungheria, i nostri ambasciatori non l'hanno da far valere, o almeno l'hanno in grado minore. Essi devono possibilmente riparare a questa inferiorità colla posizione personale, coll'autorità personale. Ora questa posizione ha molti fattori. Un nome illustre, ereditato o acquisito, lar- ghezza di censo, carattere intemerato, cultura distinta, fino criterio politico e giuridico, e poi o molto ingegno, o molta esperienza. Tutto ciò deve essere accompagnato, in un posto come quello di Berlino, da una ambasciatrice, che sia signora per bene, e metta in rilievo la situazione dell'ambasciatore.

Ella dirà, leggendomi, che se avesse sotto la mano un uomo con tutte queste qualità, lo pregherebbe di mettersi al suo posto. Il qual pensiero testificherebbe

sl pubbllca 11 seguente passo: «Da quanto ho avuto l'onore dl esporle, l'E. V. ravviserà le due opposte correnti che sono In giuoco presso questo ministro dl Stato. L'ambasciatore di Francia, cne predica la diffidenza verso la politica inglese; e quello d'Italla, 11 quale spinge alla più completa fiducia nel Gabinetto dl Londra:..

la sua modestia, ma peccherebbe per la base, attesoché le qualità di un primo ministro non sono identiche che in parte a quelle che deve avere un amba- sciatore in un posto come quello di Berlino. Del resto è chiaro che non si tratta di trovare l'impossibile, cioè un uomo con tutte le prelodate qualità in grado massimo, ma bensì un uomo che abbia almeno alcune di esse, e possibilmente una delle prime che è l'ambasciatrice.

Sono certo che ella da qualche tempo in qua avrà percorso frequentemente da capo a fondo lo stato del nostro personale diplomatico, e sarà rimasto ogni volta dolorosamente sorpreso della povertà di quella lista. Ella si sarà quindi confermata nel concetto, che mi espresse altra volta, della necessità di prepa- rare buoni allievi nel ministero e nelle ambasciate, esigendo maggiori attitu- dini negli ammessi, e compensando con promozioni a scelta i buoni soggetti. Fra questi gliene indico fin d'ora uno che è eccellente e che sta ora qui con me. È questi il conte di Gropello, semplicemente addetto di legazione, ma atto a disimpegnare perfettamente più alti ufficii, e dotato di una vera attitudine speciale per il nostro mestiere.

Ma io abuso della sua pazienza (1).

(l) Per la risposta da Londra cfr. n. 689. Maffei rispose con R. 236/92 del 23 marzo di cui

687

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI A PARIGI, MALASPINA

D. RISERVATISSIMO S. N. Roma, 6 marzo 1892.

Mi pervenne la sua del 23 corrente (2). Non dubito che ella adempirà con zelo all'ufficio affidatole e faccio asse-

gnamento in ciò sulle qualità da lei dimostrate finora nella sua carriera. In ordine all'eventualità del conclave, riservandomi di farle pervenire al

momento le istruzioni che le accorressero in proposito, ella dovrà per ora limitarsi di tenermi esattamente informato circa ai propositi della prelatura francese relativamente a quest'argomento.

L'autorizzo, fin d'ora, ogni qualvolta le si presenterà favorevole occasione, dl affermare essere intenzione del Governo di garantire l'assoluta libertà del conclave, come già fece nell'occasione dell'elezione di Leone XIII. I cardinali esteri che si recheranno al conclave godranno delle maggiori agevolezze per recarsi, in tale circostanza, a Roma.

È desiderio del R. Governo e di ciò pure conviene ne sia informata la S. v. che il conclave si tenga a Roma e che sia prescelto alla dignità di pontefice un cardinale di sentimenti temperati e possibilmente italiano.

Quanto precede deve servire di norma confidenziale pel di lei contegno su questo delicato argomento.

alla nomina !n seguito alle d!m!ssioni del Ministero Rud!nì.

(l) Come ambasciatore a Berl!no fu designato !l 12 marzo Taverna !l quale però rinunziò

(2) Non pubbl!cata.

688

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 282/150. Londra, 8 marzo 1892 (per. il 14).

Il dispaccio di V. E. in data del 1° corrente (l) mi pervenne soltanto questa mattina per la posta. Esso chiama la mia attenzione sovra il rapporto del mini- stro di Sua Maestà a Tangeri del 19 febbraio ultimo (2), e mi prescrive di tenere a lord Salisbury un linguaggio inteso a conseguire che, profittando della prossima presenza di sir Charles Euan Smith alla Corte di Fez, l'Inghilterra rassicuri il sultano del Marocco circa il concorde e fermo proposito dei Gabi- netti di Londra, Roma e Madrid di mantenere lo statu quo di quell'Impero, e metta S. M. Sceriffiana in guardia contro chi tale statu quo volesse turbare.

L'ordinario corriere di gabinetto essendo di partenza questa sera, io temo di non essere in tempo a riferire a V. E. la conversazione che spero di avere oggi stesso con lord Salisbury. Ma se io dovessi ritardare qualche giorno per fare conoscere al Governo del re l'accoglienza che il linguaggio prescrittomi troverà presso questo principale segretario di Stato della regina, vi sono talune considerazioni d'indole generale, indipendenti dall'esito di una verbale comu- nicazione, sovra le quali l'attenzione nostra deve portarsi senza soverchio indu- gio. Tali considerazioni mi suggerisce la lettura dei rapporti dell'egregio comm. Cantagalli, fra i quali è rimarchevole quello particolarmente segnalatomi da V. E. Apparisce manifestamente dai medesimi che quel coscienzioso e distinto nostro diplomatico s'adopera a tutt'uomo per mantenere alla politica dell'Inghil- terra l'indirizzo conforme all'interesse italiano, collegato con il mantenimento dello statu quo al Marocco. Che l'opera sua sia pienamente in armonia con il desiderio dell'Italia apparisce tanto più chiaramente in quanto che difficile riesce il trovare un altro obbiettivo che a quello possa essere sostitUlto nell'in- dirizzo generale della politica italiana al Marocco.

Ma non giovò né gioverà mai, a parer mio, ad alcun Governo il persistere a considerare come immutate, situazioni che sono invece profondamente cam- biate, poiché una politica che si fondasse sovra un equivoco condurrebbe a deplorevoli sorprese.

Per un lungo periodo di tempo la diplomazia inglese professò la necessità dello statu quo marocchino. La conservazione di esso supponeva però l'una delle tre cose seguenti: o la possibilità di mantenere il Paese impenetrabile alle influenze esteriori, od un relativamente rapido progresso civile del medesimo; o finalmente la sua trasformazione politica con elementi indigeni senza seria alterazione dell'integrità territoriale. Nessuna delle tre cose è prossima a verifi- carsi. Epperò l'opinione pubblica inglese si è dipartita dall'antico concetto e si pronuncia in modo ognor più esplicito e vigoroso nel senso che la conserva- zione dello statu quo al Marocco non è più cosa possibile.

(2) Cfr. n. 685, nota 4.

L'egregio comm. Cantagalli qualifica di parole dette in aria quelle con le quali il suo collega inglese espresse il convincimento che Mulai Hassan sarà l'ultimo imperatore del Marocco. Inclino a credere che sir Charles Euan Smith, da pochi mesi arrivato a Tangeri, più che un'opinione sua, riflettesse quella che egli, nel prolungato suo soggiorno in Inghilterra, deve aver trovato qui domi- nante. Il certo è che, in occasione delle recenti rivolte che minacciarono Tan- geri, la stampa inglese di ogni partito parve unanime nel considerare come impossibile il mantenimento dello statu quo, come necessaria la partecipazione dell'Inghilterra nel parteggio del Marocco.

Sia pure che, a prima giunta, le circostanze nelle quali recentemente si trovò la sicurezza di Tangeri, avessero carattere di imperiosa urgenza, ma a me non risultò che lord Salisbury si ricordasse in questa occasione di aver scam- biato con noi, nell'estate del 1888, delle note in previsione appunto d'insurre- zione che minacciasse l'ordine stabilito in quell'Impero (1). Neppure dopo che forze italiane, francesi e spagnuole si trovarono riunite nelle acque marocchine si palesò qui nei miei rapporti con lord Salisbury un indizio che accennasse al desiderio suo di un'intesa speciale fra l'Inghilterra e l'Italia alla quale la Spagna dovesse associarsi. Si smentì frettolosamente l'importanza del moto rivolu- zionario e ciascuno rientrò silenziosamente nei propri porti. V. E. fece in quel momento un'opportuna dichiarazione a lord Dufferin. Non conosco però se la stessa abbia provocato qualche risposta per parte del Gabinetto di Londra.

Nell'affare di Tuat fu visibile, nel contegno di lord Salisbury, il desiderio di evitare qualunque impegno che direttamente mirasse ad imporre alla Francia il rispetto del confine marocchino. Noi avevamo in ciò la ripetizione di quanto era avvenuto in novembre 1888, allorché si andava da ogni parte ripetendo che la invasione della oasis di Figuig era risoluta dal Governo francese. Riuscì allora inattesa e dispiacevole per noi la dichiarazione fatta da lord Salisbury al signor Catalani che al postutto « il possesso di Figuig da parte della Francia non disturberebbe certamente l'equilibrio del Mediterraneo; che ciò che impor- tava all'Inghilterra ed all'Italia era che il litorale del Marocco non cambiasse padrone e non passasse in mano della Francia o della Spagna:& (2). Eppure, quando non si voglia di proposito illudere se stessi, giova arrendersi alla verità che questa e questa sola è la vera politica dell'Inghilterra al Marocco. Avvenga ciò che può all'interno, purché il litorale resti alla Gran Bretagna. Quando le condizioni dell'Impero ne cagioneranno lo sfacelo, l'Inghilterra prenderà la parte sua. Resterà a vedere se la potrà prendere e conservare senza incontrare l'oppo- sizione della Francia. Queste cose certamente sono intese dalla diplomazia fran- cese e forse danno la spiegazione di certe titubanze nello espandersi verso il Sahara, le quali non sarebbero nell'indole e nelle tradizioni della Francia. Non credo che a trattenere la Francia dall'occupare le oasis del Sahara sovra le quali il sultano del Marocco afferma diritti sovrani, contribuisca in piccola misura il calcolo che a Parigi più volte si deve essere fatto paragonando i vantaggi di quelle annessioni con il danno che alla potenza francese deriverebbe dal fatto che l'Inghilterra, nello smembramento, si assegnerebbe la costa africana dello stretto di Gibilterra.

(2) Ibid., n. 378.

Quale posizione sia fatta alla Spagna ed all'Italia in questa contesa ognun comprende. Finché la situazione non venga a mutare per il precipitare di eventi, l'equilibrio presente potrà durare. Ma la base stessa sovra la quale esso poggia manca d'ogni solidità e certamente l'avvenire contiene delle previsioni delle quali l'Italia, come paese Mediterraneo, non può andar lieta.

È pur manifesto che la questione, così come è posta ormai nell'opinione inglese, suggerisce l'idea della possibilità di un'intesa franco-inglese, più facile assai che non l'intesa franco-spagnuola tante volte denunciata da Londra ben- ché mai si sia riuscito a dare corpo alle parvenze. Intanto sta il fatto che, nel contegno e nell'azione dell'Inghilterra relativamente alle cose del Marocco, nulla si può riscontrare che abbia impegnato seriamente ed in modo continuativo il Gabinetto di Londra a fare ostacolo al compimento dei disegni della Francia sovra le provincie interne dell'Impero marocchino.

Così stanno le cose. Noi non possiamo certamente rallegrarcene. Avrem- mo però torto grave se ci figurassimo che nel contegno del Governo britannico vi sia alcunché di nuovo. Ricordai poc'anzi le dichiarazioni fatteci da lord Salisbury nel 1888. Si trattava allora di Figuig che sotto ogni rispetto vince d'importanza Gurara e Tuat. Non ci deve aver cagionato sorpresa lo aver incon- trato, quest'anno e per quest'ultime terre, la stessa indifferenza nel primo ministro inglese.

Ciò che importa maggiormente, nelle situazioni difficili, è il formarsi un concetto chiaro delle linee entro le quali ciascun Paese è destinato a muoversi. Le manifestazioni dell'opinione pubblica facilitano singolarmente questo com- pito in Inghilterra. Quali esse siano state negli ultimi tempi rispetto all'avve- nire prossimo del Marocco, io ho segnalato. Ritorno oggi sull'argomento perchè mi pare venuto il tempo di mettere innanzi il problema, di esaminarlo sotto i vari suoi aspetti e di persuaderei che, sebbene il mantenimento dello statu quo continui ad essere interesse e desiderio dell'Italia, la questione marocchina ha fatto, negli ultimi tempi, passi accelerati che l'hanno visibilmente spostata, nell'opinione dell'Inghilterra, dalla base che la diplomazia britannica sembrava altre volte averle voluto irremovibilmente assegnare.

(l) Cfr. n. 685.

(l) Cfr. serie II, vol. XXII, n. 139.

689

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 284/152. Londra, 8 marzo 1892 (per. il 14). Per eseguire le istruzioni impartitemi (1), mi recai oggi da lord Salisbury

al quale dissi che a V. E. era pervenuta la notizia della prossima andata di sir Charles Euan Emith alla Corte di Fez. L'occasione sarebbe stata propizia per far udire al sultano del Marocco un linguaggio amico che lo assicurasse essere comune proposito dell'Italia, dell'Inghilterra e della Spagna il mantenimento dello statu qua territoriale del suo Impero.

543 39 - Documenti Diplomatici - Serle II - Vol. XXIV

Sua Signoria mi rispose tosto che l'inviato britannico al Marocco avrebbe dovuto, infatti, presentarsi prossimamente al sovrano di quel Paese. Ma questi aveva recentemente fatto conoscere che il momento attuale non sarebbe stato propizio per quella visita. Pare che doveri religiosi impedirebbero al sultano di ricevere l'inviato britannico, se questi ora si recasse a Fez. La visita sarà dunque differita; ma quando avrà luogo, nulla impedirà che sir Charles Euan Smith abbia a tenere il linguaggio desiderato da V. E. Istruzioni speciali gli saranno date a tale riguardo. Però lord Salisbury, nel darmi questa risposta, soggiunse aver egli pure una domanda da fare a V.E. Sua Signoria pensa che il modo migliore di persuadere il Governo sceriffiano della identità d'interessi e di propositi dei Gabinetti di Londra, Roma e Madrid consisterebbe nella palese manifestazione della concordia di idee fra i rappresentanti dei tre Paesi in Tangeri. Ora a Sua Signoria è lecito, mi disse egli, di dubitare degli amiche- voli rapporti di quei tre rappresentanti. Questa cosa mi era detta a titolo con- fidenziale, ma era desiderio del mio interlocutore che, ad ugual titolo, V. E. ne fosse informata.

Mostrai sorpresa nell'udir parlare di poco amichevoli rapporti esistenti fra i titolari delle legazioni d'Italia e d'Inghilterra a Tangeri. Nei rapporti del comm. Cantagalli, io non ne aveva scorto traccia. Era anzi una suggestione sua quella che aveva indotto il R. Governo a chiedere che l'inviato inglese, nella sua visita a Fez, dovesse parlare degli interessi e propositi comuni alla Gran Bre- tagna ed all'Italia in Marocco. Replicò lord Salisbury che egli non aveva pre- senti circostanze speciali relative ai rapporti personali dei rappresentanti delle Potenze amiche in Tangeri; gli restava però l'impressione che tali rapporti mancassero di cordialità, e che di ciò si valesse il ministro francese per segna- lare ai marocchini le discordie personali, come sintomo della scarsa armonia esistente fra i Governi di Londra, Roma e Madrid. Poi soggiunse Sua Signoria che in verità questa impressione esisteva in lui da parecchio tempo, e non escludeva di essersela formata all'epoca in cui reggeva la legazione britannica sir K. Green. Egli si lusingava che le cose fossero migliorate; ma metteva una certa insistenza nel chiedermi che speciali raccomandazioni in proposito venis- sero da V.E. dirette al comm. Cantagalli (1).

R. CIFRATO 26.

(l) Cfr. n. 685.

690

IL DIRETTORE DELLA STAZIONE GEOGRAFICA DI LET MAREFIA', TRAVERSI,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (2)

Addis Abeba, 8 marzo 1892 (per. l'8 maggio). Corre voce che l'imperatore voglia mandare in Russia Maskoff con lettera

per S.M. l'Imperatore Alessandro. In questa lettera Menelik si lamenterebbe

mi è stato detto oggi molto confidenzialmente risulta qui che ministro inglese Tangeri è caldo partigiano di una intesa francese-inglese per spartizione del Marocco tra queste due Potenze».

degli italiani. «Volevo fare una grande amicizia con loro (scriverebbe) ma non è possibile andare d'accordo.

Prima l'articolo 17; ora cercano sollevarmi contro i capi del Tigrè. Fate sapere che se l'amicizia si guasterà non è per colpa mia~.

Questa notizia per quanto di buona fonte non la posso dare a V. E. che come semplice «si dice~.

(l) Cfr. quanto telegrafò Beccaria da Berlino con T. 916 del 5 maggio 1892: «Secondo che

(2) Ed. in L'Italla in Africa, Ettopta-Mar Rosso, tomo IX, cit., p. 217.

691

L'AMBASCIATORE A PIETROBURGO, MAROCHETTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. CONFIDENZIALE 526. Pietroburgo, 11 marzo 1892, ore 17,10 (per. ore 17,50). Ho ottenuto dal ministro della guerra, venuto da me stamane, esplicita

dichiarazione che sarà a giorni nominato nuovo addetto militare russo. Per riguardo Giers ministro della guerra desidera notizia rimanga segreta fino comunicazione in via diplomatica. Scrivo per corriere di Gabinetto (1).

692

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, BARATIERI (2)

D. RISERVATO 9472/89. Roma, 12 marzo 1892.

Nel dispaccio del 4 luglio u.s. n. 25317 (3) ebbi occasione di riassumere la politica che il Governo dell'Eritrea doveva seguire così dalla parte dell'Etiopia, come dalla parte del Sudan. A quella comunicazione diretta alla S.V. quale reggente interinale del Governo della colonia mi riferisco adesso completa- mente. Giacché la situazione è rimasta nel suo complesso invariata, ed anzi l'intervista del generale Gandolfi coi capi tigrini (4) ha reso più cordiali le nostre relazioni con ras Mangascià ed allontanato le probabilità di dissidi o conflitti coll'Abissinia.

Credo utile però di chiamare l'attenzione della S. V. illustrissima sui aispacci ministeriali del 30 dicembre p.p. n. 49846/642 e del 4 febbraio nn. 4091 e 4092 (5).

Col primo di essi riferii al generale Gandolfi le ultime notizie pervenutemi dal dottor Traversi sulle trattative avviate coll'imperatore e gli raccomandai la maggiore cautela nei suoi rapporti coi capi del Tigrè per non compromet- tere la nostra situazione verso Menelik, già molto scabrosa e difficile. Aggiun-

dell'imperatore la nomina ad addetto mllltare a Roma del principe Trubeckoj; e con T. 787 del 15 aprile che di tale nomina aveva dato notizia il Messaggero Ulficiale.

(3) Ibid., pp. 127-129. ( 4) Cfr. n. 584. (5) Cfr. n. 622; l dispacci del 4 febbraio non sono pubblicati.

geva che tale avvertenza mi sembrava sopratutto necessaria nell'ambiente di Massaua, forse troppo ostile allo Scioa, e concludeva che mentre potevamo trattare in via di fatto ras Mangascià come sovrano autonomo delle provincie tigrine, dovevamo astenerci da qualunque riconoscimento formale di quella sua indipendenza.

Cogli altri due dispacci intratteneva il suo predecessore sull'attività spie- gata dagli anglo-egiziani a Tokar e nella valle del Barca, diretta ad attrarre nell'orbita della loro influenza le tribù musulmane ed a far deviare verso Suakin il commercio di Kassala. Raccomandava quindi al governatore di stringere rap- porti sempre più intimi col capo degli Ad Ocut, col capo di Carcabat ed in gene- rale con tutte le tribù sudanesi nostre protette per impedire agli intrighi delle autorità di Suakin d'invadere la frontiera sancita nel nostro protocollo di deli- mitazione e perché i traffici di Kassala non venissero deviati da Keren e da Massaua. Il programma attuale politico ed economico non ci permette di pensare per ora all'acquisto di Kassala; ciò non toglie però che debba essere nostro studio indefesso d'allontanare da quella parte i maneggi degli anglo-egiziani e di assicurare quel ricco emporio alla nostra esclusiva influenza. La S. V. illu- strissima che con provata abilità ed energia tenne negli anni passati il coman- do della zona di Keren comprenderà facilmente la portata delle presenti istru- zioni e gli intendimenti del Governo del re (1).

(l) Marochettl comunicò con T. 617 del 30 marzo che sarebbe stata sottoposta alla firma

(2) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, clt., p. 220.

693

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. RISERVATO 9779/129. Roma, 15 marzo 1892.

Il conte Salimbeni, r. agente all'Harar, mi riferisce con rapporto da Zeila del 26 febbraio u.s. (2) una conversazione avuta a Zeila con quel_ residente britannico signor Walsh. Questo funzionario gli partecipò che l'Inghilterra s'allarmava seriamente della crescente influenza della Francia sopra l'Harar, e che mentre sinora nulla aveva intrapreso che potesse intralciare la nostra poli- tica e ci lasciava fare, pensava adesso, in seguito al declinare della nostra influenza (sic), di dar nuove istruzioni ai suoi agenti: la residenza di Zeila avrebbe quindi cercato di ravvivare relazioni coll'Harar e collo Scioa per con- trobilanciare le mene dei francesi. Soggiungeva poi che il conte Salimbeni avrebbe dovuto persuadere Makonnen ad invitare il residente inglese di Zeila a recarsi all'Harar per concertarsi col ras e stabilire rapporti di buon vicinato.

Macciò relativo a notizie pervenutegli le quaU dicevano «che gl'inglesi sono !mpegnatlssiml a conseguire li loro intento ad ogni costo. nel timore che una corrente d! affar! stablllta in precedenza per la via d! Kassala e Massaua tolga a Suakln ogni speranza d! florida risurre- zione. È pertanto questione per noi di saper fare. e di fare a tempo. L'attirare !l commercio dell'interno del Sudan a Massaua ha per la nostra colonia una importanza vitale, e l'aggravio che ne hanno oggi le finanze dello Stato non potrà cessare, e convertirsi in un utlle se non quando si verifichi l'eventualità che gl! anglo-egiziani cercano d! scongiurare».

Questa conversazione fece nascere nel nostro agente il sospetto che gli inglesi cerchino d'esagerare i maneggi della Francia per trarne profitto a danno dell'influenza italiana. E purtroppo anche d'altra parte ci viene riferito che l'Inghilterra si adoperi a sollevarci difficoltà nell'Etiopia e che l'ingegnere Ilg e lo svizzero Zimmermann lavorino forse allo Scioa dietro istigazione di auto- rità britanniche.

Una cosa è certa, che i pretesti messi innanzi da lord Salisbury per ritar- dare ed incagliare la delimitazione da noi richiesta delle rispettive sfere d'in- fluenza dalla parte del golfo d'Aden sono così poco plausibili, che conferme- rebbero le sopradette versioni, alle quali il Governo del re si rifiuta, sino a prove maggiori, di prestar fede. Essendo però stretto dovere di questo ministero di garantire gli interessi politici e l'avvenire dell'Italia su quella parte del conti- nente africano che si trova oramai compresa nella nostra sfera d'influenza, sarò grato all'E. V. se con molto tatto vorrà chiamare l'attenzione di Sua Signo- ria sulla conversazione surriferita del signor Walsh ed ottenere che il Governo britannico desista dalla visita progettata all'Harar del suo residente di Zeila, e ci prometta che anche nell'avvenire, come ha già fatto in occasione della ver- tenza di Bia Cabuba, si servirà del nostro intermediario per le comunicazioni che volesse fare a Makonnen, e non intralcerà la nostra politica nell'Etiopia e all'Harar.

L'E. V. potrà dire confidenzialmente a lord Salisbury che il conte Salimbeni è un vero e proprio agente politico del nostro Governo, sebbene abbia ricevuto ordini formali di non ostentare qualità alcuna ufficiale (1).

(1) Cfr. il seguente passo del R. 41/18 del 27 gennaio dell'agente diplomatico in Egitto

(2) Cfr. n. 677.

694

IL DIRETTORE DELLA STAZIONE GEOGRAFICA DI LET MAREFIA', TRA VERSI

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. CIFRATO 29. Addis Abeba, 15 marzo 1892 (per. l'B maggio). Faccio seguito ai miei rapporti dell'otto e del dieci corrente (3). Con studiato ritardo Menelik non ricevé che ieri le lettere sovrane e

dell'E.V. (4), affettando una insolita indifferenza. La lettura però delle medesime, come aveva fatta una relativa buona

impressione al ras, altrettanto la fece al re, ciò che per un momento servì a rincarare le mie speranze; ma fu cosa di qualche ora.

Col corriere che aveva portato a me il piego ministeriale, arrivavano a Sua Maestà e al ras Makonnen lettere coi relativi commenti al convegno (5), al Libro Verde, ai giuramenti prestati ed alle decorazioni date al generale Gandolfi ed al dottore Nerazzini. Gli effetti del convegno, che si erano un poco assopiti, si ridestarono più vivi e oggi è ferma convinzione di tutti che noi vogliamo sca-

(2) Ed. !n L'Italia in Africa, Ettopia-Mar Rosso, tomo IX, clt., pp. 222-223. (3) Cfr. n. 690; l R. 27 e 28, rispettivamente dell'S e del 10 marzo, non sono pubbllcatl. (4) Cfr. n. 647, nota 4. (5) Cfr. n. 584.

gliare il Tigrè addosso allo Scioa per vendicarci dell'articolo 17. Ieri mattina affrontai la questione con Makonnen che già era meco di una freddezza insolita.

Makonnen fu aspro a riguardo nostro, ma fu franco; disse « che era malis- simo da parte del R. Governo trattare coi servi di Menelik, mentre ancora si tratta allo Scioa la questione dell'articolo 17 e si fanno proteste d'amicizia. Aver ricevute decorazioni di ras da un ras vuol dire che si riconosce in Manga- scià autorità di re, mentre non lo è; il Governo italiano dunque istiga ed approva la ribellione di quel ras. Questo vuol dire la fine della nostra amicizia; noi faremo sapere a tutti la vostra condotta» (vedi missione Maskoff).

Sulla guida delle istruzioni ministeriali cercai di calmare il ras ma non posso dire di esservi riuscito; e così anche questa questione, che come quella dell'articolo 17 era per mettersi sulla via dell'oblio torna in campo con inso- lita acutezza.

Dopo la discussione a mente più calma il ras mi pregò e mi scongiurò di far una corsa in Italia per accomodare questa faccenda dicendomi che io solo potevo riannodare una amicizia che sta per rompersi per sempre. Io risposi che, tanto sicuro delle buone intenzioni del R. Governo, anche di qua potevo adope- rarmi a fare scomparire ogni dubbio, e mi sentivo la forza di riuscirvi; se però l'imperatore mi pregasse e riconoscesse necessario questo viaggio, io avrei ubbi- dito, ma alla condizione che mi si garantisse la stazione di Let Marefià e che mi si facessero conoscere le lettere che si manderebbero in Italia.

Ora sono qui in attesa che l'imperatore decida qualche cosa. Mio scopo fu di non inasprire ancora la situazione con un rifiuto, di guadagnar tempo, possibilmente, di non compromettere i nostri interessi e di evitare l'invio di lettere risentite. Riuscirò in tutto? Se Menelik vorrà assolutamente che io venga a trattare questa questione, verrò, ma mi studierò che la missione, nel caso, prenda l'aspetto di un incarico onorifico ed amichevole: almeno questo sarebbe il mio desiderio.

T. 500.

(l) Per la risposta cfr. n. 696.

695

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, IMPERIALI

Roma, 19 marzo 1892, ore 16,15.

In~aricato d'affari degli Stati Uniti mi ha comunicato un telegramma direttogli dall'assistente sottosegretario di Stato col quale si dichiara che Governo federale accogliendo amichevole suggerimento Italia ordinerà suo ministro di tornare a Roma e sarà lieto apprendere destinazione di un r. mini- stro a Washington. Il presidente, dice telegramma, non dubita che la contro- versia pendente fra i due Governi potrà essere prontamente composta e pensa che la trattazione di tale soggetto debba differirsi fino al ritorno dei ministri. Conclude colla speranza che questo telegramma colle dichiarazioni del messag- gio del presidente non abbiano a lasciar dubbi sulle disposizioni del Governo federale. Risposi per iscritto al signor Whitehouse, riescirmi grato annuncio

ritorno del signor Porter e che da parte nostra definito incidente assai volen- tieri invieremo un ministro a Washington aggiungendo che se il messaggio ci soddisfò per quanto concerne il lato giuridico della questione, in quanto concerne però l'indennità pur consentendo a concordare più tardi la cifra io non posso considerare composto l'incidente se il principio dell'indennità non travasi mediante dichiarazione non dubbia del Governo federale posto antici- patamente fuori di controversia. Dopo di che il procedimento segnato nel tele- gramma comunicato potrebbe avere anche da parte nostra sollecita esecuzione e condurre a propizia conclusione cui mirano i voti entrambe le parti. Le invierò prontamente le istruzioni circa alla domanda d'indennità.

696

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (l)

R. RISERVATO 325/174. Londra, 21 marzo 1892 (per. il 27). Mi pervenne regolarmente il dispaccio ministeriale del 15 corrente (2) col

quale V. E., dopo di avermi fatto conoscere la sostanza di un colloquio fra il signor conte Salimbeni ed il signor Walsh, residente britannico a Zeila, mi invita ad avere con lord Salisbury una conversazione nello scopo di prevenire gli inconvenienti che alla posizione dell'Italia in Etiopia deriverebbero se l'azione inglese spiegasse una diretta attività sua propria tanto all'Harar quan- to allo Scioa. Benché le cose dette dal signor Walsh al signor conte Salimbeni fossero delle più concludenti per dimostrare che la tendenza dell'Inghilterra ad esercitare una siffatta azione negli anzidetti Paesi, non è un semplice nostro sospetto, io stimai tuttavia opportuno di non far cenno a lord Salisbury della conversazione avuta dall'agente politico italiano con il residente britannico. Erano troppo fresche alla mia memoria le difficoltà che ripetutamente il Foreign Office aveva opposte alla presenza di un nostro agente a Zeila, perché potessi espormi a ricevere una risposta che quelle obbiezioni ricordasse. Era lnvero in seguito all'esperienza fatta degli inconvenienti ai quali avevano dato origine la presenza di un console francese a Zeila ed i contatti di esso con le autorità coloniali inglesi, che Sua Signoria si appoggiava per mantenere il suo rifiuto ad ammettere che in quella località andasse a risiedere un agente consolare italiano. Non sarebbe stato abile il dare a questo primo ministro il destro di osservare che non era senza inconvenienti, almeno dal punto di vista inglese, la presenza del conte Salimbeni in Zeila. Preferii pertanto !imitarmi a dire che gli avvisi ricevuti dal mio Governo lo inducevano a temere che taluni agenti inglesi avessero diretto la loro azione allo Scioa ed all'Harar nello scopo di con- trastare colà l'influenza francese. Ne nasceva pregiudizio per la posizione nostra in quei Paesi, poiché era noto che i governanti di essi erano ognor pronti a cogliere qualunque occasione per sottrarsi alle influenze stabilite, né manca-

(2) Cfr. n. 693.

vano di abilità nel trarre vantaggio dal contrasto delle influenze straniere tosto che di esso vi fosse anche soltanto l'apparenza. Era pervenuta a Roma la noti- zia che l'autorità di Zeila avesse progettato l'invio di una missione inglese all'Harar. Il mio Governo desiderava in proposito conoscere il vero pensiero del Governo della regina.

Lord Salisbury risposemi non essergli stato parlato del progetto di un viaggio del residente inglese di Zeila all'Harar. Egli aveva saputo però che la Francia spingeva con qualche attività la sua azione in quel Paese. Era l'Italia in grado di contrastare efficacemente l'influenza francese in Etiopia e all'Harar? Importava all'Inghilterra che a ridosso dei suoi stabilimenti non si stabilisse un'influenza ad essa ostile. Tale sarebbe stata l'influenza francese, non certa- mente l'italiana.

Ancorché le parole del primo ministro esprimessero insieme dubbio ed interrogazione, io stimai dovermi astenere dall'accettare sovra questo terreno la conversazione. Replicai che la lotta con l'influenza francese non era per noi un fatto nuovo. Io stesso ero stato più di una volta incaricato d'informare Sua Signoria dell'azione degli agenti francesi e dell'attività che dalla stazione di Obok si esercitava per contrastare all'Italia la sua posizione in Etiopia. Sareb- be invece cosa nuova l'azione diretta degli agenti inglesi tanto all'Harar che allo Scioa. L'effetto che ciò avrebbe potuto produrre presso i Governi di quei Paesi, sarebbe riuscito a danno nostro. Ne sarebbe infatti risultata colà la per- suasione che la posizione acquistata dall'Italia con i suoi accordi speciali, non era più riconosciuta dall'Inghilterra e che era ormai facile l'affrancarsi dalla medesima completamente. La Francia che sta alle vedette, n'avrebbe dal canto suo largamente e sicuramente profittato. Conveniva che l'accordo esistenti:! fra l'Italia e l'Inghilterra si affermasse maggiormente, se ve n'era il modo, ma che nulla si facesse che permettesse ad altri di dubitarne. Il mio Governo si lusin- gava di essere a questo riguardo in perfetta comunione d'idee con quello dl S. M. la Regina.

Il colloquio venne a conclusione sovra la dichiarazione fattami da lord Salisbury che egli prenderebbe informazioni circa l'indicatogli progetto di viaggio del residente inglese di Zeila ad Harar e che intanto prendeva nota di ciò che io gli aveva esposto circa il desiderio del Governo italiano di evitare qualunque apparenza di mutamento negli accordi esistenti fra l'Italia e l'In- ghllterra riguardo all'esercizio dell'influenza nostra in Etiopia.

Sono d'avviso che questa conversazione con lord Salisbury produrrà qualche effetto utile; poiché, o le intenzioni del Governo britannico sono conformi all'interesse nostro, e queste saranno recate a notizia degli agenti inglesi a Zeila acciocché vi si uniformino; oppure lord Salisbury avrà seguito in questa circostanza il metodo suo di eccepire l'ignoranza dei fatti per dar tempo che questi si svolgano, ed in tal caso noi avremo sempre preso la posizione che conviene a chi veglia con cura sovra gli interessi propri senza correr dietro a sospettose ombre.

Ma sarà prudente consiglio che il Governo di Sua Maestà non dimentichi che, dal punto di vista inglese, il nodo della questione è espresso nell'interro- gazione rivoltami da questo principale segretario di Stato della regina: «È

l'Italia in condizione presentemente di contrastare con efficacia l'influenza della Francia nei paesi etiopici? ». L'interesse inglese di impedire i progressi di quest'influenza è manifesto. Se noi possiamo opporvici con probabilità di buon esito, certamente l'Inghilterra ci lascerà fare e terrà in freno i suoi agenti. Ma in caso contrario io non metto dubbio che l'Inghilterra provvederà a sé ancor- ché questo dovesse crearle qualche inasprimento di rapporti con l'Italia (1).

(l) Ed. in L'Italia fn Africa, Etfopfa-Mar Rosso, tomo IX, clt., pp. 223-225.

697

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, IMPERIALI (2)

T. 527. Roma, 25 marzo 1892, ore 12,50.

Accetto proposta fattale dal segretario di Stato, cioè che Governo Stati Uniti paghi a titolo di soddisfazione al Governo italiano una somma di cui sarà disposto a favore delle famiglie delle vittime. Accetto pure proposta di uno scambio di note da farsi costì per quanto concerne il ritorno dei ministri. Lascio alla S. V. piena libertà di determinare e riscuotere la somma * che non deve però essere inferiore a centomila lire *. Fo intanto osservare che famiglie vittime sono nove, e che non sarebbe indiscreto chiedere ventimila lire per ogni famiglia. Le do pure facoltà combinare testo delle note da scambiarsi prima del ritorno dei ministri. La nostra nota dovrebbe a mio avviso contenere * pos- sibilmente * riferimento al messaggio presidenziale ed una menzione dell'avve- nuto pagamento. Resta inteso che non si deve recar pregiudizio all'azione giudiziaria iniziata New Orleans. Sono lieto di poter lodare ed approvare la sua condotta (3).

698

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. CONFIDENZIALE. Costantinopoli, 25 marzo 1892.

Raccontai a V.E. (4) come Io scorso sabato, in casa del ministro di Svezia, il gran visir avesse formalmente dichiarato a Radowitz che la dimane, 20 mar-

nel colloqui con Sallsbury, quando si tratta dell'Barar, una divagazione che rassomiglia molto a quella che trovo nelle sue parole allorché si tratta della Tunisia. ~ cosa qu~sta che m! pare si produca sempre allorché si tocca a questioni nelle quali egli, o si sente trattenuto da Impegni, o non vuoi prenderne che dispiacciano alla Francia ».

(3) Con T. 647 de11'8 aprile Rud!ni ,comunicò: «Accetto indennità di 125.000 lire che

dovrebbe essere pagata contemporaneamente allo scambio di note». Rudinì rispondeva al T. 70 del 7 aprile col quale Imperlai! comunicava fra l'altro che il progetto d! nota del segretario di stato americano diceva: «Benché !l torto non fu commesso direttamente dagli Stati Un! t! dell'America del nord, essi nondimeno sentono che è loro solenne dovere, al pari che gran piacere, che !l Governo nazionale paghi all'Italia una soddisfacente Indennità. In conseguenza, le Istruzioni del presidente lasciano sperare che questo accomodamento possa terminare le sventurato affare e che le antiche buone relazioni tra l'Italia e gli Stati Uniti siano fer- mamente rlstab!l1te, e che nulla di malaugurato possa mal turbarle ancora, ecc.». I telegrammi del 7 e dell'8 aprile sono ed. In LV 75, pp. 18 e 21.

zo, l'« Izzeddin '> col firmano d'investitura sarebbe, questa volta senza fallo, partito per Alessandria. La dimane l'ambasciatore di Russia andò nel mattino a fare visita a Radowitz e, avendogli questi ripetuta la dichiarazione del gran visir mostrandogli l'« Izzeddin » ancorato in vista delle sue finestre, gli disse ch'era invece sicuro che non partirebbe. Il giorno stesso il sultano spediva alla Sublime Porta un iradè ordinandole d'esaminare di nuovo il firmano per vedere se non fosse il caso di modificarlo. Prima si disse che il Ministero si fosse pronunziato negativamente; ora si pretende che il firmano sarà trascritto e alterato lievemente per la forma, non nella sostanza.

Che divengono con ciò le assicurazioni date prima al ministro, poi all'amba- sciatore d'Inghilterra dallo stesso sultano e le assicurazioni più volte ripetute dal gran visir e da Said pascià: «il firmano partirà infallibilmente domani'>?

Ci troviamo evidentemente in un caso di patologia. Ma non è meno evi- dente che gl'intrighi russo-francesi al Palazzo riportarono questa facile quanto sterile vittoria su quel pazzo di paura ch'è il sultano. Sapevamo che principale intelligenza presa tra Pietroburgo e Parigi durante e dopo Kronstadt era quella che la Francia avrebbe aiutato diplomaticamente la Russia in Bulgaria, e la Russia il Quai d'Orsay nella questione d'Egitto. Di là l'inutile zelo francese nel caso Chadourne - un poco gradito viglietto di visita -; di là la restituzione del viglietto da parte di Nelidow nell'affare del firmano.

Ciò premesso, ecco che cosa mi avvenne ieri. In una lunga conversazione con Said pascià, gli chiesi se il Ramazan (la quaresima turca), potesse secondo gli usi loro divenire un ostacolo alla partenza dell'« Izzeddin '> Il Ramazan comincerà il prossimo mercoledì 30 corrente e dura un mese. Said mi rispose che il Ramazan in sé potrebbe anche non impedire un ordine di partenza dato dal sultano, ma che Sua Maestà Imperiale vorrebbe che il firmano d'investitura fosse spedito ed arrivasse come in passato, senza quelle manifestazioni che da parte delle Potenze estere si preparava11o ad Alessandria. Epperò egli mi consi- gliava di farlo sapere confidenzialmente a V. E. affinché le nostre navi fossero ritirate. Replicai un po' severamente a Said che quest'avvertenza mi giungeva inaspettata e molto strana dopoché egli stesso s'era compiaciuto d'un attestato di deferenza col quale avevamo mirato non ad altro che ad onorare il sovrano dell'Egitto ed a fargli cosa grata. Aggiunsi che certo, se non dovevamo rag- giungere questo scopo, ci ritireremmo, ma ch'era singolare che non ce ne avesse avvisati prima e che, andandocene noi, mi pareva che dovessero andar- sene anche gli altri. Il pover'uomo, vittima del capricci Yildltz Kiosque, mi rispose con una energica affermazione e tornò a pregarmi di scriverne a V. E.

Chi vi aveva interesse deve aver fatto sentire al sultano che la dimostra- zione navale d'Alessandria sarebbe un atto di tutela e di prepotenza verso di lui e con ciò lo condusse facilmente ai proprj fini.

In questo stato di cose, mi pare, tutto bene ponderato, che ci convenga di far ritornare immediatamente in Italia la nostra divisione navale (1), facen- do in pari tempo dire sui giornali che così si decise in seguito alla già tanto lunga dilazione dell'invio del firmano, si sovente annunziato, e che potrebb'essere ancora ritardato fino ai primi di maggio a cagione del Ramazan e del Bairam.

Parlai di ciò stamane col mio collega sir Clare Ford ch'è pure del mio avviso. La squadra russa del Mediterraneo fu disciolta: ma non stupirei se, quando finalmente il firmano partirà, una nave russa ritrovasse immediata- mente la via d'Alessandria, e non dubito che la squadra francese v'andrà. Ma che ce ne importa? Ha minori inconvenienti questa commedia, così mi sembra, che il rischio di aspettare ancora sei mesi o più che il sultano si decida. Tutto ciò non impedirà che gl'inglesi rimangano in Egitto e noi a Massaua.

I bagagli dell'inviato Eyoub pascià, latore del firmano, erano già da 15 giorni a bordo dell'« Izzeddin ~; ieri furono sbarcati. Ed oggi gli ufficiosi ripe- tono che la nave salperà domani, che l'ultima cagione del ritardo fu un sarto il quale non apprestò a tempo tre uniformi mandate dal sultano in dono ad Abbas pascià!! Non pare vero.

Non ho telegrafato all'E. V., perché volevo esporle tutto ciò e perché ci conviene di aspettare ad Alessandria fino al 30, primo giorno del Ramazan. Che se domani Sua Maestà Imperiale cambiasse d'avviso (non lo credo) il lieve indugio pure non ci nuocerebbe.

(l) Cfr. il seguente passo di una L. personale di Tornlelll a Rudlnl del 21 aprile: «VI è

(2) Ed., con l'omissione delle parole fra asterischi, in LV 75, p. 18.

(4) L. personale del 23 marzo, non pubbllcata.

(l) Cfr. n. 699,

699

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN

T. 551. Roma, 29 marzo 1892, ore 19,45.

Prego V. E. di farmi conoscere se persiste nell'avviso di far ritirare la nostra squadra da Alessandria (1). Desidero pur sapere cosa farà l'Inghil- terra (2).

700

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 614. Pera, 30 marzo 1892, ore 15,38 (per. ore 17,30). Ecco la situazione presente (3): dietro annunzio partenza firmano squadra

inglese arrivò Alessandria 15 marzo, e dopo contro-avviso ne ripartì 21 per Porto Said, lasciando Alessandria due sole navi. Squadra francese è alla Suda. Said pascià manifestò nuove intenzioni del sultano all'ambasciatore d'Inghil- terra, ma come ieri mi disse, non ancora a Cambon, e Nelidoff. Sir Clare Ford crede, come credo io, che Francia non rinunzierà a mandare flotta salutare firmano; ed, in questo caso, flotta inglese certamente ritornerà Alessandria.

(2) Per la risposta cfr. n. 700. (3) Risponde al n. 699.

Tale giuoco potendo durare molto tempo V. E. giudicherà se a noi convenga ritirare definitivamente nostre navi, o allontanarle d'Alessandria e tenerle a portata di voce per farvele ritornare a tutto vapore al primo avviso che il firmano sia veramente partito e che squadra inglese e francese vanno ad Ales- sandria. Questo secondo partito, che accentuerebbe di più nostra situazione rispetto Inghilterra, darebbe forse meno presa ad una opposizione affamata di argomenti di critica.

(l) Cfr. n. 698.

701

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 625. Costantinopoli, 31 marzo 1892, ore 21,20 (per. ore 21,40). Nel momento in cui ambasciatore di Inghilterra viene annunziarmi che la

flotta inglese è partita oggi stesso dall'Egitto per la Suda, ci informano che I'« Izzeddin » colla missione del firmano è partita da qui alle sei pomeridiane per i Dardanelli. II giuoco del sultano o dei suoi ispiratori è chiaro; e la squadra inglese rischia non potersi più trovare Alessandria contemporaneamente colla francese all'arrivo dell'« Izzeddin ». Sir F. Clare Ford mi dice che vi andrà ciò nondimeno.

702

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI (l)

D. RISERVATO 12419/164. Roma, 31 marzo 1892.

Accuso ricevuta e ringrazio V. E. del pregevole suo rapporto n. 325/174 in data del 21 corrente (2). Purtroppo però desidererei che le assicurazioni ami- chevoli di lord Salisbury circa all'attitudine del Governo britannico verso l'espansione della nostra influenza sopra l'Etiopia e l'Harar fossero confermate dai fatti. Giacché è evidente che l'influenza italiana diverrebbe predominante in Etiopia e potrebbe lottare con successo contro i maneggi francesi il giorno in cui l'Italia fosse stabilita non solo a Massaua, ma benanche a Zeila. E l'E. V. non ignora che la cessione di Zeila fu chiesta all'Inghilterra nel 1885 e nel 1886 e se ne ebbero sempre risposte dilatorie e rifiuti. Insistemmo ultima- mente per una delimitazione almeno delle rispettive sfere d'influenza dalla parte del golfo di Aden, nella quale avremmo lasciato Zeila agli inglesi, e ci sarem- mo contentati soltanto di definire la nostra posizione, ma anche questa proposta suscitò futili pretesti e risposte equivalenti ad un rifiuto. Eppure quella deli-

(2) Cfr. n. 696.

mitazione non sarebbe che un complemento indispensabile dell'altra sancita col protocollo del 24 marzo 1891, il quale senza di essa rimane del tutto illusorio!

V. E. conosce le mie personali disposizioni verso l'Inghilterra e come nulla faremo che possa dispiacere a quella Nazione; ma in politica si lavora anche per l'avvenire, e purtroppo gli ostacoli che l'Inghilterra frappone alla nostra espansione in Africa non varranno a cementare i buoni rapporti fra i due Paesi. L'Italia ha fatto grossi sacrifici nell'Eritrea proponendosi una politica coloniale che nelle linee generali venne concordata col Governo britannico; è evidente però che quel programma non potrà entrare in piena esecuzione e la colonia non potrà arrecarci profitto finché non eserciteremo influenza reale in Etiopia. Il Governo inglese dovrebbe dunque riflettere se gli convenga di dare ascolto alle velleità d'espansione dei suoi agenti della costa somala, mentre allo scopo serio e legittimo di proteggere e rifornire di carbone e di viveri la strada commerciale delle Indie sarebbe ampiamente sufficiente per l'Inghilterra il possesso della costa di Berbera, da Dongareta a Bender Ziadah.

Queste cose l'E. V. procurerà di dire a lord Salisbury appena si presenterà un'occasione opportuna, in modo del tutto confidenziale e come impressioni sue personali. Cercherà in pari tempo di persuadere Sua Signoria che l'espansione dell'influenza italiana sopra l'Harar e i paesi Galla ha troppa importanza pel nostro avvenire perché non formi oggetto di vive preoccupazioni da parte di qualunque Ministero, sia esso più o meno fautore della politica africanista (1).

(l) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 225-226.

703

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AGENTE E CONSOLE GENERALE IN EGITTO, MACCIO'

T. 572. Roma, 1° aprile 1892, ore 12.

Firmano partito ieri sera (2). Informi ammiraglio che sospenda sua par- tenza.

704

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, TORNIELLI, E A VIENNA, NIGRA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA

D. (3). Roma, 3 aprile 1892. Nell'unito rapporto (2) il comm. Macciò riferisce che in un recente collo-

quio sir Evelin Baring gli parlò dell'opportunità di cambiare progressivamente

(2) Cfr. n. 701. (3) n dispaccio venno Inviato a Londra col n. 12738/168, a Vienna col n. 12739/288 e a

Berlino col n. 12740/192. (4) R. 141/68 del 21 marzo, non pubblicato.

1 titoli formanti il fondo di riserva giacente nella Cassa del debito pubblico egiziano in altri valori scelti fra quelli che godono maggior credito per evitare le perdite che potrebbero derivare dal ribasso dei titoli stessi nel caso che la loro alienazione si rendesse necessaria per pagare le cedole della rendita.

Dal complesso della conversazione si rileva che i valori italiani sarebbero molto probabilmente esclusi dal concorrere al progettato cambio.

Tale delicato argomento è stato finora oggetto di sola discussione accade- mica tra i commissari della Cassa del debito pubblico, dei quali il russo, che ne parlò pel primo, e l'inglese che subito dopo interloquì, sono perfettamente d'accordo nel ritenere conveniente una simile operazione. Ma sembra ormai certo che di essa si discuterà in seno al comitato della Cassa. Tanto il comm. Macciò quanto il comm. Morana non tralasciarono di far sentire rispettiva- mente al signor Baring e ai commissari della Cassa che non si poteva chiedere al Governo del re di sanzionare la esclusione della rendita italiana da una ope- razione di cambio, riconoscendone implicitamente la poca solidità, e che per conseguenza una proposta alle Potenze, delle quali era necessario chiedere il consenso, avrebbe dovuto esser tale da offrire a ciascuna di esse la certezza di poter concorrere al cambio dei titoli del fondo di riserva egiziano coi propri valori, a seconda delle condizioni del mercato.

(Per Londra) Non è improbabile che, come osserva il r. agente al Cairo, il progetto vagì1eggiato dal rappresentante inglese in Egitto sia stato lunga- mente preparato a Londra per ragioni politiche e finanziarie, delle quali ella troverà ampia esposizione nel rapporto del comm. Macciò. È certo però che esso forma parte del programma che l'Inghilterra si è prefissa di attuare in Egitto, e che noi siamo disposti a favorire sempre che non si tratti, come nel caso concreto, di agire contro i nostri legittimi interessi e contro il nostro credito.

Ho creduto opportuno d'informare di quanto precede V. E., per il caso che lord Salisbury parli a lei pel primo della cosa, o che ella stessa creda conve- niente, presentandosene l'occasione propizia, di fargliene parola.

(Per Vienna e Berlino) Trattandosi di argomento che, indipendentemente dal lato politico ha anche un lato meramente finanziario, nel quale è al par di noi interessata l'Austria-Ungheria (la Germania), potendo i valori austriaci (germanici) concorrere alla operazione di cambio, gradirei conoscere quali siano, iu proposito, l'opinione e gli intendimenti di codesto Governo (1).

«n Gabinetto d! Berlino crede meglio d! tacere completamente della ventilata possibilità si vogliano escludere l valori Italiani dal partecipare allo scambio. Il solo fatto che slffatta possibilità venga eventualmente posta In discussione non tornerebbe di vantaggio al nostro credito, al mantenimento del quale - dlsseml Il segretario d! Stato - s'Interessa molto il Governo Imperlale. Esso ritiene quindi miglior partito opporsi addirittura in massima ad uno scambio dei valori costituenti Il fondo d! riserva, d! cui non scorge la necessità». Suc- cessivamente, con T. 887 del 10 maggio comunicò: <<Cancelleria imperiale telegrafa oggi a Leyden di invitare commissario tedesco far p?ssibilmente abortire proposta nella commissione e di autorizzarlo a dichiarare fin d'ora che Governo imperiale, se proposta gli venisse sottoposta, non potrebbe aderirvi». Nigra comunicò da V!enna con T. 892 del 2 maggio: «Governo austro-ungarico ha inviato al Cairo istruzioni d! respingere proposta per lo scambio del titoli». La risposta di Torniell! non è stata trovata.

(l) Per la risposta cfr. n. 713.

(l) Beccarla rispose con R. 465/212 del 19 aprile d! cui si pubblica il seguente passo:

705

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 657. Pera, 4 aprile 1892, ore 13,05 (per. ore 14,10). Ambasciatore d'Inghilterra vide iersera copia del firmano investitura che

non è interamente conforme all'ultimo. Frase aggiunta dice: « Kediviato confe- rito conformemente antichi limiti quali segnati nella carta annessa al firmano 1841, compresi i territori annessi giusta firmano 1865, (1).

706

IL DIRETTORE DELLA STAZIONE GEOGRAFICA DI LET MAREFIA', TRAVERSI,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI' (2)

R. 32 (3). Let Marefià, 4 aprile 1892 (per. il 14 maggio).

Faccio seguito ai m1e1 rapporti n. 29, 30, 31, da Adis-Abeba del 15, 16 e 26 marzo (4). Come ebbi già l'onore di scrivere all'E.V. le ultime notizie arrivate sul convegno del Mareb (5), coi commenti dei noti nostri avversari (con a capo l'ing. Ilg), hanno rinforzato le ire di Corte. Anche quelli che come il ras Makonnen ci si dimostrano plù o meno sinceramente amici oggi sono costretti a seguire la corrente a noi avversa per ragioni che facilmente si comprendono. Oggi che la politica scioana si orienta, come dirò appresso, su Gibuti, colla innata mala fede abissina si esagerano i sospetti e i nostri pretesi intrighi.

Il 25 marzo, mentre era ancora in Adis-Abeba, il ras mi faceva dire di tenermi pronto a partire perché le lettere che Sua Maestà voleva mandare in Italia erano state scritte, e le condizioni che avevo messe accettate. Senza por tempo in mezzo mi presentai a Makonnen nella speranza di poter parlare ancora dei nostri affari: lo trovai però più disposto a fare una requisitoria contro di noi, anziché una discussione serena e spassionata. Il ras in quel momento faceva dello zelo perché l'imperatrice, che cercava di minarlo, lo risapesse, ed io naturalmente trassi il discorso a note più allegre dopo avere dichiarato che aspettavo gli ordini di Sua Maestà. A delucidare questa evoluzione del ras è

conosce dal mio telegramma d'ieri, oltre alla modificazione indispensabile nel preambolo per la mutata persona, ve n'é anche un'altra perfida verso gl'inglesi, semplicemente sgradevole per noi, senza portata pratica e per gli uni e per gli altri. Sappiamo d'altronde che i presi di mira sono gl'inglesi, non noi, o almeno noi soltanto per contraccolpo giacché stiamo al loro fianco, e sappiamo altresì che gl'instlgatorl sono i francesi serviti qui dalla potente mfluenza russa». Con T. 670 del 6 aprile Beccarla comunicò da Berlino: «Bisogna quindi credere sultano abbia all'ultimo ceduto influenze contrarie. Segretario di Stato, in questa cir- costanza, come in generale, non lamenta difficoltà create in Egitto all'Inghilterra dalla Francia, che, così operando, può soltanto allenarsela ».

(3) II rapporto fu inviato parzialmente in cifra. (4) Cfr. n. 694; i R. 30 del 16 marzo e 31 del 26 marzo non sono pubblicati. (5) Cfr. n. 584.

bene che l'E. V. sappia come la regina Taitù con molta arte e lusinghe femmi- nili avesse lavorato perché l'imperatore, sempre debole col bel sesso, umiliasse Makonnen e lo minacciasse del governo dell'Harar.

Non ho bisogno di aggiungere altri schiarimenti perché in un paese come questo si sacrifica anche la patria, se idea di patria esiste, alle ambizioni personali.

Il 27 marzo di buon mattino Sua Maestà mi ricevè in udienza particolare. Non assisteva che ras Makonnen e l'interprete grasmacc Giuseppe. L'impe- ratore molto accigliato appena che entrai ritornò sulla questione del male- augurato articolo 17 e più che tutto insistè sui nostri intrighi coi capi del Tigrè. Mi disse che sulle prime era stato molto contento di quell'intervista, perché avea sentito dire che gli italiani non avevano regalato che ombrelli di seta, qualche revolver e buoi da lavoro. Mi disse testualmente queste parole: «Questa sì che è una prova di amicizia che l'Italia mi dà, ma, quando seppi, soggiunse, che di nascosto avevate mandato molte e molte cartucce a ras Mangascià, allora il n.'lio cuore che era contento fu ferito a sangue. Prendi le lettere, mi disse, va a Roma e fa sapere tutte queste cose al tuo Governo. Se è opera di quei di Massaua, le cose si potranno accomodare perché non dubito che il Ministero punirà i suoi dipendenti che non hanno rispettato il nostro trat- tato; se questa però è opera del Governo allora vuol dire che la nostra amicizia è finita~.

Non mancò come sempre di ricordare i vincoli che lo legavano al defunto re Vittorio Emanuele e che lo legano a Sua Maestà il nostro augusto sovrano, protestando le sue buone e leali intenzioni, etc., etc.

« Maestà, dissi io, quando gli animali parlavano, si racconta che un agnello ed un lupo si trovassero a bere ad un medesimo ruscello: il lupo presso la sorgente e l'agnello più in basso», e per farla breve raccontai tutta la nota favola a Sua Maestà, volendo far capire all'imperatore che tutto ciò che mi avea detto aveva l'apparenza di pretesto.

L'imperatore a questa mia scappata parabolica si rasserenò e fu lui allora che cercò di convincermi che i suoi non erano pretesti; che era bene informato: che suoi servi venuti dal Tigrè avevano bene visto le cartucce che le autorità di Massaua avevano mandato a ras Mangascià. Forte delle assicurazioni che l'E. V. mi aveva dato coi suoi ultimi dispacci, io fui fermo ed esplicito nel dichiarare false quelle notizie, dissi che chi le voleva fare credere a Sua Maestà lo tradiva, ed esortai l'imperatore di volerne scrivere al R. Governo, se veramente era sicuro che quelle cartucce fossero state consegnate come diceva; avvisandolo per altro che un re, ed un gran re come lui, non avrebbe fatta la più bella figura se poi quelle novità si fossero riconosciute false.

Con questo mi proponevo di cogliere Sua Maestà ed il ras Makonnen; e infatti alla proposta di scriverne a Roma cercarono di sottrarvisi. Debbo però dire all'E. V. che io tenni fermo e dichiarai a Sua Maestà ed al ras che un'ac- cusa di quel genere non si poteva lasciare cadere così come una cosa da nulla: qualcuno doveva aver mancato e che, scrivendone al Governo, questo qual- cuno lo avremmo trovato. Se le autorità di Massaua avessero mancato il Mini- stero avrebbe fatto come l'imperatore se avesse riconosciuto che i suoi infor-

matori non erano troppo fedeli: nel dubbio né lui né il R. Governo potevano rimanere, a meno che l'imperatore per ragioni che io non dovevo sapere non cercasse di rompere ogni amichevole rapporto coll'Italia. Come l'E. V. vedrà dalle lettere, Sua Maestà nelle medesime non ha parlato di cartucce ma accen- nato vagamente ad istrumenti di guerra come per scuoprire terreno. Makonnen, nell'accusarci, era più accanito di Sua Maestà stesso: voleva fare argomenta- zioni sue speciali a riguardo dei restauri della chiesta di Adua, della piccola casa che si costruisce a ras Mangascià, del permesso al medesimo di approvvi- gionarsi a Massaua, quasi che noi avessimo concluso un altro trattato coi capi del Tigrè. Anche qui però i miei argomenti misero alle strette Sua Maestà, che in certo modo fece capire al ras che esagerava. Io non mancai di volgere in ischerzo le informazioni di Sua Maestà, dicendo che come la gente probabil- mente aveva confuso dei barili di farina per delle cartucce, oggi probabilmente la casa di Mangascià e i lavori che si fanno alla chiesa si sarebbero convertiti in due fortezze armate di non so quanti cannoni. Volli dir questo a Sua Maestà perché era già corsa la voce che gli italiani fortificavano Adua mentre poi Sua Maestà stessa, meglio informata, aveva dovuto convenire che il gran chiasso si era poi ridotto alla montagna che partorisce il topolino. Questo e molte altre cose dissi all'imperatore, che di burbero come era al principio, si fece più ilare e più gaio, fino a lasciare il noioso argomento della politica per parlare del nostro bel Paese, del vapore, delle macchine, delle nostre città ed anche delle nostre donne, secondato da ras Makonnen; mi consta anzi di sicuro che dopo questo mio lungo colloquio ebbe un'aspra questione colla regina, che quasi lo accusava di prestar troppo ascolto alle mie parole.

Al momento di congedarmi dall'imperatore (e fu la mattina del 30 marzo), Sua Maestà fu molto affabile con me; mi raccomandò caldamente i suoi affari e mi dette tutte le assicurazioni per Let Marefià, assicurazioni ripetutemi espli- citamente dal ras Makonnen, che mi consigliò anche a lasciare il preparatore Bartolucci a custodia della stazione. Sua Maestà stessa, cui il Bartolucci rac- comandai, fu pure dell'avviso del ras. All'uscire dal ghibbì reale l'imperatore mi fece trovare un bel mulo riccamente bardato.

Io ripartirò di qui fra pochi giorni per essere a Massauah verso la metà di maggio.

Le lettere che mi ha consegnato l'imperatore sono quattro: n. 1 - Lettera per Sua Maestà il re d'Italia n. 2 - Lettera per. l'E. V. n. 3 - Altra lettera per l'E.V. (l) n. 4 - Lettera per il presidente della Società geografica.

In quella diretta a S. M. il Re l'imperatore dice che è molto contento della lettera ricevuta, ma che non è contento del lavoro che si fa dalla parte di Massauah, perché non si rispetta il trattato fatto con conte Antonelli e pel quale è proibito di mandare istrumenti di guerra dalla parte del Tigrè senza il suo permesso; dice anche che aspetta la lettera colla quale Sua Maestà gli prometta

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di accomodare la questione dell'articolo 17, e dichiara che da Vittorio Emanuele ad oggi non ha mai cercato di guastare l'amicizia coll'Italia.

Nella prima lettera all'E.V. dice che ha ricevuto quella del mese di ter e che ha sentito come Sua Maestà l'abbia incaricata di mettere al posto del- l'articolo 17 un'altra buona cosa, ma che ancora non ha ricevuto nulla. In attesa di questa risposta le cose intanto che si fanno dalla parte di Massauah fanno molto dispiacere a Sua Maestà. Tutte le cose che fanno quelli di Mas- sauah non sono belle cose. Prima avevamo fissato col conte Antonelli che per la parte di Massauah non sarebbero passati istrumenti di guerra: ora poi l capi di Massauah fanno trattati con ras Mangascià e cominciano a mandargli istrumenti di guerra senza il mio permesso.

Ripete anche che dall'epoca di Vittorio Emanuele ad oggi si è data tutta la pena perché non si guastasse l'amicizia fra l'Etiopia e l'Italia. Ora poi che sono re, dice, debbo punire il mio servo. Se per caso qualcuno dei vostri si trovasse con lui e per caso morisse, vi avviso perché non diate la colpa a me. Perché sappiate tutte le cose viene il dottor Traversi.

Nella seconda lettera all'E.V. S.M. l'Imperatore dice che le cose pendenti fra l'Etiopia e l'Italia si accomoderanno con amicizia, incarica il dott. Traversi di portargli entro cinque mesi i due milioni di cartucce che sono in Assab: che si paghi per lui la metà del trasporto che lo rimborserà poi al prefato Tra- versi allo Scioa.

La lettera alla Società geografica poi dice che manda il dottor Traversi in Italia per finire tutte le cose che non si possono finire per lettera: che avvisa la presidenza perché non si facciano altre supposizioni.

Questo è il sunto delle lettere che mi sono state consegnate. È degno di nota il fatto che mentre Sua Maestà dice di essere inquieta per l'articolo 17 e per i pretesi intrighi di Massauah, avvisa già che se andrà a punire il suo servo Mangascià il R. Governo procuri che non si trovino sudditi italiani nel Tigrè perché non debbano succedere disgrazie ed al tempo stesso domanda a noi due milioni di cartucce che sono in Assab. Tutto questo non ha bisogno di commenti perché mi pare che dimostri chiaramente quale e quanta incer- tezza regna nell'animo di Menelik elle forse in cuor suo se non è nostro sincero amico non vuole venire a mal partito con noi.

Mi pare di non essere lontano dal vero quando ritengo che Sua Maestà sarebbe lieto di poter venire ad un modus vivendi per l'articolo 17 fino alla scadenza del trattato e sarebbe poi lietissimo se in qualche modo, come spero, potessimo rimettere la buona armonia fra lui e Mangascià.

Per riguardo poi alle cartucce devo fare una dichiarazione alla E. V.: quando tutti credevano imminente una rottura coll'Italia e una guerra col Tigrè, io dissi a Sua Maestà (fingendo di nulla sapere dei suoi propositi belli- cosi) che mi pareva bene che si decidesse per i due milioni di cartucce che a suo nome giacevano in Assab sia per prenderle sia per !asciarle, per non tenere vincolato il R. Governo, perché avea sentito dire che gli erano state fatte molte proposte di acquisto. Questa mia proposizione come dovea succedere fu una doccia fredda per i nostri avversari perché anche i meno intelligenti riflette- rono che ai nemici e nei frangenti nei quali loro pareva di essere non si offrono

due milioni di cartucce. La cosa fece impressione anche sull'animo del re e di ras Makonnen. Per non vincolare poi il R. Governo fu mia cura (quando fu scritta la lettera colla quale mi si autorizza a ritirarle) di accettare il breve termine di cinque mesi per trasportarle fino allo Scioa, scaduti i quali Sua Maestà, come mi disse a voce, non si ritiene più in obbligo di riceverle. Con questo mentre si acquista tempo il R. Governo è libero di mandarle o no, perché se non lo crederà opportuno potrà sempre accampare la ragione del tempo troppo ristretto; se invece le cose, come spero, prenderanno buona piega Sua Maestà sarà lieto di riceverle anche dopo sei o sette mesi. Fui spinto a. questa operazione (l'E. V. mi permetta la frase) per mantenere sempre un addentellato nelle relazioni fra l'Italia e l'Abissinia, perché sono convinto che il .R. Governo non ha propositi bellicosi.

Ed ora l'E. V. mi permetta di esprimerle la mia idea sulla situazione attuale. Esclusa come deve essere ogni idea aggressiva (essendo la nostra opera di pace e di civiltà), mi pare che al R. Governo non resti che il com- pito di eliminare qualsiasi dubbio ed attrito nelle relazioni fra noi e l'Etiopia e fra Menelik ed il Tigrè. Come una volta il re dello Scioa si propose quale paciere fra il R. Governo e l'imperatore Giovanni, così oggi noi potremmo cercare di comporre i dissidi sorti fra il figlio dell'imperatore e l'attuale re dei re, non credo l'opera molto difficile. Quando Menelik in un colloquio che ebbi con lui stanco di parlare di affari volle trattenersi meco di cose più piacevoli (come poco sopra ho accennato all'E. V.) mi parlò anche della via del Tigrè, come di quella che gli dovea permettere di portare dall'Italia nel suo Paese tante cose e tanti animali che i deserti dancali e somali ne lo impedivano. Mi disse che avrebbe tanto desiderato una bella coppia di cani e buoi e vacche dei nostri paesi, ma ora è inutile pensarci, soggiunse con rammarico. Io non lasciai sfuggire questa bella occasione e gli risposi sic- come era sicuro di riuscire a dimostrargli che il R. Governo non armava il Tigrè contro di lui così quando Sua Maestà lo avesse desiderato non vedeva grande difficoltà perché gli si potesse fare avere per quella via quanto desiderava. Possono queste sembrare cose puerili ma chi conosce il Paese sa bene quale e quanta importanza abbiano anche le inezie, Sua Maestà parve soddisfatto della mia risposta. Per riguardo poi alle cartucce non esito punto a dichiarare all'E. V. che io ritengo cosa ben fatta mandarle a Sua Maestà perché come ho già detto il fatto in se stesso servirà a dissipare molti ingiu- sti dubbi sorti sul conto nostro. Quando Menelik saprà che le cartucce sono in viaggio calmerà i suoi bollori, ancora darà a noi il tempo di accomodare le cose del Tigrè, non solo, ma il fatto metterà in imbarazzo i nostri avver- sari che col commercio mascherano i loro intrighi. Quando il R. Governo venisse a queste mie conclusioni per affrettare l'invio di dette cartucce (affine anche di non esser sorpresi dalle prossime piogge per via) potrebbe incaricare il signor Scialom interprete in Assab pratico delle cose dancale e amico dell'Anfari, di formare la carovana e di partire al più presto; così io avrei tempo di venire a Roma, tornare in Assab e raggiungerla all'Aussa o più in là, vista la lentezza colla quale marciano i cammelli. Per questo invio di cartucce poi credo che riguadagneremo quel tanto che abbiamo perduto

5.6.1

per gli intrighi dei nostri avversari che alla Corte mantengono vive le dif- fidenze contro di noi. Al principio di questo mio rapporto ho accennato giu- sto all'E. V. al lavoro di questi avversari e alle simpatie che oggi godono alla Corte del re dei re; credo mio dovere di raccontare un fatto all'E.V. Giorni sono mentre ero ancora in Adis-Abeba un mio informatore, che per eccezione fino ad oggi mi è sommamente fidato, mi disse che circolavano voci di amichevole componimento fra l'Italia e la Francia e questo impensieriva molto la Corte scioana; mi domandò se io ne sapevo nulla; naturalmente risposi che non ero uomo del Governo e che non ero entro alle segrete cose, ma che infine da quello che tutti dicevano e sapevano mi pareva di poter argomentare che le relazioni fra noi e il Governo della Repubblica francese si facevano di giorno in giorno migliori. L'uomo pare riferisse il discorso all'imperatore alla presenza di ras Makonnen che ne furono dolorosamente impressionati: il re avrebbe profferito delle parole ingiuriose contro Chefneux come quegli che avrebbe fatto credere che la Francia sarebbe stata il tocca e sana nelle questioni che l'Abissinia ha con noi.

Menelik avrebbe anche detto che i jrengi quando si tratta di dare addos- so alla gente di colore sono tutti d'accordo e per quel giorno l'imperatore che perdeva la speranza degli ajuti dei nostri avversari sarebbe stato di pessimo umore; ma di questo a giorni sarò meglio informato quando il ras passerà ad Ankober per tornare all'Harar.

Resta la questione dell'articolo 17, oggi riattizzata dopo gli ultimi avveni- menti ma non dubito che il R. Governo saprà trovare una formola accettabile se già le trattative colla Francia non ci avranno messo ancora in grado di sopprimer lo.

Riepilogando mi pare poter dire all'E. V. che la mia missione in Italia migliorerà non peggiorerà la situazione; la speranza di un accomodamento e il desiderio delle cartucce terrà tranquillo Menelik e più che lui i nostri avversarii indigeni. Questa missione non vincola il R. Governo perché è il re che mi manda, né dopo la lettera che scrive alla Società geografica avremo a temere per la nostra stazione. Anzi parmi che Menelik abbia tutto l'interesse a mantenersi tranquillo per non mettersi dalla parte del torto dopo l'incarico che mi ha affidato. Tengo a dichiarare all'E.V. che questo è quanto di meglio ho potuto fare nella penosa attuale situazione.

Finalmente credo opportuno avvisare l'E. V. che pei giornalisti che per caso potessero intervistarmi al mio arrivo sarò né più né meno che il sem- plice latore delle lettere imperiali.

Le condizioni del Paese sono ancora miserrime ed alla fame da qualche tempo si è aggiunta la paura del colera.

Fino a quando ero in Adis-Abeba vi fu qualche allarme negli indigeni, tanto più che Sua Maestà credette bene rinchiudersi in Entotto: io però fino ad oggi non ebbi a constatare alcun caso di vero e proprio colera (1).

in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, clt., pp. 232-233: «Non si è veduto che vi erano soltanto due vie da seguire: l) o l!mltarsl a rapporti di reciproca cortesia lasciando, come ho detto, libertà d'azione all'Iniziativa privata; 2) ovvero stabilire la nostra Influenza direttamente colla forza mantenendola colle bajonette ed l cannoni. Ora non cl è possibile di rimetterei sulla prima via e la seconda cl è chiusa da ragioni economiche; ma però, siccome le condizioni

(l) Cfr. l seguenti passi di una L. particolare di Ressman del 5 aprile: «Come V.E. già

(2) Ed. in L'Italia in Africa, Etiopia-Mar Rosso, tomo IX, cit., pp. 227-232.

(l) Le lettere furono rimesse da Traversi a Brin con R. 36 datato Roma 6 lugl!o.

(l) SI pubbl!ca qui un passo del R. 10 di Sa!lmbenl del 9 aprile dall'Harar ed. In L'Italia

707

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 669. Pera, 5 aprile 1892, ore 13,16 (per. ore 13,25). Aggiunta nel nuovo firmano (l) alle parole «antichi limiti l) della cita-

zione carta annessa firmano 1841 esclude penisola Sinai e colpisce Inghil- terra. L'aggiunta della citazione del firmano 1865 concernente annessione Massaua e Suakin, che però nel nuovo firmano non sono nominate, è una puerilità orientale, giacché colle parole del precedente firmano «territori annessi l) già non potevansi intendere altri. Gran visir, cui ieri rinfacciai questa superflua menzione, mi disse che in fatto essa nulla muta, e in ciò aveva ragione; ma alla sciocca piccola puntura converrebbe rispondere, credo, mostrando poca premura nel mandare qui altro ambasciatore. Nostro agente Cairo parmi dovrebbe seguire in tutto condotta agente britannico, interes- sato in primo luogo. Spedisco per posta testo firmano.

708

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 607. Roma, 5 aprile 1892, ore 17,55.

R. ambasciatore a Costantinopoli telegrafa: (vedi telegramma n. 669 (2) fino alle parole «nulla muta:!)). Prego V. E. di volermi far conoscere le intenzioni del Governo britannico e se esso si propone di far modificare il firmano (3). Le modifiche del firmano prendendo di mira l'Inghilterra e l'Italia, ho dato istruzioni al r. agente al Cairo (4) di conformare il suo con- tegno a quello del suo collega d'Inghilterra (5).

T. 672.

709. L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 6 aprile 1892, ore 5,23 (per. ore 7,50). Il Governo inglese ha consigliato al Cairo di sospendere l'installazione

fino a che sia stata regolata la questione della frontiera e si sappia che

speciall dell'Etiopia lo consentono, si poteva sostituire alla violenza diretta quella indiretta, che si traduce nel dtvtde et impera che con mio grande conforto sentii pronunciare da V.E. quando ebbi l'onore di prender gli ordini di lei, 11 mattino del 22 gennaio scorso ».

(2) Cfr. n. 707. (3) Cfr. n. 709. (4) T. 604, pari data, non pubblicato. (5) Il senso di questo telegramma tu comunicato alle ambasciate a Berlino e Vienna con

T. 608, pari data.

cosa contiene il firmano. Se i ministri egiziani desiderassero molto che l'installazione abbia luogo prima, Salisbury non vi farebbe opposizione, ma al suo consiglio non pare che il Governo kediviale sia per fare opposizione alcuna.

T. 691.

(l) Cfr. n. 705.

710

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Pera, 7 aprile 1892, ore 14,20 (1).

Col firmano 1865 Massaua e Suakin furono concesse personalmente ad Ismail. Col firmano 1866 concessione fu da personale convertita in ereditaria. Implicitamente, firmano investitura ora emesso riferendosi al firmano 1865, ne consegue che la concessione ridiventa personale e che, dopo morte kedive attuale, piena sovranità Massaua e Suakin torna teoricamente al sultano. Secondo il firmano 1866 farebbero invece parte a perpetuità dell'Egitto. Sir Clare Ford richiama su di ciò l'attenzione lord Salisbury. Prego V. E. di esami- nare se a noi convenga chiedere intercessione Inghilterra su questo punto. Conviene di più a noi trovarci in avvenire di fronte a rivendicazione del sultano oppure di fronte a rivendicazione dell'Egitto che potrebbe cadere in altre mani? (2).

711

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

T. 625. Roma, 7 aprile 1892, ore 16.

La proposta di Baring circa a penisola Sinai (3) darebbe soddisfazione all'Inghilterra rimarrebbe però a risolvere per noi quanto concerne la riferenza alla carta geografica 1865. Prego V. E .. di richiamare attenzione di lord Sali- sbury sulle conseguenze pel nostro prestigio in Oriente del riferimento alla carta suddetta e chiegga a Sua Signoria se non crede si possa ottenere una dichiarazione od un atto soddisfacente anche per noi. In questo caso urge combinare un'azione concorde sopra Sublime Porta. L'Inghilterra sulla cui ami- cizia contiamo e che si trova a Zeila allo stesso titolo col quale noi siamo a Massaua può apprezzare con equità n nostro desiderio (4).

(2) Per la risposta cfr. n. 712. (3) Con T. 686 del 6 aprile Beccaria aveva comunicato da Berlino: «Secondo notizie

giunte Ieri sera ed oggi al rappresentanti tedeschi a Londra e al Cairo, Sa!isbury approva modo di vedere Evelyn Baring che penisola Slnai de\Te rimanere sotto amministrazione egiziana». (4) Questo telegramma fu comunicato alle ambasC'Iate a Berlino e Vtenna con T. 624, pari data, con la seguente Istruzione: «Faccia osservare al Governo presso 11 quale è accreditato essere nel nostro Interesse che rimanga ancora sospesa presentazione del firmano per aver tempo d! eliminare presenti difficoltà :t. Fu comunicato Inoltre all'ambasciata a Costantinopoli con T. 623, pari data; con la seguente aggiunta: «Prego V.E. di tenere con sir Clare Ford un llnguaggio analogo a quello prescritto al conte Torn!elll ». · · ·

(l) Manca l'indicazione dell'ora di arrivo.

712

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN

T. 632. Roma, 7 aprile 1892, ore 22,45.

Ringrazio V. E. pel suo telegramma (1). La nostra sovranità a Massaua essendo ormai stata affermata con molti atti di ordine politico e legislativo non ritengo abbia grande importanza per noi di trovarci un giorno esposti alle rivendicazioni del sultano o di chi sarà padrone dell'Egitto. Ciò che dobbiamo desiderare si è di ottenere possibilmente una dichiarazione che tenga conto dello statu quo a Massaua ed in mancanza non possiamo a meno di dichiarare alla Sublime Porta che non intendiamo mutare lo stato presente delle cose. Queste dichiarazioni non muterebbero la sostanza delle cose ma sono a me indispensabili per riguardi parlamentari che V. E. facilmente comprende, ed in questo senso deve intendere le mie precedenti istruzioni (2).

713

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 377/203. Londra, 7 aprile 1892 (per. il 14). Ringrazio V.E. del dispaccio del 31 marzo ultimo (3) relativo all'azione

inglese in Etiopia ed all'Harar. Pensiero del R. Governo è, in quel dispaccio, chiaramente esposto. Già io ne conosceva le linee generali e la mia condotta qui vi si era conformata in ogni opportuna occasione. Debbo però affrettarmi di dire che, avendo io avuto l'opportunità di scandagliare le disposizioni di lord Salisbury circa a Zeila, mi dovetti avvedere che, se un desiderio nostro di ottenere il possesso di quella località fosse stato da me espresso, noi avremmo incontrato ora le stesse ripulse avute alcuni anni or sono. Non saprei consi- gliare, in siffatta materia, delle pratiche non destinate a conseguire un sicuro effetto. È troppo evidente che esse, invece di avvicinarci, ci allontanerebbero o1mor più dal conseguimento dello scopo utile che ci proponiamo. Sono anzi inclinato a credere che, in conseguenza delle pratiche anteriori, il Gabinetto di Londra già si trovi quasi impegnato dai suoi rifiuti a non mutar contegno senza che una ragione speciale od un compenso sensibile gliene dia motivo sufficiente.

Ciò premesso, giova prendere in esame quanto da noi si possa fare, nelle presenti condizioni territoriali, affinché non scapiti ancor più la posizione nostra in Etiopia ed all'Harar.

e Vienna con T. 633 e l'agente al Cairo con T. 634, pari data.

Ho riferito, nel mio rapporto del 21 marzo ultimo (1), la conversazione da me avuta con lord Salisbury relativamente all'azione inglese allo Scioa ed all'Harar. Sua Signoria non riprese dippoi con me questo soggetto di conversa- zione. Egli preferì farmi indirizzare dal Foreign Office delle spiegazioni scritte nel giorno stesso in cui egli partiva per il continente dove intende rimanere quattro settimane. La lettera firmata, in assenza del ministro, dall'assistente sotto-segretario di Stato porta la data del 6 corrente ed è qui unita in copia (2). Il Governo di Sua Maestà avrà tutto il tempo di prenderla in matura considerazione prima che io abbia l'occasione di abboccarmi nuovamente con lord Salisbury. Appena è mestieri che da me si espongano in proposito alcune considerazioni le quali non possono essere altro che ripetizrone di cose già più volte dette.

La prima impressione che in me produce la lettera del Foreign Office non è favorevole alla lealtà dei rapporti dell'Inghilterra con l'Italia. Non è però senso di sorpresa che si sveglia in me; poiché più volte già, durante que- sta mia missione, mi sono dovuto accorgere che la sincerità del nostro contegno e del nostro linguaggio non ha sempre trovato completa reciprocità nel Gabi- netto di Londra. Benché con molto studio il Foreign Office voglia ora dimostrare che lo scambio di cortesie fra la regina Vittoria e l'imperatrice di Etiopia non ebbe valore politico e che nulla è mutato nella posizione dell'Inghilterra verso l'Italia relativamente all'Etiopia ed all'Harar, sarebbe tuttavia puerile il non rendersi conto dell'effetto che l'invio dei doni alla imperatrice etiopica ed al governatore dell'Harar deve aver prodotto in quei paesi. Non gioverebbe il rim- proverare a lord Salisbury questo contegno del Governo britannico. Egli riba- direbbe gli argomenti esposti nella lettera del Foreign Office. Al più soggiun- gerebbe che, Zeila essendo nella dipendenza del Dipartimento delle Indie, egli non fu informato di ciò che il Governo indiano avea fatto prima che da parte nostra gliene fosse stato dato l'avviso. In sostanza le spiegazioni che si otter- rebbero non distruggerebbero i fatti e le conseguenze loro e neppure ci con- sentirebbero di sperare fondatamente una maggiore sincerità di rapporti per l'avvenire. È nell'indole di questo Governo e della amministrazione di lord Salisbury in ispecie, il dissimularsi nei suoi movimenti a tutti, siano essi avver- sari od amici. Questo metodo di condotta non è cosa nuova nella politica del- l'Inghilterra. Coloro che a lei si associano debbono tenerne conto. Il solo sistema che riesce nei rapporti con il Governo britannico è quello che mira a creare situazioni nelle quali i suoi interessi lo obblighino a procedere con gli amici.

In altre occasioni ebbi ad esporre a V. E. le ragioni che, a parer mio, sconsigliano dal fare con il presente Gabinetto inglese una politica attiva prima che dalle nuove elezioni esso non sia stato consolidato. Sarebbe opera vana e fors'anche pregiudicevole per l'avvenire il tentare di aprire trattative di carattere intimo con il Ministero Salisbury. Quando saremo usciti dalle difficoltà relative all'investitura kediviale, sarei d'avviso che una mossa potrebbe farsi ancora una volta per indurre lord Salisbury a terminare con noi la delimita-

(2) L'allegato non sl pubbllca.

zione delle zone d'influenza. Se V. E. approva questo mio pensiero, io profitterò di un momento favorevole per far comprendere a questo primo ministro il vantaggio che deriverebbe ai due Paesi dal togliere di mezzo questa questione. Allora sarà venuto il tempo di far intendere a Sua Signoria che le sue spiega- zioni amichevoli circa l'invio dei doni alla imperatrice di Etiopia e a ras Makonnen, non attenuano le conseguenze di un fatto direttamente in opposi- zione con gli interessi italiani e la necessità che un altro fatto d'indole politica venga a correggere quelle funeste impressioni. Non oso ripromettermi che que- sto linguaggio sia ascoltato e possa produrre un effetto sicuro. Quando però esso sia diretto ad ottenere soltanto il complemento dell'accordo relativo alla delimitazione, se pure non conseguisse lo scopo suo, nulla pregiudicherebbe per l'avvenire.

L. PERSONALE.

(l) Cfr. n. '110. (2) Del contenuto di questo telegramma furono infomate le ambasciate a Berlino, Londra

(3) Cfr. n. '102.

(l) Cfr. n. 696.

714

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Vienna, 4-7 aprile 1892.

Profitto dell'occasione del corriere Signoroni per restituirle qui unita la lettera di de Launay del 4 gennaio scorso, relativa all'affare di Rumania (1). Qui non mi fu ancora parlato della cosa, e non prevedo che me ne sia parlato così tosto. Quando la questione verrà al tappeto, terrò conto del contenuto di quella lettera, e provocherò del resto le sue precise istruzioni.

Unisco qui egualmente alcune osservazioni (2) sulla memoria del Gorrini relativa a Pelagosa. A mio giudizio ·il Gorrini doveva limitarsi all'esposizione dei fatti storici e diplomatici, e non avventurarsi a dar conclusioni giuridiche che spettano ad altre competenze. Del resto quelle mie osservazioni sono sol- tanto per lei. Avrei anche potuto risparmiarle, giacché penso che esse non contengano nulla ch'ella non sappia di già. Quanto al cavalier Gorrini, nel restituirgli la sua memoria, gli ho scritto ciò che ne penso.

Il 24 di questo mese sarà inaugurato a Vienna il monumento al maresciallo Radetzky in una delle principali piazze della città (am Hof). Sono riservati, per assistere allo spettacolo posti speciali ai membri del corpo diplomatico estero che vogliono intervenire, sui balconi delle case adiacenti, e principal- mente su quelli del palazzo della nunziatura, collocato in faccia al monumento, e del Ministero della guerra. Naturalmente nessun membro dell'ambasciata ita- liana cl assisterà. Anzi, siccome io ho bisogno di una cura complementare alla mia gamba (cura che andrò a fare probabilmente a Battaglia) fo conto di approfittare di questa occasione per lasciar Vienna. Lo stabilimento di Batta- glia non si apre che il 1° maggio. Ma io partirei di qui la vigilia dell'inaugura- zione del monumento, cioè il 23 aprile. Dopo la cura, farei una corsa a Roma, e ciò sarebbe nella seconda metà di maggio.

Abbia la bontà, se approva, come spero, di telegrafarmi o scrlverml.

(2) Mancano.

Kalnoky, è molto soddisfatto della permanenza di Caprivi alla gran can- celleria germanica. È questo tutto ciò che mi disse nell'ultima udienza. Nel rimanente calma completa.

P.S. 7 aprile.

Riapro la lettera per segnalarle ricevimento e ringraziarla della sua parti- colare del 5 corrente giuntami ora. Profittando dell'occasione delle feste di Pasqua, manderò i miei complimenti, secondo l'uso russo alla duchessa di Edimburgo, e nel tempo stesso le chiederò se ha qualche cosa da farci sapere. La prego perciò di aspettare ancora qualche giorno prima di volger gli occhi altrove (l).

Debbo annunziare a Kalnoky, confidenzialmente, il viaggio a Postdam? Crederei di si, giacché lo si saprà qui subito, e se non lo sapranno da noi, lo sapranno da Berlino. Cionondimeno aspetto un di lei cenno, il più sollecito che sia possibile, prima di parlare.

Ho ripensato ancora al quid agendum all'occasione del monumento Radetzky; e mi sono persuaso che il partire in congedo proprio in quei giorni potrebbe interpretarsi come un passo inopportuno. Perciò, salvo il di lei consiglio, io conto di far così. Nel giorno dell'inaugurazione nessuno di noi naturalmente sì lascerà vedere sul luogo o più luoghi della festa. Io farò un'escursionè nei dintorni di Vienna in quel giorno, e tornerò la sera in città. Passate poi le feste dell'inaugurazione, il 30 aprile o il 1° giugno (2) farò la mia corsa in Italia per curare la gamba prima, e per andare a Roma poi.

Ora vengo al personale dell'ambasciata. Le raccomando di dare la reggenza della cancelleria consolare a Gropello, ciò che mi permetterà di conservarlo qui, come vivamente desidero. Per sostituire Avarna, le chiedo Bettoni, che già conosce gli affari di questa cancelleria e che sa abbastanza il tedesco per cavarsi di impaccio. L'unico inconveniente per Bettoni si è che è assai delicato di salute e sopporta male gl'inverni e le primavere di Vienna. Ma per tutto il resto, data la partenza di Avarna, non potrei desiderare un migliore coll~­ boratore. Se poi per la ragione di salute o per altre, io non potessi avere Bet- toni, le chiedo il Bollati, del quale mi fu riferito assai favorevolmente. Quando poi Camicia se ne vada dal consolato e vi sia sostituito dal Gropello, avrò bisogno di un secondo segretario. Ma per questo aspetteremo a pensarci nel- l'autunno, quando cioè si effettuerà la sostituzione del Camicia col Gropello.

Adunque per ora pensiamo al successore di Avarna. Mi affido alla sua a.micizia per ottenere l'uno o l'altro dei due proposti qui sopra.

P.S. Non ho ancora potuto veder Kalnoky per parlargll del firmano e della prorogata lettura di esso. Devo dunque riservarmi a parlarle di ciò più tàrdi.

duca dl Edimburgo. Cfr. ln proposito 11 seguente passo dl una lettera inviata 11 30 dicembre 1891 dalla duchessa di Edimburgo a Nigra che aveva avanzato la proposta: « Mon Dieul quelle tentatlon presque irréslstlble de devenlr re!ne dans ce beau pays que je ne cesse d'adorllr et pourquol faut-11 toujours se heurter à cette triste questlon de relig!on, qui a déjà arrMé tant de bonheurs! Je cro!s hélasl que la rellg!on est dans ce cas un obstacle très sérieux, surtout vu la grande jeunesse de notre fllle et le !alt déjà accompll de sa confirmatlon "'·

T. 645.

(l) Cfr. n. 626.

(l) Allude al progetto dl matrimonio fra 11 principe dl Napoli e Maria, secondogenlta del

(2) Sic, evidentemente per maggio.

715

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN

Roma, 8 aprile 1892, ore 16,40.

Ho telegrafato al r. agente al Cairo (l): «Se avviene lettura del firmano la S. V. è autorizzata d'intervenire alla cerimonia d'investitura, coll'ammiraglio e la squadra potrà partecipare alle onoranze. La S. V. dovrà però prima far per- venire nota al Governo egiziano colla quale dichiari a nome del R. Governo non essere nelle sue intenzioni di mutare lo stato presente delle cose a Massaua. Comunichi queste istruzioni al signor Baring ». Prego V. E. di notificare alla Sublime Porta, che se nulla si fa da essa per attenuare la redazione del firmano nella parte che riguarda Massaua, V. E. ha ordine di dichiarare formalmente che il R. Governo non intende mutare lo stato presente di cose a Massaua.

T. 722.

716

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Costantinopoli, 9 aprile 1892, ore 4 (per. ore 16,10). Adesione sultano a domanda del kedive concernente amministrazione Sinai

fu telegrafata ieri mattina al Cairo e kedive già ringraziò. Ambasciatore di Inghilterra ha domandato oggi al gran visir di partecipargli con lettera ufficiale tale adesione, ciò che gran visir non senza difficoltà promise fare questa sera stessa. Quistione Suakin Massaua fu intanto, giusta consiglio sir Evelin Baring, lasciata in disparte, ma sir Clare Ford fece oggi al gran visir espressa riserva in proposito. Spero Salisbury lo autorizzerà a fare in pari tempo con me dichiara- ziOne mantenimento statu quo desiderata da V.E. (2).

717

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 728. Londra, 10 aprile 1892, ore 0,05 (per. ore 6). Foreign Office m'informa che il sultano concede al kedive amministra-

zione penisola Sinai, cosicché questa questione può considerarsi come risoluta.

(2) Il telegramma fu ritrasmesso a Torniell1 con T. 665, pari data, con la seguente aggiunta:

«Prego V.E. di ottenere posslbllmente da lord Sallsbury autorizzazione che l'ambasciatore Inglese a Costantinopoli faccia In pari tempo al r. ambasciatore dichiarazione per manteni- mento dello statu quo ». Per la risposta di Torniell1 cfr. n. 'lL7. ,

Salisbury mi fa rispondere (l) che egli sarà lieto di appoggiare il Governo ita- liano nell'insistere che il firmano deve non essere mutato nei più piccoli parti- colari senza il consenso delle Potenze ma che l'Inghilterra non può domandare al kedive di rifiutare accettazione firmano in causa di cosa che non tocca il Governo egiziano. Prima di muovere altri passi a Costantinopoli, bisogna assi- curarci della misura nella quale quell'ambasciatore d'Inghilterra ci appoggerà. Domani Foreign Office è chiuso. Salisbury è inaccessibile, egli dà direttamente le sue istruzioni a Costantinopoli e Cairo. La lettura del firmano non potendo essere ormai ritardata più a lungo, sarei d'avviso non ci convenga insistere in una dichiarazione di statu quo nella quale Inghilterra, al più, asseconderebbe fiaccamente. Preferirei notificare alla Porta che il Governo italiano considera come irregolare e non produttiva di conseguenze l'introduzione nel firmano di variazioni non preventivamente consentite dalle Potenze. L'ammiraglio Turi potrebbe partire da Alessandria, tanto più se parte la squadra inglese, e V. E. in occasione di una interrogazione parlamentare qualificherebbe prive di pratica efficacia le riserve del capo dell'islamismo. Prego V. E. telegrafarmi definitive sue istruzioni prima di lunedì (2).

(l) Con T. 644, pari data.

718

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 734. Pera, 10 aprile 1892, ore 6,40 (per. ore 18,25). Ho informato Said atti cortesi prescritti da V.E. al Cairo (3), dichiarando

non infirmavano nostro modo di vedere circa mantenimento statu quo Massaua. Non sarebbe stato possibile modificare redazione firmano partito 31 marzo perciò ho domandato Said mi indirizzi lettera seguente: « Conformément aux assurances que j'ai données à V.E., je m'empresse de déclarer que cette référence ne saurait porter atteinte à l'état de choses qui existe actuellement à Massaua » ou bien « dans les territoires visés par le firman 1865 ». Ho detto ministro degli affari esteri che se non ricevo tale lettera ripeterò io stesso con lettera uffi- ciale la dichiarazione prescrittami da V. E. e già fattagli a viva voce. Promise appoggiare mia domanda Consiglio dei ministri e rispondere giovedì. Credo che V. E. non vedrà inconveniente differire mia dichiarazione scritta in attesa quella preferibile del ministro affari esteri. Azione Inghilterra tarderà se ella per Suakin vorrà riferimento al firmano 66 ciò che non ci appagherebbe (4).

(2) Cfr. n. 719, nota 2. (3) Cfr. n. 715. ( 4) Per la risposta cfr. n. 719.

(l) Cfr. n. 716, nota 2.

719

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN

T. 676. Roma, 11 aprile 1892, ore 16,55.

Approvo il procedimento che V. E. intende seguire circa alla dichiarazione relativa al mantenimento dello statu quo a Massaua (1). Se giovedì V. E. non riceve da Said pascià la lettera nei termini proposti, voglia dar corso alla di lei dichiarazione e telegrafare al r. agente al Cairo di dirigere al Governo egi- ziano una nota identica a quella presentata da V. E. alla Sublime Porta (2).

720

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 754. Pera, 12 aprile 1892, ore 17,30 (per. ore 17,45).

Telegrafo fin da oggi a Macciò testo nota, che indirizzerò a Said, se non riceverò sua dichiarazione (3). Prego però V.E. esaminare se non convenga che una nostra riserva circa Massaua sia fatta al Cairo, anche nel caso che io ottenga dichiarazione Said (4).

721

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN

T. 692. Roma, 12 aprile 1892, ore 22,15.

Approvo suggerimenti circa alla riserva da farsi al Cairo in ordine a Massaua (5), anche nel caso che V.E. ottenga dichiarazione da Said. V.E. dia quindi al r. agente al Cairo le istruzioni che stimerà opportune. Avverto Macciò di conformarvisi (6).

(2) Questo telegramma fu comunicato all'ambasciata a Londra con T. 678, pari data. Per

la risposta di Ressman cfr. n. 720. (3) Risponde al n. 719. (4) Per la risposta cfr. n. 721. (5) Cfr. n. 720. (6) T. 693, parl data, non pubblicato.

T. 698.

(l) Cfr. n. 718.

722

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTQN, IMPERIALI

Roma, 13 aprile 1892, ore 18,15.

Autorizzo esprimere personalmente presidente soddisfazione Governo Sua Maestà per componimento vertenza e ristabilimento buone relazioni. Avvisi appe- na notizia può essere pubblicata e raccomandi che anche costì non si facciano pubblicazioni premature ed intempestive.

T. 778.

723

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Costantinopoli, 14 aprile 1892, ore 17,28 (per. ore 18). Ministro degli affari esteri avendomi poc'anzi con insistenza pregato accon-

tentarmi, invece dichiarazione scritta, delle sue esplicite proteste che la cita- zione rilevata nel firmano nulla pregiudicava, gli ho fatto immediatamente, dopo la udienza, rimettere la mia nota ed ho telegrafato a Macciò consegnare identica al Governo egiziano (1).

724

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. PERSONALE S.N. Berlino, 14 aprile 1892, ore 18,45.

Segretario di Stato, cui comunicai contenuto delle sue lettere particolari 11 corrente non ha obbiezione annunzio anticipato di visita presso questa Corte dei nostri augusti sovrani in restituzione di quella dell'imperatore e impera- trice a Monza. Appena avrà conferito con imperatore circa programma, egli mi metterà in grado di comunicarle idee della Maestà Sua in proposito. Segretario di Stato si rallegra molto d'incontrarsi con V. E.

(l) Questo telegramma tu ritrasmesso all'ambasciata a Londra con T. 707 del 15 aprlle.

725

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, TORNIELLI, E A VIENNA NIGRA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA

D. RISERVATISSIMO (1). Roma, 15 aprile 1892. Devo chiamare nuovamente l'attenzione di lei sopra un grave argomento

che già più volte ha fatto oggetto di corrispondenza fra il ministero e codesta r. ambasciata, sulle costruzioni militari cioè che la Francia eseguisce o si pro- pone di eseguire a Biserta.

Informazioni sicure e di carattere strettamente confidenziale che mi sono state di recente fornite, confermano, in modo da non lasciar alcun dubbio, che la Francia intende fare di Biserta un potente arsenale militare e che il Ministero francese della marina non lascia sfuggire occasione alcuna per solle- citare quanto possibile i lavori progettati o in corso di esecuzione a Biserta cui esso attribuisce un'importanza capitale per la difesa della Tunisia.

La creazione dei porti di Sfax e di Susa, l'ingrandimento di quello di Tunisi, l'escavazione del canale di Kerkennah e l'apertura del mar di Bou-grara sono tutte opere che la Francia intende di compiere in Tunisia, man mano che le finanze della Reggenza lo permetteranno, ma più che gli altri essa si sforza di spingere innanzi rapidamente i lavori del porto di Biserta, della escavazione di un canale che unisca il lago di Biserta al mare e della costruzione di un vasto arsenale sui terreni posti a sud del lago, per i quali, occorrendo spese ingenti, il Ministero francese della marina ha chiesto anche il concorso del Ministero degli affari esteri.

Le previsioni che, già da tempo, noi avevamo manifestate su tale materia stanno per realizzarsi, e le importanti opere di difesa incominciate a Biserta dimostrano quanta ragione noi avessimo di dubitare della sincerità delle dichiarazioni fatte in proposito dal Governo della Repubblica.

(Per Londra) Parlando della cosa a lord Salisbury, non manchi V. E. di informàrlo dello sviluppo che prendono i lavori di quel porto militare (2).

726

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. RISERVATO 14735/192. Roma, 16 aprile 1892.

Ho l'onore di segnare ricevimento del pregevole rapporto di codesta r. ambasciata n. 377/203, in data del 7 corrente (3), relativo all'azione inglese in

Berlino col n. 14502/321.

(3) Cfr. n. 713.

Etiopia ed all'Barar. Approvo le savie considerazioni ivi esposte ed il consiglio di aspettare che sia terminata la questione dell'investitura kediviale e fare allora un nuovo passo per indurre lord Salisbury a terminare con noi la deli- mitazione delle sfere d'influenza. Autorizzo quindi sin d'ora l'E. V. a scegliere il momento opportuno per tali pratiche che dovranno farsi nel modo da lei suggerito.

In tale occasione potrebbe porgersi da V. E. a lord Salisbury l'accluso pro- getto (l) per la delimitazione nel quale si è studiosamente evitato di menzionare tutto ciò che potesse provocare le solite e poco fondate obbiezioni relative alle suscettibilità della Sublime Porta e dell'Egitto (2).

T. 807.

(l) Il dispaccio venne inviato a Londra col n. 14500/187, a Vienna con n. 14499/219 a

(2) Per le risposte cfr. n. 728 e nota l, p. 575 allo stesso.

727

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 18 aprile 1892, ore 15,41 (per. ore 17,50). Lord Salisbury mi fa dire che per la riserva contenuta nella nota di sir

Baring (3), V.E. ha espresso la sua soddisfazione e che essa fu fatta per ottemperare al desiderio del mio Governo. Sua Signoria soggiunge che egli è pronto a ripetere la stessa riserva a Costantinopoli se quest'ultimo lo desidera.

728

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 873/314. Vienna, 20 aprile 1892 (per. il 22). Segno ricevimento del dispaccio riservato di V.E. del 15 corrente (4), con-

tenente informazioni sulle intenzioni del Governo francese di fare di Biserta un potente arsenale e porto militare.

Ho portato queste informazioni, (in via confidenziale e orale), a notizia di S. E. il conte Kalnoky, il quale del resto si mostrò pienamente ragguagliato di ogni cosa al riguardo. Egli mi disse che non dubitava punto dei progetti del

(2) Della risposta di Torn!ell! (R. riservato 417/223 del 21 aprile) s! pubblica il passo

seguente: «M! premerebbe pure conoscere se da parte nostra sia stata esaminata la questione che per il Governo britannico nasce preliminarmente dal precitato suo accordo con la Francia. Se veramente, come !l Foreign Off!ce sembra credere, dalle clausole del 1888 risulta per l'Inghil- terra e la Francia l'obbligazione d! concorrere a mantenere libera la strada da Ze!la ad Harar, non sarebbe cosa agevole 11 trovare il modo d! conciliare s!ffatta obbligazione con la rinunzia che 11 Gabinetto d! Londra farebbe all'Italia di esercitare un'azione qualsiasi nel territorio che quella strada traversa».

regina non può ammettere che nessuno de! d!r!tt! e delle r!vendicazion! territoriali esistenti possano essere in alcun modo preg!ud!cat! da cambiamenti introdotti nella redazione del firmano o dalla sua accettazione » (T. 699 d! Rud!ni del 13 aprile a Costantinopoli e Londra).

( 4) Cfr. n. 725.

Governo francese, ma che credeva che per attuare tali progetti occorreva un tempo abbastanza considerevole e faceva mestieri d'ingenti somme non dispo- nibili per ora. Riteneva quindi che la questione non avesse un carattere spic- cato d'urgenza (1).

(l) Non pubblicato.

(3) La nota d! Bar!ng al Governo egiziano era del seguente tenore: «Il Governo della

729

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Vienna, 20 aprile 1892.

Ho ricevuta la sua del 12, recatami jeri soltanto dal corriere ausiliario. Essa è anteriore alla crisi e non poteva quindi contenere ragguagli sulle sue origini e sulle sue fasi, ma non mi lascia incerto sulla conclusione, perché ho piena fiducia ch'ella riuscirà a ricomporre il Gabinetto su basi buone e stabili.

In questi giorni ebbi occasione di ragionare con Kalnoky sull'attitudine del Governo inglese verso la Triplice Alleanza e segnatamente verso di noi. Kal- noky conosceva di già la specie di disgusto che ella prova da qualche tempo per cagione di questa attitudine. Ma egli m'incarica di dirle che non deve perder coraggio. Il Gabinetto inglese, trovandosi alla vigilia delle elezioni si sente in certa guisa paralizzato, ed è impossibile di parlare seriamente con lord Salisbury di qualsiasi questione estera in questo momento. L'Inghilterra presenta ora un curioso spettacolo. La regina è assente, il primo ministro è assente, il principe di Galles è assente. Le costellazioni britanniche, come quelle del firmamento, hanno le loro occultazioni periodiche, e bisogna aspettarne con calma e con fiducia la riapparizione. Il Governo inglese sa, dice Kalnoky, che l'amicizia e il concorso eventuale dell'Italia nel Mediterraneo, sono per la situazione dell'Inghilterra un elemento non solo prezioso, ma oramai necessa- rio, giacché è passato il tempo in cui la flotta inglese sarebbe bastata da sola a mantenere il dominio sui mari. Ora la flotta francese, se trova l'appoggio di un'altra flotta, può tentare arditamente la fortuna delle battaglie navali con- tro l'intera marineria britanmca. Questo dice il conte Kalnoky, e ha ragione. Ma bisognerebbe che queste verità le sentisse anche il Gabinetto inglese e che questo si regolasse con noi in conseguenza. Ed è ciò che risposi a Kalnoky. Io vidi qui recentemente sir Donald Mackenzie Wallace, uno degli editori (per la parte estera) del Times, e ho tentato di inculcargli queste verità, ed egli me ne parve convinto. Sono lieto ch'ella accompagni il re a Potsdam e che veda Caprivi. Questi può molto sul Governo inglese, e se vuole potrà ajutarci nel condurre il Gabinetto di Londra ad un sano apprezzamento della posizione dell'Inghilterra rispetto alla Triplice Alleanza da una parte, e alla Francia e

424/228 del 21 a prUe: «Avrò occasione d! chiamare ... nuovamente l'attenzione d! questo primo ministro sovra questo Importante affare senza nutrire però dal canto mio la speranza che egl! sia per dlpartlrs! dalla linea d! condotta che In esso ha fin qui costantemente dimostrato con me d! voler seguire». La risposta da Berlino non è stata trovata, ma cfr; n. 740.

575 41 ~ Doeum•mti Diplomatici - Serle II - Vol. XXIV

alla Russia dall'altra. Vorrei che fra l'Italia e l'Inghilterra si tornasse a quellà confidenza reciproca, che io sperimentai, e che credo aver contribuito a sta- bilire quando ero colà in contatto prima con Gladstone e Granville e poi con Salisbury. Nel 1883-84 l'attitudine da me consigliata a Mancini, approvata da questi, e poi da me sostenuta nelle c:mferenze relative all'Egitto, fu di non poco ajuto al Gabinetto inglese. E Gladstone e Granville ne resero aperte testimonianze in Parlamento e fuori. E per tenere una tale attitudine così francamente favorevole all'Inghiterra ci voleva un certo coraggio in un mo- mento in cui il principe di Bismarck combatteva aspramente ogni proposta inglese e voleva trascinare l'Italia, come aveva trascinato l'Austria, nella via di una violenta ostilità diplomatica verso il Gabinetto inglese. Noi resistemmo al cattivo umore di Bismarck, e Granville disse poi a me che l'Italia agendo come aveva agito, faceva una politica di lunga vista. Queste cose non spetta a noi di ricordare al Gabinetto inglese, giacché non sta bene, ed è rimprovero di cattivo gusto e più dannoso che utile, il rammentare i benefici accordati. Ma a Londra questi dovrebbero tenersi un po' più presenti alla memoria.

Non rispondo d'ufficio al dispaccio relativo alla partenza del Tugini da Pest (l) mentre appunto stanno per riunirsi colà le delegazioni. È chiaro che l'assenza del titolare del posto di Budapest in quella occasione non sarà ben vista dagli ungheresi che si vogliono credere trascurati dalla diplomazia euro- pea. A ogni modo, se ella crede che sia necessario che Tugini parta prima di quell'epoca (le delegazioni dureranno, credo, per le tre prime settimane di giugno), allora sarà il caso di vedere se non sia conveniente che io vada a passar qualche giorno a Pest, come fa !"ambasciatore di Germania. Ma la mia gita e permanenza colà con uno, o forse due segretari (potrà bastare uno), importa sempre una spesa d'un migliaio di lire all'incirca, la quale, benché tenue, vorrei potere risparmiare all'erario, al nostro povero erario. Ora ella giudichi del quid agendum.

Io fo conto di andare a fare una cura di 15 o 20 giorni, probabilmente a Battaglia. Vorrei partire il 1° maggio. La prego, se non ha nulla in contrario, di darmene l'autorizzazione ufficiale, con dispaccio o con telegramma. Finita la cura, andrei a fare una corsa a Roma, verso la fine di maggio, per vederla e conferire con lei.

Ho annunziato a Kalnoky, confidenzialmente, l'intenzione del re e della regina di recarsi a far visita ai sovràni di Prussia in Potsdam nel mese di giugno, in compagnia di lei. Kalnoky era informato del viaggio, e non mi fece alcuna osservazione in proposito.

Scusi questo scarabocchio. Siccome questa lettera le perverrà per la posta ho preferito scriverle nella cifra qui unita ciò che avevo cominciato a scriverle in chiaro, e che ho cancellato.

P. S. - Mi si dice in questo momento elle le delegazioni potrebbero essere riunite a Pest un po' più tardi dell'epoca annunziata. Verificherò la cosa, e all'occorrenza le riscriverò sull'argomento.

{l) Non pubbllcato.

730. L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 828. Berlino, 21 aprile 1892, ore 19,10 (per. ore 19,35). Cancelleria imperiale mi ha incaricato di comunicare a V. E. che ministro

inglese a Tangeri deve recarsi fra breve a Fez all'intento negoziare nuovo trattato di commercio amicizia con cui Gran Bretagna rinunzierebbe diritto di protettorato per ottenere concessioni commerciali non che diritto per i suoi sudditi possedere beni immobili, il cui acquisto secondo articolo 11 convenzione Madrid è subordinato al previo consenso in fatto mai accordato dal Governo marocchino. Diritto, per la clausola Nazione più favorita, competerebbe anche alle altre Potenze. Dalle notizie che si hanno qui pare società inglese voglia acquistare grandi terreni al Marocco. Gabinetto di Londra ha domandato il parere del Gabinetto di Berlino; dopo attenutolo si rivolgerà pure Governo italiano e Governo spagnuolo. Prima di pronunziarsi Governo imperiale aspetta conoscere modo di vedere dell'E. V. Qui si apina ogni passo fatto impegnare Inghilterra al Marocco rende più difficile una intesa francese-inglese, relativa- mente questioni Mediterraneo e giova avvicinarla altre Potenze. Germania, sempre mantenendosi in certa riserva riguardo questioni Mediterraneo, stime- rebbe quindi utile appoggiare pratiche inglesi appena le sarà noto nostro modo di vedere. Posizione rispettiva rappresentanze estere Tangeri verrebbe neces- sariamente diminuita in seguito abolizione diritto di protettorato, ma questa perdita nel pensiero Gabinetto di Berlino sarebbe ampiamente compensata van- taggi politici ordine generale (l).

(l) In risposta allo stesso dispaccio d! Rud!ni Tornlelll comunicò con R. riservato

731

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. RISERVATO 418/224. Londra, 21 aprile 1892 (per. il 27). Ho l'onore di trasmettere, qui unito, copia di una nota (2) del Foreign

Office relativa all'opposizione fatta dai soldati di ras Makonnen al viaggiatore inglese Walter Harris di oltrepassare Bia Caboba, sulla strada carovaniera che tende da Zeila ad Harar. Io sono invitato dalla nota stessa a chiamare l'atten- zione di V. E. sopra l'accaduto e risponderò oggi stesso che la comunicazione fattami venne immediatamente da me trasmessa a Roma.

L'E. V. giudicherà quale risposta ulteriormente dovrà darsi al Foreign Office in merito alla questione nata a proposito dell'impedimento incontrato dal

(2) Non si pubblica.

signor W. Harris per il fatto di ras Makonnen. Non conosco quali mezzi di per- suasione o di coercizione noi potremmo, volendolo, esercitare presso il gover- natore dell'Harar, o presso l'imperatore etiopico, per impedire la chiusura della strada carovaniera ai viaggiatori inglesi. Non potrei tuttavia consigliare al Governo di Sua Maestà di trattare quest'affare come cosa di secondaria impor- tanza. La questione della libertà della strada fra Zeila ed Harar è stata con- templata nell'accordo anglo-francese relativo a quella provincia etiopica. Sovra siffatta questione il Governo inglese ha diggià portato altra volta la sua atten- zione. È nell'interesse italiano che l'incidente derivante dall'opposizione incon- trata dal viaggiatore inglese ad oltrepassare Bia Caboba sia ristretto alle minori possibili proporzioni e trovi una soddisfacente risoluzione. In caso diverso io temo che dal Governo inglese ci venga domandato di dichiarare se noi siamo sì o no in grado di far rispettare la libertà della strada Zeila Harar. Una nostra risposta non completamente affermativa, potrebbe avere per con- seguenza uno scambio di idee fra l'Inghilterra e la Francia per rimuovere gli ostacoli che ras Makonnen ha eretto a Bia Caboba (1).

T. 763.

(l) Per la risposta cfr. n. 732.

732

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA

Roma, 23 aprile 1892, ore 14.

Può rispondere Governo imperiale che Italia disposta appoggiare in mas- sima Inghilterra nei suoi negoziati Marocco per nuovo trattato commercio ed amicizia (2). Ritengo però che Inghilterra ci farà conoscere dettaglio nuove condizioni onde possa pronunciarmi definitivamente.

T. 791.

733

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN

Roma, 26 aprile 1892, ore 20.

Secondo telegramma Havas la Porta si proporrebbe di rispondere alla nostra nota circa firmano Egitto rivendicando i suoi diritti di sovranità su Massaua e altri territorii da noi occupati nel Mar Rosso. Gioverebbe che Porta fosse

« V.E. dichiarerà a lord Salisbury che l! conte Salimbeni è stato incaricato di fare stringenti uffici presso il governatore di Harar affinché mantenga l'impegno preso di ritirare i soldati. E naturalmente coglierà l'occasione per ribadire gli argomenti già svolti nella nota verbale da me rimessa al signor Dering il 22 settembre p.p. e diretti ad ottenere da.! Governo inglese la delimitazione delle rispettive sfere d'influenza nel paese del somali ».

avvertita in precedenza che una simile comunicazione sarebbe da noi declinata e che noi non potremmo ravvisarvi che una sterile dimostrazione di senti- mento poco amichevole (1).

(l) Si pubblica qui un passo della risposta di Rudinì (D. riservato 16275/209 del 28 aprile):

(2) Cfr. n. 730.

733

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Costantinopoli, 27 aprile 1892, ore 9,50 (per. ore 10,20). Prego V. E. di volermi telegrafare se colla parola « declinare ) del suo

telegramma (1), ella intenda che qualora riceva risposta prevista alla mia nota circa Massaua, io debba rifiutare trasmetterla e rinviarla alla Porta, ciò che potrebbe condurre a rottura rapporti. Metterò di nuovo in avvertenza ministro degli esteri contro i pericoli di una risposta, come già feci prima invio mia nota, ma il sultano è ora trascinato da una corrente d'influenze a noi ostili (2).

736

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN

T. 796. Roma, 27 aprile 1892, ore 12,20.

La nostra declinatoria consisterebbe eventualmente nel dichiarare verbal- mente o con nota verbale che da parte nostra riconfermiamo puramente e semplicemente la nostra precedente nota (3).

T. S.N.

737

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Vienna, 27 aprile 1892.

La duchessa di Edimburgo mi fa dire confidenzialmente che avendo inter- rogato la regina d'Inghilterra, Sua Maestà le aveva risposto che non desiderava vedere una delle sue nipoti cambiare di religione (4).

(2) Per la risposta cfr. n. 736. (3) Risponde al n. 735. (4) Cfr. n. 714.

(l) Cfr. n. 733.

738

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI

D. RISERVATO 16276/210. Roma, 28 aprile 1892.

Ho ricevuto il rapporto di V.E. in data del 21 corrente n. 417/223 (1), e mi pregio di trasmetterle qui acclusa una carta geografica Perthes sulla quale è stata tracciata la delimitazione da noi desiderata nel paese dei somali. Unisco pure il foglio 29 della carta Lannoy de Bissy nel quale è chiaramente indicato il fiume Garaslai, che si trova un poco al nord di Gildessa. Come vedrà da tali documenti, la borgata di Bia Caboba, oggetto di separato mio dispaccio (2), verrebbe a trovarsi nella sfera d'influenza dell'Inghilterra.

L'E. V. chiama giustamente l'attenzione di questo ministero sugli impegni esistenti fra la Francia e l'Inghilterra relativamente alla strada Zeila-Harar, e desidera che il R. Governo preveda le difficoltà che potrebbero sorgere su tale punto e si prepari a superarle. Dal testo dell'accordo anglo-francese del febbraio 1888, che le trasmetto qui accluso in copia, risultano così formulati gli impegni suddetti, nell'art. 5: «Il est expressément entendu que la route des caravanes de Zeilah à Harar passant par Gildessa, restera ouverte dans toute son étendue au commerce des deux Nations ainsi que des indigènes ~. Sembra a me che la portata di tale stipulazione sia puramente negativa, e che a torto si pretenda il contrario dal Foreign Office; ad ogni modo evitando possibilmente una discussione a fondo sulla natura dell'impegno, autorizzo V. E. a dichiarare al marchese di Salisbury che sono pronto ad introdurre nel protocollo di delimitazione un articolo assolutamente identico a quello surri- ferito salvo la sostituzione dell'espressione « européens ) a quella di « deux Nations ). In tal modo nessun rimprovero potrebbe farsi dalla Francia all'In- ghilterra di sottrarsi ad una stipulazione esplicitamente convenuta, perché tale stipulazione rimarrebbe in vigore nei precisi suoi termini, e cadrebbe cosl

• qualunque plausibile pretesto al Foreign Office per differire la delimitazione desiderata dal Governo del re.

Il testo dell'accordo anglo-francese del febbraio 1888 fu comunicato da lord Salisbury al r. incaricato d'affari a Londra con nota del 7 giugno 1889 trasmessa in traduzione al r. ministero con rapporto del 12 giugno 1889, n. 1319/534 (2). Sarò grato a V. E. se vorrà far ricerca in codesti archivi del- l'originale di quella nota per richiamare al bisogno sopra di essa l'attenzione del marchese di Salisbury.

(2) Cfr. n. 731, nota l, p. 578. (3) Non pubblicato nel vol. XXII della serle II.

(l) Cfr. n. 726, nota 2, p. 574.

739

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI (l)

D. RISERVATO 16389/212. Roma, 29 aprile 1892.

Un gruppo serio e solido di persone avendo espresso l'intenzione di assu- mere l'appalto delle dogane dei Benadir, coll'aiuto di una sovvenzione da parte del Governo del re, ho dato istruzioni al r. consolato a Zanzibar di aprire la questione col sultano e col signor Portai ed informarsi sulle pretese che si avrebbero relativamente alla indennità. La concessione delle dogane si farebbe dal sultano al Governo italiano, e questo poi ne cederebbe l'esercizio al gruppo di persone summenzionato.

* La situazione finanziaria e pariamentare non permetterà, purtroppo, di presentare alla Camera, nel momento attuale, il progetto di legge relativo, ma siccome * le trattative a Zanzibar saranno certamente lunghe * e scabrose *, non ho esitato ad ordinarie, anche per mettere in chiaro che l'Italia non intende disinteressarsi dei Benadir ma, in un tempo relativamente prossimo, mira ad occuparsi di quelle regioni e ravvivarvi a suo profitto i commerci.

Trasmetto quindi a V.E. copia del dispaccio da me diretto al consolato in Zanzibar (2), e le sarò grato se vorrà intrattenere sull'argomento il marchese di Salisbury e pregarlo di dare istruzioni a sir Gerald Portai affinché faciliti con la sua cortesia e benevolenza abituale le pratiche del rappresentante del Governo del re. Il comandante della .;: Staffetta», testè tornato da Zanzibar, ha dichiarato a questo ministero che il signor Portai è benissimo disposto verso di noi e desidera che l'Italia assuma effettivamente l'amministrazione dei Benadir, * temendo che quei territori possano altrimenti cadere nelle mani della Ger- mania *.

740

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

R. CONFIDENZIALE 513/234. Berlino, 29 aprile 1892 (per. il 5 maggio).

Mi riferisco ai miei telegrammi del 21 e 24 corrente (3). Con quest'ultimo ebbi l'onore di informarla d'aver dato cognizione al segretario di Stato di quello (4) col quale, la sera del giorno precedente, l'E.V. dichiaravasi disposta ad appoggiare in massima l'Inghilterra, nei suol negoziati col Marocco, per un nuovo trattato di amicizia e di commercio: ritenere però che detta Potenza le

(2) D. riservato 16390/29 del 29 aprile, non pubblicato. (3) Cfr. n. 730; il T. 839 del 24 aprile non è pubblicato. (4) Cfr. n. 732.

avesse fatto conoscere il dettaglio delle nuove condizioni, onde possa pronun- ciarsi definitivamente. Nell'informare di ciò V. E. col telegramma del 24, aggiun- geva che, nel frattempo, questo incaricato d'affari inglese avendo partecipato al segretario di Stato che l'Italia s'interessa molto alle pratiche della Gran Bretagna per il trattato in parola ed è disposta ad appoggiarle, il barone di Marschall dissegli essere la Germania nelle stesse disposizioni, e, per quanto la concerne, consentirebbe anche a concessioni relativamente al diritto di pro- tezione, qualora fossero chieste, e purché s'ottengano in cambio sufficienti compensi. Oltre certi vantaggi commerciali, l'Inghilterra, secondo le comuni- cazioni da essa fatte al Gabinetto di Berlino, vorrebbe pure ottenere il diritto assoluto per i suoi sudditi di acquistare beni immobili, la compera dei quali da parte di stranieri è attualmente subordinata, in virtù dell'art. 11 della Conven- zione di Madrid, al previo consenso del Governo marocchino, in fatto mai, o almeno rarissimamente accordato.

Nella presente circostanza, come ogniqualvolta vengono sul tappeto qui-· stioni mediterranee, il Gabinetto di Berlino insiste sulla grande utilità che, impegnandosi sempre più gl'interessi dell'Inghilterra in siffatte quistioni, nt: nasca una situazione tale da rendere maggiormente difficile una intesa tra essa e la Francia per le medesime. Il che gioverà ad avvicinare la prima allCt Potenze della Triplice Alleanza, dalle quali soltanto potrà allora sperare appog- gio. Il mostrarsi, come fanno, favorevoli alla politica della Gran Bretagna in Egitto, l'assecondare le sue pratiche per un nuovo trattato di commercio e di amicizia col Marocco, i cui vantaggi si estenderanno a tutti i firmatari della Convenzione di Madrid, è nell'interesse delle Potenze anzidette, in primo luogo dell'Italia cui importa molto il cercare di assicurarsi in cambio il concorso dell'Inghilterra nelle questioni mediterranee che direttamente la toccano. Quale sia lo scopo ultimo del Gabinetto di Londra nel negoziare il trattato in discorso, se esso cioè abbia in vista intenti puramente commerciali o nasconda mire politiche, non è ben chiaro, per ora, alla Cancelleria imperiale. Comun- que sia, l'Italia non è direttamente interessata al Marocco e le importa anzi- tutto esso non cada in preda alla Francia. L'Inghilterra, poi, non consentira mai a abbandonare ad altri, anzitutto alla Francia, Tangeri, che non fa mistero di considerare come parte del bottino che le dovrà appartenere il giorno dello sfacelo dell'Impero sceriffiano. D'altra parte la costruzione del famoso canale che, attraverso la Francia, deve porre in comunicazione l'Atlantico col Mediter- raneo al costo di ingenti somme, richiederà non solo molti anni, ma, secondo le informazioni della Cancelleria imperiale, è tuttora allo stato di lontano pro- getto. Nessun compenso pertanto, da parte della Gran Bretagna, sarebbe suffi- ciente a far accettare alla Francia l'occupazione inglese simultanea dell'Egitto e delle due chiavi dello stretto di Gibilterra. Una intesa anglo-francese nel Mediterraneo, ritenuta qui poco probabile attualmente, diventerebbe allora im- possibile, secondo il modo di vedere del Gabinetto di Berlino, che ad ogni buon fine si propone di chiedere il parere del suo ambasciatore a Parigi su questo punto speciale.

In quanto all'atteggiamento che assumerà la Francia rispetto alle pratiche inglesi per un nuovo trattato di commercio e di amicizia col Marocco, è preve-

dibile che essa accoglierà di buon grado i benefici che da tale trattato saranno per derivare ai firmatari della Convenzione di Madrid. È in pari tempo vero- simile che - qualora venissero chieste dal Marocco in compenso della facoltà assoluta agli stranieri di acquistare immobili - essa si rifiuterà a concessioni relative al diritto di protezione, del quale si serve ampiamente ìn pro' delle sue mire ambiziose. Il sultano possiede bensì i mezzi di rendere illusoria, di fronte ai francesi, la facoltà di acquistare immobili, impedendo direttamente ai propri sudditi di vendere loro terreni. Sembra tuttavia più probabile che Sua Maestà Sceriffiana porrà per condizione la soppressione o limitazione del diritto di protezione anche riguardo alla Francia; non è anzi escluso che Mulay Hassan chiegga gli sia da questa consegnato il ben noto sceriffo di Uazzan. Venendo a fallire le trattative dell'Inghilterra per colpa del Governo della Repubblica, sarà questo un nuovo motivo di malcontento tra loro.

Questi i concetti del Gabinetto di Berlino quali ho cercato di riassumerli in seguito alle conversazioni avute negli ultimi giorni col segretario di Stato ed il capo della sezione politica presso il Dipartimento imperiale degli affari esteri.

Non potei a meno di osservare, a titolo di riflessi puramente personali, che, mentre si parla sempre del mantenimento dello statu quo nel Mediterraneo, questo statu quo viene ad ogni istante alterato, non certo a vantaggio del- l'Italia. Ammettendo pure che il Marocco sia per noi di un interesse seconda- rio, che ci convenga appoggiarvi la politica inglese, sta il fatto che la Gran Bretagna si vale bensì del nostro concorso quando le fa comodo, ma nelle que- stioni mediterranee nelle quali non si crede direttamente interessata, e di prima importanza invece per l'Italia, non la paga di ricambio, e si prende poco pen- siero di noi. Citai tra gli altri l'accordo del 1890 col quale l'hinterland della Tripolitania fu lasciato in balìa agli invadenti francesi. Giovandomi delle noti- zie favoritemi dall'E. V. (1), accennai pure a Biserta, ove la Francia, approfittando dell'indifferenza inglese, spinge a tutta possa i lavori, per farne un porto mili- tare di primo ordine. Rammentai come l'estate scorsa, all'occasione dello scam- bio d'idee tra i Gabinetti di Roma, Madrid e Londra a proposito della minac- ciata occupazione di Tuat per parte della Francia, lo stesso Gabinetto di Berlino indicasse l'opportunità di far intendere agli inglesi che l'Italia non è disposta a muover passo nella quistione marocchina, né in altre questioni mediterranee interessanti pure l'Inghilterra, senza reciprocità per parte di questa: recipro- cità che purtroppo finora non sembra quasi esistere. Se un giorno l'Italia s'avesse a svegliare in faccia a un Mediterraneo mutato in lago franco-inglese, la delusione sarebbe profonda e potrebbe avere gravi conseguenze.

Il ben fondato di queste mie osservazioni non venne contrastato. Il Gabi- netto di Berlino ritiene tuttavia che, appunto a poterei assicurare l'appoggio della Gran Bretagna nelle questioni mediterranee che ci toccano più da vicino, giovi il !asciarla impegnarsi al Marocco in modo che, attirati colà l'attenzione pubblica e cospicui interessi inglesi, neanche un Ministero Gladstone possa tornare indietro. Conviene quindi evitare oggi tutto ciò che potrebbe renderla diffidente, e farle sospettare si voglia mettere un prezzo all'appoggio accordatole.

Fra gli ultimi documenti diplomatici inviatimi da codesto ministero, atti- rarono in particolar modo la mia attenzione quelli della serie XL che portano i nn. 1206, 1208 e 1209 (1). Da essi risulta che lord Salisbury mostra di conti- nuare a dubitare della cordialità delle relazioni tra il nostro rappresentante e quello della regina al Marocco, e a credere a discrepanze d'idee e di condotta tra loro. Dai rapporti del comm. Cantagalli emergerebbe che mentre egli, con- formemente alle sue istruzioni, è in ottime relazioni con sir C. Euan Smith, il quale rende giustizia alla correttezza del suo contegno, l'Inghilterra invece si adopererebbe a infondere sospetti nell'animo del sultano contro l'Italia. Di questo strano modo di procedere, per non dir più, non sarebbe utile avesse conoscenza, in via affatto confidenziale, il Gabinetto di Berlino? Beninteso, salvo precise istruzioni di V. E., continuerò a serbare il più completo silenzio in proposito.

T. 817.

(l) Ed., con l'omissione dei passi fra asterischi, in LV 89, pp. 92-93.

(l) Cfr. n. 72~.

741

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, RESSMAN, A LONDRA, TORNIELLI, E A VIENNA, NIGRA,

E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA

Roma, 1° maggio 1892, ore 10,15. Il ministro degli affari esteri di Bulgaria ha chiesto ai rappresentanti di

Austria-Ungheria, Germania ed Inghilterra, oltre che al nostro, di pregare i rispettivi Governi di far sostenere a Costantinopoli dalle loro ambasciate l'agente bulgaro, il quale chiede alla Porta che nell'imminente processo per l'assassinio del Vulcoviz chieda al Governo russo l'estradizione dei due fratelli Tuficief sudditi ottomani principali istigatori del reato (2).

(Per Berlino, Londra, Vienna) Prego telegrafarmi opinione di codesto Go- verno. Noi desideriamo come di consueto procedere d'accordo coi Governi amici (3).

(Per Costantinopoli) Mi sto concertando coi tre Gabinetti coi quali desidero mantenermi d'accordo anche in questa vertenza.

742

L'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

T. 894. Berlino, 2 maggio 1892, ore 18,40 (per. ore 18,50). Mi riferisco telegramma di V.E. di ieri relativo Bulgaria (4). Gabinetto di

Berlino non potrà che confermare a Radowitz istruzioni, in seguito domanda

non pubblicati. (2) T. 879 da Sofia del 30 aprile, non pubblicato. L'agente bulgaro a Costantinopoll, Vulkovié era stato vittima di un attentato nel febbraio.

(4) Cfr. n. 741.

da Vienna, impartitegli il 25 marzo scorso quando parlavasi di una pratica bulgara, perché Turchia chiedesse alla Russia estradizione Schischmanoff. Istruzioni autorizzano Radowitz a dire, soltanto però se richiesto del suo parere dalla Porta, che questione era di carattere giuridico e spettava al sultano risol- verla al punto di vista del diritto e « della morale », che il Gabinetto di Ber- lino aveva fiducia nella saviezza e giustizia del sultano, il quale non permette- rebbe nei suoi territori, non più a stranieri che ai suoi sudditi, attentati con- tro chicchessia e impartirebbe ordini formali autorità turche di impedire simili delitti, e quando si verificassero, di fare il possibile per impadronirsi dei col- pevoli. Governo germanico non crede poter andare più in là, perché suo con- tegno non abbia apparenza ostilità contro la Russia (1).

T. 895.

(l) un dispaccio di Rudinì a Cantagalll e due rapporti da Tangeri, tutti del 28 marzo,

(3) Per le risposte cfr. nn. 742, 743 e 744.

743

L'AMBASCIATORE A LONDRA, TORNIELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

Londra, 2 maggio 1892, ore 19,15 (per. ore 21,20). Lord Salisbury, che arriva Londra domani sera, telegrafò direttamente

Costantinopoli di appoggiare presso la Sublime Porta domanda della Bulgaria relativa estradizione dalla Russia imputati assassinio Vulcovich (2). Contem- poraneamente Sua Signoria ha commesso all'ambasciatore d'Inghilterra a Roma di chiedere a V. E. di seguire la stessa linea di condotta. Dirò, a titolo confi- denziale a V. E. che, negli uffici del Foreign Office ha prodotto qualche sor- presa che lord Salisbury abbia agito in questa circostanza con tanta precipi- tazione. Non vi è esempio di Paese europeo che abbia consegnato alla Turchia dei delinquenti ed è certo che con ia Turchia non esistono trattati di estradi- zione. Si può prevedere: o che la Porta resisterà alla pressione delle Potenze e rifiuterà di chiedere l'estradizione, oppure che la Russia respingerà la domanda della Turchia con alterigia. Naturalmente resta sapere quale estensione lord Salisbury vorrà dare all'appoggio domandato dalla Bulgaria. Sarei di avviso che sia questa una faccenda nella quale convenga procedere cauti (3).

744

L'AMBASCIATORE A VIENNA, NIGRA, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Vienna, 1°-2 maggio 1892.

La ringrazio delle sue due lettere del 23 e del 27 aprile scorso. La prima di esse mi ragguagliò perfettamente sulla origine e sulla conclusione della crisi

Londra e Vienna con T. 831 del 3 maggio.

(3) Per il seguito c!r. n. 745.

rninisteriale, e l'altra mi segnalò l'importante articolo del De Zerbi comparso nell'Antologia. Sulla crisi nulla ho da dire, salvo il far voti perché il Ministero non ne sia indebolito dinanzi alla Carnera. Quanto all'articolo del De Zerbi, non mi perito a dirle che lo trovo in tutto eccellente e che vorrei vedere il sistema militare in esso svolto prender corpo e trionfare nelle sfere politiche e militari del nostro Paese. Io non sono competente nella materia, e perciò non posso parlare di queste cose se non colla massima riserva. Tuttavia, stando a lungo in un Paese si finisce per saperne qualche cosa sulla organizzazione della sua forza militare. Or bene, per quanto potei sapere, mi risulterebbe che l'eser- cito in Italia costa proporzionalmente più che l'esercito austriaco, per non dire del russo che è il meno caro di tutti. Cito un solo esempio per quanto spetta all'esercito austriaco comparato col nostro. L'artiglieria divisionaria e di corpo d'armata ha in Italia un numero maggiore di colonnelli, e ciò perché in Italia si incorporano le brigate d'artiglieria in varii reggimenti, ben inteso con rispet- tivi colonnelli, mentre in Austria le brigate rimangono sciolte, e quindi non hanno bisogno di colonnelli o almeno di tanti colonnelli quanti sono in Italia. Pertanto, se l'Austria che è più ricca di noi può fare senza questi colonnelli, perché l'Italia dovrà darsi questo lusso? I nostri generali le daranno molte ragioni; ma ritengo che in fondo non potranno darle la sola buona, la neces- sità. Gli esempii potrebbero moltiplicarsi ed estendersi a tutta l'amministra- zione dello Stato. Sta di fatto che l'amministrazione italiana è proporzionata- mente una delle più costose d'Europa, forse la più costosa. Ora non vi è nessun ragionevole motivo perché debba esser tale, e vi sono invece stringentissimi argomenti perché non debba esser così. Non è abbastanza giustificata la mol- teplicità dei ministeri. e l'istituzione dei sotto-segretarii di Stato (barbaro nome per un ufficio inutile) fu un errore, giacché la Camera non volle mai accettare le nuove eccellenze come sostituti dei ministri. Il numero degl'impie- gati in ogni amministrazione è per lo meno superiore d'un terzo a ciò che dovrebbe essere. Il lusso di pubblicazioni governative in ogni nostro ministero è esageratissimo e lo scialacquo per questo lato è enorme. Ogni ministero ha il suo calendario, oltre al calendario generale, e tutti questi calendarii messi insieme non contengono poi quella massa di notizie che ella trova, per l'ammi- nistrazione del Regno Unito, nel solo almanacco del Whitaker, che costa uno scellino al compratore, e non un obolo allo Stato. La Gazzetta Ufficiale e il rendiconto del Parlamento in Inghilterra costano allo Stato poco o nulla, in Italia sono una grossa spesa. Io ricevo dal Ministero nostro degli affari esteri, quasi ogni giorno due o tre involti con dispacci, spesso 4 o 5, talora 6 e più, per mezzo della posta. Ora tutti quei dispacci potrebbero essere messi sotto un solo involto, con risparmio di tempo per l'ufficio di spedizione e con risparmio degl'involti e d'una parte dell'affrancamento. Usando carta più leggera, e quando occorre, fogli semplici e non doppii, e adottando il sistema del pacco unico per giorno, si possono facilmente diminuire, per il Ministero degli affari esteri, almeno d'un terzo le spese postali. Si dirà che codeste sono miserie, ma queste piccole miserie, accumulate all'infinito, finiscono per costituire una parte della gran miseria generale. Il denaro speso per troppe università è male impiegato; e il Paese si domanda non senza ragione se convenga fare tanti

sacrifici per professori che non insegnano e per scolari che non vanno a scuola. Lo spirito di economia vera non è ancora entrato, dirò cosi nelle midolle della nostra amministrazione. E questo spirito bisognerebbe proprio farlo entra- re dovunque. Tutti i ministri dovrebbero essere in ciò solidarii e sottomettersi tutti ad un severo controllo, del quale occorrerebbe trovare la forma. Del resto la questione è complessa assai e i rimedi non sono facili a trovare. La buona volontà e la risoluzione dei ministri si trova qui in urto colla sorda, continua, immobile, universale opposizione degli ufficii. Tuttavia la riforma si impone, inesorabile. Così non si va avanti. Si sopprimano pure i due corpi d'armata. Ciò non basterà, se non ci mettiamo deliberatamente a cambiar sistema in fatto di spese d'amministrazione dello Stato. Se ella può incamminare il Paese in questa via, avrà reso all'Italia un servizio più grande che se le avesse aggiunto una provincia (l).

Ma io le parlo di troppe più cose che occorra. Spero di vedere ancora Kalnoky prima di partire, e gli chiederò che cosa pensi della domanda della Bulgaria perché le Potenze alleate e l'Inghilterra appoggino l'agente bulgaro a Costantinopoli per ottenere che la Porta chiegga alla Russia l'estradizione dei sudditi ottomani accusati di reità e complicità nell'assassinio del Vulcociz; e ciò secondo il di lei telegramma d'oggi (2). Veramente io avrei preferito che Kalnoky domandasse il nostro avviso, anziché noi il suo, giacché la cosa riguar- da più l'Austria che l'Italia. Noi possiamo, anzi dobbiamo, dare il nostro con- corso all'Austria in questa questione, anche se ciò spiaccia alla Russia. Ma questo concorso deve esser chiesto a noi, non offerto da noi. E siccome non dubito che tale sia il di lei modo di pensare, mi regolerò in conseguenza, e non farò che chiedere a Kalnoky di farci conoscere la sua opinione in proposito.

Profittando del suo permesso, io parto per l'Italia domani sera o dopo domani mattina. Siccome non so ancora dove i medici mi manderanno per fare la mia cura, così mi riservo di scriverle dall'Italia per darle il mio indi- rizzo. Finita la cura (il che sarà, suppongo, verso il 20 del mese corrente) fo conto di andare a Roma, salvo accidente; e colà avrò agio, spero di parlarle anche d'altre cose.

Ella avrà ricevuto la mia breve cifra (3). Sulla questione di religione non si è disposti a transigere. Sicché, se costì si è ugualmente intransigenti, biso- gnerà rivolgersi altrove.

mi ha chiesto, l'ultima volta che la vidi, con una bontà di cui le sono molto e sinceramente grato, di darle, quando li avessi, non dico consigli dei quali ella non abbisogna, ma del suggerimenti. Perciò mi permetto di chiamare la di lei attenzione sulla grave spesa che fa il ministero mandando alle ambasciate un numero soverchlo di telegrammi. So bene che è più comodo scrivere un telegramma che un dispaccio. Ma qui la questione della spesa, nelle presenti strettezze, s'impone irremissibilmente. I novi decimi dei telegrammi spediti potrebbero essere utilmente sostituiti da dispacci ordlnar!i, con un risparmio di spesa d! 100, 200 o 300 per 1. E non conto il risparmio di tempo che si impiega nel cifrare e decifrare, che è pure assai considerevole. Quando non si tratta di cosa veramente urgente, il telegramma non è giustificato. Il principe di Bismarck faceva pagare dal suoi agenti con danaro proprio l telegrammi spediti senza necessità. Insomma nel nostro ministero c"è una riforma a fare su questo argomento. Quali che siano le esigenze della nostra politica estera è inammissibile che 11 ministero Italiano mandi di per sé solo più telegrammi politici che non tutte le cancellerie di Europa messe insieme (parlo di quelle soltanto delle Grandi Potenze). Assuma informazioni !n proposito. e vedrà che dalla Consulta partono più telegrammi politici in un mese, che non dai Ministeri degli affari esteri di Berlino, di Londra, di Pietroburgo in un anno ».

(3) Cfr. n. 737.

P.S. 2 maggio.

Ho visto Kalnoky e le ho telegrafato (1). Egli non ci chiede punto il nostro concorso per appoggiare gli ufficii dell'agente bulgaro a Costantino- poli. È convinto del resto che la Porta non chiederà l'estradizione, e che se la chiedesse sarebbe rifiutata. Ecco per noi una buona occasione di tacere.

(l) Il contenuto di questo documento fu comunicato alle ambasciate a Costantinopoll,

(2) Risponde al n. 741.

(l) Cfr. anche quanto Nigra avea scritto in una lettera personale del 13 gennaio: «Ella

(2) Cfr. n. 741.

745

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, RESSMAN, E A LONDRA, TORNIELLI

T. 832. Roma, 3 maggio 1892, ore 13,20.

L'ambasciatore d'Inghilterra mi ha significato che lord Salisbury è pronto a ripetere a Costantinopoli la dichiarazione fatta al Cairo per riservare, di fronte al nuovo firmano, lo sta tu quo territoriale in Egitto (2). Ho pregato l'ambasciatore di ringraziare lord Salisbury per questa nuova dimostrazione di cordiale amicizia. Ho aggiunto che della offerta volentieri ci gioveremo in caso di ulteriori dichiarazioni della Porta ma che per il momento preferivamo che la questione non fosse riaperta.

746

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

ALL'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN

T. 834. Roma, 3 maggio 1892, ore 13,30.

L'ambasciatore d'Inghilterra mi comunica un telegramma di lord Salisbury col quale questo gli fa conoscere che il Governo della regina ha autorizzato il suo ambasciatore a Costantinopoli ad appoggiare la domanda bulgara acciocché la Porta chieda l'estradizione dei fratelli Tuficief. Lord Salisbury sollecita la cooperazione del R. Governo in questo officio. Ho risposto a lord Vivian che il r. ambasciatore riceverebbe istruzioni di concertarsi col suo collega d'Inghil- terra agendo colla massima prudenza per evitare ogni passo inopportuno. Devesi tener presente che non vi ha esempio di paese europeo che abbia consegnato alla Turchia dei delinquenti ed è certo che con la Turchia non vi sono trattati di estradizione. È quindi da prevedersi che la Porta resista alla pressione delle Potenze o che la Russia respinga alteramente la domanda della Turchia, e conviene alle Potenze di non esporsi, nell'uno o nell'altro modo, ad un in- successo (3).

(2) L. personale di Vivian del 2 maggio, non pubblicata. La notizia era stata già data da

Torniell! il 18 aprile (cfr. n. 727). (3) Questo telegramma fu comunicato alle altre ambasciate e all'agenzia a Sofia con

T. 833, pari data.

591 4 - Documenti Diplomatici - Serie II - Vol. XXIV

(l) T. 892 del 2 maggio, non pubblicato.

747

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI',

AGLI AMBASCIATORI A COSTANTINOPOLI, RESSMAN, A LONDRA, TORNIELLI, E A PIETROBURGO, MAROCHETTI,

E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BERLINO, BECCARIA

T. CONFIDENZIALE 840. Roma, 4 maggio 1892, ore 11,20.

Anche il conte Kalnoky discorrendo confidenzialmente con Nigra disse che o la Turchia non farà la domanda di estradizione, o la Russia la respingerà (l): il che deve consigliarci la più grande riservatezza.

748

L'AMBASCIATORE A COSTANTINOPOLI, RESSMAN, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DEGLI ESTERI, DI RUDINI'

L. PERSONALE. Costantinopoli, 7 maggio 1892.

Ringrazio V. E. della gentilissima sua particolare del 1° corrente e delle indicazioni che le piacque di darmi. Secondo i miei attuali progetti presenterei le mie lettere di richiamo verso la fine di questo mese e partirei il 2 giugno coll'Orient Express, che fa il servizio soltanto due volte per settimana, diret- tamente per Vienna. Sarei a Roma verso la metà di giugno ed a Parigi il 1° luglio.

Ciò che più mi sta a cuore, ciò che auguro con tutte le mie forze si è di ritrovarla nella sua presente posizione alla Consulta. Il voto della Camera mi ha dolorosissimamente sorpreso. Malgrado la piega feroce che una parte della stampa di opposizione aveva presa nelle ultime settimane, era sembrato a me ed a tutti gli spregiudicati che in mancanza d'un altro programma chiaro, serio, pratico, attuabile, la Camera avrebbe ratificato quello del Ministero. Certo dalla votazione avvenuta, da una maggioranza di 8 voti, la Corona non può trarre indicazioni sufficienti per la costituzione di un altro Gabinetto a base più solida. Ho perciò fede che V. E. vorrà e saprà ricondurre i disertori rifondendo il suo Gabinetto, e sono convinto che Sua Maestà deve desiderarlo, come lo desideriamo noi. Se in tutti i principali dicasteri il frequente mutare dei tito- lari è una disgrazia, questa è in ispecie gravissima pel Ministero dell'estero in cui la permanenza del ministro costituisce da per sé una forza rispetto alle altre Potenze!

Mi felicitai delle istruzioni da lei telegrafatemi circa la richiesta di lord Salisbury a favore della Bulgaria (2). A noi più che a tutti conviene di pro- cedere con cautela su quel terreno, evitando che il mostrare troppa simpatia ai bulgari non inasprisca inutilmente la Russia e non ecciti troppo, come già

(2) Cfr. nn. 746 e 747.

ora avviene, l'ardimento dei bulgari che hanno una eccessiva tendenza a pren- der la mano a chi loro mostri il dito. Provocazioni come quella che anche oggi ci mostra un telegramma da Sofia che qui accludo (l) potrebbero far perdere pazienza a Pietroburgo.

Quando lo scorso lunedì rimisi a Said pascià il telegramma di V. E. r.elativo ad una eventuale risposta della Sublime Porta alla mia nota sullo statu quo a Massaua (2), egli non era in grado di promettermi che quella risposta non sarebbe data e anzi mi disse che la nostra rivendicazione rendeva difficile alla Porta di non replicare. Ma pure spero ancora che se ne asterrà e mi auguro che qualche inopportuna interpellanza nella nostra Camera non la risvegli. Che se Nedim bey costì ne parlasse, spero che lo si rimbeccherebbe con forza. e in questo caso non bisognerebbe esitare a chiedere anche a lord Salisbury la dichiarazione che offrì di ripetere qui.

{2) Cfr. n. 733.

(l) Cfr. n. 744.

(l) Non allegato.

<
APPENDICI

APPENDICE I

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI CONSIGLIO DEL CONTENZIOSO DIPLOMATICO

(Situazione dal 9 febbraio 1891 al 14 maggio 1892) (l)

MINISTRO

STARRABBA DI RuDINÌ marchese Antonio, deputato al Parlamento

SOTTOSEGRETARIO DI STATO

D'ARco conte Antonio, deputato al Parlamento.

SEGRETARIO GENERALE

MALVANO Giacomo, consigliere di Stato.

DIVISIONE I

AFFARI POLITICI - ERITREA - PROTETTORATI

Direttore capo di divisione - PucciONI Emilio.

SEZIONE I

Apertura del carteggio - Servizio telegrafico - Affari politict.

Capo sezione - ORFINI conte Ercole, fino al 30 agosto 1891. Segretari - CUGNONI Guglielmo; KocH Ernesto; CANONICO Edoardo. Vice segretari - AGNESA Giacomo; MAccHI DI CELLERE Vincenzo (segretario par-

ticolare del sottosegretario di Stato). Addetti all'ufficio - DE GREGORIO marchese Paolo, segretario di legazione, fino al

9 dicembre 1891; BoNIN LoNGARE conte Lelio, segretario di legazione, fino al 18 aprile 1892; LEVI Giorgio, addetto di legazione, dal1'8 ottobre 1891 al 1 o marzo 1892.

(l) L'ordinamento degli uffici del Ministero degli affari esteri qui riportato è quello istituito dal R.D. 19 febbraio 1891, n. 80.

SEZIONE II

Eritrea e Protettorati

Reggente la sezione - SILVESTRELLI Giulio, segretario di legazione. Vice segretario - RANDACCIO Ignazio. Addetti all'ufficio - BETTONI conte Vincenzo, segretario di legazione; AvA TI mar-

chese Giulio, vice console, dal lo novembre 1891.

DIVISIONE II

AFFARI COMMERCIALI

Direttore capo di divisione - MARGARIA Augusto, fino al 30 luglio 1891; ORFINI conte Ercole, dal 30 agosto 1891.

SEZIONE I

Carteggio relativo alla stipulazione e interpretazione degli atti inter- nazionali non politici - Esposizioni - Sanità.

Capo sezione - FASSATI DI BALZOLA Ferdinando. Vice segretari - ANIELLI Lorenzo (dal 30 agosto 1891 segretario); GARROU Mario. Volontario - MATTIOLI PASQUALINI Alessandro, dal 5 marzo 1891 (dal 30 aF:o-

sto 1891 vice segretario). Addetto all'ufficio - SALVAGO RAGGI marchese Giuseppe, addetto di legazione,

dal 1 o febbraio 1892.

SEZIONE II

Emigrazione e colonie - Scuole - Associazioni ed istituti italiani all'este- ro - Personale delle scuole all'estero - Esplorazioni commerciali, sco- perte geografiche e viaggi scientifici - Indagini statistiche fuori del Regno - Pubblicazioni d'indole economica - Bollettino del ministero.

Capo sezione - PASSERA Oscarre.

Segretari - BARILARI Pompeo, dal novembre 1891; PELUCCHI Carlo; GIACCHI Giu- seppe, dal 26 febbraio 1891; CELESIA DI VEGLIAsco barone Alessandro.

Addetti all'ufficio - MoNACO Attilio, vice console, dal l o novembre 1891; LEBRECHT Vittorio, vice console; FIORETTI Vittorio, vice segretario di ragioneria.

Ispettore generale delle scuole italiane all'estero

REBECCHINI Antonio, provveditore agli studi.

DIVISIONE III

AFFARI PRIVATI

Questioni di nazionalità, di estradizione, di successioni, di protezioni consolari e d'ogni altro ordine non politico né commerciale

Direttore capo di divisione - BIANCHINI Domenico.

SEZIONE I

Europa, meno Turchia.

Capo sezione - VAcCAJ Giulio.

Segretari - MIRTI DELLA VALLE Achille; DE GAETANI Davide, fino al 30 agosto 1891.

Vice segretario - Ricci Arturo.

Volontari - GALLIAN Massimo, dal 17 aprile 1891; ROMANO AVEZZANA Camillo, fino al 6 marzo 1891; DuRAND DE LA PENNE Enrico, dal 15 febbraio 1891.

Addetti all'ufficio - Rossi TOESCA Vincenzo, addetto di legazione, fino al 18 mag- gio 1891; RANUZZI SEGNI Cesare, addetto di legazione, fino al 9 settembre 1891; CusANI CONFALONIERI marchese Luigi Gerolamo, vice console.

SEZIONE II

America.

Capo sezione - BERTOLLA Cesare.

Segretari - MINA BOLZESI Giuseppe; LANDI VITTORJ Vittorio; ANDREOZZI conte Pietro.

Volontari - CHIOSTRI GIUSEPPE, dal 15 febbraio 1891 al 24 febbraio 1892; DE LuccHI Guido, dal 15 febbraio 1891.

Addetti all'Ufficio - FALLETTI DI VILLAFALLETTO Paolo, segretario di legazione; CARIGNANI DI NovoLI Francesco, addetto di legazione, dal marzo 1892.

SEZIONE III

Turchia e Stati indipendenti nell'Asia, nell'Africa e nell'Oceania.

Capo sezione - DE GAETANI Davide, dal 30 agosto 1891.

Segretari - BARILARI Pompeo, fino all'ottobre 1891; GAETANI D'ARAGONA DI CASTEL- MOLA Onorato; VOLTATTORNI Gabriele, dal maggio 1891.

Addetto all'ufficio - SERRISTORI conte Umberto, addetto di legazione, fino al 20 dicembre 1891.

DIVISIONE IV

PERSONALE

Direttore capo di divisione - BOREA n'OLMO marchese Giovanni Battista.

SEZIONE I

Personale di ogni categoria dipendente dal Ministero degli affari esteri, i maestri esclusi - Uffici diplomatici e consolari esteri in Italia - Note caratteristiche degli impiegati - Esami - Pensioni - Annuario del mini- stero e bollettini del personale italiano ed estero - Conferimento di onorificenze cavalleresche al personale dipendente ed ai diplomatici e consoli esteri - Istituzione e soppressione di posti diplomatici e

consolari.

Capo sezione - BARILARI Federico. Segretario - SERRA Carlo. Vke segretario - MORI UBALDINI conte Alberto, dal 24 dicembre 1891.

SEZIONE II

Cerimoniale - Lettere reali - Atti pubblici - Atti del ministero - Deco- razioni italiane e straniere - Pieni poteri, credenziali e lettere di richiamo - Franchigie in materia doganale ai diplomatici e consoli italiani e stranieri - Visite e passaggi di sovrani, principi, capi di uno Stato e grandi personaggi - Certificati ferroviari per gli impiegati -

Copisteria calligrafica.

Capo sezione - BROFFERIO Tullio. Segretario - VALENTINI Claudio.

DIVISIONE V

RAGIONERIA

Direttore capo di divisione - GUGLIELMINETTI Giuseppe.

SEZIONE I

BILANCI E CONTABILITA'

Compilazione dei bilanci - Conto consuntivo - Revisione e liquidazione della contabilità attiva e passiva dei regi uffizi all'estero - Tariffa consolare - Corrispondenza colle autorità e coi privati per gli affari

contabili - Resoconti periodici - Inventari del materiale degli uffici all'estero - Sovvenzione a figli minorenni e a vedove di impiegati -

Ragguagli colla moneta estera - Statistica di bilancio.

Capo sezione - CALVARI Ludovico. Segretario - BoNAMico Cesare. Vice segretario - FANO Alberto. Volontario - BoRRONI Agostino, dal 6 luglio 1891.

SEZIONE II

CASSA

Ufficio di cassa - Movimento del denaro - Contabilità della cassa - Conti correnti coi regi funzionari all'estero - Compilazione, registra- zione e spedizione dei mandati di pagamento ordinario ed anticipa- zioni - Trasmissione e domanda di somme ai funzionari all'estero - Versamenti all'erario ed agli istituti di credito per conto dei funzionari

all'estero.

Capo sezione - BELLISOMI Ludovico. Segretari - CASA DIO Carlo; D'AVANZO Carlo. Vice segretari - VINARDI Giuseppe; MARCONI Alfredo. Volontari - SuGLIANI Augusto, dal 6 luglio 1891; CIONNI Vittorio, dal 6 luglio 1891.

ARCHIVIO

Registrazione - Conservazione dei carteggi e degli atti internazionali - Ricerche - Traduzioni - Rassegna delZa stampa.

Direttore degli archivi - GoRRINI Giacomo. Volontario - CoNTARINI Salvatore, dal 15 febbraio 1891.

BIBLIOTECA

Conservazione e incremento della biblioteca - Scambi di pubblicazioni con altri ministeri od istituti del Regno o di Stati esteri - Associazioni

a giornali e riviste. Bibliotecario - PAsQUALUCCI Loreto. Interprete - TKALAC Emerico.

ECONOMATO

Contratti - Spese d'ufficio - Contabilità del bollettino del ministero - Acquisto di mobili per gli uffici e per l'appartamento di rappresen- tanza - Inventario del materiale dell'amministrazione centrale e magaz- zino - Manutenzione dei locali - Personale degli uscieri e basso servizio.

Economo - DE ANGIOLI Eugenio, dal 28 giugno 1891.

UFFICIO PASSAPORTI E RICONOSCIMENTO FIRME

Passaporti e legalizzazioni

Ufficiali d'ordine - SILVANI LoRENI Demetrio; CIACI Romolo.

SPEDIZIONE

Trasmissioni e spedizioni di pieghi ed effetti

Spedizioniere - PASANISI Francesco.

TIPOGRAFIA

Direttore - ALFERAZZI Giacomo Antonio.

CORRlliRI DI GABINETTO

SIGNORONI Elia Camillo; MARCONE Gabriele Antonio.

CONSIGLIO DEL CONTENZIOSO DIPLOMATICO

(Situazione al 1° gennaio 1892)

PRESIDENTE

STARRABBA DI RUDINi marchese Antonio, presidente del Consiglio dei ministri, ministro degli affari esteri.

VICE-PRESIDENTE

N. N.

SEGRETARIO

PucciONI Emilio, direttore capo di divisione al Ministero degli affari esteri.

CONSIGLlliRI

ARTOM !sacco, senatore del Regno. AuRITI Francesco, senatore del Regno, procuratore generale presso la Corte di

cassazione di Roma. BIANCHERI Giuseppe, presidente della Camera dei deputati. BoccARno Girolamo, senatore del Regno, consigliere di Stato. CAPPELLI marchese Raffaele, deputato al Parlamento. CARUTTI DI CANTOGNO barone Domenico, senatore del Regno.

CENERI Giuseppe, senatore del Regno. EsPERSON Pietro, professore di diritto internazionale nell'università di Pavia. INGHILLERI Calcedonio, senatore del Regno, consigliere di Stato. MALVANO Giacomo, consigliere di Stato. MAURIGI DI CASTEL MAURIGI marchese Ruggero, deputato al Parlamento. MESSEDAGLIA Angelo, senatore del Regno. PAGANO GuARNASCHELLI Giambattista, senatore del Regno, primo presidente della

Corte d'appello di Roma. TABARRINI Marco, vice presidente del Senato, presidente del Consiglio di Stato .

..

APPENDICE II

AMBASCIATE E LEGAZIONI ITALIANE ALL'ESTERO

(Situazione dal 9 febbraio 1891 al 14 maggio 1892)

ARGENTINA

Buenos Aires - ANFORA DI LICIGNANO duca Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; BERTI Emanuele, segretario, fino al 1° marzo 1891; FERRARA DENTICE Enrico, segretario.

AUSTRIA-UNGHERIA

Vienna - NIGRA Costantino, ambasciatore; AVARNA DI GUALTIERI duca Giuseppe, consigliere; DE GREGORIO marchese Paolo, segretario, dal 10 marzo al 9 di- cembre 1891; FIGAROLO DI GROPELLO LUigi, addetto; FABBRICOTTI Andrea, addetto, fino al 27 febbraio 1892; CAUMONT CAIMI Federico, addetto, dal 2 ottobre 1891; CAMICIA Mario, addetto; CARLOTTI Andrea, addetto, dal 27 febbraio 1892; BRUSATI Ugo, colonnello, addetto militare; VoLPE Raffaele, capitano di vascello, addetto navale, dal luglio 1891 (residente a Berlino).

BAVIERA

Monaco - COVA Enrico, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ME- LEGARI Giulio, segretario.

BELGIO

Bruxelles - DE RENZIS Francesco, inviato straordinario e ministro plenipoten- ziario; BARDI Alessandro, consigliere; BRUNO Luigi, addetto, fino al 10 aprile 1891; CARACCIOLO DI FORINO Agostino, addetto, dal 10 aprile 1891; MASSONE Emilio, tenente colonnello, addetto militare (residente a Parigi), sostituito da PANIZZARDI Alessandro, maggiore di Stato Maggiore, addetto militare (re- sidente a Parigi).

BOLIVIA •

La Paz - PETICH Luigi, ministro residente (residente a Lima).

BRASILE

Rio de Janeiro - RIVA Alessandro, inviato straordinario e ministro plenipoten- ziario, fino al 31 marzo 1892; TUGINI Salvatore, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 31 marzo 1892; NoBILI Aldo, segretario.

CILE

Santiago - CASTELLI Pietro, ministro residente.

CINA

Pechino - PANSA Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; FRIOZZI Lorenzo, principe di Cariati, segretario, dal 17 giugno 1891; TEM Stefano, interprete provvisorio.

COLOMBIA

Bogotà - GLORIA conte Gaspare Michele, ministro residente, fino al 13 settembre 1891; PISANI-Dossi Alberto, ministro residente, dal 13 settembre 1891.

COREA

Seul - PANSA Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (resi- dente a Pechino).

COSTARICA

San José - GREPPI Antonio, ministro residente (residente a Guatemala).

DANIMARCA

Copenaghen - CATALANI Tommaso, inviato straordinario e ministro plenipoten- ziario; VISONE conte Vincenzo, segretario, dal 23 luglio 1891.

FRANCIA

Parigi - MENABREA conte Luigi Federico, marchese di Val Dora, ambasciatore, fino al 3 aprile 1892; RESSMAN Costantino, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al 2 ottobre 1891; MALASPINA DI CARBONARA Obizzo, se- gretario, dall'8 ottobre 1891, dal 3 aprile 1892 incaricato d'affari; PoLAcco Giorgio, segretario, fino al 1° novembre 1891; FRACASSI RATTI MENTONE Domenico, marchese di Torre Rossano, segretario, dal 25 novembre 1891; SERRISTORI conte Umberto, segretario, dal 20 dicembre 1891; BRUNO Luigi, addetto (dal 18 aprile 1892, segretario), dal 10 aprile 1891; QuARTO DI BEL- GIOIOSO Antonio, conte del Vaglio, addetto, BoRROMEO conte Guido, addetto, fino al 2 gennaio 1892; MENABREA conte Carlo, addetto onorario, fino al 3

dicembre 1891; RASPONI conte Giulio, addetto onorario; MASSONE Emilio, tenente colonnello, addetto militare sostituito da PANIZZARDI Alessandro, mag- giore, addetto militare; RI BRoccHETTI barone Alfonso, capitano di vascello, addetto navale.

GERMANIA

Berlino - DE LAUNAY conte Edoardo, ambasciatore, fino al 7 febbraio 1892; BECCARIA INCISA Emanuele, segretario (dal 25 febbraio 1892 consigliere), dal 7 febbraio 1892 incaricato d'affari; BOLLATI Riccardo, segretario, fino al 17 aprile 1891; BERTI Emanuele, segretario, dal 17 aprile 1891; SAL VAGO RAGGI Giuseppe, addetto, fino al 5 settembre 1891; CAPOBIANCHI Vittore, addetto, dal 9 settembre 1891 al 1° gennaio 1892; CAUMONT Federico, addetto, fino al 2 ottobre 1891; DE NovELLIS Fedele, addetto, dal 25 ottobre 1891 al 1° mar- zo 1892; DE MARTINO Giacomo, addetto, dal 21 gennaio 1892; ZUCCARI Luigi, tenente colonnello di Stato Maggiore, addetto militare; GUALTERIO Luigi, capitano di vascello, addetto navale, fino al luglio 1891; VOLPE Raffaele, capitano di vascello, addetto navale, dal luglio 1891.

GIAPPONE

Tokio - DE MARTINO Renato, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; FRIOZZI Lorenzo, principe di Cariati, segretario, fino al 17 giugno 1891; GALLETTI CAMBIAGI Arturo, segretario, dal 9 dicembre 1891; CASATI Luigi, interprete.

GRAN BRETAGNA

Londra - TORNIELLI BRUSATI DI VERGANO conte Giuseppe, ambasciatore; HIERSCHEL DE MINEREI conte Oscarre, consigliere, dal 12 marzo 1891; FRACASSI RATTI MENTONE Domenico, segretario, fino al 25 novembre 1891; SALLIER DE LA TouR Giuseppe, addetto, dal 18 maggio 1891; PAuLucci DE CALBOLI Raniero, addetto; GRENET Francesco, capitano di vascello, addetto navale, sostituito da PERSICO Alberto, capitano di vascello, addetto navale.

GRECIA

Atene - FE' D'OsTIANI conte Alessandro, inviato straordinario e ministro ple- nipotenziario; CALVI DI BERGOLO conte Giorgio Carlo, segretario; BAROLI Carlo, addetto, dal 28 settembre 1891 (dal 25 febbraio 1892 segretario); VIso- NE conte Vincenzo, addetto (dal 2 luglio 1891 segretario), fino al 23 luglio 1891.

GUATEMALA

Guatemala - GREPPI conte Antonio, ministro residente.

HONDURAS

Tegucigalpa - GREPPI conte Antonio, ministro residente (residente a Guatemala).

MAROCCO

Tangeri - CANTAGALLI Romeo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; CARACCIOLO DI FORINO Agostino, addetto, fino al 10 aprile 1891; GIANATELLI GENTILE Agesilao, interprete; TOLEDANO Giuseppe, interprete, fino al 2 set- tembre 1891; LAREDO Abramo, interprete.

MESSICO

Messico - SEGRE David, ministro residente, fino al 31 marzo 1892.

MONTENEGRO

Cettigne - BIANCHI DI CASTELBIANco marchese Francesco, ministro residente; BRATTANICH Pietro, interprete.

NICARAGUA

Managua - GREPPI conte Antonio, ministro residente (residente a Guatemala)

PAESI BASSI

L'Aia - SPINOLA marchese Federico, inviato straordinario e ministro plenipoten- ziario; MALASPINA DI CARBONARA marchese Obizzo, segretario, fino all'8 otto- bre 1891; PoLAcco Giorgio, segretario, dal lo novembre 1891.

PERSIA

Teheran - DE REGE DI DoNATO Alessandro, ministro residente.

PERU'

Lima - PETICH Luigi, ministro residente.

PORTOGALLO

Lisbona - AVOGADRO DI COLLOBIANO ARBORIO Luigi, inviato straordinario e mml- stro plenipotenziario, fino al 3 maggio 1892; FossATI-REYNERI Giacinto, segretario, dal 31 agosto 1891.

607 43 - Documenti Diplomatici - Serie Il - Vol. XXIV

ROMANIA

Bucarest - CURTOPASSI Francesco, inviato straordinario e ministro plenipoten- ziario; DE NITTO Enrico, consigliere, fino al 24 dicembre 1891; BoLLATI Ric- cardo, segretario, dal 31 agosto 1891; OLIVOTTO Teodoro, interprete archi- vista; BRUSATI Ugo, colonnello, addetto militare (residente a Vienna).

RUSSIA

Pietroburgo - MAROCHETTI barone Maurizio, ambasciatore; BoTTARO CosTA Fran- cesco, segretario; CARAVADOSSI DI THOET D'ASPROMONTE Giulio, addetto, dal 25 maggio 1891; CARLETTI Tommaso, vice console; CRESPI Francesco, capi- tano di vascello, addetto navale.

SALVADOR

San Salvador - GREPPI conte Antonio, ministro residente (residente a Guate- mala).

SERBIA

Belgra.do - GALVAGNA barone Francesco, inviato straordinario e ministro pleni- potenziario; CuccHI BoAsso Fausto, segretario; LJUBITSCHA Demetrio, inter- prete provvisorio; BRUSATI Ugo, colonnello, addetto militare (residente a Vi enna).

SIAM

Bangkok - PANSA Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente in Cina).

SPAGNA

Madrid - MAFFEI DI BOGLIO marchese Carlo Alberto, ambasciatore; DE FoRESTA Alberto, segretario; GALLETTI CAMBIAGI Arturo, segretario, fino al 9 dicem- bre 1891; VITTOZZI Oreste, addetto, fino al 20 ottobre 1891; CAHEN Teofilo Rodolfo, marchese di Torre Alfina, addetto, dal 12 giugno 1891.

STATI UNITI

Washington - FAVA barone Saver~o. inviato straordinario e ministro plenipoten- ziario; IMPERIALI DI FRANCAVILLA marchese Guglielmo, segretario; LEVI Gior- gio, addetto, fino all'8 ottobre 1891.

SVEZIA E NORVEGIA

Stoccolma - ZANNINI conte Alessandro, inviato straordinario e ministro ple- nipotenziario; PANERAI Giuseppe, segretario, fino al 3 gennaio 1892.

SVIZZERA

Berna - PEIROLERI Augusto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VIGONI Giorgio, consigliere; DE GREGORIO marchese Paolo, segretario, fino al lO marzo 1891; VINCI GIGLIUCCI conte Giulio Cesare; segretario, dal lO marzo 1891; CARIGNANI DI NovoLI Francesco, addetto, fino al 1° gennaio 1892; RANUZZI SEGNI Cesare, addetto, dal 9 settembre 1891; COBIANCHI Vit- tore, addetto, fino al 9 settembre 1891 e dal 1° gennaio 1892; DE BosDARI Alessandro, addetto, dal 21 gennaio 1892; MASSONE Emilio, maggiore, ad- detto militare (residente a Parigi), sostituito da PANIZZARDI Alessandro, maggiore, addetto militare (residente a Parigi).

TURCHIA

Costantinopoli - BLANC barone Alberto, ambasciatore, fino al 2 ottobre 1891; RESSMAN Costantino, ambasciatore, dal 2 ottobre 1891 al 10 aprile 1892; AVOGADRO DI COLLOBIANO ARBORIO Luigi, ambasciatore, dal 3 maggio 1892, GuAsco DI BISIO Alessandro, segretario (dal 18 aprile 1892 consigliere); GALLINA Giovanni, segretario; DE NovELLIS Fedele, addetto, fino al 25 otto- bre 1891; CARLOTTI Andrea, addetto, fino al 27 febbraio 1892; Rossi TOESCA Vincenzo, addetto, dal 18 maggio 1891; LEVI Giorgio, addetto, dal l o marzo 1892; BARONE Antonio, interprete; CANGIÀ Alfredo, interprete; SoLA Ferdi- nando, interprete, fino al 7 marzo 1891; MARINI Pietro, maggiore di Stato Maggiore, addetto militare.

EGITTO

Il Cairo - MAccrò Licurgo, agente e console generale; PORCINARI marchese Filippo, segretario, dal 28 ottobre 1891; BAROLI Carlo, addetto, fino al 28 settem- bre 1891; MoRI UBALDINI ALBERTI conte Alberto, applicato, volontario, fino al 17 aprile 1891.

TUNISIA

Tunisi - MACHIAVELLI Giovambattista, agente e console generale; SAVINA Oreste, vice console; NOTAR! Giosuè, vice console, fino al 12 giugno 1891; PALMARINI Carlo, vice console, dal 14 aprile 1891; GAVOTTI Fabrizio, applicato volon- tario (dal 12 giugno 1891 vice console); TosTI Gustavo, applicato volontario, dal 6 marzo 1891; Mrssm Oscarre, · interprete.

BULGARIA

Sofia - GERBAIX DE SONNAZ Carlo Alberto, agente e console generale; PALMARINI Carlo, vice console, fino al 14 aprile 1891; SAINT MARTIN Giuseppe, vice console, dal 14 aprile 1891; BoTTALICO Enrico, interprete.

URUGUAY

Montevideo - ANFORA DI LICIGNANO duca Giuseppe, inviato straordinario e mi- nistro plenipotenziario (residente a Buenos Aires).

VENEZUELA

Caracas - MAGLIANO Roberto, ministro residente

APPENDICE III

AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA

(Situazione dal 9 febbraio 1891 al 14 maggio 1892)

Argentina - DEL VIso Antonio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DEL VIso Antonio junior, primo segretario; 0RTIZ AGUIRRE Rodolfo, secondo segretario, fino all'aprile 1891; SAENZ Luis, segretario, dal 2 settembre 1891.

Austria-Ungheria- VON BRUCK barone Karl, ambasciatore; voN BEUST conte Adolf, consigliere; HOHENWART-GERLACHSTEIN conte Gilbert, segretario (dal gennaio 1891 consigliere); DuMBA Konstantin, segretario; CouDENHOVE conte Hans, addetto, fino al luglio 1891; NEMES conte Al brecht, addetto; FoRSTNER voN BILLAU Franz, colonnello, addetto militare; SoLTYK conte Stanislav, tenente di vascello, addetto navale, dal marzo 1892.

Baviera - VON PODEWILS-DURNIZ barone Klemens, inviato straordinario e mini- stro plenipotenziario; voN MoY conte Karl, addetto.

Belgio - VAN Loo August, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DU BOis D'AISCHE conte, consigliere; MoNCHEUR barone Ludovic, primo segreta- rio; D'ANETHAN barone Paul, secondo segretario, dall'aprile al dicembre 1891; LE GHAIT Raymond, addetto.

Brasile - DA CUNHA Francisco Saverio, inviato straordinario e ministro pleni- potenziario, dal 14 maggio all'ottobre 1891; DE TEFFÈ, barone, ammiraglio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 27 marzo 1892; DE CAR- VALHo-MoREIRA Arturo, primo segretario, fino all'aprile 1892; DE BARROS Mo- REIRA Alfredo, addetto (dall'aprile 1891 secondo segretario); STOCKLER DE MENEZES Arturo, secondo segretario, dall'aprile 1891.

Cile - VERGARA Carlos, primo segretario, incaricato d'affari; FREIRE Manuel, se- condo segretario; MARTINEZ Aristide, colonnello, addetto militare. (La lega- zione ha sede a Berlino).

Cina - SIÉ Fu-CHENG, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 30 marzo 1891; TcHENG KI-TONG, generale, consigliere, incaricato d'affari ad interim, fino al 30 marzo 1891; MAcARTNEY HALLIDAY, consigliere, dal 30 mar- zo 1891; TCHING TCHANG, primo segretario, dal dicembre 1891; 0U TSONG- LIEN, addetto, dal marzo 1891. (La legazione ha sede a Londra).

Colombia - PosADA Alejandro, generale, inviato straordinario e ministro pleni- potenziario; ULLOA Ramon, generale, segretario; PosADA Roberto, addetto, dal 6 marzo 1891.

Danimarca - DE KNUTH conte Joachim Sigmund Ditlev, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

Francia - BrLLOT Albert, ambasciatore; MARCHAND Hippolyte, consigliere; DE LA- VAUR DE SAINTE FORTUNADE visconte Henri, primo segretario; DE TENAILLE- SALIGNY Xavier, secondo segretario, fino al settembre 1891; PATENÒTRE Louis, secondo segretario, dal settembre 1891; BEAU Paul, terzo segretario, fino al maggio 1891; GRÉA H. P. Z., terzo segretario, dal maggio 1891; CHIVOT Georges, addetto; DE LABUSQUETTE Robert, addetto, dal marzo 1891; GIRARD-PINSONNIÈRE Félix, comandante, addetto militare; DE SURGY, visconte, capitano di fregata, addetto navale, fino all'ottobre 1891; LE NEPVOU DE CARFORT, capitano di fregata, addetto navale, dal dicembre 1891.

Germania - ZU SOLMS SONNENVALDE conte Everard, ambasciatore; VON WALLWITZ, conte N., consigliere, fino al marzo 1891; voN MUTZENBECHER Johannes, consi- gliere, dal marzo 1891; voN MULLER Felix, secondo segretario, fino all'aprile 1892; VON BELOW SCHLATAU, secondo segretario, dall'aprile 1892; VON GOTZEN conte Adolf, addetto, fino al settembre 1891; voN ELLRICHAUSEN barone Kon- rad, addetto, fino al settembre 1891; voN ERCKERT, addetto, dall'ottobre 1891; VON UND ZU BODMAN barone Hans, addetto, dal 1° luglio 189l;'VON ENGELBRECHT Karl, tenente colonnello, addetto militare; voN PLESSEN, barone Wulff, tenente di vascello, addetto navale.

Giappone - ToKUGAWA Atsuyoshy, inviato straordinario e ministro plenipoten- ziario; SAMESHIMA Takenoske, segretario; SuGIMURA Koytchi, segretario, fino all'aprile 1891; MARUMO Naotoshi, addetto, dall'aprile al settembre 1891; 0KUBO Gakuske, addetto, dal 19 settembre 1891; HrsHIMA Saizo, tenente di vascello, addetto navale, fino al maggio 1891; JJITI Hikojro, tenente di vascello, addetto navale, dal settembre 1891.

Gran Bretagna - DuFFERIN AND AvA marchese Frederick, ambasciatore, fino al marzo 1892; VrvrAN sir Hussey Crespigny, ambasciatore, dal 13 aprile 1892; DERING Henry Nevill, consigliere; STRONGE Francis William, secondo segre- tario; CoRBETT Vincent, terzo segretario, fino all'aprile 1891; RODD James Rennell, secondo segretario, dall'aprile 1891; GRANT DuFF Evelyn, terzo segre- tario; BARCLAY Georges Head, terzo segretario, dal dicembre 1891; PLUNKET William L., addetto onorario; MAY William, capitano di vascello, addetto navale; LANGLEY Gerard Charles, capitano, addetto navale; SLADE John Ram- say, tenente colonnello, addetto militare.

Grecia - KmGoussros Johannes, primo segretario, incaricato d'affari; ANTONO- POULOS Stamaty, primo segretario, fino all'aprile 1891.

Guatemala - CRUZ Fernando, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 10 dicembre 1891. (La legazione ha sede a Parigi).

Messico - DrAz MINIAGA Manuel, ministro residente, fino al 3 maggio 1891; HIJAR Y HARO Juan Baptista, primo segretario, incaricato d'affari dal 4 maggio 1891; PACHECO Manuel, secondo segretario; CANEDO Salvador, addetto.

Monaco - BENTIVOGLIO-MIDDLETON conte Enrico, incaricato d'affari; FuRSE barone Eduardo, segretario.

Paesi Bassi - VAN WESTENBERG Bernard, inviato straordinario e ministro pleni- potenziario; VAN MAREES VAN SWINDEREN Renato, segretario.

Perù - CANEVARO José Francisco, inviato straordinario e ministro plenipotenzia- rio; CoRREA Jorge, primo segretario; DE ALTHAUS Augusto, colonnello, addetto militare.

Portogallo - DE CARVALHO Y VASCONCELLOS Mathias, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino all'agosto 1891; DE MACEDO PEREIRA COUTINHO conte Enrique, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dal 10 dicembre 1891; DE PARATY, conte, primo segretario, fino al marzo 1892; SEQUEIRA THEDIM Augusto, primo segretario, dal marzo 1892.

Romania - DE PLAGINU Aleksandru, inviato straordinario e ministro plenipoten- ziario, fino al marzo 1891; VACAREscu Jon, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, dall'aprile all'ottobre 1891; EsARcu Costantin, inviato stra- ordinario e ministro plenipotenziario, dal 30 dicembre 1891; MAVROCORDATO Edgar, primo segretario; ZAMFIREscu Duilius, secondo segretario.

Russia - D'UxKULL GYLLENBANDT barone Karl, ambasciatore, fino all'aprile 1891; VLANGALY Aleksander, ambasciatore, dal 4 maggio 1891; DE MEYENDORFF barone Ernest, consigliere; BARATOV principe Nikolaj, primo segretario; BAGGOVOUT Victor, secondo segretario; DE LUTKE conte Konstantin, contrammiraglio, agente navale.

Serbia - SrMié Georgij, inviato straordinario e ministro plenipotenziario. (La legazione ha sede a Vienna).

Siam - PHYA KRAI KosA, inviato straordinario e ministro plenipotenziario, fino al 16 marzo 1892; V AD HAN A, principe, inviato straordinario e ministro pleni- potenziario, dal 17 marzo 1892; LuAN ARAM RuANGRIDDHI, primo segretario; WILBERFORCE WYKE, segretario; LUANG VISAIT, addetto, dal dicembre 1891; MuN VrsuTR, addetto, dal dicembre 1891. (La legazione ha sede a Parigi).

Spagna - MERRY Y CoLoN Francisco, conte de Benomar, ambasciatore; PASTOR Y BEDOYA Manuel, primo segretario; GASSEND Carlos, secondo segretario; TovrA y MARTINEZ Fernando, terzo segretario; DE VrvAR Rodrigo, tenente colonnello, addetto militare.

Stati Uniti - PORTER Albert G., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; WHITEHOUSE H. Remsen, segretario; SARGENT Nathan, tenente di vascello, addetto navale.

Svezia e ryorvegia - DE BrLDT Karl Nils Daniel, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; n'ANCKARSVARD Per Gustav, addetto.

Svizzera - BAVIER Simon, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; ProDA Jean Baptiste, consigliere; nu PASQUIER Guillaume, addetto, fino all'ot- tobre 1891; VoGEL Léon, addetto, dall'ottobre 1891.

Turchia - ZIA bey, ambasciatore, fino al 17 aprile 1891; NEDIM Mahmud bey, ambasciatore, dal 17 aprile 1891; TEVFIK Mohammed bey, consigliere; CHEKIB Mustafà bey, primo segretario, fino al maggio 1891; SoUBHY bey, primo segretario, dal maggio 1891; RECHID bey, secondo segretario; RESMI Ahmed bey, terzo segretario, fino al 4 gennaio 1892; FAHREDDIN bey, terzo segretario, dal 4 gennaio 1892; NrzAMY Osman bey, colonnello di Stato Mag- giore, addetto militare.

Uruguay - VAZQUEZ-SAGASTUME José, inviato straordinario e ministro plenipo- tenziario; RovrRA Enrique, primo segretario, SARDÀ Ricardo, segretario ono- rario, fino all'aprile 1891; CASTELLANOS Roberto, addetto onorario, fino all'aprile 1891.